2 November, 2024
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Il presidente del Parco Geominerario Storico Ambientale della Sardegna, Tarcisio Agus, ha inviato osservazioni alla mappa dei siti di stoccaggio per lo smaltimento di scorie radioattive in Sardegna, al ministro dell’Ambiente Sergio Costa e, per conoscenza, al ministro dello Sviluppo economico
Atefano Patuanelli, al ministro per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo Dario Franceschini, al presidente regione Sardegna Christian Solinas e all’assessore regionale dell’Ambiente Gianni Lampis.

«La segnalazione al ministero dell’Ambiente e per conoscenza al ministero dello Sviluppo e dei Beni culturali, tende, in particolar modospiega Tarcisio Agusa rimarcare che l’area scelta di fatto è dentro un Parco Nazionale (Parco Geominerario Storico e Ambientale della Sardegna) che fino all’emanazione del Decreto del 8 settembre 2016, l’ambito di tutela si esplicava solo nelle 8 aree minerarie, ma con il suddetto decreto, al Parco viene assegnato anche il compito di tutela, studio, classificazione, protezione e valorizzazione di tutti i geositi della Sardegna.»
«Il Parco è anche Storico ed Ambientale, per cui non può non tener conto dei beni Storici e Naturali, come il geosito più importante del territorio, la Giara di Gesturiaggiunge Tarcisio Agus -. Si segnala il non rispetto di uno dei geositi più importanti della Sardegna, in quanto l’ubicazione dei depositi, di fatto lo accerchierebbe. La Giara inoltre è vincolata dalla legge regionale 31/89, quale Monumento Naturale della Sardegna. Nel territorio della Giara vive allo stato brado una colonia di 600 cavallini, che sono entro un’area SIC, ma anche tutelati dalla direttiva CEE n. 43/92 del 21 maggio. A sud est della Giara si ricorda la presenza del Nuraghe di Barumini che oltre ad essere prossimo ai centri della Marmilla, risulta prossimo anche alle altre aree di Villamar, Guasila e Segariu. Su Nuraxi è la testimonianza più rappresentativa di quel mondo che dovremmo meglio studiare e valorizzare, non mascherare con infrastrutture fuori contesto.»
«Oltre tuttoconclude Tarcisio Agussi ricorda che il Nuraghe di Barumini è parte integrante del Patrimonio dell’Umanità Unesco. Tutti i comuni detengono nel proprio territorio le testimonianze della storia della Sardegna, ma in particolare, si è posta l’attenzione sul patrimonio nuragico perché è il bene identitario più significativo dell’Isola. In proposito, rimarcandone l’importanza, si è fatto riferimento ad alcuni aspetti di particolare rilevanza storico culturale come le statue di Monti Prama, i Micenei, con i quali sono certificate le interazioni e gli Shardana, sempre più riconosciuti come parte del mondo nuragico.»

Quale sarà il destino del nuraghe Sirai di Carbonia? È questa la domanda più scottante del momento, almeno per quanto riguarda le aree archeologiche del Sulcis Iglesiente, interessate dalla chiusura dei cantieri di scavo e manutenzione. La convenzione con la Fondazione Cammino di Santa Barbara giunge al termine e i lavoratori, formati da anni di lavoro e corsi di formazione sullo scavo archeologico, saranno occupati in altre sedi. Il dialogo con la Regione sembra essersi interrotto e all’orizzonte non paiono prospettarsi nuove soluzioni.
«Il nostro confronto con la regione è iniziato a settembrespiega la sindaca di Carbonia, Paola Massidda -, con un incontro con l’assessore del Lavoro Alessandra Zedda, che ci aveva dato forti rassicurazioni. Evidentemente, però, per l’assessore queste rassicurazioni riguardavano solo il fatto che i lavoratori del nuraghe Sirai avrebbero mantenuto la sicurezza di un posto di lavoro. Ma il fatto è che le competenze, le qualifiche e le esperienze maturate in vent’anni di scavi archeologici vengono di fatto buttate.»
Competenze maturate sul campo ma anche attraverso appositi corsi di formazione istituiti dalla Regione stessa. Il nuraghe, che nel corso degli anni ha restituito una realtà unica nell’ambito dell’archeologia sarda, resterà quindi senza un cantiere di scavo e non sarà più possibile renderlo fruibile al pubblico.
«Due anni fa siamo riusciti ad aprire al pubblico questa perla del nostro territorio, che ora dovrà essere chiusa perché il comune non ha le risorse per tenere il cantiere apertoprosegue Paola Massidda -. L’ultimo atto sono le lettere inviate all’assessore dei Beni Culturali, Andrea Biancareddu, e al ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, perché questa rappresenta una grave perdita per tutto il nostro patrimonio culturale.»
Il nuraghe Sirai era stato inserito all’interno del progetto Cammino di Santa Barbara, come luogo di passaggio dei pellegrini. Come spiega ancora la sindaca di Carbonia: «Era una delle tappe che offrivamo, nel nostro territorio, alla visita dei pellegrini. Forse riusciremo a trovare i fondi grazie all’assessore dei Beni Culturali, ma non si sa. Con le sue risorse, il comune di Carbonia non riesce assolutamente a salvaguardare e a tutelare questo bene, che rischia l’abbandono».

