26 December, 2024
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Nella seduta di ieri il Consiglio regionale ha approvato sette articoli del Testo Unificato sulle “Norme in materia di edilizia sociale e riforma dell’Azienda regionale per l’edilizia abitativa”La seduta si è aperta sotto la presidenza del vice presidente Eugenio Lai. Dopo le formalità di rito, alcuni consiglieri hanno preso la parola “sull’ordine dei lavori”.

Il capogruppo di Cps Piefranco Zanchetta ha richiamato l’attenzione del Consiglio sulla giornata di domani che, ha affermato, «sarà cruciale per conoscere il destino del quotidiano La Nuova Sardegna perché, come ha ricordato lo stesso presidente Ganau, la proprietà del giornale comunicherà le proprie decisioni sulla cessione o sull’affitto della testata regionale, due percorsi che devono essere chiariti con la massima trasparenza anche, come è già accaduto sia nel 1980 che nel 2012, con ordini del giorno unitari del Consiglio che esprimano la preoccupazione della politica sarda per la salvaguardia del pluralismo dell’informazione».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu, invece, ha segnalato che i cittadini del comune di Goni «stanno manifestando contro la chiusura del plesso scolastico locale, una questione gravissima ed emblematica delle difficoltà di tanti piccoli centri della Sardegna; è opportuno quindi che i capigruppo ricevano una delegazione di amministratori del Comune di Goni».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha auspicato che «non passi inosservato l’intervento del collega Zanchetta, perché si tratta di un problema di gravità rilevante; la Nuova sta per essere ceduta e questo oggettivamente incide sulla libertà di informazione in Sardegna». «Purtroppo – ha lamentato – non si sente la voce della Giunta regionale, non se ne conosce la posizione ed un preoccupante silenzio pesa su dinamiche e soggetti coinvolti nella vicenda; rivolgo quindi un appello al presidente della Regione perchè intervenga con urgenza».

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco ha chiesto una breve sospensione della seduta, per poter tenere una riunione della conferenza dei capigruppo ed organizzare al meglio i lavori.

Il presidente Lai ha accolto la richiesta, sospendendo la seduta. Alla ripresa dei lavori, il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con la discussione degli articoli e degli emendamenti al Testo unificato 110/181/207/A-Riforma dell’Agenzia per l’edilizia abitativa Area.

Il Consiglio ha approvato per alzata di mano l’art. 1. Sull’art. 2, dopo l’intervento della commissione e della Giunta che hanno espresso il parere sugli emendamenti presentati, è iniziata la discussione generale.

Il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde ha parlato di «un articolo importante perché individua funzioni della Regione su una materia delicata come quella dell’edilizia sociale che, in Italia come in altre Regione, presenta un panorama molto diverso da quello in discussione». «In Italia – ha ricordato Tedde – siamo all’ultimo posto in Europa con un fabbisogno di 1.8 milioni di alloggi ed una disponibilità di appena 700.000; inoltre, in altre Regioni, si è scelto di operare con strumenti più autonomi ed un taglio imprenditoriale aperti al mondo delle aziende anche se sotto il controllo pubblico». «Il modello sardo che si sta proponendo – ha aggiunto Tedde – va invece in direzione opposta perché mette il sistema interamente sotto il controllo della mano pubblica, secondo una logica di concentrazione dipendente dalla politica che da nessuna parte assicura buoni risultati, una grave anomalia che, oltretutto, sottovaluta la specificità della Sardegna».

Il consigliere di Sel Luca Pizzuto ha ribadito la disponibilità del suo gruppo «a lavorare per riforma organizzativa nel settore dell’edilizia popolare ma, a nostro giudizio, è necessario introdurre organismi di partecipazione dei cittadini, non in termine di legalità ma di conoscenza della realtà del servizio, anche nell’ottica di una riorganizzazione che comporta un obiettivo accentramento del governo dell’ente».

Il consigliere di Forza Italia Ignazio Locci, rivolgendosi ai colleghi della maggioranza, ha criticato «il cambio di rotta che ha portato ad una vera provocazione politica a danno delle classi più deboli che chiedono più case e meno burocrazia, mentre con questa legge si registra una preoccupante lontananza dalla realtà ed una scarsa trasparenza e si alimentano soprusi burocratici e aumento dei costi per gli inquilini». «Questo sistema ci piace poco – ha aggiunto Locci – perché appartiene al passato e le rassicurazioni dell’assessore Paolo Maninchedda non ci convincono perché, al contrario, emerge il disegno molto chiaro che tende ad annullare la funzione sociale di Area, e con essa un servizio reale vicino ai cittadini, replicando sotto altre forme il modello di Abbanoa e della sanità, quello di governare dal centro sulla testa dei sardi, facendo venir meno lo stesso patto sociale fra Regione, Area e cittadini».

Il presidente della commissione Lavori pubblici Antonio Solinas (Pd), su delega del capogruppo, ha invitato i colleghi della minoranza «a superare i confini del ruolo istituzionale, perché in realtà la riforma vuole sburocratizzare senza smobilitare dai territorio, tagliando i consigli di amministrazione per garantire più efficienza». «In commissione – ha spiegato ancora Solinas – si è concordato di dare vita ad un unico ente regionale fermo restando che comunque, all’interno, resterà una organizzazione territoriale nel cui ambito i direttori di servizio in sede locale resteranno i primi interlocutori dei cittadini». «Per quanto riguarda lo stato del patrimonio edilizio – ha concluso – è vero che manca la manutenzione che sarebbe necessaria ed è proprio per questo che si sta cercando di accelerare questi processi; nessuno vuole penalizzare i cittadini, anzi si vuole dare un servizio migliore».

Dopo l’onorevole Solinas è intervenuto  l’on. Edoardo Tocco (Forza Italia), che ha detto: «L’edilizia sociale è il nervo della popolazione e Area spesso ha registrato conflitti e problematiche sulla progettazione e sulla realizzazione dei progetti di edilizia abitativa. E si registra una certa confusione con gli uffici comunali deputati a occuparsi di edilizia popolare e dell’assegnazione degli alloggi. Potrei portare gli esempi delle zone popolari di Cagliari, dove Area non realizza le ristrutturazioni e i cittadini non sanno a chi rivolgersi. Agli uffici bisogna dare indicazioni precise, che invece mancano. Questi sono i temi che la commissione avrebbe dovuto affrontare, evitando di portarli in Aula».

Per l’Udc ha preso la parola l’on. Gianni Tatti, secondo cui «il provvedimento, così come proposto, danneggia un intero settore produttivo come quello tecnico. E’ un atto controproducente questa legge: ben vengano le riforme, senza mascherare dietro questo termine come l’ennesimo tentativo di prendere la pubblica amministrazione con uno stipendificio. Questo si evince dalla lettura dell’articolo 13: è inutile nascondersi dietro un dito».  

Per l’assessore ai Lavori pubblici, Paolo Maninchedda, «è stato già chiarito all’Ordine degli ingegneri e degli architetti di Cagliari che riconoscere ad Area il costo degli appalti delegati è assolutamente nella norma; già accade ai Comuni e ai consorzi di bonifica. Vi invito a verificare come sta funzionando il nostro nuovo albo fornitori della Regione. Oggi Area amministra 25 mila alloggi ma non è del tutto insufficiente. Deve migliorare il rapporto con i suoi utenti: occorre investire in personale e in procedura. Ma in due anni questa Giunta ha stanziato 40 milioni di euro per risanare oltre mille alloggi. Si poteva fare di più ma prima non è stato fatto. Abbiamo generato 29 appalti che sono stati vinti per il 90 per cento da imprese sarde». Per l’esponente della Giunta «è necessaria la riforma della legge 13».

Per l’on. Salvatore Demontis (Pd) «l’assessore Maninchedda sa difendersi benissimo da solo e io parlerò del perché le critiche dell’opposizione sono infondate. Non capisco perché un ente pubblico economico non possa funzionare come un spa: si tratta solo di individuare una buona qualità del management. La struttura dell’ente è però ben disegnata da questo disegno di legge».

L’emendamento 15 è stato respinto. Così il 14. Approvato, con il voto segreto richiesto dal capogruppo di Forza Italia, on. Pietro Pittalis, l’emendamento 52 (Pizzuto e più) che aveva ricevuto il parere contrario della Giunta e della commissione.

L’emendamento (27 voti favorevoli su 47 votanti) prevede un ruolo per «i comitati di garanzia e di indirizzo di cui all’articolo 5 bis della presente legge» al posto del sistema delle autonomie locali e delle organizzazioni maggiormente rappresentative di interessi nel campo dell’edilizia sociale.

Dopo il voto l’assessore Maninchedda ha chiesto una breve sospensione dei lavori. Alla ripresa dei lavori l’Aula ha approvato con 31 favorevoli e 18 contrari l’emendamento n. 44 (Solinas A. e più) che sostituisce il comma 6 dell’articolo 2 e che prevede che la commissione consiliare esprima il parere entro 30 giorni dalla trasmissione delle proposte del Cres sui piani attuativi annuali e pluriennali.

Posto in votazione è stato approvato, dunque, il testo dell’articolo 2 (Funzioni della Regione) ed è stato invece respinto (45 no  a 3 sì) l’emendamento aggiuntivo n. 16 (Busia).

Il presidente di turno dell’Assemblea, Eugenio Lai (Sel), ha quindi aperto la discussione sul testo e egli emendamenti all’articolo 3 (Funzioni delle autonomie locali) e non essendoci iscritti a parlare si è proceduto con la votazione (invito al ritiro della commissione e della Giunta) dell’emendamento n. 17 (Busia) che non è stato approvato con 48 contrari e un solo favorevole. Posto il votazione il testo dell’articolo 3 è stato  approvato con 33 sì e 16 contrari.

Aperta la discussione sull’articolo 4 (Osservatorio regionale sulla condizione abitativa – ORECA) il relatore della maggioranza Antonio Solinas (Pd) ha invitato al ritiro la presentatrice dell’emendamento n. 18 (Busia) ed ha espresso parere favorevole all’emendamento n. 45 (Solinas A. e più). La Giunta ha dichiarato parere conforme e l’Aula ha prima respinto l’emendamento n. 18 (46 no e 1 sì) e poi ha dato via libera al testo dell’articolo 4 (32 favorevoli e 16 contrari). Tra le due votazioni il capogruppo del Misto, Fabrizio Anedda, ha domandato al presidente di Lai di invitare l’assessore Maninchedda ad esimersi dal dare indicazioni di voto e il consigliere di Fi, Stefano Tunis, ha chiesto con tono polemico se l’invito riguardasse anche il presidente Pigliaru e l’assessore Paci, entrambi presenti in Aula.

Posto in votazione è stato dunque approvato l’emendamento aggiuntivo n. 45 (Solinas A. e più) che al comma 6 dell’articolo 4, dopo le parole «provvede alla definizione» aggiunge «dell’organizzazione».

Dichiarato decaduto l’emendamento n. 24 si è passati alla discussione dell’articolo 5 (Azienda regionale per l’edilizia abitativa – AREA) e il presidente ha comunicato che lo spostamento dell’emendamento aggiuntivo n. 5 (Orrù) all’articolo 15 e dell’emendamento 54 (Pizzuto e più) all’articolo 8. Il consigliere Orrù ha dunque comunicato il ritiro dell’emendamento n. 5 ed il relatore di maggioranza Antonio Solinas (Pd) ha dichiarato parere contrario all’emendamento n. 36 (Rubiu e più); favorevole all’emendamento n. 66 (Solinas A. e più); contrario al n. 37 (Rubiu e più) e al n. 35 (Rubiu e più), favorevole all’emendamento n. 68 (Giunta regionale) che emenda il n. 53 (Pizzuto e più).

L’assessore Maninchedda ha dichiarato parere conforme a quello della commissione ed ha ricordato che il regolamento consiliare consente alla Giunta l’espressione del parere in sede di votazione in Aula.

Il Consiglio non ha dunque approvato l’emendamento n.36 ed ha approvato (31 sì e 18 no)  il n. 66 che al comma 3 sopprime le parole «ed esercita inoltre le competenze in materia di edilizia attribuite esplicitamente dalla Giunta regionale».  L’approvazione ha comportato la decadenza dell’emendamento n. 37 e si è proceduto con l’approvazione (32 sì e 12 no) del testo dell’articolo 5. Respinto l’emendamento aggiuntivo n. 35 l’Aula con 31 favorevoli e 16 contrari ha approvato la proposta di modifica della Giunta (emendamento 68) all’emendamento n. 53, approvato con 35 sì e 12 no.  Respinto l’aggiuntivo n. 53 si è passati all’articolo 6 (Funzioni e attività di Area), il consigliere Orrù (Psd’Az) ha confermato il ritiro degli emendamenti a sua firma e il relatore di maggioranza, Antonio Solinas (Pd) ha dichiarato parere contrario a tutti gli emendamenti presentati all’articolo 6. La Giunta si è detta conforme al parere della commissione e il presidente Lai ha dichiarato inammissibili l’emendamento n. 19 (Busia) ed ha respinto con successive e distinte votazioni gli emendamenti n. 41, 40, 57, 58, 59, 60, 61 e 62 ed ha invece approvato con 32 favorevoli e 16 contrari il testo dell’articolo 6.

Il relatore Antonio Solinas, seguito dall’assessore Maninchedda, ha modificato il parere all’aggiuntivo n. 55 (Pizzuto e più) e l’Aula ha respinto il n. 38 (Rubiu e più) e il n. 63 (Tocco e più) ed ha approvato il n. 55 che inserisce il comma 3 bis che stabilisce che Area ogni sei mesi debba pubblicare un bando pubblico relativo ad immobili ad uso commerciale destinati ai giovani sotto i 40 anni.

Nella discussione sull’articolo 7 (Statuto, regolamenti e carta dei servizi) il relatore Antonio Solinas ha invitato al ritiro la presentatrice degli emendamenti n. 20, 21 e 22 (Busia) che sono stati tutti respinti con distinte e successive votazioni mentre il Consiglio ha approvato con 29 favorevoli e 17 contrari il testo dell’articolo 7.

Il presidente del’Assemblea ha quindi dichiarato conclusi i lavori ed ha annunciato la convocazione dell’Aula per oggi (mercoledì 21 settembre) alle 10.30.

Palazzo del Consiglio regionale 3 copia

 

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«Il rinnovo dei vertici istituzionali dell’Anci deve vedere i Sindaci ed i Comuni protagonisti, per portare al centro del dibattito politico i problemi dei territori, soprattutto di quelli più svantaggiati, e dei cittadini, soprattutto delle categorie più deboli.» E’la posizione del gruppo consiliare di Sel in Consiglio regionale, a poca distanza dalle elezioni dei nuovi organismi dell’Anci-Sardegna.

«Gli amministratori locali della Sardegna – sottolineano Daniele Cocco, Eugenio Lai, Francesco Agus e Luca Pizzuto – sono chiamati ad una importante fase di confronto che dovrà essere caratterizzata dai programmi concreti rivolti alle comunità e non da beghe interne o strumentalizzazioni di una politica che non sa o non vuole liberarsi dalle sue contraddizioni.»

«Noi riteniamo – hanno aggiunto i consiglieri di Sel – che il problema complessivo del governo locale, giustamente individuato dai cittadini in modo particolarmente nelle figure dei Sindaci, debba essere affrontato su basi nuove, da una parte cambiando le politiche di accentramento di funzioni e di continui tagli alla spesa e dall’altra rafforzando il ruolo dei Comuni. La nuova Anci come “casa dei Sindaci” – hanno concluso Eugenio Lai e Daniele Cocco, rispettivamente sindaci di Escolca e di Bottidda – dovrà perciò essere in grado di rappresentare al meglio queste istanze di cambiamento, recuperando la  piena autonomia decisionale e politica dei Sindaci (e solo la loro) e la capacità di incidere sulle scelte che riguardano le nostre comunità.»

Luca Pizzuto 2 copia

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I consiglieri della coalizione di centrosinistra che sostiene la Giunta Pigliaru ha tenuto una conferenza stampa, questa mattina, alla presenza dell’assessore del Bilancio, Raffaele Paci, per commentare l’approvazione della legge che istituisce il reddito di inclusione sociale.

 «E’ iniziata la guerra alle povertà – ha detto Luca Pizzuto, segretario regionale di Sel, primo firmatario della proposta di legge -. Non è la panacea di tutti i mali ma offriamo un’opportunità concreta a diecimila famiglie ridotte in povertà, perché possano uscire da una condizione drammaticamente penalizzante.»

La prima erogazione del reddito per coloro che ne avranno il diritto (dichiarazione Isee al di sotto dei 3.000 euro\anno) è ipotizzata per il prossimo autunno e la cifra dovrebbe aggirarsi intorno alle 500 euro per nucleo familiare e 200 euro per singola persona. I fondi a disposizione per il 2016 superano complessivamente i 50 milioni di euro (30 di fondi regionali e 20 del Pon inclusione) ma il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, insieme con il vicepresidente del Consiglio, Eugenio Lai, hanno sollecitato l’assessore Paci affinché la dotazione finanziaria possa essere incrementata almeno fino a 70 milioni di euro.

«C’è bisogno di inclusione sociale – ha affermato il vice presidente della Regione, Paci, sottolineando la coesione dimostrata in Aula dalla maggioranza – e di più diritti per tutti: con l’approvazione della legge che istituisce il Reis, il centrosinistra al governo della Sardegna muove proprio in questa direzione.»

La soddisfazione del Pd, per l’approvazione del provvedimento che Sel aveva presentato pochi giorni dopo l’avvio della Legislatura, è stata espressa da Luigi Ruggeri («il Reis è una misura specifica contro la povertà e rappresenta un servizio alla democrazia e alla partecipazione dei cittadini») e da Lorenzo Cozzolino che ha posto in evidenza come “finalmente” si introduca uno strumento che «metta insieme Comune, Asl e Regione». Il riconoscimento politico per il ruolo svolto dalle forze della minoranza è invece arrivato con la dichiarazione del capogruppo di Sel, Daniele Cocco: «Dobbiamo riconoscere il grande senso di responsabilità dimostrato dalle opposizioni in Aula, che ci hanno consentito di approvare una legge fondamentale in una sola giornata di lavori».

