22 December, 2024
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La vertenza dei lavoratori dell’Aspal, la cosiddetta “vertenza art. 58”, è ritornata all’attenzione della Seconda commissione consiliare che questo pomeriggio ha proceduto con le audizioni dei rappresentanti sindacali di Cgil, Cisl, Uil e Sadirs. La vicenda è quella nota e riguarda l’inquadramento del personale transitato in Aspal per effetto della legge n. 9 del 17 maggio 2016 e modificata dall’articolo 58 della legge n. 1 dell’11 gennaio 2019 che stabilisce che il personale delle province trasferito all’Aspal «è inquadrato nei ruoli regionali nelle categorie e nei livelli retributivi corrispondenti alla professionalità posseduta al momento del passaggio dalle province alla Regione, con la salvaguardia della retribuzione individuale di anzianità maturata e degli assegni personali in godimento».

A giudizio dell’assessorato del lavoro l’applicazione letterale di tale norma, in vigore dal 1 febbraio 2019, comporterebbe discriminazioni tra il personale del medesimo comparto e determinerebbe un costo troppo elevato rispetto alle coperture finanziarie. Il dato è contestato dai sindacati che hanno formulato una controproposta (approvata dall’assemblea dei lavoratori lo scorso 13 settembre a Tramatza) rispetto a quella avanzata in proposito dall’assessore del Lavoro.

Sollecitati anche dagli interventi dei consiglieri della minoranza Francesco Stara e Laura Caddeo (Progressisti), Desirè Manca (M5S) e Piero Comandini (Pd) i rappresentanti dei lavoratori (Davide Paderi – Cisl; Giampaolo Spanu – Uil; Luciano Melis – Sadirs, Enrico Lobina – Cgil) hanno definito la loro proposta “di mediazione e di responsabilità” e si sono detti disponibili a proseguire nel confronto dichiarando come irrinunciabili i punti che riguardano l’inquadramento e le ferie del personale, mostrando però significativi margini di apertura per ciò che attiene gli aspetti riferibili alla “decorrenza della parte economica”.

Il presidente della Seconda commissione, Alfonso Marras (Riformatori sardi), preso atto della complessità della vertenza e confermata la disponibilità a favorire ogni possibile soluzione ha quindi preannunciato la convocazione in audizione dell’assessora del Lavoro e del direttore dell’Aspal.

 

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Il Consiglio regionale ha approvato la relazione d’inchiesta n° 1 sul perdurare dello stato di insolvenza dell’AIAS nei confronti dei propri dipendenti, sulla qualità dei servizi e la tutela dei diritti dei lavoratori.

La seduta è stata aperta dal presidente Michele Pais. Dopo le formalità di rito, prendendo la parola sull’ordine dei lavori, il consigliere dei Progressisti Francesco Agus ha chiesto chiarimenti sulla mancata presentazione del Piano regionale di sviluppo per il quale sono recentemente scaduti i termini di legge.

Sempre sull’ordine dei lavori, il consigliere Giovanni Satta ha lamentato che in occasione di una precedente riunione dei capigruppo sull’Aias, alla quale ha presenziato in sostituzione del suo capogruppo, è stato ingiustamente criticato per aver chiesto quanti erano gli iscritti ad una sigla, solo perché occorreva sapere se le decisioni potevano essere approvate dai lavoratori all’unanimità.

Ancora sull’ordine dei lavori, il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi, ha osservato sul piano procedurale che la discussione sulla relazione della Commissione speciale sull’Aias, come tale, si può solo approvare o respingere.

Il presidente ha chiarito che viene applicato l’art. 78 del regolamento che riguarda, sul piano della tempistica, tutti gli atti del Consiglio.

Il Consiglio ha quindi iniziato l’esame dell’ordine del giorno con la discussione del documento n. 4/16/A sull’Aias ed il presidente ha dato la parola al relatore, il presidente della commissione d’inchiesta Gianfranco Ganau, del Pd.

Gianfranco Ganau, in apertura, ha ringraziato i componenti della commissione che – ha detto – ha lavorato in modo molto proficuo sia al suo interno che in occasione dell’articolato ciclo di audizioni, una azione incisiva che inoltre ha consentito l’acquisizione degli atti del tavolo tecnico costituito all’interno dell’assessorato che ha messo ordine in una problematica molto complessa. Gianfranco Ganau ha poi sottolineato la gravità del mancato pagamento di 11 stipendi ai lavoratori, fatto da cui deriva a suo giudizio la richiesta di valutare la sostenibilità della convenzione e di vincolare ogni atto successivo al pagamento delle retribuzioni, fermo restando il mandato all’assessore per il superamento dello “status quo” privilegiando la continuità del servizio ed il recupero delle retribuzioni arretrate.

Il consigliere Michele Ciusa del M5S ha messo l’accento sul buon lavoro della commissione che ha operato con scrupolo e rigore fornendo al Consiglio la più ampia disponibilità di dati certi ed attendibili. L’assessore Mario Nieddu – ha proseguito – deve continuare con il tavolo tecnico anche per il passato e riferire alla commissione Sanità, tenendo presente l’emergenza che deriva dal mancato pagamento degli stipendi ai lavoratori, un problema gravissimo che la politica finora non è riuscita a risolvere. Ora la situazione è molto più chiara, ha concluso, ed ora le istituzioni regionali devono agire con urgenza dando finalmente un esempio di buona politica.

Il consigliere Giorgio Oppi dell’Udc ha affermato che l’assessorato finalmente ha attivato un tavolo dal quale è emersa con chiarezza la vera situazione dei rapporti fra Aias e Regione che ruota attorno ad un contenzioso complessivo di circa 10 milioni, buona parte del quale fortemente contestato. I problemi che abbiamo di fronte, ha detto ancora Oppi, sono due: da una parte bisogna definire una partita vecchia difficile da ricostruire se non con contenzioso e su questo non siamo entrati nel merito, e dall’altra individuare una soluzione definitiva per dare riposte ad utenti e lavoratori. Il tavolo tecnico, ha dichiarato infine, deve perciò continuare con lo stesso senso di responsabilità verificando anche il passato ed avendo come riferimento d’ora in poi la commissione sanità.

Il consigliere di Leu Eugenio Lai, dopo aver criticato l’assenza del presidente della Regione su un dibattito così importante per la Sardegna, ha ricordato che quando fu presentata la richiesta di una commissione speciale il centro sinistra venne accusato di volersi sostituire alla magistratura, accuse poi rivelatesi del tutto infondate. Ma oggi – ha aggiunto – il Consiglio ha tutti gli elementi per decidere, sulla base di dati inconfutabili che testimoniano la buona gestione del centro sinistra nella passata legislatura con pagamenti regolari, mentre Aias ha fatto crescere il volume degli stipendi arretrati. In altre parole – secondo Lai – si rende necessario il superamento dell’Aias anche perché la stessa convenzione con Ats (ancora in vigore) prevede che il mancato pagamento delle retribuzioni sia una giusta causa di risoluzione. Piuttosto, ha terminato, preoccupano i ritardi ed il ripensamento rispetto ad una soluzione che era stata già trovata con l’istituzione di Sas Domos e su questo la maggioranza deve dire cosa vuole fare da domani.

Il presidente della commissione Sanità Domenico Gallus dell’Udc ha respinto la ricostruzione del collega Lai, sostenendo che ora c’è una grandissima novità nel senso che c’è un debito riconosciuto anche da Aias sia pure per un periodo circoscritto. La storia di Aias – ha sostenuto – è stata anche positiva per la riabilitazione sarda e non può essere cancellata anche se in questa fase occorre pensare in primo luogo a pazienti e lavoratori con una soluzione urgente perché undici mesi arretrati sono oggettivamente insostenibili, mentre sul pregresso come commissione Sanità assicuriamo tutto il nostro impegno e speriamo di essere altrettanto efficaci.

Dopo l’on. Domenico Gallus ha preso la parola l’on. Massimo Zedda (Progressisti) che ha detto: “Saluto i lavoratori dell’Aias, ai quali rivolgo la solidarietà mia e credo di tutta l’Aula perché non percepiscono lo stipendio da più di un anno. La commissione è stata celere ma ci ritroviamo di lunedì a discutere di Aias perché domani ne discuteranno altri, in altri palazzi e sedi. A questo punto, anche le nostre conclusioni saranno inficiate dalle decisioni della magistratura. Ci sono privati disponibili ad investire per ripristinare il servizio che faceva Aias. Non lo so, ma è necessaria comunque l’evidenza pubblica e questo va spiegato bene ai lavoratori. Sono curioso di sapere quali siano i vostri intendimenti per far funzionare la macchina dell’assistenza e dare sollievo economico a 1.200 lavoratori con gli ammortizzatori sociali».

E’ intervenuto l’on. Stefano Tunis (Sardegna 20 Venti), secondo cui “è capitato che le premesse degli atti di indirizzo del passato fossero infondate. Non possiamo dire ai lavoratori che diventeranno dipendenti della Regione ma è sempre stato comodo per la Regione non vedere come stanno le cose e delegare tutti i problemi all’Aias. Questo va detto”. L’on. Stefano Tunis ha parlato poi “della necessità di far funzionare il servizio e della necessità di salvare la professionalità dei lavoratori. Tutti siamo chiamati allo sforzo in questa occasione”.

L’on. Giovanni Satta (Psd’Az) ha ripercorso i momenti di costituzione di Sas domos e ha aggiunto: «Noi ricordiamo anche altre vertenze della scorsa legislatura e sappiamo che i lavoratori non possono transitare nella pubblica amministrazione se non c’è un concorso. Non possiamo permetterci proclami che non siano giusti ma dobbiamo tutelare tutte le parti in causa: i cittadini sardi, i lavoratori e i pazienti. Sarà importante sentire la proposta dell’assessore Mario Nieddu».

Per l’on. Daniele Cocco (Leu) «è arrivato il momento del buon senso e ci vuole un ordine del girono di tutta l’Aula, che dia all’assessore alla Sanità la più ampia copertura politica. Non sono accettabili speculazioni sulla vicenda: non ha senso cercare colpevoli ma è più giusto destinare il nostro tempo ad una soluzione stabile e seria. Chi lavora da 11 mesi senza una busta paga non se ne fa nulla della nostra solidarietà ma pretende soluzioni».

A seguire l’on. Michele Cossa (Riformatori sardi), che ha detto: «Per cinquant’anni l’Aias ha fatto comodo alla Regione e ai Comuni, ha svolto un servizio di supplenza che altri non hanno voluto o saputo svolgere. Questo va tenuto a mente e bisogna rifiutare le strumentalizzazioni e le semplificazioni: intanto sappiamo qual è l’esatta condizione debitoria della Regione. Non mi sembra un risultato da poco, finalmente abbiamo certezze. Ora dobbiamo puntare a erogare servizi sociali con standard elevati, più elevati della sanità pubblica. Noi rifiutiamo il clientelismo dell’approccio pubblico alla gestione dei servizi e di certo non sarà questa la strada da seguire nella soluzione del caso Aias. Vedremo quale soluzione proporrà l’esecutivo».

Al termine, per il Movimento Cinque Stelle ha preso la parola la capogruppo Desirè Manca, che ha detto rivolta al centrodestra ed al centrosinistra: «Sono curiosa di ascoltare la soluzione che sarà proposta dall’assessore. Ma 1.200 lavoratori senza stipendio da mesi non possono non interessarci: sapete cosa vuol dire arrivare a fine mese senza soldi? Io vorrei sapere di chi è colpa. Vorrei sapere se non è colpa della politica di chi è la colpa. Chi doveva controllare le clausole contrattuali se non la Regione? Cosa ci stiamo a fare qua se non siamo capaci di dare soluzioni? Perché non è stato rescisso il contratto?».

Dai banchi del Psd’Az l’on. Franco Mula ha esordito dicendo: «Questo non è un tribunale di inquisizione ma un’Aula parlamentare, dico rivolto all’on. Desirè Manca. E non va bene nemmeno che mischiamo le nostre competenze con quelle della magistratura ordinaria. Se siamo qui e mostriamo attenzione è perché intendiamo davvero ricercare una soluzione».

Per l’on. Michele Ennas (Lega) «per la prima volta grazie al lavoro del tavolo tecnico siamo arrivati a conclusioni sicure ed abbiamo dati incontrovertibili. E stiamo lavorando seriamente per risolvere un problema obiettivamente complesso. Sas Domos si è rivelata una soluzione ponte e di carattere elettorale e non è in cinque minuti che nascono le soluzioni, quelle vere. Dobbiamo essere tutti responsabili e dare mandato all’assessorato per una soluzione».

Il capogruppo dei Progressisti, Francesco Agus, dopo aver ringraziato la Commissione d’inchiesta per il lavoro svolto ha lamentato l’assenza in aula del presidente della Regione: «Oggi sarebbe stata opportuna la sua presenza, primo perché avrebbe rafforzato l’azione della Giunta, secondo perché è stato lui ad apporre la firma nell’atto che annulla le selezioni per Sas Domos. La domanda è: perché il principale soggetto privato convenzionato con la Regione con oltre 3.000 dipendenti e 3.000 assistiti, con oltre 100 milioni di euro ricevuti dalle casse regionali, non paga gli stipendi?».

