17 July, 2024
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«Sono trascorsi più di sei mesi dalle ultime tristi notizie sul progetto Matrìca. Un progetto ambizioso che puntava a fare di Porto Torres un polo della chimica verde in Sardegna e che oggi, invece, sopravvive solo sulla carta. La Joint Venture Matrìca S.p.A. non ha fornito alcuna garanzia sugli investimenti previsti per la terza fase del Progetto di rilancio dell’industria, e di conseguenza, nessuna garanzia sulla salvaguardia dei livelli occupazionali dell’ex polo petrolchimico. A regnare è l’incertezza. Credo sia urgente a questo punto che il nostro Governatore e gli assessori competenti si siedano a un tavolo per capire in che direzione si sta andando e, nel caso in cui si intraveda soltanto un binario morto, propongo che si valutino strade alternative. Lo dobbiamo a tutti i lavoratori che da tempo sperano nella riqualificazione professionale e nel ricollocamento.»

Desirè Manca, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Consiglio regionale, interviene così sulla vertenza dei lavoratori di Porto Torres, con un’interrogazione che attende risposta scritta da parte del Governatore Christian Solinas. Un atto deciso, volto alla salvaguardia del diritto al lavoro degli addetti – diretti e indiretti – dell’ex polo petrolchimico alla luce dell’evidente incertezza sul completamento degli investimenti previsti.

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«A seguito del progetto di accorpamento delle associazioni provinciali degli allevatori, soltanto una parte delle 87 persone impiegate nel sistema delle APA e AIPA è stata riassunta. Per ben 37 lavoratori questa manovra ha invece comportato la perdita del lavoro. Una situazione drammatica, più volte affrontata dal Consiglio regionale della Sardegna, che ha deciso di provvedere a stanziare dei fondi per poter finalmente reintegrare tutti i dipendenti licenziati dalle ex APA di Cagliari e Sassari. Un reintegro chiesto con forza dagli stessi rappresentanti delle associazioni, ascoltati di recente durante i lavori della Quinta Commissione. Ebbene, il 13 febbraio 2019 è stato siglato il Protocollo d’Intesa tra la Regione Sardegna e l’A.A.R.S. (Associazione Allevatori della Regione Sardegna) per garantire tutte le attività di controllo funzionali e quelle sui registri anagrafici nelle aziende zootecniche. Condizione necessaria per poter garantire l’assunzione degli ex dipendenti Apa rimasti tagliati fuori. Ciononostante, questo protocollo ancora oggi non è stato attuato. La Regione temporeggia. Ecco perché chiediamo all’assessore Gabriella Murgia quali siano le sue intenzioni. Di tempo ne è trascorso sin troppo.»

Puntano alla conclusione della vertenza in tempi brevi la capogruppo del M5S Desirè Manca ed il consigliere regionale Michele Ciusa (M5S), firmatari di una interpellanza in favore dei lavoratori ex APA ancora senza lavoro.

Per quanto riguarda i fondi a disposizione, inoltre, Manca e Ciusa spiegano che il contributo ministeriale assegnato alla Regione Sardegna per il 2019, di oltre 1 milione di euro, coprirebbe solo parzialmente il costo sostenuto per le attività dei controlli.

 

 

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«Sono trascorsi ormai sette mesi da quando il Consiglio regionale della Sardegna, all’unanimità, ha approvato la legge n° 47 del 2018, che autorizza l’Agenzia Laore ad assumere il personale Aras in liquidazione. Un provvedimento necessario a garantire la sicurezza economica degli oltre 240 dipendenti dell’ex Associazione composta da agronomi, e veterinari. Ciononostante ancora oggi un bando per la selezione del personale Aras non c’è. Ciò è inammissibile. Da troppi anni gli ex dipendenti Aras aspettano una selezione. La legge n° 47 del 2018 esiste, perché è rimasta lettera morta? È necessario chiudere al più presto questa vertenza, in tutela dei lavoratori, delle loro famiglie e delle oltre 10mila aziende zootecniche della Sardegna assiste dai tecnici Aras. Aziende che sinora non hanno risentito gravemente di questi problemi solo grazie al grande senso di responsabilità dei lavoratori, che, nonostante gli stipendi arretrati e l’incertezza lavorativa, hanno continuato a garantire la loro attività.»

Ad una settimana dall’ultima manifestazione di protesta dei lavoratori Aras sotto il palazzo del Consiglio regionale, un’importante mozione è stata presentata in Consiglio per accelerare la chiusura di questa annosa vertenza. Prima firmataria e promotrice dell’atto che chiede altresì la convocazione straordinaria del Consiglio regionale è la capogruppo del M5S Desirè Manca.

Con questa mozione (sottoscritta dal Gruppo M5S e dai consiglieri dell’opposizione, Piano, Comandini, Ganau, Corrias, Caddeo, Orrù, Meloni, Satta, Stara, Agus, Zedda, Lai, Cocco), la capogruppo dei Cinquestelle si rivolge al Presidente Solinas, alla Giunta e all’assessore all’Agricoltura Gabriella Murgia per sollecitare l’immediata pubblicazione del bando per la selezione riservata al personale Aras, come previsto dalla legge regionale 47 del 2018.

«I dipendenti dell’Aras – è spiegato nell’atto depositato due giorni fa – attendono il passaggio a Laore dall’entrata in vigore della legge regionale 3 del 2009 ma, nonostante la chiara volontà del Consiglio regionale espressa con questa legge, le numerose proteste azioni sindacali e i diversi atti consiliari presentati, si è dovuto attendere un’ulteriore legge regionale per assistere ai primi sviluppi concreti della vicenda. Legge dopo legge, nulla è stato risolto, poiché, anche a distanza di 7 mesi dall’entrata in vigore della legge 47 del 2018, questa risulta ancora inapplicata.»

Per quanto riguarda le ultime dichiarazione dell’assessore all’Agricoltura Gabriella Murgia, contraria alla stabilizzazione del personale Aras prima della riclassificazione del personale regionale, Manca replica che “un tale vincolo è inammissibile. È necessario procedere, senza ulteriori ostacoli o paletti. La mancata programmazione regionale non può ricadere sui lavoratori”.

Desirè Manca evidenzia inoltre il grande risparmio che l’applicazione della legge apporterebbe alle casse regionali: «La gestione diretta da parte di Laore delle funzioni di assistenza tecnica alle aziende zootecniche, attualmente svolte in convenzione con l’Aras, consentirebbe alla Regione di realizzare consistenti economie di spesa, con un risparmio di più di 1 milione di euro».

