21 November, 2024
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Nel 2020 ricorrono a Teulada i compleanni di dieci centenari, uno ogni 350 abitanti, su una popolazione di 3450. E’ un record che supera quello del 2012, quando vi furono di sette centenarie, solo donne, due delle quali, Giovanna Putzu e Bardilia Marras, decedute rispettivamente nel 2015 e nel 2018, all’età di 107 e 106 anni compiuti.
La presenza di tanti centenari è nota agli studiosi: nel 2014 l’equipe che individuò la zona Blu dell’Ogliastra (i professori G.M. Pes e M. Poulain), ha compiuto una missione in loco per studiare la documentazione anagrafica e tuttora segue l’evoluzione della longevità nel paese. Teulada, d’altra parte, negli ultimi decenni ha visto il succedersi di circa 40 anziani che hanno superato il secolo di vita, una tendenza che trova conferma nella storia del Comune, con dati in questo senso dai primi del 1700, grazie a questa statistica Teulada si colloca all’apice della classifica della longevità studiata da demografi, genetisti e nutrizionisti.
«Siamo molto lieti di poter dare questa notizia proprio in un anno così difficile per l’Italia, i cui anziani sono stati duramente colpiti dalla pandemia da Covid-19 dice il sindaco Daniele Serra -. Ci sentiamo ancora più in dovere di rispettare, tutelare e sostenere questo patrimonio di vita e conoscenza, attraverso la rete di solidarietà familiare e l’approccio comunitario che caratterizzano ancora questa parte di Sardegna e che consideriamo un bene prezioso, da consolidare e di cui speriamo di poter rendere partecipi tutti i nostri visitatori.»
Il comune di Teulada ha da tempo avviato un percorso di valorizzazione di tale peculiarità e partecipa attivamente agli studi sul fenomeno della longevità e a convegni di studio, conferenze e proiezioni dedicate alla vita pastorale di ieri e di oggi, che tanta parte ha avuto nella salute delle generazioni teuladine.
«Ci auguriamoconclude il sindaco Daniele Serradi ricevere maggiori attenzioni dalle Istituzioni deputate allo studio della genetica locale e del sistema delle diete alimentari, su cui stiamo facendo approfondimenti. Speriamo che Teulada possa entrare presto a pieno titolo nella mappa delle Zone Blu della longevità, al pari dell’Ogliastra.»
Dati dei centenari del 2020:
Elisetta Urru (1915);
Pietrino Culurgioni e Emanuele Garau (1917);
Ignazia Ledda e Speranza Uccheddu (1919);
Salvatore Angioni, Rosa Virdis, Carmela Marongiu, Purifica Cuccu e Maria Piras (1920).