Francesco Agus ha ricordato che il lavoro della Commissione ha consentito di fare finalmente chiarezza: «Fino a tre mesi fa c’era chi pensava che il problema riguardasse i ritardi dei trasferimenti della Regione, oggi quella fase è chiusa, la situazione di emergenza non può essere imputabile ai ritardi della Regione, non spetta all’Aula capire cosa ci fosse a monte. Questo si vedrà in altre aule. La Commissione aveva l’obiettivo di verificare il perdurare dello stato di insolvenza di Aias. Oggi finisce il balletto delle cifre».

Il capogruppo dei progressisti ha quindi puntato l’indice sui ritardi della Giunta: «La Commissione ha ricevuto pieno mandato e, in tre mesi, ha concluso i lavori. Purtroppo, si sono persi 6 mesi dopo l’atto del presidente Christian Solinas che ha fermato il progetto Sas Domos. Il problema va risolto, parliamo di un servizio talmente sensibile che non può essere interrotto nemmeno per un secondo. Abbiamo parlato dei dipendenti, della proprietà ma nel dibattito non sono intervenute le famiglie degli assistiti. I familiari sono terrorizzati perché temono l’interruzione del servizio. Io credo che affidarlo a un soggetto pubblico non sia una bestemmia. Non si può fare di peggio. Credo che non esistano soluzioni perfette, la soluzione di una società consortile con capitale pubblico privato era una proposta. Non si può stare fermi, serve una soluzione rapida. Spero che l’assessore sia coraggioso e non guardi le tessere di partito o il pregresso ma che individui una soluzione urgente e i consiglieri vadano via da qui avendo chiaro cosa succederà in futuro».

Il presidente Michele Pais ha quindi dato la parola all’assessore della Sanità Mario Nieddu.

«All’inizio non ero favorevole alla commissione d’inchiesta e non sono convinto neanche oggi della sua indispensabilitàha detto Mario Nieddu – il tavolo tecnico non ha avuto impulso dal lavoro della Commissione, è accaduto invece il contrario.»

Mario Nieddu ha espresso apprezzamento per l’andamento del dibattito e invocato una soluzione condivisa da tutta la politica: «Per risolvere questa situazione servono soluzioni complesse. Ho apprezzato l’intervento di Massimo Zedda che rispetto alla soluzione evocata dal Consiglio, Sas Domos, ha ricordato che si tratterebbe di una sperimentazione gestionale. Questo progetto è stato bloccato dal presidente Solinas perché ha bisogno di una normativa regionale di riferimento che non c’è. Le sperimentazioni gestionali fanno riferimento a una legge nazionale che impone la sostenibilità economica, condizione che il progetto Sas Domos non garantisce. Quel progetto comunque non è stato cancellato ma sospeso. Non è pensabile che Sas Domos possano assorbire i 1.200 dipendenti di Aias».

L’assessore ha poi difeso l’operato della Giunta: «Non sono stati persi 7 mesi. Senza il tavolo tecnico non si sarebbe potuta fare chiarezza e accertare la situazione debitoria di Aias. Grazie a quel lavoro oggi sappiamo cosa fare».

Sulla sentenza del Tribunale attesa per domani l’assessore ha chiarito: «Io non sono fiducioso sul commissariamento. Aias è una onlus, non ha l’obbligo di presentare i bilanci a nessuno. Non è stato semplice farseli consegnare. In una delle sedute ho chiuso il tavolo perché Aias si è presentata senza bilanci. Come onlus non è sottoposta neanche al regime fallimentare ordinario. O si dimostra che Aias ha agito come società commerciale o non si può far nulla. Altra ipotesi è un commissario nominato dal Ministero».

Mario Nieddu ha quindi assicurato che una soluzione arriverà in tempi rapidi: «Stiamo pensando a risolvere il problema fuori da schemi ideologici. Non si tratta di distinguere tra pubblico e privato. Lavoriamo a una soluzione definitiva. Non è questa la sede per chiarire il percorso che abbiamo in mente. Sarà una soluzione che garantirà la continuità dell’assistenza e i livelli occupazionali dei lavoratori. Una cosa non faremo: la revoca della convenzione non ci sarà».

Per dichiarazioni di voto è intervenuto Eugenio Lai: «La Giunta non reputa il Consiglio un degno interlocutore – ha detto – l’assessore non ci dice quale sia la soluzione. Che cosa si vuole fare? Ho sentito inesattezze: dire che il progetto Sas Domos non garantiva continuità assistenziale è sbagliato. Solinas ha bloccato le selezioni».

Massimo Zedda (Progressisti) ha invitato alla prudenza. «La situazione potrebbe cambiare nelle prossime ore. L’assessore non indica una soluzione perché una soluzione non può esserci prima delle decisioni del Tribunale. Suggerisco, a partire da domani, di avviare un tavolo specifico per individuare un soggetto che possa prendersi in carico Aias. Per far questo occorre riunire prefetto, procuratore della Repubblica, presidente della Corte dei Conti e cercare il supporto di Anac.»

Secondo Francesco Agus (Progressisti) l’assessore si prende una grande responsabilità: «Non dice nulla su cosa avverrà domani. Noi approviamo un documento che vincola la Giunta a una prova di forza. Dovrà valutare la sostenibilità della convenzione con Aias ed eventualmente avviare il superamento della stessa. Al suo posto avrei approfittato di questo clima di unità per iniziare a discutere di un mandato più ampio per capire come superare la situazione. Andiamo via senza nessuna certezza ma con più dubbi. Anche la soluzione Sas Domos è ancora in campo. Potrebbe essere migliorata. Non vorrei che dietro le sue parole elusive l’assessore nascondesse la volontà di gestire la questione in proprio senza cercare la condivisione del Consiglio. Voto a favore ma non sono soddisfatto delle sue risposte».

Il capogruppo del Psd’AZ, Franco Mula, ha annunciato voto favorevole. «Non tirate fuori la Nerina Dirindin o altri personaggi che hanno combinato gravi danni per la sanità. Risparmiateci queste cose».

Voto favorevole ha annunciato anche Desirè Manca (M5S), mentre Giovanni Satta (Psd’Az) ha ricordato che il pronunciamento del giudice vincolerà la Giunta. Replicando ad Eugenio Lai, ha poi aggiunto. «Le selezioni per Sas Domos erano aperte a tutti, lo ha detto Fulvio Moirano. Non ci sarebbe stato nessun canale preferenziale per i dipendenti Aias».

Anche Giorgio Oppi ha annunciato il voto favorevole dell’Udc. «Bisogna rimanere nella correttezza e nella verità. Il piano sanitario non è stato approvato d Nerina Dirindin e nemmeno la rete ospedaliera nonostante la nostra disponibilità. Non addentriamoci in questi meandri».

Antonio Mundula, annunciando il voto favorevole di Fratelli d’Italia ha detto: «Ho fatto parte della Commissione e ne ho sentito la responsabilità. Non abbiamo cercato colpevoli ma verificato i fatti che sono inconfutabili. Fratelli d’Italia voterà in modo favorevole. Stiamo votando una relazione ma sappiamo che non ci possono essere in questo momento risposte immediate. Ho fiducia nell’assessore che farà un ottimo lavoro».

Stefano Tunis, a nome del gruppo Misto, si è detto favorevole alla relazione della Commissione. «Non so cosa farà la magistratura, voto questo documento tenendo conto dello stato dell’arte. Non so cosa succederà domani, oggi sottolineiamo il buon lavoro della commissione.»

Il presidente della Commissione d’inchiesta Gianfranco Ganau ha ringraziato il Consiglio per l’andamento del dibattito. «La Commissione ha verificato gli atti: 107 milioni sono stati dati a Aias, ci sono 11 mensilità in arretrato per i lavoratori. Questi elementi mettono l’assessorato in condizioni di intervenire. Oltre a Sas Domos c’è un’altra soluzione: la revoca della convenzione e la messa a bando della stessa garantendo una transizione in cui Aias dovrà assicurare il servizio fino al subentro di un altro soggetto. Ci sono le condizioni perché l’assessorato possa prendere queste decisioni.»

Voto favorevole hanno annunciato anche il capogruppo della Lega, Dario Giagoni, e quello di Leu Daniele Cocco, secondo il quale l’unica soluzione «è la revoca della convenzione Aias».

Messa in votazione, la relazione della Commissione d’Inchiesta è stata approvata all’unanimità (47 voti favorevoli su 47 votanti).

Il Consiglio regionale si riunirà giovedì prossimo alle 10.30 per l’esame del Dl n. 51 “Disposizioni in materia di enti locali”.

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La Seconda commissione, dopo un primo rinvio per la mancanza del numero legale, ha proceduto con l’audizione della garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza. Poi è stata nuovamente rinviata.

Grazia Maria De Matteis ha illustrato, nel parlamentino presieduto da Alfonso Marras (Riformatori) il programma delle attività per il 2020, composto, principalmente  da otto azioni: 1) aggiornamento della mappatura delle strutture residenziali per minori; 2) prosecuzione del monitoraggio delle strutture di accoglienza dei minori; 3) prosecuzione della promozione nelle scuole della tutela dei diritti dei minori; 4) sostegno e aggiornamento dei tutori volontari; 5) formazione dei tutori legali volontari; 6) azioni in favore dei figli dei genitori detenuti; 7) azioni di sensibilizzazione in favore di minori vittime di violenza assistita; 8) azioni di sensibilizzazione sul rapporto tra informazione e minori; 9) azioni di tutela con riferimento alla povertà educativa e alla genitorialità responsabile.

La garante, sollecitata anche dagli interventi dei consiglieri, Laura Caddeo (Progressisti); Desirè Manca (M5S), Piero Comandini (Pd) e Gian Filippo Sechi (Udc) ha confermato il badget del 2019 (300mila euro) e il numero dei collaboratori (due unità). Il presidente della commissione ha invitato dunque la dottoressa Grazia Maria De Matteis ha fornire un dettagliato piano delle risorse per la realizzazione del programma 2020 e, raccogliendo le preoccupazioni dei commissari della maggioranza e della minoranza, ha ipotizzato, insieme con il previsto parere, anche la formulazione di un documento apposito per assicurare maggiori stanziamenti ed una più consistente dotazione organizzativa all’ufficio del garante per l’infanzia e l’adolescenza.

La seduta della Seconda commissione è stata poi rinviata per mancanza del numero legale.

“La Zona Economica Speciale per la Sardegna prende forma. Inizia l’iter per la sua istituzione”. Questo il messaggio lanciato dagli organi di informazione nel novembre 2018 quando il progetto di istituzione della ZES in Sardegna, in attuazione del Decreto per il Sud del 2017, sembrava cosa fatta. Da allora è trascorso quasi un anno e della ZES – zona avvantaggiata da semplificazioni amministrative e fiscali – pian piano non si è più sentito parlare. Il Piano strategico per la ZES della Sardegna, approvato dalla Giunta e trasmesso al Governo nazionale ha subìto una brusca battuta d’arresto dopo alcune osservazioni da parte del MEF e del Ministro per il Sud. Osservazioni che hanno portato allo stop dell’iter per l’istituzione. Oggi, a rilanciare l’attenzione sulla ZES e a chiedere il tempestivo completamento della procedura rimasta in stand by, è la capogruppo del M5S Desirè Manca, prima firmataria di una mozione (sottoscritta dai consiglieri Cuccu, Solinas, Li Gioi, Ciusa, Fancello) che impegna il Presidente e la Giunta a mettere in campo tutte le azioni necessarie a portare a termine la procedura; come sollecitato lo scorso giugno anche dall’onorevole M5S Mara La Pia attraverso la presentazione di un ordine del giorno alla Camera. “La Giunta regionale – spiega Desirè Manca – ha dato mandato alla Cabina di regia per la Programmazione unitaria di adottare tutti gli atti necessari all’approvazione del Piano di sviluppo strategico e di provvedere alle eventuali integrazioni o modifiche di natura tecnica che si fossero rese necessarie per completare positivamente la procedura di approvazione. È esattamente da questo punto che la Giunta oggi deve ripartire”. “I vantaggi dell’istituzione della ZES della Sardegna sono assolutamente irrinunciabili. Non possiamo dimenticare che la Sardegna presenta gravi deficit competitivi correlati alla condizione di insularità, soprattutto, in termini infrastrutturali e con riferimento alle dimensioni del mercato, contrastabili con politiche di internazionalizzazione economica e di “continuità territoriale” dei trasporti, per le quali la ZES può rappresentare un validissimo strumento”. “La ZES rappresenta un importante volano dell’economia sarda, uno strumento su cui far leva e su cui contare per attrarre imprese e investitori da tutto il bacino del Mediterraneo. Attraverso le agevolazioni fiscali e una burocrazia semplificata crediamo sia finalmente possibile far ripartire la macchina delle assunzioni e dare nuovo slancio al settore dei trasporti, a quello della logistica, del trasporto e della lavorazione delle merci, alla creazione di nuovi modelli di sviluppo integrati”. Desirè Manca guarda alla vicenda dei lavoratori del Porto di Cagliari licenziati alcuni mesi fa: “Questi lavoratori hanno sperato nell’istituzione della ZES, invece la Regione Sardegna non è stata in grado di portare a termine il percorso di istituzione e nel frattempo hanno perso il lavoro. Possiamo però ripartire, possiamo impegnarci tutti, Maggioranza ed Opposizione, affinché i porti della nostra isola possano godere di tutti gli istituti giuridici di vantaggio utili a riposizionarla come città tra le più competitive del Mediterraneo. E, soprattutto, per far sì che nessun lavoratore debba più restare disoccupato”.

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Il Consiglio regionale ha rinviato la mozione “sulla grave situazione di incertezza per i lavoratori precari all’interno dell’Istituto zooprofilattico sperimentale della Sardegna “G. Pegreffi”.