«Adesso basta chiediamo che il Consiglio regionale venga convocato con urgenza. Diamo applicazione alle leggi e restituiamo i loro diritti ai lavoratori.»

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Il Consiglio regionale ha approvato le nuove disposizioni in materia di status di consigliere regionale (disegno di legge n. 19 – Oppi e più).

La seduta è stata aperta dal presidente Michele Pais. In apertura il consigliere dell’Udc, Giorgio Oppi, ha chiesto la cancellazione della sua firma dalla proposta di legge, dichiarando che sarebbe intervenuto in seguito con toni critici.  Sull’ordine dei lavori è intervenuto il consigliere del Pd, Piero Comandini, criticando l’assenza in aula del presidente della Regione Christian Solinas, così come la Giunta anche nella riunione del Mibact che non ha concesso l’autorizzazione paesaggistica per l’area del Porto Canale. Piero Comandini ha reso noto che la Contship ha depositato, il 9 luglio, alla Camera di Commercio di Cagliari lo scioglimento della Contship Italia, «ciò significa che il 31 agosto la compagnia licenzierà tutti i lavoratori». Il consigliere, ricordando la mozione approvata all’unanimità dal Consiglio regionale e che riguarda il futuro di 250 lavoratori, ha chiesto che il presidente Solinas venga a riferire in aula e intervenga a tutela del Porto Canale e dei lavoratori.

Eugenio Lai (Leu) ha chiesto che si parli nella seduta odierna della situazione dei lavoratori dell’Aras, che «non hanno una prospettiva», visto che non è stato ancora approvato il bilancio di Laore. Lai ha chiesto di chiedere all’assessore dell’Agricoltura di riferire in aula.

Critiche all’assenza del presidente Solinas sono state mosse anche dal capogruppo dei Progressisti, Francesco Agus, anche per l’importanza del provvedimento in discussione sui rapporti tra la Regione e lo Stato, la risoluzione n. 1. Il consigliere ha quindi chiesto al presidente Pais di farsi garante affinché sia presente in aula il presidente Christian Solinas o il vice presidente.

Critico anche il capogruppo del Pd, Gianfranco Ganau, che ha chiesto, visto l’assenza del capo dell’Esecutivo, il rinvio della discussione sulla risoluzione n. 1 “Sulla ridefinizione dei rapporti economico-finanziari tra lo Stato e la Regione autonoma della Sardegna”.  

Il consigliere di Forza Italia, Emanuele Cera, ha chiesto di togliere la firma dalla proposta di legge sul taglio dei vitalizi.

Daniele Cocco (capogruppo di Leu) ha chiesto di discutere oggi in Consiglio la mozione sulla situazione dei lavoratori dell’Aras.

Il presidente Pais ha proposto di andare avanti con il primo punto all’ordine del giorno, sulla proposta di legge 19/A, e poi valutare la proposta del capogruppo del Pd.

Di seguito i consiglieri della Lega Salvini Sardegna, Michele Ennas, Andrea Piras, Ignazio Manca, e Sara Canu, hanno chiesto di apporre la propria firma sulla proposta di legge sui vitalizi.

E’ poi intervenuto il capogruppo del Psd’Az, Franco Mula, che ha accolto favorevolmente la richiesta del consigliere Gianfranco Ganau sul rinvio dell’esame della risoluzione.

Il presidente Michele Pais ha, quindi, aperto la discussione sul primo punto all’ordine del giorno e ha dato la parola al relatore, Pierluigi Saiu (Lega Salvini Sardegna), presidente della commissione Autonomia e Riforme.

«La Prima commissione, nella seduta del 4 luglio 2019, ha inserito all’ordine del giorno il testo della proposta di legge n. 19 stabilendo, all’unanimità, di stralciare il Capo II della medesima contenente la disciplina per la cosiddetta “indennità differita”. Come è emerso dal dibattito in commissione, tale scelta nasce dall’intento di valutare in modo più approfondito l’opportunità di prevedere questo istituto già adottato da numerose Regioni e basato sulla disciplina in vigore presso la Camera dei deputati», ha affermato Pierluigi Saiu.

«La commissione, in seguito allo stralcio, ha dunque preso in esame il Capo I della proposta di legge, approvando all’unanimità i singoli articoli e licenziando il testo nel suo complesso. Come è noto il testo licenziato dalla Prima commissione, reca disposizioni per l’attuazione della disciplina introdotta dal bilancio di previsione dello Stato per il 2019 e si conforma all’Intesa, sancita in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano, siglata il 3 aprile di quest’anno», ha aggiunto Pierluigi Saiu -. La normativa e l’Intesa citate, ai fini del contenimento della spesa pubblica e del coordinamento della finanza pubblica, hanno impegnato le singole Regioni a rideterminare, in riduzione, la disciplina dei cosiddetti “vitalizi” già in essere in favore dei consiglieri regionali, prevedendo come sanzione, in caso di inadempimento entro i termini, la riduzione di una considerevole quota dei trasferimenti erariali. Nel caso della Regione sarda le misure interessano i consiglieri che hanno ricoperto la carica fino alla quattordicesima legislatura (2009-2014)».

Pierluigi Saiu ha aggiunto: «Rispetto al testo dei proponenti, la commissione ha inserito uno specifico articolo relativo alla norma finanziaria in quanto la disciplina approvata, prevedendo un evidente risparmio di spesa, non comporta nuovi o maggiori oneri a carico del bilancio del Consiglio regionale. La prima proiezione di risparmio di 1,6 milioni è stata rivista ed è, invece, di 2 milioni. Gli altri articoli approvati dalla commissione, invece, risultano identici a quelli contenuti nel Capo I del testo del Proponente che riproducono i criteri, stabiliti nell’Intesa citata, per la rideterminazione dei vitalizi. La commissione, sotto questo aspetto, si è dunque attenuta a quanto già stabilito in sede di Intesa al fine di rispettare, in nome del principio di leale collaborazione, gli impegni assunti in sede di conferenza Stato-Regioni”». In conclusione Pierluigi Saiu ha chiesto di apporre anche la sua firma alla proposta di legge 19/A.

