21 November, 2024
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Le immagini delle televisioni americane, rilanciate sui nostri teleschermi in questi giorni, mostrano, oltre a Donald Trump sanguinante, Joe Biden assente e Kamala Harris in lizza, tanti americani che indossano mascherina respiratoria FFP2 anticovid. E’ il segno certo che in America il Covid corre. Da noi, in Italia, non se ne ha ancora la chiara percezione e la comunicazione dell’incombenza del Covid è poco esplicita. Alcuni giorni fa è comparsa la notizia che nell’ultima settimana in Italia vi sarebbero stati 8.500 nuovi casi di Covid. Il ché contrasta con la nostra esperienza quotidiana, la quale ci dice che moltissime famiglie del Sulcis Iglesiente e del Cagliaritano stanno combattendo con la febbre da Covid.
Gli 8.500 casi attribuiti all’Italia probabilmente si trovano tutti nella provincia del Sud Sardegna e Cagliari.
Considerato che quest’area rappresenta la centesima parte della popolazione italiana, è verosimile che il numero degli infettati dal virus Sars-Cov2 in Italia sia cento volte superiore, e il numero reale possa trovarsi intorno ai 850.000 casi.
Se fosse così, si tratterebbe di una franca ripresa dell’epidemia di Covid-19. Ne parla esplicitamente il direttore dell’OMS (Organizzazione Mondiale Sanità) in Europa, il dottor Hans Kluge. Egli, dall’alto del suo osservatorio, certifica che il numero dei ricoveri ospedalieri per Covid in Europa, rispetto alle ultime 4 settimane, è aumentato in questa settimana del 51%. Questo è il primo dato statistico ottenuto dai fogli gnoseologici ospedalieri e riferito dagli Istituti di Statistica Sanitaria. Gli stessi Istituti certificano che nelle ultime 4 settimane il numero dei morti per Covid è aumentato del 32% rispetto al mese precedente. La mortalità è francamente in aumento. I dati di incidenza della diffusione del Sars-Cov2 nel Sud Sardegna dovrebbero essere omogenei alle percentuali europee.
La malattia, oltre alle persone immunodepresse, sta colpendo le donne in stato di gravidanza e il personale ospedaliero.
Certamente, come dice il dr Hans Kluge, si devono evitare gli allarmismi, tuttavia è anche opportuno mettere in guardia le persone più esposte: gli ultrasessantacinquenni, le donne incinte, e il personale ospedaliero.
Purtroppo, il personale ospedaliero lavora, quasi tutto, senza la protezione di Dispositivi di Protezione Individuale. Ciò lo espone ad essere vittima di contagio per causa di lavoro e ad essere, a sua volta, vettore del virus.
Le donne incinte, la parte più pregiata della popolazione, si vedono circolare nei luoghi pubblici affollati e nei mezzi di trasporto (aerei, treni, navi) praticamente sempre senza mascherina respiratoria. Forse per scelta, forse per mancata informazione.
Gli ultrasessantacinquenni in generale, ma sopratutto quelli fragili, dovrebbero proteggersi per due motivi: per preservare la propria autosufficienza e per evitare il sovraccarico di impegno assistenziale al SSN e alle proprie famiglie. Mentre le donne incinte e il personale ospedaliero rappresentano numericamente una parte limitata della popolazione italiana, questi ultimi sono un esercito.
Alla data di oggi, gli ultrasessantacinquenni sono il 24 % della popolazione; si tratta di un’enormità di italiani pari a 14,6 milioni di potenziali bersagli del virus. Questo numero nei prossimi anni è destinato a crescere. Nel 2045 gli ultrasessantacinquenni saranno il 35% della popolazione, cioè 17,5 milioni su 50 milioni di abitanti.
I dati demografici ci dicono che il numero degli italiani fragili è destinato a crescere; con la loro crescita, aumenterà la necessità di nuova Sanità pubblica, e di ulteriore spesa sanitaria dello Stato. A causa del ridotto numero di nuovi nati e del ridotto numero di abili al lavoro contribuenti, diminuirà il gettito fiscale e lo Stato non potrà sostenere l’impatto di nuovi aumenti di spesa sanitaria. Molti italiani non potranno essere curati a spese dello Stato.
I freddi numeri statistici sono cinici. Davanti al cinismo dei numeri è prudente supporre che non ci si possa più aspettare una “sanità pubblica dalla culla alla tomba”, e sia necessario imparare a vivere adottando tutti i presidi di prevenzione che ci aiutino a non ammalarci.
Il Covid redivivo di questa Estate sarda è un utile avviso alla prudenza e una palestra per esercitarci a fare prevenzione.
Il dottor Hans Kluge, in un suo comunicato di pochi giorni fa, ha sostenuto che «per affrontare il nuovo Covid l’azione da prendersi immediatamente è sbarrare le vie di diffusione del virus e difendere i fragili, i grandi anziani, gli oncologici, gli immunodepressi. E’ necessaria una campagna informativa basata sulla raccomandazione di portare la mascherina, lavarsi frequentemente le mani, evitare gli assembramenti, mantenere le distanze da chi è sintomatico, fare il tampone nasofaringeo al minimo sintomo o al minimo dubbio d’essere entrati in contatto con una persona sospetta d’essere portatrice di Covid, autoisolarsi in caso di positività».

