24 November, 2024
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Si apre all’insegna del blues il trittico di concerti del Sarroch Music Expo, la rassegna con cui la cooperativa Vox Day ritorna a distanza di anni a Sarroch, per riprendere il cammino che in estati passate ha portato nel paese a una trentina di chilometri da Cagliari nomi del calibro di Deep Purple, Simple Minds, Motorhead, Gogol Bordello, Gong, Tuxedomoon, Jefferson Starship, Jethro Tull, Placebo, Subsonica, Negrita, Roy Paci ed Africa Unite.

Il compito di inaugurare la nuova serie di appuntamenti con la musica di qualità, venerdì sera (5 luglio), alle 21.30, all’Anfiteatro Parco Pubblico con ingresso gratuito, spetta ai Don Leone, ovvero Donato Cherchi (voce e armonica a bocca) e Matteo Leone (chitarra, batteria a piedi e voce) con il loro originale blues dalle influenze elettriche, aride e rauche. Il duo sulcitano si è formato tre estati fa, per registrare poco tempo dopo l’Ep “Welcome to South West” che ha raccolto subito un ottimo consenso della critica, lanciando i Don Leone sui principali palchi isolani e su quello del Monk di Roma per il Mojo Station Blues Festival, fino alla vittoria dell’Italian Blues Challenge del 2017. Dopo un road trip negli Stati Uniti, lungo il delta del Mississippi, e aver collezionato una preziosa qualificazione alle semifinali dell’International Blues Challenge a Memphis, arrivando tra le prime venti formazioni partecipanti, l’anno scorso il duo ha rappresentato l’Italia nella finale dell’European Blues Challenge, a Hell, in Norvegia, sfiorando il podio.

Prossimo appuntamento nel cartellone del Sarroch Music Expo mercoledì 24 luglio: attesi protagonisti del concerto, in programma allo Stadio Comunale, i Morcheeba, nome di punta della rassegna. Tra i pionieri del trip-hop, la band inglese fondata nel 1995 e guidata dalla cantante Skye Edwards con il chitarrista Ross Godfrey, conta più di dieci milioni di dischi venduti, oltre a una costante attività di tour in tutto il mondo. I biglietti, a 30 euro (più diritti di prevendita) si possono acquistare online e nei punti vendita del circuito Vivaticket, così come quelli per gli I Hate My Village, rivelazione dell’anno della scena indipendente italiana, sul palco di Villa Siotto il 6 agosto per il terzo ed ultimo concerto della rassegna.

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Entra nel vivo l’undicesima edizione di Mamma Blues, il “festival nel festival” di Dromos, costola della più ampia rassegna itinerante organizzata dall’omonima associazione culturale che si muove tra Oristano e altri undici comuni della sua provincia. Protagonista assoluta sul palcoscenico dell’Arena Mamma Blues nel piccolo borgo di Nureci sarà la cantante norvegese Kristin Asbjørnsen (biglietto a 10 euro più prevendita). Ad aprire la serata, alle 22.00, e più tardi nuovamente in scena nello spazio dopofestival, il duo sulcitano Don Leone, reduce dal successo in terra ungherese, dove ha preso parte all’importante Sziget Festival.

Kristin Asbjørnsen è una delle espressioni di spicco della scena musicale norvegese. Nel corso degli ultimi dieci anni ha raggiunto un crescente successo internazionale tra il pubblico e la critica per la sua personale cifra stilistica, vincendo diversi premi in patria e all’estero (come il Mondomix Babel Med in Francia nel 2009). Nativa di Lillehammer, Kristin Asbjørnsen ha conseguito il diploma al Conservatorio di Musica di Trondheim e successivamente ha perfezionato il suo percorso all’Accademia Musicale Norvegese e all’Università di Oslo. Il suo personalissimo stile affonda le radici nella tradizione cantautorale norvegese, includendo elementi della musica africana, dello spiritual e del jazz. Pubblicato nel 2006, “A Spiritual Songbook” – disco di platino e una nomination per gli Spellemannprisen (Norwegian Music Awards) – è stato il suo primo album da solista, basato su spiritual afro-americani e sulle influenze ereditate dalla cantante Ruth Reese, sua ex insegnante di canto. Domani sera (martedì 14) a Nureci, la cantante e chitarrista norvegese, accompagnata da Olav Torget alle chitarre e Suntou Susso alla kora e al canto, presenta l’album “Traces Of You”, uscito tra febbraio e marzo di quest’anno. Una realizzazione dove risuonano tracce di musica dell’Africa occidentale, ninnananne e jazz contemporaneo del Nord Europa.

Ma il compito di aprire la serata, alle 22.00 sul palco dell’Arena Mamma Blues, spetta al duo Don Leone, formazione composta dai musicisti sulcitani Donato Cherchi (voce) e Matteo Leone (chitarra, batteria), che da due anni hanno unito le forze e le proprie esperienze personali, mettendo nel calderone spiritual rivisitati e stravolti, pezzi originali, ma anche cover importate da altri generi: un progetto di musica blues, cruda, elettrica e rauca che in breve tempo ha conquistato premi e riconoscimenti internazionali (sono i vincitori dell’Italian Blues Challenge 2017 e rappresentanti dell’Italia agli scorsi European Blues Challenge in Norvegia e all’International Blues Challenge di Memphis). Leone e Cherchi vantano al loro attivo il fortunato EP d’esordio “Welcome to the south-west”: un titolo che fa chiaro riferimento al loro Sulcis, territorio assetato e per larghi tratti incontaminato, con le sue aride strade di campagna sulle quali si muove l’idea dei due musicisti, strade piene di incroci, come quelle paludose della storia del blues. Dopo il concerto di Kristin Asbjørnsen il duo sarà di nuovo protagonista (alle 24.00) nei Giardini del Sottomonte per il consueto appuntamento dopo festival.

