21 November, 2024
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«Con il presidente del Consiglio Nazionale e Primo ministro libico Fayez Mustafa al Sarraj abbiamo esaminato gli sviluppi della situazione in Libia.»

Lo ha detto oggi David Sassoli, presidente del Parlamento europeo.

«Ho rinnovato l’appello per uno stop immediato al conflitto militare che arreca soltanto lutti e sofferenze alla popolazione civile. La soluzione alla crisi non può essere militare ma passa solo attraverso un processo politico inclusivo di tutte le componenti del paese, sotto l’egida delle Nazioni Unite e senza alcuna ingerenza esterna – ha aggiunto David Sassoli -. La UE è pronta a fare la sua parte nel favorire il dialogo fra tutti i principali attori. Siamo impegnati a sostenere gli sforzi dell’Alto Rappresentante Josep Borrell per una soluzione pacifica in Libia nel quadro del processo di Berlino.»

Plenary session – Election of the President of Parliament – Second ballot

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Intervenendo oggi nella plenaria di Strasburgo sulla sentenza della Corte di Giustizia europea sul caso C-502/19, Junqueras Vies, il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, ha affermato: «È una sentenza molto importante che interessa direttamente la composizione di questa istituzione. La Corte si è pronunciata nel senso che l’assunzione del mandato parlamentare risulta dal voto degli elettori.

La Corte ha dichiarato che una persona la cui elezione al Parlamento europeo è stata ufficialmente proclamata dall’autorità competente dello Stato membro in cui suddetta elezione ha avuto luogo acquisisce a partire da tale momento la qualità di membro del Parlamento e gode della protezione dell’immunità parlamentare ai sensi dell’articolo 9 del protocollo sui privilegi e sulle immunità dell’Unione europea a partire dal momento della proclamazione ufficiale dei risultati. Di conseguenza, la qualità di membro del Parlamento deve reputarsi acquisita per il solo fatto e dal momento di suddetta proclamazione.

La Corte ha altresì statuito che l’immunità comporta che la misura di custodia cautelare a cui il deputato eletto è stato sottoposto dev’essere revocata, al fine di consentire al deputato di recarsi al Parlamento europeo e di completare le formalità necessarie.

Ciò detto, nel caso in cui l’autorità nazionale competente consideri che detta misura debba essere mantenuta dopo che la persona in questione ha assunto la qualità di deputato del Parlamento europeo, essa deve richiedere, il prima possibile, al Parlamento europeo la revoca di tale immunità, conformemente all’articolo 9 del suddetto protocollo.

Faccio appello alle autorità spagnole competenti per esortarle a conformarsi al tenore della sentenza e ho dato mandato ai servizi del Parlamento di valutare nei tempi più brevi possibili l’applicazione degli effetti della sentenza sulla composizione del nostro Parlamento.

Vi informo che non accetterò richiami al regolamento su questo tema.»

David Sassoli.

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La figlia di Ilham Tohti, Jewher Ilham, ha ricevuto oggi il premio Sacharov per la libertà di pensiero in nome del padre, attualmente in carcere in Cina per il suo attivismo.

Tohti è un accademico uiguro che si batte per i diritti della minoranza uigura in Cina. Si trova in carcere dal 2014, con accuse di separatismo, sebbene sia sempre stato una voce moderata per la convivenza pacifica: «Da oltre vent’anni lavora instancabilmente per promuovere il dialogo e la comprensione reciproca tra gli uiguri e gli altri popoli cinesi. Ciononostante, è stato condannato all’ergastolo con l’accusa di ‘separatismo’», ha ricordato il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, nel discorso di premiazione.

«Oggi dovrebbe essere un giorno di festa per celebrare la libertà di pensiero, e invece è un giorno triste. Ancora una volta questa sedia è vuota, perché nel mondo in cui viviamo essere liberi di pensare non significa sempre essere realmente liberi», ha aggiunto David Sassoli ricordando i tanti vincitori che non hanno potuto ritirare il Premio, perché in prigione o perseguitati.

Jewher Ilham ha ritirato il premio in nome di suo padre a Strasburgo: «E’ un onore essere al Parlamento europeo oggi per ricevere il Premio in nome di mio padre. Sono grata di poter raccontare la sua storia, perché lui non lo può fare. A dir la verità, non so dove sia mio padre. La mia famiglia ha ricevuto sue notizie per l’ultima volta nel 2017».