I mezzi per ridurre il rischio grave ci sono:
– adottare precauzioni sensate come indossare la mascherina monouso respiratoria in spazi chiusi frequentati, o in spazi aperti affollati;
– tenersi lontani dagli altri se si è sintomatici o se si sospetta di essere portatori del virus;
– mettersi in isolamento spontaneo secondo le indicazioni dei DPCM del 2020;
– adottare precauzioni se si deve interagire con persone che hanno rapporti con pazienti affetti da Covid;
– lavarsi regolarmente le mani;
– vaccinarsi con vaccini aggiornati ogni 6 mesi se si è fragili. I vaccini salveranno ancora vite.
Per il futuro, visto che il virus non ci abbandonerà per molti anni ancora, il direttore dell’OMS Europa raccomanda ai Governi l’adozione di azioni strutturali per ridurre la concentrazione del virus negli ambienti dedicati ai servizi pubblici. Per questo, consiglia l’impiego diffuso di ventilazione meccanica a pressione negativa negli ospedali, nelle scuole e nei trasporti pubblici.
Le raccomandazioni date dal dottor Hans Kluge hanno due scopi:
– rimuovere l’illusione diffusa che il Covid sia finito;
– avviare la campagna di informazione e prevenzione.

Mario Marroccu

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Sessant’anni fa si usava una metafora bellissima per spiegare gli equilibri mondiali. Era questa: «Se una farfalla batte le ali a Hong Kong, a Londra scoppierà un uragano». A gennaio di quest’anno la “farfalla” ha battuto le “ali” a Vuhan in Cina e, dopo aver scombussolato il mondo, il suo effetto è arrivato negli Stati Uniti dove si è abbattuto un “uragano” elettorale che ha fatto perdere il prestigio all’Uomo più potente del Mondo: il presidente Donald Trump. Durante questa prima settimana di novembre, hanno votato il 67 per cento degli americani aventi diritto, fatto mai avvenuto. In passato, non era raro che votassero solo il 25-30 per cento degli elettori. Questa volta un’eccezionale marea di democratici e di repubblicani hanno dato un brusco risveglio alla Democrazia.
La metafora della “farfalla” funzionerà anche per l’Europa? Vedremo.
Dobbiamo aspettarci che, dopo aver attraversato il Continente, una brezza arriverà anche nel Sulcis Iglesiente.

L’esplosione americana è stata avviata dalla piccola “miccia” del Coronavirus, ma la deflagrazione è stata alimentata dai pericoli che correvano l’Economia degli Stati Uniti e la Sicurezza; questo lo sostengono i politologi.
La nostra situazione, in Europa, non è diversa. Da noi, in Italia, la Pandemia è stata il rivelatore chimico che ha mostrato la “fragilità” del nostro Sistema Economico, e l’insicurezza del futuro di:
– Giovani,
– Anziani,
– Lavoro.
Purtroppo, è vero che oggi, nel 2020, il livello del nostro debito nazionale ha superato quello che aveva l’Italia alla fine della Prima Guerra Mondiale nel 1918. Neppure alla fine della Seconda Guerra Mondiale avemmo un debito così elevato. Il Sulcis Iglesiente si poteva permettere un Sistema Sanitario con ben tre ospedali ad Iglesias e un ospedale a Carbonia. Oggi abbiamo ad Iglesias le macerie, e i residui del terzo, ridotto ai minimi termini. A Carbonia abbiamo un ospedale che, una volta completo di tutti i reparti fondamentali, oggi è grandemente depotenziato ed impoverito. Per quanto riguarda l’altro servizio essenziale per una società civile, la Giustizia, la situazione è anche peggiore: le due città avevano due Tribunali ed oggi nessuno.
Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, per far risollevare l’Europa dal disastro economico, gli Stati Uniti intervennero con un piano di aiuti chiamato: “European Recovery Program”. Il discorso di presentazione del piano fu tenuto dal segretario di Stato George Marshall nel 1947, e da allora il progetto prese il nome di “Piano Marshall”.