La notte di Ferragosto riflettori puntati, infine, alle 23.00, su la formazione di Seun Kuti & Egypt 80. Il trentaquattrenne musicista e cantante nigeriano, figlio più giovane della leggenda dell’afrobeat Fela Kuti, arriva al Mamma Blues con il suo nuovo album “Black Times”, il quarto registrato in studio con la straordinaria orchestra creata dal padre (l’epica Africa 70), ribattezzata Egypt 80 per riflettere le origini dell’Africa nera dall’antica civiltà faraonica. A fare da cornice al concerto principale, ci sarà in questa occasione la formazione dei South Sardinian Scum.

Altri appuntamenti scandiscono il trittico di giornate del festival Mamma Blues. Alle 18.00 i maestri della Music Accademy di Isili impartiscono le prime lezioni di musica (batteria, chitarra, armonica, tastiere) ai più piccoli nel laboratorio “Primi passi verso il Blues” (ingresso libero). Nei locali del Museo del Fossile è invece allestito il Blues Museum, dove si può visitare una piccola raccolta di materiale che ricorda la storia del Mamma Blues e del genere di matrice afroamericana. Il biglietto per il concerti di di Kristin Asbjørnsen costa 10 euro; 15 euro il biglietto per Seun Kuti & Egypt 80 (15 agosto). Costa 25 euro, invece, l’abbonamento per le tre serate di Mamma Blues. A tutti i prezzi vanno aggiunti i diritti di prevendita. Ingresso libero e gratuito a tutti gli appuntamenti dopo festival.

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Il viaggio di Dromos, il festival itinerante che fino a mercoledì vive la sua ventesima edizione tra Oristano ed altri suoi undici comuni, pianta le tende a Nureci per l’atteso appuntamento con il Mamma Blues, il “festival nel festival” (che quest’anno spegne undici candeline), costola della rassegna dedicata alla musica del diavolo e alle sue contaminazioni che chiude in bellezza l’intero festival, quest’anno dedicato alla “Dromos Revolution” in omaggio al cinquantenario del ‘68. Protagonisti del trittico di serate all’Arena Mamma Blues, nel piccolo borgo dell’Oristanese, il camerunese Roland Tchakounté oggi 13 agosto, la norvegese Kristin Asbjørnsen domani, martedì 14 agosto, e la formazione del nigeriano Seun Kuti & Egypt 80 mercoledì 15 agosto. Ad affiancare gli artisti internazionali nei momenti di apertura ai concerti e nello spazio dopo festival (nei Giardini del Sottomonte), come consuetudine, ci saranno alcuni tra i migliori musicisti del blues made in Sardinia, quest’anno rappresentati dai progetti Don Leone, Bob Forte trio, Malignis Cauponibus e South Sardinian Scum.

Il compito di aprire la infuocata tre giorni, dunque, spetterà oggi al bluesman camerunese Roland Tchakounté sul palco alle 23.00. Attivo nella scena internazionale con centinaia di concerti (in USA, Canada, Vietnam, Singapore, Africa, Indonesia, Francia, Germania, Belgio, Repubblica Ceca, Lituania, Italia e Spagna) e con quattro album all’attivo, l’artista originario di Douala, da tempo trapiantato in Francia, si caratterizza per uno stile che mescola blues e tradizione africana (scrive in Bamiléké, la sua lingua madre), ispirato in partenza da artisti come John Lee Hooker e Ali Farka Touré. Cantante e chitarrista “portavoce della libertà”, come ama definirsi, Tchakountè è l’artista delle “anime erranti”, caratterizzato dalla capacità indiscutibile di superare imposizioni e regole compositive predefinite, sfociando in un blues del Mississippi intessuto dai suoi profondi testi africani che urlano al mondo lo stato di abbandono del suo continente nativo. Al suo fianco a Nureci ci saranno Mick Ravassat alla chitarra elettrica, Tahiry Jamiro Razanamasy al basso e Karim Bouazza alla batteria.

 

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Tappa a Villa Verde (OR) per Dromos, il festival itinerante (quest’anno alla sua ventesima edizione) che si muove tra Oristano e altri suoi undici centri fino a Ferragosto. Domani, sabato 11 agosto, nella suggestiva distesa di lecci di Mitza Margiani è di scena il trio Dream Wavers con il sassofonista Gavino Murgia, il chitarrista franco-vietnamita Nguyên Lê ed il percussionista e polistrumentista francese Mino Cinelu.

Appuntamento alle 21.30 (ingresso libero) per un viaggio tra suoni ancestrali e moderne derive jazzistiche, figlie della poliedricità e delle variegate esperienze dei suoi raffinati interpreti, sempre pronti a strizzare l’occhio alla musica improvvisata. Un trio dall’impronta squisitamente jazzistica, quindi, capace di spaziare dalle arcaiche voci della Sardegna alla musica tradizionale del Vietnam, dai canti dell’Egitto ai ritmi gitani, dal rock al fado e al flamenco, dalla musica giapponese alle culture dell’Africa, per trarre ispirazione e creare costanti intrecci e nuove alchimie sonore.

Il festival torna a San Vero Milis il giorno dopo, domenica 12 agosto, dove nel Giardino del Museo Archeologico, verrà proposto l’ultimo dei tre film della rassegna cinematografica “Gli anni ’68” curata dall’Associazione Lampalughis. Proiettori accesi, quindi, per il film di Guido Chiesa “Lavorare con lentezza”, uscito nel 2004 con le scene del regista con Wu Ming, e ambientato a Bologna nel 1976, poco dopo l’inizio delle trasmissioni di Radio Alice, libera emittente di intervento politico militante e di innovazione mediatica.