L’assessore della Cultura, Sabrina Sabiu, conferma le difficoltà attraversate in questo momento così delicato: «Al momento non abbiamo altre soluzioni da proporre. Questi lavoratori sono vitali per poter mantenere aperto il cantiere e gli scavi. Solo attraverso il loro utilizzo è possibile mandare avanti la filiera della ricerca. Il nostro sconcerto deriva anche dal fatto che le loro competenze vengono disconosciute dalla stessa Regione che, a suo tempo, aveva speso dei denari nei corsi di formazione».
La conseguenza è che, tra tutti e quattro i siti che resteranno senza la manutenzione di un cantiere, il nuraghe Sirai non avrà nemmeno la possibilità di essere gestito da personale che lo renderà fruibile al pubblico.
«Gli altri siti sono già oggetto di un percorso museale consolidatospiega ancora l’assessore Sabrina Sabiu che ormai è nel circuito del finanziamento regionale, legato alla legge 14 del 1996, mentre il nuraghe Sirai, in questo circuito, non è mai entrato. Quindi non è solo un discorso di apertura al pubblico, perché ovviamente avendo le guide potremmo fare anche questo. Il problema è che il sito va manutenuto e le risorse umane che abbiamo non sarebbero sufficienti per mantenere aperto un sito di questa portata. Noi non abbiamo la possibilità di poter investire ulteriormente.»
Il danno che ne consegue è enorme, vista la rilevanza scientifica dell’area, che in questa bagarre passa totalmente in secondo piano. L’archeologo Matteo Tatti fa il punto sul perché il nuraghe Sirai rappresenti un valore aggiunto per la storia della Sardegna.
«In questo contesto si è creata una commistione molto interessante, perché le popolazioni che arrivano dall’Oriente si insediano qua e condividono l’area con le popolazioni nuragiche che già c’erano, dando luogo a un qualcosa di nuovo. Per cui vediamo forme di età nuragica realizzate con tecniche di lavorazione del tutto nuove. O, al contrario, forme ceramiche che noi riconosciamo come fenicie ma prodotte con un tipo di manifattura di età nuragica. Si tratta di un sito in cui è presente una fortissima attività artigianale, che ha dato risultati eccezionali, e che ha pochissimi altri esempi nel Mediterraneo. Un unicum in Sardegna. Manufatti di pregio che prendevano anche il largo sulle navi e che quindi si inserivano su percorsi commerciali di più ampio raggio.»
Una realtà importantissima e peculiare che deve assolutamente restare disponibile alla fruizione pubblica e che non può permettersi di cadere nell’oblio.
«La ricerca ed i suoi risultati devono essere messi a disposizione della collettivitàprosegue Matteo Tatti -. La risposta del pubblico, durante le aperture periodiche del nuraghe, è sempre stata notevole. Questo significa che la collettività ha necessità di riappropriarsi della sua storia. Questo è un elemento che non deve mai essere trascurato e che deve essere messo tra gli obiettivi principali a cui rispondere quando si interviene. Noi archeologi abbiamo una responsabilità notevole e di tutto questo dobbiamo rendere conto alla collettività che ne fruisce.»
Federica Selis

          

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In vista dell’imminente presentazione del dossier di candidatura della città di Carbonia al titolo di Capitale italiana della Cultura 2021, domani, giovedì 13 febbraio, alle ore 15.30, nella sala riunioni della Torre Civica si svolgerà un incontro partecipato con gli operatori turistici, commerciali e le attività produttive cittadine.

