17 November, 2024
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Finalmente! Il direttore generale del Mise, Gilberto Dialuce, ha convocato per martedì 30 luglio il tavolo di confronto sulla cessazione dell’uso del carbone per la produzione di energia elettrica, problema legato a doppio filo al futuro delle Centrali termoelettriche alimentate a carbone ubicate in Sardegna.

Al tavolo siederanno i rappresentanti di: Presidenza del Consiglio dei Ministri Dipartimento del Coordinamento Amministrativo; Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare – Ufficio di Gabinetto; Direzione per il Clima ed Energia; Direzione Generale per le valutazioni e le autorizzazioni Ambientali; Società Terna SPA; Regione Autonoma della Sardegna – Presidenza; Assessorato Regionale dell’Industria; Comune di Portoscuso; Comune di Sassari; Comune di Porto Torres; Enel S.P.A.; EP Produzione SPA; Filctem CGIL; Flaei CISL; Cisal; Femca CISL; Uiltec; UGL Federazione nazionale chimici; USB Lavoro privato; Legambiente; WWF Italia; Italia Nostra; Greenpeace.

Di seguito il testo integrale della convocazione.

«Si fa riferimento all’impegno alla cessazione dell’uso del carbone per la produzione di energia elettrica entro il 2025 previsto dalla Strategia energetica nazionale 2017 e confermato nella versione preliminare del Piano integrato energia e clima in corso di valutazione anche da parte di codesta Regione. Tale impegno politico al phase out dal carbone del parco di generazione è stato accompagnato dalla previsione di quegli interventi necessari per compensare la potenza a carbone da dismettere nel rispetto della sicurezza del sistema elettrico nazionale. In particolare, è stata ritenuta indispensabile la realizzazione di un articolato programma di interventi che, in un contesto di forte crescita della produzione 4 da energie rinnovabili, comprenda potenziamento delle reti, nuova capacità a gas flessibile e/o sistemi di accumulo da realizzare nei tempi dati attraverso azioni che accelerino le procedure autorizzative e favoriscano la riconversione dei siti. Pertanto, in considerazione della molteplicità degli aspetti coinvolti e dei soggetti interessati, questa Amministrazione ha avviato un confronto finalizzato ad approfondire le diverse criticità per aree geografiche definite in funzione delle zone del mercato elettrico. Sono stati inoltre già organizzati primi tavoli di coordinamento con alcuni soggetti istituzionali (Presidenza del Consiglio dei Ministri e Ministero dell’Ambiente) e con il gestore della rete di trasmissione nazionale TERNA Spa nonché con gli operatori interessati dalla chiusura di impianti, per una prima ricognizione degli aspetti tecnici. Tenuto conto degli aspetti occupazionali, anche alla luce delle possibili riconversioni dei siti che coinvolgono i territori interessati dalla chiusura delle centrali a carbone, questa Amministrazione ha ritenuto opportuno organizzare anche tavoli di coordinamento con le Regioni interessate, come concordato in sede di Conferenza Unificata, coinvolgendo anche i Comuni, le società titolari di impianti a carbone, le amministrazioni centrali interessate, le parti sociali e le principali associazioni ambientaliste. L’incontro relativo al primo tavolo si è svolto lo scorso 7 giugno con riferimento alla zona Nord (impianti di Lamarmora, La Spezia, Fusina e Monfalcone). L’incontro dedicato al secondo tavolo si è svolto in data 19 giugno e ha interessato le zone Centro e Sud dove risultano ubicati gli impianti di Torrevaldaliga Nord, Bastardo (Gualdo Cattaneo) e Brindisi Sud. In tale sede è stato inoltre esaminato il caso dell’impianto di Brindisi Nord, attualmente non funzionante. L’incontro in oggetto, riguardante la Regione Autonoma della Sardegna, è stato fissato per il 30 luglio prossimo, ore 14.00, presso la sala Commissioni (stanza n. 39) del VII Piano di questo Ministero (via Molise 2 – Roma). Si tratta di un primo incontro di carattere tecnico; gli Uffici indicati in indirizzo, qualora ritengano necessario il coinvolgimento di una diversa struttura, sono quindi pregati di veicolare la convocazione all’ufficio competente, informando contestualmente questa Direzione generale. Si prega infine di confermare la propria partecipazione all’indirizzo di posta elettronica: stefano.starace@mise.gov.it , indicando l’eventuale richiesta di partecipazione mediante videoconferenza. Per questioni di carattere organizzativo, i soggetti in indirizzo sono pregati di accreditare all’incontro al massimo due rappresentanti.»

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Si è svolto questo pomeriggio, al Mise, l’atteso incontro sul progetto di riavvio produttivo della Sider Alloys, con particolare riferimento al costo dell’energia. Intorno allo stesso tavolo, erano presenti il vice capo di gabinetto del ministro, dottor Giorgio Sorial; il sottosegretario Davide Crippa; i rappresentanti dell’azienda Sideralloys, di Invitalia, Fim, Fiom, Uilm e Cub.

