21 November, 2024
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Sette consiglieri regionali, Fabio Usai, Francesco Paolo Mula, Stefano Schirru, Gianfranco Mariano Lancioni, Alfonso Marras, Domenico Gallus, Piero Maieli, hanno presentato un’interrogazione con richiesta di risposta scritta, all’assessore regionale dell’Industria, Anita Pili, sull’adeguamento degli statuti dei consorzi industriali provinciali sardi e sulla conferibilità e compatibilità, negli stessi, degli incarichi nei C.D.A. 

Onde evitare un utilizzo scorretto di risorse pubbliche tale da poter configurare danno erariale; rilevato che ancora oggi gli enti non hanno ottemperato a quanto urgentemente richiesto dall’Amministrazione regionale, poiché previsto dalla vigente legge, per cui sussisterebbero le condizioni per un eventuale commissariamento degli stessi; i sette consiglieri regionali chiedono di interrogare l’assessore regionale dell’Industria, Anita Pili, affinché illustri le iniziative amministrative adottate (e ancora da adottare) dal suo Assessorato, allo scopo di ripristinare le condizioni di legittimità e operatività, con l’adeguamento degli statuti ed il rispetto della normativa vigente in merito alla conferibilità e compatibilità degli incarichi di componente nei C.D.A., nei consorzi industriali provinciali della Sardegna.

La commissione Sanità, presieduta da Domenico Gallus (Udc-Cambiamo) ha dedicato una seduta alle audizioni dell’assessore Mario Nieddu e dei vertici dell’Ats su una serie di problemi più volte all’attenzione del Consiglio regionale, per iniziativa di diversi gruppi consiliari.
Il primo argomento affrontato è stato quello delle strutture residenziali (o comunità) integrate, nelle quali possono essere accolte persone non autosufficienti o con esigenze educative e relazionali di carattere intensivo (disabilità gravi, disturbi mentali, disagio minorile)
Si tratta quindi di strutture che, al di là dei requisiti minimi fissati dalla legge, devono possedere caratteristiche specifiche il più possibile adatte alle differenti tipologie degli ospiti.
In attesa della definizione dei nuovi requisiti, che saranno oggetto di una specifica delibera della Giunta regionale previo parere della commissione, le strutture residenziali integrate hanno dovuto superare una fase difficile a causa dell’emergenza Covid che ha reso necessario il reclutamento straordinario di personale medico ed infermieristico e l’incremento della presenza degli Oss.
E’ stata poi affrontata, su richiesta del capogruppo del M5S Michele Ciusa, la questione dei supporti ai pazienti diabetici. L’assessore Mario Nieddu, dopo aver premesso che le risorse messe a disposizione dalla Regione sono sufficienti, ha annunciato la prossima pubblicazione di un bando di gara che permetterà l’accesso agli strumenti tecnologici più avanzati, compresi i sensori non “freestyle”.
Successivamente, la commissione si è occupata su richiesta del vice presidente Daniele Cocco (Leu) della parziale stabilizzazione dei medici veterinari “dirigenti”, che ha interessato solo 10 professionisti a fronte di un fabbisogno complessivo di 31 unità. Sul punto hanno preso la parola numerosi consiglieri regionali (Antonello Peru e Giorgio Oppi di Udc-Cambiamo, Gianfranco Ganau del Pd, Piero Maieli del Psd’Az, Francesco Agus dei Progressisti, Desirè Manca del M5S, Giovanni Antonio Satta (Misto), Giuseppe Talanas di Fi e Antonio Mundula di Fdi.
Il vice presidente Daniele Cocco, in particolare, ha lamentato con forza le tante anomalie di una procedura che, a suo giudizio, è andata avanti per troppo tempo per poi concludersi negativamente, pur partendo da una base documentale chiara e completa e da indirizzi comuni della commissione e del Consiglio.
A nome dell’Ats, il dottor Carlo Murru ha affermato che il dato del fabbisogno di personale è sempre in evoluzione ed ha assicurato che l’estensione della “platea” degli eventi diritto ai possessori dei requisiti fino alla data del prossimo 30 giugno, consentirà l’aumento delle stabilizzazioni attraverso la revisione del piano di fabbisogno ed un bando. La commissione ha ottenuto la verifica a breve scadenza di tale impegno entro (come ha precisato il presidente Domenico Gallus) i prossimi 7/10 giorni.
Inoltre, ancora su richiesta del capogruppo del M5S Michele Ciusa, si è parlato delle indennità infrasettimanali da corrispondere ai dipendenti dell’azienda Brotzu. Il direttore dell’assessorato Marcello Tidore ha risposto che è in corso una verifica tecnico-giuridica con lo scopo di arrivare ad un intervento stabile, anche alla luce di alcune sentenze in materia della Corte dei Conti del Friuli Venezia Giulia.
Desirè Manca, sempre del M5S, ha portato all’attenzione della commissione la carenza dei pediatri di libera scelta nel Sassarese. Nella conferenza Stato-Regioni, ha replicato il dg dell’assessorato Marcello Tidore ricordando che si tratta di un problema molto presente nei territori, si stanno valutando soluzioni alternative temporanee come l’affidamento di incarichi ed il prolungamento dei “massimali” per la fascia da 0 a 6 anni.