«Oggi non c’è libertà per gli uiguri in Cina: non c’è libertà a scuola, in pubblico, e neanche a casa. Mio padre come molti uiguri è stato etichettato come un violento estremista, con una malattia da curare e un cervello che deve essere ripulito», ha raccontato Ilham. Sotto la pretestuosa accusa di estremismo il governo cinese ha internato almeno un milione di persone in «campi di concentramento dove gli uiguri sono obbligati a rinunciare alla propria religione, lingua e cultura, dove le persone vengono torturate e alcuni sono morti».

Da aprile 2017 più di un milione di uiguri sono detenuti in una rete di campi di concentramento dove vengono obbligati a rinunciare alla propria identità culturale e alla propria religione e a giurare fedeltà al governo cinese.

Jewher Ilham ha chiesto un sostegno attivo e concreto per suo padre: «Chiedo a voi in questa sala e a tutti quelli che stanno ascoltando: pensate che ci sia un problema nel modo in cui il governo cinese tratta gli uiguri? Se pensate che ci sia un problema, lavorate per trovare una soluzione».

Il presidente del Parlamento europeo Sassoli ha chiesto il rilascio immediato e senza condizioni di Ilham Tohti, con un pensiero anche ad altri attivisti detenuti nel mondo: «Vorrei ricordare la sorte dei vincitori delle scorse edizioni del premio, che sono attualmente in carcere e sono perseguitati per aver difeso i diritti umani e le libertà fondamentali».

Il vincitore

Ilham Tohti è un economista uiguro che lotta per i diritti della minoranza uigura in Cina. Tohti è un sostenitore del dialogo e delle leggi sull’autonomia regionale in Cina. Nel 2014 è stato condannato all’ergastolo per accuse di separatismo. Anche dalla prigione resta una voce moderata della riconciliazione.

La cerimonia di premiazione

Il premio, un certificato e la somma di 50.000 euro, è stato consegnato a Jewher Ilham durante la cerimonia che si è tenuta a Strasburgo il 18 dicembre 2019, in presenza anche degli altri finalisti al Premio Sacharov 2019 – o di loro rappresentanti.

I finalisti

Gli altri due finalisti del 2019 sono stati gli attivisti brasiliani Marielle Franco (candidatura postuma), Raoni Metuktire e Claudelice Silva dos Santos e le studentesse keniane The Restorers che lottano contro le mutilazioni genitali femminili. I due gruppi sono stati entrambi invitati e rappresentati a Strasburgo. Ecco come vengono selezionati i vincitori.

Le origini del Premio Sacharov

Il Premio Sacharov per la libertà di pensiero, dedicato alla memoria del fisico e dissidente sovietico Andrej Sacharov, viene conferito ogni anno dal Parlamento europeo. È stato istituito nel 1988 e viene assegnato agli individui o alle organizzazioni che difendono i diritti umani e le libertà fondamentali nel mondo.

Il vincitore del 2018 è stato il regista ucraino Oleg Sentsov che, al momento della premiazione, era detenuto in Russia. Ha finalmente potuto ricevere il Premio a novembre 2019, dopo il suo rilascio.

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«Mi congratulo con  Boris Johnson per il successo nel voto di ieri. Adesso ci aspettiamo che il nuovo parlamento di Westminster approvi in fretta l’accordo con la UE per una Brexit ordinata entro il 31 gennaio del 2020. Dopo l’approvazione del Parlamento britannico dell’accordo con la UE sarà il Parlamento europeo ad esprimere il suo voto a  gennaio.»

Lo ha detto stamane David Sassoli, presidente del Parlamento europeo.
«Saremo vigili – ha aggiunto il presidente dell’Europarlamento – sull’attuazione degli accordi, in particolare per quanto riguarda i diritti dei cittadini dell’UE che vivono nel Regno Unito e di quelli del Regno Unito che si trovano in altri Stati membri. Il Parlamento europeo auspica – ha concluso David Sassoli – relazioni future molto strette tra Unione europea e Regno Unito e continuerà ad agire in modo responsabile durante la nuova fase negoziale, nel rispetto dei valori fondanti e dei principi della nostra Unione e in ferma difesa degli interessi dei cittadini e degli Stati europei.»

David Sassoli.

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Il discorso integrale tenuto oggi dal Presidente David Sassoli al Consiglio europeo.

Signor Presidente del Consiglio Europeo,

Signora Presidente della Commissione,

Signori Capi di Stato e di Governo,

È questa la mia seconda presenza al Consiglio europeo presieduto oggi per la prima volta dal Presidente Michel cui rivolgo i miei più sentiti auguri di buon lavoro. Saluto anche calorosamente Ursula Von der Leyen che siede qui per la prima volta nella sua veste ufficiale di Presidente della Commissione europea.