Soddisfazione è stata espressa quindi dal capogruppo di Sovranità, democrazia e lavoro, Roberto Desini («è una legge di tutto il centrosinistra sardo e ben venga il sostegno della Regione alle amministrazioni locali per far fronte al sempre crescente disagio economico nelle nostre comunità») e dal suo omologo dell’Upc, Pierfranco Zanchetta che ha auspicato un innalzamento della somma destinata a ciascun nucleo familiare e l’allargamento della platea dei beneficiari.

«Con l’approvazione del Reis raccogliamo la richiesta di aiuto della società sarda», ha dichiarato Paolo Zedda (Soberania & Indipendentzia) che ha elencato le tre grandi emergenze sociali dell’Isola: alto livello di povertà, bassi livelli di istruzione e calo delle nascite. «L’introduzione del reddito di inclusione è una riforma che ha molto di socialista», ha aggiunto il presidente della commissione Sanità, Raimondo Perra (Upc-Socialisti), prima di passare la parola a Luca Pizzuto per la replica finale al capogruppo del Misto, Fabrizio Anedda (Pdci) che astenendosi nella votazione finale  in Aula, aveva definito il Reis “un’elemosina di Stato”: «Noi, col reddito di inclusione sociale offriamo un’opportunità di vita a dieci mila famiglie sarde, chi ha saputo fare di meglio si metta in fila».  

Luca Pizzuto-Francesco Pigliaru 3

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Il reddito di cittadinanza e contrasto della povertà con l’istituzione del fondo regionale per il reddito minimo di cittadinanza è legge regionale. Il Consiglio regionale, infatti, questa sera ha approvato

In avvio di seduta, prima del parere sugli emendamenti all’art.1 (Principi e finalità) il relatore del provvedimento Luca Pizzuto (Sel) ha chiesto una breve sospensione della seduta, che è stata accordata.

Alla ripresa dei lavori, il relatore e la Giunta hanno espresso il parere sugli emendamenti. I presentatori hanno ritirato gli emendamenti soppressivi parziali

Il Consiglio ha poi approvato l’art.1. Con riferimento all’art. 2 (Reddito di inclusione sociale) è stato approvato l’emendamento sostitutivo totale n.113 Pizzuto e più) che specifica le condizioni per l’accesso al reddito di inclusione sociale. Con l’emendamento sostitutivo parziale n. 102 (Truzzu e più) corretto da una integrazione orale formulata dal consigliere Luigi Ruggeri (Pd) è stata introdotta la possibilità di sostituire parzialmente il sussidio economico con un buono acquisto di beni e servizi. Via libera dell’Aula anche ad una integrazione orale del relatore Pizzuto (Sel) alle azioni di contrasto alla povertà finalizzate alla lotta allo spopolamento nei Comuni con meno di 15.000 abitanti, con una attenzione particolare ai giovani con meno di 40 anni. All’art. 3 (requisiti e condizioni di accesso) è stato approvato l’emendamento sostitutivo parziale proposto dal consigliere Pier Mario Manca (Sd) che modifica il termine previsto di 36 mesi in 60 mesi

Subito dopo è stato approvato il testo dell’art. 3 integrato dall’emendamento sostitutivo parziale n. 114 (Pizzuto e più) con cui si specifica che la misura della Regione “è complementare ed aggiuntiva rispetto agli interventi del programma nazionale Sia-Sostegno di inclusione attiva)”, in modo da ampliare la platea dei beneficiari.

L’art. 4 (Doveri dei beneficiari) è stato approvato con l’integrazione prevista dall’emendamento sostitutivo parziale n.115 (Pizzuto e più) che indica i percorsi di politiche attive del lavoro riservate ai beneficiari del Reddito di inclusione sociale. Tali misure, aggiunge la proposta, dovranno essere programmate “dagli uffici di Piano nell’ambito del Plus competente per territorio”.

Approvato inoltre l’emendamento sostitutivo parziale n.126 (Manca Pier Mario e più) con cui si modifica il termine da sei mesi a dodici mesi. Approvato anche, con l’emendamento aggiuntivo n.116 (Pinna Rossella e più) il riferimento al Patto di inclusione sociale.

Approvato, infine, il testo dell’art. 4 con le modifiche introdotte

L’art. 4/bis (Sistema informativo), esaminato successivamente, è stato approvato con le modifiche introdotte dalle disposizioni dell’emendamento sostitutivo totale n.117 (Pizzuto e più) riguardante l’introduzione di uno specifico sistema informativo “quale strumento di monitoraggio, valutazione e controllo delle misure attivate”.

Sull’articolo 5 è intervenuto l’on. Paolo Truzzu (Fdi) per illustrare l’emendamento 106 e ha detto: “Dobbiamo evitare che i soliti furbetti possano approfittare di questa situazione, come i titolari di auto di grossa cilindrata o imbarcazioni da diporto”. Favorevole all’emendamento anche il sardista Angelo Carta. Contrario l’on. Luigi Ruggeri (Pd): “Si tratta di una norma pleonastica che rappresenta un appesantimento del testo”. Per l’on. Agus (Sel) “i parametri dell’indigenza sono già contenuti nella normativa del nuovo Isee”. L’emendamento non è stato approvato. Ok anche all’articolo 5 e poi gli altri articoli fino al 13, anche con emendamenti orali presentati dal primo firmatario, on. Luca Pizzuto (Sel).

Approvato l’emendamento sostitutivo totale 89 all’articolo 13 bis: si tratta di una norma che prevede che “la Giunta, entro 60 giorni dall’entrata in vigore della legge, definisce la linee guida sui criteri e le modalità di ripartizione degli stanziamenti”. Approvati gli articoli 13 ter e quater, l’articolo 14.

Ok dell’aula anche all’emendamento 112 all’articolo 14 bis, che intitola il provvedimento “Reddito di inclusione sociale, fondo regionale per il reddito di inclusione sociale. Aggiudu torrau”.

L’on. Luca Pizzuto ha ringraziato “l’opposizione e la commissione Sanità con l’assessore Arru, per il lavoro svolto. Non si usa ma voglio ringraziare anche l’amministrazione regionale che ci ha aiutato a scrivere questa legge. Permettetemi di ricordare l’onorevole Luigi Cogodi, che per primo fece questa battaglia nel 1999 in quest’Aula. A lui e alle donne della Sardegna e alla mia generazione massacrata dalla precarietà voglio dedicare questa legge, nella speranza che questo strumento nelle loro mani possa assicurare migliori condizioni. Con questo voto dichiariamo guerra alla povertà e all’ingiustizia sociale”.

Per l’on. Alessandra Zedda (Forza Italia) “le buone finalità sono condivisibili e pertanto da questi banchi arriverà un voto di astensione, per un forte senso di responsabilità. E’ un provvedimento a tratti evanescente e inapplicabile ma ci auguriamo che alle famiglie sarde possa arrivare qualcosa”.

Anche l’Udc ha annunciato il voto di astensione: “Questa legge è uno strumento per tamponare l’emergenza ma solo il lavoro dà la vera dignità alle famiglie”. Per il Pd hanno dichiarato il voto a favore gli onorevoli Luigi Ruggeri e Rossella Pinna, che ha detto: “Il Pd partecipa alla lotta alla povertà e alla disuguaglianza sociale. Ci sono solo buone ragioni per condividere questa proposta di legge, soprattutto perché supera il modello di welfare dello Stato e responsabilizza le persone che ricevono aiuto”. Il sardista Angelo Carta ha auspicato nuove e maggiori risorse per questo strumento”.

Favorevole anche il Partito dei Sardi e l’Upc con l’on. Pierfranco Zanchetta: “Questa è una giornata che segna un passo fondamentale per l’Aula e per la maggioranza”.

Per l’on. Paolo Zedda (Rossomori) “non è una legge che assiste i poveri ma che scrive un patto sociale e individua nella famiglia la cellula minima che è in grado di contrattare il patto di sussistenza con le istituzioni. E’ scattato l’allarme rosso e non possiamo far finta di non sentirlo”.

Per il comunista italiano Fabrizio Anedda “questo provvedimento avrebbe bisogno di 500-600 milioni anni per la Sardegna. Sessanta milioni per due anni non incideranno nello stato di povertà ma serviranno al clientelismo di qualche amministratore. Per questo penso di astenermi”.

Secondo l’on. Christian Solinas (Psd’az) “non vorrei che per la ristrettezza delle risorse nascesse una categoria di idonei non beneficiari. Cogodi in quest’Aula ottenne ben altre risorse per il Piano straordinario per il lavoro nel 1999”. 

Il Consiglio è quindi passato al secondo punto all’ordine del giorno: la proposta di legge n. 337/B (Lotto e più) “Modifiche alla legge regionale 11 maggio 2015, n. 11 (Norme in materia di agriturismo, ittiturismo, pescaturismo, fattoria didattica e sociale e abrogazione della legge regionale n. 18 del 1998)”.

Prima dell’avvio della discussione generale ha chiesto la parola il capogruppo di Sel Daniele Cocco che ha ricordato all’assessore alla Sanità, Luigi Arru, l’impegno assunto la scorsa settimana per l’avvio di un tavolo tecnico sulla vertenza dei dipendenti dell’Aias.

L’assessore Arru, rispondendo alla sollecitazione dell’esponente di Sel, ha assicurato che l’incontro si terrà nei prossimi giorni.

Chiarita la questione, il presidente Ganau ha dato la parola al presidente della Commissione “Attività Produttive” Luigi Lotto per la relazione di maggioranza alla proposta di legge n. 337.

Luigi Lotto, in premessa, ha ricordato che nel maggio del 2015 il Consiglio approvò una legge per agevolare e incoraggiare lo sviluppo dell’agriturismo in Sardegna. «In quella legge ci sono due articoli che fissano all’80 e all’85% la percentuale dei prodotti sardi da utilizzare negli agriturismo e ittiturismo  per la somministrazione dei pasti. La legge fa riferimento ai prodotti acquistati direttamente dalle aziende agroalimentari. Ciò crea problemi – ha sottolineato Lotto – i titolari delle imprese non devono essere obbligati ad acquistare direttamente dalle aziende ma devono poterlo fare anche attraverso i comuni canali della distribuzione commerciale».

Con la modifica richiesta – ha concluso il presidente della V Commissione – si chiarisce che rientrano nella tipologia dei prodotti alimentari comunemente utilizzabili negli agriturismo tutti i prodotti derivati da trasformazione di materie prime di origine regionale purché realizzati da aziende agricole e agro-alimentari sarde, ancorché non acquistati direttamente da esse.

Il consigliere dei Riformatori Luigi Crisponi ha dichiarato la propria contrarietà al provvedimento: «Abbiamo ritirato la nostra firma alla proposta di legge perché intravediamo il pericolo che in questo modo si aprano le porte a prodotti di aziende sarde che operano all’estero. Produttori sardi che non producono in Sardegna potranno vendere agli agriturismo. La precedente legge non imponeva di acquistare direttamente dall’azienda ma dalla sua rete commerciale. La modifica, imposta dai funzionari regionali, è beffarda e maldestra e rischia di danneggiare i produttori seri e i consumatori».

A Crisponi ha subito replicato il presidente della Commissione Luigi Lotto: «Respingo il riferimento ai prodotti esportati e riportati in Sardegna. Non c’entra nulla con la proposta di modifica in discussione».

Oscar Cherchi (Forza Italia) ha annunciato il suo voto favorevole: «La norma è un chiarimento della legge precedente che aveva necessità di essere ben definita – ha detto Cherchi – si tratta di prodotti primari. Non trovo niente di strano che il latte prodotto ad Arborea possa essere comprato a Sassari».

Pier Mario Manca (Partito dei Sardi) ha difeso la proposta di legge ma ha espresso fastidio per l’atteggiamento della burocrazia regionale. «Mentre la politica cerca soluzioni c’è un’eccessiva rigidità da parte dei dirigenti dell’assessorato. La legge non è ritornata in Aula improvvisamente. I dirigenti non hanno detto niente quando la era ancora in Commissione adesso costringono l’organo politico a intervenire nuovamente. Servono soluzioni per evitare che il Consiglio venga inchiodato a discutere questioni di lana caprina».

Angelo Carta, capogruppo del Psd’Az, ha ricordato l’approfondita discussione in Commissione sul provvedimento. «La legge mirava a tutelare le aziende che producono i propri prodotti. La previsione dell’acquisto diretto in azienda non era un capriccio ma mirava a tutelare aziende e consumatori. Questa modifica dà l’apertura alle reti commerciali che spacciano prodotti sardi ma che di sardo hanno ben poco».

Il presidente Ganau ha messo in votazione il passaggio agli articoli che è stato approvato.

Non essendoci altri iscritti a parlare, l’Aula ha dato il via libera in rapida successione anche ai due articoli della legge che introducono le modifiche proposte. 

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione il testo definitivo che è stato approvato con 38 voti a favore, 2 contrari e 7 astenuti. 

Il presidente del Consiglio ha quindi annunciato l’esame della proposta di legge n. 349 “Modifiche alla legge regionale 11 aprile 2016, n. 5 (legge di stabilità 2016). Disposizioni urgenti a sostegno dei territori colpiti da incendi” ed il primo firmatario, il capogruppo di Sovranità, democrazia e lavoro”, Roberto Desini ha illustrato il provvedimento che prevede l’utilizzo degli avanzi di amministrazione degli enti locali (articolo 8, comma 12. LR 5\2016 “legge di stabilità 2016) anche per “l’immediato ripristino  delle condizioni necessarie a garantire il mantenimento dei livelli produttivi ed occupazionali delle attività colpite da incendio”. Il consigliere della maggioranza ha ricordato quindi i recenti incendi che hanno flagellato la Sardegna pur evidenziando la diminuzione dei roghi rispetto allo scorso anno nonché “l’efficacia degli interventi e della campagna di sensibilizzazione promossa dalla Regione”.

Il consigliere Oscar Cherchi (Fi) ha espresso giudizio positivo sulle finalità del provvedimento e sull’opportunità di garantire opportuni sostegni alle azienda private danneggiate dal fuoco ma ha sollevato dubbi su possibili rilievi in sede comunitaria sulla legittimità degli aiuti diretti alle aziende private, così come ipotizzati nella Pl 349.

L’assessore del Bilancio, Raffaele Paci, ha espresso il parere favorevole della Giunta sul provvedimento ed ha precisato che il comma 12 dell’articolo 8 della legge di stabilità 2016 è stato considerato legittimo da parte del governo e dunque anche la norma contenuta nella proposta di legge dovrebbe essere legittima.

Il consigliere del Pd, Mario Tendas, ha manifestato pieno sostegno all’iniziativa ma ha ricordato i ritardi con cui si procede col ristoro dei danni alle aziende private colpite dalla tragica alluvione del 2013 («con i due milioni di stanziamento si può far fronte inoltre solo al 5% dei danni superiori ai diecimila euro»).

Il consigliere del gruppo SdL, Piermario Manca, ha dichiarato di condividere le finalità del provvedimento in discussione ma ha insistito sul rischio infrazione in sede comunitaria ed ha proposto dunque una modifica per precisare che gli aiuti sono rivolti al comparto zootecnico per far fronte alla sussistenza alimentare degli animali di aziende attraversate dagli incendi.

Il capogruppo Sdl, Roberto Desini, ha chiesto qualche minuto di sospensione dei lavori dell’Aula che il presidente Ganau ha accordato ed alla ripresa, l’onorevole Desini ha illustrato l’emendamento orale che introduce la precisazione che gli aiuti sono “sono atti a soddisfare impellenti esigenze alimentari del compendio zootecnico sopravvissuto agli incendi”.

L’emendamento è stato dunque accolto dall’Assemblea che lo ha approvato prima di dare il via libera all’articolo 1 “Modifiche della legge regionale n. 5 del 2016. Disposizioni urgenti a sostegno dei territori colpiti da incendi” e all’articolo 1 bis “Entrata in vigore”.

Posta in votazione la legge è stata quindi approvata all’unanimità con 44 consiglieri votanti.

Il presidente Ganau, infine, ha comunicato all’Aula la convocazione dell’ufficio di presidenza per domani (mercoledì 3 agosto) alle 10.30 e la convocazione del Consiglio per giovedì 1 settembre alle 10.30 con all’ordine del giorno la ricapitalizzazione della società di gestione dell’aeroporto di Alghero, Sogeaal, nonché la convocazione della Quinta commissione (domani, mercoledì 3 agosto alle 12), della Quarta commissione (giovedì 4 agosto alle 9.30) e della Sesta commissione (giovedì 4 agosto alle 10.30).

Palazzo del Consiglio regionale 3 copia

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Il Consiglio regionale ha iniziato stamane l’esame della proposta di legge sul reddito di cittadinanza e contrasto delle povertà presentata dal gruppo di Sinistra, Ecologia e Libertà.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con la proposta di legge n. 5/A (Pizzuto e più) – Reddito di cittadinanza e contrasto alla povertà. Fondo regionale per il reddito minimo di cittadinanza.

Per illustrare il provvedimento, il presidente ha dato la parola al relatore di maggioranza, il consigliere di Sinistra, Ecologia e Libertà Luca Pizzuto (che è anche segretario regionale del partito).