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L’assessore regionale della Sanità, Mario Nieddu, ha riferito nella Sesta commissione del Consiglio regionale, presieduta da Domenico Gallus (Udc), sulle decisioni assunte dal ministero della Salute il 22 gennaio scorso e che hanno portato la Sardegna in zona arancione, con le conseguenti restrizioni in termini di spostamenti tra i Comuni e per ciò che attiene le limitazioni delle attività dei bar e dei ristoranti. Nella sostanza l’assessore ha ribadito il superamento, fin dall’indomani della firma dell’ordinanza ministeriale del 22 gennaio, delle criticità che hanno portato alla nuova e più penalizzante classificazione, determinata dal rapporto stilato dall’Istituto superiore di sanità e da cui discende la valutazione del rischio epidemiologico delle regioni in base a 21 differenti indicatori di rischio.

«La Sardegnaha detto Mario Niedduè passata da zona gialla a zona arancione, perché il 19 gennaio ha registrato un aumento di focolai nelle Rsa e negli ospedali, a cui si sono aggiunti due ricoveri in più nei reparti di terapia intensiva (da 51 a 53) che hanno fatto superare il limite massimo del 30 per cento di occupazione dei letti con il respiratore.»

«Il giorno successivo alla firma del decreto Speranzaha aggiunto il responsabile della Sanitàabbiamo attivato, come da programma, i trenta posti della terapia intensiva dell’Azienda ospedaliera universitaria di Sassari e si è rientrati dunque ampiamente entro il tetto massimo di occupazione.»

L’assessore ha inoltre contestato le rigidità e l’automatismo con i quali si procede per l’attribuzione delle zone di rischio alle Regioni («fino al 12 gennaio scattavano le prescrizioni ora si va direttamente alle chiusure») ed ha ribadito la richiesta affinché siano modificate le decisioni che riguardano la Sardegna, riportando così l’Isola in zona gialla, senza attendete i 14 giorni di vigenza del decreto del 22 gennaio.

«Rilevo inoltreha concluso l’assessore della Sanità che una certa elasticità nel valutare le aree di rischio è stata riservata invece ad alcune Regioni, come la Basilicata e il Molise, che sono rimaste in zona gialla pur registrando un indice di contagio (Rt) di molto superiore rispetto a quello della Sardegna.»

Nel corso del dibattito non sono mancate alcune sottolineature polemiche da parte dei consiglieri della minoranza che hanno evidenziato la correttezza dell’operato del ministro della Salute, Roberto Speranza, ed hanno lamentato i ritardi con i quali l’amministrazione regionale ha provveduto alla trasmissione dei dati relativi all’emergenza Covid, nonché una generale sottovalutazione dei limiti di occupazione dei reparti della terapia intensiva e dei posti letto in genere.

Francesco Agus (Progressisti) non ha nascosto i timori perché l’Isola possa restare in zona arancione per più di 14 giorni («bisogna capire se abbiamo il personale necessario per far funzionare le terapie intensive») ed Eugenio Lai (Leu) ha invece chiesto lumi sull’operato del “bed manager” e domandato copia della documentazione inoltrata all’assessorato sull’occupazione dei posti letto. Di una generale sottovalutazione dei rischi, ha parlato Gianfranco Ganau (Pd), che ha insistito anche sulla attendibilità scientifica dei 21 criteri dell’Iss per la classificazione dei rischi.

Annalisa Mele (Lega) ha difeso l’operato dell’assessore e riaffermato «il superamento delle criticità che hanno determinato il passaggio della Sardegna in zona arancione», mentre Rossella Pinna (Pd) ha ricordato «che il declassamento della Regione era annunciato» ed ha precisato che dei trenta posti della terapia intensiva inaugurati lo scorso sabato a Sassari, in realtà soltanto 14 risulterebbero di nuova attivazione. Antonello Peru (Udc-Cambiamo) si è soffermato sulle penalizzazioni che la zona arancione comporta per i baristi ed i ristoratori ed ha invitato l’assessore a garantire «maggiore attenzione ai numeri e ai parametri che determinano le decisioni del ministero».

Pierluigi Saiu (Lega) ha definito “statici” i criteri utilizzati a Roma ed ha bollato come “assurda” la scelta del Governo di non tener conto del miglioramento di tutti gli indicatori riferiti alla situazione Covid in Sardegna.

Il piano di intervento per l’emergenza Covid 19 e i suoi progressi a venti giorni dall’avvio sono stati illustrati questa mattina in commissione Sanità dall’assessore Mario Nieddu accompagnato dal direttore generale Marcello Tidore e dal commissario straordinario di ATS Massimo Temussi.

Il piano risulta complessivamente attuato al 75%. In particolare la sensibilizzazione dei medici di medicina generale e della medicina convenzionata ha portato alla riduzione degli iperflussi e dei congestionamenti registrati nei pronto soccorso della Sardegna. I ritardi nell’intervento per l’esecuzione dei tamponi sono stati risolti con il potenziamento dei team attraverso l’acquisizione di nuovo personale medico e infermieristico (sette medici, dieci infermieri e due tecnici) mentre grazie a nove apparecchiature (più quattro strumenti per indagine biologica molecolare negli ospedali di Carbonia, San Gavino, Alghero e Ozieri) per test molecolare rapido si sono ridotti i tempi per l’esecuzione dei tamponi. È in corso invece la valutazione dei ritardi nella comunicazione degli esiti dei tamponi: sarà necessario procedere all’assunzione di personale per evitare che le comunicazioni degli esiti siano troppo lunghe. In particolare è previsto l’ingresso di 36 tecnici di laboratorio, di 14 amministrativi, 20 tecnici per la prevenzione, 3 infermieri e 87 medici dell’igiene pubblica.