Colgo inoltre l’occasione di congratularmi con il nuovo Primo ministro della Finlandia, signora Sanna Marin, per la sua recente nomina.

AVVIO DEL NUOVO CICLO ISTITUZIONAL

Il primo dicembre scorso in occasione di una bellissima cerimonia alla Maison de l’Europe proprio insieme ai Presidenti Michel e Von der Leyen e a quella della BCE Christine Lagarde abbiamo ricordato il decimo anniversario del Trattato di Lisbona e salutato l’avvio del nuovo ciclo istituzionale.

È stato per me, come credo per molti, un momento molto emozionante e carico di significato, anche dal punto di vista simbolico.

Tuttavia gli aspetti cerimoniali e simbolici non possono bastare. Nel maggio scorso i cittadini europei hanno dato un segnale molto chiaro sulla loro volontà e capacità di resistere alle sirene del populismo e dei nazionalismi, confermando la loro fiducia nei confronti delle Istituzioni e del progetto europeo.

Questa fiducia che ci è stata concessa non è tuttavia un assegno in bianco. I nostri cittadini hanno chiesto un’Europa diversa, più democratica, più trasparente, più verde, più sociale ed inclusiva, più sicura, più vicina ai loro bisogni.

I prossimi anni saranno assolutamente decisivi per il futuro dell’Unione. Non possiamo permetterci di sbagliare.

Dopo un processo iniziato con le elezioni di maggio e durato alcuni mesi il rinnovamento delle principali Istituzioni è oggi finalmente completato.

In questo periodo il Parlamento europeo, il primo a rinnovarsi, ha dato prova di grande maturità e di saper agire in modo trasparente e responsabile, soprattutto nel processo che ha portato all’elezione della nuova Commissione. Inoltre, le audizioni hanno dimostrato che il Parlamento europeo ha assunto un ruolo chiave nella definizione dell’agenda politica dell’Unione, esercitando a pieno i suoi poteri.

Devo dare merito alla Presidente Von der Leyen di aver mostrato fin dall’inizio grande attenzione e capacità di ascoltare le indicazioni che venivano dal Parlamento. Nel corso dei mesi il programma della Commissione è stato migliorato. La squadra è stata in parte modificata sia nelle persone che nella composizione dei portafogli sulla base delle valutazioni parlamentari.

Questa interazione fra il Parlamento e la futura Commissione non solo ha rafforzato la legittimità democratica del nuovo Collegio dei Commissari – eletto a novembre con una più ampia maggioranza rispetto a quella di luglio – ma ha permesso di avviare un dialogo molto positivo e costruttivo tra le due Istituzioni.

Questo dialogo, esteso ovviamente al Consiglio, deve adesso proseguire ad iniziare dalla definizione delle priorità dei prossimi anni. Questo esercizio di programmazione legislativa pluriennale è il primo del suo genere dall’adozione dell’accordo interistituzionale “Legiferare meglio” del 2016.

Il Parlamento ha chiaramente delineato le sue priorità per l’attuale legislatura durante le audizioni della Commissione in modo aperto e trasparente e accoglie con favore gli impegni assunti dalla Commissione.  Ogni Istituzione deve ora fare la propria parte per garantire ai cittadini dell’Unione europea soluzioni concrete alle varie sfide che ci troviamo ad affrontare.

Il Parlamento attende quindi con interesse le proposte della Commissione e intende affermarsi come attore di questo processo, in modo costruttivo, per dare vita ad una “Dichiarazione congiunta” e trovare un orizzonte comune nel rispetto della diversità e delle prerogative di ciascuna delle nostre istituzioni. In questo contesto non posso che rallegrarmi del fatto che anche il Consiglio con l’Agenda strategica e la “Leaders’ Agenda” abbia anch’esso dimostrato una reale esigenza di pianificazione e di maggiore efficienza.

Speriamo inoltre che l’esercizio venga rinnovato e che venga fatto in modo ambizioso, perché questa trasparenza va a vantaggio di tutti gli attori istituzionali e certamente del Parlamento europeo.

CAMBIAMENTO CLIMATICO

La lotta al cambiamento climatico è certamente in cima alle preoccupazioni dei cittadini europei e deve quindi essere una delle priorità della nostra agenda comune.

L’Unione deve esercitare un ruolo guida in questa sfida.

Voglio ringraziare la Commissione europea, e la sua Presidente per aver presentato in modo tempestivo la Comunicazione sul Green Deal permettendo un primo dibattito politico in seno al Parlamento nella giornata di ieri.

