22 November, 2024
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Il rosso Fòla e il rosé Nudo, entrambi cannonau, della cantina gallurese Siddùra hanno vinto la medaglia d’oro al concorso internazionale Grenaches du Monde che si è svolto in Spagna la settimana scorsa. Tra i vincitori della competizione dell’ultima edizione del Grenaches du Monde, c’è anche Nudo, il nuovo cannonau rosé di Siddùra in commercio dallo scorso gennaio. L’azienda agricola gallurese ha ritirato il premio a Verona, nello stand della Regione, all’interno di un evento creato appositamente durante il Vinitaly 2018 per dare la giusta visibilità al concorso che si è appena concluso in Spagna.

«L’oro vinto da Nudo all’interno della selezione che premia le massime espressioni delle varietà di grenaches, conferma la nostra qualità e la vocazione dell’azienda verso questo vitigno autoctono – spiega Massimo Ruggero, amministratore delegato di Siddùra -. Lavoriamo per incontrare e accontentare le curiosità del consumatore, in un momento storico in cui la preparazione di chi beve vino è sempre più elevata. L’esplorazione dell’offerta enologica è costante, si è creato questo mercato di nicchia rappresentato dai vini rosati nel quale vogliamo essere protagonisti».

L’idea di Nudo è stata concepita diversi anni fa dall’enologo di Siddùra, Dino Dini. Prima di realizzarla è stato necessario creare un perfetto adattamento della vite al terroir con le condizioni microclimatiche ideali.

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Si chiama Nùali ed è un passito il nuovo vino che Siddùra lancerà sul mercato entro la fine dell’anno. L’ultimo nato della Cantina di Luogosanto arricchisce la gamma dei vini dell’azienda gallurese con un prodotto di nicchia, che abbina la qualità dell’uva a una tecnica di lavorazione che viene perfezionata attraverso un lungo affinamento in bottiglia. Finora la produzione si era concentrata sul Vermentino DOCG di Gallura, sul Cannonau, sul Sangiovese/Cabernet Sauvignon e sul Cagnulari. Nùali, perfetto vino da dessert, è un Moscato giallo di Sardegna al cento per cento e con caratteristiche importanti. Si tratta quindi di un nuovo passito sardo che avrà la possibilità di affermarsi in contesti internazionali, seguendo la strategia di sviluppo della Cantina Siddùra: l’azienda gallurese, infatti, nei prossimi mesi porterà tutti i suoi vini, compreso Nùali, al Prowein di Dusseldorf, al Vinitaly di Verona e a Londra, alla London Wine Fair 2017.

Caratteristiche del passito Siddùra. «Una maturazione spinta su pianta e un lunghissimo processo di affinamento – spiega Dino Dini, enologo di Siddùra – sono parte integrante della lavorazione del nuovo prodotto: un vino unico, di nicchia. Una evoluzione che la cantina gallurese ha iniziato ad applicare anche ai vini di alta gamma: il totalmente barricato Bèru, Vermentino di Gallura Docg superiore; il Fòla, Cannonau di Sardegna Riserva in purezza al cento per cento e l’internazionale Tìros, un blend composto da uve Cabernet Sauvignon e Sangiovese.»

Fabrizio Abis, sommelier dell’associazione italiana sommelier, racconta il nuovo vino gallurese: «Un vino che esprime la vocazione territoriale con franchezza aromatica, di un vivace giallo luminoso. Elegante, sprigiona un finale lungo con accenni di freschezza balsamica».

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Alcuni giorni fa i giudici del concorso Decanter World Wine Awards hanno comunicato i risultati della sessione primaverile delle degustazioni e i vini della cantina Siddùra di Luogosanto hanno vinto ben sei medaglie: l’oro al vino rosso Tìros, l’argento al Cagnulari Bàcco, e quattro bronzi per i tre Vermentini di Gallura, Spèra, Maìa e Bèru e per il blend Erema Limited Edition. Per la Cantina di Luogosanto, è il secondo oro vinto al Decanter World Wine Awards dopo quello ottenuto per il Vermentino Maìa nel maggio del 2013.

Il Decanter world wine awards, organizzato dal prestigioso magazine anglosassone Decanter, è unanimemente riconosciuto come una delle competizioni più prestigiose, sia per la quantità di cantine che vi partecipano, sia per la qualità della giuria chiamata a certificare la bontà dei vini: 244 giudici tra cui 69 maestri del mondo del vino, trenta maestri sommelier, molti scrittori del Decanter  come Jane Anson e Andrew Jefford sono arrivati a Londra per giudicare circa 16mila vini iscritti alla competizione internazionale durante cinque giorni di degustazioni alla cieca.