Per quanto riguarda i posti letto Covid, Massimo Temussi ha spiegato che «risultano incrementati del 68% al 10 dicembre: venti giorni prima la Sardegna poteva contare su 392 posti letto Covid-19 ma nelle ultime tre settimane ne sono stati attivati altri 266 e altri potranno essere aggiunti considerati i lavori in corso, nell’azienda ospedaliera di Sassari, e al Marino e Binaghi di Cagliari».

Mario Nieddu e Marcello Tidore.

Sotto il profilo del monitoraggio domiciliare è in atto la revisione delle strategie terapeutiche con l’obiettivo di controllare a distanza lo stato di salute dei pazienti positivi attraverso la telemedicina e il tele monitoraggio.

È in corso poi la riconversione di alcune strutture ospedaliere – come ospedale Binaghi di Cagliari – a favore di pazienti Covid-19, con lo scopo di evitare la saturazione dei posti letto e più in generale la riduzione della capacità assistenziale ospedaliera. Per quanto riguarda la terapia intensiva Ats comunica che ad oggi sono presenti 80 posto letto per i pazienti Covid (66 nel pubblico 14 ospedali privati) 77 posti di terapia semi intensiva, mentre per le degenze si area medica ad oggi risultano implementati 601 posti. Sono invece due gli hotel convertiti a luoghi di degenza per pazienti Covid mentre un altro sarà a breve individuato per effettuare uno screening rivolto a circa 55mila sardi di un’area geografica individuata ma ancora tenuta riservata, probabilmente il 27 e 28 dicembre. La campagna di screening sotto la direzione del professor Andrea Crisanti sarà preceduta da un piano di comunicazione dove saranno indicati i luoghi e le modalità per effettuare i test antigenici rapidi. L’assessore Mario Nieddu ha poi precisato: «A distanza di dieci giorni effettueremo nella stessa area un tamponamento per individuare altri eventuali positivi, si tratta di uno stress test per verificare cosa accade». Rispondendo alla domanda del capo gruppo PD Gianfranco Ganau l’esponente dell’esecutivo ha aggiunto: «Il massimo sarebbe far fare il tampone a tutti i sardi ma questo non è possibile, in ogni caso la prossima settimana ci dovrebbero consegnare 150mila test tipo A e 50mila di tipo B, poi dalla successiva settimana ancora, arriveranno 250mila test ogni 7 giorni».

Rispondendo ad una domanda del presidente del parlamentino, Domenico Gallus, l’assessore ha ribadito l’impegno a dotare l’ospedale di Ghilarza dei “medici in affitto” per effettuare il progetto pilota mentre il commissario straordinario Massimo Temussi ha comunicato lo stato di avanzamento dei lavori al Santa Barbara di Iglesias e ha aggiunto: «Sono in corso le trattative con le rappresentanze sindacali dei medici di famiglia con scopo di ottenere il massimo coinvolgimento nel contrasto alla pandemia».

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Il Consiglio regionale ha proseguito l’esame della riforma sanitaria (articolo 3) ed approvato un ordine del giorno sulla possibile apertura delle discoteche e dei locali da ballo.

Nella discussione generale dell’articolo 3 sono intervenuti: Francesco Agus (Progressisti) che ha parlato di rischio di frammentazione e di possibilità per ogni Asl di comportarsi come una Repubblica indipendente. «Ancora una voltaha detto –  presi dalle riforme si rischia di trascurare le emergenze»; Cesare Moriconi (Pd) che ha affermato di non avere nessun pregiudizio rispetto a questa iniziativa legislativa della maggioranza, ma che con questa legge di riforma si sta ripristinando un sistema che in passato non ha funzionato. La soppressione dell’articolo 3 potrebbe migliorare la legge. Massimo Zedda (Progressisti) ha ricordato che in Sardegna l’aspettativa di vita è di 82,5 anni. La nostra isola è seconda nel mondo  solo al Giappone dove l’aspettativa di vita è di 83 anni. Quindi questo vuol dire che si dovrebbe  programmare il nostro sistema sanitario in base a queste specificità. Nulla di tutto questo è contenuto in questa riforma che si basa solo su  criteri tecnico amministrativi e non in base alle esigenze reali della popolazione. Per Antonio  Piu (Progressisti) questa riforma non crea nessuna novità rispetto al passato: l’Ares ha le stesse finalità e la stessa base di lavoro dell’ATS. Per Antonio Piu, inoltre, non si può pretendere che una riorganizzazione come questa parta dal 1 gennaio 2021. Perché ancora oggi stiamo vivendo il periodo di transizione della riforma precedente del 2016.  Piero Comandini (Pd) ha detto che l’ articolo 3 è uno degli articoli principali della riforma. «Qual è la necessità – ha chiestodi sopprimere l’Ats e istituire l’Ares, se hanno le stesse funzioni? La nostra riforma era stata varata dopo una larga compartecipazione nella  quale i cittadini erano stati chiamati ad esprimersi. Invece questa riforma è frettolosa ed è accecata da una furia elettorale. Per il vicepresidente del Consiglio regionale quello che manca è l’analisi tecnico- finanziaria- politica-economica sull’ATS. Solo sulla base di tale analisi si poteva capire quali sono state le gravi carenze per cui l’Ats viene cancellata ed introdotta l’Ares che è una sua fotocopia. Inoltre, in questa riforma viene esautorato il ruolo del Consiglio regionale e si accentra tutto nelle mani dell’assessorato alla sanità.»

