25 November, 2024
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Militari impegnati in un'esercitazione

Paolo Dessì.

Paolo Dessì.

Daniele Serra.

Daniele Serra.

I sindaci di Sant’Anna Arresi, Paolo Luigi Dessì, e Teulada, Daniele Serra, hanno scritto una nota al ministro della Difesa, Roberta Pinotti, al ministero della Difesa, all’on. Domenico Rossi, sottosegretario di Stato alla Difesa, al generale comandante Claudio Tozzi del Comando Militare Autonomo della Sardegna e, infine, al governatore della Sardegna, Francesco Pigliaru, sulle recenti polemiche legate all’attività dei poligoni militari.

«Si apprende dalla stampa e dai social network che alcuni quotidiani e alcuni rivoluzionari di recente forgia abbiano fatto oggetto il poligono militare di Teulada di particolari “attenzioni” e di alcune azioni di protesta per le servitù militari che interessano la Sardegna – scrivono Dessì e Serra -. Il tutto, quasi fosse una questione sconosciuta fino ad ora, con varie sortite estive e in particolare agostane, degne delle peggiori strategie di boicottaggio a orologeria. E’ chiaro che il problema delle servitù militari e delle bonifiche va affrontato con serietà ed urgenza, possibilmente nelle sedi deputate (conferenza stato-regioni, Regione, Comandi Militari etc.), con una chiara azione politica e con un fronte comune. Non appaiono molto produttivi questi balzi in avanti di puro stile personalistico. Anzi, al contrario, hanno raggiunto il risultato di incrinare, in qualche maniera, l’equilibrio e lo spirito di collaborazione e apertura in essere tra le rappresentanze delle comunità locali ed i vertici militari anche in relazione alla fruizione, in funzione turistica, delle più accattivanti zone a mare del poligono. Ma, quel che è peggio, come un fulmine a ciel sereno, hanno creato sconcerto tra i turisti ed affievolito i margini di manovra degli operatori del settore nautico, che con mille difficoltà avevano investito su questo settore, e che hanno manifestato il loro disappunto per la perdita delle poche opportunità di lavoro rimaste. A loro va la totale solidarietà di noi amministratori, seriamente preoccupati dall’evolversi di una stagione turistica già di per se compromessa e ulteriormente danneggiata da tali sortite.»

«Tale azione non giova, inoltre, al lavoro in progres attivato, finalmente in sinergia, tra Comuni, Regione Sardegna e Istituzioni interessate – aggiungono i sibdaci di Sant’Anna Arresi e Teulada -. Non si nasconde il fatto che di ben altra portata e serietà devono essere le azioni propedeutiche al un necessario riequilibrio delle servitù militari ed a favorire lo sviluppo economico dell’intero territorio del Basso Sulcis. E’ certo, invece, che chi ha ricoperto, per tanto tempo, incarichi di grande rilevanza e responsabilità, avrebbe potuto incidere, in quelle sedi, in maniera ben più determinante degli attuali gesti dimostrativi. Le foto a corredo dei diversi comunicati emanati che da qualche mese hanno iniziato a circolare con insistenza relative alla sola zona del promontorio di Capo Teulada – totalmente interdetta – sono fuorvianti – concludono Paolo Dessì e Daniele Serra – e non rendono merito alla bellezza della gran parte delle zone costiere del poligono che da sempre sono meta di escursioni a mare nel periodo estivo.»

Militari impegnati in un'esercitazione

Il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, incontra questo pomeriggio in viale Trento, il sottosegretario di Stato alla Difesa, Domenico Rossi. La riunione segna la ripresa del discorso sulle #servitù militari, a partire dalle richieste portate al tavolo della #Conferenza nazionale, il mese scorso a Roma, dal presidente Pigliaru. L’interlocuzione di oggi prepara nuovi incontri, per dare sistematicità nell’affrontare tutti gli aspetti e valutare l’esistenza delle condizioni per arrivare a risultati condivisi, così come auspicato nelle conclusioni della Conferenza. 

Le richieste che la Sardegna ha portato al tavolo di giugno sono nell’ottica dell’avvio di un processo di riduzione dei gravami militari nell’isola, di riconversione delle attività svolte nei poligoni con l’impegno ad una destinazione alla Regione Sardegna di programmi di ricerca e sviluppo in misura almeno pari ai gravami, di definizione di misure compensative così come di ampliamento del periodo di interruzione delle esercitazioni nella stagione estiva, oltre che della tutela ambientale e della salute attraverso l’istituzione di osservatori ambientali permanenti e indipendenti che assicurino una trasparente informazione ai cittadini. 

Le dune di Teulada.

Esercitazioni militari copia

«In un mondo in cui tutto cambia e si trasforma, solo la dimensione delle servitù militari della Sardegna rimane immutata. Ora è tempo di cambiare. Sulle servitù militari e sui relativi territori i Sardi protestano da troppo tempo. Non firmeremo l’intesa.»