La capogruppo del Movimento 5 stelle, Desirè Manca, ha ricordato che era il 4 giugno quando è stata presentata una proposta di legge suddivisa in due capi: il primo sulla rideterminazione dei vitalizi “su cui eravamo d’accordo”, il secondo su quello che veniva chiamata “indennità differita”. Desirè Manca ha ricordato di aver chiesto la divisione del testo in due per approvare subito la prima parte e di riportare il secondo capo in commissione per valutare una proposta su una pensione contributiva. “Ci avete messo un mese”, ha detto, “e quello che è cambiato, rispetto al 4 giugno è che i termini sono scaduti e che ci saranno probabilmente delle penali”. Manca ha affermato che voterà a favore perché quello del taglio dei costi della politica è uno degli obiettivi principali del Movimento 5 Stelle.

E’ intervento il vice presidente della Commissione Autonomia, Diego Loi (Progressisti), il quale ha ripercorso il lavoro fatto dalla commissione, che ha fatto una sintesi opportuna, votando in maniera unitaria la proposta di legge che stralciava la seconda parte del testo. Loi ha poi aggiunto che la proposta di legge arrivata in commissione prevedeva una seconda parte che necessitava, però, di essere approfondita e valutata in tutti i suoi aspetti. Il testo in esame, ha aggiunto, consentirà una riduzione dei costi per il Consiglio regionale di 1,6 milioni che potranno essere utilizzare a favore della collettività e va nella direzione di avvicinare i cittadini alla politica. Loi ha, inoltre, ribadito che la proposta di legge è stata licenziata all’unanimità dalla commissione, quindi ha già avuto il favore di tutte le forze politiche e ha annunciato il voto è favorevole.

Giorgio Oppi (Udc) si è detto assolutamente contrario, ricordando che ci sono anche diritti da difendere come quelli delle vedove di consiglieri regionali, che si potrebbero trovare in difficoltà. Giorgio Oppi ha ricordato che sono 13 le regioni che hanno approvato la legge sulle indennità differite, alcune all’unanimità, tra cui Abruzzo, Calabria, Campania, Liguria, Molise, Puglia, Valle d’Aosta e Veneto.

Per Giorgio Oppi alla base di questa discussione c’è scarsa conoscenza che porta a non capire determinate situazioni. Oppi ha sottolineato che non parla per interesse personale, in quanto lui non viene coinvolto in questo provvedimento, ma che vuole riportare ordine e chiarezza su un argomento che forse pochi conoscono a fondo, ricordando che non devono essere danneggiate le persone che si sono messe a disposizione della collettività e che quando andranno in pensione, magari da dipendente di livello non elevato, si vedranno mortificati.

Giorgio Oppi ha ricordato che già dalla XIII legislatura lui è stato uno dei sostenitori dei tagli delle indennità dei consiglieri regionali e dell’eliminazione delle indennità aggiuntive per le altre cariche ricoperte nelle commissioni e nell’ufficio di presidenza e che non ha bisogno dei consigli di chicchessia. Oppi ha ricordato tra l’altro che tra i 309 vitalizi ci sono 90-100 ultranovantenni e che, quindi, sarà un costo che andrà via non fra tantissimi anni. Oppi ha affermato che bisogna smetterla di parlare di privilegi e di caste, perché sono altre le caste, e non va svilito il ruolo istituzionale di consigliere e dell’Istituzione che si rappresenta. Il consigliere dell’Udc ha annunciato il suo voto contrario.

Eugenio Lai (Leu) ha ricordato che da subito tutte le opposizione si sono schierate per eliminare il secondo capo della proposta di legge, anche perché c’era una richiesta da parte della cittadinanza ed è necessario che si lavori per riavvicinare i cittadini alla politica. Quindi sì alla rideterminazione dei vitalizi, ma bisogna fare attenzione a non delegittimare il più alto Parlamento sardo, se no si rischia che la politica diventi accessibile soltanto ai ricchi, con un danno per la democrazia. Eugenio Lai ha auspicato che, nonostante il ritardo, si riesca a evitare il  taglio dei  trasferimenti da parte dello Stato alla Sardegna.

Per Ignazio Manca (Lega Salvini Sardegna) si è assistito, nell’approccio a questa proposta di legge, all’azione di una categoria di persone, definite “vetrinisti”, che agiscono anteponendo il loro ego al lavoro da svolgere in questo Consiglio, e che cercano soltanto una vetrina mediatica, senza pensare che il ritardo nell’approvazione di questa proposta potrebbe portare a un taglio delle risorse per la Sardegna e, quindi, a un danno per i sardi. Manca ha auspicato che per il futuro le forze politiche sappiano dialogare lealmente per la Sardegna e per le migliaia di disoccupati.

Massimo Zedda (Progressisti) ha ricordato che nella riunione  citata dalla capogruppo del Movimento 5 Stelle furono portate tre proposta: i vitalizi, il ripristino dei fondi ai gruppi e il raddoppio personale degli uffici di gabinetto degli assessori. Il consigliere di opposizione ha confermato quanto sostenuto dal collega Giorgio Oppi, ossia che la norma opera per pochissime persone, ma ha ricordato che in quei giorni di giugno quando si ragionava sui vitalizi i sardi stavano ricevendo una decurtazione sulle loro pensioni. Massimo Zedda ha poi ricordato al presidente Michele Pais, che se ci fosse stata l’urgenza di portare entrambi i capi della legge, oggi ci sarebbero state due proposte di legge, invece l’urgenza era soltanto per il primo capo. Il consigliere ha ricordato anche che quando il vitalizio era stato introdotto non era stato pensato per portare ai ricchi più benefici o per creare un cumulo tra il vitalizio da consigliere regionale, deputato, senatore ed europarlamentare, ma per dare ristoro a coloro che avevano dedicato una vita alla politica. Massimo Zedda ha annunciato il voto favorevole sulla proposta di legge così licenziata dalla commissione Autonomia e ha rivendicato la sua autonomia nel decidere di non appoggiare e non accettare ciò che ritiene non giusto o che non condivide.

Il presidente Michele Pais, replicando all’intervento del consigliere Massimo Zedda, ha tenuto a precisare che il dibattito in Consiglio non è sede di propaganda.