Dromos continua il suo cammino a Nureci, il piccolo borgo della Marmilla, da domenica con la decima edizione di Mamma Blues: tre intense serate (dal 13 al 15 agosto) più un’anteprima in calendario il 12 agosto (alle 22.00), “Upside down Woodstock”, un’esibizione dei neo diplomati della Music Academy di Isili, giovani talenti musicali alla prova del grande palco, con la speranza di tornare in futuro da veri artisti. Nei giorni successivi il “festival nel festival” vedrà accendere gli amplificatori e surriscaldare le valvole sul palcoscenico dell’Arena Mamma Blues ad artisti del calibro di Roland Tchakounté (13 agosto), Kristin Asbjørnsen (14 agosto) e Seun Kuti & Egypt 80 (15 agosto), con la consueta presenza, come da tradizione, di alcuni tra i più importanti rappresentanti della musica del diavolo in terra sarda (quest’anno al festival il Bob Forte Trio, il duo Don Leone, Malignis Cauponibus ed i South Sardinian Scum.

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Il Sulcis ha la pelle dura, o meglio, la corazza; questo è il messaggio trasmesso dalla seconda edizione del Villarock festival, la manifestazione musicale che si terrà sabato 28 luglio presso la località di Villarios, comune di Giba.

Il festival nasce nella primavera del 2017 dall’associazione culturale di Villarios Su Estrai e dai volontari del Villarock, col patrocinio del comune di Giba e con la collaborazione della Pro loco di Giba; l’intento dei giovani di Villarios è quello di reagire alla crisi socio-economica e, soprattutto, allo spopolamento della zona attraverso la musica, con cui esprimere se stessi e valorizzare la musica made in Sardinia.
Non a caso il simbolo del festival di quest’anno è la Cicindela Sardea, il piccolo insetto nostrano in grado di sopravvivere in ambienti ostili; così gli organizzatori del Villarock vogliono esprimere la loro tenacia e determinazione a lottare contro una crisi che sempre più inaridisce economicamente e culturalmente il Sulcis.

Dopo la prima esperienza dello scorso anno, gli organizzatori hanno deciso di riproporre il festival con rinnovata energia e voglia di far sentire la propria voce: 12 ore di musica live a partire dalle 18.00, nella spiaggia di Porto Botte, per poi spostarsi nella piazza del paese e concludersi nuovamente in spiaggia fino alle 6 del mattino. L’evento ospiterà 9 nomi tra musicisti e band di cui un ospite straniero HRTL (Repubblica Ceca), una band Itailana da Carrara Gli Asino e 7 artisti dalla Sardegna, spaziando nei generi tra il Blues di Vittorio Pitzalis e Don Leone, il Rock’n roll e Hard rock di Turkey Necks e Voodoo Monster, l’Indie rock degli Asino e dei Pussy Stomp ed infine l’elettronica di HRTL, Mira e O3Sidian.
Oltre alla buona musica, Villarock ospiterà, a partire dalle 2.00 del pomeriggio, l’esibizione e prova gratuita di windserf e kitesurf, esposizioni di prodotti tipici, degustazioni, street food e birra artigianale.
Così la giovane cicindela del Villarock cerca di affermarsi in un territorio inospitale mostrando il lato rock del Sulcis, con la voglia di crescere e rinnovarsi nei prossimi anni.

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Continua senza sosta, domani 13 luglio, a Porto Ferro, la sua corsa che attraverserà tutta l’estate il Blue Sunset Festival. Così dopo i primi due spumeggianti appuntamenti in compagnia dei Don Leone e dell’armonicista Davide Speranza si riparte questa volta con la Marco Pandolfi Band.

La cornice è sempre quella del Baretto nella strepitosa baia di porto Ferro, dove natura incontaminata e tramonti impareggiabili la fanno da padroni. Immersi in questa location potremo gustare lo spettacolo della Marco Pandolfi Band che sarà al centro di questo terzo appuntamento.

Marco Pandolfi è un artista presente da venti anni sulla scena blues italiana. Ha suonato nelle più importanti manifestazioni della penisola e si è guadagnato la stima dei maggiori musicisti blues in Italia e all’estero. Le sue performance ed i suoi dischi sono stati recensiti dalle più autorevoli riviste del settore (Il BLUES, Blues Revue, Soul Bag, Blues in Britain Magazine…) e la sua musica trasmessa nei programmi radio di tutto il mondo (B.B. King’s Bluesville on XM radio USA, King Biscuit Time-Helena AK, WWOZ New Orleans…). Ha partecipato due volte all’INTERNATIONAL BLUES CHALLENGE di Memphis, TN (USA): nel 2006 con la band Marco Pandolfi & the Jacknives (rappresentando l’Associazione Roots and Blues di Parma) e nell’edizione del 2011 nella categoria solo/duo (rappresentando MOJO STATION di Roma). Ha collaborato con alcuni dei più noti bluesmen a livello mondiale, basti citare Richard Ray Farrell, Paul Oscher, Bob Margolin, Harvey Brooks, Preston Hubbard, Bob Corritore, Willie King, Tom Walbank, David Lee Durham, Paul Cox, King Edward, Bill Howl-N-Madd Perry, Mickey Rogers, Rockin’ Johnny Burgin, The Mannish Boys… Ha suonato in Europa e negli Stati Uniti in clubs come il Rhythm Room di Phoenix AZ, Ground Zero di Clarksdale MS o BB’s di Saint Louis MO (tra gli altri) ed ha partecipato ad importanti festival blues internazionali (Freedom Creek Blues Festival-Alabama, Rosedale Blues Festival-Mississippi, DeltaBlues-Italia, Narcao Blues-Italia, Rapperswil-Svizzera, San GallenSvizzera, Blues To Bop-Svizzera, Darlington Blues Festival-UK, Simi Valley Cajun & Blues Festival-USA, Chicago Blues Festival-USA…). Nel 2008 è stato l’unico invitato non statunitense al terzo Delta Groove All Star Blues Revue a Clarksdale (Mississippi). E’ stato l’ospite speciale al 2° Rocky Mountain Harp Blowdown di Denver, Colorado (l’anno prima era stato invitato Billy Branch e l’anno dopo R.J. Mischo) e l’invitato internazionale al Way Of Blues Revue, iniziativa tenutasi a Jackson-MS nel febbraio 2011 e che riunisce in un unico spettacolo alcuni dei bluesmen di spicco del Mississippi.