Il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, ha aperto così il suo intervento, ieri mattina nell’aula magna della città militare della Cecchignola a Roma, alla seconda Conferenza nazionale sulle servitù militari. La posizione della Sardegna portata dal presidente alla Conferenza, che si era riunita una sola volta, nel 1981, è la medesima votata nell’ordine del giorno di martedì dal Consiglio regionale: nel rispetto per il ruolo delle Forze armate, esprime la necessità di un riequilibrio e pone richieste chiare allo Stato. In attesa di risposte, il presidente Pigliaru non ha firmato l’Intesa, stipulata dal #ministero della Difesa con le Regioni Puglia e Friuli Venezia Giulia. 

«Con la Sardegna – ha chiarito il ministro della Difesa Roberta Pinotti – apriamo un tavolo bilaterale per arrivare insieme a un’intesa». Il ministro ha sottolineato che c’è bisogno di creare un nuovo rapporto tra la Difesa e il Paese e che è importante, nel rapporto con la Sardegna, comprendersi reciprocamente per andare verso obiettivi condivisi. In relazione alle richieste su costi-benefici, il ministro ha concordato sull’opportunità di capire come muoversi verso un riequilibrio. 

Alla giornata politica della Conferenza in cui è intervenuto il presidente Pigliaru, con il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, erano presenti il sottosegretario Domenico Rossi, il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola, il presidente della Regione Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani ed il ministro dell’ambiente Gian Luca Galletti, che ha evidenziato come sia indispensabile mostrare la credibilità scientifica di ciò che viene fatto, per poi confrontarsi con le comunità. «La trasparenza e la cultura dell’ambiente – ha detto, sono le posizioni su cui aprire un dialogo». 

Nel suo intervento, che ha toccato molti punti, il presidente Pigliaru ha citato l’ex presidente Mario Melis che già nell’incontro del 1981 denunciò «la pesante sproporzione fra il peso delle servitù militari gravanti nell’isola e quello imposto alla gran parte delle altre regioni italiane e citò un ordine del giorno del 10 gennaio 1980 che impegnava il governo ad attuare “un piano di ridislocazione delle forze armate su territorio nazionale volto ad alleggerire le relative installazioni militari e servitù della Sardegna». 

«In tempi di spending review – ha detto Francesco Pigliaru – si tagliano costi ovunque, si riduce e si risparmia ma si fa una eccezione: la dimensione dei poligoni e delle servitù della Sardegna. Non sono qui per sentirmi dire che la posizione sui poligoni non è negoziabile, sono qui per ragionare e avviare una negoziazione. Sulle servitù militari lo Stato italiano si è posto con la logica minimalista e liquidatoria degli indennizzi forfettari. Il tema è giustizia, correttezza delle regole, certezza dei diritti, equa distribuzione dei doveri: la base stessa del patto costituzionale.» 

«Non si può essere gravemente sperequati da una prassi dello Stato di cui si fa parte – ha proseguito il Presidente della Regione – non si può più ritenere scontato che la gran parte delle servitù militari della Repubblica italiana sia in Sardegna. Quando non si tollera più una situazione grave e protratta in questo modo per decenni, il rischio è che si intacchi la fiducia nella leale collaborazione tra i diversi livelli istituzionali.» Pigliaru ha specificato che «riequilibrio è la parola chiave di questa conferenza», ed ha chiesto che lo Stato affronti le sue responsabilità dando inizio a un processo di dismissioni e bonifiche. «Le bonifiche sono una grande occasione di lavoro, di educazione, di civiltà, di sviluppo, di recupero e riuso e vanno finanziate a valere sulla fiscalità generale della Repubblica.»

Francesco Pigliaru ha poi citato l’esempio di Porto Tramatzu – Sabbie Bianche in prossimità del poligono di Teulada (aree SIC per le quali esistono progetti di sviluppo in chiave di tutela ambientale) in cui è localizzato un vero e proprio stabilimento balneare militare, una sorta di benefit della Difesa e la Servitù di Guardia del Moro nell’Isola di Santo Stefano, nell’arcipelago della Maddalena, un deposito di munizioni all’interno di un Parco nazionale. 

«La ricchezza naturale e le limitazioni militari coincidono proprio laddove le stesse leggi dello Stato prevedono che si innalzi il livello di tutela. La Difesa colloca bombe dentro un Parco Nazionale e chiude le scuole: noi vogliamo più scuole e meno bombe», ha proseguito il governatore, citando il caso della progressiva riduzione delle attività della scuola per sottufficiali della Marina a La Maddalena. 

In conclusione, la proposta della Regione Sardegna, da valutare in un successivo tavolo negoziale, chiede trasparenza e l’abbandono della logica degli indennizzi forfettari. Sulla base di dati incontrovertibili, il presidente Pigliaru ha inoltre preteso: tutela ambientale e della salute, tempi certi per attivare i processi di riequilibrio, avvio di processi di riconversione delle attività tramite programmi di ricerca tecnologica, innovazione e sviluppo; un percorso condiviso per la valutazione dei costi da mancati sviluppi alternativi dei Comuni nei quali insistono i poligoni; la fluidificazione dei processi di dismissione e acquisizione al patrimonio regionale dei beni immobili demaniali non più necessari alla Difesa; l’immediata estensione del periodo di sospensione delle esercitazioni, che non dovranno più svolgersi dal primo giugno al 30 settembre; l’immediata esclusione degli indennizzi dal calcolo degli spazi finanziari definiti dal patto di stabilità interno e l’istituzione, presso i Poligoni, di Osservatori ambientali indipendenti.