La seduta si è aperta sotto la presidenza dell’on. Michele Pais. Dopo le formalità di rito, ha chiesto di intervenire sull’ordine dei lavori il capogruppo dei Progressisti Francesco Agus che ha sollecitato un intervento urgente del presidente del Consiglio per ottenere il rispetto delle procedure nei rapporti tra Giunta e Aula. «Mi si comunica una risposta alla nostra interrogazione n. 61 sulla nomina dei direttori generali esterni all’amministrazione regionale – ha detto Francesco Agus – in realtà si tratta di una comunicazione elusiva, irrispettosa, scorretta e contraria al Regolamento. La risposta arriva, infatti, dal Capo di Gabinetto della Presidenza della Regione che in sostanza dice di non poter dare risposte. Chiedo al presidente Michele Pais di verificare il rispetto delle procedure in modo che l’interrogazione possa avere una risposta corretta».

Il presidente Michele Pais ha assicurato il suo intervento: «Sarà mia cura fare le verifiche opportune. Spero in giornata di poter dare una risposta in merito».

Si è quindi passati al primo punto all’ordine del giorno, la mozione n. 68 sulla grave situazione dei lavoratori precari dell’Istituto Zooprofilattico sperimentale della Sardegna a rischio licenziamento per il mancato rinnovo del contratto di lavoro. Il presidente Michele Pais ha comunicato  l’impossibilità di mettere in discussione la mozione per l’assenza in Aula dell’assessore alla Sanità Mario Nieddu.

E’ quindi intervenuto Daniele Cocco, capogruppo di Liberi e Uguali e primo firmatario della mozione: «Mi dispiace molto non poter discutere questa mozione per il suo carattere d’urgenza. Nell’incontro con i gruppi avevamo stabilito di vederci oggi per verificare la possibilità di approvare un dispositivo con carattere d’urgenza. L’assenza dell’assessore fa cadere tutti i buoni propositi. Sarebbe opportuno che il responsabile della Sanità riferisse in Aula sia sulla questione dell’Istituto Zooprofilattico che sulle graduatorie degli Organizzazioni Sindacali. Noi tutti abbiamo l’esigenza indifferibile di interloquire con lui per capire lo stato dell’arte».

Il presidente Pais si è detto d’accordo con le osservazione del capogruppo di Liberi e Uguali: «Era stato lo stesso assessore a sollevare il problema. Confido che  possa riferire quanto prima sull’argomento».

Rammarico per il rinvio della mozione è stato espresso anche da Piero Maieli (Psd’Az)  che ha sollecitato tempi rapidi per una nuova calendarizzazione del documento: «Oggi scade il contratto dei lavoratori dell’Istituto Zooprofilattico. E’ urgente concludere il processo di stabilizzazione e avviare i concorsi».

Successivamente ha preso la parola Laura Caddeo (Progressisti) che, come in precedenza il suo capogruppo Francesco Agus, ha stigmatizzato il metodo utilizzato dalla Giunta sulle interrogazioni a risposta scritta: «Anche sull’interrogazione n. 124 (qualifiche per Operatori sociosanitari rilasciate da istituti privati) rivolta in prima battuta agli assessori al Lavoro e alla Sanità ci è arrivata una risposta dall’assessorato alla Pubblica Istruzione. Arriveranno le risposte di Zedda e Nieddu?».

Eugenio Lai (Liberi e Uguali) si è detto amareggiato per la decisione della Giunta di non partecipare alla seduta statutaria: «L’assenza di quasi tutti gli assessori in Aula in una seduta solenne è un fatto nuovo – ha detto Eugenio Lai – capiamo che i punti all’ordine del giorno non essendo stati dettati da Pontida siano considerati meno urgenti dalla maggioranza ma non è così per noi. Nella scorsa seduta si è deciso di rinviare una mozione al giorno dopo. Chiediamo la stessa cosa vista l’urgenza: la mozione n.68 si discuta entro questa settimana».

La consigliera del M5S Carla Cuccu ha invece segnalato all’Aula un presunto sgarbo istituzionale subito dalla Commissione Sanità durante un sopralluogo all’ospedale San Marcellino di Muravera: «Non siamo stati accolti dagli organi rappresentativi dell’Ats e dai direttori generali – ha affermato Carla Cuccu – come commissari ci siamo trovati a vagare nei meandri del nosocomio senza sapere dove andare». Carla Cuccu ha quindi espresso rammarico per l’assenza in Aula dell’assessore alla Sanità: «Ci sono interrogazioni presentate da tempo che non hanno ancora avuto risposta. A tutt’oggi l’assessorato non ha fornito nessun tipo di documentazione scritta. Vorrei che questo Consiglio potesse esercitare appieno la sua funzione di controllo e ispezione».

Il capogruppo della Lega, Dario Giagoni, ha quindi chiesto una sospensione di 5 minuti per parlare con i capigruppo di maggioranza e la vicepresidente della Regione Alessandra Zedda.

Alla ripresa dei lavori, il presidente Michele Pais ha messo in discussione la mozione n. 51 “sulla necessità di modificare il comma 23 dell’articolo 6 della legge regionale 28 dicembre 2018, n. 48, e di destinare specifiche risorse finanziarie per la realizzazione dei progetti relativi all’Azione Bosco”.

Il documento è stato illustrato da Franco Mula, capogruppo del Psd’Az e primo firmatario della mozione: «La nostra iniziativa ha due obiettivi: assicurare i finanziamenti ai progetti di Azione Bosco e rivedere le procedure che hanno stravolto il programma originario di tutela e valorizzazione del territorio». Mula ha ricordato che il piano Azione Bosco, voluto dalla Giunta Soru e sostenuto anche da Ugo Cappellacci è stato modificato nella scorsa legislatura: «La procedura prevedeva che il progetto venisse presentato da un’azienda agricola o da cooperativa e venisse successivamente approvato dalla Giunta su proposta dell’assessore al Lavoro. L’assessorato all’Ambiente aveva il compito di vigilare. Oggi la procedura descritta è stata modificata e le relative risorse finanziare, circa 2 milioni di euro, trasferite nel programma Lavoras. Anche la procedura di affidamento è totalmente cambiata. Prevale il programma Lavoras sui progetti di Azione Bosco. Questo va contro la volontà del Consiglio regionale»

Secondo Franco Mula, le attuali modalità di individuazione dei soggetti beneficiari e le conseguenti procedura di affidamento sono farraginose e complesse: «Prima si prevedeva un soggetto esecutore (azienda o cooperativa) e un soggetto attuatore (Assessorato ambiente) adesso ci sono aspetti poco chiari – ha detto Mula – i soldi sono stati spostati su Lavoras ma la cosa più grave è che ci sono dirigenti regionali che non fanno gli amministratori ma fanno politica».

Mula ha quindi concluso il suo intervento presentando le richieste all’esecutivo: «I soldi affidati a Lavoras devono tornare al piano Azione Bosco – ha rimarcato il capogruppo sardista – in alternativa si trovino risorse aggiuntive per finanziare quel capitolo di spesa. Una cosa è Lavoras, un’altra Azione Bosco, intervento previsto da una legge specifica approvata da questo Consiglio. Si rispetti la volontà dell’Aula».

Dopo l’on. Franco Mula ha preso la parola l’on. Giuseppe Talanas (FI), che ha precisato: “Questi bandi esistono da anni e tendono a migliorare le aree boschive della Sardegna ma limitano l’attività delle aziende agropastorali. Chiedo pertanto alla Giunta che nell’attuazione dei progetti si trovi un punto di equilibrio tra le due opposte esigenze”.

Sempre dalla maggioranza l’on. Giovanni Antonio Satta (Riformatori)  ha ricordato la genesi di questa misura e gli effetti ottenuti, “importanti ricadute sui territori e risposte positive sotto il profilo occupazionale che hanno consentito di prevenire e limitare i danni derivanti dagli incendi e dalle calamità naturali. Purtroppo, questi progetti sono stati interrotti dall’assessore Paci, con una decisione inopportuna e pregiudizievole: quella di inserire le risorse nel calderone dei fondi di Lavoras”. L’oratore ha proseguito ricordando l’iniziativa del 2017 di quattordici sindaci sardi, interessati dai progetti boschivi per i loro territori e ha segnalato la necessità di cambiare “la procedura di affidamento di Azione Bosco introdotta dalla passata Giunta regionale tornando alla gestione passata per la programmazione della spesa”.

L’on. Eugenio Lai (Leu) si è detto “in linea generale favorevole allo spirito della mozione, perché i boschi sono elemento di sviluppo delle nostre comunità. Ma non sono d’accordo sul fatto che si modifichi la legge con una mozione e mi aspetto che i problemi denunciati sulla procedura si risolvano con una variazione di bilancio. Dunque, sarebbe opportuno non levare due milioni di euro dal programma Lavoras ma impegnare gli assessori competenti a reperire altri due milioni di euro per Azione Bosco”.

Per l’esecutivo regionale ha preso la parola l’on. Giuseppe Fasolino (assessore della Programmazione), che si è rimesso alla volontà dell’Aula e ha aggiunto: “Sono d’accordo sul fatto che sia il caso di inserire direttamente in Finanziaria il contributo per l’Azione bosco, ampliando i progetti e premiando i migliori”.

In replica il presentatore della mozione, l’on. Franco Mula, ha detto rivolto all’on. Eugenio Lai: “Non ci sono leggi da modificare, non è necessario, perché la somma è stata spostata da un capitolo a un altro.   Se poi si riescono a recuperare altri due milioni di euro, tanto di guadagnato”.

Per dichiarazione di voto, l’on. Lai è tornato sul punto e a seguire anche l’on. Massimo Zedda: “In questo modo state sottraendo risorse ai Comuni e ai cantieri Lavoras. E noi non siamo favorevoli a procedere in questo modo”. Contrario anche l’on. Daniele Cocco (Leu), che ha ribadito la necessità della modifica legislativa.

Per l’on. Franco Mula “qui si stanno invertendo e mischiando i piani del discorso. Ma sia chiaro che noi non stiamo togliendo manco un euro ai Comuni”.

L’assessore Fasolino ha ribadito il concetto: “Noi stiamo applicando la legge di stabilità del 2018, che ha votato la precedente maggioranza con un emendamento della commissione Bilancio approvato all’unanimità. Quindi, non stiamo modificando nulla rispetto a quanto è previsto dalla legge”.

La Lega e Fratelli d’Italia hanno annunciato il voto a favore della mozione  mentre il voto contrario dei Progressisti è stato comunicato dal capogruppo, on. Francesco Agus. “Non è corretto levare risorse al bando Lavoras. Si possono trovare altrove due milioni, anche risparmiandoli o attingendoli altrove”.

L’on. Giuseppe Meloni (Pd) ha chiesto notizie all’assessore del Lavoro, on. Alessandra Zedda, “sulla mancanza di cinque milioni del bando Lavoras, a favore dei Comuni. Vorrei sapere se questa notizia è confermata o se possiamo tranquillizzarci tutti”. Per il Pd l’on. Comandini ha spiegato che “non basta una mozione a risolvere i problemi di cui si è parlato. Sarà comunque necessaria una legge con una variazione di bilancio per poter spendere davvero questi denari”.

Il presidente Michele Pais ha messo in votazione la mozione 68, che l’Aula ha approvato con 32 favorevoli, 7 contrari e 11 astenuti.

L’on. Carla Cuccu (Cinque stelle) ha illustrato la mozione 5 sul reddito energetico, “con lo scopo di prendere ad esempio il caso virtuoso di Porto Torres per arrivare coinvolgere tutti i Comuni sardi. Da luglio 2017 Porto Torres ha investito 500 mila euro per il fondo rotativo fotovoltaico di proprietà comunale e a favore di utenze domestiche e condomini. Si tratta di autoconsumo gratuito per i cittadini selezionati mediante una procedura di evidenza pubblica. E i crediti maturati verso il Gestore del servizio energetico vengono ceduti dai cittadini al Comune. Un sistema virtuoso, come detto, che in Puglia è diventato poi legge e anche a Milano si va in questa direzione. Chiediamo che altrettanto si faccia in Sardegna, con un fondo rotativo che finanzi impianti fotovoltaici a favore delle famiglie con il reddito più basso e con il contributo a favore della Regione. In questo modo si produrrà energia elettrica attraverso fonti rinnovabili  e ci sarà un’altra ricaduta positiva: nasceranno filiere locali per l’installazione e la manutenzione degli impianti”.

Il consigliere Ignazio Manca (Lega), anche nella sua veste di rappresentante del nord ovest ha osservato che il progetto ha aspetti molto positivi sul piano economico e sociale, consente un risparmio annuo di circa 200 euro annui a nuclei familiari non abbienti ed attiva un sistema virtuoso di auto alimentazione energetica attraverso le energie rinnovabili. Nello specifico, ha aggiunto, Porto Torres riveste un ruolo importante come sito nel quale sperimentare buone pratiche e politiche energetiche innovative dopo un passato di inquinamento molto elevato che richiede un intervento incisivo dello Stato.

