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L’Europa ha programmato un piano di vaccinazione di massa, il più grande della Storia. Oggi il “Corriere della Sera” ha reso note le linee generali dettate dal Commissario Domenico Arcuri. Poi interverranno, con i loro piani locali: le regioni, le province, le Assl.
L’Europa ha celebrato il 27 dicembre 2020 il “V-Day”, tuttavia, si è trattato di vaccinazioni puramente simboliche. Sono state utili per dimostrare le prime difficoltà e quale sarà lo stretto sentiero delle regole da seguire.
Un vistoso problema sta nel numero di vaccini a disposizione: è irrisorio rispetto alla popolazione.
Oggi sono pervenute in Italia 470.000 dosi. Teoricamente gli arrivi saranno a cadenza settimanale.
L’Azienda Pfizer-BioNThec ha già riferito che non potrà fornire tutti i vaccini attesi, ed è necessario che l’Agenzia Medicale Europea (EMA) approvi rapidamente i vaccini di altre aziende.
Oggi è stato approvato il vaccino di Moderna.
Non può essere ancora approvato il vaccino di Oxford Astra-Zeneca-Irbm perché mancano alcune dimostrazioni di laboratorio, pertanto, non si sa se e quando le riceveremo.
L’Italia aveva puntato su 30 milioni di questo ultimo vaccino, pertanto, crolla l’aspettativa di una fornitura in tempi rapidi.
A fine anno dovrebbe essere pronto un altro vaccino italiano: quello di Reithera.
Il vaccino russo Sputnik-5, ancorché non approvato in Europa, è prodotto anch’esso in piccole quantità.
I vaccini cinesi Sinopharm e Sinovac hanno problemi simili.
Nell’immediato vi sono diverse criticità da risolvere:
Primo problema: oggi, 7 gennaio 2020, è disponibile soltanto il vaccino Pfizer-BioNThec, ma in piccole quantità.
Secondo problema: Il vaccino Pfizer-BioNThec ha necessità d’essere conservato a temperatura bassissima (-75 °), altrimenti il “messenger RNA” della proteina Spike va incontro a degenerazione ed il prodotto non funziona. Inoltre deve essere inoculato entro due ore dall’estrazione dall’ultra-frigorifero.
Terzo problema: Per motivi di sicurezza (furti) le confezioni devono essere scortate da forze armate. La consegna viene effettuata presso un centro militare. Da questo verrà distribuito in 293 punti di somministrazione di tutto il territorio italiano.
Quarto problema: Le dosi non sono tutte immediatamente disponibili. A Gennaio arriveranno 2.349.750 dosi di Pfizer e a Febbraio ulteriori 1.879.800. In tutto Pfizer ci consegnerà 4.229.550 dosi, sufficienti per 2.115.000 persone.
Successivamente all’approvazione di EMA arriveranno in Italia 20 milioni di dosi di Moderna.
Obiettivi:
Per ora, considerato che le forniture certe sono insufficienti per tutti, il programma è:
a) Rendere “libero da Covid” il personale sanitario degli Ospedali e del territorio;
b) Trattare il personale e gli ospiti delle RSA entro febbraio 2020.
A febbraio si inizieranno le vaccinazioni degli ultraottantenni (4 milioni in tutta Italia).
Successivamente verranno vaccinati .
– Gli Italiani fra 60 e 80 anni.
– Le forze dell’ordine.
– Gli insegnanti e il personale scolastico.
– I fornitori di servizi pubblici essenziali.
– Gli operatori dei trasporti pubblici.
– Il personale carcerario e i detenuti.
Successivamente, con l’arrivo delle nuove dosi, si procederà a vaccinare la restante popolazione italiana.
Nota bene: quando si passerà alla vaccinazione massiva della popolazione verranno aperti 1.500 punti di somministrazione del vaccino. Uno ogni 40.000 abitanti. Pertanto, il Sulcis Iglesiente, con i suoi 122.000 abitanti avrebbe diritto ad almeno 3 grandi centri di vaccinazione. In base alla numerosità della popolazione si può presumere che i centri eletti potrebbero essere: Carbonia, Iglesias e Sant’Antioco.
Vari Opinion-leaders delle testate giornalistiche nazionali hanno avanzato diverse osservazioni rilevando che l’applicazione del piano è molto difficile. I fattori critici sono:
1 – La mancanza dei frigoriferi necessari alla conservazione dei vaccini Pfizer a meno 75 gradi.