Nel suo intervento, Luca Pizzuto ha citato un grande economista liberale che, durante la seconda guerra mondiale, mise le basi del welfare europeo e con i suoi studi costruì le basi per la lotta alla povertà. E’ auspicabile perciò, ha sostenuto, «che la proposta sia condivisa da un Consiglio che dovrebbe avere la lotta alla povertà come grande obiettivo comune, soprattutto per la situazione economica molto critica in Sardegna a causa della mercificazione del lavoro legata alla globalizzazione e all’impoverimento di classi sociali molto ampie». Con la nuova legge, ha annunciato il consigliere, «si vuole introdurre anche una nuova mobilità sociale per consentire spazi di crescita a chi è in difficoltà e non ha speranze di riscatto, per lavorare ad una inclusione sociale che deve diventare il momento centrale della trasformazione del nostro sistema di protezione anche se la strada da percorrere resta molto lunga». Resta comunque una opportunità per circa diecimila famiglie sarde, ha osservato Pizzuto, «che non solo dà risorse ma chiama anche i cittadini chiamati ad usare le loro forze per uscire dalla loro condizione marginale, supera un sistema discrezionale e statico, segna un cambio di passo andando oltre lo schema classico delle politiche sociali con l’ingresso in questo settore dei servizi per il lavoro». Un cambiamento che, secondo l’esponente di Sel, «si esprimerà concretamente attraverso percorsi di inclusione sociale come l’innalzamento del tetto istruzione dei minori, i lavori pubblica utilità ed il volontariato culturale e sociale, perché siamo convinti che partendo dal lavoro si possa costruire sul piano culturale un modello di società più coeso e solidale».

Il consigliere di Forza Italia Ignazio Locci ha espresso grande rispetto sulla proposta sottolineando però che «è evidente che si tratta di un risarcimento del Pd ad una parte politica del centro sinistra che nei giorni scorsi ha subito molto nella riforma della sanità». Quanto alla copertura finanziaria, Locci ha segnalato che «è stata individuata con lo stesso metodo che ha contrassegnato nell’ultima finanziaria le misure di contrasto alla povertà ed inoltre bisogna riconoscere che immaginando una azione di trasferimento ad enti locali siamo ad agosto ed è difficile ritenere che si farà qualcosa di reale entro l’anno;  a parte il fatto che siamo in presenza del disconoscimento della strategia della Giunta sulle stesse misure messe a punto prima dal governo Soru e poi dai governi successivi del centro sinistra». Nel merito, ad avviso di Locci, «e a fronte di coperture piuttosto generiche si apre poi una incerta fase di sperimentazione prima di andare a regime, una fase che da un lato trasferirebbe una parte di competenze dagli enti locali verso uffici regionali, per cui la proposta rischia di essere troppo burocratica ed avrà bisogno di norme attuative molto complesse». In definitiva, ha concluso il consigliere dell’opposizione, «sulla legge peraltro mossa da nobili principi pesa una preoccupante mancanza di concretezza che, a nostro avviso, si poteva trovare con misure più indirizzate a sostenere i giovani che vogliono restare in Sardegna con la loro famiglia ed il loro lavoro».

Il consigliere Edoardo Tocco, anch’egli di Forza Italia, ha ricordato la citazione di giornalista molto critico sulla «sulla carità da cui qualcuno spesso trae vantaggio». Ha manifestato la sua personale condivisibile dell’obiettivo sul piano generale, auspicando inoltre che la proposta sia articolata in maniera diversa, «infatti è sbagliato vivere di assistenza o sussidi perché non è dignitoso per le persone che, invece, meritano rispetto e strategie differenti sull’occupazione che la Giunta ha dimostrato di non possedere, venendo meno al dovere della politica e delle istituzioni di incentivare la possibilità di lavoro e non erogare parole e risorse che non hanno un fine». Il problema, ad avviso di Tocco, «andava affrontato in maniera differente ed in effetti le risorse erano state stanziate in precedenza proprio con questa finalità ed è stato un errore cambiarne la destinazione; ciò che si aspettano le persone è di tornare a casa dicendo di aver preso lo stipendio piuttosto che un sussidio».

Il consigliere Paolo Zedda (Rossomori) ha affermato che «ci sono molte buone ragioni per condividere la proposta, innanzitutto di metodo perché si tratta di una iniziative importante che viene dal Consiglio anziché della Giunta, in un periodo in cui il ruolo del Consiglio appare sempre più compresso e sottodimensionato da finanziarie che lasciano margini sempre più stretti anche per gli emendamenti, dalla mancanza di assestamenti di bilancio, di spazi per la programmazione dei fondi europei, per finire con gli ordini del giorno e le emozioni (senza aumenti di spesa) che pure devono subire passaggi intermedi come è accaduto in occasione della cessione del dna sardi e del revamping del termovalorizzatore di Tossilo». Qui invece, ha dichiarato con soddisfazione Zedda, «emerge la valutazione politica forte del Consiglio, la visione della Sardegna del prossimo futuro che si preoccupa di arginare la tendenza naturale della società ad allargare le differenze fra super ricchi e super poveri che ha urgente bisogno di essere corretta, pena il rischio di allontanarsi dal sistema di valori dei progressisti, fondato sulla lotta alla povertà, allo spopolamento, all’emigrazione forzata». Il premio Nobel dell’economia Milton Friedman, ha ricordato Zedda, citava «il dovere delle società avanzate di equilibrare le differenze sociali ingiuste con interventi sul fisco ed attraverso sussidi per affermare quel concetto di libertà dal bisogno evocato da un grande presidente americano come Roosvelt, senza il quale non c’è democrazia». Questa legge ha certamente una finalità nobile, ha detto ancora Zedda, «anche se non risolve da sola il problema della povertà dei sardi in una Regione dove c’è molto bisogno di allargare la base produttiva con interventi su agricoltura, gestione aperta dei terreni demaniali, sviluppo del turismo, industria ed energia sostenibile, ma i primi risultati che potremo raggiungere con la legge sono importantissimi ed oggi non possiamo farne a meno; va apprezzato in particolare il patto fra famiglie e Regione che dà una mano a chi si impegna a crescere sotto tutti i punti di vista, patto che può trovare sostanza, sul piano attuativo, nella collaborazione molto stretta fra nuovo sistema e nuova Aspal (l’Agenzia regionale del lavoro) che possiede strumenti di conoscenza e di analisi dei dati».

Dopo l’on. Ruggeri ha preso la parola l’on. Paolo Truzzu (Fdi), che ha citato Einstein e ha detto: «Nel momento in cui discutiamo di un tema così importante quest’Aula si deve confrontare con una Regione che fa di tutto per spingere verso la povertà i sardi, come quando vara appalti che generano stipendi sotto la soglia di povertà. Mettiamoci d’accordo su cosa si deve fare. Che senso ha un bellissima legge sulla carta, come questa, quando poi le guardie giurate, i lavoratori del facchinaggio, i lavoratori del portierato hanno stipendi da fame?».

Secondo l’oratore «non ci sono persone contrarie al reddito di cittadinanza e favorevoli ma la divisione è tra chi vuole una buona legge e chi vuole una legge e basta. La vera sfida è far vivere una vita dignitosa al maggior numero di famiglie sarde ed è l’istruzione la vera leva che ci consente di uscire dalla povertà, che è invece l’elemento di distruzione della società. Solo con l’istruzione libereremo le persone dai bisogni».

Secondo l’on. Truzzu «questo testo ha una serie di elementi che non funzionano, a cominciare dal fatto che la regione non è oggi attrezzata per valutare nel concreto le condizioni di povertà delle famiglie sarde e dunque individuare i beneficiari. Mi pare anche che i compiti attribuiti dalla legge ai Comuni siano assolutamente spropositati, nonostante le buone intenzioni di chi ha redatto questo testo».

Per Forza Italia ha preso la parola l’on. Stefano Tunis, secondo cui «è giusto un approccio critico ma il tema arriva tardi all’attenzione di questa assemblea. Prendiamoci il tempo che serve per far diventare questo testo la migliore legge possibile, anche alla luce delle decine di emendamenti che stanno arrivando dai banchi della maggioranza, non dai nostri. Intanto segnalo che la quantità di risorse previste in legge è del tutto insufficiente rispetto alla quantità di disagio presente nella società sarda». Per l’oratore «un po’ di questo disagio alla fine dovrà venir meno ma sia chiaro che questa non è la legge sul reddito di cittadinanza ma è un testo più orientato verso le politiche sociali e non sulle politiche economiche.  Cerchiamo di capire che non tutto il disagio è uguale e non tutto il bisogno è uguale. Depuriamo la nostra proposta da caratterizzazioni ideologiche: a noi occorre incentivare le famiglie e far generare sentimenti positivi e solidali. Non mance ma misure efficaci per i cittadini».

E’ poi intervenuto per Sel l’on. Francesco Agus, che ha ricordato come «il reddito minimo era nel programma della coalizione di centrosinistra   e arriva in aula dopo un lungo dibattito, che è stato però proficuo. Oggi mettiamo insieme risorse regionali, statali ed europee e sarebbe complice ritardare un solo giorno questa legge, che è una legge contro la povertà. La grande crisi che stiamo vivendo si è estesa a soggetti e famiglie che prima non avevano mai conosciuto questi fenomeni. Al punto che oggi, a differenza del passato, ci sono decine di migliaia di persone che lavorano ma sono ugualmente povere. Perfino nel lavoro pubblico questo accade, come ha ricordato prima l’on. Truzzu. Oggi non si chiude un percorso ma si inizia una strada, che è senz’altro quella giusta anche se lunga e difficile».

Per l’on. Oscar Cherchi (Forza Italia) «la legislatura era appena iniziata quando nel 2014 Sel depositò una proposta di legge sul tema. E ne parliamo dopo oltre due anni, con una testo rivisto rispetto a quello di due anni fa, giustamente. E’ importante intanto rilevare i dubbi sui criteri che avete inserito in legge. A chi andranno queste risorse? Chi deciderà come e a chi devono essere erogate? Ci sono zone di libero arbitrio dei Comuni in questo testo, scritto con un gergo tipico dei parlamenti senza che abbia un reale significato. Chi stabilisce che cosa è “idoneo” o “indispensabile”?. Dobbiamo dare alla Giunta la possibilità di un programma di attuazione».

Marco Tedde (Forza Italia) ha ricordato il “difficile momento di crisi attraversato dalla Sardegna” ed ha evidenziato “i dati drammatici della povertà”: 175mila famiglie e 400mila persone interessate dal fenomeno che registra “uno scivolamento verso il basso di tanti cittadini appartenenti al cosiddetto ceto medio”.

L’esponente della minoranza ha quindi puntato il dito contro l’operato della Giunta ricordando le tante crisi industriali non risolte e le penalizzazioni che derivano all’economia per l’inadeguatezza dei trasporti aerei e navali, nonché una generale disattenzione nei confronti delle imprese.

Tedde ha quindi indicato nel “tema del precariato”, il tema più urgente per il governo nazionale e per quello regionale ed ha auspicato un complessivo ripensamento del welfare regionale.

Il consigliere di Forza Italia ha inoltre criticato la ridotta dotazione finanziaria (da 400 milioni di euro si è passati a 30 milioni) e ha definito “condivisibili” gli intenti dei proponenti ma “insufficiente” la struttura della norma («non lo afferma solo il gruppo di Fi ma lo dice anche la maggioranza in Sesta commissione»).

Per Marco Tedde la norma finanziaria è stata “bocciata” dalla Terza commissione” («dove la proposta di legge è stata garbatamente ma sostanzialmente demolita»).

Il presidente della commissione Bilancio, Franco Sabatini, nel corso del suo intervento, ha escluso una bocciatura del provvedimento nel parlamentino da lui guidato ed ha preannunciato il voto favorevole alla Pl n. 5. L’esponente della maggioranza ha illustrato lo scopo della norma: «Offriamo la possibilità a chi si trova in condizioni di povertà estrema di uscire da tale condizione per avere l’opportunità di accedere al mercato del lavoro, perché chi versa in situazione di povertà estrema non riesce neppure ad accedere al mercato del lavoro».

Sabatini ha quindi ricordato la legge delega approvata dalla Camera il 14 luglio scorso per i provvedimenti di  contrasto alla povertà e l’intervento governativo per l’inclusione attiva a cui il governo che destina 15 milioni di euro alla Sardegna e che si affiancherà al reddito di inclusione sociale quando approvato in Consiglio regionale.

«La preoccupazione – a giudizio del consigliere del Pd – è rappresentata dal ritardo del sistema informativo regionale e dalla sovrapposizione dei provvedimenti a beneficio dei più deboli». «Dobbiamo scongiurare il pericolo – ha affermato in conclusione Franco Sabatini – che alcune famiglie non siano intercettate da alcun intervento pubblico e altri soggetti parimenti svantaggiate ne usufruiscano di molteplici».

L’ulteriore perplessità espressa dal presidente della Terza commissione è rappresentata dal cattivo funzionamento dei Plus che è lo strumento a cui poggia l’erogazione del reddito di inclusione sociale.

Alessandra Zedda (Fi) ha precisato che Forza Italia non esprime contrarietà all’introduzione di strumenti che garantiscano il sostegno ai più deboli quanto ai contenuti della norma in discussione che – a suo giudizio – sarebbe inapplicabile, a partire dalla parte finanziaria “che conta solo 30 milioni, 18 dei quali potrebbero non essere disponibili”.

Perplessità anche per il ricorso ai Plus («sono stati fallimentari e non sono stati in grado di assolvere i compiti assegnati») e per il riferimento agli emigrati («ci sono già misure a loro destinate e meglio sarebbe dare priorità ai nostri poveri») nonché sulla scarsa tempestività degli interventi, per effetto delle procedure così come disciplinate all’articolo 13. «Servono più risorse – ha concluso la consigliera della minoranza – e siamo pronti a contribuire perché si semplifichino meccanismi e procedure».

Luigi Ruggeri (Pd) ha definito la legge per l’introduzione del reddito di inclusione sociale “una legge fondamentale per la Legislatura e in nessun modo uno scambio tra le forze politiche della maggioranza”.

«E’ sbagliato – ha spiegato il consigliere della maggioranza – considerare questa legge come uno strumento di carità perché rientra in una logica di sostegno alla socialità ed per questo che auspico il superamento  della frammentazione del welfare, nonché il potenziamento dell’assistenza tecnica dei Comuni».

«Questa cornice legislativa – ha proseguito Ruggeri – offre un ancoraggio strutturale a politiche multidimensionali che riguardano l’accesso al lavoro e ai servizi, è una sfida difficile ed è insieme una scommessa della democrazia che può essere paragonata alle prime esperienze del ‘900 sul sistema mutualistico».

«Il reddito di inclusione sociale – ha concluso l’esponente dei democratici – è uno strumento imperfetto ma è ingeneroso trarre conclusioni negative perché segna il primo passo nel verso di una società più giusta».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori) si è detto d’accordo sulle finalità perseguite dalla legge: «Primum vivere deinde philosophari – ha affermato Cossa – siamo tutti d’accordo sul fatto che la prima di tutto occorra dare da mangiare a ogni cittadino, tutto il resto viene dopo».

L’esponente della minoranza ha espresso però dubbi sulla efficacia dello strumento individuato a partire dalla dotazione finanziaria: « 30 milioni di euro sono una goccia nel mare – ha sottolineato Cossa – il tema è troppo importante, c’è l’esigenza di una legge sulla famiglia più che sulla povertà. Servirebbe una norma che affronti il disagio in cui si trova una grossa fetta delle famiglie sarde razionalizzando gli interventi e rendendoli efficaci».

Perplessità anche sulla sostenibilità dell’intervento: «Prevedere che i fondi siano disponibili fino ad esaurimento delle risorse rischia di creare iniquità – ha aggiunto Cossa – l’altra criticità è rappresentata dal ruolo assegnato ai Comuni: non si possono caricare le amministrazioni comunali di altri compiti». Cossa ha quindi concluso il suo intervento auspicando l’approvazione di una legge che renda gli interventi applicabili.

Fabrizio Anedda, in rappresentanza del gruppo Misto, è tornato sul Patto per la Sardegna firmato nei giorni scorsi a Sassari dal presidente del Consiglio Matteo Renzi e da quello della Regione Francesco Pigliaru: «E’ positivo che la Sardegna abbia a disposizione nuove risorse – ha detto Anedda – occorre però evitare una distribuzione a pioggia per accontentare tutti i territori e tutti gli assessorati».

Anedda ha quindi suggerito di puntare su iniziative per creare sviluppo: cura del bosco, coltivazione delle terre incolte, ristrutturazioni edilizie etc. «Una politica agricola riorganizzata come motore di sviluppo avrebbe effetti benefici per l’Isola – ha sottolineato Anedda – il territorio sardo oggi produce solo il 35% del suo fabbisogno alimentare».

Il capogruppo del Misto ha quindi criticato la politica comunitaria: «L’Europa chiede che i nostri territori non producano, questo ha creato le povertà estreme – ha concluso Anedda – per venire incontro alle esigenze dei sardi servirebbero 500 milioni di euro ma Bruxelles ne stanzia appena 30. Il reddito di cittadinanza è una cosa seria, servono interventi forti, questa legge rischia di tradursi in una legge-bandiera. Meglio mettere le risorse nel fondo per l’inserimento lavorativo dei cittadini bisognosi e sollecitare l’Unione europea a stanziare più soldi».

D’accordo con le finalità della legge si è detto anche il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta. L’esponente sardista ha espresso forti perplessità sul ruolo affidato ai comuni. «I sindaci già si occupano del problema. Prevedere ulteriori adempimenti e impegni deve essere perlomeno concordato con l’Anci – ha rimarcato Carta – il rischio è caricare i comuni di altre incombenze e, allo stesso tempo, creare aspettative nei cittadini che non potranno essere soddisfatte».

Secondo Carta, la proposta in discussione attribuisce ai comuni alcuni compiti già assegnati da altre disposizioni di legge: «Cerchiamo di raccordarci meglio con gli enti locali massimizzando gli sforzi già fatti – ha concluso il consigliere dei Quattro Mori – altrimenti si corre il pericolo di approvare una legge che non riuscirà a mantenere le promesse».