Secondo l’amministratore delegato di Siddùra, Massimo Ruggero, un fattore decisivo per i risultati raggiunti è rappresentato dal microclima ambientale, ideale, della vallata in cui crescono i vigneti. «Il valore aggiunto è rappresentato proprio dalle specificità climatiche della nostra zona. È il “terroir” di Luogosanto, insomma, a consentirci di produrre dei vini che sono poi in grado di affrontare delle competizioni di livello superiore, come il Decanter, e di vincere dei premi.»

«La nostra Isola – afferma Dino Dini, enologo della cantina gallurese – è oggi riconosciuta anche per il grande valore del proprio terroir, ideale per la coltivazione di varietà sia nazionali che internazionali, in grado di dar vita a vini di straordinaria struttura ed eleganza, al pari dei grandi Supertuscan. È per questo che Tìros, blend di uve Sangiovese e Cabernet Sauvignon, affinato in barriques di rovere per più di un anno, con la sua medaglia d’oro, può oggi fregiarsi di aver raggiunto il più alto gradino del podio a Decanter.»

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Due Vermentini di Gallura e il Cannonau della cantina Siddùra di Luogosanto hanno conquistato le preferenze dei 320 giurati del Concours Mondial de Bruxelles svoltosi a Plodiv, in Bulgaria, dal 29 aprile al primo maggio scorsi. Ad aggiudicarsi l’ambita medaglia d’oro sono stati Maìa, Vermentino di Gallura superior e Fòla, il Cannonau in purezza. L’azienda gallurese ha portato a casa, in Sardegna,  anche un terzo premio: l’argento vinto dal Vermentino di Gallura Spèra.

Siddùra ha vinto la sua sfida più impegnativa. La 23esima edizione del concorso mondiale conferma la validità della strategia attuata da Siddùra che, nella lavorazione dei bianchi, ha lanciato una sfida rivoluzionaria: dare ai vermentini la stessa longevità tradizionalmente riconosciuta ai vini rossi. Una innovazione che è in completa rottura con le usanze del passato, il vermentino, infatti, è sempre stato considerato un vino da consumare per pochi mesi, e poi da buttare. L’oro vinto a Plodiv  da Maìa e l’argento da Spèra, entrambi imbottigliati nel 2014, premia il coraggio di aver voluto sperimentare sui Vermentini il metodo della macerazione a freddo e della fermentazione sulle bucce.

«Il procedimento di lavorazione consiste nell’abbassamento della temperatura dell’uva a zero gradi – spiega Massimo Ruggero, amministratore delegato di Siddùra -. Ciò consente la cristallizzazione degli acini e dei vapori contenuti nella buccia del vino. Passaggi fondamentali che conferiscono al vino profumi e mineralizzazioni inedite.»

I vini della cantina di Luogosanto si sono imposti tra gli 8.750 campioni degustati in Bulgaria durante l’edizione 2016 del prestigioso e storico concorso. Una maratona di tre giorni durante la quale i giurati, suddivisi in 59 commissioni, hanno valutato i vini provenienti da 51 diverse nazioni. 

«Questo duplice riconoscimento – ha detto Dino Dini, enologo di Siddùra – è ancora più prezioso in quanto riconferma la Gallura come terra di produzione di grandi vini bianchi ma anche di ottimi rossi da medio e lungo affinamento.»

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Promuovere i vitigni autoctoni della Sardegna per far conoscere e valorizzare il territorio. Parte da qui l’idea dell’associazione “Young Sardinia” di Cagliari che in questi giorni ha organizzato il “Press International Tour”, un percorso di degustazione che ha coinvolto due giornalisti di fama mondiale specializzati nel settore enologico: l’olandese Paul Balke e la prestigiosa firma di  “Decanter”, l’inglese Andrew Jefford. I due giornalisti sono partiti da Cagliari il 29 marzo per raggiungere le zone dell’Isola in cui sono coltivati vitigni autoctoni quali: Carignano, Cannonau, Vermentino di Gallura DOCG, Cagnulari.

