Il Consiglio regionale ha proseguito l’esame della riforma sanitaria ed approvato un odg sulla possibile apertura delle discoteche
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Il Consiglio regionale ha proseguito l’esame della riforma sanitaria (articolo 3) ed approvato un ordine del giorno sulla possibile apertura delle discoteche e dei locali da ballo.
Nella discussione generale dell’articolo 3 sono intervenuti: Francesco Agus (Progressisti) che ha parlato di rischio di frammentazione e di possibilità per ogni Asl di comportarsi come una Repubblica indipendente. «Ancora una volta – ha detto – presi dalle riforme si rischia di trascurare le emergenze»; Cesare Moriconi (Pd) che ha affermato di non avere nessun pregiudizio rispetto a questa iniziativa legislativa della maggioranza, ma che con questa legge di riforma si sta ripristinando un sistema che in passato non ha funzionato. La soppressione dell’articolo 3 potrebbe migliorare la legge. Massimo Zedda (Progressisti) ha ricordato che in Sardegna l’aspettativa di vita è di 82,5 anni. La nostra isola è seconda nel mondo solo al Giappone dove l’aspettativa di vita è di 83 anni. Quindi questo vuol dire che si dovrebbe programmare il nostro sistema sanitario in base a queste specificità. Nulla di tutto questo è contenuto in questa riforma che si basa solo su criteri tecnico amministrativi e non in base alle esigenze reali della popolazione. Per Antonio Piu (Progressisti) questa riforma non crea nessuna novità rispetto al passato: l’Ares ha le stesse finalità e la stessa base di lavoro dell’ATS. Per Antonio Piu, inoltre, non si può pretendere che una riorganizzazione come questa parta dal 1 gennaio 2021. Perché ancora oggi stiamo vivendo il periodo di transizione della riforma precedente del 2016. Piero Comandini (Pd) ha detto che l’ articolo 3 è uno degli articoli principali della riforma. «Qual è la necessità – ha chiesto – di sopprimere l’Ats e istituire l’Ares, se hanno le stesse funzioni? La nostra riforma era stata varata dopo una larga compartecipazione nella quale i cittadini erano stati chiamati ad esprimersi. Invece questa riforma è frettolosa ed è accecata da una furia elettorale. Per il vicepresidente del Consiglio regionale quello che manca è l’analisi tecnico- finanziaria- politica-economica sull’ATS. Solo sulla base di tale analisi si poteva capire quali sono state le gravi carenze per cui l’Ats viene cancellata ed introdotta l’Ares che è una sua fotocopia. Inoltre, in questa riforma viene esautorato il ruolo del Consiglio regionale e si accentra tutto nelle mani dell’assessorato alla sanità.»
Sugli emendamenti 75, 146 e 569, soppressivi totali dell’articolo 3, sono intervenuti i consiglieri: Laura Caddeo (Progressisti), Michele Ciusa (M5S), Francesco Agus (Progressisti), Massimo Zedda (Progressisti), Maria Laura Orrù (Progressisti), Gianfranco Ganau (PD), Piero Comandini (PD), Salvatore Corrias (Pd), Diego Loi (Progressisti), Cesare Moriconi (PD), Rossella Pinna (Pd), Desirè Manca (M5S), Valter Piscedda (PD), Giuseppe Meloni (Pd). I consiglieri dell’opposizione hanno lamentato la mancanza di dialogo con la maggioranza.
Ha preso allora la parola il presidente della commissione sanità Domenico Gallus che, rispondendo alle accuse che questa riforma non era frutto di concertazione, ha ricordato che la commissione ha fatto il giro di tutti gli ospedali per capire che cosa non andava nella sanità sarda. «Da ogni parte – ha detto Domenico Gallus – ci hanno chiesto di togliere l’ATS e di rimettere le unità sanitarie locali» Ha ribattuto Giuseppe Meloni (Pd) che ha affermato che nei territori non hanno chiesto l’istituzione delle otto Asl ma una sanità più vicina al cittadino. E’ poi intervenuto Giorgio Oppi (Udc-Cambiamo!) che ha ribadito che l’Ats non ha funzionato e che i poltronifici li ha inventati l’opposizione che continua a gestire la sanità. Molto critico anche Pierluigi Saiu (Lega) che ha detto che l’opposizione quando era al governo ha creato l’Ats che ha distrutto la sanità sarda.
Gli emendamenti 75, 146 e 569 sono stati bocciati.
Sugli emendamenti 185 e 571 (soppressivi del comma 1 dell’articolo 3) sono intervenuti, per dichiarazione di voto: Massimo Zedda (Progressisti); Laura Caddeo (Progressisti); Gianfranco Ganau (Pd); Francesco Agus (Progressisti); Valter Piscedda (PD); Rossella Pinna (Pd); Desirè Manca (M5S) che ha detto che non c’è nessun tentativo di rallentare la riforma sanitaria. Noi non siamo quelli del “no a prescindere”. Nel progetto di 5 stelle si evince la nostra azione propositiva. I 5 stelle vogliono l’istituzione di 4 Asl indipendenti e autonome; Michele Ciusa (M5S); Piero Comandini (Pd) che ha affermato di non rinnegare la precedente riforma sanitaria. E’ stata una scelta intelligente e necessaria che ha permesso alla Sardegna di non essere commissariata.