Pierfranco Zanchetta, capogruppo dei Cristiano Popolari Socialisti, ha riconosciuto la bontà di una legge che persegue un “nobile obiettivo”: garantire la dignità e il diritto alla felicità di ogni cittadino. «L’auspicio è che si trovi una sintesi ai numerosi emendamenti presentati – ha detto Zanchetta – questa è una legge importante per tutti: Consiglio, Giunta ed Enti Locali. Di fronte a una norma di questa portata anche gli uffici periferici hanno il dovere di attrezzarsi. Dobbiamo incoraggiare tutti a dare risposte ai cittadini bisognosi». Zanchetta ha quindi voluto ringraziare l’on. Pizzuto per aver portato in aula la proposta: «Pizzuto è un panda della politica che va difeso perché ha il coraggio di porre all’attenzione di tutti temi così importanti».

A favore degli obiettivi della legge si è schierato anche il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu che ha però espresso perplessità sull’efficacia degli strumenti individuati. «Servono alcune correzioni per rendere la legge applicabile. Allo stato attuale, la norma è inapplicabile – ha detto Rubiu – la povertà cresce quando manca il lavoro. La preoccupazione per il futuro è trovare soluzioni vere per l’occupazione».

Rubiu ha poi elencato alcune criticità presenti nel testo: dai requisiti d’accesso (che potrebbero penalizzare i cittadini sardi a vantaggio degli immigrati) alla possibilità di rifiutare una proposta di lavoro da parte dei soggetti beneficiari («Inaccettabile che chi si trova in una situazione di disagio possa permettersi il lusso di rinunciare a un’offerta di lavoro»).

Dubbi, infine, sulla dotazione finanziaria e sui tempi per la spendita delle risorse stanziate: «33 milioni di euro sono una cifra irrisoria – ha concluso Rubiu – bastano a soddisfare appena 5.000 famiglie. Inoltre i pochi soldi a disposizione difficilmente potranno essere spesi nel 2016, il Consiglio dovrebbe fare una variazione di bilancio in tempi strettissimi».

Daniele Cocco ha apprezzato la disponibilità a discutere la legge da parte della minoranza e dichiarato la disponibilità del gruppo Sel ad accogliere proposte e suggerimenti per migliorarla.

«Oggi 400mila sardi sono in difficoltà – ha detto Cocco – ciò che da altre parti è straordinario da noi è ordinario, abbiamo il dovere, politico e morale, di intervenire immediatamente. Il reddito di inclusione sociale è lo strumento più efficace in questo momento. Non risolverà tutti i mali dell’Isola ma darà una risposta importante».

Cocco si è detto convinto che i comuni riusciranno a svolgere bene i compiti loro assegnati: «I comuni non saranno oberati di lavoro, anzi. I sindaci sarebbero lieti di avere le risorse per dare risposte ai cittadini. Le amministrazioni che hanno a disposizione i fondi riescono ad impegnarli nel migliore dei modi. I Comuni hanno spesso trasformato le risorse in politiche attive per il lavoro».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha messo l’accento sul fatto che ci sono settanta emendamenti della maggioranza, per dedurne che «o non si può parlare di un testo condiviso oppure certe osservazioni anche dell’ opposizione hanno colto nel segno, per cui è sbagliato accelerare i tempi rischiando di snaturare la portata del provvedimento». Papa Francesco, in una delle udienze a Santa Marta, ha ricordato Pittalis, ha detto che «la povertà è una parola che mette sempre in imbarazzo nonostante sia da sempre al centro del Vangelo e noi, quindi, non ci possiamo dividere fra destra e sinistra o fra maggioranza ed opposizione». La legge, ha poi osservato, «ha almeno due aspetti positivi; primo, fa maturare una migliore consapevolezza su un problema spesso assente dall’agenda della politica no nonostante la sua dimensione tragica, poi determina una ritrovata responsabilità diffusa all’interno del Consiglio dopo, in concreto, della povertà si sono sempre occupati Chiesa, Caritas, Onlus ed associazioni di volontariato in assenza di una visione unitaria ed istituzionale del fenomeno». Nel momento in cui la Sardegna vive una situazione sociale preoccupante in termini di povertà e disagio che non è solo fragilità economica, ha proseguito il capogruppo di Forza Italia, «guardiamo con attenzione al provvedimento ma ci sentiamo impegnati anche a non creare all’esterno troppe aspettative perchè le risorse sono inadeguate; si dirà meglio di niente ma allora meno burocrazia e più attenzione alle persone ed alle famiglie».

A nome della Giunta l’assessore della Sanità e delle Politiche sociali, Luigi Arru, ha parlato di «una giornata importante, un inizio che con questa legge ci fa parlare di welfare generativo, che supera la logica dell’ assistenza con una filosofia che protegge le persone e le famiglie dai rischi della vita e dalle ineguaglianze del mercato». Per quanto riguarda le risorse, ha precisato, «oltre ai trenta milioni ci sono quelle degli oltre 27.000 piani personalizzati della 162 una parte è destinata proprio a nuclei familiari a basso reddito e molti altri interventi; piuttosto, non abbiamo indicatori certi ma ora facciamo un patto con chi ha bisogno che parte dal sostegno individuale per arrivare ad un ritorno sociale, mentre finora abbiamo investito senza alcun ritorno». Quanto al ruolo dei Gal, secondo l’assessore «è vero che spesso non hanno funzionato come avrebbero dovuto ma sono emerse anche buone pratiche da seguire, come quella del Gal della Marmilla dove una cooperativa di disabili ha partecipato ad un progetto di agricoltura sociale che l’ha portata non solo a conquistare la piena autonomia economica ma perfino a rinunciare ai soldi della Regione». Una storia, ha continuato, coerente con la nostra «idea di fondo di mettere a regime un qualcosa che permetta di uscire dalla logica del libro Cuore per guardare oltre, inserendoci anche in un contesto nazionale molto complesso dal quale emerge che si spendono in Italia 55 miliardi per il welfare che corrispondono circa a 1000 euro a persona e solo 700 arrivano realmente ai beneficiari; su questo non abbiamo dati sardi ma è arrivato il momento di agire con responsabilità per recuperare e ridare capacità alle persone, primo passo di un disegno di revisione dell’intero sistema welfare che, a livello di volumi di spesa, ci vede fra le prime Regioni italiani in Italia». Abbiamo insomma avviato un processo importante, ha concluso, «che si può ancora migliorare».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente ha messo in votazione il passaggio agli articoli della legge, che il Consiglio ha approvato con 25 voti.

Successivamente il presidente ha comunicato che alle 15.30 si riunirà la commissione Sanità per l’esame degli emendamenti e sempre per le 15.30 è in programma nell’Aula consiliare la riunione dei capigruppo.

I lavori del Consiglio riprenderanno invece alle 16.30.

Consiglio regionale 1 copia

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Il Consiglio regionale ha approvato con 30 voti favorevoli e 10 contrari sui 4o consiglieri presenti in Aula al momento del voto, la legge per l’Istituzione dell’Azienda sanitaria unica regionale (ASUR).

Questo pomeriggio, in apertura di seduta, la commissione e la Giunta hanno espresso il parere sugli emendamenti presentati.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha annunciato il ritiro degli emendamenti soppressivi totali e parziali. Inoltre, riprendendo alcune dichiarazioni del presidente Pigliaru riportate da organi di stampa in cui si parlava di un nuovo direttore generale proveniente da oltre Tirreno, ha invitato il presidente della Regione a chiarire la circostanza «perché la questione interessa l’Aula ed è pertinente col dibattito in corso».

Il presidente Pigliaru ha risposto auspicando che il direttore generale della Asl unica «sia il migliore possibile qualunque sia la sua provenienza, non c’è nessuno vincolo geografico perché siamo in una società aperta, sono convinto che si sceglierà il migliore fra candidati molto forti e mi aspetto molte domande».

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta ha annunciato il ritiro degli emendamenti soppressivi del suo gruppo, seguito dal collega dal Misto-Fdi Paolo Truzzu.

Prendendo la parola nel dibattito sull’art. 5 la consigliera Annamaria Busia ha sottolineato che «la fase di transizione è importantissima per sviluppare e completare i processi di riforma e la Asl unica è un nuovo organismo che richiede un certo tempo di gestazione». Sotto questo profilo, ha aggiunto, «preoccupa per come è stata pianificata perché appare troppo breve ed appesantita dall’onerosa gestione dell’ordinario, un contesto che solleva perplessità sulla buona riuscita del percorso, come dimostrato peraltro anche dai raffronti con altre realtà (le Marche) dove dopo due anni non è stato ancora completato». La Busia ha espresso infine le sue riserve sulla legge anche in ordine ad altri aspetti come «l’incertezza sulle risorse, la mancata costituzione di un team operativo, di un crono programma, e di attività di formazione; una riforma un po’ demagogica e superficiale che non potrà essere ben governata dal nuovo direttore generale, per quanto bravo».

Il consigliere Michele Cossa ha messo in luce che «mentre il testo parla di disposizioni transitorie non ci si rende conto che la transizione è già iniziata come dimostra quello che è successo in tutte le Asl dopo le decisioni della Giunta, con lotte all’ultimo sangue per conquistare incarichi e posizioni al fine di prefigurare futuri assetti organizzativi». In pratica, ha osservato, «il manager che arriverà troverà quasi tutto fatto e l’unica novità positiva è quella della norma sui concorsi anche se, a nostro avviso, molti buoi sono già scappati; è necessario comunque che la Giunta dica come pensa di affrontare questo problema del fatto compiuto».

Il consigliere Lorenzo Cozzolino del Partito Democratico, intervenendo sul primo punto dell’articolo riguardante l’individuazione della sede della Asl unica ha affermato che «si tratta di una scelta che deve essere ponderata e preceduta da alcune considerazioni». A suo giudizio, «deve essere favorita l’azienda più grande con le strutture e le professionalità richieste dalla riforma e cioè Cagliari, altrimenti la riforma potrebbe essere rallentata anche perché non ci sono piani di fattibilità riferiti a situazioni diverse». Inoltre, ha proseguito, «va tenuto conto dei compiti delicati e complessi che richiedono un rapporto stretto con l’assessorato della Sanità che deve poter esercitare nel modo migliore il suo ruolo di vigilanza e controllo, e che l’eventuale spostamento comporterebbe aggravio di costi». In sostanza, ha concluso, «è sbagliato intervenire su questa materia per presunte compensazioni di natura politica o territoriale mettendo a rischio il buon andamento di una riforma incentrata sul contenimento della spesa sanitaria, che ha più alta incidenza sul bilancio della Regione».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha chiesto la votazione a scrutinio segreto degli emendamenti nn. 653, 654 e 662.

Successivamente il Consiglio ha approvato a scrutinio segreto, con 30 voti favorevoli e 26 contrari, l’emendamento n.654 (Demontis e più). Il testo prevede che in attuazione della disposizioni contenute nell’articolo 1 della legge «a decorrere dal 1° gennaio 2017 la Asl n.1 di Sassari incorpora le altre aziende sanitarie locali e assume la denominazione di Azienda per la salute». Entro il 31 agosto inoltre la Giunta nominerà il direttore generale dell’Azienda sanitaria locale di Sassari che, dal 1° gennaio 2017, assumerà le funzioni di direttore generale dell’Azienda della salute. Per quanto riguarda infine l’Azienda regionale di emergenza-urgenza Areus avrà sede legale a Nuoro.

Successivamente è stato messo in votazione l’emendamento n.647 (Cherchi Augusto e più) che prevede l’utilizzo delle graduatorie di ciascuna Area socio-sanitaria «fino alla loro scadenza naturale» o comunque in vigore anche nelle aree contigue o nelle altre «secondo l’ordine di approvazione».

La seduta sospesa è stata sospesa per un approfondimento.

Alla ripresa dei lavori, il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha proposto l’unificazione dell’emendamento n. 647 con il n. 655 perché connessi per materia, per cui sarebbe auspicabile una sintesi precisando che sarebbe opportuno aggiungere alla data scadenza di graduatorie delle aziende, il 31 dicembre 2016, una proroga fino 31 dicembre 2017.

La seduta è stata nuovamente sospesa per una verifica dei due testi.

Ripresa la seduta, il presidente Gianfranco Ganau ha comunicato che è stato perfezionato un test di sintesi che, fra l’altro, prevede la proroga delle graduatorie al 30 giugno 2017.

Messo ai voti, il testo unificato dei due emendamenti è stato approvato.

Voto favorevole dell’Aula anche per gli emendamenti n. 664 (Sabatini) e 663 (Sabatini). Il primo conferma la validità dei concorsi già banditi prima dell’entrata in vigore della legge, mentre il secondo consente alle aziende del servizio sanitario, sino al 31 dicembre 2016, di bandire concorsi e stipulare contratti «previa autorizzazione dell’assessorato della Sanità»

Approvato, infine, anche l’emendamento n. 526 (Pizzuto – Cocco Pietro) che obbliga il direttore generale ad equiparare i livelli di carriera prima dell’unificazione del personale delle aziende. Il testo è stato integrato da un emendamento orale del capogruppo del Pd Pietro Cocco che prevede anche l’allineamento dei modelli organizzativi e del trattamento economico. La proposta è stata sottoscritta da tutti i capigruppo.

L’Aula ha approvato il testo dell’articolo 15 e si è poi accesa sull’emendamento 490, a firma di Zanchetta e più. L’emendamento riguarda l’organizzazione degli uffici stampa delle Assl e la necessità che l’informazione e la comunicazione sanitaria su temi importanti come la peste suina siano al centro delle politiche sanitarie. Favorevole anche l’on. Roberto Deriu (Pd).

Secondo il vicepresidente della Giunta, Raffaele Paci, è “ridondante il richiamo ma ci rimettiamo all’Aula prestando sempre la massima attenzione alle questioni dell’informazione”. Per l’on. Cossa (Riformatori) “il tema dell’informazione negli enti pubblici è sensibile e ci riserviamo di presentare su questo una proposta di legge”.

Per l’on. Walter Piscedda (Pd) “forse un emendamento del genere potrebbe essere contenuto in un atto aziendale ma a questo punto lo condivido e firmo pure io, per sostenere il dovere dell’informazione e della trasparenza anche nei territori delle Assl”.

Anche l’on. Daniele Cocco (Sel) si è detto favorevole all’emendamento Zanchetta e così l’on. Rosella Pinna (Pd).

Per l’on. Ignazio Locci (Forza Italia) “è chiaro che si sta scrivendo dentro la legge una cosa che non c’entra nulla. Forse era il caso di scriverci altro, magari una parolina se avremo o no l’elisoccorso. Voto contro perché questo è il sostegno ai soliti nomi dell’informazione, magari chiamati al lavoro discrezionalmente dai commissari”.

Per l’on. Marco Tedde (Forza Italia) “questa è la prova della sottomissione alla politica  della riforma sanitaria. Stiamo disciplinando atti di gestione, altro che. Diteci che cosa vi porta a occuparsi dei precari degli uffici stampa delle Asl”.

Anche l’on. Giuseppe Meloni (Pd) ha condiviso l’emendamento e così l’on. Antonio Solinas (Pd). Per il sardista Angelo Carta è “necessario capire se intendimento del presentatore dell’emendamento sia quello di aprire un ufficio stampa delle Asl nelle sedi dove ancora non è stato aperto”. Al termine, l’emendamento 490 è stato approvato.

A seguire, approvati gli emendamenti della Giunta nn. 547, 548, 549 sui consigli delle professioni e sui comitati zonali.

Sull’emendamento di Giunta n. 550 (dedicato alla istituzione della figura del coordinatore del Centro trapianti del Brotzu), l’Aula si è divisa dopo che il capogruppo del Centro democratico, in polemica con la maggioranza, ha annunciato il voto contrario. Dai banchi delle opposizioni si è levato un coro di critiche, tese a domandarsi il perché della previsione in legge dell’istituzione di questa figura. Sono intervenuti gli onorevoli Truzzu e Oppi. Il presidente Ganau ha sospeso la seduta.

Il vicepresidente ha confermato la volontà del ritiro dell’emendamento 550, che è stato dunque spuntato.

L’emendamento 649 (a firma Lai, Solinas A. e più) prevede: “L’ambito della Assl risultante dallo scorporo della Asl metropolitana ha come sede dell’area il Comune di Isili”. Su questo è intervenuto anche l’on. Solinas (Psd’Az), Locci (Forza Italia), che si sono chiesti come mai Isili sia l’unico Comune del quale si parli espressamente in legge. Per il presentatore dell’emendamento, l’on. Eugenio Lai (Sel), “con questa norma si sta tentando di mettere un po’ di chiarezza individuando un’area centrale della provincia di Cagliari al di fuori dell’area metropolitana”. L’emendamento Lai è stato approvato.

Approvati anche gli emendamenti della Giunta 551 (sub ambiti territoriali), 552 (trattamento economico del direttore generale), 553 (Ricerca e sperimentazione al Brotzu), 554 (elezione del Consiglio delle professioni aziendali), 555 (coordinamento con legge 10 del 2006), 556 (coordinamento regionale) e 558 (ruolo del direttore dei servizi sociosanitari). (C.C.)

All’articolo 16 (abrogazioni) sono stati ritirati tutti gli emendamenti presentati. Il testo dell’articolo 16 è stato approvato con l’astensione della consigliera Busia.

Sull’articolo 17 (norma finanziaria) è intervenuta Alessandra Zedda (FI) che ha detto subito di voler prendere le distanze da questa riforma. “Non sono d’accordo su nulla – ha aggiunto – né sui contenuti, né sui i metodi, né con le forme di campanilismo. Anzi, credo che il trasferimento a Sassari della sede dell’ATS  sia un elemento negativo che porterà grandi discrasie sia nel sistema finanziario che su quello  organizzativo”. Per Alessandra Zedda la maggioranza ha agito secondo una  logica di spartizione del potere, insomma si sono creati nella sanità sarda i “sultanati”. Inoltre, da oggi sarà un governo esterno alla Sardegna che deciderà sulla salute dei nostri cittadini. Per Zedda si tratta di una legge –  presa in giro. Avete parlato per mesi  – ha continuato rivolta alla maggioranza – della ASL unica e di un  “non aumento di spesa”. E’ un falso,  piuttosto dobbiamo parlare di “sultanato unico”. Questa riforma è un escamotage della  maggioranza e della giunta per coprire il disavanzo nella sanità.