Sugli emendamenti 75, 146 e 569, soppressivi totali dell’articolo 3, sono intervenuti i consiglieri: Laura Caddeo (Progressisti), Michele Ciusa (M5S), Francesco Agus (Progressisti), Massimo Zedda (Progressisti), Maria Laura Orrù  (Progressisti),  Gianfranco Ganau (PD), Piero Comandini (PD), Salvatore Corrias (Pd), Diego Loi (Progressisti), Cesare Moriconi (PD), Rossella Pinna (Pd), Desirè Manca (M5S), Valter Piscedda (PD), Giuseppe Meloni (Pd). I consiglieri dell’opposizione hanno lamentato la mancanza di dialogo con la maggioranza.

Ha preso allora  la parola il presidente della commissione sanità Domenico Gallus che, rispondendo alle accuse che questa riforma non era frutto di concertazione, ha ricordato che la commissione ha fatto il giro di tutti gli ospedali per capire che cosa non andava nella sanità sarda. «Da ogni parteha detto Domenico Gallusci hanno chiesto di togliere l’ATS e di rimettere le unità sanitarie locali» Ha ribattuto Giuseppe Meloni (Pd) che ha affermato  che nei territori non hanno chiesto l’istituzione delle otto Asl ma una sanità più vicina al cittadino. E’ poi intervenuto Giorgio Oppi (Udc-Cambiamo!) che ha ribadito che l’Ats non ha funzionato e che i poltronifici li ha inventati l’opposizione che continua a gestire la sanità. Molto critico anche Pierluigi Saiu (Lega) che ha detto che l’opposizione quando era al governo ha creato l’Ats che ha distrutto la sanità sarda.

Gli emendamenti 75, 146 e 569 sono stati bocciati.

Sugli emendamenti 185 e 571 (soppressivi del comma 1 dell’articolo 3) sono intervenuti, per dichiarazione di voto: Massimo Zedda (Progressisti); Laura Caddeo (Progressisti);  Gianfranco Ganau (Pd); Francesco Agus (Progressisti); Valter Piscedda (PD); Rossella Pinna (Pd); Desirè Manca (M5S) che ha detto che non c’è nessun tentativo di rallentare la riforma sanitaria. Noi non siamo quelli del “no a prescindere”. Nel progetto di 5 stelle si evince la nostra azione propositiva. I 5 stelle vogliono l’istituzione di 4 Asl indipendenti e autonome; Michele Ciusa (M5S); Piero Comandini (Pd) che  ha affermato di non rinnegare la precedente riforma sanitaria. E’ stata una scelta intelligente e necessaria che ha permesso alla Sardegna di non essere commissariata.

Gli emendamenti 185 e 571 sono stati bocciati.

Sugli emendamenti 186 e 572, soppressivi del comma 2 dell’articolo 3, sono intervenuti: Massimo Zedda (Progressisti); Valter Piscedda (Pd) che ha detto che è umiliante per il Consiglio perdere una delle ultime potestà rimaste. La sede dell’Ares, infatti, secondo l’articolo 3 è individuata con deliberazione della Giunta. Antonello Peru (Udc Cambiamo!) che ha detto alla opposizione di non aver letto bene l’articolo 3 sulle funzioni di Ares. L’ATS svolge le sue funzioni sanitarie attraverso i presidi, l’Ares svolge esclusivamente funzioni amministrative, non sanitarie. C’è una differenza sostanziale. Piero Comandini (Pd) ha ribadito che con questa riforma c’è un ritorno al passato. La sanità deve essere garantita a tutti. Daniele Secondo Cocco (Leu) ha affermato di essere poco interessato alla sede dell’Ares ma vuole sapere se la sanità sarà garantita a tutti in maniera uguale. Per Francesco Agus, (Progressisti) il tema della sede è marginale. Per Roberto Deriu (Leu) è necessario che la maggioranza si confronti. In questo modo non si va da nessuna parte. Sono sbagliate sia l’Ats che l’Ares. Anche a Rossella Pinna (Pd) l’argomento dell’ubicazione della sede dell’Ares è poco appassionante. Giuseppe Meloni (Pd) ha chiesto perché questa maggioranza non abroga direttamente  la riforma del 2016. Stefano Tunis (misto) ha detto che questa riforma è il rimedio alla vecchia riforma. L’elemento che contraddistingue questa controriforma è che la politica torna a gestire la sanità e che questa maggioranza sta operando secondo studi scientifici e sulla base di dati. Per Maria Laura Orrù (Progressisti) è allucinante che in questa aula si guardi solo al passato e che non si continui a dare risposte alle persone che soffrono.

Gli emendamenti 186 e 572 sono stati bocciati.

Sugli emendamenti 187 e 573, soppressivi del comma 3 dell’articolo 3, sono intervenuti: Massimo Zedda (Progressisti); Francesco Agus (Progressisti) che ha ribadito che intervenire in questo periodo sulla sanità è un errore epocale. Desirè Manca (M5S) che ha ricordato che oggi in Sardegna si sono registrati 20 nuovi casi di Covid. Valter Piscedda (Pd) che ha detto che sarebbe utile confrontarsi sul merito. Per Piero Comandini (Pd) è il momento sbagliato per intervenire sulla sanità; mentre Giorgio Oppi (Udc cambiamo!) ha accusato  l’opposizione di non avere nessuna proposta alternativa. Sono intervenuti ancora Michele Ciusa (M5S), Laura Caddeo (Progressisti), Domenico Gallus (Udc Cambiamo!).

Gli emendamenti 187 e 573 sono stati bocciati.

Sull’emendamento 16, che  prevede di eliminare le parole “l’Areus” nel comma 3 dell’articolo 3, è intervenuto Massimo Zedda (Progressisti). L’emendamento 16 è stato bocciato.