Si tratta di un’intensa e ravvicinata serie di interlocuzioni – portate avanti dall’Amministrazione comunale con tutti gli stakeholders – propedeutiche alla stesura di un progetto dettagliato di iniziative e attività in grado di rafforzare e avvalorare la nostra candidatura. Un momento di dialogo, ascolto, condivisione, partecipazione e unità di intenti, a cui parteciperanno per l’Amministrazione comunale il sindaco Paola Massidda, l’assessore della Cultura Sabrina Sabiu e i consiglieri comunali.

Il titolo di “Capitale Italiana della Cultura”, istituito dal ministro per i Beni e le attività culturali e per il Turismo Dario Franceschini con la legge Art Bonus nel 2014, è conferito per la durata di un anno.
Sono 44 le città italiane che si sono candidate per questo prestigioso riconoscimento.
Il Comune vincitore riceverà un milione di euro per la realizzazione del programma presentato.

Le città che hanno manifestato il proprio interesse dovranno presentare entro il 2 marzo i propri dossier di candidatura, che verranno esaminati da una giuria di sette esperti di chiara fama per arrivare entro il 30 aprile alla selezione di un massimo di 10 progetti finalisti da invitare in audizione.
La città “Capitale Italiana della Cultura 2021” verrà scelta esclusivamente sulla base di questi colloqui entro il 10 giugno, quando la giuria indicherà pubblicamente al ministro per i Beni e le attività culturali e per il turismo la candidatura più idonea da formalizzare con delibera del Consiglio dei ministri.

 

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«La Regione è consapevole delle enormi potenzialità turistiche della storica rete a scartamento ridotto che attraversa territori di grande pregio ambientale, storico e naturalistico, nonché del grande valore dell’iniziativa collegata al Trenino Verde. Per questo vogliamo impegnarci in un progetto di gestione totalmente nuovo rispetto al passato, che vede coinvolte importanti realtà e istituzioni del panorama nazionale, oltre che i massimi esperti del settore.»

Lo ha sottolineato l’assessore regionale dei Trasporti, Giorgio Todde, annunciando «un efficiente progetto che si concretizzerà in un nuovo sistema di gestione dedicato, sia alle infrastrutture storiche che ai convogli ad uso esclusivamente turistico, e che consentirà di veicolare nuovi investimenti, pubblici e privati, per il rilancio vero, a lungo atteso, di questo patrimonio unico nel suo genere in Europa. Intendiamo avviare quanto prima l’iniziativa con i partner già coinvolti al fine di poter offrire un ulteriore scelta nel panorama turistico dell’Isola già a partire da quest’anno, proclamato ‘Anno del Treno turistico 2020’ dal ministro per i Beni, le Attività culturali e il Turismo, Dario Franceschini».

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«Ho parlato con la direttrice del Polo Museale Giovanna Damiani e mi pare che in realtà siamo abbastanza allineati nel ribadire gli accordi presi, in particolare quello siglato un anno fa con l’allora ministro Dario Franceschini. Il punto di vista definito in quell’occasione è molto semplice: le statue di Mont’e Prama vengono da qui e qui devono stare. Se è vero che una ricchezza archeologica di tale portata valorizza il territorio, è vero anche che esporla nel luogo di provenienza ne esalta la capacità di attrazione. Una presenza al Museo di Cagliari deve essere funzionale a portare più visitatori a Cabras, non il contrario. Questo è lo schema e noi non ci muoviamo di un centimetro.»

Lo ha detto questa mattina il presidente della Regione Francesco Pigliaru visitando il Museo di Cabras insieme al sindaco Andrea Abis ed al consigliere regionale Antonio Solinas.