Il consigliere Giovanni Satta (Psd’Az) riferendosi all’ultima seduta della commissione in cui si è operato lo stralcio della prima proposta presentata, ha ricordato che il Consiglio ha fatto in precedenza tagli molto consistenti, portando da 80 a 60 il numero dei consiglieri, abolendo i vitalizi, generando risparmi nella precedente legislatura per 10 milioni di euro; siamo sicuramente la Regione che ha fatto di più ed è una buona ragione per non abbandonarsi al populismo. Per quanto riguarda la seconda parte, ha proseguito, è improprio parlare di vitalizio e ne potremo discutere, senza fare niente di diverso rispetto a quanto fatto da altre Regioni in materia di adeguamento contributivo alla retribuzione dei consiglieri, come è stato fatto a livello nazionale con la c.d. legge Fico, presidente della Camera. Giovanni Satta ha poi ricostruito il percorso dei provvedimenti di riduzione della spesa pubblica, citando le tante battaglie della sinistra sulla giusta retribuzione dei consiglieri regionali. Ora, ha detto infine, lavoriamo sulla normativa attuale che consente ai gruppi di assumere solo pochissimi collaboratori in comando trascurando ad esempio giovani laureati e disoccupati, ritrovando il coraggio delle proprie azioni perché anche queste sono riforme da fare.

Il consigliere Piero Comandini (Pd), parlando del clima mediatico che ha accompagnato il dibattito su questi temi, ha affermato che è difficile doversi difendere prima ancora di essere attaccati, affrontando un pregiudizio prima del giudizio, e tuttavia va difeso senza riserve il ruolo del Consiglio come luogo della rappresentanza del popolo sardo. Riprendendo in parte l’intervento del collega Giovanni Satta, Piero Comandini ha ribadito l’azione forte ed incisiva del Consiglio nella precedente legislatura ed ancora prima del governo Monti, che ha visto la Regione prima in Italia nel taglio dei costi della politica. La conferenza Stato Regioni, ha aggiunto, ci ha invitato ad applicare un principio di equità, dopo alcune situazioni del passato giustamente giudicate scandalose come andare in pensione a 41 anni ma per il futuro è necessario discutere del nostro status con tranquillità, compresa la proposta controversa della cosiddetta indennità differita; ne riparleremo in commissione con trasparenza ma chiarito subito che non è vitalizio ma riempie un vuoto legislativo, quello che attualmente si determina quando chi fa politica vede un “buco” nel suo percorso previdenziale.

Il consigliere Pierluigi Saiu (Lega) ha dichiarato che il dibattito impone un dovere di verità verso l’opinione pubblica, il popolo sardo e l’Aula e si per questo soffermato sui passaggi legislativi che hanno preceduto il provvedimento: l’accordo raggiunto in sede di conferenza Stato Regioni del 3 aprile scorso che, collegato alla legge 145/18, chiarisce che i vitalizi di cui si parla oggi sono solo quelli degli ex consiglieri regionali, e l’ordine del giorno approvato il 17 aprile all’unanimità dalla conferenza dei presidenti dei Consigli regionali con il quale si recepisce uno schema di legge relativo all’indennità differita (non attribuibile quindi a nessun intervento del Consiglio regionale della Sardegna) per unificare i trattamenti in tutte le Regioni armonizzandoli con quelli di Camera e Senato. La nostra proposta nasce da questo contesto, ha continuato, e per questo con dolore ho assistito al linciaggio di chi non ha messo la firma e non ha nessuna responsabilità, ad un tentativo di aggressione ingiusto e disonesto superato solo dalla fine della campagna elettorale. Non c’è nessun ingiusto privilegio come dicono i 5Stelle, ha detto ancora, perché il trattamento di cui parliamo è lo stesso dei deputati e dei senatori del vostro partito, ma semmai una disciplina uniforme in tutto il territorio nazionale. La seconda parte, ha concluso, la vedremo in un momento successivo perché non è una priorità di oggi, fermo restando che con questo provvedimento otteniamo due grandi risultati, risparmi: un risparmio di 2 milioni secondo le ultime proiezioni, a la sicurezza di non subire da tagli perché la stessa 145/18 dice che scatterebbero semmai nell’esercizio successivo: raccontare balle non porta consensi ma sfiducia nelle istituzioni.

Il consigliere Franco Mula, capogruppo del Psd’Az ha definito imbarazzante il clima venutosi a creare, che mette in discussione la dignità dei consiglieri regionali. Come dice Comandini, è giusto riprendere alcuni argomenti vanno ripresi per far capire che non stiamo ripristinando alcun privilegio e nella seconda parte della legge si parlava solo di poter assumere alcune figure di staff al di là di quelli in comando, a parte il fatto che già oggi i gruppi possono retribuire solo 2 o 3 collaboratori provenienti in prevalenza da Cagliari perché se provenissero dal resto della Sardegna le risorse non basterebbero. Nel mondo dei media, ha lamentato, spesso si continua a dire che abbiamo reintrodotto i vitalizi ma è falso perché quelli dei consiglieri regionali sono stati già tagliati con consiglieri regionali a differenza dei parlamentari nazionali che non hanno toccato nulla. Basta con questo clima forcaiolo, ha protestato ancora il consigliere, ricordo manifestazioni sotto il palazzo del Consiglio con manichini che vano attaccato il nome di ogni consigliere e cappi al collo. Ricordo, infine, ha concluso, che per indennità differita intendiamo un versamento di 580 euro mensili per una integrazione pensionistica che arriverà a 65 anni e non è certo un vitalizio, se continuiamo così finiremo con l’essere tutti additati come ladri, dimenticando che nella politica ci sono altri sprechi.

Il capogruppo della Lega Dario Giagoni, dopo aver ribadito che la legge dà attuazione alla normativa nazionale ed all’accordo Stato Regioni, colmando un divario fra cittadini e classe dirigenti e generando risparmi per due milioni, non ha nascosto le molte divergenze con la minoranza che spesso però, a suo giudizio, non ha lavorato per migliorare il testo ma per mettere alla gogna il presidente del Consiglio. Lo stralcio della seconda parte, ha osservato, lo ha condiviso anche la maggioranza, pienamente consapevole che non bisogna imporre niente dall’alto ma aprirsi al confronto di merito con la massima trasparenza. Il nostro intento, ha concluso, è e resta quello di combattere i privilegi non solo per una necessità di adeguamento ma per convinzione.