Sull’emendamento 191, soppressivo della lettera a) del comma 3 dell’articolo 3, è intervenuto Massimo Zedda (Progressisti) . Durante l’intervento si è acceso un dibattito tra Massimo Zedda e Michele Ennas (Lega). Sono state usate espressioni inappropriate ed il presidente Michele Pais ha chiesto a Massimo Zedda di chiedere scusa al collega della Lega. Non avendolo fatto, Massimo Zedda è stato allontanato dall’aula ed i lavori sono stati sospesi.

I lavori sono rimasti sospesi per circa un’ora. Alla ripresa dei lavori il presidente Michele Pais ha auspicato che simili comportamenti non si ripetano mai più e ha chiesto al consigliere Massimo Zedda di riprendere il suo posto in aula.

Massimo Zedda si è detto dispiaciuto per quanto accaduto e ha detto che aveva solo risposto ad una provocazione.

Michele Ennas (Lega) ha affermato che gli insulti chiamano altri insulti e che aveva fatto l’errore di intervenire mentre il consigliere Massimo Zedda parlava.

In chiusura di seduta è stato approvato un ordine del giorno (primo firmatario Franco Mula) che impegna la Giunta regionale, sentito il comitato scientifico, a valutare l’opportunità di adottare atti idonei a rendere possibile l’apertura di discoteche e locali da ballo, nel rispetto, qualora fosse possibile, di norme che garantiscano la sicurezza ed il distanziamento.

I lavori sono stati interrotti. Il Consiglio si riunirà domani alle 10.00.

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Al via, in Consiglio regionale, l’esame degli articoli e degli emendamenti sulla riforma sanitaria sul Testo unificato della “Riforma del sistema sanitario regionale e riorganizzazione sistematica delle norme in materia. Abrogazione della legge regionale n. 10 del 2006, della legge regionale n. 23 del 2014 e della legge regionale n. 17 del 2016 e di ulteriori norme di settore”. I lavori si sono aperti sotto la presidenza del presidente Michele Pais. Dopo gli adempimenti di rito e la comunicazione all’aula che la consigliera Rossella Pinna ha aderito al gruppo “Partito Democratico”,  il Consiglio è stato sospeso per un’ora, fino alle 12.00. Alla ripresa dei lavori, il Presidente ha sospeso i lavori fino alle 12,45 per consentire alla commissione Sanità di ultimare l’esame degli emendamenti presentati al Testo unico. I lavori della Commissione si sono conclusi alle 13.30. Il presidente Michele Pais ha quindi aggiornato la seduta alle 16.00 per consentire agli uffici di ordinare gli emendamenti.

Alla ripresa pomeridiana, il presidente Michele Pais, constatata la presenza molto ridotta in aula dei consiglieri, ha rinviato la seduta alle 17.00. E’ quindi cominciata la discussione dell’art. 1 e dei relativi emendamenti. Sull’ordine dei lavori è intervenuto Massimo Zedda che ha chiesto di sapere perché non era stata firmata la relazione tecnica e chi ne fosse l’autore. Il presidente Michele Pais ha risposto che era stata firmata dalla  direzione generale della presidenza della Regione.

Rossella Pinna, sempre sull’ordine dei lavori, ha detto di aver bisogno di alcune delucidazioni dall’assessore: «Essendo entrata in Consiglio da pochi giorni, non volendo fare ostruzionismo e quindi non chiedendo i 5 giorni previsti per poter studiare gli atti, vorrei fare all’assessore alcune domande».  

Il relatore di maggioranza Domenico Gallus ha dato parere contrario su tutti gli emendamenti fuorché sul 765. La Giunta ha dato parere conforme.

Nel dibattito generale, all’articolo 1 è intervenuta Rossella Pinna (Pd) che ha detto che questa riforma è un bluff.  Per la consigliera Pd l’articolo 1 è condivisibile ma c’è qualcosa che non convince. C’è una incongruenza tra le finalità ed i mezzi scelti per realizzarli. La consigliera ha affermato di non voler pensare che con questa riforma si tenda solo a fare 48 nuove nomine. Ma i dubbi sono tanti: il sistema delle 8 Asl non ha già nel passato dato risposte ai sardi. Perché allora buttare via il sistema di governance attuale? Perché ripristinare le vecchie ASL?

Massimo Zedda (Progressisti), facendo rilevare la presenza in aula del presidente della Regione, ha sottolineato che quando si tratta di poltrone Christian Solinas c’è sempre. Per Massimo Zedda, leggendo questo testo, si capisce qual è lo scopo della legge: creare nuove poltrone ad un prezzo elevatissimo. Per benefici, cure e per il personale zero. Inoltre, in un periodo di emergenza come questo, nonostante il ritorno del Covid, anziché rafforzare il nostro sistema sanitario, lo rendiamo più debole mettendo mano al sistema sanitario. Insomma, unici nel pianeta, smantelliamo il sistema anziché rafforzarlo. L’unica grande strategia di questa riforma, per il consigliere progressista, è arrivare poco prima delle elezioni comunali ed alle suppletive con la possibilità di promettere incarichi.

Per Daniele Secondo Cocco (Leu) questa riforma è sbagliata nel merito e per tempistica. La gente – ha detto – non vi chiede di fare 8 ASL ma vuole risposte, servizi, cure all’avanguardia ed assistenza. L’esponente di Leu ha parlato dell’ospedale di Ozieri che ha avuto la possibilità di mantenere i servizi esistenti ed ha avuto anche qualche servizio in più.