Dopo essersi fatto conoscere nel mondo del blues come armonicista, nel febbraio 2011 è stato scelto da MOJO STATION di Roma per l’International Blues Challenge di Memphis nella categoria solo/duo ed ha entusiasmato il pubblico di Beale Street presentandosi con chitarra, armonica e voce in un repertorio nel più puro spirito low-down blues.

L’Associazione Culturale Good Vibrations in collaborazione con la Cooperativa Piccoli Passi di Sassari ed Il Baretto di Porto Ferro hanno lavorato intensamente per riuscire a regalare al proprio pubblico una serata in compagnia di un artista di questo calibro; e sono sempre più convinti, anche in forza della risposta più che positiva della gente ad ogni nuovo appuntamento,  che si tratterà di un altro imperdibile concerto sia per tutti gli appassionati di blues, sia per coloro che si lasceranno trascinare dalle emozioni che la musica di Marco Pandolfi saprà sicuramente sprigionare.

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È nel segno di una doppia ricorrenza il 2018 di Dromos: da un lato, le venti candeline del festival ideato e organizzato dall’omonima associazione che ogni estate tiene banco a Oristano e in diversi centri della sua provincia; dall’altro, il cinquantenario del 1968, anno cruciale e che tanti e profondi cambiamenti ha innescato nella società, nel costume, nella cultura.

Concerti di spessore internazionale ma anche mostre, incontri e altri eventi collaterali caratterizzano anche l’edizione del ventennale del festival che dal 30 luglio al 15 agosto, sotto l’emblematico titolo “DromosRevolution”, transita in dodici comuni: Baratili San Pietro, Bauladu, Cabras, Fordongianus, Mogoro, Morgongiori, Neoneli, Nureci, San Vero Milis, Ula Tirso e Villa Verde, oltre al capoluogo, Oristano.

Due anniversari, dunque, da celebrare con gli strumenti propri di Dromos: tanta musica e arte, ma anche libri e cinema caratterizzano il ricco programma di iniziative dedicate a un anno, una stagione che ha segnato uno spartiacque nella storia del secondo Novecento; e che, come scrive il critico d’arte Ivo Serafino Fenu, ideatore della sezione del festival dedicata alle arti visive, fu soprattutto «l’aspirazione di una generazione nel portare l’immaginazione al potere, secondo le teorie di Herbert Marcuse, uno dei padri nobili di quell’immaginifico e per certi versi irripetibile momento politico, sociale e culturale». Ed è soprattutto questo l’aspetto che Dromos intende approfondire, in linea con le tematiche che da sempre caratterizzano il festival.

Il cartellone musicale prevede, come di consueto, una fitta serie di concerti, spaziando su più latitudini e generi, a partire dal jazz e i suoi immediati dintorni, con un variegato e qualificato cast di artisti, in larga prevalenza internazionali, dai quali è previsto un omaggio o una meditazione sul tema del festival. Particolarmente presente l’Africa, con la cantante maliana Fatoumata Diawara, con Bombino, il chitarrista tuareg originario del Niger, e con il ghanese Guy One, cantante e virtuoso del kologo (una sorta di banjo a due corde); e poi Cuba, con il cantante e percussionista Pedrito Martinez, il batterista Horacio “El Negro” Hernandez ed i pianisti Gonzalo Rubalcaba e Marialy Pacheco. Da un’isola all’altra: la Sardegna schiera il Mal Bigatto Trio ed il sassofonista nuorese Gavino Murgia insieme al chitarrista franco-vietnamita Nguyên Lê e al percussionista/polistrumentista francese Mino Cinelu nel progetto Dream Weavers, ma ha un legame con l’isola anche il concerto di Vinicio Capossela. Affonda invece le radici tra il Delta del Mississippi e il deserto africano il gruppo Bokanté creato dal fondatore e leader degli Snarky Puppy, Michael League, a completare un cartellone in cui brilla una stella di prima grandezza del jazz come Dee Dee Bridgewater.

L’Africa è presente anche nel palinsesto di Mamma Blues, il “festival nel festival” che, tradizionalmente, suggella Dromos in tre serate a cavallo di ferragosto: il cantante e chitarrista Roland Tchakounté, camerunense ma da tempo di casa in Francia, e il nigeriano Seun Kuti, il figlio minore del leggendario Fela Kuti, sono infatti i nomi di spicco, insieme a quello della cantante e chitarrista norvegese Kristin Asbjørnsen, dell’appuntamento a Nureci, dove il blues targato Sardegna trova invece rappresentanza nel duo Don Leone e nel Bob Forte Trio.

