18 December, 2024
HomePosts Tagged "Denise Diana"

La chiesa di San Pietro di Serrachei, sperduta nelle campagne tra Iglesias e Nebida, si trova in uno stato molto critico, utilizzata come stalla. L’accesso alla chiesa non è semplice perché è in un terreno privato aperto ma ci sono dei cani non proprio accoglienti.

La chiesa ha una grande valenza storica e artistica, riconosciuta dal Ministero per i Beni e le Attività culturali.

«Dal punto di vista stilistico e cronologico, l’edificio potrebbe essere inquadrato nell’ambito tardo-bizantino dell’Italia meridionale, stante le analogie con altri edifici coevi, nonostante nel caso in questione non siano presenti – o più probabilmente non siano oggi più visibili l’abside e la cupola nel prebisterio, come normalmente invece avviene in questi edifici – si legge, tra l’altro, nella relazione storico-artistica del Ministero per i Beni e le Attività culturali -. Per quanto attiene più direttamente al territorio isolano, alcune analogie di tipo strutturale sono riscontrabili con la chiesa di San Salvatore ad Iglesias e con le volte a botte degli edifici quadrifidi di Sant’Elia e di San Teodoro a San Vero Congiu… Si ritiene necessario formalizzare l’interesse culturale ai sensi del D.Lgs. 42/2004 per la chiesa in questione, di proprietà privata, che costituisce un raro esempio di chiesa tardo bizantina della Sardegna e, pur nelle attuali condizioni di grave disagio, assolutamente meritevole di essere salvaguardato, anche in vista di un possibile ed auspicato recupero.»

Denise Diana, giovane laureata in Beni culturali e Spettacolo, appassionata studiosa e amante del patrimonio storico e archeologico del territorio, si è occupata nella chiesa di San Pietro di Serrachei nella tesi di laurea della triennale, nella quale evidenzia i particolari architettonici, grazie al libro del professor R. Coroneo ed auspica il recupero di un bene del territorio per il territorio.

Il passaggio integrale contenuto nella tesi di laurea di Denise Diana.

«La chiesa di San Pietro di Serrachei risale al periodo alto medievale, insieme ad altri due edifici di culto che sono la chiesa del Salvatore e la chiesa di Sant’Antonio Abate e si trovano nel comune di Iglesias. L’edificio è situato nell’agro denominato “Sa terra e Tuvara”. Sconsacrata, è oggi adibita a fienile e si mostra in grave stato di degrado. Grazie alla lettura dei caratteri architettonici, si è pensato che la chiesa di San Pietro di Serrachei può essere stata edificata attorno ai secoli X-XI. L’edificio presenta uno schema a navata unica, lunga m 7,65 per una larghezza di m 4,50. La copertura a botte si instaura sulle murature perimetrali che sono caratterizzate dall’utilizzo dell’opus incertum e dell’opus latericium. In opus latericium è stata costruita un complesso composta da tre arconi a pieno sesto impostati su pilastri a forma rettangolare, appoggiati alle murature del perimetro. I pilastri impiegano come modulo il mattone cotto; ogni pilastro è largo il tanto di due mattoni messi di taglio e si forma con una sequenza di due mattoni cotti affiancati di taglio, a quattro infissi di testa. Nel punto di imposta gli arconi si diramano dalla testa del pilastro con ghiere di mattoni cotti messi di testa in file di due parallele interrotte da una perpendicolare. Lo spazio di risulta che si crea tra gli arconi, quando si diramano, è stato riempito con mattoni cotti, che formano una muratura a “V”. Lo schema disposto a mattoni nella chiesa di San Pietro in Serrachei, rivela una perizia che non si ritrova in nessuna altra struttura iglesiente di età alto-medievale. L’intreccio farebbe ipotizzare la ricerca di un risultato decorativo, sopratutto all’esterno; l’edificio al suo interno è intonacato. L’intonaco custodisce oggi segni di pitture murarie che un tempo decoravano le mura e la volta di questa piccola chiesa di campagna, della quale si ha speranza del restauro. La maggiore somiglianza della chiesa di San Pietro di Serrachei, con la chiesa di San Salvatore di Iglesias si trova nella facciata che ha la stessa larghezza, e un grande varco per il portale maggiore. Le mura sono costruite in opus incertum, mentre invece la centina del portale è in opus latericium, le centine sono disposte intervallando due mattoni di taglio a due di testa. L’utilizzo del mattone ha come obbiettivo la decorazione nella monofora, lungo il lato sud ovest, con un metodo che richiama alle monofore del tiburio del San Salvatore di Iglesias e alla monofora del Sant’Antonio Abate di Iglesias.»

Allarme siccità nel Sulcis Iglesiente. La diga di Punta Gennarta è ormai vuota come quelle di Bau Pressiu e Medau Zirimilis (per lavori), anche Monte Pranu è in emergenza. La situazione, se non arriveranno abbondanti piogge, rischia di precipitare, anche perché le dighe del Sulcis Iglesiente restano le uniche a non poter usufruire del soccorso dalle altre dighe con il sistema di interconnessione, più volte finanziato ormai da oltre trent’anni, ma mai realizzato.

Le dighe di Bau Pressiu e Medau Zirimilis sono vuote, perché sono state svuotate per consentire la realizzazione dei lavori di posa di rete antivolatile nella torre dello scarico di fondo della diga di Medau Zirimilis e di riposizionamento dell’asta idrometrica nella diga di Bau Pressiu.

La diga di Punta Gennarta è a secco, come emerge dalle fotografie di Denise Diana, scattate la scorsa settimana, nelle quali sono peraltro visibili i resti dei forni medievali di fusione dell’argento, in località “Canonica”.

    

Al 31 agosto scorso conteneva 1,37 milioni di metri cubi, a fronte del massimo volume di regolazione autorizzato di 12,10 milioni di metri cubi, ma oggi, 25 settembre, la diga è praticamente vuota.

L’invaso di Monte Pranu al 31 agosto aveva invasati 19,03 milioni di metri cubi (il massimo volume autorizzato ammonta a 49,3 milioni di metri cubi), ma anche in questo caso una parte dell’invaso è praticamente a secco, vedi la fotografia allegata.

Giampaolo Cirronis

 

Il 10 aprile, presso la comunità alloggio per anziani “Casa amica San Luigi” di Serbariu, verrà inaugurata una mostra di Denise Diana. Sarà una mostra particolare, con la quale l’artista cercherà di impressionare piacevolmente i visitatori con i suoi lavori su lagenarie (zucche). Fino al 20 aprile proporrà moltissime zucche, differenti per seme, forma, grandezza (grezze), frutto di diversi anni di raccolta.

I lavori saranno visibili nell’ampio giardino dell’istituto, appese agli alberi o stese su fili.

mostrafemminile (1) nacchera2 IMG_1825 IMG_1828 IMG_2072