Il consigliere Annalisa Mele, anch’essa della Lega, ha affermato che il progetto è positivo perché prevede un intervento significativo a favore delle categorie svantaggiate, sulla scorta di altri provvedimenti che vanno nella stessa direzione: il bonus energetico introdotto alcuni anni fa, il reddito (e pensione) di cittadinanza che incrementa le agevolazioni in materia energetica e idrica anche in deroga alle soglie Isee, altre norme che aiutano i cittadini con alcune problematiche sanitarie e, non ultimo, il bando dell’assessorato regionale degli Enti locali che ha stanziato 23 milioni per la riqualificazione del patrimonio edilizio privato, all’interno del quale è prevista una parte dedicata all’efficienza energetica degli immobili. La Mele ha proposto infine di estendere questi interventi agli edifici pubblici, come già stabilito dal recente decreto nazionale crescita, con particolare riferimento all’Agenzia regionale Area.

Il capogruppo del Psd’Az Franco Mula ha chiesto una breve sospensione della seduta in considerazione dell’importanza dell’argomento e della possibilità di arrivare ad un ordine del giorno condiviso

Il presidente, nell’accogliere la richiesta, ha convocato la conferenza dei capigruppo.

Alla ripresa dei lavori, il presidente ha comunicato che è stato predisposto un ordine del giorno condiviso di tutto il Consiglio.

Il capogruppo della Lega Dario Giagoni ha dichiarato che, ad avviso del suo gruppo, alcuni punti non sono condivisibili, soprattutto per quanto riguarda il mancato riferimento alle bonifiche del sito di Porto Torres.

Il capogruppo di Leu Daniele Cocco, concordando in parte con la tesi di Giagoni, ha però lamentato l’eccessiva lunghezza delle sospensioni delle sedute e la scarsa produttività delle stesse.

Il capogruppo del Psd’Az. Franco Mula, condividendo le osservazioni precedenti, ha detto nel merito che le differenze di posizioni sono piuttosto marginali ed ha suggerito un dispositivo che auspichi l’intervento complessivo della Giunta in materia energetica.

Il consigliere Eugenio Lai ha suggerito che, in assenza di posizioni condivise, è giusto votare la mozione.

Per la Giunta il vice presidente, on. Alessandra Zedda, sottolineando la grande complessità dell’argomento, ha proposto l’eliminazione della parte che riguarda la Regione Puglia, completando la parte dedicata al reddito energetico regionale con un riferimento alla verifica sullo stato di attuazione delle bonifiche nel sito di Porto Torres.

Il consigliere Cuccu (M5S), prima firmataria della mozione, ha espresso parere favorevole sulle modifiche proposte.

Il capogruppo del Pd Gianfranco Ganau ha precisato che il problema delle bonifiche, che ha un suo percorso legislativo ed amministrativo, non c’entra nulla col credito energetico

Il consigliere Ignazio Manca (Lega) ha contraddetto il collega Ganau, sostetendo che il problema ambientale complessivo di Porto Torres non può mai essere sottovalutato.

Il capogruppo del M5S Desirè Manca ha chiesto una breve sospensione della seduta per una riunione della minoranza.

Accogliendo la richiesta, il presidente Michele Pais ha sospeso la seduta e aggiornato il Consiglio, in prosecuzione dei lavori, per le 16.00.

Alle 16.40 sono ripresi i lavori dell’Aula, sotto la presidenza del vice presidente Piero Comandini (Pd) che ha concesso la parola al consigliere dei Progressisti, Antonio Piu, per proseguire nella discussione generale sulla mozione n. 5 (Cuccu e più). Il consigliere Piu ha espresso il suo favore per la mozione nella sua versione originaria e senza alcuna modifica al dispositivo ed ha definito la città di Porto Torres (citata nel documento del M5S) “un esempio virtuoso in materia di reddito energetico”.

La vice presidente della Giunta, Alessandra Zedda (Fi), intervenendo a nome dell’esecutivo ha escluso una posizione contraria da parte del governo regionale ed ha però suggerito l’eliminazione dal testo dei riferimenti alla regione Puglia.

Il capogruppo del Psd’Az, Franco Mula, ha quindi preannunciato la presentazione di un ordine del giorno ed ha chiesto alcuni minuti di sospensione per completare la raccolta delle firme dei sottoscrittori. Sospensione che è stata accordata dal vice presidente Piero Comandini.

Alla ripresa dei lavori la prima firmataria, Carla Cuccu, ha dichiarato che l’ordine del giorno è sostituvo della mozione e dopo la lettura del testo la Giunta ha espresso parere favorevole ribadendo l’invito alla eliminazione dal testo ai riferimenti alle Regioni Puglia e Lazio. Il consigliere della Lega, Michele Ennas, ha rivolto l’invito alla presidenza affinché sia fornito un testo più chiaro del documento mentre l’onorevole Cuccu (M5S) ha confermato la cancellazione dei riferimenti alla Puglia e al Lazio.

Il capogruppo del Psd’Az, Franco Mula, ha dichiarato il voto favorevole dei sardisti, seguito dal consigliere dei Progressisti, Antonio Piu, dal capogruppo Leu, Daniele Cocco, mentre la consigliera della Lega, Annalisa Mele, ha preannunciato l’astensione del gruppo lamentando il mancato riferimento all’edilizia pubblica e alla produzione del mini eolico. Il capogruppo dei Riformatori, Michele Cossa, ha dichiarato il voto favorevole del gruppo e l’ordine del giorno n. 1 è stato approvato con 41 sì e 7 astensioni.

Il vicepresidente del Consiglio, Piero Comandini (Pd), ha quindi concesso la parola al consigliere della Lega, Andrea Piras, che ha illustrato la mozione  Mozione n. 57 (Piras e più) per garantire la piena operatività dell’istituto regionale per la fauna selvatica (Irfs). Il consigliere Lai (Leu), intervenendo sull’ordine dei lavori ha chiesto la presenza in Aula dell’assessore dell’Ambiente ma il primo firmatario Andrea Piras non ha dato seguito alla richiesta ed ha proceduto con l’illustrazione del documento che impegna la Giunta a potenziare il personale dell’istituto, a garantire adeguate risorse e, con il coinvolgimento del Corpo forestale e di Forestas assicurare rilevanza scientifica all’attività dell’istituto. Nel corso del suo intervento, il consigliere della maggioranza, ha evidenziato la mancata applicazione di quanto stabilito dalla legge 23 del 1998 proprio con riguardo al mancato funzionamento dell’Irfs per l’adozione dei provvedimenti per la valorizzazione del territorio e delle specie di fauna selvatica presenti in Sardegna ed ha lamentato i disagi che ne derivano per la corretta programmazione dell’attività venatoria nell’Isola, nonché il ruolo preponderante dell’Ispra (istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, sottoposto alla vigilanza del ministero dell’Ambiente) con riferimento ai pareri a supporto dei provvedimenti regionali.

A supporto delle argomentazioni illustrate da Andrea Piras è intervenuto il suo compagno di gruppo e di partito Michele Ennas che ha ribadito la necessità di un potenziamento dell’organico al fine di rilanciare il ruolo dell’Irfs. «Confermiamo – ha concluso l’esponente della Lega – attenzione e sostegno all’attività venatoria in Sardegna ed ai cacciatori sardi».

A sostegno della mozione anche l’intervento di Emanuele Cera (Fi) che ha stigmatizzato la mancata applicazione delle norme regionali (art. 9 della legge 23/98) ed ha denunciato il superamento delle stesse auspicandone una tempestiva ed efficace revisione con il pieno coinvolgimento delle associazioni della caccia e degli agricoltori.

Il consigliere Eugenio Lai (LeU) ha lamentato in apertura del suo intervento l’assenza dai banchi della Giunta dell’assessore competente ed ha affermato: «Voterò a favore della mozione ma la sua approvazione non risolleverà le sorti della caccia o del mondo venatorio in Sardegna». L’esponete della minoranza ha auspicato la modifica della legge nazionale (n. 157/92) ed ha ricordato come la Regione deliberi “l’apertura della caccia soltanto per effetto di una deroga”. «Non serve mettere una pezza – ha affermato Lai – ma è necessario un intervento strutturale che modifichi la legge 157 e abolisca, ad esempio, l’obbligatorietà dell’applicazione degli ambiti territoriali di caccia ed avere così un calendario a tutela dei cacciatori e delle specie faunistiche».

L’on. Gian Franco Satta (Progressisti) ha ringraziato l‘Aula per l’attenzione verso la mozione e, annunciando il voto favorevole, ha aggiunto: «Siamo favorevoli a un maggiore impegno verso l’istituto regionale della fauna selvatica in quanto tale, perché l’attività venatoria non è prioritaria rispetto ai lavori di quest’Aula o delle commissioni».

Per il sardista Piero Maieli «l’obiettivo della mozione non è soltanto la caccia ma avere contezza della nostra fauna selvatica, attraverso il monitoraggio».

Per il parere della Giunta è intervenuta la vicepresidente, Alessandra Zedda: «La caccia è solo uno degli aspetti della mozione mentre la valorizzazione del territorio, anche sotto il profilo scientifico in collaborazione con l’Università, è il focus principale. Probabilmente abbiamo anche bisogno di attualizzare alcune leggi vigenti nel campo dell’attività venatoria. Dunque, la Giunta è assolutamente a favore della mozione».

L’on. Andrea Piras (Lega) ha espresso soddisfazione per il consenso ricevuto dalla mozione di cui è primo firmatario. Favorevole anche il capogruppo del Pd, Gianfranco Ganau, che ha detto a nome del gruppo: «Grazie a questo istituto avremo finalmente un piano faunistico regionale di anno in anno e un osservatorio puntuale sulla nostra fauna».

Anche Fratelli d’Italia con l’on. Francesco Mura ha annunciato il voto a favore e così il consigliere regionale Eugenio Lai, anche a nome del gruppo Leu.

L’on. Pierluigi Saiu per la Lega ha annunciato il sì e ha ringraziato «il collega Piras per l’impegno profuso per la mozione e tutta l’Aula, che ha saputo affrontare con responsabilità il tema, al di là delle posizioni politiche di ciascuno».

Per l’Udc l’on. Domenico Gallus ha dichiarato il voto favorevole e così l’on. Michele Cossa per il gruppo dei Riformatori. Michele Cossa ha detto: «E’ un tema importante, anche per consentire, se e quando dovesse servire, la caccia selettiva ai cervi di Pula o ai cormorani dell’Oristanese». Favorevole anche il gruppo Psd’Az con il capogruppo Franco Mula. Via libera anche dal gruppo di Forza Italia con l’intervento dell’on. Emanuele Cera. Favorevole anche il gruppo dei Progressisti, per il quale si è espresso l’on. Satta.

L’Aula ha approvato la mozione 57 (Piras e più) sull’istituto regionale della fauna selvatica.

Dopo una breve sospensione, il presidente Comandini ha dato la parola all’on. Michele Cossa (Riformatori sardi) per illustrare invece la mozione 58, che «mira a mettere in evidenza la necessità che la Sardegna colmi prima possibile il divario digitale. Non si tratta di una infrastruttura qualsiasi: internet è fondamentale e rappresenta una azione di riforma economico sociale che riguarda la vita di tutti i cittadini, la partecipazione democratica e lo sviluppo economico. La Sardegna ha due velocità: una è sulle fasce costiere e dispone di servizi e turisti. L’altra è quella delle zone interne, spopolata, con scarsi servizi digitali, dove i gestori non arrivano perché per loro non c’è un mercato sufficiente. Oltre 300 Comuni sardi si trovano in questa sfavorevole condizione». L’oratore ha proseguito: «La passata giunta ha fatto uno sforzo economico non indifferente per dotare di fibra le zone interne e questa azione meritoria deve proseguire in modo che la banda ultralarga sia presente in tutto il territorio sardo. Sarebbe riduttivo parlare della banda larga come di un servizio qualunque perché siamo in realtà davanti a un diritto della persona e delle comunità: siamo di fronte alla insularità digitale, che necessità di adeguati provvedimenti. La verità è che il ruolo della Regione sulla grande partita della fibra è troppo debole e su 160 comuni interessati Telecom dice che il servizio è attivo e collaudato soltanto in 31 municipi. Ma non è del tutto vero:  ho verificato che nemmeno in quei 31 Comuni il sistema funziona perfettamente. In concreto la Regione paga ma è Telecom che decide se, dove e quando la rete deve funzionare davvero. Telecom è un privato, ricordiamolo, di alto profilo speculativo e cerca di spendere il meno possibile per far partire la rete in aree non remunerative. Mi rendo conto che questa vicenda sembra assurda ma è reale e non è soprattutto accettabile che centinaia di migliaia di sardi debbano avere cittadinanza digitale se e quando lo decide un privato? Io dico di no. E’ necessario che la Regione istituisca un cabina di regia sulla banda larga, per arrivare a dare a tutti, soprattutto a chi ha meno, il diritto di accedere a internet in tutta la Sardegna».

Per la discussione generale ha preso la parola l’on. Franco Mula, capogruppo del Psd’az, che ha ringraziato «i Riformatori sardi per aver posto l’accento su un problema enorme della Sardegna, l’Isola che ha la più bassa infrastrutturazione digitale d’Italia e soltanto il 53 per della popolazione può beneficiare di una rete ad alta velocità.  Non è accettabile per noi che la Sardegna, i suoi cittadini e le imprese rimangano indietro: perché Telecom ha posato la fibra in oltre 200 comuni ma non l’ha accesa? Siamo nelle mani dell’arbitrio di Telecom e non è accettabile. Chiediamo un intervento deciso del presidente della Regione presso il governo nazionale: siamo davanti all’ennesima riprova del fatto che non ci sono governi amici e che ci spetta riprenderci la nostra autonomia. Persino il quarto polo industriale della Sardegna, quello estrattivo di Orosei, che pure conta 700 addetti, non ha banda larga: è inaccettabile, ripeto».