Gian Franco Satta (Progressisti) ha ricordato che sul piano normativo spetta allo Stato definire principi e finalità, alla Regione spetta di dare attuazione ai principi. Per Gian Franco Satta l’articolo 1 è un articolo “intruso” che deve essere abolito. Per l’esponente dei Progressisti, con questa riforma si ritorna al passato con l’aggravante che si prepara il terreno per una ulteriore offerta da parte dei privati per gestire il sistema sanitario pubblico. Inoltre,  i costi saranno fuori controllo ed aumenterà il tempo di ospedalizzazione.

Per Gianfranco Ganau (PD), con questo testo unificato la scelta che si fa è riproporre un modello che in passato ha dimostrato di essere inefficiente ed inadeguato. Si vuole smantellare un’altra riforma che era ancora in essere. Se è vero che l’ATS ha creato delle difficoltà – ha detto – bastava modificare e dare autonomia gestionale a livello territoriale. L’unico effetto di questa riforma è moltiplicare le poltrone. Ci saranno 48 nuove nomine che costeranno ai sardi circa 3,5 milioni.

Francesco Agus (Progressisti) ha sottolineato che l’articolo 1 contiene dei principi che nulla hanno a che vedere con la legge. Inoltre c’è poca chiarezza. L’invito fatto da Francesco Agus alla maggioranza è quello di fermarsi, perché nella sanità se si sbaglia è difficile tornare indietro senza creare disastri.

Sull’emendamento 738, soppressivo dell’articolo 1, sono intervenuti: Piero Comandini (Pd) che ha detto all’assessore che questa non è una riforma ma l’elencazione di promesse elettorali e ha illustrato la situazione all’Oncologico di Cagliari, dove anche stamattina i pazienti erano costretti a sostare al sole, con 39 gradi, per aspettare di entrare in ospedale per fare le visite; Alessandro Solinas (M5S) che ha affermato che si sta tornando indietro e che si sta scombinando la sanità sarda in un momento in cui potrebbe tornare il Covid. Per Laura Caddeo (Progressisti) l’articolo 1 è condivisibile ma è pleonastico. Una riforma di tale importanza doveva essere condivisa; Massimo Zedda (Progressisti) ha espresso voto favorevole all’emendamento 738 e ha esaminato comma per comma l’articolo 1, dicendo che è un articolo ridondante e che non serve a nulla. Di nuovo non c’è niente, solo poltrone; Michele Ciusa (M5S) ha annunciato il voto favorevole all’emendamento. I principi dell’articolo 1 sono condivisibili ma qui dobbiamo ragionare sulla carenza di medici, di infermieri, di oss, delle liste di attesa infinite; Francesco Agus (Progressisti) ha parlato ancora di moltiplicazione di poltrone e della grande confusione che si creerà negli ospedali; Antonio Piu (Progressisti) ha sollevato il problema anche dell’opportunità politica. E’ opportuno in questo momento così grave – ha chiesto – riformare la nostra sanità? C’è il virus che certo non è sconfitto; Giuseppe Meloni (PD) ha espresso voto favorevole all’emendamento; Desirè Manca (M5S) ha posto l’accento sull’inutilità di una riforma che serve solo a creare 48 nuove poltrone; anche Maria Laura Orrù (Progressisti) voterà a favore dell’emendamento, perché l’articolo 1 è condivisibile ma poi non viene messo in pratica; Eugenio Lai (Leu) ha detto che questa riforma non avvicina per niente la sanità ai cittadini.

L’emendamento 738 è stato bocciato.

Sull’emendamento 144 (uguale all’articolo 565), soppressivo dell’articolo 1, sono intervenuti: Massimo Zedda (Progressisti), secondo il quale dal 15 agosto il virus andrà in crescendo e poi a settembre esploderà. Ed è un paradosso che in Aula si discuta di riforma sanitaria con una situazione così grave; Laura Caddeo (Progressisti) ha fatto rilevare che nella Riforma mancano la profilassi, l’educazione alla salute, la ricerca. Una buona riforma dovrebbe tener presente questo. Una governance che non si occupa dei bisogni non ci serve; Desirè Manca (M5S) si è soffermata sulla lettera B dell’articolo 1; per Francesco Agus (Progressisti) questo modo di legiferare non è produttivo né chiaro. Rossella Pinna (Pd) ha ricordato il caso dell’ospedale di San Gavino; Piero  Comandini (PD) ha dichiarato di votare a favore dell’emendamento 144; Alessandro Solinas (M5S) ha espresso la convinzione che l’articolo 1 vada cassato, perché contiene promesse che poi il testo non mantiene: «Si scrive governance si legge poltrone». Eugenio Lai (Leu), secondo il quale anche la lettera G (prevenzione ed attività sportiva) dell’articolo 1, non lascia presagire nulla di buono.

L’aula è quindi passata all’esame dell’emendamento n. 343, sostitutivo totale dell’art. 1, presentato dai consiglieri di Leu Eugenio Lai e Daniele Cocco. A favore si sono espressi i consiglieri dei Progressisti Francesco Agus, Massimo Zedda, Maria Laura Orrù e Gianfranco Satta, del PD Giuseppe Meloni ed il capogruppo di Leu Daniele Cocco. Messo in votazione, l’emendamento n. 343 è stato respinto con 32 voti contrari e 18 a favore.

Stessa sorte per gli emendamenti soppressivi parziali nn. 170 e 564. A favore sono intervenuti i consiglieri dei Progressisti Francesco Agus, Laura Caddeo, Gian Franco Satta, Massimo Zedda, del M5S Desirè Manca, Michele Ciusa e del PD Rossella Pinna.

