«In un mondo in cui tutto cambia e si trasforma, solo la dimensione delle servitù militari della Sardegna rimane immutata. Ora è tempo di cambiare. Sulle servitù militari e sui relativi territori i Sardi protestano da troppo tempo. Non firmeremo l’intesa.»
Il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, ha aperto così il suo intervento, ieri mattina nell’aula magna della città militare della Cecchignola a Roma, alla seconda Conferenza nazionale sulle servitù militari. La posizione della Sardegna portata dal presidente alla Conferenza, che si era riunita una sola volta, nel 1981, è la medesima votata nell’ordine del giorno di martedì dal Consiglio regionale: nel rispetto per il ruolo delle Forze armate, esprime la necessità di un riequilibrio e pone richieste chiare allo Stato. In attesa di risposte, il presidente Pigliaru non ha firmato l’Intesa, stipulata dal #ministero della Difesa con le Regioni Puglia e Friuli Venezia Giulia.
«Con la Sardegna – ha chiarito il ministro della Difesa Roberta Pinotti – apriamo un tavolo bilaterale per arrivare insieme a un’intesa». Il ministro ha sottolineato che c’è bisogno di creare un nuovo rapporto tra la Difesa e il Paese e che è importante, nel rapporto con la Sardegna, comprendersi reciprocamente per andare verso obiettivi condivisi. In relazione alle richieste su costi-benefici, il ministro ha concordato sull’opportunità di capire come muoversi verso un riequilibrio.
Alla giornata politica della Conferenza in cui è intervenuto il presidente Pigliaru, con il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, erano presenti il sottosegretario Domenico Rossi, il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola, il presidente della Regione Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani ed il ministro dell’ambiente Gian Luca Galletti, che ha evidenziato come sia indispensabile mostrare la credibilità scientifica di ciò che viene fatto, per poi confrontarsi con le comunità. «La trasparenza e la cultura dell’ambiente – ha detto, sono le posizioni su cui aprire un dialogo».
Nel suo intervento, che ha toccato molti punti, il presidente Pigliaru ha citato l’ex presidente Mario Melis che già nell’incontro del 1981 denunciò «la pesante sproporzione fra il peso delle servitù militari gravanti nell’isola e quello imposto alla gran parte delle altre regioni italiane e citò un ordine del giorno del 10 gennaio 1980 che impegnava il governo ad attuare “un piano di ridislocazione delle forze armate su territorio nazionale volto ad alleggerire le relative installazioni militari e servitù della Sardegna».
«In tempi di spending review – ha detto Francesco Pigliaru – si tagliano costi ovunque, si riduce e si risparmia ma si fa una eccezione: la dimensione dei poligoni e delle servitù della Sardegna. Non sono qui per sentirmi dire che la posizione sui poligoni non è negoziabile, sono qui per ragionare e avviare una negoziazione. Sulle servitù militari lo Stato italiano si è posto con la logica minimalista e liquidatoria degli indennizzi forfettari. Il tema è giustizia, correttezza delle regole, certezza dei diritti, equa distribuzione dei doveri: la base stessa del patto costituzionale.»
«Non si può essere gravemente sperequati da una prassi dello Stato di cui si fa parte – ha proseguito il Presidente della Regione – non si può più ritenere scontato che la gran parte delle servitù militari della Repubblica italiana sia in Sardegna. Quando non si tollera più una situazione grave e protratta in questo modo per decenni, il rischio è che si intacchi la fiducia nella leale collaborazione tra i diversi livelli istituzionali.» Pigliaru ha specificato che «riequilibrio è la parola chiave di questa conferenza», ed ha chiesto che lo Stato affronti le sue responsabilità dando inizio a un processo di dismissioni e bonifiche. «Le bonifiche sono una grande occasione di lavoro, di educazione, di civiltà, di sviluppo, di recupero e riuso e vanno finanziate a valere sulla fiscalità generale della Repubblica.»
Francesco Pigliaru ha poi citato l’esempio di Porto Tramatzu – Sabbie Bianche in prossimità del poligono di Teulada (aree SIC per le quali esistono progetti di sviluppo in chiave di tutela ambientale) in cui è localizzato un vero e proprio stabilimento balneare militare, una sorta di benefit della Difesa e la Servitù di Guardia del Moro nell’Isola di Santo Stefano, nell’arcipelago della Maddalena, un deposito di munizioni all’interno di un Parco nazionale.
«La ricchezza naturale e le limitazioni militari coincidono proprio laddove le stesse leggi dello Stato prevedono che si innalzi il livello di tutela. La Difesa colloca bombe dentro un Parco Nazionale e chiude le scuole: noi vogliamo più scuole e meno bombe», ha proseguito il governatore, citando il caso della progressiva riduzione delle attività della scuola per sottufficiali della Marina a La Maddalena.
In conclusione, la proposta della Regione Sardegna, da valutare in un successivo tavolo negoziale, chiede trasparenza e l’abbandono della logica degli indennizzi forfettari. Sulla base di dati incontrovertibili, il presidente Pigliaru ha inoltre preteso: tutela ambientale e della salute, tempi certi per attivare i processi di riequilibrio, avvio di processi di riconversione delle attività tramite programmi di ricerca tecnologica, innovazione e sviluppo; un percorso condiviso per la valutazione dei costi da mancati sviluppi alternativi dei Comuni nei quali insistono i poligoni; la fluidificazione dei processi di dismissione e acquisizione al patrimonio regionale dei beni immobili demaniali non più necessari alla Difesa; l’immediata estensione del periodo di sospensione delle esercitazioni, che non dovranno più svolgersi dal primo giugno al 30 settembre; l’immediata esclusione degli indennizzi dal calcolo degli spazi finanziari definiti dal patto di stabilità interno e l’istituzione, presso i Poligoni, di Osservatori ambientali indipendenti.