Per l’on. Massimo Zedda (Progressisti) «avere la banda larga nella nostra Isola significa anche frenare almeno in parte lo spopolamento dei piccoli Comuni della Sardegna consentendo il telelavoro. Ritengo sia necessario un bando pubblico per dare la connessione veloce a quelle realtà periferiche sarde che non sono appetibili altrimenti peri gestori delle telecomunicazioni».

Il consigliere Fausto Piga (Fdi) ha messo l’accento sull’importanza delle nuove tecnologie per i piccoli Comuni, molto spesso esclusi dalle grandi reti di comunicazione o alle prese con un servizio inefficiente e non concorrenziale. Prima non avevamo niente, ha ricordato, mentre ora la fibra è dappertutto, perfino nel sottosuolo della rete del gas, ma molte comunità restano al fuori del nuovo sistema. Secondo Piga, infine, la proposta della cabina di regia regionale va incoraggiata e sostenuta.

Per i Progressisti il consigliere Gian Franco Satta ha ricordato che nel 2018 a Cagliari si viaggiava a 92 mega di velocità ed il Comune, Tergu, ad uno “zero virgola”. Quello sulla rete tecnologia, ha continuato, è stato uno degli investimenti più importanti della precedente legislatura guidata dal centro sinistra e non vorrei che qualcuno se ne prendesse ora il merito come accaduto per esempio nelle assunzioni della sanità, anche perché le infrastrutture sono state realizzate in tutti i Comuni. Il problema, a suo avviso, è solo quello di intervenire su Telecom ed Open Fiber per adeguare le sue centrali a ricevere il nuovo segnale, per cui il progetto è alla fase conclusiva.

Il consigliere Francesco Mura (Fdi) ha lamentato che, fino al 2014, a Nughedu Santa Vittoria non c’era nemmeno un buon segnale telefonico, fatto molto penalizzante per tutta la comunità, accentuando la percezione dei cittadini di essere isolati. Questo è il problema dei problemi – ha proseguito Mura – ed occorre moltiplicare gli sforzi della Regione per colmare il divario tecnologico fra i diversi territori, senza perdere di vista l’ulteriore evoluzione della tecnologia perché, alle porte, c’è già una rete di nuova generazione.

Francesco Agus, consigliere dei Progressisti, ha criticato in apertura le larghe assenze dell’esecutivo alla seduta statutaria, con un ordine del giorno che ancora una volta è privo di testi legislativi, costringendo la stessa conferenza dei capigruppo ad allungare il brodo. Nel merito della mozione Francesco Agus la definito serio il tema affrontato che mette fra l’altro in luce la mancanza di strumenti concreti di intervento da parte della Regione per correggere l’ampio divario che attualmente separa molti territori e molti Comuni, oltre che penalizzare le imprese sarde. Sotto questo profilo, ha concluso, limitarsi a chiedere una azione del governo rischia di essere troppo poco.

Ancora per i Progressisti il consigliere Antonio Piu ha sottolineato l’importanza dell’intervento avviato nel 2015 per infrastrutturare tutta la Sardegna dal punto di vista tecnologico, un grande progetto che però non ha ancora la copertura territoriale auspicata. In questo contesto, a suo giudizio, la Regione deve lavorare affianco ai Comuni per semplificare i processi burocratici attraverso apposite conferenze di servizi.

Il consigliere del M5S Alessandro Solinas ha affermato che l’accesso ai servizi tecnologici è diventato sostanzialmente un diritto fondamentale del cittadino, di cui soprattutto in Sardegna ed in certe aree del territorio si avverte ancora la mancanza. La Sardegna, ha aggiunto, è stata in passato la “culla” di grandi innovazioni tecnologiche ed ancora oggi presenta significative eccellenze nel campo pubblico e privato e quindi non possiamo mancare a questo appuntamento con l’innovazione. Noi proponiamo, ha concluso, un emendamento orale per inserire un passaggio relativo all’avvio di una interlocuzione col Governo centrale.

Il capogruppo della Lega Dario Giagoni ha sostenuto che quello tecnologico è certamente uno dei grandi divari dell’insularità, un divario purtroppo ancora molto presente nei territori più marginali dell’Isola e nelle zone rurali. Lo stato di avanzamento del progetto, ha detto ancora, non è soddisfacente e presenta molti ritardi che devono essere al più presto recuperati; un compito della Regione che dovrà esercitare un forte ruolo di impulso nei confronti del Governo nazionale e delle aziende impegnate nei lavori. Non meno urgente, ha concluso, la soluzione dei problemi collegati ai segnali telefonici e televisivi.

Il capogruppo di Leu Daniele Cocco ha annunciato che il suo gruppo resterà in aula per votare la mozione, sollecitando però la maggioranza ad assumersi le sue responsabilità, garantendo il rispetto del numero legale.

A nome della Giunta, l’assessore dell’Agricoltura Gabriella Murgia ha espresso parere favorevole.

In sede di replica, il primo firmatario Michele Cossa ha ringraziato il Consiglio per la qualità del dibattito su un tema molto sentito dalla comunità regionale anche se, ha precisato, la Regione non fatto tutto quello che poteva dopo aver assicurato il 97% della copertura finanziaria del progetto. E’ importante, ha concluso, che le grandi aziende che stanno operando nel settore sappiano che la politica sarda non è assente; piuttosto, mi aspettavo dalla Giunta nel suo complesso (a parte alcuni assessori) un atteggiamento più concreto, al di là del parere favorevole.

Il capogruppo del Psd’Az Franco Mula, a proposito dei rilievi del collega Cocco sul numero legale, ha suggerito di ripristinare un sistema di controllo delle presenze, invitando tutti ad una maggiore assiduità.

Il vice presidente Piero Comandini ha replicato che basta modificare il regolamento.

Per dichiarazione di voto, il consigliere di Leu Eugenio Lai ha annunciato il voto favorevole del suo gruppo, esprimendosi anche a favore della modifica del regolamento in materia di numero legale.

Il consigliere Alessandro Solinas del M5S ha annunciato il voto positivo del gruppo.

Per i Progressisti, il consigliere Massimo Zedda, favorevole, ha però sollevato il problema della presenza del premier Giuseppe Conte domani a Cagliari, una occasione che poteva essere utile per far sentire al capo del Governo la voce unitaria della Sardegna.

Il consigliere della Lega Pierluigi Saiu, favorevole, ha ringraziato il collega Michele Cossa per la sua proposta, richiamando però i consiglieri alla responsabilità di onorare il proprio mandato, invito che a maggior ragione vale per chi riveste ruoli di governo.

Il capogruppo di Leu Daniele Cocco, favorevole, ha condiviso alcune delle argomentazione del collega Pierluigi Saiu, osservando però che molti dei suoi auspici non si sono concretizzati, come ha dimostrato l’assenza dell’assessore della sanità ad un dibattito che riguardava da vicino la sorte di molti lavoratori.

Non essendoci altri iscritti a parlare il presidente ha messo in votazione la mozione, che il Consiglio ha approvato con 47 voti favorevoli, all’unanimità.

Subito dopo il consigliere di Fdi, Francesco Mura, ha chiesto il rinvio della sua mozione sul centro di addestramento della Polizia di Stato ad Abbasanta.

Il vice presidente Piero Comandini, dopo aver accolto la richiesta, ha tolto la seduta riconvocando il Consiglio a domicilio.

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Uffici pubblici off limits per i disabili. Succede a Sassari, Alghero, Arzachena e Tempio, dove, nelle sedi amministrative di Abbanoa le barriere architettoniche impediscono l’accesso alle persone in carrozzina o con mobilità ridotta. A denunciare questa grave inadempienza alle prescrizioni di legge è la capogruppo del M5S Desirè Manca, attraverso un’interrogazione in Consiglio regionale: «Sono state portate avanti tantissime battaglie per l’abbattimento delle barriere architettoniche, e nonostante ciò, ancora oggi c’è chi si permette di ignorare la legge non applicandola e di snobbare completamente i diritti dei cittadini con disabilità. Fatto ancora più grave è che non stiamo parlando di esercizi commerciali o sedi di attività di privati, ma degli uffici del gestore idrico della Sardegna, interamente partecipato da Enti pubblici e dalla Regione in primis».

«Con l’assenza di uno scivolo per disabili, di ascensori e corsie dedicate per l’accesso ai suoi uffici, Abbanoa sta negando palesemente l’ingresso ai suoi utenti. Non aver mai abbattuto le barriere architettoniche presenti è una manifestazione di menefreghismo e di assoluta noncuranza che ben si accosta alle altre azioni irrispettose e scorrette compiute dall’Azienda negli ultimi anni. Compresa l’ultima, costata all’Azienda una maxi multa di 3,8 milioni di euro per pratiche commerciali aggressive», ha aggiunto Desirè Manca.

La capogruppo del M5S si rivolge al presidente Christian Solinas e l’assessore de Lavori pubblici Roberto Frongia per sapere se e in che modo intendano intervenire affinché Abbanoa ottemperi agli obblighi previsti dalla legge. Ma non solo: Desirè Manca chiede se intendano segnalare alle autorità preposte al controllo questa grave situazione.

«Al giorno d’oggi le barriere architettoniche all’ingresso di un ufficio pubblico equivalgono a una porta sbattuta in faccia. Sono un’offesa per i disabili, per gli accompagnatori, ma anche e soprattutto per gli stessi dipendenti Abbanoa. I lavoratori che quotidianamente, con grande spirito di abnegazione aiutano i cittadini disabili a entrare – ha concluso Desirè Manca -. Lavoratori che quotidianamente sono costretti a provare la vergogna di lavorare in un ufficio pubblico che aperto al pubblico non è.»

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Il Consiglio regionale ha approvato la mozione sulla richiesta di referendum per l’introduzione del maggioritario secco per l’elezione del Parlamento.

La seduta si è aperta sotto la presidenza de presidente del Consiglio Michele Pais e concluse  le formalità di rito, compresa la comunicazione della nomina del capogruppo Udc, Gian Filippo Sechi in sostituzione del suo collega di gruppo Domenico Gallus quale componente della giunta per le elezioni, è stata concessa la parola al capogruppo della Lega, Dario Giagoni, per l’illustrazione della mozione n. 67 “sulla richiesta di referendum abrogativo, ai sensi dell’articolo 75 della Costituzione e dell’articolo 29 della legge 25 maggio 1970, n. 352, di articoli del testo unico per l’elezione della Camera (decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361), del testo unico per l’elezione del Senato (decreto legislativo 20 dicembre 1993, n. 533), della legge 27 maggio 2019, n. 51, di disposizioni di delega contenute nell’articolo 3 della legge 3 novembre 2017, n. 165”.

L’onorevole Dario Giagoni ha ricordato gli articoli e leggi interessate dal referendum che si propone di fatto l’introduzione del maggioritario secco per l’elezione del Parlamento. L’esponete del Carroccio ha evidenziato in senso positivo il protagonismo dei Consigli regionali per l’indizione del referendum abrogativo ed ha ricordato i precedenti referendum che in materia elettorale hanno provocato – a suo giudizio –  un cambiamento nei rapporti tra le istituzioni e nel corpo elettorale. «Con l’approvazione del quesito referendario – ha spiegato il consigliere della maggioranza – tutti i seggi del Parlamento saranno assegnati attraverso collegi uninominali a chi prenderà un voto in più e non ci saranno più dubbi sul risultato elettorale né spazio a meccanismi che determinano approssimazione nella trasformazione dei voti in seggi».

A favore della mozione si è dichiarato il capogruppo dei Riformatori, Michele Cossa, che ha ricordato la stagione referendaria di Mario Segni che nel ’92 segnò il passaggio dalla Prima alle Seconda repubblica. «I Riformatori sardi – ha spiegato il consigliere della maggioranza – sono nati con quei referendum che hanno messo fine agli effetti deleteri della stagione del proporzionale che obbligava i partiti a compromessi improbabili tra i partiti e al continuo cambio di maggioranze senza mai rendere chiare le responsabilità dei governanti».

Michele Cossa ha evidenziato i positivi risultati ottenuti nella legislazione per gli Enti Locali e ha parlato però di “pasticci nella legislazione nazionale” riferendosi alle norme nazionali che hanno consentito cambi di maggioranza.

Gianfranco Satta (Progressisti) ha criticato duramente il metodo e la sostanza della mozione e si è detto in “imbarazzo” nel constatare che “è stato attribuito carattere d’urgenza al referendum voluto da Matteo Salvini piuttosto che ai temi che interessano i sardi e le emergenze della Sardegna”. come cittadino sardo premetto che la discussione genera imbarazzo. L’esponente della minoranza ha attaccato la Lega e il centrodestra “per l’iniziativa che viene discussa perché il Consiglio regionale sardo è stato indicato tra quelli fedelissimi a Salvini”. «Questa mozione – ha affermato Gianfranco Satta – è dettata dall’esterno ed al rientro da Pontida vi siete precipitati a dare seguito ai desideri del vostro leader».«Così l’Autonomia è a rischio – ha concluso il consigliere del centrosinistra – e la maggioranza non si accorge del livello di subordinazione che dimostrate nel farsi dettare l’agenda politica dal partito del presidente del Consiglio, per questo spero in un sussulto di autonomia e dignità e dunque che questa proposta sia rigettata».