«Va detto però che è necessario fare i compiti a casa. La governance di questo patrimonio archeologico così prezioso va attuata attraverso il lavoro condiviso di Regione, Mibac e comune di Cabras, i tre soggetti riuniti nella Fondazione, che è lo strumento essenziale per portare avanti tutte le azioni che servono e per farlo in pieno spirito collaborativo. Noi siamo al lavoro sullo statuto, e da parte del Comune abbiamo ricevuto assicurazione sulla loro disponibilità ad andare avanti in questa direzione in tempi rapidi. Mont’e Prama è una straordinaria eredità che appartiene a Cabras e a tutta la Sardegna ma anche al mondo intero: è interesse di tutti noi rendere le statue visibili nel luogo di ritrovamento – ha concluso Francesco Pigliaru -, così come avviene, con successo, nelle situazioni internazionali meglio gestite.»

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«La decisione di ieri del Consiglio dei ministri, a cui plaudo, è importante perché ha ritenuto prevalenti le motivazioni di un ampio fronte di istituzioni locali, rappresentanze politiche e semplici cittadini nel ritenere il progetto di solare termodinamico non collocabile nelle aree del Guspinese dove era proposto.»

Lo scrive, in una nota, Francesco Sanna, deputato del Partito democratico.

«Si tratta di un atto ad alta intensità politica, avendo il presidente del Consiglio sospeso e sottratto la decisione ad una singola amministrazione dello Stato, trasferendola alla responsabilità collegiale del Consiglio dei ministri – aggiunge Francesco Sanna -. Ovviamente, non si sta bocciando una tecnologia di produzione energetica da fonte rinnovabile, né si sta aderendo alla facile moda del “no” a tutto: il diniego è specifico e circoscritto a quella collocazione territoriale, e all’impatto che determina in un’area di pregio paesaggistico. Questo argomento – presente in numerose istanze territoriali – è stato riassunto nella posizione del ministro dei Beni culturali Dario Franceschini ed è risultato decisivo nell’orientare il voto del Consiglio. Per l’intervento pubblico a favore delle fonti rinnovabili penso sia arrivato il tempo della programmazione, che è il contrario degli interventi spot legati solo alle proposte imprenditoriali.»

«Ho proposto nella discussione della Legge europea 2017 – ed oggi è una norma vincolante in tutto il Paese – che le prossime assegnazioni di agevolazioni alle fonti rinnovabili, che pesano moltissimo sulla bolletta elettrica di cittadini e imprese, avvengano attraverso bandi in cui, nel confronto tra più tecnologie e salvo che se ne debba sostenere una in particolare a fini scientifici, prevalga quella meno onerosa economicamente. E’ il modo più trasparente – conclude Francesco Sanna – di promuovere le energie pulite, e va applicato subito.»

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Questa mattina, al Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo, a Roma, il ministro dei Beni, delle Attività Culturali e del Turismo, on. Dario Franceschini, ha presentato l’Atlante digitale del Cammini d’Italia, nel quale sono stati selezionati ed inseriti i primi cammini italiani di eccellenza, tra i quali il Cammino Minerario di Santa Barbara.

La selezione dei primi cammini inseriti nell’Atlante, è stata effettuata a seguito delle verifiche effettuate dal Ministero sulla sussistenza delle condizioni previste nelle linee guida predisposte da un Comitato Scientifico costituito dai massimi esperti a livello nazionale.

«Per il Cammino Minerario di Santa Barbara, già percorso con grande entusiasmo e soddisfazione da numerosi pellegrini/escursionisti, è un risultato di straordinaria importanza – dice Giampiero Pinna, presidente della Fondazione del Cammino Minerario di Santa Barbara – che contribuirà notevolmente ad incrementare l’interesse di tanti cittadini italiani e stranieri, che sempre più numerosi si apprestano a scoprire il patrimonio culturale, paesaggistico e religioso del nostro territorio camminando a passo lento lungo gli antichi cammini della nostra storia. Si tratta anche di un’ulteriore occasione per promuovere il territorio del Sulcis Iglesiente Guspinese che, grazie al Cammino Minerario di Santa Barbara, sta usufruendo della più grande campagna promozionale a costo zero mai registratasi in precedenza.»

«Un sentito ringraziamento – aggiunge Giampiero Pinna – desidero rivolgerlo alla Giunta regionale che ha proposto al Ministero la candidatura del Cammino Minerario di Santa Barbara sostenendolo con determinazione e impegno a seguito dell’approvazione di una specifica delibera con la quale, oltre a disciplinare l’impiego dei fondi stanziati dal Consiglio regionale in favore della Fondazione, impegna l’Unità di Progetto del Centro Regionale di Programmazione a coordinare e mettere in atto tutte le azioni necessarie per la sua valorizzazione.»