2 – Per tutti i vaccinandi sono previste due somministrazioni distanziate di 21 giorni.
3 – Il vaccino perde di efficacia se il lasso di tempo fra le due somministrazioni sarà superiore a 42 giorni (EMA). Ecco perché la RAPIDITA’ è essenziale.
4 – L’immunità conferita dalle 2 dosi di vaccino è di soli 8 mesi. Pertanto, chi si vaccina il primo gennaio deve ripetere la dose il 22 dello stesso mese. Poi il vaccinato, scaduti gli 8 mesi, dovrà ricominciare la trafila delle doppie vaccinazioni a ottobre di questo stesso anno, e continuare così per altri anni ancora. Da questo si capisce che i Centri di vaccinazione dovranno restare aperti per diversi anni.
5 – A questa scarsa durata del periodo di immunità si stanno aggiungendo altre difficoltà a causa della comparsa delle “varianti”. Sta dando preoccupazioni la “variante inglese” ma si pensa che i vaccini che abbiamo siano efficaci anche con essa.
6 – Sta emergendo il problema di un’ulteriore variante: la “variante sudafricana”. Il problema consiste nel fatto che questa variante ha una “mutazione genetica” che le fa produrre una “proteina Spike” diversa da quella usata per preparare i vaccini fin qui elencati. Se ciò è vero i vaccini non dovrebbero essere in grado di proteggerci e si dovrebbe, in tutta fretta, preparare un nuovo vaccino per il nuovo virus.
7 – Queste varianti hanno dimostrato che il virus, circolando così velocemente da un ospite all’altro, produce mutazioni del suo RNA. Se questo avverrà ci ritroveremo daccapo con virus sconosciuti al nostro sistema immunitario.
Tutte queste notizie confermano che il fattore decisivo per uscire dall’epidemia è il fattore “tempo”.
Pertanto, è necessario:
a) – vaccinare rapidamente tutti.
b) – fermare la circolazione del virus con ulteriori Lockdown e irrigidire le regole di distanziamento.
La rapidità è al centro della attenzione di tutti i Governi.
Oggi la Nazione più rapida nel vaccinare è, in assoluto, ISRAELE che è diventata l’esempio mondiale.
Pertanto, Israele è molto osservata perché tutti vogliono capire quale possa essere la migliore strategia.
L’obiettivo è quello di vaccinare il 70% della popolazione per ottenere l’immunità di gregge nel più breve tempo possibile.
La rapidità di Israele è resa possibile da alcuni fattori:
a) – ha soltanto 9 milioni di abitanti.
b) – Gli abitanti sono concentrati in 22.000 Km quadrati di territorio, cioè in un territorio un po’ più piccolo della Sardegna che ne ha 24.000.
c) – Il Governo israeliano si è approvvigionato per tempo di tutte le dosi necessarie da Pfizer BioNThec.
d) – Ha fatto una importante campagna di convincimento per contrastare gli antivaccinatori e perché anche in Israele la vaccinazione non è obbligatoria.
La non obbligatorietà della vaccinazione facilita l’acquisizione del consenso-informato all’inoculazione del vaccino; ciò comporta, per chi si prenota, l’accettazione automatica di tutti i benefici e degli ipotetici rischi.
La non obbligatorietà ha come conseguenza che il cittadino non viene convocato ma deve volontariamente prenotarsi per telefono o email.
La prenotazione consente all’apparato burocratico degli Uffici di Igiene di poter programmare con esattezza il giorno, l’ora, il luogo dove avverrà la vaccinazione. Di conseguenza comporta l’esatta individuazione della data in cui avverrà la prima inoculazione e la data della seconda inoculazione, dopo 21 giorni. Ha inoltre il vantaggio di consentire l’esatta distribuzione delle dosi di vaccino su tutto il territorio nazionale.
In Israele sono ammessi al vaccino:
a – Tutti i richiedenti che abbiano un’età superiore ai 16 anni.
b – Inoltre hanno priorità gli ultra-sessantenni, le donne che allattano e le donne che hanno programmato una gravidanza a breve termine.