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Preoccupa la situazione di 6mila 574 imprese sarde legate al turismo. A dare l’allarme è l’ufficio studi di Confartigianato Sardegna tramite il dossier “Imprese e valore artigiano in Sardegna”, che ha analizzato i comparti sardi del turismo e dell’artigianato attraverso i dati Istat, Unioncamere e Movimprese del 2019.
«Le piccole e medie realtà cominciano a percepire gli effetti economici, diretti e indiretti, della paura da Coronavirus, con la conseguente contrazione del giro d’affarihanno dichiarato Antonio Matzutzi e Daniele Serra, presidente e segretario regionale di Confartigianato Imprese Sardegnae sono fortemente preoccupate per le conseguenze dell’onda lunga che il virus potrà avere sull’economia regionale.»
«Da ogni parte della nostra regione – hanno aggiunto Antonio Matzutzi e Daniele Serra continuiamo a ricevere quotidiane segnalazioni di rallentamenti o assenza di ordinativi, o della mancanza di clienti, soprattutto da quelle attività che lavoravano in simbiosi con alberghi e strutture turistiche. In ogni caso, vogliamo essere postivi e crediamo che la stagione possa essere recuperata, almeno in parte con una importante campagna di comunicazione che accompagni il turista in tutti i 12 mesi, che faccia conoscere ancora di più i prodotti artigianali dell’agroalimentare e del tipico tradizionale, e che ampli le possibilità di svago da offrire ai turisti, tutto sempre nel massimo rispetto delle disposizioni in materia di sicurezza. Di questo parleremo presto con l’assessore regionale dell’Artigianato, Gianni Chessa, per condividere con lui questa nostra idea di ripartenza anche dal turismo legato all’artigianato.»
«Il viaggiatore, infatti, non si accontenta più di ricordare il proprio viaggio hanno ribadito Antonio Matzutzi e Daniele Serrama desidera delle esperienze autentiche da condividere e raccontare ed essere protagonista attivo, entrando in sintonia con la storia, la cultura e tradizioni del luogo che visita. E quindi le persone, gli stili di vita, gli oggetti quotidiani e i sapori si integrano perfettamente sia nel “turismo esperienziale” e con le nuove disposizioni sul distanziamento sociale.»
A detta dell’associazione artigiana, una possibile soluzione è un progetto che possa riunire le eccellenze artigiane e le tipicità artistiche e agroalimentari di tutto il territorio sardo.
«L’attuale difficoltà delle piccole e medie imprese dovuta dall’emergenza sanitaria è sotto gli occhi di tutti – hanno concluso Antonio Matzutzi e Daniele Serraper questo è necessario mettere in campo qualsiasi iniziativa per rilanciare l’artigianato locale, ovvero mettere al centro della proposta turistica la “piccola” bottega per valorizzare l’autenticità e le bellezze dei nostri territori. C’è bisogno che i due “mondi” si contaminino a vicenda che offrano esperienze originali, uniche e irripetibili. E’ necessario trovare un modo nuovo di fare turismo, puntando sulle competenze dei nostri artigiani per questo, da subito, è fondamentale riuscire a raccontare il territorio esprimendo identità, tradizione, passione attraverso la qualità dei prodotti e offrendo attività sul campo pensate per trasmettere sapere, ma anche per affascinare e coinvolgere i visitatori che diventano protagonisti della creazione di un tesoro fatto a mano.»
A.C.

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E’ stato siglato oggi, presso la caserma “S. Pisano”, il protocollo d’intesa tra il 1° Reggimento Corazzato ed il comune di Teulada che consente l’accesso alla popolazione civile ad alcune spiagge del Poligono di Capo Teulada e regolamenta le attività turistiche e sociali che saranno svolte all’interno dell’area addestrativa, per tutto il periodo della concessione.

Il “protocollo d’intesa”, elaborato per agevolare l’integrazione tra la comunità militare e la popolazione civile e finalizzato ad armonizzare le attività militari del poligono con la fruibilità delle risorse turistico – ambientali locali, è stato sottoscritto dal sindaco di Teulada, Daniele Serra, e dal Comandante del 1° Reggimento Corazzato, colonnello Carlo Colaneri.

Le aree del poligono interessate sono la spiaggia di s’Ortixeddu, nota anche come “spiaggia degli Americani”, e parte della spiaggia “Is Arenas Biancas” ed alcune aree demaniali utili a favorire lo svolgimento delle attività sociali e turistiche in tutto l’arenile di Porto Tramatzu. La firma dell’accordo, che rinnova l’intesa, rappresenta una dimostrazione concreta del dialogo continuo e costruttivo avviato tra l’Esercito e le Amministrazioni locali, a testimonianza di una buona pratica che ormai da molti anni consolida le iniziative previste dal protocollo d’intesa sottoscritto tra il il ministero della Difesa e la Regione Autonoma della Sardegna.

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«Non esistono prezzi fissati per legge nel lavoro di acconciatori ed estetisti ma la dicitura “contributo Covid” non esiste.»

Confartigianato Imprese Sardegna mette lo stop alle polemiche di questi giorni sul fatto che la riorganizzazione del lavoro a causa del Cocid-19 nei due settori abbia indotto alcuni titolari a ritoccare il listino dei prezzi. Una tendenza evidenziata in particolare dalle associazioni dei consumatori, pronte a denunciare l’aumento del costo dei servizi.