Sull’ordine dei lavori ha preso la parola il consigliere del PD Roberto Deriu: «Per ragioni tattiche, la maggioranza non si esprime. Il popolo sardo merita un dibattito più esplicito. La maggioranza faccia un calcolo per capire quanti giorni occorreranno, procedendo in questo modo, per approvare la legge. Se si ordinasse un dibattito più composto e complesso, potremmo avere una discussione più interessante per il popolo sardo. Il dibattito rischia di essere unilaterale. Rivolgo quindi un appello alla maggioranza anche se credo che cadrà nel vuoto.»

A Roberto Deriu ha replicato il consigliere di Sardegna 20Venti Stefano Tunis: «Non si scorge l’ambito all’interno del quale questo dibattito si dovrebbe articolare. Sentiamo parlare di poltrone e subiamo accuse sul tema della riorganizzazione. Diteci qual è l’ambito di discussione. Vediamo per il momento solo un atteggiamento ostruzionistico. Noi siamo disponibili ad accogliere proposte».

Si è poi passati all’esame degli emendamenti nn. 171 e 563, soppressivi parziali dell’art 1. Il capogruppo dei Progressisti Francesco Agus ha ricordato all’aula la scadenza dell’ordinanza n. 35 sul distanziamento nei luoghi di lavoro, sollecitando un nuovo intervento chiarificatore da parte della Giunta. Gli emendamenti sono stati respinti con 29 voti contrari e 18 a favore.

Bocciati anche i soppressivi parziali nn. 172 e 562. Massimo Zedda ha ricordato la scadenza dei termini dell’ordinanza sulle sale da ballo: «Un intero settore tra poche ore non saprà cosa fare. E’ dovere di chi governa assumersi, ogni tanto, un briciolo di responsabilità». A favore degli emendamenti soppressivi sono intervenuti i consiglieri del M5S Alessandro Solinas, dei Progressisti Laura Caddeo, Gianfranco Satta e Francesco Agus.

Ha quindi preso la parola sull’ordine dei lavori, il consigliere dei progressisti Massimo Zedda che ha chiesto un chiarimento sulla programmazione della seduta e il rispetto degli orari concordati (10-20). L’ex sindaco di Cagliari, si è poi espresso a favore degli emendamenti soppressivi nn. 173 e 561. «Vi occupate di governance anziché preoccuparvi di migliorare i servizi ai cittadini – ha detto Massimo Zedda – oggi si può prenotare una visita intra moenia in pochi giorni mentre non è ancora ripartita l’attivintà ambulatoriale ordinaria». Favorevole agli emendamenti anche la capogruppo del M5S Desirè Manca. Messi in votazione gli emendamenti sono stati respinti con 33 no e 21 sì.

Disco rosso anche per i soppressivi parziali nn. 174 e 560. A favore sono intervenuti Desirè Manca ed Alessandro Solinas del M5S, Francesco Agus, Gianfranco Satta dei Progressisti e Giuseppe Meloni del Pd. Per la maggioranza ha preso la parola il consigliere di Udc-Cambiamo Antonello Peru: «Mi dispiace che l’appello degli onorevoli Deriu e Tunis non sia stato accolto. Il dibattito è strano. In campagna elettorale i candidati del centrosinistra e del M5S si erano espressi contro la Asl unica. Zedda disse che la Asl unica avrebbe lasciato il posto alle aziende nel territorio. Mentre il candidato dei Cinque Stelle Desogus affermò “l’Asl unica è stata un fallimento”. Il centrosinistra era contrario alla sua stessa riforma. Noi stiamo realizzando ciò che avete detto in campagna elettorale. I casi sono due: o il centrosinistra rinnega il passato oppure l’assessore Mario Nieddu ha scritto il testo della riforma su suggerimento dell’opposizione». Ad Antonello Peru ha replicato Zedda: «Peru cita un articolo dell’Unione Sarda durante la campagna elettorale. Ma nel 2016 sulla riforma del centrosinistra dissi: “Si pensa alla sede dell’Ats e non alla salute dei cittadini”. In campagna elettorale affermai che dovevano essere fatte delle verifiche sull’Ats. Qualcuno della sua parte politica mi chiese di far fuori l’assessore Luigi  Arru dalle liste elettorali. Non accettai».

Anche il consigliere del M5S ha respinto le considerazioni di Antonello Peru: «Evidentemente ha letto male. Noi volevamo affrontare i problemi della sanità. Voi invece vi occupate solo di poltrone, questa è la verità».

L’Aula ha poi esaminato gli emendamenti nn. 175 e 559, soppressivi della lettera e) del comma 1 dell’art. 1. A sostegno delle due proposte si sono espressi Massimo Zedda, Francesco Agus, Maria Laura Orrù e Laura Caddeo dei Progressisti, il capogruppo del M5S Desirè Manca ed il consigliere Alessandro Solina dello stesso M5S. Contro invece si è pronunciato il consigliere Stefano Tunis (Sardegna20Venti). Il consigliere Giorgio Oppi (udc-Cambiamo) è intervenuto sull’ordine dei lavori, ricordando l’impegno a chiudere la seduta entro le 21.00.

Messi in votazione gli emendamenti soppressivi nn. 175 e 559 sono stati respinti con voti 33 contrari e 18 favorevoli.

Il presidente Michele Pais ha quindi dichiarato chiusa la seduta ed aggiornato i lavori dell’Aula a domani mattina alle 9.00.

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E’ previsto per giovedì 30 luglio, alle 12.00, il voto finale della commissione Sanità sulla riforma delle Asl. Lo ha comunicato questo pomeriggio il presidente Domenico Gallus, al termine della breve seduta del parlamentino, confidando sul fatto che per giovedì mattina dovrebbe essere pervenuto al Consiglio regionale il parere del Cal sul testo.
In precedenza la commissione ha audito l’assessore Mario Nieddu che ha espresso parere favorevole al progetto di apertura di nuovi posti letto nei reparti di Ematologia dell’Oristanese.