Sul versante delle arti visive spicca invece la mostra “68/Revolution – Memorie, nostalgie, oblii”, curata da Ivo Serafino Fenu e da Chiara Schirru in collaborazione con AskosArte e la Pinacoteca “Carlo Contini”, in continuità ideale con la precedente e fortunata “Wild is the wind – l’immagine della musica”, ospitata sempre alla Pinacoteca comunale di Oristano tra fine dicembre 2016 e i primi di marzo dell’anno scorso.

Intorno al tema del ’68 (e dintorni) ruota anche una rassegna cinematografica in tre tappe a San Vero Milis a cura dell’Associazione Lampalughis, mentre altri appuntamenti, come il consueto diario quotidiano curato da Alessandro Melis, e altri ospiti, tra cui il teologo Vito Mancuso, atteso per una riflessione sulla rivoluzione interiore, completano il quadro del ventesimo festival Dromos; un’edizione organizzata con il contributo della Regione Autonoma della Sardegna (assessorato dello Spettacolo ed Attività Culturali ed assessorato del Turismo), dei Comuni interessati, della Fondazione di Sardegna, del Banco di Sardegna, della Cantina Contini di Cabras, del Mistral Hotel di Oristano e con la collaborazione di Rete Sinis, Mibact, Curia Arcivescovile di Oristano, Pinacoteca comunale “Carlo Contini” di Oristano, AskosArte, Centro per l’Autonomia di Oristano, Cooperativa Sociale CTR Onlus, Teatro Tragodia di Mogoro, Lampalughis di San Vero Milis, associazione di promozione sociale Mariposas de Sardinia, ViaggieMiraggi ONLUS, Pastori in moto, compagnia teatrale BobòScianèl, Consulta giovani di Bauladu, Music Academy di Isili, Genadas.

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L’Associazione Culturale Good Vibrations in collaborazione con Il Baretto di Porto Ferro (SS) presenta il programma della II edizione del Festival “Porto Ferro Blue Sunset Festival”.

Dopo il grande successo della prima edizione, che ha visto esibirsi bluesman di rilievo nazionale ed internazionale, dando nuovamente seguito all’idea di un vero e proprio festival in grado di coprire tutto il periodo estivo, a partire dal 30 giugno fino al 15 settembre, e sempre con appuntamenti settimanali, la musica blues inonderà (nel vero senso della parola) con artisti locali, nazionali ed internazionali i tramonti e la natura selvaggia incontaminata della stupenda baia di Porto Ferro divenuta oramai punto di riferimento non solo per gli abituali frequentatori della splendida spiaggia ma anche e soprattutto per chi cerca un’offerta turistica alternativa.

Ed è proprio la combinazione di questi due elementi, il blues e la natura, inserita nella cornice del tramonto, che rendono questo festival unico ed inimitabile.

Ci sono posti in cui la magia è data dalla musica e poi c’è Porto Ferro, luogo pieno di magia anche nei suoi silenzi che esplode in una festa di colori e buone vibrazioni quando la sua magia naturale si affianca a quella del ritmo e dell’anima blues, e mentre il Sole vorrebbe rimanere anche lui a godere di quell’onda, pian piano ci saluta e ci lascia rapiti da uno scenario spettacolare, senza pensieri, danzante e silenzioso.

Come anticipato, in questa splendida cornice, protagonista assoluto sarà il Blues, in tutte le sue sfaccettature: dal Delta al Soul al Funk al Country Blues fino ad arrivare a ciò che ne è derivato e che è il suo figlio più famoso: il Rock’n’ Roll.

Molti pensano al blues come ad una musica triste, malinconica, e in parte lo è, ma non solo, l’aspetto fondamentale di questa espressione artistica è la speranza, la voglia di guardare avanti, la riscossa, questo era quello che cercavano gli schiavi neri quando cantavano nelle piantagioni ed il blues era la loro via di fuga, la loro maniera di evadere da quell’ingiustizia.

Come disse Jimi Hendrix “Il blues è facile da suonare ma difficile da provare” ed il festival di Porto Ferro offre ai suoi spettatori l’occasione per provare una forte esperienza blues e non limitarsi soltanto all’ascolto. In  altre parole un’esperienza totalizzante che permetterà a tutti di spendere qualche ora d’estasi lontani dal fracasso delle città e dall’ossessione dei cellulari sempre accesi. Insomma oltre ad unica esperienza in musica anche una buona occasione per socializzare e scambiare due parole e qualche sorriso senza i filtri della tecnologia.

A supportare tutti gli eventi non potranno mancare, per appagare tutti i sensi in egual misura, l’ottimo cibo e la fantastica birra de Il Baretto, padroni di casa della rassegna. 

PROGRAMMA:

Giugno

30 – Don Leone

Luglio

6 – Davide Speranza Band

13 – Marco Pandolfi Duo

20 – Lakeetra Knowles Band / Watermelon Slim

27 – Linda Valori e Maurizio Pugno Band

Agosto

2 – Francesco Piu Peace & Groove Band

9 – Sons of Rhythm

13 – Andrea Cubeddu – Angela Esmeralda & Sebastiano Lillo

16 – Superdownhome

23 – Sara Zaccarelli Band

30 – Maurizio Fenini – Veronica Sbergia & Max De Bernardi

Settembre

8 – Bayou Moonshiners

15 – Dislocation Blues

 

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Il duo raw blues Don Leone, formato da Donato Cherchi di Carbonia e Matteo Leone di Calasetta, è il vincitore dell’Italian Blues Challenge 2017. Nella finalissima, svoltasi ieri sera a Fermo (Marche), presentata da Sergio Mancinelli, hanno superato un’agguerrita concorrenza, costituita da altre 5 formazioni: Linda Valori, Francesco Garolfi, T-Roosters, Broke and Angry e Deluxe 407. Aggiudicandosi l’Italian Blues Challenge, Donato Cherchi e Matteo Leone hanno ottenuto il pass per la finale dello European Blues Challenge del 2018 che si terrà in Norvegia.