«E’ sbagliato generalizzare attaccando l’intero settore del benessere artigiano – sottolineano Antonio Matzutzi e Daniele Serra, presidente e segretario di Confartigianato Imprese Sardegna a fronte di chi ha voluto aumentare i prezzi, la maggior parte degli operatori non ha praticato ritocchi dimostrando così solidarietà verso i clienti, penalizzati anche loro da un periodo di inattività. Sottolineiamo come non esistano prezzi fissati per legge in questo lavoro ma la qualità del servizio, e tutta la attenzione che viene garantita ai clienti per curare la loro bellezza e salute, potrebbe giustificare la scelta di un parrucchiere di rivedere il proprio listino. Quello che non va fatto, è giustificare l’aumento con dicitura “contributo Covid 19”: questa è una cosa che non può sussistere e non deve passare il messaggio che i costi della ripartenza vengano scaricati sul cliente. Ricordiamoci che per le imprese sono previste diverse misure di sostegno alle spese effettuate per l’adeguamento: non solo contributi statali, ma anche l’Ente Bilaterale e altri fondi integrativi.»

«Particolarmente nei centri estetici aggiungono Antonio Matzutzi e Daniele Serramolte attenzioni e molti dispositivi di protezione facevano già parte delle dotazioni necessarie. Piuttosto a mancare, o difficilmente reperibili, sono proprio i dispositivi di protezione

Confartigianato Sardegna sottolinea come l’aumento dei prezzi sia imputabile non tanto all’acquisto di prodotti, quanto all’aumento dei tempi di lavoro.

«Parrucchieri ed estetisti – rimarcano Presidente e Segretario da sempre assicurano e garantiscono igiene e sicurezza degli strumenti e degli ambienti; il problema, adesso, è che le operazioni di disinfezione e di ulteriore pulizia, che vengono svolte dopo il passaggio di ogni cliente, allungano gli orari di esercizio

L’associazione ricorda anche come chi ha ritoccato il listino, potrebbe averlo fatto perché sta proponendo soluzioni diverse, magari integrando ulteriori servizi ai trattamenti, o prodotti che sanno essere graditi dalla clientela.

L’organizzazione artigiana, segnala anche come un aumento dei prezzi in altri settori, ad esempio al supermercato, venga normalmente accettato ed è scelta del cliente decidere se continuare a dare fiducia allo stesso esercizio.

«Crediamo che ognuno sia libero di guadagnarsi la fiducia dei propri clienticoncludono Antonio Matzutzi e Daniele Serrae molte persone particolarmente in questo periodo lo apprezzano ancora di più. Ai clienti infatti viene offerto benessere psicofisico anche grazie alla costante formazione che i professionisti del settore svolgono.»

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Le 34.388 imprese artigiane della Sardegna, insieme a più di 80mila dipendenti, sono pronte a riprendere l’attività ma hanno necessità di conoscere le linee guida sulla sicurezza e partecipare alla programmazione della prossima ripartenza.

E’ anche per queste ragioni che Confartigianato Imprese Sardegna, a nome delle attività produttive artigiane sarde, scritto al presidente della Regione, Christian Solinas, ribadendo  la propria posizione: la salute è una priorità assoluta, inderogabile e non negoziabile.

«Sappiamo bene che senza la salute e la sicurezza di dipendenti e clienti non ci può essere ripartenza – commentano Antonio Matzutzi e Daniele Serra, presidente e segretario di Confartigianato Imprese Sardegnae sappiamo bene che le imprese dovranno affrontare un periodo difficile per la loro sopravvivenza, anche in considerazione delle norme che dovranno studiare e applicareVi è la necessità di sapere, per tempo, quali potranno essere le prescrizioni e le dotazioni di sicurezza necessarie per una corretta ripresa delle attività – continuano Presidente e Segretariotutti abbiamo il dovere di trovare le formule che consentano di arginare nelle quantità e nel tempo le perdite, già ingentissime e drammatiche, di economia e benessere sociale

Chi può rispettare le misure di sicurezza, più che il diritto, ha il dovere di riprendere a lavorare – sottolineano Antonio Matzutzi e Daniele Serraper salvare l’Isola, e l’intero Paese, da una crisi economica senza precedenti, dalla fine della seconda Guerra. Noi artigiani, abbiamo il dovere di rendere possibile e supportare questa ripartenza in sicurezza”.

Nella missiva inoltrata al presidente della Regione, l’associazione artigiana chiede di promuovere una nuova fase nella quale coniugare la salvaguardia della salute con la ripresa delle attività produttive.