Daniele Cocco, capogruppo di Leu, dopo aver premesso che è difficilissimo parlare di queste cose ha voluto chiarire che oggi non si sta facendo altro che prendere atto di una norma nazionale che andava recepita e quindi è sbagliato abbandonarsi alla deriva della delegittimazione che investe tutto il Consiglio, facendo passare un messaggio contrario alla verità e, purtroppo, facendo dimenticare che siamo stati i primi in Italia dal 2011 a fare i tagli e ad abolire i vitalizi, aprendo una strada che nessuno ha seguito nonostante i grandi proclami. E’giusto, ha sostenuto, che i consiglieri siano equiparati a tutti i cittadini e lavoratori ed abbiamo gli stessi diritti, per questo occorre recuperare serenità e dare il giusto valore al nostro ruolo, fermando la tendenza che a livello nazionale annuncia continuamente riduzione di parlamentari e indennità alimentando un pessimo clima. Il rischio è, a suo avviso, che alla fine la politica potranno farla solo quelli che dispongono di grandi mezzi economici, mettendo veramente a rischio la democrazia perché i costi della politica non vanno mai confusi con quelli della democrazia.

Dopo che il presidente ha messo in votazione il passaggio agli articoli, alcuni consiglieri hanno preso la parola per dichiarazione di voto.

Il consigliere Stefano Tunis (Sardegna 20/20) ha preannunciato la sua astensione, criticando una legge parziale, esaminata sotto una pressione eccessiva di opinione pubblica, che lascia intatte alcune diseguaglianze presenti nella precedente ed in questa legislatura, tanto più che lo stesso dibattito non è stato sul provvedimento in esame ma sul problema nel suo complesso, lasciando fuori altri argomenti sui quali bisognerà tornare.

Il consigliere Michele Ennas (Lega), favorevole, ha spiegato l’iniziativa sua e di altri colleghi di sottoscrivere la proposta è stata dettata da motivi di opportunità, dopo che alcuni con motivazione diverse ne hanno preso le distanze. Non ci deve essere dubbio, ha ribadito, sulla posizione della Lega che riafferma la missione di tagliare i privilegi senza paragonare la politica al lavoro e di concentrare il proprio impegno a favore dei cittadini e dei lavoratori, affrontando serenamente in un momento successivo il problema della copertura previdenziale dei consiglieri regionali.

Il capogruppo del Pd Roberto Deriu ha ricordato in apertura che il compenso dei delegati fu istituito in Grecia da Pericle mentre oggi si affronta solo una parte del problema intervenendo a posteriori nei confronti di qualcuno, una operazione abbastanza banale che, questo è l’auspicio, spero sia seguita da una valutazione seria dei principi costituzionali che consentono a tutti, senza eccezione, di partecipare alla vita della Repubblica, al di là di propaganda, bugie e conformismo.

Angelo Cocciu (Forza Italia), favorevole, ha affermato che chi fa politica deve essere uomo tutti i giorni non solo in Aula ma anche in commissione, cosa che qualcuno ha dimenticato, esprimendo poi la sua solidarietà al presidente Michele Pais al centro di attacchi ingiusti. Sulla seconda parte, ha citato il colloquio con un suo amico consigliere regionale che durante il mandato ha perso il posto di lavoro, un caso che non deve essere sottovalutato perché, da una parte, è giusto lavorare su alcuni privilegi ma senza dimenticare il riconoscimento del lavoro svolto e, soprattutto senza paragonare ad un vitalizio il versamento di 500 euro lordi che consentiranno di prenderne 200 a 65 anni.

Gian Franco Satta (Progressisti) ha confessato di provare un certo imbarazzo assistendo ad un dibattito che dimentica la situazione di molti Sindaci che prendono 416 euro al mese. Il Consiglio, ha poi ricordato, ha approvato l’anno scorso un regolamento che prevedeva rimborsi forfettari a valere sui bilanci comunali ed è offensivo per chi lavora senza risparmio ogni giorno con enormi responsabilità.

Successivamente il Consiglio ha approvato il passaggio agli articoli della legge con 49 voti favorevoli e 5 astenuti. Subito dopo sono stati approvati i 7 articoli della legge, l’allegato e le due tabelle che la compongono.

Michele Cossa (capogruppo Riformatori) ha dichiarato voto favorevole ed ha definito la discussione sul provvedimento “imbarazzante, per un atto dovuto a causa degli eccessi della politica”. Il consigliere della maggioranza ha salutato il ritorno “ad una certa sobrietà della politica” ed ha ricordato “i tagli draconiani fatti in Sardegna ai costi della politica”. «Ma è tempo – ha concluso Michele Cossa – che si restituisca dignità al Consiglio consentendogli di operare al meglio».

Francesco Agus (capogruppo Progressisti) ha dichiarato voto a favore e si è detto soddisfatto del lavoro svolto dalla Prima commissione («bene ha fatto a limitarsi a presentare in Aula solo la prima parte del testo originario»). L’esponente della minoranza ha quindi affermato che il ricalcolo dei vitalizi è un obbligo politico («mai la specialità può essere utilizzata per salvaguardare privilegi») ma ha criticato il principio introdotto dallo Stato (taglio dei trasferimenti se non si adempie alle disposizioni statali) per vincolare la nostra  Regione che è autonoma («non è affatto corretto e non rappresenta un buon precedente»).

Aperta la votazione finale, la legge è stata approvata con 50 voti a favore e tre astensioni.

Il presidente Michele Pais ha quindi sospeso la seduta e convocato la riunione della capigruppo. Alla ripresa dei lavori, ha riferito le risultanze: il Consiglio è convocato martedì 23 luglio per la discussione del rendiconto del Consiglio, la discussione del disegno di legge n. 24 (Mater Olbia) e la risoluzione della commissione Autonomia in materia di accantonamenti (n. 1).

 

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La commissione Attività produttive ha affrontato in tre audizioni la vertenza dei lavoratori Aras e l’assessore del Lavoro e i Sindacati sulla situazione di Insar Spa.

Nella prima audizione la commissione presieduta da Piero Maieli (Psd’Az) ha ascoltato una ampia delegazione di rappresentanti sindacali ed autonomi sul problema riguardante il passaggio dei lavoratori Aras all’agenzia Laore.

Il mondo sindacale, che contiene al suo interno posizioni differenziate che anche nell’audizione sono state riproposte, ha espresso però apprezzamento per la sensibilità bipartisan manifestata concretamente in più occasioni dal Consiglio regionale, in particolare con legge 47/2018 approvata all’unanimità e frutto di un serrato confronto di merito col Governo nazionale ed i tre Ministeri interessati (Funzione pubblica, Sviluppo economico e Lavoro).