Questa mattina sono arrivati in Gallura, per conoscere il terroir che dà origine al  vermentino gallurese. È stata una occasione molto importante per le realtà produttive della zona, che hanno potuto far degustare i loro vini a due dei più prestigiosi giornalisti del settore. Nel loro percorso enogastronomico alla scoperta delle eccellenze isolane hanno potuto assaggiare tre dei gioielli dell’azienda Siddùra di Luogosanto: Fòla, Maìa e Spèra. Andrew Jefford, al termine della degustazione, ha commentato: «Questa è la prima volta che vengo in Sardegna, sono un grande fan del Vermentino, la quintessenza dei vini mediterranei, ma non conoscevo il Vermentino di Gallura – ha dichiarato Jefford – e devo dire che ho apprezzato il gusto fruttato, dal quale si coglie la vicinanza al mare e la mineralitá derivante dai terreni granitici». Una caratteristica riconosciuta. «Un vitigno sapido, che valorizza il terroir e la vicinanza al mare, caratteristiche che lo rendono unico nel Mediterraneo», conferma Jefford. Una nota di merito anche per il Cannonau. «Vivo nel sud della Francia e posso dire che, rispetto ai nostri vini, il Cannonau ha la caratteristica di essere molto strutturato – conclude Jefford – con una presenza tannica molto accentuata, tipica delle vigne coltivate in altura».

Un concetto confermato anche da Paul Balke. «Il Vermentino della Sardegna è un vino, fresco,  intenso e fruttato, caratteristiche date dal clima e dalle vigne che vengono allevate sopra i 300 metri sul livello del mare – spiega Balke – ma voglio sottolineare soprattutto l’importanza del raccontare il vino; perché chi arriva dall’Inghilterra come dalla Germania o dall’Olanda e compra una bottiglia di vino sardo, lo fa sulla base delle emozioni: se non conosce la Sardegna e il suo territorio non comprerà mai i suoi vini».

«Il nostro Fòla, cento per cento uve cannonau, come i vermentini Spèra e Maìa – spiega Dino Dini, enologo della Cantina Siddùra di Luogosanto – racconta con i suoi profumi e la sua struttura la storia del territorio da cui proviene. L’altitudine, il microclima e i terreni granitici esaltano il carattere minerale e la sapiditá dei nostri vini, confermando il loro forte legame con il territorio di origine».

Mario Bonamici organizzatore (associazione Young Sardinia) e Andrew Jefford giornalista DecanterAndrew JeffordAndrew Jefford giornalistaAndrew JeffordPaule Balke giornalistaPaule Balke giornalista e Dino Din i enologo della cantina Siddùra

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Arrivano da Londra altri prestigiosi riconoscimenti internazionali per i vini della Cantina gallurese Siddùra. Il Cagnulari Bàcco 2014 Isola dei Nuraghi, ha vinto l’oro in uno dei più prestigiosi concorsi internazionali, l’International Wine Challenge 2016. La manifestazione si è svolta a Londra alcuni giorni fa: la giuria, composta da cinque tra i massimi esperti di vino a livello mondiale, ha attestato la medaglia d’oro al Cagnulari in purezza Bàcco dell’annata 2014 prodotto dalla cantina gallurese. Il grande risultato ottenuto dal rosso di Siddùra, non è l’unica sorpresa arrivata da Londra: il Vermentino di Gallura Spèra 2014 e il Cannonau in purezza Fòla 2013 hanno ottenuto la medaglia d’argento.

Dino Dini, l’enologo di Siddùra, riguardo ai riconoscimenti ottenuti a Londra, commenta: «Mi emoziona sempre di più vedere vitigni autoctoni della Sardegna salire sui primi gradini del podio di concorsi internazionali come l’International Wine Challenge. I nostri Cagnulari, Cannonau e Vermentino di Gallura sono tutti vini di carattere che hanno un forte legame con il territorio di origine, evocano i profumi e i sapori della nostra regione anche quando ci si trova seduti a un tavolo dall’altra parte del globo. Vini unici ed autentici, composti al 100 per cento dalle varietà di un singolo vitigno».

Il 2015 è stato un anno veramente importante per la giovane azienda di Luogosanto, che sta continuando a mietere successi ed ha ormai intrapreso un percorso di crescita che fa ben sperare per il futuro. Lo scorso settembre, il Vermentino Docg di Gallura Maìa ha ottenuto il massimo riconoscimento in Italia: i Tre bicchieri del Gambero rosso. Un risultato cercato e ottenuto grazie a un lavoro basato sulla ricerca della qualità e della purezza. Come ha sottolineato Giuseppe Carrus, vice curatore della guida dei vini del Gambero Rosso «i Tre Bicchieri non si danno ai vini buoni, ma ai grandi vini». La consegna del premio italiano più prestigioso nell’ambito vinicolo, è stata celebrata a Cagliari martedì 1 dicembre con un evento a cui hanno partecipato lo stesso Carrus; Fabrizio Abis, sommelier dell’Associazione italiana sommelier; Massimo Ruggero, amministratore delegato di Siddùra e Luca Vitaletti, agronomo della Cantina gallurese.