«Un grazie particolare – conclude Giampiero Pinna – a tutti coloro che con impegno, lungimiranza, competenza e gratuità hanno consentito che tutto ciò si realizzasse.»

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Dopo l’Assotziu Consumadoris Sardigna e la Consulta Ambiente e Territorio della Sardegna, anche Italia Nostra prende posizione sulla mozione di censura presentata dal gruppo del Partito democratico nei confronti del sottosegretario dei Beni culturali Ilaria Borletti Buitoni e del sovrintendente dello stesso ministero dei Beni culturali Fausto Martino.

«Assistiamo in questi giorni a una serie di gravi censure nei confronti di quanti dissentono dalle disastrose politiche di gestione del territorio e del paesaggio avviate dalla giunta e dal Consiglio regionale della Sardegna, da parte della stessa Giunta regionale e dai consiglieri del partito di maggioranza – sostengono il presidente nazionale di Italia Nostra Oreste Rutigliano ed il presidente di Italia Nostra Sardegna Graziano Bullegas -. Primo bersaglio sono state le Associazioni ambientaliste e la società civile accusate di raccontare falsità, poi la Sottosegretaria ai Beni Culturali, Ilaria Borletti Buitoni, rea di aver denunciato la palese continuità tra le politiche in materia urbanistica della precedente giunta di centrodestra e l’attuale. Infine, è stato oggetto di pesanti critiche un pubblico funzionario, il soprintendente per l’archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Cagliari, Oristano e Sud Sardegna, Fausto Martino, accusato di un atteggiamento “inappropriato”, solo per avere svolto con il necessario rigore il ruolo cui è delegato per la difesa del patrimonio culturale.»

«Lo stesso assessore dell’Urbanistica nella sua lettera al Ministro, nell’affermare “con gli uffici locali del ministero dei Beni e delle attività culturali c’è stata un’estenuante difficoltà di interlocuzione sin dal momento dell’insediamento dell’attuale governo regionale”, riconosce che il problema non riguarda solo il rapporto con l’attuale Soprintendente, nominato un anno e mezzo dopo l’insediamento della Giunta regionale, ma che si tratta di un conflitto con le sedi periferiche del MiBact, con origini pregresse, sorto dall’insofferenza nei confronti degli organi di tutela e delle leggi che la dispongono – aggiungono Oreste Rutigliano e Graziano Bullegas -. Niente a che vedere, dunque, con il dovere di difendere le prerogative e le competenze della Regione, tra le quali non rientrano certo atti contrastanti con la normativa vigente in materia di tutela del paesaggio e dei beni culturali.»

«Appare chiaro che è solo dall’intolleranza verso un funzionario “scomodo”, colpevole di fare con solerzia il proprio dovere, che scaturiscono gesti istituzionalmente non corretti – evidenziano Oreste Rutigliano e Graziano Bullegas -. E’ bene ricordare alcune delle cause dei contrasti tra la Giunta regionale e la soprintendenza di Cagliari, comprensibilmente dimenticate dalla mozione presentata dai consiglieri PD:

• L’illegittima applicazione della legge sul condono edilizio del 2003, varato dal Governo Berlusconi, che in Sardegna è stata applicata anche in aree tutelate, malgrado le norme dello Stato lo vietassero;

• L’illegittima interpretazione del piano casa, applicato in deroga al Piano paesaggistico regionale;

• L’ordinanza di sospensione dei lavori adottata dalla Soprintendenza contro la “forestazione produttiva” della rinomata foresta Marganai perché priva di nulla osta paesaggistico e l’interpretazione normativa che ne è scaturita fortemente avversata dalla Regione Sardegna;

• Il parere contrario per violazione dei vincoli paesaggistici espresso dalla Soprintendenza di Cagliari nell’ambito del procedimento autorizzativo per la rimessa in funzione dell’impianto dell’Eurallumina. Unico parere negativo, purtroppo, avverso un nuovo disastro ambientale preannunciato. Scelte del tutto coerenti con le finalità istituzionali del Ministero.»