Roberto Desini (Sovranità, democrazia e lavoro) non ha  ritirato l’emendamento 355 come richiesto dalla commissione, l’emendamento è stato bocciato. 

Marco Tedde (FI) ha detto di essere sconcertato perché questa riforma non è stata certo fatta per colmare il deficit  ma per mettere sotto controllo la gestione della sanità. Per Tedde è stato creato  un elefante amministrativo. Insomma è una riforma sbagliata, difficile da realizzare che accentra poteri ma non migliora la qualità dei servizi. Purtroppo quest’atto che state votando – ha concluso –  produrrà tanti danni. 

Edoardo Tocco (FI) ha sottolineato la delusione per questa riforma che non accontenta nessuno, neanche i colleghi della maggioranza. E’ stato creato un mostro – ha detto – non certo un buon sistema sanitario. Per l’esponente di Forza Italia si tratta di un “poltronificio”. Mi dispiace – ha concluso – che il presidente della Regione sia assente in aula. E’ andato via dopo che si è assicurato che la sede dell’ATS  sarà a Sassari. Non va bene, è una caduta di stile. Sarà difficile digerire questa riforma, i  sardi avrebbero dovuto ricevere più rispetto da parte del Consiglio regionale.

Augusto Cherchi (sovranità, democrazia e lavoro) ha dichiarato che  questa legge non lo appassiona. E’ una legge strana, approvata solo con un giorno e mezzo di discussione in aula, con una strategia politica sbagliata. E’ una legge che accentra in maniera esagerata e dall’altra parte decentra, che lascia i territori periferici al margine

Gli emendamenti presentati all’articolo 17 sono stati bocciati, l’articolo è stato approvato  con l’astensione della consigliera Busia.

Sull’articolo 18 (entrata in vigore) è intervenuto Giancarlo Carta (FI). “Stiamo approvando una legge che avrebbe dovuto diminuire le spese, riordinare il sistema sanitario regionale, dare risposte concrete ai pazienti e agli operatori del settore. Mi sembra invece che oggi state approvando una legge fatta come un risiko. In questa legge – ha aggiunto – non c’è un’idea generale di sanità e le percentuali di risparmio sono ridicole. Forse avevamo ragione noi, c’era bisogno di più tempo. E’ assurdo che una legge così importante sia votata solo dalla maggioranza: questa legge doveva essere una legge di tutto il Consiglio regionale e a favore di tutti i sardi.  Da questa legge viene fuori solo questo: che ci sarà un mega direttore. Sono deluso e amareggiato. Questa riforma è da bocciare.

 Annamaria Busia ha detto di essere rammaricata per come è andata  questa discussione. E’ stata persa un’occasione. Trovarci oggi – ha sostenuto – in un’ aula semivuota, con un’opposizione che si è arresa, fa riflettere. Sicuramente la minoranza  utilizzerà questa legge in campagna elettorale. Perché questa legge incide sul bene principale che è la salute dei sardi. Io spero di sbagliarmi. Ho cercato di entrare nel merito della discussione, invano. Non siamo stati ascoltati. Non solo questa legge non semplifica, non accontenta i territori, non alleggerisce il sistema. Fa esattamente il contrario. Il riequilibrio territoriale non si attua spostando una sede a Sassari e una a Nuoro. In questa legge ci sono tanti errori, spero che i fatti mi diano torto per il bene dei sardi. La consigliera ha annunciato un voto di astensione sia sull’articolo 18 che sull’intera legge.

 L’art 18 è stato approvato.

Il presidente del Consiglio ha quindi annunciato la presentazione di due ordini del giorno sulla vendita ad una multinazionale inglese del patrimonio di dati genetici e biologici della comunità sarda (a termini di regolamento devono essere votati prima della votazione finale della legge) ed ha invitato la Giunta ad esprimere il parere.

«Un ordine del giorno che impegna la giunta lo si vede prima anche con la giunta». Con queste parole il vice presidente della Giunta, Raffaele Paci, ha aperto in tono polemico il suo intervento evidenziando una sostanziale non condivisione per i termini “drammatica svendita del patrimonio genetico dei sardi” presente nel documento sottoscritto da 22 consiglieri della maggioranza.

Paci ha dunque rassicurato sull’attenzione dell’esecutivo per la vicenda ma ha anche affermato che il garante sulla privacy ha cerificato la legittimità dell’iniziativa. L’assessore ha inoltre precisato che sarà necessario il consenso di ciascun cittadino interessato dalla ricerca di Shardna per un utilizzo differente dei dati genetici e del Dna. «Non siamo contrari – ha concluso Paci – che importanti società internazionali vengano ad operare e investire in Sardegna nella sperimentazione e nella ricerca scientifica».

Emilio Usula (S&Ind), presentatore del documento della maggioranza che “impegna la Giunta a riferire in Consiglio e ad affettuare una ricognizione degli strumenti utilizzabili dalla Regione per scongiurare la drammatica vendita del patrimonio genetico dei sardi e conseguentemente la nostra stessa identità di popolo”, ha definito la vendita del patrimonio genetico dei sardi “una vicenda scandalosa e drammatica”. Usula ha lamentato il silenzio della politica sarda su questo tema ed ha escluso  di “voler scavalcare l’esecutivo” quanto ribadire la richiesta di garanzie “perché il patrimonio di dati genetici e biologici dei sardi possa essere utilizzato per fini pubblici”.

Christian Solinas (Psd’Az), presentatore del secondo documento sulla vendita del patrimonio genetico e del materiale biologico della ex Shardna (sottoscritto da tredici consiglieri della minoranza) ha replicato duramente all’assessore Paci. «Le poche competenze che restano in capo a questa assemblea – ha dichiarato il segretario dei sardisti – non possono essere svilite nel modo in cui ha fatto l’assessore, perché il Consiglio regionale non deve concordare gli ordini del giorno della Giunta, tutt’al più il Consiglio cercherà di concordare un ordine del giorno unitario al quale l’esecutivo dovrà rimettersi». Christian Solinas ha concluso riaffermando “l’interesse pubblico a detenere un patrimonio dei sardi”.

Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, si è detto indignato per la “svendita el patrimonio genetico dei sardi” ed ha accusato la Giunta di aver “sbagliato l’approccio al tema”. «I sardi non aspettano che arrivi a qualcuno a gestire il loro patrimonio genetico – ha affermato l’esponente della minoranza – ma dobbiamo decidere noi a chi affidare il nostro patrimonio genetico». Carta si è detto favorevole all’unificazione dei due ordini del giorno.

Il consigliere dei Riformatori, Michele Cossa, ha ricordato la mozione presentata sul tema dal suo gruppo ed ha invitato a compire opportune valutazioni sulle vicende che nel corso degli anni hanno interessato Shardna e che hanno registrato il completo disinteresse della Regione. «Nella vendita alla multinazionale inglese – ha concluso Cossa – ci sono problemi etici, di privacy e di consenso ma non facciamo i provinciali, però ci sono aspetti che meritano approfondimenti.

Dopo una prima proposta per l’unificazione dei due documenti, l’Aula ha proceduto alla votazione dei due ordini del giorno che sono stati approvati (il consigliere del Pd, Demontis ha dichiarato voto contrario).

Il presidente del Consiglio ha quindi annunciato la votazione finale della legge per l’Asl unica e si è aperta la fase delle dichiarazioni di voto. A favore si è espresso il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, («riforma indifferibile, la sanità peggio di così non può andare»), mentre contrario si è detto, il consigliere Fd’I, Paolo Truzzu, («speravo in una buona legge ma non si è sfruttata l’opportunità di cambiare in Aula un provvedimento atteso») ed anche il consigliere dei Riformatori, Michele Cossa («la Asl unica doveva mettere da parte il vizio capitale della sanità e cioè l’infiltrazione della politica nella sanità, così non è stato e abbiamo visto il riemergere dei localismi, delle spartizioni territoriali con la perla finale di Isili che rappresenta solo un tributo a Sel»).

Voto contrario ha dichiarato, Gianni Tatti (Udc): «Si è perso di vista il fine nobile del diritto alla salute, è stato invece un continuo conflitto per gli interessi».

Il consigliere Emilio Usula (Rossomori) ha definito la riforma «il risultato di un lavoro importante da sottolineare senza particolare enfasi ma da non demonizzare, il punto di partenza verso un sistema sanitario nuovo che si aspettano i cittadini ed i trentamila operatori del settore, che anzi bisogna coinvolgere per una migliore applicazione della legge». La legge, ha concluso, «contiene molte potenzialità positiva non tanto in termini di risparmio ma di soddisfazione del bisogno di salute dei sardi».

Il consigliere Giovanni Satta (Misto) ha parlato di una riforma «per molti aspetti obbligata voluta più dalla Giunta che dal Consiglio, riforma che comunque andava fatta, importante ma non condivisa come avrebbe richiesto il il fatto che la sanità assorbe la metà del bilancio regionale». Anche in questa circostanza, ha aggiunto Satta, «la politica ha confermato di essere uguale a se stessa, con una fase preparatoria insufficiente e un discorso non chiaro sui risparmi che potrà produrre, al di là di riferimenti generici al Veneto dove le cose non vanno poi così bene o alla Toscana dove sono state istituite tre Asl come pure era stato proposto anche per la Sardegna». Nel concreto, ha concluso, «restano ancora differenze profonde fra territori come nella zona di Olbia che si trova molto al di sotto della media nazionale di posti letto ed è una realtà sottovalutata anche per l’impatto delle presenze turistiche».

Ha assunto la presidenza dell’Assemblea il vice presidente Eugenio Lai.

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta ha sottolineato che «si sapeva che il percorso non sarebbe stato facile ma la maggioranza ha presentato ben 110 emendamenti e molti la stessa Giunta, segno di una faticosa  e confusa ricerca di equilibrio», Con quale risultato, si è chiesto Carta, «si potrebbe dire che hanno vinto i sassaresi e i nuoresi ma non si può ridurre la legge a questo aspetto che non ha a che vedere con la salute dei sardi, ed è questo in fondo il vero problema che non è stato affrontato, al punto che qualcuno della Giunta l’ha chiamata azz…».

Il consigliere del Psd’Az Marcello Orrù, annunciando il suo voto contrario, ha parlato di «messaggio sotterraneo di dimissioni del presidente della Giunta segno di profondo malessere della maggioranza che il dibattito ha evidenziato, mentre la vera emergenza, quella della salute dei sardi, è rimasta tale e quale, così come le liste d’attesa, le file al pronto al soccorso o al centro di prenotazione». Si è preferito sistemare qualcuno, ha lamentato Orrù, «scopiazzando modelli esterni e lontani, alimentando amarezza e frustrazione fra il personale ma soprattutto fra i cittadini che non vedono cosa potrà cambiare in meglio per la tutela della loro salute».

Il consigliere Augusto Cherchi (Sdl), favorevole, ha precisato che quello del suo gruppo «è un atto di fiducia nei confronti del presidente ma è cosa diversa dalla convinzione». Abbiamo cercato di migliorare la legge in tutti i modi, ha ricordato, «con contenuti ancora da definire e responsabilità non chiare, che affida tutto al nuovo direttore generale che dovrebbe avere la bacchetta magica; per queste ragioni non ci ha mai convinto, è una legge delle occasioni perse come quella del direttore di are socio-sanitaria, staremo a vedere convinti che si poteva fare molto meglio».

Il consigliere Piero Comandini (Pd) ha dato ragione in apertura al capogruppo di Forza Italia quando ha detto che la responsabilità è della maggioranza, «in effetti la responsabilità è un requisito fondamentale della politica, per cambiare davvero le cose segna lo spartiacque fra un governo riformista ed uno che vuole mantenere delle le cose come stanno, restando impigliato in posizioni preconcette e di appartenenza». Abbiamo fatto una riforma difficile, ha sostenuto, «che tocca interessi forti e porterà ad un cambiamento radicale, la Asl unica è una grande strategia che continuerà con la riforma rete ospedaliera; purtroppo alcuni della maggioranza hanno voluto distinguersi ma non bisognava dimenticare che il cambiamento deve proseguire e che le risorse spese ad Isili e Muravera hanno un forte significato, non per il risparmio ma per migliorare l’offerta sanitaria».

Il consigliere Piermario Manca (Sdl), dopo aver ricordato la sua astensione sul passaggio ad articoli, ha annunciato il voto favorevole «perché la riforma non poteva aspettare di fronte a situazione disastrosa che assorbe molte risorse ma non produce buona salute; abbiamo dato il nostro contributo per una sanità migliore e più vicina ai territori, superando certi richiami al pessimismo dell’Aula che non costa niente ma non aiuta». Noi siamo, ha affermato, «per una sanità uguale per tutti che richiederà necessariamente tempi lunghi ma oggi la politica ha fatto il suo lavoro e il suo dovere, adesso il futuro è in mano alla Giunta ed all’assessorato che dovranno fare la loro parte assieme alle altre strutture della Regione».

Il consigliere Raimondo Perra (Psi) ha definito la giornata che sta per concludersi «importante e faticosa al termine della quale arriva però un provvedimento molto importante lungo la strada delle riforme avviata sia da questa Giunta che da questo Consiglio». Forse, ha riconosciuto, «sarebbe stato necessario un approfondimento maggiore in commissione ma c’era la necessità di far partire la riforma a luglio e la scadenza andava rispettata, non dimentichiamo però che di cambiare la sanità sarda ne parliamo da anni ma solo ora siamo arrivati ad un cambiamento davvero radicale, che non è tutto ma è per certi aspetti il passaggio più importante della legislatura».

Il consigliere Fabrizio Anedda (Misto) ha evidenziato che «la riforma cade in un momento negativo per la nostra Regione, per la mancanza di lavoro e la stessa inefficienza della sanità che ha una gestione pessima, consuma risorse pubbliche ingenti e non dà risposte ai cittadini». Il modello della Asl unica, ha dichiarato, «è l’unico possibile per razionalizzare il settore e superare il sistema precedente lottizzato; speriamo non ci siano condizionamenti, ci sono molte aspettative e bisogna essere all’altezza per rendere sempre più solide le basi di una vera riforma».

Il capogruppo di Cps Pierfranco Zanchetta ha iniziato il suo intervento con la citazione alea iacta est, per significare che si è raggiunto il traguardo dell’azienda sanitaria unica che rappresenta un grande punto di partenza, «un risultato che sarebbe sbagliato contrabbandare questo risultato come la riforma della sanità, è piuttosto l’avvio di un percorso che ci visto impegnati anche con molte differenze ma sempre verso una direzione unitaria, lavoro di cui va reso merito anche all’assessore Arru ed al presidente della commissione Perra». La stessa scelta della sede a Sassari, ha concluso, «nasce da indubbie contrapposizioni ma non va demonizzata perché si inizia a riconoscere il ruolo dei territori al servizio della comunità regionale».

Il capogruppo di Sdl Roberto Desini ha detto che ci si trova di fronte ad una svolta «dopo il punto di non ritorno della sanità sarda; abbiamo cercato di migliorare il testo con le nostre proposte, soprattutto per superare ingerenze politiche e dare spazio agli esperti ed agli specialisti, a volte non ci siamo riusciti ma guardiamo in positivo, perché abbiamo comunque voltato pagina prima con la riforma degli enti locali ed ora con quella della sanità».

Christian Solinas (Psd’az) ha affermato che non condivide la legge  ma che spera di essere smentito dai fatti e che le perplessità  siano infondate. Questa non è una riforma sanitaria ma è una parte di un processo più ampio. I sardisti voteranno contro.

Pietro Cocco (Pd) ha espresso il voto favorevole. Con l’approvazione di questa legge – ha detto –  si segna un passo importante nel portare avanti le riforme. Oggi mettiamo  un ulteriore tassello. Con questa legge si riorganizzano le aziende territoriali. Il passaggio prossimo sarà la riorganizzazione della rete ospedaliera. Questo provvedimento è frutto di un grande lavoro da parte di tutti.

Ignazio Locci (FI) è stato molto critico con questa legge che non condivide né nei metodi, né nei contenuti. Si tratta  di un’occasione persa. Piùche una riforma  un  regolamento di conti all’interno del centrosinistra e nel PD. 

L’assessore alla Sanità Luigi Arru ha detto che sta iniziando un viaggio e che sta  cambiando il modo di intendere il sistema sanitario. Lo stesso nome ATS, azienda tutela della salute è un segnale importante. Perché si comincia a  parlare di salute e non di sanità. Questa riforma – ha concluso l’esponente della giunta – è un  primo passaggio. 

La legge è stata approvata (presenti 40, sì 30, no 10). Prima di chiudere i lavori il presidente Ganau ha convocato la Conferenza dei capigruppo per domani mattina alle 11.00. Il Consiglio è stato convocato a domicilio.

Consiglio regionale 62

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Il Consiglio regionale ha ripreso oggi l’esame del disegno di legge sull’Istituzione dell’Azienda sanitaria unica regionale (ASUR). Stamane la seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Prendendo la parola sull’ordine dei lavori il capogruppo di Forza Italia Pittalis ha sostenuto che «non si può non denunciare questo modo di procedere, assistiamo alla presentazione di una quantità incredibile di emendamenti, fatto senza precedenti anomalia del Consiglio; il testo della Giunta è stato completamente stravolto dalla maggioranza fino a configurare una vera e propria proposta alternativa». Dunque, ha chiesto Pittalis, «su che cosa dobbiamo discutere? Senza alcun intento dilatorio e sapendo che la riforma è necessaria e deve in qualche modo deve poter vedere la luce, proponiamo di riportare il testo in commissione per poi sottoporre all’Aula un testo frutto di una vera sintesi della maggioranza».

Il presidente Ganau ha ricordato al Consiglio che la richiesta di riportare il testo in commissione deve essere messa ai voti.