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Il vermentino di Gallura superiore Maìa 2014 si è aggiudicato i Tre Bicchieri della guida “Vini d’Italia 2016” della rivista Gambero Rosso. L’importantissimo riconoscimento arriva a premiare uno dei fiori all’occhiello della produzione della cantina di Luogosanto, dopo che i vini Siddùra per due anni di seguito avevano raggiunto la finale del concorso.

«Mi fa piacere che una realtà come Siddùra abbia ottenuto questo riconoscimento – dice Giuseppe Carrus, del Gambero Rosso Sardegna -: fin dal primo anno l’azienda ha lavorato benissimo, cercando di ottenere vini che trasmettessero l’essenza del terroir. Dopo le esperienze con le prime vendemmie, necessarie per entrare in sintonia con le vigne, con l’annata 2014 è avvenuta una cosa normale: il Maìa è andato benissimo in sede regionale degli assaggi, ancor meglio nel confronto con i vini italiani. Il premio è molto importante e prestigioso ma, mi sento di dire, da un’azienda come Siddùra c’era da aspettarselo». Secondo Carrus, l’annata del 2014 è stata molto positiva per la Sardegna e, soprattutto, per il Nord dell’Isola dove si lavora con cura il vino bianco cercando di esaltare non solo l’equilibrio dei profumi ma anche l’essenza del territorio e del sottosuolo.

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Museo Sant'Antioco

Mostre fotografica e pittorica, estemporanea di pittura, scultura e body painting, tra le note del gruppo musicale MamboDjango e il celebre Carignano delle locali Cantine Sardus Pater. La suggestiva cornice del MAB, Museo Archeologico Ferruccio Barreca di Sant’Antioco, ospita “EstArte Vol. 2”, manifestazione culturale organizzata dal comune di Sant’Antioco (assessorato della Cultura), con la collaborazione di alcuni giovani artisti e della Cooperativa Archeotur, in programma dal 16 al 31 agosto prossimi. L’archeologia del passato dell’antica Sulky incontra l’arte del presente della Sant’Antioco di oggi, per una serata che si annuncia ricca di emozioni in una location d’eccezione.

L’inaugurazione è prevista alle 21.00 di domenica prossima: nel giardino del museo andrà in scena l’estemporanea di pittura (con le coppie Nicola Obino e Luca Lauria, Luca Lindiri e Irene Porcu, e l’assolo di Laura Ennas), e di scultura (Marco Corongiu, Giorgio Secci e Marco Capicciola). All’interno del MAB, tra le ricchissime collezioni espositive fenicio-puniche del glorioso passato di Sulky, saranno allestite le mostre di fotografia, pittura e scultura, visitabili fino al 31 agosto.

A fare da cornice all’evento, infine, le sonorità dei MamboDjango e la degustazione di alcuni prodotti tipici locali innaffiati dall’ottimo vino Carignano antiochense.

Mostra fotografica di:

Massimo Calabrò

Fedele Balia

Marco Siddi

Davide Cau

Alessandro Siddi

Cristian Calabrò

Fabrizio Schirru

Dino Dini

Stelio Usai

Paola Pinna

Fabio Murru

Patrick Varsi

Stefano Puddu

Fabio Garau

Mostra pittorica di:

Nicola Obino

Fabio Desu

Luca Guapo Lindiri

Irene Porcu

Patrizia Palitta

Valeria Lilith Finazzi

Mostra scultorea di:

Gianni Salidu

Cenni sui MamboDjango: Andrea Lai al cotrabbasso, Samuele Dessì e Roberto Boi alle chitarre, e Diego Deiana al violino.

Si svolgerà sabato sera, a partire dalle ore 19.00, nella Piazza Nostra Signora di Bonaria, a Sant’Antioco, una mostra nella quale verranno messe in vendita alcune opere di artisti locali, stampe fotografiche e quadri. L’intero ricavato dalla vendita delle opere verrà devoluto in beneficenza. Le opere per la vendita di beneficenza sono state donate dai seguenti artisti: Chiara Caredda, Iandel Iandel, Marco Siddi, Alessandro Siddi, Dino Dini, Fedele Balia, Stefano Puddu, Antonio Biggio, Jacopo Longu, Gabriele Bullegas, Matti Motti, Fabio Murru, Davide Cau, Paolo Fai, Fabio Garau, Nicola Obino, Alessandro Spiga, Fabrizio Schirru e Massimo Calabrò.

Fabio Murru