«Italia Nostra reitera, pertanto, la manifestazione di piena solidarietà nei confronti della sottosegretaria ai Beni culturali Ilaria Borletti Buitoni e del soprintendente per Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Cagliari, Architetto Fausto Martino – concludono Oreste Rutigiliano e Graziano Bullegas – e chiede al Governo di confermare il sostegno già manifestato dal ministro Dario Franceschini nei confronti del rappresentante del Mibact e del suo operato.»

 

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La Regione ha presentato questa mattina, a Cagliari, lo stato di avanzamento della attività di pianificazione, condotta in collaborazione con Arst, in qualità di soggetto attuatore, e con il CIREM dell’Università di Cagliari, della rete regionale degli itinerari ciclabili, in occasione della settimana europea della mobilità.
Sono 5 i primi interventi prioritari per i quali l’Arst ha già bandito le gare per la progettazione, per un totale di 677 km di percorso e un finanziamento di circa 8 milioni di euro del cosiddetto “Mutuo Infrastrutture”. Gli itinerari sono i seguenti: Alghero – Porto Torres – Sassari – Badesi (115,84 km); Ozieri/Chilivani – Illorai (Stazione Tirso) – Macomer – Bosa (164,17 km); Cagliari – Elmas – Assemini – San Gavino – Sanluri – Isili (113,78 km); Tharros – Oristano – Terralba e Oristano – Bosa (133,79 km); Santa Margherita di Pula – Cagliari – Villasimius – Villaputzu (149,75 km).
Con altri 7 milioni di euro a valere sul POR FESR 2014-2020 sono finanziati gli itinerari che consentiranno il collegamento tra la rete ciclabile regionale e le aree metropolitane ed urbane di Cagliari, Sassari ed Olbia, per la cui progettazione è imminente la pubblicazione dei bandi di gara.
Il progetto totale, che comprende 42 itinerari per complessivi 2.000 chilometri, oltre a 4 compresi nel Piano Sulcis, uno di penetrazione urbana della città di Cagliari, 6 che abbinano l’utilizzo della bici e del treno e 11 parchi ciclistici, è ora in fase di VAS, Valutazione Ambientale Strategica.
Grazie a questo lungo lavoro di progettazione partito nel 2015, la Ciclovia della Sardegna è stata inoltre inserita nel Sistema nazionale delle ciclovie turistiche, a seguito della sottoscrizione del protocollo d’Intesa tra il Presidente Francesco Pigliaru, il ministro delle Infrastrutture e trasporti Graziano Delrio e il ministro dei Beni e delle attività culturali e del turismo Dario Franceschini, che permetterà alla Regione di avere ulteriori risorse per la realizzazione degli interventi.
Nel corso dei lavori sono stati presentati anche gli aspetti più innovativi del progetto complessivo, fra cui ad esempio la forte sinergia con il trasporto pubblico, e il logo della Rete, un insieme di figure circolari che richiamano il pignone, il nuraghe, i cesti tradizionali, realizzato secondo i canoni della comunicazione coordinata istituzionale della Regione. A breve, annunciato anche il lancio del portale dedicato alla Rete. 

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«Concordo convintamente con le affermazioni del Ministro Franceschini sui risultati delle politiche per il turismo nel nostro Paese. I numeri del 2017 mostrano un aumento delle presenze che premia il lavoro fatto in questi anni dal Governo, tutto concentrato sulla qualità dell’offerta, sul piano delle strutture ricettive come sulla promozione della cultura e del paesaggio. Aumentano le presenze in montagna e al mare e si sviluppano le strade innovative, dal turismo rurale a quello culturale.» Sono parole del senatore del Partito democratico Silvio Lai che commenta i numeri sulla stagione estiva 2017 e le dichiarazioni del ministro Dario Franceschini.

«Occorre proseguire sulla strada indicata oggi dal ministro a partire dallo stimolo agli investimenti privati nel campo turistico, anche per evitare di uscire dal mercato internazionale quando finisca la coincidenza di fattori straordinari che favoriscono nel Mediterraneo, il turismo nel nostro Paese. Il turismo – conclude il senatore del Pd – non è un patrimonio acquisito per sempre, ma l’Italia e le sue regioni sono in grado di promuovere politiche che confermino i numeri attuali e li facciano crescere, nel rispetto del patrimonio paesaggistico e culturale, che è certamente unico nel mondo.»