Il vice capogruppo del Pd Roberto Deriu ha affermato che «trattandosi dell’esame di una riforma importante il consigliere Pittalis si assume una grande responsabilità a chiedere il rinvio in assenza di motivi davvero gravi; in questo momento non si può decidere su due piedi e chiediamo una breve sospensione dei lavori per una consultazione del nostro gruppo».

Il presidente ha sollecitato i gruppi ad esprimere la propria posizione sulla richiesta di riportare il testo in commissione.

Per il Psd’Az il consigliere Marcello Orrù si è detto d’accordo con Pittalis «perché si sta discutendo una cosa diversa dalla legge arrivata in Aula, inoltre le motivazioni importanti di cui parla Deriu ci sono tutte perché non si possono esaminare testi contrapposti su una materia così importante che riguarda i cittadini, meglio tornare in commissione e, a questo punto, tanto vale fare un’altra proroga per i commissari».

Il capogruppo di Sdl Roberto Desini, dopo aver premesso che «dieci minuti non implicano alcun problema» ha osservato che «la discussione della riforma si deve comune tenere perché in questi mesi il confronto c’è stato pur essendo arrivati, alla fine, ad un punto di non ritorno; tuttavia bisogna prendere decisioni e non possiamo sottrarci al nostro dovere ed alle nostre responsabilità, ricordandoci di quanti sono fuori da quest’Aula e non comprendono certi atteggiamenti della politica».

Il consigliere di Forza Italia Stefano Tunis ha dichiarato che «la chiave di tutto è la responsabilità e sotto questo profilo non c’è dubbio che l’approfondimento sia necessario, che sia breve come chiede Deriu o più articolato come proponiamo noi». Di fronte al testo più importante della legislatura, ha proseguito, «non c’è tempo perso, noi abbiamo dato il massimo della disponibilità per una norma fatta per tutti i sardi e non ci corre dietro nessuno, piuttosto l’opinione pubblica chiede giustamente conto delle tante risorse che spendiamo in sanità». Quella di Deriu è una apertura interessante, ha concluso Tunis, «facciamo capire ai sardi che tutti assieme abbiamo collaborato per fare una buona legge».

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco ha rivolto al Consiglio l’appello ad esercitare ogni sforzo per arrivare ad una legge che «non può essere solo di una parte ma all’altezza della situazione sanitaria che stiano vivendo; va bene la richiesta di Deriu ma sono convinto che se in Consiglio c’è una volontà comune può essere il luogo giusto per fare bene, sempre che ci sia la buona volontà anche da parte della Giunta di migliorare il testo».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha sottolineato «la necessità di fermarsi un attimo e riflettere in modo congiunto; noi vogliamo accelerare e infatti non abbiamo presentati emendamenti nella prima fase ma ora dobbiamo farlo perché il testo è profondamente cambiato, ragione di più per far tornare il testo in commissione, l’unica strada per arrivare ad una buona legge».

Il capogruppo di Cps Pierfranco Zanchetta ha dato il suo «nulla-osta» ad una breve sospensione della seduta, precisando però che «quando si mollano gli ormeggi si mette la barra al centro e si tira avanti; bisogna anche ricordare il lavoro fatto fin qui che non ha assolutamente stravolto la legge, pur essendoci alcuni emendamenti che mi lasciano perplesso e per i quali attendo chiarimenti dal dibattito, a nostro avviso in definitiva si può sospendere ma poi bisogna decidere».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente ha sospeso la seduta.

Alla ripresa dei lavori il presidente ha messo ai voti la richiesta di rinvio del testo in commissione, che il Consiglio ha respinto.

Successivamente è iniziata la discussione sull’art. 1 della legge (Istituzione dell’azienda sanitaria unica regionale). Il presidente della commissione Sanità Raimondo Perra ha fornito il parere sugli emendamenti e la seduta è stata sospesa per un chiarimento sui testi.

Dopo la sospensione, la Giunta ha espresso parere conforme a quello della commissione.

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia), intervenendo sull’ordine dei lavori ha affermato che «quello della commissione è un parere autorevole ma la commissione molti emendamenti non li ha mai esaminati, un modo di procedere gravissimo».

Il presidente Ganau ha precisato che, in relazione agli emendamenti agli emendamenti, si è seguita la prassi corrente e quindi si può procedere.

Prendendo la parola nel dibattito, il consigliere Christian Solinas (Psd’Az) ha dichiarato che quella in esame «non è una riforma, in sede di discussione generale noi avevano parlato di tante criticità rimandando la discussione di merito agli emendamenti ma ora, alla luce delle proposte pervenute, confermiamo tutte le nostre perplessità perché abbiamo assistito solo ad un muscolare braccio di ferro su sedi delle aziende ed accordi di potere». Tutto, ha protestato Solinas, «tranne che un dibattito su nuovo modello di sanità per la Sardegna come ha confermato la stessa prima commissione che, nel suo parere, ha ricordato che quella di introdurre specifiche modifiche è stata l’occasione mancata di riordinare in modo organico tutto il settore» La Giunta poi, ha detto ancora il consigliere sardista, «proroga ancora i commissari e rinvia tutto al 2017, cambiando la natura giuridica di Asl unica da soggetto autonomo a frutto di un processo di incorporazione, rendendo di fatto inutile discutere sulla sede e gli assetti territoriali». La nostra visione, ha concluso, «è quella di riprogettare il modello sanitario sulla base della nuova domanda derivante dall’aumento di età popolazione, con al centro il cittadino e le tante specificità del territorio». 

Dopo il sardista Solinas ha presso la parola l’on. Ignazio Locci (Forza Italia), secondo cui “questo articolo, che contiene il cuore della vostra riforma sanitaria, avrebbe imposto una maggiore attenzione. Con un artificio non dite ai sardi dove sarà la sede dell’azienda unica: vedremo come emenderete il testo o se lo emenderà la Giunta. Tutto in realtà resterà immutato e non è possibile avere fiducia in quello che state facendo”. L’oratore ha parlato dei policlinici: “Le aziende ospedaliere sembrano una zona franca del sistema: non volete disturbare gli universitari, si è capito. In altre Regioni, invece, questo non accade e anche la spesa universitaria viene messa giustamente sotto il controllo pubblico. Vedrete che ci ritroveremo davanti tra qualche anno il tema della spesa sanitaria, anche dopo questa vostra riforma”.

Secondo l’on. Annamaria Busia (Centro democratico) “bisogna credere alla Asl unica come sistema di semplificazione e centralizzazione regionale e per questo abbiamo presentato una serie di emendamenti migliorativi. Prospettiamo un decentramento burocratico attraverso la divisione del territorio e una sua declinazione in tre grandi aree omogenee. Ci preoccupa molto, e non lo neghiamo, la fase transitoria della gestione e per fare questo bisogna costruire un’ottima squadra di governo della nuova azienda, con capacità e competenze adeguate al cambiamento”. L’oratrice ha aggiunto: “La democrazia consente di discutere di se stessa e i disegni di legge non possono essere intesi come atti di fede da una maggioranza. E il dibattito deve avvenire dentro l’Aula consiliare”.

Per l’on. Marcello Orrù (Psd’az e vicepresidente della commissione Sanità) “questa riforma parte dall’alto e il rischio è che il tetto ci crolli sulla testa. Non è una riforma rivolta ai cittadini sardi ma a tagliare i costi della Sanità sarda conferendo troppo potere a una sola persona. Non vogliamo che questa legge porti a una macelleria sociale per il popolo sardo”.

Per Roberto Desini (Centro democratico) “se il disegno di legge si può condividere e siamo davanti a una condizione di non ritorno, allo stesso tempo ci sono incongruenze anche in questo disegno di legge e per questo non ritireremo gli emendamenti che abbiamo presentato. Questo è il nostro contributo propositivo e migliorativo.  Mentre noi facciamo grandi discorsi i cittadini chiamano il Cup per prenotare una visita e non trovano risposte. Sforziamoci di migliorare l’attuale condizione”. L’on. Desini ha detto che “sull’emergenza urgenza basta un dipartimento, non serve un’azienda autonoma in questo momento”.

A nome del Psd’Az ha preso la parola l’on. Angelo Carta: “I miei emendamenti sono tutti soppressivi perché l’unica cosa da fare è un’altra riforma, non provare a correggere questa. Il disegno di legge non dimostra né il coraggio né la determinazione di Luigi Arru e di Pigliaru: è solo un testo che serve a trovare equilibrio politico ma non rappresenta gli interessi dei sardi, anche se in qualche modo forse riuscirete ad approvarlo”.

Per l’on. Augusto Cherchi (Partito dei Sardi) “non sono accettabili dogmi di fede in questa né in altre materie, non è con il riequilibrio dei poteri dei partiti e dei territori che si fanno riforme così importanti. Siamo sicuri che al di fuori di questo palazzo la gente giustifichi l’accentramento dei servizi e delle funzioni? Un conto è una sola gestione del personale, un altro l’accentramento dei servizi e delle prestazioni sanitarie su Cagliari.  Ho l’impressione che le conseguenze peggiori di questa riforma si sentiranno in periferia, nelle zone più lontane da Cagliari e di Sassari. Ecco perché noi insistiamo per una distribuzione omogenea dei servizi sanitari”.

Per la stessa sigla politica è intervenuto anche l’on. Gianfranco Congiu, che ha parlato espressamente della “necessità di garantire i livelli di assistenza e con capillarità su tutto il territorio. Mettete dove volete le sedi legali ma attenzione a chi davvero fruirà e dove dei servizi sanitari. Un modello unico non attribuisce di per se un potere salvifico a un sistema che va riorganizzato, su questo noi insistiamo. E’ necessario che gli ambiti territoriali interagiscano con la governante”.

I Riformatori sono intervenuti con il loro capogruppo, Michele Cossa, che ha detto: “Le riforme camminano con le gambe degli uomini e se la nuova sanità sarà gestita come questa, in modo clientelare e vergognoso come hanno operato certi commissari. Anche iv nomi sono importanti: meglio Ats di Asur, perché “asur” in sardegna non evoca cose belle, soprattutto in tempi di ristrettezze finanziarie”. Per i leader dei Riformatori “non è la dislocazione delle sedi, che ha fatto scatenare la maggioranza, non c’entra nulla con il miglioramento dei servizi sanitari. Siamo ai soliti binari di tipo clientelare: non è questo il dibattito che i sardi attendevano per una materia così importante”.

Il consigliere Luigi Ruggeri (Pd) ha affermato in apertura del suo intervento che è «la storia che segna la nostra organizzazione sanitaria con un tratto di penna rossa e l’attuale situazione della Sanità in Sardegna è ingestibile e insostenibile».

«Il nostro sistema – ha proseguito il consigliere della maggioranza – produce un incremento dei costi e non soddisfa il bisogno di salute dei cittadini e con la riforma che proponiamo ci mettiamo in linea con quanto accade in Italia e in Europa, dove è in atto la tendenza a centralizzare il controllo e la gestione del sistema sanitario: la Asl unica serve dunque garantire ai sardi livelli omogenei di assistenza su tutto il territorio regionale».

Il consigliere di Forza Italia, Marco Tedde ha sottolineato la presenza in Aula del presidente della Regione: «E’ qui per difendere la sua riforma che è però tutta da riformare come certificano gli emendamenti presentati dalla giunta e dalla sua stessa maggioranza».

L’esponente della minoranza ha quindi fatto riferimento alla riforma degli Enti Locali per evidenziare in tono critico le penalizzazioni che ne sarebbero derivate al territorio del sassarese ed ha affermato che con “la riforma della Sanità c’era da attendersi il giusto riconoscimento per un territorio che è ormai considerato periferia”.

Tedde ha poi sottolineato come non sia chiaro quale sia la proposta della maggioranza per quanto attiene l’articolo 1 («di quale articolo 1 parliamo, del testo di legge, degli emendamenti della giunta, di quelli della maggioranza?») ed ha preannunciato un vero e proprio “scontro territoriale” sull’articolo 14 dove si stabilirà la sede dell’azienda unica.

«Avreste dovuto accettare l’invito del nostro capogruppo – ha concluso il consigliere regionale algherese – e riportare il testo in commissione anche perché l’invito alla riflessione arriva anche dai sindacati, forse perché ancora non si sa che cosa ne sarà dei 30mila lavoratori del comparto in Sardegna».

Il consigliere dell’Udc, Giorgio Oppi, ha definito “accettabili” alcuni emendamenti presentati dalla giunta e dalla maggioranza del centrosinistra ma ha ribadito dubbi sul fatto che con la riforma proposta si possano concretizzare risparmi.

L’esponente dalla minoranza ha quindi mostrato favore per le proposte emendative tendenti a scongiurare la scadenza di agosto per l’operatività dell’asl unica ed ha salutato con favore l’ipotesi di un “reggente” con il compito di coordinare i lavori di accorpamento e fusione della aziende sanitarie locali nella cosiddetta fase di transizione.

Sul deficit del sistema sanitario il consigliere dei centristi ha affermato che i 349 milioni di “buco” nella sanità sarda sono responsabilità della gestione del centrosinistra e si è detto convinto che il trend negativo sarà confermato anche nei mesi conclusivi il 2016.

Il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, rivolgendosi ai banchi della minoranza ha affermato: «Non vogliamo snaturare la riforma , né puntiamo a portare la sanità sarda nel baratro anche perché probabilmente c’è già».

«La nostra è una riforma di coraggio – ha proseguito il consigliere della maggioranza – ma riaffermiamo il principio della “perequazione” tra i territori che abbiamo sancito con la riforma degli Enti locali».

«Tutti i cittadini sardi devono avere garantita l’accessibilità al sistema sanitario», ha dichiarato Daniele Cocco, «ed auspichiamo l’equiparazione di tutti i cittadini pazienti della Sardegna».

Il capogruppo Sel, nella parte conclusiva del suo intervento, ha manifestato apprezzamento per la decisione della giunta di riaprire i termini per l’albo dei direttori: «Partiremo bene sei i manager della Asl unica saranno scelti tra coloro che vantano altissimi profili professionali e noi vigileremo perché davvero il sistema e la sanità sarda cambino».

Il capogruppo di “Soberania e indipendentzia” Emilio Usula ha prima replicato ad alcune dichiarazioni rese da consiglieri della minoranza («assessori e presidente non si sono svegliati all’improvviso ed hanno proposto di punto in bianco la riforma della sanità») e poi ha affermato che l’attuale maggioranza è al governo dell’Isola anche perché chi l’ha preceduta non aveva soddisfatto le attese di riforma della Sardegna. L’esponente della maggioranza ha quindi definito la riforma della Sanità “attesa, necessaria e doverosa”.

«Cresce il bisogno di salute – ha spiegato Usula – ma c’è un ritardo nelle capacità di dare risposte a questi bisogni e non c’è stata la semplificazione del sistema».

Il capogruppo ha quindi evidenziato come i territori che aspettano maggiori risposte dalla riforma in discussione “sono quelli che hanno visto, nel corso degli ultimi anni, accentrare professionalità e tecnologie in determinati poli della Sanità sarda».

Usula ha concluso affermando la necessità di sgravare la Asl unica dalla gestione della cosiddetta emergenza-urgenza ed ha paventato il rischio che, dopo l’approvazione della riforma,  nella delicata fase transizione si potrebbero registrare “un aumento dei costi e dei conflitti”.

Dopo l’intervento del consigliere Usula sono cominciate le votazioni sugli emendamenti presentati all’articolo 1.  Sull’emendamento all’emendamento 576 è intervenuto Cristian Solinas (Psd’Az) che ha sottolineato che gli  emendamenti da lui  presentati puntano a instaurare in sanità  il “sistema delle regole”. Gli emendamenti  576 , 577 , 578 , 579 e  580 sono stati bocciati. L’esponente del partito sardo d’azione ha  ritirato gli emendamenti  581 e 582 che sono stati fatti propri da Stefano Tunis (Forza italia).  Messi in votazione sono stati entrambi bocciati. Non hanno avuto il via libera dell’aula neanche il 188 e il 337. Quest’ultimo emendamento  è stato illustrato dalla consigliera Busia (sovranità, democrazia e lavoro). Sono intervenuti i consiglieri:  Stefano Tunis (Forza italia),  Augusto Cherchi  (Sovranità, democrazia e lavoro),   Christian Solinas,  Roberto Desini  (Sovranità, democrazia e lavoro) e    Emilio  Usula (Soberania e Indipendentzia).  Bocciato anche l’emendamento 370.

Anche i soppressivi parziali 193, 360, 2, 194,361, 3,195,362, 4, 196,363, 5, 197,364, 198,365, 199,366,200,367, 201,368 sono stati bocciati.

Il capogruppo di FI Pietro  Pittalis  ha chiesto il voto segreto sugli emendamenti 202 (uguale al 303 e al 369)  . Gli emendamenti  che intendevano sopprimere la lettera E del comma 5 dell’articolo 1 sono stati bocciati (Presenti 53, sì 23, no 30, 1 astenuto).

Dopo questa votazione il presidente del Consiglio ha interrotto i lavori che sono ripresi alle 16 e 30.

La seduta pomeridiana si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con gli emendamenti all’art.1 del Dl 321/A (“Istituzione dell’azienda sanitaria unica regionale – Asur – e disposizioni di adeguamento dell’assetto istituzionale e organizzativo del servizio sanitario regionale. Modifica della legge 10/2006 – Tutela della salute e riordino del servizio sanitario della Sardegna. Abrogazione della legge 5/95”).

Il Consiglio ha iniziato l’esame dell’emendamento sostitutivo parziale n. 557 (Giunta regionale) e dell’emendamento all’emendamento sostitutivo totale n. 562 (Cocco Pietro e più) entrambi con parere favorevole della commissione e della Giunta. La prima proposta individua la “mappa” delle sedi delle aziende sanitarie della Sardegna attraverso un processo di incorporazione che vede come sede dell’azienda unica Sassari, mentre la seconda non indica una sede.

Intervenendo sull’ordine dei lavori, il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha chiesto una breve sospensione della seduta che il presidente ha accordato.

Alla ripresa dei lavori, l’Aula ha avviato l’esame dell’emendamento n.562.

