Questo pomeriggio il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, ha aperto il Consiglio europeo a Bruxelles.
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Questo pomeriggio il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, ha aperto il Consiglio europeo, a Bruxelles.
E’ stata la prima volta che ha partecipato al Consiglio nel suo ruolo di Presidente del Parlamento europeo.
Futuro dell’Europa
Il Parlamento è la base della legittimità del sistema democratico europeo. Nella nuova legislatura nata dalle elezioni di fine maggio i cittadini europei hanno dato segnali chiari per un’Europa nuova, più vicina alle loro esigenze, più verde, più severa nella difesa dello Stato di diritto, più attenta ai diritti sociali, più efficiente e trasparente nel suo processo decisionale.
L’avvio della presente legislatura è stato complicato. La volontà del Consiglio europeo di non tenere conto degli “Spitzenkandidaten”, sebbene legittima a norma dei Trattati, ha rappresentato, per il Parlamento europeo, una ferita che dovrà essere rimarginata. Per questo motivo abbiamo rivolto un forte appello per la convocazione di una Conferenza sugli strumenti della democrazia in Europa.
In questo momento è ancora in corso il processo delle audizioni mentre per novembre è atteso il voto sulla nuova Commissione Von der Leyen. Questo voto viene calendarizzato con circa un mese di ritardo per motivi non certo imputabili al Parlamento che ha svolto e continuerà a svolgere le sue funzioni con grande attenzione nel pieno rispetto delle competenze che gli attribuiscono i Trattati.
Quadro Finanziario Pluriennale (QFP)
La posizione del Parlamento europeo, e già pronta e si basa in un bilancio ambizioso, pari all’1,3% del reddito nazionale lordo, e sul presupposto che la decisione sulle entrate e le uscite faccia parte di un “pacchetto unico”.
Per le entrate, è necessario introdurre un paniere di nuove risorse proprie che siano meglio allineate alle principali priorità politiche dell’UE e ne incentivino i progressi. Dal lato della spesa, il Parlamento ritiene fondamentale dare impulso ai programmi di maggior successo – ad esempio nei settori della gioventù, della ricerca e dell’innovazione, dell’ambiente e della transizione climatica, delle infrastrutture, delle PMI, della digitalizzazione e dei diritti sociali – mantenendo al tempo stesso inalterato in termini reali l’impegno finanziario per le politiche tradizionali dell’UE, in particolare coesione, agricoltura e pesca.
Dobbiamo poi rispondere al disagio e alle difficoltà economiche di tanti cittadini e per questo siamo convinti che sia necessario rafforzare il modello sociale europeo: reddito minimo europeo, assicurazione europea contro la disoccupazione, misure contro la povertà infantile, garanzia giovani, fondo di aiuto agli indigenti sono misure che devono essere finanziate adeguatamente.
Occorre un bilancio ambizioso per fare crescere l’Europa ma sempre nel rispetto dei nostri valori. Ecco perché sarebbe utile la creazione di un nuovo meccanismo di protezione del bilancio che penalizzi coloro che non rispettano i principi dello stato di diritto senza incidere sui pagamenti ai beneficiari finali o sui riceventi.
Cambiamento climatico
Chiediamo agli Stati membri, che non l’hanno ancora fatto, di aumentare i loro contributi al Fondo Verde per il Clima e di sostenere la formazione di una Banca europea per il Clima.
Brexit
Esprimo soddisfazione per il raggiungimento dell’accordo con il Regno Unito.
Il PE esaminerà con grande attenzione nelle prossime ore i termini ed i contenuti dell’accordo per verificarne la conformità all’interesse dell’Unione europea e dei suoi cittadini.
Allargamento
Sosteniamo la necessità di aprire adesso i negoziati di adesione con la Macedonia del Nord e l’Albania. Il giudizio della Commissione europea è favorevole e i cittadini di quei paesi non comprenderebbero rinvii.
Turchia
Sono ormai diversi giorni che le nostre opinioni pubbliche guardano con angoscia e rabbia a quello che succede non lontano dai nostri confini. La popolazione curda nel Nord-est della Siria ha combattuto con coraggio i terroristi dello Stato islamico e ora è oggetto di un’aggressione da parte di un Paese membro della NATO.
Condanniamo fermamente e chiediamo l’immediata interruzione dell’azione militare della Turchia nella Siria nord-orientale che costituisce una grave violazione del diritto internazionale e compromette la stabilità e la sicurezza dell’intera regione, causando sofferenze ad una popolazione già colpita dalla guerra ed ostacolando l’accesso all’assistenza umanitaria.
Accogliamo con favore la decisione di operare un coordinamento delle misure nazionali di embargo sulla futura vendita di armi alla Turchia, ma lo consideriamo un primo passo e non sufficiente. Abbiamo il dovere di dare un segnale unitario, promuovendo un embargo comune a livello dell’Unione europea che riguardi non solo le future forniture di armi, ma anche quelle correnti.
È positiva la decisione dell’UE di sanzionare la Turchia per un fatto grave come le trivellazioni al largo di Cipro, ma risulta meno comprensibile che non si faccia altrettanto in merito all’aggressione militare nella Siria Nord-orientale.
Dobbiamo fare tutto ciò che è in nostro potere per fermare questo atto di guerra e lanciare un’iniziativa discussa in sede NATO, da portare al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. L’UE dimostrerebbe così di agire per la pace, parlando con una sola voce, nelle sedi multilaterali.
In tali circostanze il Parlamento europeo, come affermato già in passato, reitera la richiesta di sospendere i negoziati di adesione con la Turchia.
Riteniamo inaccettabile e respingiamo con forza ogni tentativo da parte delle Autorità turche di effettuare un legame fra la sua azione militare nel Nord-est della Siria e la sorte dei rifugiati siriani in territorio turco.
È bene ripetere ai nostri cittadini che l’Unione europea non finanzia le autorità turche ma contribuisce direttamente all’assistenza e al miglioramento delle condizioni di vita dei rifugiati tramite le attività delle agenzie delle Nazioni Unite e delle organizzazioni umanitarie. Gli esseri umani in difficoltà non possono mai essere utilizzati come merce di scambio per giustificare inaccettabili violazioni del diritto internazionale.
Migrazione
L’Unione europea ha il dovere di assicurare la protezione delle persone che ne hanno diritto anche attraverso la creazione di veri e propri corridoi umanitari europei che, su base volontaria, con l’aiuto delle competenti agenzie umanitarie, consentano a chi ne ha bisogno di arrivare in Europa senza doversi affidare ai trafficanti di esseri umani.