È particolarmente positivo che le prime due iniziative legislative annunciate dalla Commissione nella Comunicazione sul Green Deal siano la Legge sul clima ed il Meccanismo per una transizione equa.

Due settimane fa, il Parlamento ha riconosciuto l’importanza senza precedenti della minaccia esistenziale che l’umanità deve affrontare. Ha dichiarato l’emergenza climatica e ambientale e si è impegnato ad adottare immediatamente misure concrete per farvi fronte.

Invito il Consiglio europeo ad assumersi sin da subito le proprie responsabilità e ad adottare a partire da oggi stesso l’obiettivo della neutralità climatica da raggiungere entro il 2050. Questo traguardo deve tradursi rapidamente in un accordo sulla proposta che la Commissione presenterà per una Legge sul clima, in linea con l’obiettivo globale dell’Accordo di Parigi di contenere l’aumento della temperatura entro il limite massimo di 1,5 ºC.

La traiettoria è importante quanto il punto di arrivo. Il prossimo decennio sarà di importanza cruciale se vogliamo che l’Unione sia neutrale dal punto di vista climatico entro il 2050. Per raggiungere questo risultato con il miglior rapporto costo-efficacia, dobbiamo aumentare il prima possibile i nostri impegni per il 2030 e ridurre le emissioni europee di gas a effetto serra del 55 per cento entro lo stesso anno. Se l’Unione europea non aumenta al più presto i suoi impegni, come può incoraggiare gli altri Paesi che producono emissioni a fare altrettanto nel corso dell’anno prossimo in vista della COP26? Sappiamo tutti bene che allo stato attuale l’Unione non raggiungerà i suoi obiettivi per il 2030. Occorre quindi agire e farlo subito. Il business as usual non è più accettabile!

Il perseguimento di questi scopi apre opportunità economiche e tecnologiche per i nostri cittadini e le nostre imprese, in termini di occupazione e innovazione. Queste trasformazioni rappresentano un’opportunità per l’Unione, con investimenti nell’innovazione industriale per stimolare la crescita, rafforzare la competitività, promuovere le competenze future e creare posti di lavoro.

Al tempo stesso siamo perfettamente consapevoli dei profondi cambiamenti che esso implica nelle nostre società e nelle nostre economie.

È per questo motivo che le misure da attuare devono sostenere la competitività ed essere accompagnate da forti misure sociali e di inclusione per garantire una transizione giusta ed equa, che favorisca la creazione di posti di lavoro e rispetti la necessità di un elevato livello di protezione sociale.

Dobbiamo inoltre adottare una strategia preventiva e partecipativa per garantire che tutti i cittadini beneficino della transizione, compresi quelli che appartengono alle regioni ed alle comunità più vulnerabili. Per questo il Parlamento accoglie con grande favore la proposta annunciata dalla Commissione per la creazione di un fondo per una riconversione equa quale strumento unico a livello europeo per garantire una transizione inclusiva e mirata a favore delle popolazioni e delle regioni più colpite dalla decarbonizzazione. Il Just Transition Fund è una richiesta avanzata dal Parlamento già molto tempo fa; per questo non penso di sorprendervi nell’annunciare che saremo particolarmente attenti nell’assicurare al Meccanismo tutti i fondi necessari, in quanto parte del Green Deal. L’obiettivo è arrivare a mobilitare almeno 100 miliardi di euro di cui una parte deve essere costituita da nuove risorse.

Nessuno dovrà essere lasciato indietro. Gli sforzi di chi dipende in maniera maggiore dal carbone devono essere riconosciuti e sostenuti.

Il Green Deal dovrà dunque definire una strategia completa e ambiziosa per realizzare un’Europa neutrale dal punto di vista climatico e la Commissione dovrà adattare tutte sue le politiche pertinenti in tal senso, in particolare nei settori del clima e dell’energia, dell’agricoltura e dei trasporti L’integrazione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile nel processo del Semestre europeo e la “verifica della sostenibilità” delle iniziative future saranno fondamentali per il suo successo. Il Parlamento vigilerà affinché le politiche attuate siano coerenti, eque e sostenibili.

Per raggiungere questi obiettivi, l’Unione deve non solo rendere il suo budget “verde” in senso orizzontale, ma anche dotarsi di risorse finanziarie adeguate. Il Green Deal può essere un successo solo se vi è un’assoluta mobilitazione delle risorse necessarie per garantire un’equa transizione ecologica.

MFF

Il tema delle risorse è cruciale per consentire all’Unione di soddisfare le aspettative dei propri cittadini. È urgente procedere rapidamente e trovare quanto prima un accordo per evitare ritardi nell’attuazione delle politiche e dei programmi dell’Unione europea.