«Il mondo artigiano sardo – scrive Confartigianato Sardegna nella missivasin dal primo momento è stato in prima linea nella lotta contro il Coronavirus, in termini di impatto, di restrizioni, di sacrifici e di pazienza. Tutti questi fattori, però, non hanno ancora avuto adeguati bilanciamenti in termini di reali, concreti e veloci interventi di sostegno pubblicoPur nella comprensione dell’estrema difficoltà generalizzata che ha ovvi risvolti nelle scelte politiche e decisionali – aggiunge l’associazione artigiana nella lettera – non possiamo tacere talvolta la inadeguatezza di alcuni provvedimenti di carattere nazionale che difficilmente si tradurranno in vero sostegno, soprattutto nel ritardo e nello sfasamento temporale tra la necessità di fare presto, più volte manifestata, e l’effettiva attivazione di misure concrete di aiuto, alcune delle quali, anche a livello regionale, tardano troppo a vedere la luce. Tale inadeguatezza e tali ritardi rischiano di minare definitivamente la possibilità di sopravvivenza delle imprese in questa fase acuta di emergenza sanitaria, e se non prontamente riallineate, saranno fatali anche per qualsivoglia ripartenza. E a proposito di ripartenza, di quella FASE 2 di cui tanto si parla – sottolineano gli artigiani – c’è la percezione della mancanza di adeguata programmazione e di iniziative concrete e tangibili. Il mondo artigiano è da sempre stato attendo al benessere e alla sicurezza nei luoghi di lavoro a vantaggio degli operatori e dei clienti, e ancora una volta è pronto a fare la sua parte in tal senso». Per Confartigianato, quindi «c’è l’assoluta necessità di ragionare rapidamente sulle tempistiche certe e ragionevoli, cosi come delle prescrizioni e delle dotazioni di sicurezza necessarie. Sempre nel rispetto primario della salute ci pare non più rinviabile parlare di riapertura e di riavvio delle attività, pena il definitivo e irrecuperabile tracollo di numerosi settori economici con evidenti e prevedibili risvolti sulla tenuta dell’equilibrio sociale.»

Infine la proposta: «Siamo disponibili anche stavolta a fornire il nostro contributo con delle idee concrete e operative – conclude l’organizzazione artigiana – per questo proponiamo di attivare subito un piano di riavvio, anche graduale, delle attività che già ora con alcuni accorgimenti possono ben conciliare questioni sanitarie e produttive, e che fungano da traino per le altre che a seguire riapriranno. Nell’edilizia, nell’impiantistica, nella produzione di beni e manufatti, in alcuni servizi alla persona, a solo titolo di esempio, questo è già possibile e occorre farlo e farlo presto».

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Quintali di cioccolato che deperiscono nei depositi, tonnellate di farina e zucchero inutilizzabili, migliaia di uova rispedite al mittente, ettolitri di  latte da smaltire ma anche impastatrici ferme, ordini annullati e personale in cassa integrazione o, se va bene, in ferie forzate. Ovvero niente uova con sorpresa, colombe o specialità di pasticceria artigiana sulle tavole pasquali dei sardi. E’ questa l’amara Pasqua dei pasticceri anche in Sardegna, fermati dal Coronavirus ma anche da burocrazia e regole incomprensibili.

Infatti, da uno studio dell’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Sardegna, è colpita dal lockdown la vendita diretta della pasticceria artigianale, a vantaggio dei prodotti venduti attraverso il canale della distribuzione commerciale, coinvolgendo oltre 774 imprese di pasticceria e gelateria nelle quali lavorano 1.819 addetti, un settore caratterizzato da un elevata vocazione artigianale, con oltre 542 imprese artigiane che rappresentano il 70,1% del comparto.