Per dichiarazione di voto, il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha evidenziato che «si sta lavorando nella piena confusione con la maggioranza che fa il gioco dei tre-quattro emendamenti e quello in esame, in particolare, tende a commissariare la Giunta evitando di decidere la sede della Asl unica; nostri emendamenti, di fatto, sono superati e non ci sarà possibilità di discutere delle nostre proposte di modifica».

Il consigliere Christian Solinas (Psd’Az) ha osservato che la norma prevede un rinvio all’art.14 ma poi «in quell’articolo non viene indicata una procedura di adeguamento».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, riprendendo le argomentazioni di Solinas, ha affermato che «si tratta di una questione di sostanza, perché non ci può essere un rinvio generico alle disposizioni transitorie senza un riferimento alle modalità di costituzione della nuova azienda unica; dobbiamo sapere cosa votiamo».

L’assessore della Sanità Luigi Arru ha comunicato che, al momento della discussione dell’art.14 sarà presentato uno specifico emendamento.

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha detto che «la questione è molto semplice, nel senso che si sposta la decisione della sede all’art. 14 e in quella sede si farà emendamento che, in base al regolamento, può essere presentato fino ad un ora prima della discussione dell’articolo, quindi non c’è nessuna violazione della procedura e della prassi».

Messo ai voti, l’emendamento n. 562 è stato approvato con 32 voti favorevoli e 17 contrari. Di conseguenza, sono decaduti tutti gli altri emendamenti fatta eccezione per il comma 1 dell’art. 1 che viene sottoposto al voto dell’Aula ed approvato con 33 voti favorevoli e 17 contrari.

Subito dopo è stato approvato anche l’emendamento aggiuntivo n. 530 (Giunta regionale) che prevede l’applicazione dei Lea (livelli essenziali di assistenza) “in modo omogeneo su tutto il territorio regionale”, con 34 voti favorevoli e 16 contrari.

Il Consiglio ha poi iniziato la discussione dell’art. 2 (Modifica della legge regionale 10/2006. Funzioni e organizzazione dell’azienda sanitaria unica regionale).

La commissione e la Giunta hanno espresso il parere sugli emendamenti presentati.

Sull’emendamento n. 338 la consigliera Annaìmaria Busia (Sdl), prima firmataria, ha precisato che la finalità della proposta è di coordinare gli interventi in materia di medicina penitenziaria che, dopo la recente riforma, sono passati alla Regione con una serie di problemi ancora aperti nelle Asl sedi di strutture penitenziarie.

Messo ai voti, l’emendamento n. 338 è stato respinto.

Sull’emendamento n. 641 il proponente Ignazio Locci (Forza Italia) ha detto che «rispetto all’accentramento previsto dai processi di aggregazione servizi, il testo della Giunta esclude le aziende universitarie che invece secondo noi vanno inserite per riportarle sotto il controllo dell’azienda unica».

Il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi ha sostenuto che il provvedimento non è fattibile, perché non si possono imporre alle Università misure già contenute nei protocolli d’intesa con la Regione.

L’assessore della Sanità Luigi Arru ha evidenziato che gli accordi fra Regione ed Università trovano un luogo di sintesi nell’azienda sanitaria unica regionale.

Messo ai voti, l’emendamento n. 641 è stato respinto con 19 voti favorevoli e 35 contrari..

Sull’emendamento 533 (presentato dalla Giunta) il Consiglio si è espresso favorevolmente. Approvato anche il testo finale dell’articolo 2 “Modifica dell’articolo 9 della legge regionale n. 10 del 2006 (Funzioni e organizzazione dell’Azienda sanitaria unica regionale).  L’Aula ha detto sì anche all’emendamento aggiuntivo 532 (della Giunta) che alla fine della lettera b) del comma 1 dell’articolo 2 aggiunge le parole “in coordinamento con l’attività delle altre aziende sanitarie”.

Sempre dall’esecutivo è giunto l’emendamento 528 (organizzazione dei percorsi di formazione medica), approvato insieme all’emendamento 529 (sempre della Giunta) sulla programmazione territoriale.

Sugli emendamenti 584, 585 e 586 è intervenuto l’on. Giorgio Oppi (Udc), che ha contestato “la necessità di definire una centrale di committenza, trattandosi di azienda unica”. Gli emendamenti sono stati respinti.

Approvato anche l’emendamenti 531, proposto dalla Giunta e relativo al ruolo della Asur alla luce del codice dei contratti pubblici.

Sull’articolo 3 sono stati respinti gli emendamenti soppressivi 10 e sostitutivi totali 339 (a firma Desini – Busia). Respinto anche il 388 (Pittalis e più). Il presidente Ganau ha messo in votazione il testo dell’articolo 3, che è stato approvato. (C.C.)

Il Consiglio ha quindi iniziato la discussione generale dell’art.4 (Aree socio sanitarie. Istituzione e funzioni).

La consigliera Annamaria Busia (Sdl) ha messo l’accento sul fatto che «la semplificazione del sistema organizzativa operata attraverso una Asl unica è necessaria per superare la realtà frammentata di aziende autonome che si sono rivelate incapaci di garantire i livelli essenziali di assistenza e servono, perciò, altri livelli di governo della sanità nella nostra nella Regione». Individuare otto aree socio sanitarie come fa la legge, secondo la Busia «non condurrebbe ad alcuna semplificazione perché si manterrebbe un fortissimo localismo, di qui la nostra proposta che riafferma il modello articolato su tre macro aree omogenee, oltretutto più rispondente alla legislazione nazionale, per lavorare in futuro su un migliore dimensionamento degli ambiti».

Il consigliere dei Riformatori Michele Cossa ha sostenuto che «nel declinare la legge che istituisce una Asl unica bisogna rifuggire dalla riproposizione di schemi vecchi sotto mentite spoglie, tentazione in cui sembra caduta la maggioranza». Noi invece proponiamo, ha proseguito, «una modifica significativa purtroppo snobbata, nel senso che occorre istituire i presidi ospedalieri di livello locale in alcune zone del territorio regionale con una autonomia gestionale più adatta a quella di una struttura ospedaliera che garantisca una organizzazione efficiente delle prestazioni, insieme alla buona gestione di ospedali di comunità, case della salute e assistenza-emergenza in coordinamento con l’Areus». Questo modello, ha concluso, «ci sembra l’unico in grado di garantire quel legame (che per appare molto labile) con i territori anche nella prospettiva di riassetto della rete ospedaliera; ci piacerebbe sapere, in proposito, cosa ne pensa l’assessore».

Ha assunto la presidenza dell’Assemblea il vice presidente Eugenio Lai.

Il consigliere Augusto Cherchi (Sdl) ha rivendicato la coerenza della linea del suo gruppo, con cui si intende ricercare «un equilibrio fra i poteri del direttore generale ed i responsabili di area socio sanitarie, non per introdurre surrettiziamente le vecchie Asl ma per rendere governabile il sistema». Capisco i principi ispiratori della legge, ha aggiunto, «fondati sulle centralità di una figura con elevate capacità di governo ma questo va bilanciato con contrappesi e strumenti di controllo, per queste ragioni sosteniamo il ruolo delle aree socio sanitarie che non sono solo luoghi di facilitazione operativa, ma organismi operativi che assicurano una forte attenzione soprattutto alle periferie della Regione e garantiscono un significativo supporto alla governance clinica della sanità».

Il consigliere Luigi Ruggeri, del Pd, ha ribadito la validità dell’approccio generale della riforma «che riconosce il ruolo centrale del direttore generale cui si affianca un sistema di coordinamento curato dalle aree socio sanitarie, in cui sono presenti anche organismi di partecipazione nella prospettiva di un governo clinico unitario». Quanto all’attenzione per territori, ha ricordato Ruggeri, «è testimoniata da uno specifico emendamento della Giunta che demanda al Consiglio la perimetrazione delle aree, ciscuna con proprio bilancio analitico ed inserite in un quadro di coordinamento con i direttori di area socio sanitaria; riprendendo lo schema del sistema-Regione si tratta di figure simili a quelle dei direttori generali che non hanno budget ma non sono meno importanti dei direttori di servizio; l’obiettivo è appunto quello rendere omogenei i livelli essenziali di assistenza su tutto il territorio».

Il capogruppo di Sdl Roberto Desini ha spiegato che con la proposta del suo gruppo «emerge la necessità di tre macro-aree come modello più adatto alla Sardegna proprio per coerenza con la filosofia dell’azienda che deve poter contare su un quadro  territoriale più semplice; nello schema attuale invece le aree socio-sanitarie corrispondono da un lato alle vecchie province ma, dall’altro, passano a otto a nove con la città metropolitana, una contraddizione in termini che a nostro giudizio bisogna evitare». (Af)

L’assessore della Sanità, Luigi Arru, ha replicato al consigliere dei Riformatori, Michele Cossa, affermando in premessa che è necessaria “una riflessione su ciò che accade nella nostra Regione, in Italia e nel contesto internazionale, dove a guidare il modello organizzativo dovrà essere l’epidemiologia. L’assessore Arru ha quindi affermato che la proposta avanzata dal consigliere Cossa nel corso del suo intervento in sede di dibattito “non è conforme a ciò che da qui a dieci anni accadrà in Sardegna”. «Il modello del “quasi mercato” – ha spiegato il responsabile della Sanità regionale – è in crisi e servono percorsi integrati: con la Asl unica si determineranno economie di scala ma soprattutto si sviluppa omogeneità nei livelli essenziali di assistenza». Nella parte conclusiva del suo intervento Arru ha ribadito lo “sforzo per cambiare l’organizzazione della sanità” ed ha citato un recente studio secondo il quale in media “su 10.986 minuti di percorso in ospedale, un paziente ha 1570 minuti  dedicati alla presa in carico e a 9416 minuti momenti di attesa”.

Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, ha annunciato il ritiro di tutti gli emendamenti soppressivi presentati all’articolo 4 e il presidente di turno dell’Assemblea, Eugenio Lai, ha posto in votazione l’emendamento 220 (Truzzu) che non è stato approvato (16 favorevoli e 32 contrari); l’emendamento 638 (Rubiu e più) non approvato con 33 no e 18 favorevoli; l’emendamento 179 (Cossa e più) non approvato con 8 favorevoli, 32 contrari e 10 astenuti; l’emendamento 340 (Busia e più) non approvato con 6 favorevoli, 42 contrari e 3 astenuti; l’emendamento 396 (Pittalis e più) non approvato con 16 favorevoli, 33 contrari e 2 astenuti; l’emendamento 221 (Truzzu) non approvato con 16 favorevoli e 33 contrari; l’emendamento 22 (Truzzu) non approvato con 17 favorevoli e 33 contrari.

Le votazioni sono proseguite senza scrutinio elettronico e l’Aula non ha approvato altri tre emendamenti a firma Truzzu (Fd’I) i numeri: 223, 224, 225, il consigliere Paolo Truzzu ha quindi annunciato il ritiro dei restanti emendamenti soppressivi parziali a sua firma.

Non approvato, dunque, l’emendamento 639 (Rubiu) che si proponeva di emendare il 314, successivamente ritirato dal consigliere Augusto Cherchi (Sdl).

Non approvati gli emendamenti 592 (Locci e più), 593 (Locci e più), 594 (Orrù) che si proponevano di emendare il sostitutivo parziale n. 534 presentato dalla Giunta regionale e riguardante gli ambiti territoriali delle aziende socio sanitarie e l’area socio sanitaria locale metropolitana, che è stato approvato dall’Aula a maggioranza con la dichiarata astensione della consigliera di maggioranza Anna Maria Busia (Sdl).

Successivamente il consigliere Augusto Cherchi (Sdl) ha accordato al ritiro degli emendamenti 315 e 316 e si è proceduto con la votazione dell’articolo 4 (Aree socio-sanitarie locali: istituzione e funzioni) che è stato approvato con l’annunciata astensione della consigliera Busia (Sdl) e con la richiesta di scrutinio elettronico avanzata dal capogruppo Sdl, Roberto Desini (30 favorevoli e 13 contrari).

Ritirato il 523 (Pizzuto e più) l’Aula non ha approvato il 595 che si proponeva di emendare l’aggiuntivo 535, presentato dalla Giunta e tendente a garantire il controllo della spesa degli LA alle Assl. L’emendamento 535 è stato dunque approvato a maggioranza con l’astensione annunciata dei due consiglieri del gruppo di maggioranza “Sovranità, democrazia, lavoro”, Roberto Desini (capogruppo) e Anna Maria Busia. Ritirati gli emendamenti 318 e 319 (Augusto Cherchi) e 511 (Usula) il presidente ha annunciato la discussione e l’esame dell’articolo 5 (direttore dell’area socio-sanitaria locale) e degli emendamenti.

Prima di aprire la  discussione generale sull’articolo 5 (Direttore dell’area socio sanitaria locale)  è intervenuto il capogruppo del PD  Pietro Cocco  che ha chiesto  l’interruzione della  seduta perché c’è necessità di un maggiore approfondimento dell’articolo 5. Contrari si sono dichiarati i capigruppo di Forza Italia Pietro Pittalis e dei Riformatori Michele Cossa. Augusto Cherchi (Sovranità, Democrazia e Lavoro) ha sottolineato la necessità di spostare la discussione sull’articolo 5  a domani per maggiori  approfondimenti. Per il consigliere del Psd’Az Angelo Carta  è meglio proseguire  con i lavori, senza interruzione. Daniele Cocco (Sel) è per l’interruzione per dare modo ai consiglieri di approfondire.

Il presidente Ganau ha sospeso momentaneamente l’articolo 5 e ha proceduto con  l’articolo 6 “Modifiche all’articolo 17 della legge regionale n. 10 del 2006 (Distretti)”.  Nessun consigliere si è iscritto nella discussione generale.

 Sono stati approvati, sempre con l’astensione dei consiglieri Busia e Desini (Sovranità, democrazia e lavoro),   il testo dell’articolo 6 e gli  emendamenti: 546, 328, 537 e 538.

L’emendamento 546  della giunta regionale aggiunge, prima del comma 1 dell’articolo 6, “01 Dopo la lettera b) del comma 2 dell’articolo 17 della legge  regionale n. 10 del 2006 è aggiunta la lettera c)Dipartimento del farmaco”.

L’emendamento 328 (Augusto Cherchi e più)  aggiunge al comma 2 dell’art. 6 dopo la frase “d’intesa con la Conferenza Regione – enti locali che acquisisce i pareri delle Conferenze territoriali socio sanitarie, individua”,  aggiunge “ in coerenza con gli ambiti previsti ed istituiti ai sensi della legge regionale 2/2016”.

L’emendamento 537 della Giunta regionale aggiunge al comma 3 dell’articolo 6 le parole.. “Sono istituiti il distretto delle isole minori di San Pietro e Sant’Antioco e il distretto de La Maddalena”.

L’emendamento della Giunta regionale n. 538 alla fine del comma 2 dell’art 6 dopo le parole “…. Dei loro ambiti territoriali” aggiunge  “acquisito il parere della commissione consiliare competente”. 

L’emendamento 326 in un primo tempo è stato approvato. Poi è intervenuto il presidente Ganau che ha annullato la votazione in quanto, erroneamente, era stato detto all’aula che sull’emendamento c’era il parere favorevole della commissione. Nella discussione ha replicato il capogruppo di Forza italia Pietro Pittalis che ha detto che il Regolamento prevede che si possa ripetere la votazione solo se si procede immediatamente. Non era questo il caso perché c’erano state altre votazioni successivamente a quella del 326. Il presidente Ganau ha annullato la votazione e ha rimesso ai voti l’emendamento su cui c’era l’indicazione di “invito al ritiro” da parte della commissione. L’emendamento è stato bocciato 

 I lavori si sono conclusi ed il Consiglio è stato convocato per domani mattina, alle 10.00.