La posizione del Parlamento su questo tema è nota e l’ho già ricordata qui davanti a voi in occasione del Consiglio europeo dello scorso ottobre.

Per questi motivi sono rimasto molto sorpreso dall’ultima proposta della Presidenza finlandese, trapelata in questi giorni, che – e lo dico con tutto il rispetto, la stima e l’amicizia che nutro per il Governo di Helsinki – è molto al di sotto delle aspettative di tutti i Gruppi politici del Parlamento.

Per il Parlamento la politica di coesione rappresenta il motore dell’integrazione europea perché ha permesso di sostenere territori e comunità nello sviluppo economico e nelle politiche di sostenibilità sociale e ambientale.

Lo stesso vale per i tagli consistenti proposti su numerosi strumenti importanti come la Connecting Europe Facility, la cui dotazione viene ridotta di quasi il 30% nei suoi settori energetici e digitali rispetto alla nostra proposta e a quella della Commissione, o il Fondo sociale europeo, che fa segnare un “meno 17%”. Analoghe perplessità sollevano i tagli al Fondo per la gestione integrata delle frontiere, ridotto di un terzo o per quello europeo per la difesa, inclusa la Mobilità militare, che risulta addirittura dimezzato. È evidente che con questi tagli il potenziale geopolitico dell’Europa rischierebbe di essere compromesso così come il suo ruolo nelle relazioni internazionali.

Non voglio ovviamente qui ripetere quanto già detto in ottobre. Mi limito a ricordare che il Parlamento europeo considera la decisione sul bilancio pluriennale come parte di un “pacchetto unico”, con l’introduzione da un lato di un paniere di nuove risorse proprie e, dall’altro un impegno ambizioso sul lato della spesa – pari all’1,3 % del reddito nazionale lordo – per mantenere inalterato in termini reali l’impegno finanziario per le politiche tradizionali dell’UE, dare impulso ai programmi di maggior successo e assicurare risorse sufficienti per le nuove sfide dell’Unione.

Il Parlamento è pronto a negoziare su questa base con spirito dialogante e costruttivo, ma nel pieno rispetto delle sue prerogative e su un piano di parità con le altre Istituzioni.

Mi sembra qui utile attirare la vostra attenzione sull’ultima rilevazione di Eurobarometro, secondo cui il 58% dei cittadini europei chiede che vengano attribuiti maggiori poteri al Parlamento europeo.

In questo momento stiamo negoziando insieme su numerosi e importanti proposte settoriali. Per noi, tuttavia, questo negoziato è strettamente legato al pacchetto complessivo sul QFP e, quindi, inscindibile da esso. A tale proposito ritengo doveroso segnalare il fatto che riscontro all’interno dei gruppi politici, compresi quelli che hanno sostenuto la Presidente Von der Leyen, un diffuso e crescente malcontento per un’insufficiente considerazione delle prerogative del Parlamento. Tale sentimento Questo malumore, che riguarda sia il metodo che il contenuto, potrebbe avere un impatto negativo sul proseguimento dei negoziati co-legislativi attualmente in corso.

Lo voglio ripetere con grande chiarezza: non commettiamo l’errore di dare per scontato il consenso del Parlamento senza averlo ascoltato.

Le iniziative annunciate dalla Presidente Von der Leyen richiedono risorse adeguate. Secondo le stime iniziali del Parlamento, triplicare il programma Erasmus+, il finanziamento proposto per il Fondo di transizione equa, la Garanzia Giovani e l’occupazione giovanile porterebbe ad un totale di circa 30 miliardi di euro in più rispetto alla proposta originaria della Commissione presentata nel 2018. Secondo alcuni calcoli il livello di bilancio ora proposto non sarebbe sufficiente a finanziare l’agenda strategica del Consiglio stesso nel giugno scorso. Proseguire in questa direzione sembrerebbe un paradosso!

Il Parlamento ha già da tempo definito la sua posizione. Ci rammarichiamo che il Consiglio finora non sia riuscito a fare altrettanto, ma guardiamo con grande fiducia ai prossimi mesi ed alla capacità del Presidente Michel e della Presidenza entrante croata – che ho incontrato pochi giorni fa a Zagabria – di giungere ad un accordo. Per avanzare nei negoziati, favorire la concertazione ed il ravvicinamento fra le posizioni delle Istituzioni mi sembra giunto il momento di avviare le riunioni formali a livello dei Presidenti previste dall’art. 324 del TFUE.