Sono esclusi (per ora):
a) – coloro che hanno il Covid in corso.
b) – coloro che hanno già avuto la malattia e abbiano un tasso anticorpale elevato.
c) – le età inferiori ai 16 anni.
d) – le donne in gravidanza.
Con queste regole base Israele ha programmato una vaccinazione di massa in 100 giorni e la sta attuando.
Un vantaggio di Israele in questo frangente è dovuto alla nota organizzazione militarizzata della difesa delle città e del territorio. Sfrutta la forte relazione tra struttura a “rete” del sistema difensivo civile e l’estremo sviluppo dell’interconnessione digitale della popolazione.
Non è una organizzazione “Hub and Spoke” centralizzata, ma è distribuita secondo le maglie di una rete e i relativi “capo-maglia”. Ogni capo-maglia ha una notevole autonomia d’azione. Così pure i “centri vaccinali” possono essere capillarmente distribuiti nel territorio e non concentrati in sedi che comporterebbero “assembramenti” ed una organizzazione più impegnativa.
Se noi volessimo imitare Israele dovremmo dotarci di:
A) – Un formidabile sistema di prenotazioni via telefonica o e-mail.
B) – Diversi centri di vaccinazione distribuiti nel territorio avendo cura di rispettare le due inoculazioni a distanza di 21 giorni e di evitare assembramenti e spostamenti di massa delle persone dalle loro sedi di residenza.
C) – un apparato per le Vaccinazioni di massa da concludersi entro 100 giorni.
Se nel Sulcis Iglesiente dovessimo applicare lo schema del Commissario Domenico Arcuri avremmo 3 Centri di vaccinazione. Ogni Centro dovrebbe vaccinare 40.000 persone per due volte a distanza di 21 giorni. Quindi 80.000 vaccinazioni in 100 giorni. Per raggiungere questo obiettivo ognuno dei Centri dovrebbe vaccinare 800 persone al giorno senza interruzione.
Secondo Domenico Arcuri si dovrebbero adottare sia “un piano organizzativo” sia “strutture capaci per somministrare due dosi rapidamente e nel corretto intervallo”. Forse intendeva i Palazzetti dello Sport?
Supponiamo che ogni Palazzetto abbia lo spazio sufficiente per contenere 8 tende-gazebo con una postazione per gazebo. Si avrebbero allora in ogni struttura 8 postazioni dotate di:
– 1 amministrativo per l’identificazione, la registrazione, l’inserimento nel data-base dell’anagrafe vaccinale, la preparazione del certificato.
– 1 infermiere per l’assistenza alla persona e al medico.
– 1 medico per la verifica dello stato di salute del vaccinando, le allergie, e l’intervento per eventuali reazioni avverse.
– 1 poltrona.
– 1 lettino visite.
– Personale per l’igienizzazione degli ambienti e il trattamento dei rifiuti speciali.
Ogni procedura, dall’ingresso allo accompagnamento all’uscita separata, dalla svestizione parziale al riordino, dalla vaccinazione al rilascio del relativo certificato, necessita di almeno 25 minuti.
Supponiamo che si possano vaccinare 3 persone all’ora. In tal caso, se l’apertura del Centro andasse dalle ore 8.00 del mattino alle ore 20.00 (12 ore), si vaccinerebbero 3 persone all’ora per postazione pari a 24 all’ora e a 288 vaccinati al giorno in tutto il Centro.
Ne consegue che in 100 giorni si potrebbero vaccinare soltanto 28.800 persone. Pertanto, per aggiungere l’obiettivo di vaccinare le 40.000 persone attribuito ad ogni centro, si dovrebbe vaccinare ininterrottamente, dalle 8 alle 20 tutti i giorni, per 140 giorni circa. Cioè per 5 mesi.
Se si considera che l’immunità prevista durerà 8 mesi si deve concludere che dopo 8 mesi dall’inizio delle vaccinazioni di massa si dovrà ricominciare con un nuovo ciclo di vaccinazione di massa, allo stesso ritmo, per altri 5 mesi.
Dato che l’immunità conferita col nuovo ciclo di vaccinazioni durerà anch’essa 8 mesi, si deve pensare che dopo ulteriori 8 mesi si dovrà dare inizio ad un’altra mega-vaccinazione nazionale.
Andando avanti così non se ne vede la fine.