A fronte del largo consenso parlamentare che ha caratterizzato il dibattito e l’approvazione della legge 47, tuttavia, i sindacati hanno espresso preoccupazione per alcune difficoltà applicative e lamentato i ritardi nell’adozione di una delibera di Giunta necessaria per aprire la strada alla pubblicazione dei bandi di concorso. Sotto questo profilo, sono state poi rinnovate le critiche all’assessore dell’Agricoltura, ritenuta per certi aspetti responsabile degli stessi ritardi, motivati (strumentalmente, a giudizio dei sindacalisti) in parte dalla opportunità di una riflessione sulla riforma complessiva degli enti agricoli ed in parte dalla necessità di allineare le posizioni contrattuali dei dipendenti regionali del settore.

Nel dibattito hanno preso la parola i consiglieri regionali: Francesco Mura di Fdi, Michele Cossa dei Riformatori sardied Eugenio Lai di Leu.

La commissione si è poi occupata della complessa vicenda della Sices Srl di Porto Torres, ora in liquidazione, azienda metalmeccanica specializzata nella realizzazione di macchinari pesanti destinati in gran parte al mercato internazionale. Alla riunione ha partecipato l’assessore dell’Industria Anita Pili che ha riferito di recenti contatti con il liquidatore dai quali è emersa la possibilità di individuare nuovi acquirenti od investitori. Ancora non abbiamo aperto formalmente un tavolo di confronto, ha dichiarato l’assessore, «e ci prendiamo ancora qualche giorno in attesa di sviluppi più concreti; da parte nostra c’è comunque la volontà di esaminare tutte le opzioni possibili per consentire all’azienda di tornare sul mercato».

Sulla situazione della Sices si è soffermato poi il segretario provinciale della Fiom Cgil del Nord Sardegna Gavino Doppiu. Il sindacalista ha ripercorso sinteticamente la storia della società, che ha sempre puntato molto sul suo capitale umano in un clima di buone relazioni sindacali e con una forte vocazione all’export. La crisi, ha spiegato, è nata per ragioni prevalentemente finanziarie dovute alla difficoltà nei rapporti col mondo del credito. A suo giudizio, in definitiva, esistono le condizioni, anche di mercato, per consentire all’azienda di tornare alla ripresa produttiva.

Nel dibattito sono intervenuti i consiglieri Stefano Tunis (Sardegna 20/20) e Gian Franco Satta (Progressisti).

«Nel quadro della riorganizzazione e del rafforzamento degli strumenti operativi pubblici che operano nelle politiche attive per il lavoro, la Giunta ha ritenuto opportuno emanare un atto di indirizzo per la messa in liquidazione di Insar Spa (della quale la Regione è azionista di maggioranza con il 55%), assicurando nello stesso tempo la prosecuzione delle attività, il coinvolgimento dei sindacati e la salvaguardia delle professionalità presenti nella società.»

Lo ha annunciato l’assessore del Lavoro Alessandra Zedda nel corso di una audizione davanti alla commissione Attività produttive presieduta da Piero Maieli, aggiungendo che da alcuni anni «Insar non svolge in modo positivo organico ed organico la sua missione aziendale di facilitare l’incontro fra domanda ed offerta di lavoro anche attraverso una rete di relazioni con il sistema delle imprese».

Un capitolo a parte, ha proseguito Alessandra Zedda, riguarda i conti della società che «ha una storia recente di bilanci negativi fatta eccezione per l’ultimo che presenta un utile di esercizio positivo di 30.000 euro, una goccia nel deserto ed un motivo in più per vederci chiaro». Se poi, ha concluso l’esponente della Giunta, «si dovesse verificare che ci sono le condizioni per rimetterla sulla strada giusta non c’è niente che lo vieti».

La scelta del governo regionale è stata criticata dai rappresentanti dei sindacati, ascoltati successivamente dalla commissione. Il segretario della Cgil Michele Carrus, dopo aver lamentato di non aver potuto conoscere il contenuto della delibera della Giunta ha affermato che, «a fronte di errori gestionali oggetto di numerose iniziative dello stesso Consiglio regionale, il ruolo di Insar resta centrale nelle politiche attive del lavoro e non vorremmo che la messa in liquidazione nascondesse il tentativo di mettere le mani sui 46 milioni del piano Lavoras (messo a punto con il contributo delle parti sociali) e su altre consistenti risorse».

Per Roberto Demontis della Cisl «la delibera sembra prefigurare un trasferimento ad Aspal (la nuova Agenzia regionale del lavoro) delle attività di Insar ma si tratta di soggetti diversi con competenze non sovrapponibili, ferma restando la necessità di valutare anche il ruolo di Anpal (l’Agenzia nazionale) che ha propri uffici in Sardegna».

Riversare tutte le attività su Aspal sarebbe sbagliato che secondo la segretaria regionale della Uil Francesca Ticca, «perché verrebbe meno l’attenzione sulla specificità del mondo del lavoro regionale accrescendo la preoccupazione sulle modalità di gestione di crisi economiche ed occupazionali complesse purtroppo molto diffuse in Sardegna».

A nome del sindacato Sindirigenti, anche Giuseppe Matolo ha espresso perplessità, ricordando che «la scelta dell’azionista è legittima ma non appare necessaria e va spiegata, senza dimenticare che Insar è stata costituita a suo tempo con una legge regionale che non può essere modificata da una delibera di Giunta».

Nel dibattito, hanno preso la parola i consiglieri regionali Desirè Manca (M5S), Gianluigi Piano del Pd e Gian Franco Satta dei Progressisti.

 

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La grave situazione in cui vivono i lavoratori ex Secur, da oltre un anno sono senza lavoro perché non riassorbiti dopo il cambio di appalto dei servizi di vigilanza all’Aou di Sassari e all’Ats, è stata al centro delle audizioni che hanno impegnato, in seduta congiunta, la Commissione Lavoro, presieduta da Alfonso Marras (Riformatori sardi), e la Commissione Sanità, presieduta da Domenico Gallus (Udc).

Sono stati sentiti, in particolare, l’assessore della Sanità, Mario Nieddu, il direttore generale della Direzione generale della Centrale regionale di Committenza (Crs Ras), Cinzia Lilliu, il direttore generale facente funzioni della Aou di Sassari, Nicola Orrù, una delegazione dei lavoratori ex Secur senza occupazione, e Gavino Satta, direttore responsabile Sardegna della Coop Service, capofila della Ati che ha fatto il cambio appalto con la Secur.