Ricordiamo che il duo Don Leone era stato protagonista, lo scorso 19 luglio, della serata inaugurale della XXVII edizione del Festival “Narcao Blues”, sul palco di piazza Europa, a Narcao. Il progetto Don Leone di Donato Cherchi (voce) e Matteo Leone (chitarra e batteria), è nato dopo un’intensa attività dei due musicisti su palcoscenici regionali e nazionali. Chitarra slide, battiti di mani, voci rauche e una vecchia valigia sulla quale tenere il tempo: è questa l’essenza del duo che ha recentemente dato alla luce l’EP d’esordio “Welcome to the south-west”: un titolo che fa chiaro riferimento al Sulcis, territorio assetato e per larghi tratti incontaminato, con le sue aride strade di campagna sulle quali si muove l’idea dei due musicisti, strade piene di incroci, come quelle paludose della storia del blues.

  

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E’ tutto pronto per la XXVII edizione di Narcao Blues, al via mercoledì 19 luglio. La formula è quella consueta: due set per serata, fino a sabato 22 luglio, con un cast che schiera nomi di spicco della scena blues internazionale e di quella nazionale, ma in cui trovano il giusto spazio anche le proposte isolane: ecco, dunque, in arrivo gli statunitensi Charlie Musselwhite, Eric Sardinas e Otis Taylor, gli italiani Fabio Treves e i T-Roosters, i sardi Francesco Piu e il duo Don Leone, mentre spetterà al camerunese Emmanuel Pi Djob, alla testa della sua Afro Soul Gang, il compito di suggellare in bellezza la manifestazione. Ma non è tutto, perché ogni serata avrà un prolungamento dopoconcerto in località Santa Croce, poco fuori Narcao (anziché al parco di Bacca Marronis, in territorio comunale di Perdaxius, come inizialmente previsto): protagonisti il duo Superdownhome, Moses Concas e il Bad Blues Quartet.

Organizzata, come sempre, dall’associazione culturale Progetto Evoluzione con il contributo dell’Assessorato della Pubblica Istruzione, Sport e Spettacolo e dell’Assessorato del Turismo della Regione Autonoma della Sardegna, della Fondazione di Sardegna e con il patrocinio del Comune di Narcao, la ventisettesima edizione del festival è dedicata alla memoria di James Cotton, il grande armonicista americano, protagonista in passato sul palcoscenico di Narcao Blues, venuto a mancare lo scorso marzo, quasi ottantaduenne. 

Si comincia, dunque, mercoledì 19 luglio, con una serata tutta nel segno del blues “made in Sardinia”: il compito di aprire il festival, alle 21.30, spetta al duo Don Leone, composto dai sulcitani Donato Cherchi (voce) e Matteo Leone (chitarra e batteria), un progetto nato dopo un’intensa attività dei due musicisti su palcoscenici regionali e nazionali. Chitarra slide, battiti di mani, voci rauche e una vecchia valigia sulla quale tenere il tempo: è questa l’essenza del duo che ha recentemente dato alla luce l’EP d’esordio “Welcome to the south-west”: un titolo che fa chiaro riferimento alla zona sarda del Sulcis, territorio assetato e per larghi tratti incontaminato, con le sue aride strade di campagna sulle quali si muove l’idea dei due musicisti, strade piene di incroci, come quelle paludose della storia del blues.

La parte finale del primo set vedrà unirsi al duo Don Leone Makika (canto gutturale, scaccia pensieri e chitarra), nome d’arte del cagliaritano Carlo Spiga (che all’attività di artista visivo affianca quella di musicista), per una sonorizzazione dal vivo di un video nato dal progetto artistico “Ciak! Ciak! Kibera”, realizzato dall’associazione di arte contemporanea Cherimus, in collaborazione con Amani for Africa, nella baraccopoli di Kibera, a Nairobi: un progetto che ha coinvolto in una serie di workshop dedicati all’arte e alla musica ex bambini di strada che hanno intrapreso un percorso di recupero e di reinserimento. Durante un mese di permanenza nella capitale del Kenya, il musicista sardo Francesco Medda, meglio conosciuto col nome d’arte Arrogalla, ha condotto dei laboratori dai quali è tratto il tappeto sonoro su cui suoneranno Don Leone e Makika.

Il secondo set della serata inaugurale vedrà il festival riabbracciare uno dei suoi figli: il bluesman sassarese Francesco Piu, sul palco di Narcao per presentare la sua ultima fatica discografica, “Peace & Groove”, un album dove blues, soul, funk e gospel si miscelano con storie che raccontano d’amore, di guerra e di speranza. La stesura dei testi è stata firmata a quattro mani dal trentaseienne cantante e chitarrista con lo scrittore Salvatore Niffoi (vincitore del Premio Campiello nel 2006 con il romanzo “La vedova scalza”). Dopo svariati tour che l’hanno visto esibirsi negli Stati Uniti, Canada e nei migliori festival blues d’Europa, collezionando illustri collaborazioni (da Eric Bibb che ha prodotto il suo terzo disco, “Ma-Moo Tones”, a Tommy Emmanuel, Guy Davis e Roy Rogers) e aperture di prestigio (John Mayall, Johnny Winter, Jimmie Vaughan, Robert Cray, Derek Trucks Band, Joe Bonamassa, Charlie Musselwhite, Robben Ford, Larry Carlton, Albert Lee, Fabulous Thunderbirds, Sonny Landreth), Francesco Piu (voce, armonica, chitarra acustica e elettrica) si presenterà sul palcoscenico di piazza Europa affiancato da Gianmario Solinas (organo Hammond, pianoforte e cori), Gavino Riva (basso e cori), Giovanni Gaias (batteria e cori), Gianfranco Marongiu (percussioni) e dalle coriste Rita Casiddu, Denise Gueye, Irene e Francesca Loche.