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Il reparto di Emodinamica di Lanusei farà riferimento alla Asl di Nuoro. Lo ha deciso questa mattina con voto unanime la commissione Sanità, che ha garantito il suo impegno per ottimizzare il funzionamento di tutti i reparti di Emodinamica della Sardegna, compresi quelli dell’Ogliastra e di Oristano. Il problema riguarda anche l’ospedale Sirai di Carbonia, dove il reparto di Emodinamica, causa carenza di personale, opera in emergenza ormai da circa tre anni, dalle 8.00 alle 16.00 dal lunedì al venerdì, nonostante il piano di riordino della rete ospedaliera approvato nella precedente legislatura, preveda il sistema H24.
Il presidente del parlamentino, Domenico Gallus, ha ringraziato tutti i commissari «per l’attenzione mostrata verso un tema fondamentale per garantire il diritto alla salute di tutti i sardi senza che questo comporti enormi sacrifici per chi non vive a Cagliari o a Sassari». Il consigliere Nanni Lancioni (Psd’Az) ha aggiunto: «L’attivazione del laboratorio di emodinamica presso il presidio sanitario di Lanusei è un segno tangibile rispetto alle esigenze indifferibili di sanità anche di eccellenza nei territori. Un grande passo avanti per quei pazienti che non dovranno più sobbarcarsi faticosi viaggi a Cagliari o a Sassari per esami che ora potranno essere eseguiti in loco».
La commissione ha approvato anche il P51, cioè lo schema di programmazione del contributo statale sulle pari opportunità. La Giunta ha previsto che il contributo di 758mila euro sia destinato alle Case e ai Centri che ospitano donne vittime di violenza  oltre che al rafforzamento dei servizi pubblici e privati rivolti alle pari opportunità e al reinserimento delle vittime.

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La commissione Sanità ha approvato a tarda mattinata l’articolato della riforma sanitaria, ossia il disegno di legge 112 che è collegato alla proposta di legge 121 targata Udc. Dopo il parere della Terza commissione e del Cal, il testo sarà calendarizzato e portato in Aula, prima della pausa di agosto, per la discussione ed il voto finale.
Il parlamentino presieduto da Domenico Gallus (Udc) ha lavorato senza sosta affrontando oltre ottanta emendamenti: alcuni sono stati ritirati per consentire alla maggioranza un approfondimento e un’intesa prima della seduta d’Aula. Altri, invece, come quello di Stefano Schirru (PSd’Az) relativo alla formazione del personale del servizio 118 o quello di Gianfranco Ganau (Pd) sul commissario che curerà lo scioglimento di Ats, sono stati approvati. Nel primo caso è stabilito che la formazione sarà in capo ad Areus e non alle Asl mentre nel secondo caso sarà il commissario di Sassari a curare la liquidazione di Ats, che ha sede legale a Sassari.
Soddisfatto il presidente Domenico Gallus: «In poche ore maggioranza e opposizione hanno licenziato un testo complesso e non si tratta di un risultato scontato, vista la mole di emendamenti. L’approvazione dell’articolato è merito della collaborazione di tutti e sono fiducioso anche per quanto riguarda il futuro della riforma sanitaria, sulla quale gravano ancora alcune incognite ma non insormontabili».

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I giovani laureati sardi in medicina potranno usufruire di borse di studio aggiuntive regionali. È la principale novità introdotta dalla legge, presentata da Giorgio Oppi, Gianfilippo Sechi, Antonello Peru, Pietro Moro, Domenico Gallus del gruppo consiliare UDC Cambiamo, approvata questa mattina in Consiglio regionale.

«Abbiamo voluto dare un segnale forte investendo sui nostri giovani laureati in medicina e allo stesso tempo abbiamo fissato requisiti ed obblighi per fare in modo che dopo la specializzazione possano svolgere la loro professione nel sistema regionale sardo», spiega il consigliere dell’UDC Giorgio Oppi.

«La legge che avevamo presentato in commissione era sicuramente più organica ma purtroppo anche a causa dell’impugnazione da parte del governo si è perso molto tempo e oggi abbiamo dovuto far fronte ad un’emergenzaaggiunge il leader dell’UDC -. Avremmo rischiato di perdere il treno e invece con l’approvazione di oggi diamo un’opportunità in più a 190 studenti sardi che a seguito dell’introduzione del concorso unico nazionale sarebbero stati costretti, nella migliore delle ipotesi, a completare la loro formazione lontano dall’isola. Sicuramente saranno necessari dei correttivi e bisognerà incrementare le risorse perché non dimentichiamo si dovrà intervenire anche per le borse di studio delle altre specializzazioni. Per quelle di medicina c’era un’urgenza particolare che implicava un intervento immediato. Voglio ricordare che da quattro anni dico che sarebbero praticamente scomparsi in Sardegna i pediatri di libera scelta e i medici di base, e questo mentre si continuava a parlare delle case della salute ben sapendo che senza queste figure non possono andare avanti. E allora l’importante ora era fare questo primo indispensabile passoconclude Giorgio Oppi -. Lo abbiamo fatto ben sapendo che ne saranno necessari anche altri ma l’obiettivo che ora possiamo raggiungere è di dare ai nostri studenti la possibilità di formarsi in Sardegna ma anche di garantire un adeguato turn over al nostro sistema sanitario regionale.»