I commissari hanno cercato di capire perché i circa 40 lavoratori ex Secur non sono stati riassorbiti nel cambio appalto e, soprattutto, in che modo intervenire per far sì che la situazione venga risolta.

«I numeri emersi dalle audizioni sono stati contraddittori e diversi: siamo passati dal dato fornito dall’assessore Mario Nieddu, e confermato dalla dottoressa Cinzia Lilliu, dei 90 lavoratori ex Secur, di cui 41 non assorbiti nel cambio appalto, ai 56 senza lavoro di cui ha parlato la delegazione dei lavoratori, per arrivare infine al direttore della Coop Service che ha dichiarato di avere assunto, invece,123 persone dalle liste fornite dalla società Secur – ha affermato Domenico Gallus, presidente della Sesta commissione -. In seguito a questi dati contrastanti, non avendo capito cosa abbia portato alla non assunzione dei lavoratori, abbiamo deciso di sentire, mercoledì prossimo, i sindacati, che oggi senza preavviso non si sono presentati, e i vertici sardi della Secur per far definitivamente chiarezza sulla vicenda. Entrambe le commissioni hanno a cuore il futuro dei lavoratori ex Secur e delle loro famiglie. Bisogna – ha concluso Domenico Gallus – tenere anche a mente che tra loro ci sono ultracinquantenni che hanno perso l’occupazione.»

«A noi interessa che i lavoratori – ha detto Desiré Manca, capogruppo del Movimento 5 Stelle – vengano riassorbiti e rioccupati. Da parte di entrambe le commissioni c’è la massima attenzione per cercare di capire bene la vicenda e trovare gli strumenti per risolvere la situazione, che vede circa 40 persone senza lavoro e che, da più di un anno, vivono in una tenda nella piazza principale di Sassari, la seconda città più grande della Sardegna. E’ dispiaciuto – ha concluso Desirè Manca – che oggi i sindacati non si siano presentati. Saranno nuovamente convocati in audizione la settimana prossima insieme ai vertici dell’azienda uscente dall’appalto.»

Nel corso delle audizioni sono intervenuti Alfonso Marras, presidente della Seconda commissione, Laura Caddeo (Progressisti), Daniele Cocco (capogruppo Leu), Piero Comandini (Pd), Carla Cuccu (M5S), Gianfranco Ganau (capogruppo Pd), Annalisa Mele (Lega Salvini Sardegna), Antonio Mundula (FdI), Giorgio Oppi (Udc), Antonello Peru (FI), Filippo Secchi (capogruppo Udc) e Francesco Stara (Progressisti).

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«La sanità del nord ovest della Sardegna è al collasso: impossibile fare ancora finta di niente, è necessario dare risposte certe e soluzioni definitive ai problemi generati dalla scelleratezza dell’ultima riforma sanitaria.»

Desirè Manca, capogruppo del Movimento Cinque Stelle in Consiglio regionale, ha presentato su questi temi un’interrogazione all’assessore regionale dell’Igiene e Sanità e dell’Assistenza sociale.

«A Sassari, nel secondo Hub dell’Isola, quello che doveva essere una eccellenza comprensiva dei due centri più importanti dell’intera Sardegna, sono a rischio le nascite – aggiunge Desirè Manca -. Parliamo di Sassari, della seconda città della Sardegna. Nessuno può dimenticarlo.»

«Sembra quasi che non si vogliano aprire gli occhi per paura di trovarsi di fronte il disastro che ha messo in ginocchio la sanità del nord ovest dell’Isola – sottolinea il capogruppo del M5S -. La sala parto dell’AOU sassarese – unico hub di secondo livello del nord Sardegna – causa mancanza di numerose figure professionali fra ostetriche, infermieri e personale di supporto arrivando sino ai perfusionisti, non è al momento in grado di garantire né la copertura dei turni né le ferie, per cui risulta difficile l’erogazione dei livelli essenziali di assistenza (LEA). Identici disagi, sempre in riferimento alla mancanza di figure professionali ad hoc si riscontrano al Pronto Soccorso e all’Ospedale Marino di Alghero, un tempo fiori all’occhiello della sanità sarda e oggi, con personale ridotto ai minimi termini, vessati da un ulteriore carico di lavoro derivante dall’estate e dalla conseguente presenza dei turisti.»

«Secondo l’OCSE, relativamente alle professionalità infermieristiche, in Sardegna mancano 4.540 unità, che considerando i pensionamenti previsti diventeranno circa 6mila entro fine anno – prosegue Desirè Manca -. La riforma sanitaria sarda, perseguendo meri obiettivi di budget, ha causato una situazione estremamente negativa nel nord Sardegna e nell’Isola tutta: questo è indiscutibile e orami sotto gli occhi di tutti, addetti ai lavori e cittadini. Mi chiedo allora se l’assessore sia a conoscenza della situazione. E gli chiedo quali azioni intenda attivare per risolverla. Risolverla in tempo stretto e debito – conclude Desirè Manca -, in modo da far sì che l’offerta sanitaria nel nord dell’Isola sia adeguata alla domanda.»

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I problemi dei lavoratori della lista speciale della formazione professionale (L.R. 3/2008 art. 6 comma 1 lettera f) sono stati esaminati ieri dalla II commissione del Consiglio regionale, nel corso dell’audizione dei rappresentanti regionali di Uil e Snals. Si tratta di circa trecento lavoratori che fanno capo contrattualmente alla direzione generale dell’assessorato del Lavoro e che prestano la loro opera negli uffici del medesimo assessorato ed anche negli Enti locali nonché nelle amministrazioni del comparto regionale e pubblico.

Giampaolo Spanu (segretario Uil-Fpl) e Cesare Carta (Snals-Confsal) hanno denunciato, dinanzi al parlamentino presieduto da Alfonso Marras (Riformatori sardi), la mancata attuazione della determina dirigenziale del 17 gennaio 2018, con la quale sono stati riconosciuti ai lavoratori gli arretrati per l’applicazione del contratto collettivo nazionale del lavoro e dal 30 luglio 2015 quelli relativi al fondo incentivi a partire dal 2009.

«Importi mai corrisposti – hanno dichiarato i rappresentanti sindacali – nonostante lo specifico stanziamento nella legge di Stabilità 2018.»

«Nel marzo del 2019 – così hanno spiegato Giampaolo Spanu e Cesare Carta – dopo aver inutilmente sollecitato il direttore generale dell’assessorato del Lavoro, si è quindi proceduto con la comunicazione dell’avvio delle procedure legali e degli atti ingiuntivi per ottenere il pagamento di quanto dovuto ai lavoratori.»