Il momento che separa i due concerti della prima serata proporrà anche una parentesi inedita per la rassegna: tra tutti gli spettatori verranno infatti estratti, attraverso appositi tagliandi consegnati all’ingresso, i vincitori di dieci dischi di Francesco Piu, dieci di Don Leone ed altrettanti abbonamenti e magliette del festival. Un’iniziativa che Narcao Blues mette in atto per la prima volta per premiare il fedele e sempre numeroso pubblico che ogni anno frequenta la manifestazione.

Giovedì 20 l’anima di “Mister Superharp” James Cotton soffierà idealmente nella notte sulcitana con “La serata delle armoniche”. A salire per primo sul palco (inizio del concerto ore 21.30) sarà “il puma di Lambrate” Fabio Treves, tra i musicisti più importanti della scena nazionale, che ha festeggiato di recente i suoi prolifici quarant’anni di carriera (nel 2014 ha ricevuto l’Ambrogino d’oro dal Comune di Milano per i suoi meriti artistici), percorsi con coerenza e passione sulla lunga e tortuosa strada della “musica del diavolo”: un cammino cominciato nel 1974 quando l’allora ventiquattrenne armonicista lombardo fonda la Treves Blues Band con l’intento di divulgare i valori del blues, le sue storie e i suoi impareggiabili interpreti. Unico italiano ad aver condiviso il palcoscenico con Frank Zappa, il musicista milanese vanta collaborazioni con pilastri del genere come Sunnyland Slim, Johnny Shines, Homesick James, Billy Branch, Dave Kelly, Paul Jones. Ad affiancarlo sul palcoscenico ci saranno Ale “Kid” Gariazzo (chitarre, mandolino, ukulele, lap steel, voce), Gabriele “Gab D” Dellepiane (basso) e Massimo Serra (batteria, percussioni).

Le stelle sul cielo di Narcao illumineranno subito dopo il genio dell’armonica Charlie Musselwhite. Nato in Mississippi nel 1944, cresciuto a Memphis ed educato nel South Side di Chicago, l’artista statunitense ha rivoluzionato sin dai primi anni Sessanta il genere, continuando a creare senza però trascurare le solide radici alla base del blues. Le sua singolare vocalità, la sua melodica armonica e il sound profondamente country blues della sua chitarra, accompagnano perfettamente le sue spesso autobiografiche e memorabili canzoni originali. Il “campione incontrastato dell’armonica blues”, che vanta al suo attivo collaborazioni con Howlin’ Wolf, Muddy Waters, Big Joe Williams, Little Walter, Sonny Boy Williamson, Tom Waits, Eddie Vedder, Ben Harper e il grande John Lee Hooker, giusto per fare qualche nome, sarà affiancato da Matt Stubbs alla chitarra, June Core alla batteria e Randy Bermudes al basso.

Serata tutta a stelle e strisce venerdì 21 luglio. Le valvole degli amplificatori inizieranno a surriscaldarsi alle 21.30 con il blues rock di Eric Sardinas, gradito ritorno per il pubblico del festival, undici anni dopo la sua precedente apparizione. Classe 1970, noto per l’uso della chitarra resofonica (strumento nato negli Stati Uniti d’America alla fine degli anni Venti) e per il suo stile originale condito dalle sue teatrali esibizioni dal vivo, il musicista di Fort Lauderdale ha la caratteristica di suonare lo strumento come ogni chitarrista destrorso, nonostante il suo forte mancinismo, elemento che ha contribuito non poco alla formazione della sua originale tecnica e del suo stile. Tra i generi che l’hanno maggiormente ispirato nello sviluppo della sua personalissima cifra stilistica ci sono il gospel, la musica della Motown e il R&B, che lo hanno spinto alla ricerca degli intensi suoni acustici del profondo sud degli Stati Uniti. Tra gli artisti che più l’hanno influenzato ci sono invece Charley Patton, Son House, Robert Johnson, Skip James, Bukka White, Big Bill Broonzy, Elmore James, Muddy Waters e Fred McDowell. È del 2014 il suo ultimo disco, “Boomerang”, pubblicato dalla Jazzhaus Records. Ad affiancare Eric Sardinas (chitarra e voce) sul palco di piazza Europa ci saranno Paul Loranger al basso e Demi Lee Solorio alla batteria.

Il secondo set registrerà un’importante esclusiva per il festival narcarese: nella sua unica data italiana, salirà infatti sul palco di piazza Europa l’eclettico Otis Taylor, affiancato per l’occasione da Mato Nanji alla chitarra, Todd Edmunds al basso elettrico e Larry Thompson alla batteria. Cantante, compositore e polistrumentista (suona la chitarra, il banjo, l’armonica e il violoncello), il musicista dell’Illinois è tra i nomi di spicco della New Wave del blues americano e indubbiamente tra i più innovativi dell’ultimo ventennio. Nato a Chicago nel 1948 e cresciuto a Denver, ha iniziato a suonare da giovanissimo, ma si è allontanato a lungo dalle scene musicali per farvi ritorno in pianta stabile solo a metà anni Novanta (il suo primo disco è del 1996). La rivista Guitar Player l’ha definito come il più importante bluesman ai giorni nostri, e questo è confermato dalle prestigiose collaborazioni che l’hanno visto condividere la scena con il chitarrista inglese Gary Moore, l’armonicista statunitense Charlie Musselwhite e la pianista giapponese Hiromi Uehara, tra gli altri. Taylor è stato nominato più volte ai Grammy come miglior artista blues e migliore polistrumentista. Il suo tredicesimo album in studio, “My World Is Gone” (Telarc International, 2013), rimarca la sua grande duttilità e originalità nel riuscire a muoversi con disinvoltura e grande classe attraverso jazz, rock, funk e altri generi, andando a creare un ibrido definito “trance blues”, spina dorsale dei suoi crudi racconti di lotta, libertà, desiderio, conflitto e, naturalmente, amore. Lo scorso febbraio è stata pubblicata la sua più recente testimonianza discografica, “Fantasizing About Being Black”, che lo conferma come una delle voci più autentiche e attente del blues contemporaneo.