Gli emendamenti 185 e 571 sono stati bocciati.
Sugli emendamenti 186 e 572, soppressivi del comma 2 dell’articolo 3, sono intervenuti: Massimo Zedda (Progressisti); Valter Piscedda (Pd) che ha detto che è umiliante per il Consiglio perdere una delle ultime potestà rimaste. La sede dell’Ares, infatti, secondo l’articolo 3 è individuata con deliberazione della Giunta. Antonello Peru (Udc Cambiamo!) che ha detto alla opposizione di non aver letto bene l’articolo 3 sulle funzioni di Ares. L’ATS svolge le sue funzioni sanitarie attraverso i presidi, l’Ares svolge esclusivamente funzioni amministrative, non sanitarie. C’è una differenza sostanziale. Piero Comandini (Pd) ha ribadito che con questa riforma c’è un ritorno al passato. La sanità deve essere garantita a tutti. Daniele Secondo Cocco (Leu) ha affermato di essere poco interessato alla sede dell’Ares ma vuole sapere se la sanità sarà garantita a tutti in maniera uguale. Per Francesco Agus, (Progressisti) il tema della sede è marginale. Per Roberto Deriu (Leu) è necessario che la maggioranza si confronti. In questo modo non si va da nessuna parte. Sono sbagliate sia l’Ats che l’Ares. Anche a Rossella Pinna (Pd) l’argomento dell’ubicazione della sede dell’Ares è poco appassionante. Giuseppe Meloni (Pd) ha chiesto perché questa maggioranza non abroga direttamente la riforma del 2016. Stefano Tunis (misto) ha detto che questa riforma è il rimedio alla vecchia riforma. L’elemento che contraddistingue questa controriforma è che la politica torna a gestire la sanità e che questa maggioranza sta operando secondo studi scientifici e sulla base di dati. Per Maria Laura Orrù (Progressisti) è allucinante che in questa aula si guardi solo al passato e che non si continui a dare risposte alle persone che soffrono.
Gli emendamenti 186 e 572 sono stati bocciati.
Sugli emendamenti 187 e 573, soppressivi del comma 3 dell’articolo 3, sono intervenuti: Massimo Zedda (Progressisti); Francesco Agus (Progressisti) che ha ribadito che intervenire in questo periodo sulla sanità è un errore epocale. Desirè Manca (M5S) che ha ricordato che oggi in Sardegna si sono registrati 20 nuovi casi di Covid. Valter Piscedda (Pd) che ha detto che sarebbe utile confrontarsi sul merito. Per Piero Comandini (Pd) è il momento sbagliato per intervenire sulla sanità; mentre Giorgio Oppi (Udc cambiamo!) ha accusato l’opposizione di non avere nessuna proposta alternativa. Sono intervenuti ancora Michele Ciusa (M5S), Laura Caddeo (Progressisti), Domenico Gallus (Udc Cambiamo!).
Gli emendamenti 187 e 573 sono stati bocciati.
Sull’emendamento 16, che prevede di eliminare le parole “l’Areus” nel comma 3 dell’articolo 3, è intervenuto Massimo Zedda (Progressisti). L’emendamento 16 è stato bocciato.
Sull’emendamento 191, soppressivo della lettera a) del comma 3 dell’articolo 3, è intervenuto Massimo Zedda (Progressisti) . Durante l’intervento si è acceso un dibattito tra Massimo Zedda e Michele Ennas (Lega). Sono state usate espressioni inappropriate ed il presidente Michele Pais ha chiesto a Massimo Zedda di chiedere scusa al collega della Lega. Non avendolo fatto, Massimo Zedda è stato allontanato dall’aula ed i lavori sono stati sospesi.
I lavori sono rimasti sospesi per circa un’ora. Alla ripresa dei lavori il presidente Michele Pais ha auspicato che simili comportamenti non si ripetano mai più e ha chiesto al consigliere Massimo Zedda di riprendere il suo posto in aula.
Massimo Zedda si è detto dispiaciuto per quanto accaduto e ha detto che aveva solo risposto ad una provocazione.
Michele Ennas (Lega) ha affermato che gli insulti chiamano altri insulti e che aveva fatto l’errore di intervenire mentre il consigliere Massimo Zedda parlava.
In chiusura di seduta è stato approvato un ordine del giorno (primo firmatario Franco Mula) che impegna la Giunta regionale, sentito il comitato scientifico, a valutare l’opportunità di adottare atti idonei a rendere possibile l’apertura di discoteche e locali da ballo, nel rispetto, qualora fosse possibile, di norme che garantiscano la sicurezza ed il distanziamento.
I lavori sono stati interrotti. Il Consiglio si riunirà domani alle 10.00.