A conclusione di un breve dibattito al quale hanno partecipato i consiglieri Stara (Progressisti), Desiré Manca (M5S), Comandini (Pd), Piras (Lega), il presidente Alfonso Marras ha assicurato l’impegno della commissione per una definizione della vicenda ed ha preannunciato una formale comunicazione indirizzata all’assessore regionale e al direttore generale dell’assessorato del Lavoro.

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La Seconda commissione consiliare ha svolto l’audizione dei rappresentanti dell’associazione degli editori sardi, Simonetta Castia (presidente) e Paolo Sorba, per raccogliere le osservazioni dell’Aes in ordine alla partecipazione della Regione e degli editori sardi alla trentaduesima edizione del Salone internazionale del libro, tenutasi a Torino lo scorso maggio.

I vertici dell’associazione che rappresenta gli editori che operano nell’Isola hanno contestato duramente la scelta «ostile» della passata amministrazione regionale di affidare, attraverso un bando ad evidenza pubblica con il criterio del massimo ribasso, l’organizzazione degli spazi espositivi nel centro fieristico il Lingotto, dove si è svolta la più importante manifestazione italiana nel campo dell’editoria. Simonetta Castia e Paolo Sorba hanno evidenziato come il servizio, affidato con un ribasso di oltre il 40% ad una società privata sassarese, non sia stato perfettamente corrispondente alle richieste specificate nel bando di gara ed abbia penalizzato l’editoria sarda, attestato che la quasi totalità delle case editrici della Sardegna hanno partecipato al salone del libro negli spazi espositivi gestiti e organizzati direttamente dall’Aes.

L’associazione degli editori ha quindi chiesto alla commissione presieduta da Alfonso Marras (Riformatori sardi) di verificare i margini politici ed amministrativi per una rinnovata collaborazione tra la Regione e l’Aes, considerato che quest’ultima dal 1988 ha sempre supportato l’azione della Regione nella partecipazione al Salone del libro di Torino. L’ulteriore auspicio formulato dagli editori ha riguardato la modifica della legge del settore, la legge n. 22 del 1998.

A seguire, la seconda commissione ha ascoltato i rappresentanti degli “stabilizzandi Enas” (Giovanni Ledda e Roberta Schiffino) che hanno riproposto l’annoso tema della mancata stabilizzazione di dodici lavoratori che prestano la loro opera negli uffici dell’Ente acque della Sardegna e che vengono retribuiti dietro presentazione di fattura. «Siamo delle finte partite Iva – hanno affermato Giovanni Ledda e Roberta Schiffino – e le nostre prestazioni sono rese in un regime perfettamente assimilabile a quello del lavoro subordinato». A sostegno della loro tesi, gli stabilizzandi Enas hanno ricordato come nel sistema Regione altri lavoratori con partita Iva siano stati stabilizzati nell’ambio del relativo programma conclusosi nella scorsa legislatura. Il presidente della commissione ha quindi ricordato la risoluzione adottata dalla Seconda commissione l’11 dicembre 2018 ed in particolare l’esortazione rivolta ai dirigenti dell’Enas a “riesaminare la situazione di coloro che hanno prestato attività lavorativa presso l’ente, con modalità assimilabili al rapporto di lavoro subordinato, assicurandosi di applicare criteri uniformi e omogenei volti ad evitare disparità di trattamento tra gli stessi”.

Su sollecitazione dei consiglieri Stara (Progressisti), Comandini (Pd), Desiré Manca (M5S) e Agus (Progressisti), il presidente del parlamentino del lavoro ha quindi preannunciato la convocazione in commissione, per un’audizione, dell’assessore del Personale e dei vertici dell’Enas.

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«Figure professionali altamente specializzate, risorse che operano nei settori strategici di biomedicina e agrifood, ricercatori con competenze spendibili in tutta Europa, ma che purtroppo in Sardegna non ricevono alcun riconoscimento. Lavoratori costretti a fare i conti con una vita segnata dal precariato. Mi riferisco ai ricercatori della Porto Conte Ricerche, che la Regione Sardegna non solo non riesce a valorizzare ma nemmeno a stabilizzare, nonostante le difficoltà riscontrate dalla stessa Porto Conte Ricerche nel reperire figure altamente specializzate come quelle di cui dispone. È urgente che la Regione Sardegna e Sardegna Ricerche intraprendano un Iter che porti all’assunzione del personale precario.»

Ancora una volta il diritto al lavoro al centro dell’appello della capogruppo del M5S Desirè Manca, prima firmataria di un’interpellanza sulla operatività della Porto Conte Ricerche Srl, la società controllata da Sardegna Ricerche, e sulla grave situazione dei lavoratori precari a tempo determinato che da anni operano nel centro.

«La Giunta precedente, con la deliberazione n. 9/59 – aggiunge Desirè Manca – ha riconosciuto la necessità di consentire maggiore elasticità nelle politiche occupazionali. Grazie a questa intesa, lo scorso febbraio, la Regione aveva dato mandato a Sardegna Ricerche di valutare il fabbisogno di personale, per poi procedere alla stabilizzazione. Un accordo che ad oggi, però, non ha migliorato la situazione occupazionale dei nostri ricercatori e non ha affatto risolto le problematiche inerenti l’incertezza lavorativa, né il rischio di dispersione di professionalità e competenze. È ancora particolarmente evidente lo sbilanciamento – sottolinea ancora Desirè Manca – tra dipendenti a tempo determinato e a tempo indeterminato della Porto Conte Ricerche, soprattutto nel settore ricerca: 15 lavoratori hanno il contratto a tempo indeterminato e 22 quello a tempo determinato. Inoltre, il recente “Piano triennale del fabbisogno” trasmesso a Sardegna Ricerche non riflette il reale fabbisogno di personale della società e fa riferimento a una pianta Organica e Piattaforme ormai obsolete.»

La capogruppo Manca si rivolge pertanto all’Assessore agli Affari Generali e all’Assessore alla Programmazione e Bilancio.

La richiesta è perentoria: «Cosa intendono fare gli assessori competenti per risolvere questa situazione di precariato storico? Una situazione particolarmente grave tra i ricercatori, che crea un grave pregiudizio alla capacità della società di adempiere ai suoi compiti e rischia di disperdere professionalità che negli anni hanno garantito una offerta di innovazione e trasferimento tecnologico di alto livello».