«Il sottosegretario Davide Crippa – si legge in una nota delle segreterie Fiom, Fim, Uilm e Cub – ha evidenziato che i diversi confronti tecnici tra le parti, in cui si sono affrontate alcune tematiche, devono ancora trovare definizione. Le parti (Mise, Sideralloys ed Invitalia), hanno dichiarato che si sono fatti passi in avanti che convergono verso la risoluzione del problema, che hanno permesso di limare le distanze esistenti in precedenza.»
Dopo gli interventi dei rappresentanti delle organizzazioni sindacali di Fim Fiom Uilm e Cub, il Mise, ha dichiarato la necessità di attivare ulteriori confronti che portino alla conclusione della vertenza energia.
L’azienda Sideralloys, ritenendo positivi i confronti che si stanno tenendo, ha ribadito la volontà di portare avanti il piano industriale proposto precedentemente.
Le organizzazioni sindacali, a fronte delle dichiarazioni emerse, hanno chiesto alle parti il massimo impegno, affinché si arrivi alla soluzione della vertenza, in merito al costo energetico, nel più breve tempo possibile e si possa riavviare lo stabilimento di alluminio primario, consentendo ai lavoratori ex Alcoa di rientrare al lavoro. Le stesse hanno inoltre chiesto, la garanzia sulla copertura finanziaria, che garantisca la erogazione degli ammortizzatori sociali, anche dopo il mese di agosto.
E, infine, hanno chiesto la convocazione in tempi rapidi di un ulteriore tavolo di confronto.

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Questa mattina, nello stabilimento Sider Alloys di Portovesme, si è tenuto un incontro tra la Direzione aziendale e le segreterie territoriali FIOM, FSM, UILM e CUB, per esaminare lo stato di avanzamento delle questioni relative alle operazione di prerevamping attraverso le azioni di formazione e chiamata di ulteriori lavoratori all’interno dello stabilimento e, soprattutto, per una valutazione sull’incontro tenutosi al Mise lo scorso 9 maggio.
«In quell’incontro – si legge in una nota delle segreterie sindacali  territoriali – si era concordato con il Mise che il 16 maggio 2019 si sarebbe tenuto un incontro tecnico alla presenza del sottosegretario Davide Crippa per discutere con le parti interessate sulla definizione del costo energetico per la produzione di alluminio primario. Al momento constatiamo nostro malgrado che il Mise non ha ancora convocato la riunione per il 16 maggio 2019. Riteniamo questa situazione molto preoccupante – conclude la nota – giacché allunga i tempi della ripartenza dello stabilimento.»

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«La Sider Alloys deve rivedere completamente il piano dei costi e dei profitti perché la richiesta di pagare l’energia 24 euro a megawatt/ora era stata presentata poco più di un anno fa all’allora ministro Carlo Calenda quando il prezzo di mercato era di 44 €/Mgwh. Oggi però il prezzo è salito a 59 euro e utilizzando tutti gli strumenti a disposizione della politica il prezzo può abbassarsi soltanto fino a 39 €/Mgwh. Con i piani presentati da Sider Alloys, significa che così comunque per l’azienda i conti non tornano e che occorre presto riconsiderare drasticamente e nell’insieme tutti i costi.»

Lo afferma in una lunga nota pubblicata su Facebook il deputato del Movimento 5 Stelle Pino Cabras, che ieri ha partecipato a Roma all’incontro convocato dal ministero dello Sviluppo economico sulla vertenza della ex Alcoa di Portovesme e a cui erano presenti il vicecapo di Gabinetto del Mise Giorgio Sorial, il sottosegretario Davide Crippa, i rappresentanti del ministero del lavoro, il presidente della Regione Sardegna Christian Solinas, nonché esponenti di Invitalia, dell’azienda e dei sindacati.

«Rispetto al tavolo convocato a marzo, l’azienda ha colmato i molti ritardi per i quali l’attuale governo a muso duro aveva chiesto a Sider Alloys che si desse una smossa – spiega Pino Cabras -. In particolare, l’azienda ha concluso i contratti con la grande impresa cinese Chalieco-Sami e con altre imprese per il rimodernamento (revamping) degli impianti. E a differenza delle diapositive scarne della volta scorsa, stavolta il piano industriale è stato illustrato con indicazioni più precise sui ricavi e sui costi.»

Sul costo dell’energia però «il leader della Fim-Cisl Marco Bentivogli e l’ex titolare del Mise Carlo Calenda, giocano allo scaricabarile e invertono il principio di causa ed effetto – puntualizza il deputato 5 Stelle -. Nel corso dell’incontro è emerso infatti chiaramente che l’operazione tanto propagandata nel febbraio 2018 dal governo Gentiloni in fregola elettorale, era assolutamente incompleta. Il piano di abbattimento dei costi energetici non era pronto, come non lo era il piano industriale, e si sapeva solo che voleva portare il prezzo calmierato dell’energia al livello di 24 euro a megawatt/ora, in un’epoca in cui il prezzo era a quota 44 €/Mgwh. Nel frattempo, siccome il mercato dell’energia si muove senza citofonare a casa Calenda per chiederne il permesso, il prezzo è salito a circa 59 €/Mgwh».

«Per questo motivo – aggiunge Pino Cabras -. Invitalia, l’agenzia del Mise specializzata in sviluppo d’impresa e investimenti, ha proposto alla Sider Alloys un rapido e difficile adeguamento dei piani che riconsideri drasticamente e nell’insieme tutti i costi e soprattutto dei profitti attesi.»

«Gli uffici del ministero e di Invitalia lavorano a tempo pieno per una soluzione – assicura Pino Cabras – ma se le condizioni del mercato energetico, così sensibile anche agli eventi politici globali, dovessero peggiorare ancora? Gli elementi di vulnerabilità di tutta questa costruzione sono molto ingombranti. Chi faceva trionfalismo barava.»

«Al fondo rimane una questione, che pongo all’attenzione del governo e della giunta regionale – conclude Pino Cabras -. Occorre ripensare il modello di sviluppo del Sulcis, dove da decenni l’inerzia dell’interminabile declino industriale spinge a inseguire un’emergenza che diventa metodo di ‘sgoverno’. Bisogna riprogrammare tutte le risorse a suo tempo previste dal Piano Sulcis, uscire dalle monoculture e fare un vero revamping sociale.”