«Siamo i primi a rispettare le regole per difendere la salute dei cittadini – afferma Antonio Matzutzi, presidente di Confartigianato Imprese Sardegnama non accettiamo un’interpretazione della norma che si traduce in una palese e assurda penalizzazione delle nostre produzioni a vantaggio di altre tipologie di prodotti di pasticceria. Così si colpiscono le nostre aziende e si nega libertà di scelta ai consumatori

Al settore, infatti, nell’Isola come nel resto d’Italia, oltre alla vendita, è stata vietata soprattutto produzione dei prodotti; secondo un’interpretazione governativa del Dpcm dell’11 marzo 2020, in materia di contenimento dell’emergenza Covid-19, le imprese artigiane di pasticceria, obbligate alla chiusura, non possono vendere i loro prodotti nemmeno attraverso la modalità di asporto che è consentita invece ad altre attività, mentre è consentita la consegna a domicilio.

Per l’associazione artigiana, lo stop alla produzione e vendita delle pasticcerie rappresenta un’assurda discriminazione rispetto ai negozi e alla grande distribuzione, ai quali è invece permessa la commercializzazione di prodotti dolciari.

Lo studio di Confartigianato Imprese Sardegna, evidenzia anche come la chiusura delle pasticcerie nell’Isola, durante le feste pasquali, determini un pesante danno economico e competitivo del sistema delle micro e piccole regionali, che realizzano un prodotto di pasticceria artigianale di elevata qualità. Inoltre, l’incrocio dei dati strutturali di fatturato per addetto del settore, dell’occupazione del settore e della distribuzione delle vendite mensili rilevata dalle imprese del sistema Confartigianato in Sardegna, consente di stimare in 13 milioni di euro la perdita di fatturato nel mese di aprile, concentrato nelle mancate vendite dei dolci legati alla ricorrenza di Pasqua. Ai mancati ricavi si aggiunge la perdita, valutabile in altri 3 milioni di euro, determinata dal deperimento di parte delle materie prime acquistate prima del lockdown in previsione della produzione per il periodo pasquale e dal parziale utilizzo legato all’imprevista chiusura resa necessaria per limitare i contagi da Covid-19. Con la somma dei due effetti si scarica sulle 774 imprese della pasticceria sarda un danno economico di oltre 15 milioni di euro. Per il mese di marzo, i danni conclamati sono di circa 11 milioni di euro.

Per questo, l’associazione artigiana, attraverso una azione nazionale, ha scritto al Ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli, per sollecitare un intervento tempestivo che faccia chiarezza nelle interpretazioni governative, stabilisca omogeneità di applicazione delle norme in tutto il territorio ed eviti incomprensibili disparità di trattamento tra attività con Codici Ateco diversi ma produzioni simili.

«Dobbiamo essere tempestivi e concreti per evitare che dall’emergenza sanitaria si passi a un’emergenza sociale che non ci possiamo permettere – commenta il segretario di Confartigianato Sardegna, Daniele Serraed il Piano Straordinario per la Liquidità delle Imprese, dell’ingente erogazione di credito, con la garanzia dello Stato, varata dal Decreto del Presidente del Consiglio, va nella direzione giusta per consentire la ripresa. Dobbiamo essere messi nelle condizioni, in maniera semplice e diretta, di poter garantire il posto di lavoro ai nostri collaboratori e ripartire più forti e motivati di prima, una volta che l’emergenza sanitaria sarà conclusa

Secondo i pasticceri artigiani di Confartigianato Sardegna nel Decreto vi è un “buco normativo” che «crea discriminazione per il quale bisogna intervenire al più presto. A nostro avviso – continuano i maestri del dolce – è un controsenso che si siano lasciati, giustamente, operativi i negozi di commercio al dettaglio di prodotti alimentari, bevande e tabacchi, compresi esercizi specializzati come macellerie, panifici, drogherie, gastronomie e si siano chiuse le pasticcerie con laboratorio. Per queste ultime, la soluzione potrebbe essere quella di non consentire il servizio di consumo al banco e autorizzare almeno la vendita per asporto. E’ del tutto evidente come il commercio di prodotti delle attività, giustamente lasciate aperte, sia sovrapponibile a quelle delle pasticcerie artigianali. Per questo, da oltre due settimane, chiediamo di poter tornare a lavorare e ad aprire i negozi almeno per questi ultimi giorni prima di Pasqua».