Ciò che appare chiaro è l’esigenza di un immenso sforzo corale contro il virus. Tale sforzo sottrarrà tempo e danaro al Sistema Sanitario nazionale a danno di tutte le altre patologie infettive, traumatiche, chirurgiche, ostetriche, degenerative e tumorali che continueranno ad esistere comunque.
Ne consegue anche che è necessario un secondo Apparato Sanitario Nazionale, parallelo a quello che già abbiamo, dedicato al Covid. Questa duplice organizzazione venne già sperimentata per arginare la Tubercolosi.
Pertanto, l’idea di riconvertire l’Ospedale Binaghi e il Marino di Cagliari (ambedue ex tubercolosari) in Covid Hospital è ottima. Invece è stata pessima l’idea di escludere da questo programma l’Ospedale Fratelli Crobu di Iglesias e di non aprire il Covid Hospital al Santa Barbara di Iglesias. Così pure è stata pessima l’idea di lasciare malati Covid all’interno delle Astanterie dei Pronto Soccorso e nei reparti degli Ospedali Generali.
Evidentemente, l’idea del Commissario Arcuri di istituire un Centro di vaccinazione ogni 40.000 abitanti è bella ma, alla prova del calcolo matematico e della presunta evoluzione dell’epidemia, è insufficiente, ultra-costosa, difficile da mettere in pratica e, alla fine, inefficace contro un nemico come il Coronavirus.
Se invece dovessimo imitare Israele, dovremmo rinunciare al sistema “Hub and Spoke” centralizzato e optare per un Sistema Sanitario a “rete”.
Forse questa “RETE” esiste già. E’ quella dei Medici di Base. Ognuno di questi ha, al massimo, 1.500 pazienti. Se ogni Medico venisse opportunamente supportato da un Infermiere e da un amministrativo del Sistema Sanitario Nazionale potrebbe vaccinare 1.000 persone al mese per tre mesi (cioè 50 al giorno per 5 giorni la settimana, quindi entro gli ottimali 100 giorni israeliani). Lo stesso medico potrebbe ripetere la prestazione dopo 8 mesi. Inoltre ci sarebbe il grande vantaggio che ogni Medico di Base ha la sua anagrafe dei pazienti e, tramite il personale attribuitogli, potrebbe gestire le prenotazioni, il flusso regolato di vaccinandi ed eliminare i problemi di trasporto, di igiene e di assembramento (igienizzazione continua degli ambienti e smaltimento dei rifiuti speciali).
Il Medico di Base è colui che può individuare subito i suoi pazienti non autosufficienti e andare a trattarli a domicilio, che può escludere per conoscenza diretta i pazienti sospetti e avviarli all’USCA, che conosce l’anamnesi dei candidati alla vaccinazione, che può certificare le vaccinazioni avvenute e comunicarle immediatamente l’Anagrafe vaccinale Nazionale.
Ne consegue che il Contratto Nazionale di Medici di base, divenuti anche vaccinatori, dovrebbe essere necessariamente adeguato sia per la retribuzione del lavoro aggiuntivo, sia per l’assicurazione sul “rischio Covid”.
Resterà il problema delle nuove ondate epidemiche provocate dai portatori sani che non si vaccineranno. Per coloro che non aderiranno, per ragioni ideologiche alla vaccinazione, Israele ha introdotto norme per cui soltanto ai vaccinati certificati verrà consentito di muoversi liberamente fuori dalle zone rosse, di non interrompere le proprie attività economiche, di partecipare ai convegni, alle lezioni universitarie, intraprendere viaggi turistici, entrare in ristoranti e discoteche, etc, mentre chi non si vaccinerà si troverà in un lockdown perenne. Il deterrente descritto cambierà i rapporti umani in ogni sede e modificherà gli stili di vita.
Queste sono riflessioni basate sui dati esposti dal Commissario Domenico Arcuri e servono solo a produrre ipotesi, suscettibili a loro volta di riesami.
Bisogna fare in fretta ed organizzarsi per bene.
E’ tempo che i nostri Sindaci del Sulcis Iglesiente si adoperino affinché si ricostruisca tutta la struttura del nostro impianto sanitario territoriale e Ospedaliero e riprendano le redini del controllo sulla ASSL. Oggi stiamo vivendo un momento di crisi gravissima in cui essi sono gli unici riferimenti di garanzia per la popolazione.