Aspettiamo con impazienza questo momento e siamo ansiosi di iniziare a sederci intorno ad un tavolo ed avviare il dialogo anche al fine di evitare inaccettabili ritardi nell’avvio delle nuove politiche e dei nuovi progetti.

CONFERENZA SUL FUTURO DELL’EUROPA

I tempi per noi sono essenziali perché i cittadini si attendono risposte concrete. Mi rallegro che il Consiglio europeo discuta in questa occasione della Conferenza sul futuro dell’Europa.

Per il Parlamento europeo sarà una delle priorità della legislatura, e noi intendiamo essere una forza trainante nell’organizzazione e attuazione della Conferenza.

Penso che stiamo assistendo ad una svolta importante. Proprio mentre celebriamo il decimo anniversario dell’entrata in vigore del Trattato di Lisbona, di cui non abbiamo ancora esplorato tutte le potenzialità, le nostre tre istituzioni concordano sul fatto che l’Unione deve rafforzare la sua capacità di azione, la sua legittimità democratica e la sua efficacia.

Apprezziamo questa iniziativa della Commissione, ma sono ancora più soddisfatto di sapere che, per la prima volta da dieci anni a questa parte, anche il Consiglio/gli Stati membri desiderano avviare questo grande dibattito sul futuro dell’Europa e aspirano a definire una visione comune sulla maniera in cui possiamo migliorare le nostre politiche per ottenere risultati e benefici concreti per i nostri cittadini.

Il Parlamento ha già iniziato i lavori per definire la sua visione. Credo che sia essenziale che il Parlamento, il Consiglio e la Commissione agiscano su un piano di parità nell’organizzazione della Conferenza.

Si tratta, infatti, di un’iniziativa che desidero sia costruttiva e che dobbiamo perseguire in uno spirito di consenso.

Sono dell’opinione, e l’ho detto alla Presidente Von der Leyen e al Presidente Michel, che sia importante che i Presidenti delle tre Istituzioni, si impegnino personalmente in questo esercizio mostrando una leadership congiunta, al fine di sottolineare l’importanza di questo processo.

Il Parlamento ritiene inoltre che sarà importante coinvolgere i cittadini e la società civile europea in modo aperto e inclusivo, nonché gli attori istituzionali, come i Parlamenti nazionali, le Autorità regionali e locali, ma anche il Comitato delle regioni e il Comitato economico e sociale.

Il gruppo di lavoro interno, da me avviato in ottobre, presenterà le sue conclusioni alla Conferenza dei presidenti il 19 dicembre e adotteremo una risoluzione in Plenaria a gennaio per essere pronti in tempo per avviare le discussioni con voi e con la Commissione all’inizio del prossimo anno.

Ripongo molte speranze nella Presidenza croata che avrà il compito di sostenere questo processo di avvio della Conferenza, così come la sua attuazione. Gli obiettivi sono ambiziosi, il calendario lo è altrettanto: è giunto il momento di mettersi al lavoro.

Consentitemi, prima di chiudere infine di esprimere a nome del Parlamento europeo un sentito ringraziamento alla Presidenza di turno finlandese che ha lavorato egregiamente in un semestre complesso e fortemente caratterizzato dal processo di ricambio istituzionale, così come di rinnovare i miei migliori auguri di buon lavoro alla prossima Presidenza di turno croata.

Plenary session – Election of the President of Parliament – Second ballot

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E’ stato approvato oggi il bilancio UE 2020: sostegno per ambiente, lavoro e giovani.

Oltre 500 milioni di euro sono stati aggiunti all’azione a favore del clima.

Sostegno ai giovani: potenziare Erasmus e lotta contro la disoccupazione giovanile.

Si tratta dell’ultimo bilancio annuale dell’attuale quadro finanziario 2014-2020.

Per il bilancio UE del prossimo anno, i deputati hanno chiesto un maggior sostegno per tutela del clima, ricerca, investimenti nelle infrastrutture e giovani.

Il Parlamento ha ottenuto complessivamente 850 milioni di euro in più, rispetto al progetto di bilancio presentato dalla Commissione, per le sue priorità.

Oltre mezzo miliardo di euro in più è destinato alle spese legate alla tutela del clima.

Più 302 milioni di euro per progetti di ricerca.

Più 133 milioni di euro per gli investimenti nelle infrastrutture di rete (Meccanismo per collegare l’Europa, CEF).

Più 50 milioni di euro per il programma Erasmus+ e più 28,3 milioni di euro per l’iniziativa per l’occupazione giovanile (e ulteriori 50 milioni di euro da aggiungere nel 2020 se necessario).