I pasticceri artigiani, infine, ricordano anche come «la messa in funzione della catena del fresco sia molto impegnativa e di come al momento della chiusura abbiano dovuto buttare via lieviti e paste frolle preparate per la settimana. Anche per questo, per evitare lo spreco, in questo periodo nel quale troppe persone stanno soffrendo la fame, tanti di noi hanno deciso di donare i prodotti inutilizzati a enti di assistenza e comunità».

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Le imprese artigiane del benessere, cura e salute della persona, alimentazione, ristorazione e pulizia degli ambienti della Sardegna, doneranno il loro materiale, come mascherine, guanti, camici, occhialini e disinfettanti, agli ospedali dell’Isola per supportare il lavoro di medici, infermieri e personale non sanitario in questi giorni così difficili di lotta al Coronavirus.
Grazie all’accordo sottoscritto tra Confartigianato Imprese Sardegna e ATS Sardegna (Azienda Tutela Salute), circa 7mila imprese, tra acconciatori, estetisti, odontotecnici, centri  estetici, produttori di profumi e creme, ristoratori, pizzaioli, baristi, gelatieri, produttori di alimentari vari e sanificatori, insieme a tante altre  categorie produttive chiuse per Decreto, o che hanno visto ridursi al lumicino la propria attività, da questa mattina supporteranno il Sistema Sanitario sardo consegnando i loro dispositivi di protezione.
Si tratta di prodotti e strumenti sanitari certificati che le imprese usano durante le loro attività, nel rispetto di tutte le norme di legge e professionali. Le donazioni confluiranno nel magazzino economale centrale dell’ATS a Cagliari e successivamente verranno ridistribuite in tutti i presidi sanitari della regione.
«Nei giorni scorsi abbiamo ricevuto molte chiamate da parte di artigiani che avrebbero voluto donare il materiale sanitario, usato abitualmente nella loro attività, e che ora giace nei magazzini – commentano Antonio Matzutzi e Daniele Serra, presidente e segretario di Confartigianato Imprese Sardegnada qui l’idea di contattare l’ATS che, nel giro di poche ore, ha accettato la proposta e dato il via libera con una apposita determinazione. E’ questa la Sanità che ci piace e che dovrebbe essere presa come esempio anche per il futuro, passata questa emergenza. Ciò dimostra che se l’attività della stragrande maggioranza delle piccole aziende sarde è stata interrotta o rallentata – aggiungono Antonio Matzutzi e Daniele Serra – al contrario è aumentata la solidarietà verso medici, infermieri, ospedali, pronto soccorso e ambulanze.»
L’iniziativa di Confartigianato Sardegna vuole ricalcare la “paradura”, l’azione di mutuo aiuto che i pastori fanno nei confronti dei loro colleghi quando si trovano in situazioni di grandi difficoltà.

«Le nostre imprese vogliono lanciare una “paradura artigiana” – sottolineano presidente e segretario di Confartigianato Sardegna – ovvero donare qualcosa della propria azienda per supportare il più importante dei servizi che lo Stato può offrirci, quello della tutela della salute e dell’assistenza sanitaria, soprattutto in questo momento di estrema durezza ed emergenza.»
Confartigianato Sardegna, per questo, invita tutte le imprese e gli artigiani che volessero donare i propri dispositivi di protezione sanitaria, a contattare le sedi dell’Associazione  Artigiana per ottenere maggiori informazioni e il documento autorizzativo rilasciato  dall’ATS indispensabile per scaricare e consegnare il materiale presso il magazzino di stoccaggio.
«Dalla Sardegna stiamo lavorando con i colleghi delle altre regioni affinché questa iniziativa possa diventare “virale” nel senso positivo del termine – concludono Antonio Matzutzi e Daniele Serra – l’artigianato può e deve essere da esempio per tante altre attività che possono essere fatte in questo momento difficile.»

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Una persona di Teulada è risultata positiva al Coronavirus, ne ha dato comunicazione il sindaco Daniele Serra con un post pubblicato nella pagina Facebook del Comune.

«Cari concittadini – ha scritto Daniele Serra – questa mattina l’ATS Sardegna ci ha comunicato un caso di contagio da Covid-19 che riguarda una persona di Teulada. Ho voluto sentire personalmente i familiari, dai quali ho appreso che il contagio sarebbe avvenuto in un reparto ospedaliero, nel quale la persona si trovava ricoverata già da diversi giorni.»