Sulla stessa lunghezza d’onda l’intervento del consigliere Antonio Piu (Progressisti) che ha definito “assurda” l’urgenza della richiesta di indizione del referendum abrogativo. «Chiedete il referendum – ha dichiarato il consigliere della minoranza – solo perché il leader della Lega ha perso il posto al governo del Paese e chiedendo in questo modo il cambio delle regole del gioco date l’idea che siete dei soldatini all’interno di questo Parlamento». Antonio Piu si è quindi rivolto ai partiti del centrodestra («quelli che non vantano o non hanno sempre vantato percentuali bulgari») perché scongiurino l’introduzione del maggioritario “rispondendo sempre alla coscienza e non al capo politico di turno”.

Michele Ciusa (M5S) ha ripreso un passaggio delle dichiarazioni programmatiche del presidente della Regione, Christian Solinas, domandando agli esponenti della maggioranza “quale beneficio per i sardi e quale profitto per la Sardegna dalla discussione di questa mozione?”. L’esponente della minoranza ha invitato il centrodestra a far cessare “la propaganda” ed incominciare a dare seguito alle promesse elettorali e a dare risoluzione ai problemi della nostra Isola. Ciusa ha ricordato i dati della crisi e i settori economici in sofferenza per poi concludere con alcune domande provocatorie («Che benefici avranno da questa mozione?»; «Prima i sardi o prima il capitano?»). «Le leggi elettorali – ha concluso Michele Ciusa – non si fanno con il consenso presunto ma con la maggiore condivisione possibile».

Critico anche l’intervento del consigliere Pd, Roberto Deriu, che ha ricordato la stagione referendaria di Mario Segni evidenziandone “la portata popolare e culturale”. «La vostra azione – ha affermato l’esponente della minoranza – è invece un’iniziativa estemporanea per approfittare di un’occasione propizia per provare ad avere una vittoria elettorale che dia una maggioranza assoluta senza una minoranza». Deriu ha dunque criticato aspramente la scelta politica di chiedere il referendum attraverso la richiesta di cinque Consiglieri regionali: «Perché non siete rimasti tra la gente? Perché non domandate le firme per i referendum alla gente come fanno i movimenti di popolo. Voi invece agite nei palazzetti dei Consigli regionali per scodellare all’opinione pubblica uno strumento che possa scassinare un sistema solo perché vi ha escluso dal potere».

Voto contrario alla mozione è stato annunciato anche da Piero Comandini (Pd) che ha affermato: «Ricordate che i referendum producono molte volte leggi elettorali distorte». Il consigliere della minoranza ha quindi puntato il dito contro la Lega e contro il senatore Roberto Calderoli («è famoso per le leggi elettorali porcata perché lui è il maestro delle porcate». «Il testo che si discute in Aula -ha attaccato Piero Comandini – non è stato scritto all’ombra del Nuraghe Losa ma sul prato di Pontida e consegnato ai prodi leghisti perché fosse votato nei cinque consigli regionali amici in Italia».

Il consigliere democratico ha dunque preannunciato una dura opposizione in Aula e tra i cittadini e, citando un recente intervento dell’ex segretario nazionale del Psd’Az, Giacomo Sanna, si è rivolto a Udc e Riformatori sardi: «Non iscrivetevi al sindacato dei tacchini che difendono la festa del Ringraziamento e non siate polli».

Il consigliere dei Progressisti Massimo Zedda, dopo aver lamentato l’assenza del presidente della Regione al dibattito sul riconoscimento dell’insularità e ad altri appuntamenti importanti per la vita della Sardegna, ha criticato radicalmente la mozione della Lega, presentata dopo il raduno del partito a Pontida. E in materia di legge elettorale, ha definito prioritaria, semmai, la discussione sulla riforma della legge elettorale per il parlamento europeo che esclude la Regione Sarda. Il problema, a suo giudizio, resta quello della qualità delle proposte delle amministrazioni di ogni livello. La scarsa partecipazione al voto, ha aggiunto, dimostra che non sono le leggi elettorali che avvicinano i cittadini alla politica, e nello specifico la scelta del maggioritario spinto contiene molti rischi a cominciare dal sistema Usa nel quale il presidente eletto governa pur avendo ricevuto meno voti del suo avversario in termini assoluti. Più che di leggi elettorali, ha detto infine, la politica dovrebbe occuparsi di cose che interessano i cittadini.

Il consigliere Pierluigi Saiu (Lega), in apertura, ha puntualizzato che il contenuto della mozione, in realtà, è consentire ai cittadini di esercitare il loro diritto di voto, ben altro rispetto agli interventi di altri che hanno ignorato questo aspetto fondamentale. Noi, ha continuato, in questi giorni abbiamo ascoltato molto i cittadini che chiedono di potersi esprimere e di scegliere da chi essere governati, cosa completamente diversa dalla storia di questi giorni che vede uniti partiti antagonisti fino all’altro ieri. Gli stessi partiti che proprio oggi, ha ricordato, sono stati loro per primi a parlare di legge elettorale col solo scopo per impedire di governare a chi vince le elezioni. attraverso l’interdizione di partitini dell’ultima ora, come dimostra la stessa recente scelta di Matteo Renzi.

Il consigliere del Pd Giuseppe Meloni ha affermato che la mozione fa parte del pacchetto “pieni poteri” proposto dal capo della Lega in pieno agosto, ma occorre stare molto attenti ai contenuti perché, ad esempio, il quesito referendario è incomprensibile ed ambiguo, come quello delle Province sarde. A giudizio di Giuseppe Meloni, se davvero si vuol far decidere i cittadini, occorrerebbe poter scegliere i parlamentari che nello schema ipotizzato sono indicati dalle segreterie dei partiti, e si davvero si volesse incidere sulla governabilità sarebbe necessario allineare le leggi elettorali di Camera e Senato, che ora sono diverse. Il maggioritario, a suo avviso, funziona in quadro di bipolarismo che ora non c’è ed ogni caso presuppone il doppio turno che il centro destra ha sempre rifiutato.

Il consigliere di Sardegna 20/20 Stefano Tunis ha definito gli interventi precedenti dei consiglieri di centro sinistra caratterizzati da un solo filo conduttore, segno che ha ancora bisogno di identificare un nemico qualificando come “male assoluto”. Stefano Tunis ha poi criticato la scelta dei partiti adesso al governo di sottrarsi al confronto con gli elettori spacciando un calcolo di basso profilo come grande svolta politica. Molti interventi, inoltre, hanno mostrato una grande confusione, per esempio confondendo i collegi uninominali con il maggioritario che sono cose diversissime. Il vero tema, invece è, secondo Tunis, è quello che il maggioritario ha consentito non solo maggiore stabilità ma anche, nello specifico, di avere un collegamento fra eletti ed elettori in Sardegna. Spiegheremo queste cose fuori di qui, ha assicurato in conclusione Tunis.

Il consigliere di Leu Eugenio Lai ha respinto l’interpretazione di Tunis secondo la quale la sinistra voglia salvare “la sua pellaccia politica”. Anche perché, ha ricordato, all’interno della stessa maggioranza si fa largo l’idea che la mozione della Lega sia una violazione dell’autonomia regionale. Una autonomia, ha continuato, che più volte è comparsa negli interventi del governatore, salvo mettere da parte questi buoni sentimenti in presenza della richiesta dei suoi referenti politici. Molte riflessioni dello stesso presidente sulla legge elettorale sarda, poi, mostravano di avere a cuore la rappresentanza delle piccole realtà ma, anche in questo caso, rimangiandosi poi tutto con una proposta “all’americana” che va in direzione esattamente contraria.  Così non riconquistano gli elettori, ha concluso, si conquistano dando risposte ai problemi concreti delle persone e dei sardi in particolare.

Il consigliere dei Progressisti Diego Loi ha messo l’accento sul carattere di urgenza della mozione, a suo avviso insostenibile, ed in secondo luogo incomprensibile sul piano della scelta delle priorità per il popolo sardo che con è certamente quella della modifica della legge elettorale. Al di là dei tecnicismi, Diego Loi ha detto che occorre riflettere sul concetto di democrazia che vuole esprimere il Consiglio regionale, un concetto nel quale bisogna evitare la demagogia, assegnando al popolo in modo subdolo il compito di esprimersi su problematiche complesse riguardanti la scelta delle rappresentanze parlamentari. In concreto, ha detto infine Diego Loi, il maggioritario non rappresenta la totalità dell’elettorato e in particolare le forze politiche minori.

Il consigliere della Lega Michele Ennas ha dichiarato che il Consiglio regionale sta “scrivendo la storia” partecipando ad un processo di rinnovamento dei rapporti fra parlamento e governo, senza accordi e ribaltoni. Penso, ha dichiarato, che gli elettori premieranno questa scelta e voteranno sì al referendum. Quello italiano, ha ricordato, è un lungo percorso di leggi elettorali molto spesso cariche di distorsioni che hanno determinato l’allontanamento degli elettori dalla politica. Noi della Lega, ha aggiunto Ennas, non accettiamo lezioni da partiti che fino a qualche giorno fa si insultavano ogni giorno, e preferiamo rivolgerci ai cittadini in modo chiaro per metterli al centro delle scelte democratiche.

Il capogruppo di Leu Daniele Cocco ha aperto il suo intervento dicendo che i sardi non sono né pollitacchinipecore. I sardi, ha detto, si aspettavano dal governo e dal Consiglio regionale cose molto diverse da una proposta di riforma della legge elettorale e mi stupisce la posizione del Psd’Az che da sempre sostiene di voler tutelare la rappresentanza delle minoranze. Io credo che questa mozione non passerà, ha previsto Daniele Cocco, e comunque i polli siamo stati a noi a farla passare in conferenza di capigruppo dato che c’erano all’ordine del giorno questioni più urgenti, o forse no perché con la scelta di discuterla abbiamo smascherato il trucco della maggioranza. Rivolto al presidente Christian Solinas, Daniele Cocco ha auspicato che ponga sui grandi problemi della Sardegna (accantonamenti, pastori, sanità) lo stesso impegno manifestato sulla riforma della legge elettorale.

Il consigliere di Fdi Francesco Mura, premettendo che l’azione politica è importante tanto quanto quella amministrativa, ha criticato con forza la manovra di palazzo che ha portato alla formazione del governo attuale e la volontà di cancellare anni di conquiste dei cittadini che hanno portato all’elezione diretta nei Comuni, nelle Province e nelle Regioni, perché la vocazione maggioritaria deve diventare il segno distintivo delle istituzioni fino all’elezione diretta del presidente della Repubblica. Non si può guardare al proprio orticello, ha concluso, ma occorre guardare oltre per il bene dell’Italia.

Il capogruppo del M5S Desirè Manca ha ricordato che il 4 marzo 2018 il Movimento ha vinto le elezioni col 32% ma, a causa di una pessima legge elettorale, è stato costretto a stipulare un contratto di governo, mettendo gli argomenti concreti prima delle convenienze politiche e nonostante alcune vicende che hanno riguardato esponenti della Lega. Poi abbiamo parlato solo di migranti, ha lamentato, fino a quando il leader della Lega è stato travolto da un moto di onnipotenza violando il contratto che aveva firmato e pensando di poter andare subito ad elezioni, ma il Movimento non fa accordi con forze politiche che non hanno obiettivi e, di fronte alla stessa sbagliatissima legge elettorale, è stato raggiunto un nuovo accordo con altre forze. La nostra attenzione, ha concluso, era e resta sui contenuti che interessano la gente: scuola, sanità, economia, altro che legge elettorale nazionale dimenticandosi perfino di quella regionale.

Il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi si è detto meravigliato del fatto che mentre le commissioni del Consiglio non hanno leggi da esaminare noi discutiamo di legge elettorale. La nostra cultura, ha ricordato, è assemblearistica e parlamentare quindi profondamente diversa dal maggioritario come dimostra la storia; quella cultura che ha assicurato la rinascita della Sardegna dopo la seconda guerra mondiale sotto la guida di uomini di grande valore in Italia come nella nostra Regione. Oggi, ha sostenuto, il sistema del parlamento è antidemocratico perché basato sulla figura di un leader mentre noi vogliamo rappresentare il baluardo di quello che fu il primato del ragionamento, della mediazione e dell’apertura alle forze minori, una situazione compatibile con il presente dove, in base ai numeri non vince nessuno e si determina una situazione aperta, anch’essa compatibile con l’attenzione per il proporzionale che noi riaffermiamo.

Il capogruppo del Pd Gianfranco Ganau ha confessato il suo imbarazzo per una mozione che arriva dall’esterno, dall’indicazione di un leader politico al quale la maggioranza si è piegato. Gianfranco Ganau ha poi ricordato di essere da sempre contrario al maggioritario che da sempre mortifica la rappresentatività degli elettori da sempre baluardo forte della democrazia e, quanto alle leggi elettorali, non possono essere stravolti dal volere di questo o quel partito che peraltro può decidere anche le liste dei candisti. Nel merito, ha osservato, il sistema proposto accentua queste distorsioni in linea con la richiesta di pieni poteri con precedenti storici non certo edificanti, andando contro una democrazia basata proprio sull’equilibrio dei poteri, ed in definitiva appare profondamente sbagliato far governare chi prende un voto in più perché così il 30% potrebbe governare contro il 70%. Meglio dedicarsi alla riforma della legge elettorale regionale, ha suggerito, perché la Sardegna esprime un forte bisogno di rappresentatività e per questo rivolgo un appello a forze politiche che hanno a cuore questi problemi ed anche all’Udc, a Forza Italia, al Psd’Az.

Ha assunto la presidenza dell’Aula il vice presidente Giovanni Antonio Satta.