Il Parlamento ha ottenuto complessivamente 850 milioni di euro in più, rispetto al progetto di bilancio presentato dalla Commissione, per le sue priorità.

Gli stanziamenti di impegno complessivi per il 2020 ammontano a 168,7 miliardi di euro (aumento dell’1,5% rispetto al 2019); gli stanziamenti di pagamento ammontano a 153,6 miliardi di euro (+3,4% rispetto al 2019).

Il Consiglio ha approvato formalmente l’accordo raggiunto con il Parlamento il 25 novembre. Il Parlamento ha approvato il bilancio con 543 voti favorevoli, 136 contrari e 23 astensioni. La legge è stata poi firmata dal presidente del Parlamento europeo, David Sassoli.

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Il presidente del Parlamento europeo David Sassoli ha annunciato oggi a Strasburgo il vincitore del 13° Premio Lux per il cinema: “Dio è donna e si chiama Petrunya”, di Teona Mitevska.

Non sempre è facile affrontare le complessità del nostro lavoro quotidiano senza cadere nei tecnicismi delle nostre attività parlamentari. Dobbiamo comunicare anche le emozioni, dobbiamo utilizzare nuovi linguaggi. E il Premio Lux è uno strumento straordinario per accompagnarci in questo terreno. Trattare di immigrazione, di diritto alla salute, di femminismo o di etica politica attraverso i film che il Premio Lux promuove, è un’opportunità che dobbiamo cogliere. Affrontare l’emergenza climatica, il nostro passato coloniale, o discutere del nostro modello di società tramite il cinema, è una sfida stimolante, da incoraggiare. Siamo l’unico Parlamento al mondo che conferisce un premio per il cinema. Cerchiamo di esserne orgogliosi.”

Ha poi aggiunto: «Voglio ripeterlo ancora una volta: del Premio Lux, il premio di questo nostro Parlamento, dei registi e autori che abbiamo avuto l’onore di conoscere, dobbiamo essere particolarmente fieri ed orgogliosi. Lunga vita alla libertà d’espressione, lunga vita al cinema europeo, lunga vita al Premio Lux».

“Dio è donna e si chiama Petrunya”, di Teona Mitevska, è una co-produzione di Nord Macedonia, Belgio, Slovenia, Croazia e Francia. Racconta la storia di una giovane donna disoccupata che vince la gara per recuperare la croce santa, una cerimonia ortodossa del giorno dell’Epifania. Improvvisamente, Petrunya ha accesso a una tradizione religiosa solitamente riservata agli uomini.

Il film è visto come un contributo significativo alla lotta femminista contro le società conservatrici.

Gli altri due film finalisti del Premio Lux di quest’anno sono: il documentario “Un mistero all’ONU” del regista danese Mads Brügger (Danimarca/Norvegia/Svezia/Belgio) e “Il Regno” di Rodrigo Sorogoyen, coprodotto in Spagna e Francia.

Dopo la cerimonia di premiazione, alle 15.30, è prevista una conferenza stampa alla quale parteciperanno la vicepresidente del Parlamento europeo, Klara Dobrev (S&D, HU), la Presidente della commissione parlamentare cultura e istruzione, Sabine Verheyen (PPE, DE) e i registi dei tre film finalisti.

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In una fase cruciale del negoziato sul nuovo Quadro Finanziario Pluriennale 2021-2027 dell’Unione Europea, un evento – primo in Italia di un ciclo di incontri organizzato dall’Ufficio del Parlamento Europeo in Italia in collaborazione con la Rappresentanza in Italia della Commissione Europea – per valorizzare il punto di vista di una Regione come l’Emilia-Romagna e per promuovere un confronto tra rappresentanti delle categorie economiche e sociali, istituzioni locali, mondo della ricerca e parlamentari europei su politiche strategiche per lo sviluppo e la coesione dell’Europa e dell’Emilia-Romagna.

L’incontro si terrà venerdì 29 novembre a Bologna (Sala XX maggio 2012-Terza Torre, viale della Fiera 12) dalle ore 15.00 alle ore 18,30.

Dopo i saluti della presidente dell’Assemblea legislativa, Simonetta Saliera, e dell’assessore al Bilancio del Comune di Bologna, Davide Conte, parleranno il capo della Rappresentanza della Commissione europea a Milano, Massimo Gaudina, il responsabile dell’Ufficio del Parlamento Europeo in Italia, Carlo Corazza, il direttore Generale aggiunto della DG Bilancio della Commissione Europea, Silvano Presa e l’assessore regionale del coordinamento delle Politiche europee allo sviluppo, Patrizio Bianchi.