La quarta e ultima serata, sabato 22, si aprirà sotto il segno dei T-Roosters, formazione italiana composta da quattro musicisti di lunga esperienza: Tiziano “Rooster Tiz” Galli (chitarra e voce), Giancarlo “Silver Head” Cova (batteria e cori), Luigi “Lillo” Rogati (basso, contrabbasso e cori) e Marcus “Bold Sound” Tondo (armoniche e cori). Il quartetto si muove alla costante ricerca dell’equilibrio fra musica e testi, fattori che si compenetrano e si accompagnano costantemente per raccontare storie quotidiane, per dipingere affreschi di vita reale e per offrire all’ascoltatore emozioni, suggestioni e interessanti spunti di riflessione. I “galli” del blues propongono uno show condito da pezzi autografi, da cronache del mondo attuale, con incursioni “intime” nello spazio profondo che ospita i sentimenti, le paure, le speranze, gli amori e le incertezze della vita quotidiana; a Narcao presenteranno la loro ultima uscita discografica, “Another Blues To Shout“, album figlio di una profonda ricerca sonora che esplora le radici della musica dell’anima, un tuffo nella tradizione con lo sguardo rivolto al presente e al futuro, filtrato dalla sensibilità dei musicisti. Nelle note di copertina del disco, Antonio Avalle definisce la musica dei T-Roosters come un’esperienza sensoriale e sonora senza precedenti, vissuta attraverso inconsueti blues calati fra le dissonanze del mondo.

A guidare le danze nell’ultimo atto del festival ci penserà l’estro di un’altra fulgida stella del panorama europeo: Emmanuel Pi Djob, vera e propria rivelazione e fenomeno mediatico degli ultimi tempi, capace di compiere un ritorno alle origini e un autentico viaggio a ritroso nella madre Africa, continente dal quale le radici più profonde del blues assorbono la loro vitale essenza. Originario del Camerun ma naturalizzato in Francia, è considerato una delle migliori voci nere in circolazione, come dimostra il grande successo ottenuto recentemente nell’edizione francese del talent show televisivo “The Voice”, nel quale ha entusiasmato pubblico e giudici in più di un’esecuzione. Originario di Dibang, Emmanuel Pi Djob fonde con freschezza il vecchio e il nuovo soul, contaminandolo con ritmi e sonorità tipiche del continente africano, creando un’atmosfera musicale che si colora di groove e grande originalità. A Narcao si presenta alla guida della sua Afro Soul Gang, formazione che sposa la robustezza del funky al soul più puro con sferzante e irriverente originalità: Bénilde Fodjo Foko al basso e alla direzione musicale, Elvis Megne Mbo Mba alle tastiere, Sébastien Debloos ai sassofoni, Michel Prandi alle chitarre, Eric Durand alle percussioni, Edwin Budon alla batteria, e le coriste Elica Skarlatova, Capucine Trotobas e Christina Rivoallanoi-Drevet.

Ogni serata la musica prosegue nello spazio dopoconcerto, anche quest’anno allestito in località Santa Croce, poco fuori Narcao. Il compito di animare le nottate di mercoledì 19 e venerdì 21, spetterà ai Superdowhhome, un duo di rural blues formatosi l’anno scorso dall’incontro tra Henry Sauda (voce, chitarra acustica, Diddley Bow e armonica) e Beppe Facchetti (cassa, rullante, tambourine e crash): un combo legato alle tradizioni, ma proiettato anche verso spazi personali e contaminati da tutto quello che è il moderno folk europeo che fa da substrato al blues rurale. 

A tenere banco, giovedì 20, sarà invece Moses Concas, musicista sardo che l’anno scorso ha conquistato pubblico e critica, vincendo l’Italia’s Got Talent con il suo trascinante mix di armonica e beatbox: una scelta stilistica maturata attraverso un percorso artistico che dalla Sardegna l’ha portato a viaggiare per l’Europa per approdare sul suo palco d’elezione, le strade di Londra, e poi al successo al talent televisivo. 

Sabato 22 chiude la serie il Bad Blues Quartet, la band cagliaritana formata da Eleonora Usala (voce), Federico Valenti (chitarra), Simone Arca (basso) e Frank Stara (batteria), che lo scorso primo giugno ha battezzato il suo disco d’esordio: un lavoro che racchiude e fonde le varie ed eterogenee influenze musicali dei membri del gruppo che, dopo aver iniziato il suo cammino suonando i brani dei grandi maestri del blues, ha iniziato presto a inserire nel suo repertorio pezzi originali, sino a farli diventare il pilastro centrale delle sue esibizioni.

I biglietti interi per le serate di giovedì 20, venerdì 21 e sabato 22 luglio costano dodici euro, dieci i ridotti; prezzo promozionale per la serata inaugurale di mercoledì 19: l’ingresso per la “Sardinian Blues Night” costa infatti cinque euro. Trenta euro, invece, il prezzo dell’abbonamento per le quattro serate. Prevendita online e nei punti vendita del circuito Box Office Sardegna.