Tutti coloro che sono entrati in contatto con questa persona sono già stati informati dall’ATS e sottoposti alla profilassi sanitaria con quarantena obbligatoria, alcuni dei quali, nelle more della comunicazione di ufficialità del contagio, hanno anche già terminato il periodo di isolamento previsto ha aggiunto il sindaco di Teulada -. Dalle informazioni in nostro possesso, il contagio NON è quindi avvenuto nel territorio di Teulada, pertanto si invitano i cittadini a mantenere la calma e continuare a rispettare rigorosamente le disposizioni nazionali e regionali previste per il contenimento del Covid-19ha concluso Daniele Serra -. In ogni caso, è stato attivato il Centro Operativo Comunale e sto seguendo personalmente l’evolversi della situazione. Invito la popolazione al massimo rispetto delle persone coinvolte.»

 

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Ieri mattina gli alunni delle scuole di Teulada hanno ricevuto le borracce in alluminio per limitare l’uso delle bottigliette in plastica e per ricordare che l’acqua di rete è potabile, più economica e a impatto zero. Il progetto è stato promosso e finanziato dall’Amministrazione comunale e condiviso dall’Istituto Comprensivo “Taddeo Cossu”.

«Il progetto – spiega il sindaco Daniele Serra – rientra in una più ampia strategia di interventi e iniziative volte a sensibilizzare le nuove generazioni al riuso dei materiali, incentivare le buone pratiche sostenibili ed accrescere la consapevolezza e la cultura ambientale. Le borracce sono impreziosite dalle simpatiche rappresentazioni dei nostri abiti tradizionali create dal laboratorio artigiano di idee Labai di Teulada.»

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Sant’Anna Arresi è in festa per i 100 anni di nonna Speranza Uccheddu. Il centro di aggregazione sociale si è riempito domenica 29 dicembre, per festeggiare il grande traguardo raggiunto. Presenti il sindaco di Sant’Anna Arresi, Maria Teresa Diana ed il sindaco di Teulada, suo paese di origine, Daniele Serra. Dopo i saluti dei due sindaci, Speranza Uccheddu ha ricevuto mazzi di fiori, una targa da Maria Teresa Diana e, da Daniele Serra, la pergamena con l’albero genealogico della sua famiglia, ricostruito fino al XVIII secolo da Salvatore Loi, presidente dell’associazione culturale Is Sinnus di Teulada.

Speranza Uccheddu, sposata con Giuseppe Dessì, mancato nel 2008 all’età di 92 anni, ha avuto 4 figli: Isidoro, Nerina, Chiarina e Mario. 8 nipoti e 1 pronipote. Originaria di Foxi, piccolo medau oggi al confine tra i territori dei due Comuni, ha iniziato a lavorare fin da giovanissima. Il sindaco di Sant’Anna Arresi, Maria Teresa Diana, ha detto che Speranza Uccheddu le ha chiesto se il padre si trova ancora in vita, perché da giovanissimi, lui 7 anni, lei 6 anni, si conoscevano ed aiutavano i genitori nel lavoro nei campi. Una volta sposata, Speranza Uccheddu ha aiutato il marito nel lavoro dei campi ma poi ha fatto prevalentemente la casalinga, per accudire alla casa e ai quattro figli.

I due sindaci hanno portato i saluti delle rispettive comunità, prima Maria Teresa Diana, poi Daniele Serra, che hanno sottolineato, tra l’altro, il forte legame esistente, rinsaldatosi negli ultimi anni (il comune di Sant’Anna Arresi è stato istituito il 2 gennaio 1965 con legge regionale n° 16 del 21/ 10/1964, dopo il referendum del 15 dicembre 1963). La festa è proseguita, in una sala ormai gremita, con l’esibizione di sei giovanissimi componenti del gruppo estemporaneo San Domenico Savio che hanno proposto due balli sardi e poi quella del coro polifonico maschile sulcitano Sant’Isidoro di Teulada – Sant’Anna Arresi. Al termine, è stata la stessa Speranza Uccheddu a tagliare una delle tre torte preparate per l’occasione e a mangiare la prima fetta.