Il capogruppo del Psd’Az Franco Mula ha apprezzato tutti gli interventi precedenti, che contengono aspetti positivi a cominciare da quelli riferiti alla revisione legge elettorale ed all’abolizione del voto disgiunto, tutte cose sulle noi abbiamo molte proposte. Tuttavia, ha aggiunto, su altri commenti è necessario un chiarimento perché non accettiamo l’accusa di aver sventolato le bandiere sardiste a Pontida: non c’è niente di anormale perché noi abbiamo la nostra identità e casomai altri sono impresentabili. Io, ha ricordato, sono stato un riformatore e non rinnego il mio passato di quando raccoglievo le firme per il maggioritario e posso assicurare a tutti che nessuno mi telefona per dirmi cosa devo fare e non lo fa nemmeno il presidente. Siamo polli? Credo, ha detto ancora Franco Mula, che lo siano altri e non vedo perché non dovremmo cambiare la legge elettorale che è sbagliata ed il problema è che quando non c’è condivisione, come non c’è con l’attuale governo innaturale, sono gli italiani che si dovrebbero esprimere e non i partiti ad architettare non giochi di palazzo, e ricordo anche che i 5 stelle non hanno vinto le elezioni ma le ha vinte il centro destra come coalizione. Noi qui oggi, ha detto infine, stiamo votando a favore di un esercizio di democrazia, siamo a favore e senza vergognarcene.

Ha quindi preso la parola il capogruppo dei Progressisti Francesco Agus che ha stigmatizzato la fretta mostrata dalla maggioranza nel presentare la mozione in aula: Non è un argomento di nostra competenza, non ha il carattere d’urgenza e non è stato discusso in Commissione – ha affermato Francesco Agus – eppure ha bruciato i tempi entrando in Aula dopo appena 7 giorni. Oggi ci onora della sua presenza anche il Presidente Solinas, spesso assente in questo consesso. Ciò dimostra come questa Regione abbia assunto il ruolo di vassallo nei confronti di chi vuole utilizzare strumentalmente un argomento contro l’attuale maggioranza di Governo». Un riferimento chiaro al segretario della Lega Matteo Salvini: «Dopo aver perso la poltrona di ministro ha bisogno adesso di 5 Consigli regionali da utilizzare come arma contro la nuova maggioranza. Voi accettate supinamente un’indicazione e vi accingete a votare una mozione che non avete nemmeno letto. Mi ricorda ciò che accadeva nelle sezioni del Partito comunista quando si dibatteva sul capitale di Karl Marx ma in pochi lo avevano letto».

Francesco Agus si è detto poi dispiaciuto per l’assenza di un dibattito vero: « Il tema è interessante e meriterebbe una discussione approfondita. Ogni sistema elettorale ha bisogno di trovare un equilibrio tra  rappresentanza e governabilità. I problemi non nascono dai piccoli partiti, che in questo Consiglio esprimono più della metà dei consiglieri di maggioranza,  ma nei cosiddetti partitoni».

Il capogruppo dei Progressisti ha infine espresso forti dubbi sulla legittimità della mozione: «Tiene in campo un riferimento al sistema proporzionale. Si parla di collegi uninominali con più candidati sapendo che è una contraddizione in termini. La Corte Costituzionale ammette ormai solo quesiti che propongono scenari chiari e compiuti. Questa è una proposta illegittima, nessuno potrà dire di non essere stato avvisato».

Il presidente Michele Pais ha quindi chiesto il parere della Giunta. Il presidente della Regione Christian Solinas ha difeso la decisione di portare in Aula la mozione: «Oggi si è parlato un po’ di tutto. In passato i vostri rappresentanti hanno sostenuto provvedimenti che minavano dalle fondamenta il principio di rappresentanza come il referendum di Matteo Renzi e votato in Parlamento contro il collegio unico per la Sardegna alle Europee, oggi paventate rischi per la democrazia. E’ necessario riportare un po’ di ordine. L’iniziativa non è nata nel backstage di Pontida ma da una riunione di tutti i governatori del centrodestra. Non è nulla di antidemocratico, si propone di utilizzare bene uno strumento previsto dalla Costituzione: dov’è lo scandalo se cinque Consigli regionali propongono un referendum? Oggi non si decide se ci sarà un maggioritario o un proporzionale ma si chiede al popolo italiano di esprimersi»

Solinas ha quindi ringraziato le forze politiche che hanno appoggiato l’iniziativa accusando l’opposizione di utilizzare argomenti strumentali:«Volete dare lezioni dopo aver introdotto le soglie di sbarramento che non  consentono di avere una rappresentanza reale». Rivolto al consigliere Roberto Deriu (Pd) ha aggiunto: «Non sia l’epigono di un’estetica decadente che ha sempre bisogno di un riferimento al passato. Oggi la sfida è tra vecchio e nuovo, voi vi state iscrivendo al partito della conservazione. Citate ex segretari ed ex leader che difendono il vecchio. Noi non siamo il vecchio, io sono anche segretario del Partito Sardo d’Azione, partito di cui spesso si parla senza conoscerne la storia, i sardisti hanno sempre rivendicato il sistema elettorale di altre regioni autonome come il Trentino dove si vota in collegi uninominali. In Scozia c’è un sistema simile che consente allo Scottish National Party di eleggere i suoi deputati. In Sardegna ci sarebbero 17 collegi uninominali con pochi elettori che darebbero anche ai partiti più piccoli la possibilità di eleggere qualcuno».

Subito dopo, il presidente Pais ha dato la parola per la replica al presentatore della mozione, il capogruppo della Lega Dario Giagoni: «Ringrazio tutti i consiglieri e il presidente Solinas che è rimasto nel tema. Ho sentito di tutto – ha detto Giagoni – il centrodestra è compatto. Il tema è stato condiviso con altre 4 regioni italiane, nel rispetto di un articolo della Costituzione. Si è parlato di democrazia, ma è il popolo sovrano che la detiene. Voi del centrosinistra siete perennemente divisi ma appena vedete lo spiraglio di una poltrona improvvisamente vi unite. Siete voi che per cinque anni vi siate calati le braghe davanti al governo nazionale. Il centrosinistra ha creato il disastro. Chiedo rispetto per Roberto Calderoli, se si parla di porcate parliamo di Ats o di continuità territoriale. Quanto ai 5 Stelle ci parlino di Raggi o della situazione di Roma. Vi auguro buon lavoro a livello nazionale qui ci pensiamo noi con un grande condottiero come Christian Solinas».

Il presidente Michele Pais ha quindi messo in votazione gli emendamenti e il testo della mozione per i quali il capogruppo del Pd Gianfranco Ganau ha chiesto il voto segreto.

Sulle modalità di voto e sull’interpretazione del regolamento si è acceso un piccolo dibattito risolto subito dopo una breve sospensione dell’Aula.

Il presidente Michele Pais ha messo in votazione, a scrutinio segreto, l’emendamento n. 1 (Giagoni, Mula) “Nella parte dispositiva, alla lettera a) del n.1, è soppresso il punto dell’elenco contenente il riferimento all’articolo 81, secondo e terzo comma”, che è stato approvato con 36 voti a favore e 21 contrari. L’Aula ha poi approvato, con 37 voti a favore e 21 contrari, anche l’emendamento 3 (Giagoni, Mula) “Nella parte dispositiva, alla lettera d) del n. 1, è inserito come primo punto dell’elenco il seguente. “- nel titolo, le parole “e plurinominali”,”.

Il presidente Pais ha poi aperto la votazione finale della mozione, che è stata approvata con 37 voti favorevoli e 21 contrari. Successivamente l’Aula ha approvato anche l’ordine del giorno (Giagoni, Mula, Cocciu, Sechi, Cossa, Mura, De Giorgi) “sulla nomina dei delegati del Consiglio regionale ai fini del referendum abrogativo ai sensi dell’articolo 75 della Costituzione e dell’articolo 29 della legge 25 maggio 1970, n. 352 (Norme sui referendum previsti dalla Costituzione e sulla iniziativa popolare”. Il testo delibera di designare quali delegati effettivo e supplente, il presidente del Consiglio regionale, Michele Pais, e il consigliere regionale Dario Giagoni. L’ordine del giorno prevede inoltre “di dare mandato al presidente del Consiglio regionale di inviare la deliberazione contente la mozione n. 67 e il relativo allegato agli altri Consigli regionali con l’invito ad adottare analoga deliberazione”.

Il presidente Michele Pais ha chiuso la seduta e convocato la conferenza dei capigruppo. Il Consiglio regionale è stato convocato per il primo ottobre per la Seduta statutaria.

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Nuovo durissimo attacco alla gestione del servizio idrico di Abbanoa della capogruppo del M5S Desirè Manca. Uffici pubblici off limits per i disabili. Succede a Sassari, Alghero, Arzachena e Tempio, dove, nelle sedi amministrative di Abbanoa le barriere architettoniche impediscono l’accesso alle persone in carrozzina o con mobilità ridotta. La capogruppo del M5S Desirè Manca un’interrogazione in Consiglio regionale.

«Sono state portate avanti tantissime battaglie per l’abbattimento delle barriere architettoniche, e nonostante ciò, ancora oggi c’è chi si permette di ignorare la legge non applicandola e di snobbare completamente i diritti dei cittadini con disabilità – attacca Desirè Manca -. Fatto ancora più grave è che non stiamo parlando di esercizi commerciali o sedi di attività di privati, ma degli uffici del gestore idrico della Sardegna, interamente partecipato da Enti pubblici e dalla Regione in primis:»

«Con l’assenza di uno scivolo per disabili, di ascensori e corsie dedicate per l’accesso ai suoi uffici, Abbanoa sta negando palesemente l’ingresso ai suoi utenti. Non aver mai abbattuto le barriere architettoniche presenti è una manifestazione di menefreghismo e di assoluta noncuranza che ben si accosta alle altre azioni irrispettose e scorrette compiute dall’Azienda negli ultimi anni. Compresa l’ultima, costata all’Azienda una maxi multa di 3,8 milioni di euro per pratiche commerciali aggressive», aggiunge la capogruppo del M5S che si rivolge al Presidente Solinas e l’assessore ai Lavori pubblici per sapere se e in che modo intendano intervenire affinché Abbanoa ottemperi agli obblighi previsti dalla legge e se intendano segnalare alle autorità preposte al controllo questa grave situazione.

«Al giorno d’oggi le barriere architettoniche all’ingresso di un ufficio pubblico equivalgono a una porta sbattuta in faccia. Sono un’offesa per i disabili, per gli accompagnatori, ma anche e soprattutto per gli stessi dipendenti Abbanoa. I lavoratori che quotidianamente, con grande spirito di abnegazione aiutano i cittadini disabili a entrare. Lavoratori che quotidianamente – conclude Desirè Manca – sono costretti a provare la vergogna di lavorare in un ufficio pubblico che aperto al pubblico non è.».

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Stamane il Consiglio regionale ha approvato all’unanimità le nuove norme sul servizio di trasporto scolastico per gli alunni delle scuole primarie e secondarie di primo livello.+, in forma gratuita o attraverso una contribuzione dell’utenza.

La seduta è stata aperta dal presidente Michele Pais. Dopo le formalità di rito, prendendo la parola sull’ordine dei lavori, il consigliere della Lega Ignazio Manca ha esposto un grave episodio accaduto il 2 settembre scorso alla Sardegna Arena in occasione della partita Cagliari-Inter della quale si è parlato molto, ha ricordato, per le presunte frasi razziste contro un giocatore della squadra ospite. «E’ passato sotto silenzio invece, ha protestato Ignazio Manca, quando accaduto proprio nel settore degli ospiti, da dove sono stati rivolti alla tifoseria sarda cori razzisti ed è stato poi diffuso sul canale “you tube” un video con ulteriori contenuti offensivi nei confronti dei sardi.»

Il presidente ha fatto notare al consigliere Manca che il suo intervento non può rientrare fra quelli ammessi sull’ordine dei lavori, ma può diventare oggetto di una interrogazione o di una interpellanza. Successivamente ha sospeso la seduta convocando la conferenza dei capigruppo.

Alla ripresa dei lavori, il capogruppo della Lega Dario Giagoni ha chiesto il rinvio alla seduta di domani dell’esame della la mozione n. 67 (Giagoni e più) con la quale si chiede il referendum abrogativo delle leggi elettorali per l’elezione dei componenti della Camera e del Senato con metodo proporzionale. La proposta, in base al regolamento, deve essere messa ai voti.

Prendendo la parola sull’ordine dei lavori, il capogruppo del Pd Gianfranco Ganau ha criticato duramente la richiesta di rinvio, anomala perché in capigruppo è stata respinta una richiesta di inversione dell’ordine del giorno; si tratta di una scorrettezza politica che crea un precedente grave e pericoloso e stravolge la prassi consiliare.

Il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi ha osservato che la seduta del Consiglio si è rivelata del tutto improduttiva, a causa prima di un’accelerata sulla mozione seguita da una frenata della quale non si capisce il perché.

Il consigliere dei Progressisti Francesco Agus ha affermato che sarebbe utile per il Consiglio capire le ragioni della sospensiva. E’ vero, ha aggiunto, che regolamento dice che sulla proposta di rinvio ci si debba pronunciare a favore o contro ma occorre comunque una motivazione e spetta alla maggioranza evitare di andare avanti in maniera caotica cambiando radicalmente opinione in pochissimo tempo.