Palazzo del Consiglio regionale 3 copia

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Il Consiglio regionale nella seduta di questa sera ha approvato il passaggio agli articoli del disegno di legge n° 321/A della Giunta regionale sull’“Istituzione dell’Azienda sanitaria unica regionale (ASUR) e disposizioni di adeguamento dell’assetto istituzionale e organizzativo del servizio sanitario regionale. Modifiche alla legge regionale 28 luglio 2006, n. 10 (Tutela della salute e riordino del servizio sanitario della Sardegna. Abrogazione della legge regionale 26 gennaio 1995, n. 5)”.
La seduta pomeridiana si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Sull’andamento dei lavori, il presidente ha comunicato che, in base alla decisione dei capigruppo, la seduta del Consiglio si concluderà con il voto sul passaggio agli articoli della legge mentre, per gli emendamenti, è stato fissato il termine di domattina, alle 10.00, per la presentazione e di giovedì, alle 10.00, per l’esame della commissione competente. Il Consiglio, infine, riprenderà l’esame della legge martedì prossimo alle 10.00.
Successivamente, il presidente ha dato la parola al primo dei capigruppo iscritti a parlare, il consigliere Fabrizio Anedda del gruppo Misto. Dopo un cenno sintetico alla difficile situazione economica della Sardegna, Fabrizio Anedda ha sostenuto che «le riforme sono necessarie per rendere più efficiente il sistema e per risparmiare ed in questo contesto la riforma della sanità viene fortemente sollecitata dalla comunità». Il consigliere ha espresso però perplessità «sul manager unico che gestirà circa un budget di circa 2 miliardi lasciando aperto il problema dei controlli che, invece, va esteso a tutti gli aspetti della gestione delle aziende sanitarie, ragione di più per un bilanciamento adeguato dei poteri del manager». La nomina spetta alla Giunta, ha concluso Anedda, che deve privilegiare la competenza ed agire «senza condizionamenti».
Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta ha ricordato che «quando si parlò di azienda unica sembrava possibile cambiare in profondo la sanità sarda, con i costi fuori controllo e con un passato in cui fu usata per costruire carriere e clientele di vario genere; se queste finalità fossero vere sarei favorevole ma stiamo invece assistendo ad una deriva di segno diverso con la concentrazione di potere su un unico soggetto». “Vedremo – ha aggiunto Carta – su cosa si è concretamente compattata la maggioranza, certo è che restano aperte alcune domande sull’aumento dei costi su voci strategiche della spesa rispetto ai tetti fissati dalla legge per le aziende di Nuoro ed Oristano, tanto per soffermarsi agli esempi più evidenti; in generale, il testo riporta bruscamente alla realtà e dice che la Asl unica in realtà non lo è perché ha cinque diramazioni e prevede una serie di soggetti che polverizzeranno la gestione senza far diminuire i costi, forse si voleva cambiare ma con questa impostazione i cambiamenti certamente non arriveranno”. Ciò di cui si è avvertita maggiormente la mancanza, ad avviso di Carta, «è un testo organico che proceda anche alle necessarie abrogazione di tante norme succedutesi nel tempo, così è una riforma senza coraggio con pareri di maggioranza dati a denti stretti, senza una visione forte e di prospettiva, una riforma che probabilmente sarà anche di difficile applicazione».
Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni, ha affermato che «la legge dovrebbe occuparsi in prima istanza dei malati ma questa riforma, in concreto, non contiene innovazioni e non lascia ben sperare per il futuro, come dimostra la scarsa attenzione del Consiglio». E’ fin troppo facile, ha osservato Dedoni, «dire che non c’è una Asl unica nonostante la propaganda del centro sinistra, dentro c’è di tutto e di più per motivazioni opache ed incomprensibili, il contrario della nostra proposta che prevedeva la gestione unitaria  di personale ed acquisti». La riforma non inciderà sulla sanità sarda, ha continuato l’esponente dei Riformatori, «dove lo stesso assessore non sa cosa faceva ciascuna azienda prima e dopo la gestione commissariale e in quest’ultima fase con una disinvoltura allarmante; sono cose che la gente ricorda e ricorderà al momento del voto». La politica, ad avviso di Dedoni, «deve stare fuori dall’amministrazione mantenendo solo il suo ruolo di indirizzo e di controllo e ciò dovrebbe spingere la maggioranza a mettersi una mano sulla coscienza; voterete questa riforma ma non nel nostro nome, l’assessore è solo un capro espiatorio delle vostre dialettiche interne, al massimo con questa legge cambierà qualche primariato e si soddisferà qualche interesse particolare di piccolissima entità, c’è bisogno invece di una ulteriore riflessione».
Il capogruppo dei Rossomori Emilio Usula, ha parlato di «una riforma molto attesa dai sardi e dai circa 24.000 operatori della sanità, che vivono da lungo tempo una grave situazione di incertezza, una riforma che purtroppo viene percepita come un intervento tecnocratico che incide solo sulla organizzazione gerarchica ma questo messaggio non deve passare ed è un impegno che deve prendere in primis la maggioranza ma è un impegno dal quale non può sottrarsi tutto il Consiglio». Partiamo, ha ricordato Usula, «da una situazione in cui hanno operato 11 repubbliche indipendenti che non si parlano e spesso in competizione fra loro, che ha prodotto lo spreco di risorse ingenti e, rispetto a questo, la nostra non è una posizione ostile alla proposta della maggioranza, chiediamo però che la legge porti ad un migliore livello di servizi per i cittadini ed i territori, soprattutto di quelli più disagiati e delle isole minori». Quello del risparmio, inoltre, secondo Usula, «pur importante non può essere l’unico criterio guida e peraltro molti studi dicono che nel passaggio fra un sistema all’altro si determina addirittura un aumento di spesa, fatto che non ci deve spaventare, perché il faro della nostra attenzione deve essere rivolto ai bisogni di salute dei sardi». Soffermandosi infine sui problemi del personale, il consigliere dei Rossomori ha auspicato una condivisione più forte della riforma che «deve dare risposte anche al clima di disaffezione molto diffuso nelle nostre strutture sanitarie; dobbiamo far capire che si vuole investire molto sulle risorse umane e non sono d’accordo sull’idea che i buoni medici debbano lavorare nei grandi ospedali, è un messaggio che deve essere corretto, altrimenti tanto vale dire che i cittadini che si rivolgono ai piccoli ospedali si devono arrangiare».
Dopo l’on. Usula ha preso la parola l’on. Daniele Cocco (Sel), che ha parlato della necessità di “una terapia dolorosa per provare a guarire il sistema sanitario della Sardegna.  E questa riforma è coraggiosa e importante: se andrà in porto sarà una svolta epocale. Daremo uguale accessibilità a tutti i pazienti del territorio sardo. Non dovrà più ripetersi un tradimento di fiducia come quello operato da alcuni commissari”. L’esponente di Sel ha garantito che “la massima vigilanza perché la domanda di salute trovi ovunque una risposta precisa, a fronte di 400 mila sardi che sono sotto la soglia della povertà. Sosterremo sino in fondo questa riforma ma mi aspetto che la disponibilità mostrata all’assessore sia tradotta in atti concreti, come concreti sono gli emendamenti della maggioranza”.
Ha preso poi la parola l’on. Gianluigi Rubiu capogruppo dell’Udc: “Confesso imbarazzo perché siamo consapevoli che questa bozza sarà totalmente stravolta dagli emendamenti della maggioranza. Altro che cura dimagrante dei costi: avremo giusto i tagli nelle periferie della sanità sarda, dove avremo ospedaletti che chiuderanno nel fine settimana. Si salveranno giusto gli ospedali cagliaritani e si consoliderà la sanità privata, viste le future ulteriori debolezze del pubblico. E’ tutto da chiarire poi cosa saranno i distretti sanitari e vanno indagati anche i poteri del direttore generale della futura azienda unica”.
Per il Centro Democratico è intervenuto l’on. Roberto Desini, che ha detto: “Partiamo da un punto: la politica continua a ingerirsi nella Sanità sarda ma non si occupa di quei medici che chiedono con imbarazzo ai pazienti di portarsi i farmaci da casa. L’ho visto con i miei occhi al Santissima Annunziata di Sassari. Ecco, abbiamo il dovere morale di questa riforma, mettendo da parte una volta per tutte le bandierine di parte”. Alcuni rilievi di merito sono giunti dal Centro Democratico: “Sull’Areus, per cominciare. Mi interessa sapere se i cittadini saranno soccorsi subito, non chi sarà il direttore generale”.
Per l’Upc è intervenuto il capogruppo l’onorevole Pierfranco Zanchetta: “In parte il presidente della Regione è stato convincente sulla riforma ma vorrei che anche l’assessore alla Sanità facesse altrettanto. Universalità, integrazione sociosanitaria e umanità: vorrei che fossero questi i pilastri della riforma, la direzione da prendere nel segno del rigore della spesa ma anche dell’aumento della qualità dei servizi”. Anche l’on. Zanchetta è entrato nel merito del testo di legge, esponendo alcune perplessità, “non dico su un uomo solo al comando ma su un supermanager che deve comunque essere messo sotto controllo dalla politica. Perché la politica ha il dovere di controllare. Mi attendo risposte su questo ma su tanto altro”.
Per il capogruppo del Pd, on. Pietro Cocco, “tutti diciamo che la sanità è fuori controllo, oggi lo dicono anche i quotidiani sardi presentando i numeri della Corte dei conti rispetto alla gestione sanitaria sarda nel 2013 e 2014. Non si capisce, dunque, perché non dovremmo presentare una seria proposta di riforma. L’azienda unica potrà consentire agli ospedali di dialogare tra loro e un solo 118, nuovi modelli organizzativi per garantire i diritti dei cittadini. Perché la Sanità è un diritto e va garantito.
Nel 2014 abbiamo già scritto una prima legge sulla Sanità e questa è l’occasione per garantire che la Sardegna abbia un elisoccorso stabile”.
Il portavoce del partito di maggioranza relativa ha aggiunto: “Ci sono momenti come questo in cui dobbiamo stare tutti quanti uniti, perché il tema è complicato e fuori da qui non capirebbero il perché di una divisione. Solo così avremo contenimento dei costi ed efficienza”.
Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, in apertura del suo intervento si è rivolto al suo omologo del Partito democratico per affermare: «Fa bene il capogruppo del Pd a richiamare la maggioranza a seguire le indicazioni della Giunta, soprattutto, dopo aver sentito il dibattito in Aula, ma non vorremmo che questa riforma risenta troppo dei problemi che attraversano i partiti del centrosinistra ad incominciare dal Pd a cui manca ancora un segretario regionale».
L’esponente della minoranza ha ricordato i commissariamenti delle Asl, promossi, così ha detto – per garantire risparmi e controllo nella spesa però – ha proseguito Pietro Pittalis – i commissari dovevano restare in carica qualche mese e vi accingete ad approvare l’ennesima proroga senza che siano stati conseguiti i risultati e gli obiettivi attesi.
Pietro Pittalis ha quindi criticato il metodo con il quale si procede per il varo della riforma («il testo all’esame dell’Aula è superato e tutti attendiamo di conoscere le sostanziali proposte di modifica che avanzerà la giunta») ed ha dichiarato, rivolgendosi all’assessore della Sanità: «Le riforme non si fanno con un’interlocuzione solo tra le forze della maggioranza, a voi spetta la responsabilità della proposta ma noi vogliamo partecipare alla stesura della legge per garantire ai territori e ai cittadini più svantaggiati identiche possibilità di accesso alla sanità rispetto a quelle garantite a chi abita nei grandi centri. Vogliamo cioè uguali opportunità tra i sardi per vedere riconosciuto il diritto alla salute».
Il capogruppo dell’opposizione ha infine ribadito che per ciò che attiene i modelli organizzativi si deve tener conto delle specificità della Sardegna («non si può applicare nei nostri territori ciò che va bene in Lombardia»).
Terminati gli interventi dei capigruppo il presidente del Consiglio ha sospeso i lavori per cinque minuti ed alla ripresa ha concesso la parola all’assessore della Sanità, Luigi Arru. 
Nella replica a nome della Giunta, l’assessore della Sanità, Luigi Arru, dopo aver premesso di volersi ispirare alla sobrietà senza parlare di rivoluzioni, ha sostenuto che obiettivo dell’Esecutivo è quello di un «confronto sulle cose concrete della sanità sarda e sotto questo profilo la scelta della Asl unica deriva da analisi su modelli nazionali ed internazionali fondati su dati precisi: in Occidente si prevede il raddoppio dei costi della sanità entro 30 40 anni, (in Italia arriveranno a 228 miliardi) aprendo un grande problema di sostenibilità derivante anche dall’andamento di alcune dinamiche demografiche». “In Sardegna – ha spiegato Arru – assistiamo dal 2001 al saldo invertito fra decessi e natalità, che ci spinge ad impostare politiche di medio e lungo termine, tenendo presente che, entro i prossimi 10 anni, avremo il 25% della popolazione con più di 65 anni, concentrandoci quindi non solo sui farmaci ma sugli stili di vita, come in qualche modo ci insegnano le vicende dell’Ogliastra”.
Quanto alle dinamiche macro-economiche analizzate dalla Corte dei conti, secondo l’assessore della Sanità, «si certifica ciò che Giunta evidenziava già nel 2015 chiedendo l’inserimento della Sardegna nel piano di rientro, cioè che la Regione è impegnata in un grande progetto di riforma ispirato non tanto a criteri meramente economici, perché anzi garantiamo a tutti i sardi i farmaci contro epatite (52 milioni) e quelli per la cura di malattie particolari rispetto al territorio nazionale, quanto a criteri di buona sanità, perché chiudere una sala operatoria che non ha standard non è un taglio ma buona sanità». Rispondendo ad una osservazione del consigliere Usula, Arru ha poi precisato di non aver mai detto che «i buoni medici lavorano nei grandi ospedali ma che occorre un equilibrio fra il numero dei casi trattati e gli esiti degli stessi». “Per la prima volta – ha aggiunto – tutti i chirurghi della Sardegna lavoreranno in una rete separata dai livelli di complessità in ambiti di massima tutela”. Concentriamoci, ha detto ancora Arru rivolgendoci al Consiglio, «su un sistema universale che garantisce la territorialità, aggregando solo funzioni su cui si possono fare economie di scala (come ha fatto recentemente la Asl 1 con una gara unica con risparmio del 50%,) senza fermarci ad un modello standard vincente che non c’è, restiamo attenti a farmaci innovativi e nuove tecnologie ed ai problemi delle isole minori come delle zone disagiate di montagna; così garantiremo un diritto uniforme alla salute per tutti i sardi».
Per dichiarazione di voto. Il consigliere Piermario Manca (Sdl) ha affermato che «la riforma della sanità è una legge che caratterizza tutta la legislatura non può essere quindi una riforma banale, anzi ci coinvolge tutti anche dal punto di vista morale, perché non sono più rinviabili sia la garanzia del diritto alla salute anche ai sardi che vivono nelle periferie, che la lotta agli sprechi, sulla quale si è soffermata anche la Corte dei conti con valutazioni non certo tenere anche su questa Giunta». «Il sistema ha grosse falle che vanno ancora colmate» ha aggiunto Manca, precisando di non votare mai per spirito di appartenenza. “Rispetto i cittadini – ha concluso – e sento di avere un debito verso di loro, questa legge ha grossi limiti e non mi basta che sia solo una prima stesura”.
Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente ha messo in votazione il passaggio agli articoli della legge, che il Consiglio ha approvato.
Il presidente Ganau, prima di dichiarare conclusi i lavori, ha quindi comunicato la convocazione del Consiglio per martedì 26 luglio, alle 10.00, ed il termine per la presentazione degli emendamenti al disegno di legge 321 (mercoledì 20 luglio, alle 11.00) mentre la commissione Sanità è convocata, per il previsto parere, giovedì 21 luglio, alle 10.00.

Consiglio regionale A1

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“«La speculazione finanziaria sul grano è criminale, la Regione si attivi per tutelare l’oro sardo. Il prezzo del grano è crollato negli ultimi mesi, questo mette a rischio il lavoro e le produzioni di agricoltori italiani e sardi che, coraggiosamente, hanno deciso di coltivare un prodotto primario e fondamentale per la vita di tutti.»
Lo hanno detto questa sera i consiglieri regionali del gruppo di Sinistra, Ecologia e Libertà, Daniele Cocco, Francesco Agus, Luca Pizzuto ed Eugenio Lai.
«Il mercato e il sistema capitalista-monopolistico dei grandi produttori (sardi e italiani), con questa operazione di cartello, sta mettendo in ginocchio migliaia di realtà agricole in tutta la penisola, al pari d’una alluvione o d’una invasione di cavallette. La politica ha il dovere di proteggerci da lobby criminali, il cui unico scopo è l’accumulo della ricchezza, e di tutelare i nostri beni comuni, tra cui il grano, da cui derivano beni di primissima necessità. Noi crediamo che la Regione debba proporre premi de minimis a favore degli agricoltori che coltivano principalmente grano, per poter riequilibrare le parti e creare una tutela forte dalle speculazioni finanziarie.
La Regione presti ascolto ai nostri produttori di grano, non ai lobbisti, e l’assessorato dell’Agricoltura metta in campo, al più presto, strumenti in grado di tutelare la fatica e il lavoro dei nostri piccoli produttori, i quali contribuiscono in modo fondamentale alle economie locali, tutelano la biodiversità, e ci consentono – concludono I consiglieri di Sinistra, Ecologia e Libertà – d’avere nelle nostre tavole un pane sano, di qualità, e che crea lavoro nella nostra terra.»

Luca Pizzuto-Francesco Pigliaru 3

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Luca Pizzuto 2 copia
I consiglieri regionali di Sinistra, Ecologia e Libertà Daniele Cocco, Francesco Agus, Luca Pizzuto ed Eugenio Lai intervengono sulle scelte del loro partito per il presente e per il futuro.
`La scelta di cancellare il partito di cui siamo attivisti e che rappresentiamo nelle istituzioni portata avanti dalla dirigenza nazionale di SEL si è rivelata sbagliata – scrivono in una nota -. Ciò appare evidente alla luce dei risultati deludenti delle ultime elezioni amministrative dove ovunque meno che in Sardegna, si è ottenuto un risultato negativo senza eguali per la sinistra. La trasformazione del nostro partito in Sinistra Italiana è una scelta su cui è necessario un urgente dietrofront, come auspicato nel documento di cui siamo firmatari insieme a centinaia di iscritti sardi.»
«In Sardegna siamo stati coerenti, nei territori e in Consiglio regionale, e abbiamo fatto valere la nostra specificità. In SEL siamo stati eletti e come SEL lavoriamo in Consiglio regionale e negli enti locali che amministriamo. In Sel abbiamo praticato un rinnovamento generazionale unico nella storia recente della politica sarda, lontani dalle logiche di corrente, senza imposizioni da Roma e nel solo interesse esclusivo dei sardi – aggiungono Daniele Cocco, Francesco Agus, Luca Pizzuto ed Eugenio Lai -. Per questi motivi in Sardegna, pur con mille difficoltà organizzative, SEL va avanti e aumenta il suo consenso e il suo radicamento. E questo avviene nei territori più periferici dell’isola e nella città metropolitana, dove è centrale nell’unica affermazione al primo turno ottenuta nelle recenti amministrative nei capoluoghi italiani. Crediamo si debba partire da quanto di buono è stato fatto sino ad ora e dalla ricostituzione dovunque sia possibile del centrosinistra, di cui ci sentiamo alleati sinceri e mai succubi-»
«È innegabile che la coalizione oggi al Governo dell’isola abbia bisogno di un tagliando ormai irrimandabile. C’è la necessità di intervenire sul programma e nella risoluzione delle urgenze e delle tante questioni aperte, sulla gestione dei rapporti con lo Stato e con l’Unione europea e sulla composizione della squadra di Governo. Crediamo che SEL, forza autonoma e coerentemente di sinistra nel centrosinistra al governo della Sardegna – concludono Daniele Cocco, Francesco Agus, Luca Pizzuto ed Eugenio Lai -, debba essere oggi motore del rinnovamento anche nell’azione della politica regionale.»