Il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, invierà un video messaggio.

A seguire interverranno Francesco Ubertini, rettore Alma Mater Studiorum Università di Bologna, Andrea Gnassi, presidente ANCI Emilia-Romagna, Gian Domenico Tomei, presidente UPI Emilia-Romagna, Pietro Ferrari, presidente Confindustria Emilia-Romagna, Luigi Giove, in rappresentanza di CGIL-Cisl-UIL, Cristiano Fini, coordinatore Tavolo Imprenditoria, Paolo De Castro, parlamentare europeo, Commissione BUDG e AGRI, Elisabetta Gualmini, parlamentare europeo, Commissione BUDG e EMPL, Sabrina Pignedoli, parlamentare europeo, Commissione CONT e JURI.

Alle 18.00 le conclusioni di Vincenzo Amendola, ministro per gli Affari Europei e Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia-Romagna.

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La Conferenza dei Presidenti (il Presidente Sassoli e i leader dei gruppi politici) ha chiuso oggi il processo delle audizioni. Il Parlamento voterà la nuova Commissione il 27 novembre.

Il Presidente del Parlamento europeo David Sassoli ha dichiarato: «Negli ultimi due mesi, il Parlamento europeo ha svolto il suo ruolo democratico, fornendo un controllo reale dei commissari proposti. Le audizioni sono state dettagliate e talvolta difficili, ma offrono ai membri un modo unico e trasparente per verificare se i commissari designati siano pronti per il lavoro che li attende. Oggi abbiamo completato la valutazione finale e siamo pronti a votare sull’intero Collegio dei Commissari la prossima settimana».

Ha poi aggiunto: “Nei prossimi cinque anni l’Europa ha molti temi da affrontare, dalla ricerca di soluzioni a lungo termine in materia di migrazione e asilo fino alla leadership mondiale nella lotta contro i cambiamenti climatici. Abbiamo bisogno di una Commissione europea pronta ad agire sulle questioni che interessano i cittadini europei. In quanto legame diretto con i cittadini UE, il Parlamento continuerà a chiedere conto alla Commissione e a garantire che mantenga le sue promesse”.

A seguito di uno scambio di opinioni con i tre vicepresidenti esecutivi della Commissione Frans Timmermans, Margrethe Vestager e Valdis Dombrovskis, la Conferenza dei Presidenti (CoP) del Parlamento ha proceduto alla valutazione finale delle audizioni di tutti i commissari designati.

Dopo aver analizzato le lettere di valutazione delle commissioni parlamentari competenti e la raccomandazione della Conferenza dei Presidenti di commissione, la CoP ha dato il suo via libera e dichiarato ufficialmente chiuse le audizioni.

La votazione in Plenaria si terrà il 27 novembre a mezzogiorno, dopo la presentazione da parte di Ursula von der Leyen del Collegio dei Commissari e del loro programma.

La Conferenza dei Presidenti ha inoltre autorizzato la pubblicazione delle lettere di valutazione.

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David Sassoli.

Oggi, il presidente del Parlamento europeo David Sassoli ha incontrato Mevlüt Çavuşoğlu, ministro degli affari esteri turco, a seguito di una richiesta del governo della Turchia. Il presidente Sassoli ha dichiarato: «Questa mattina ho avuto uno scambio franco con Mevlüt Çavuşoğlu. Ho ribadito la forte condanna da parte dell’UE per l’intervento militare turco nel nord-est della Siria. Questa è una grave violazione del diritto internazionale, che mina la stabilità e la sicurezza nella regione».

«Ho anche sollevato il problema delle continue attività di perforazione illegale della Turchia nel Mediterraneo orientale. Siamo in piena solidarietà con Cipro, per quanto riguarda il rispetto della sua sovranità e dei suoi diritti sovrani conformemente al diritto internazionale – ha aggiunto David Sassoli -. Ho sottolineato che il Parlamento europeo continua a prestare la massima attenzione all’attuale crisi umanitaria e dei rifugiati. Incluso il pieno sostegno agli Stati membri che affrontano sfide serie in termini di flussi migratori nel Mediterraneo orientale. Ho anche chiarito che è assolutamente inaccettabile usare le persone in fuga da guerre e persecuzioni per ottenere un vantaggio politico o fare pressione sull’UE.»

«Entrambi abbiamo convenuto – ha concluso David Sassoli – che il dialogo è essenziale per affrontare le numerose sfide che abbiamo in comune, come la migrazione e la lotta al terrorismo.»