Il consigliere Eugenio Lai di Leu ha parlato di lavori condotti in uno stato confusionale, aggravato dall’andamento della conferenza dei capigruppo che si è conclusa respingendo la proposta di inversione dell’ordine del giorno, salvo il successivo ripescaggio della stessa con una richiesta di sospensiva. Lai, infine, ha chiesto al presidente Michele Pais di chiedere scusa al capogruppo del M5S Desirè Manca per le espressioni usate durante la conferenza, che ha definito «parole fuori luogo ovunque siano pronunciate, dentro e fuori il Consiglio».

Il presidente Pais ha chiarito che da parte sua non c’è stato nessun intento offensivo, perché non mi è mai riferito alla collega Manca ma ad un contesto più generale. Tengo nel massimo conto, ha proseguito, il rispetto delle persone e dei ruoli come patrimonio di tutta l’Assemblea, anche se riconosco che a volte la politica ci porta a fare discorsi concitati dai quali però non si possono estrapolare frasi particolari per strumentalizzarle. Se poi dovessi aver sbagliato come può capitare che succeda a tutti ed anche a me, ha concluso, sono pronto a chiedere scusa.

Il capogruppo del M5S Desirè Manca, premettendo di non aver concordato nulla con il collega Lai che comunque ha ringraziato, ha detto di aver ascoltato con curiosità la risposta del presidente, dal quale accetta le scuse.

Il capogruppo della Lega Dario Giagoni ha tenuto a precisare che la richiesta di rinviare l’esame della mozione risiede nell’importanza della stessa proposta.

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente ha messo in votazione la richiesta di rinvio che il Consiglio ha approvato con 29 voti favorevoli, 24 contrari ed 1 astenuto.

Il presidente del Consiglio regionale, Michele Pais, ha aperto la discussione generale sul secondo punto all’ordine del giorno: la Proposta di legge 46/A (Lai e più) “Norme per favorire il servizio di trasporto scolastico per gli alunni delle scuole primarie e secondarie di primo livello, in forma gratuita o attraverso una contribuzione utenza”. Il presidente ha dato la parola al relatore, il presidente della Seconda commissione, Alfonso Marras (Riformatori sardi), il quale in apertura del suo intervento ha spiegato come questa legge sia importante perché fa chiarezza sui dubbi posti da tanti amministratori locali. “La proposta di legge in discussione è stata licenziata all’unanimità nella seduta della Seconda Commissione permanente del 18 settembre 2019. La Commissione ha preliminarmente audito l’Anci – ha affermato Marras – che ha denunciato la situazione di forte incertezza normativa, nella quale si trovano gli enti locali, per quanto concerne le modalità di determinazione della quota di partecipazione, dovuta dalle famiglie, per l’accesso ai servizi di trasporto degli alunni della scuola dell’obbligo e la possibilità di prevedere la totale gratuità del servizio. La Commissione ha iniziato l’esame della P.L. n. 46 nella seduta del 18 settembre 2019, nel corso della quale, dopo l’illustrazione del provvedimento da parte del proponente, ha sentito l’Assessore della Pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport. La Commissione ha condiviso le preoccupazioni dell’Anci e ritenuto urgente intervenire, con una norma regionale, al fine di chiarire la possibilità per gli enti locali di determinare, con delibera motivata, la quota di partecipazione delle famiglie al servizio di trasporto scolastico, prevedendo, onde ne ricorressero le condizioni, anche la gratuità. La Commissione ha proposto un emendamento all’articolo 1 con il quale estende la misura alla scuola dell’infanzia e subordina l’intervento alla necessità del rispetto dell’equilibrio di bilancio. La Commissione, all’unanimità, ha approvato gli articoli della P.L. 46 così emendati. L’articolato – ha aggiunto – non è stato inviato alla Commissione Finanze per il parere di competenza in quanto la norma non comporta oneri per il bilancio regionale. Stante l’importanza delle misure approvate in Commissione, e i tempi stretti a disposizione, auspica una rapida e condivisa approvazione da parte dell’Aula”.

Il presidente della Seconda commissione ha ringraziato i proponenti e tutta la Commissione per il lavoro fatto, auspicando un’approvazione all’unanimità da parte del Consiglio regionale.

E’ quindi intervento il capogruppo della Lega, Dario Giagoni. L’esponente della maggioranza ha chiesto di poter aggiungere alla proposta di legge la firma di tutti i consiglieri della Lega, sottolineando che il partito che rappresenta è pienamente concorde con il testo in esame. “Ringraziamo il presidente della Seconda commissione, la minoranza e tutti quelli che hanno lavorato per questa legge importantissima”, ha detto, che detterà le linee guida che faranno finalmente chiarezza dopo i pareri della Corte dei conti, “che stabiliva che ai Comuni non fosse consentita l’erogazione gratuita del servizio di trasporto scolastico”. Disposizioni, ha aggiunto Dario Giagoni, che hanno messo in agitazione le famiglie che ne usufruiscono, preoccupate di dover aggiungere costi per garantire ai propri figli la possibilità di frequentare la scuola. Un diritto, quello all’istruzione, ha ricordato, garantito dalla Costituzione. Giagoni ha affermato che in Sardegna, secondo i dati Istat dello scorso anno, la dispersione scolastica è al 21,2 per cento, ben 7 punti in più rispetto alla media nazionale. Il capogruppo della Lega ha anche ricordato come interventi come questo siano necessari anche per combattere lo spopolamento delle zone interne e dei piccoli centri.

La presidenza dell’Aula è stata assunta dal vice presidente Piero Comandini (Pd), il quale ha dato la parola al primo firmatario del provvedimento, Eugenio Lai (Leu). L’esponente della minoranza ha voluto ringraziare il presidente della Seconda commissione per la sensibilità politica, così come tutti i commissari che, con questa legge, hanno dato la priorità ai diritti delle famiglie al loro diritto allo studio dei più piccoli. Lai ha anche sottolineato l’importanza dell’intervento dell’Anci e dell’assessore regionale della Pubblica istruzione, Andrea Biancareddu. Con questa normativa, ha continuato, si supera il parere della Corte dei Conti del Piemonte, che attribuiva il costo dei trasporti completamente a carico delle famiglie e si dà certezza giuridica alle Amministrazioni. Si tratta di un provvedimento che consentirà alle famiglie di non accollarsi le spese di trasporto scolastico e che permetterà a tutti i ragazzi di frequentare le scuole dell’obbligo con più certezze e senza costi. Lai ha affermato che si tratta di una legge importante anche per combattere per l’abbandono scolastico.

Salvatore Corrias (Pd) è intervenuto per confermare la bontà della proposta di legge in esame, che colma un vuoto sotto il profilo giuridico e normativo. Per Corrias il trasporto scolastico è un servizio importante per la comunità e per i piccoli centri ed è importante che, con questo testo, si chiariscano i compiti e in capo a chi sono gli oneri del servizio. Il consigliere ha espresso preoccupazione per i dati della dispersione scolastica e dello spopolamento e ha auspicato che il Consiglio approvi una legge sul diritto all’istruzione.

Il capogruppo dell’Udc, Gian Filippo Sechi, ha ricordato che il problema si è creato per la mancata approvazione “della norma salva scuolabus”, prevista nel decreto che il Consiglio dei Ministri avrebbe dovuto approvare ad agosto. Sechi ha ricordato che l’assessore Andrea Biancareddu ha provveduto a inviare una circolare esplicativa i primi giorni di settembre e che l’approvazione di questa proposta di legge darà certezze agli amministratori che ancora avevano dubbi. Sechi ha chiesto di aggiungere le firme dei consiglieri dell’Udc e ha auspicato un voto favorevole unanime da parte dell’Aula.

Fausto Piga (FdI) ha affermato che il tema in esame è molto importante e ha creato serie preoccupazione da parte di molti sindaci. L’esponente della maggioranza ha sottolineato la celerità con cui l’assessore Andrea Biancareddu ha predisposto la circolare esplicativa dell’11 settembre, che ha dato più tranquillità agli amministratoti. L’approvazione della proposta di legge, a cui Piga ha chiesto di aggiungere le firme dei consiglieri del suo partito, è comunque necessaria per fugare ogni dubbio e per dare maggiore garanzia al diritto allo studio.

Emanuele Cera (FI) ha ringraziato per il senso di responsabilità il presidente Marras, la Commissione, l’assessore Andrea Biancareddu e il presidente del Consiglio Michele Pais per il lavoro svolto che dà certezze giuridiche agli amministratori e tranquillità alle famiglie. Cera ha anche ricordato il positivo intervento dell’Anci e ha condiviso le preoccupazioni dei colleghi sui dati della dispersione scolastica.

La presidenza del Consiglio è stata assunta dal vice presidente Giovanni Antonio Satta (Riformatori sardi).

Il capogruppo del Psd’Az, Franco Mula, è intervenuto chiedendo di aggiungere le firme dei consiglieri del gruppo del Psd’Az, sottolineando che questa è una legge fortemente voluta da tutti i partiti e che, quindi, si può definire una legge di tutto il Consiglio regionale.

Laura Caddeo (Progressisti) ha dichiarato la piena condivisione di questa legge da parte del suo gruppo e ha chiesto di aggiungere le firme di tutti i consiglieri Progressisti. L’esponente della minoranza ha ricordato l’importanza del diritto allo studio per i bambini della scuola infanzia e dell’obbligo e ha esortato tutti i Gruppi a ricordarsene quando si parlerà di dimensionamento scolastico. Caddeo ha voluto richiamare i colleghi sulla necessità di garantire diritti uguali a tutti i piccoli alunni, sia che vivano in grandi o in piccoli centri. Oltre ai numeri, ha continuato, bisogna riflettere sulle caratteristiche evolutive in queste fasce di età delle bambine e dei bambini e sulla necessità di rispettare i loro tempi per il riposo e il gioco.

Aldo Salaris (Riformatori sardi), a nome del gruppo, si è detto soddisfatto per questa proposta di legge e ha chiesto di sottoscriverla a nome di tutti i consiglieri del gruppo. Anche Angelo Cocciu (capogruppo Forza Italia) si è detto soddisfatto per l’obiettivo raggiunto con questa proposta di legge e ha chiesto di aggiungere le firme di tutti i consiglieri del suo gruppo.

Per la Giunta è intervenuto l’assessore della Cultura, Andrea Biancareddu, il quale ha ringraziato tutti coloro che hanno contribuito alla scrittura della legge, dal proponente a tutti i commissari. L’assessore ha ricordato che la Costituzione, all’articolo 34, recita: “La scuola è aperta a tutti. L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso (32)”. E ha sottolineato che la stessa Costituzione dispone che l’istruzione è obbligatoria e gratuita e si è meravigliato che la Corte dei Conti abbia dato un parere difforme da quanto stabilito in Costituzione. Per Andrea Biancareddu non era necessaria una legge apposita, ma si è detto comunque soddisfatto per l’obiettivo raggiunto e ha annunciato il voto favorevole.

L’Aula ha quindi votato il passaggio agli articoli (46 sì), l’articolo 1 (48 sì), 2 (50 sì e 1 astenuto) e 3 (51 sì) all’unanimità.

Il presidente Pais ha messo poi aperto la votazione finale del testo che ha avuto il via libera all’unanimità con 51 voti favorevoli.

Il capogruppo del Pd, Gianfranco Ganau, ha chiesto di discutere la Mozione n. 67 (Giagoni e più) visto che era stata approvata la Proposta di legge 46/A. Il presidente Michele Pais ha spiegato che la richiesta di sospensiva, approvata dal Consiglio regionale, prevedeva il rinvio alla seduta di domani e che non aveva la possibilità di modificare una decisione presa dall’Aula.

Michele Pais ha quindi sospeso la seduta. I lavori sono ripresi nel pomeriggio.

Il ministero delle Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, con apposito decreto, ha deciso l’interruzione temporanea delle attività di pesca a strascico, a divergenti, reti gemelle e altri mezzi, nelle acque di tutto il bacino del Mediterraneo, comprese quelle della Sardegna, per un intero mese, per gli anni 2017, 2018, 2019. Un periodo nel quale, com’è noto, i pescatori interrompono l’attività di pesca, con gravi conseguenze sui bilanci dell’intero comparto. “I pescatori sardi – denuncia la capogruppo del M5S, Desire’ Manca hanno rispettato le norme e i divieti imposti dalla legge, hanno presentato le domande di richiesta degli indennizzi previsti dal Ministero per il fermo biologico relativo agli anni 2017 e 2018, hanno aspettato che arrivassero i soldi, ma le somme dovute non sono mai arrivate a destinazione. Sono trascorsi anni dalla presentazione delle prime domande. I ritardi con i quali vengono erogati i benefici per il fermo pesca stanno diventano difficilmente sostenibili per gli operatori di un settore che fisiologicamente versa in grave difficoltà tutto l’anno”. È un appello all’intervento della Regione quello della capogruppo del M5S Desirè Manca che chiede al presidente Solinas ed all’assessore all’Agricoltura Gabriella Murgia di tendere una mano ai pescatori sardi, nel concreto, che si facciano portatori presso il MIPAAF ed il MLPS delle problematiche del settore legate all’arresto temporaneo obbligatorio, sottolineando l’ormai endemico ritardo con il quale gli operatori della pesca ricevono i dovuti indennizzi. “Non è accettabile un ritardo di quasi due anni. Per i pescatori interrompere l’attività di pesca e non poter guadagnare per un intero mese significa accumulare un debito che dovrà essere ripianato nei mesi invernali, nei quali non sempre è possibile che questo avvenga”.