Tra quel Piano Americano del 1947 e l’attuale Piano di Ripresa allestito dalla Commissione europea in questo 2020 vi sono molti parallelismi.
– L’European Recovery Program americano NON era finalizzato a soddisfare i bisogni immediati della popolazione, ma a porre le basi per una nuova economia della macchina produttiva europea proiettata nel futuro. La finalità di quel piano assomigliava all’attuale Next Generation EU di cui parliamo in questi giorni in Europa. Nel Piano europeo esistono alcune “Condizionalità”, come:
– La presentazione di progetti innovativi entro aprile 2021,
– La ristrutturazione del Sistema sanitario,
– La Giustizia più agile,
– La Green Economy,
– La Digitalizzazione e la banda larga,
– Il beneficio per la prossima Generazione.
– I progetti devono essere realizzati entro 3 anni.
Anche il Recovery Program del Piano Marshall prevedeva aiuti limitati a 4 anni (1948-1951).
La somma totale stanziata dagli americani fu di 14 miliardi di dollari per tutta l’Europa.
Nel piano erano compresi anche gli aiuti per l’Europa dell’Est (Unione Sovietica e paesi satelliti), tuttavia questi Stati decisero di rifiutare il Recovery Program americano temendo risvolti negativi.
Invece l’Europa Occidentale accettò e dal 1948 al 1951 ricevette tutte le somme stanziate.
All’Italia furono erogati due miliardi e mezzo di dollari, inoltre fu avviato un formidabile interscambio culturale con l’invio di imprenditori italiani come osservatori nella macchina produttiva industriale americana. Fu una sorta di Erasmus del dopoguerra.
Anche oggi, col Recovery Fund Europeo stiamo assistendo all’ostruzione di alcune componenti politiche che vorrebbero rifiutare sia Next Generation EU, sia il MES per motivi simili a quelli che nel 1947 spinsero l’Unione Sovietica ed i Paesi dell’Est a rifiutare. Si videro poi i risultati di quel rifiuto.
C’è un punto in cui il piano Marshall del 1947 ed il Next Generation EU del 2020 si differenziano. Si tratta dell’entità della somma messa a disposizione dall’Europa a favore di tutti i Paesi dell’Unione.
Quella europea è una somma enormemente più grande. All’Italia potranno essere erogati 209 miliardi di euro di cui 81 in forma di sussidio; il resto in forma di prestito molto agevolato. E’ inoltre disponibile il MES che verrà erogato in forma di prestito agevolato con un bassissimo interesse.
Nel 1947 il Piano Marshall fu concepito e fortemente sostenuto dal Partito Democratico Americano. Dopo somministrazione degli aiuti per 4 anni, nel 1951 il Piano non venne rinnovato a causa dello scoppio della guerra in Corea e perché le elezioni Presidenziali quell’anno vennero vinte dal Partito Repubblicano che era contrario agli aiuti all’Europa.
Oggi l’Uragano elettorale Americano ha ristabilito, per l’Europa, una condizione favorevole simile al 1947. Inoltre, forse, esistono anche altri aspetti, meno influenti ma significativi come le origini irlandesi di Joe Biden, che potrebbero moderare le pretese di Boris Johnson con la Brexit ed i rischi connessi al ristabilimento di una frontiera tra Irlanda del Nord e Irlanda. Inoltre potrebbe avere influenza la fede cristiano cattolica di Joe Biden ed i suoi rapporti col Papa di Roma. Forse un altro buon auspicio è dato dalle origini siciliane della moglie del Presidente, Jill Jacobs, e ciò è favorente per l’instaurarsi di buoni rapporti con l’Italia.
Potrebbe essere maturo il tempo del una “New Deal”, cioè di un “nuovo contratto sociale” alla John Kennedy. Oggi pare si intravedano i prodromi di ripresa della vitalità politica come quella degli anni ’60 quando esplose la partecipazione popolare che si manifestò in varie forme e dette l’avvio a riforme sociali come la legge di Riforma sanitaria 833 del 1978. Fu il più grande esempio di partecipazione democratica dei territori alla gestione di un servizio pubblico imponente come quello sanitario. Oggi, che stiamo vivendo un dramma economico nato da una tragedia sanitaria, risulta evidente che l’aver modificato la Legge di Riforma, con esclusione dei Sindaci dal Consiglio di Amministrazione delle ASSL è stato un grave errore. E’ ormai evidente che il Problema Sanitario Nazionale si risolverà con l’impegno a ricostituire i Sistemi Sanitari Locali dei territori. Lo scopo è: ricostituire il meccanismo di comunicazione tra territori e Centro Amministrativo Regionale che oggi è inceppato.
In questa fase di progettazione per accedere ai fondi europei del Next Generation EU, i Sindaci e le Amministrazioni locali dovrebbero essere convocati. Ci serve una politica che oltre ad avere funzioni puramente contabili abbia un atteggiamento più inclusivo e assuma connotati dal tratto più umano.
I territori a loro volta non possono accettare l’esclusione dai tavoli dove, prestissimo, si dovrà programmare la Sanità futura.
La pandemia finirà. L’annuncio della Azienda farmaceutica Pfizer che il suo vaccino anti-Covid è pronto, l’entrata in produzione degli anticorpi monoclonali della Regeneron Pharmaceutics, e l’annuncio dato oggi dalla Azienda Eli Lilly che è pronto ed è stato approvato dalla FDI americana un altro anticorpo monoclonale anti-Covid da produrre industrialmente, sono i segni certi che presto ci batteremo ad armi pari con il Virus, e vinceremo.
Per questo è già tempo di progettare il Sistema sanitario del Sulcis Iglesiente destinato ai decenni futuri. Naturalmente deve essere progettato per la Generazione successiva alla nostra, la Next Generation Eu, appunto.
Oggi, su questo tema, sono già in corso negoziati fra Governi europei. Fra una settimana inizieranno i negoziati tra 41 Parlamenti (nazionali e regionali) d’Europa: verrà messo a punto il “Regolamento sulla Recovery and Resilience facility”. Il momento è cruciale.
La nostra attuale ASSL ha 122.000 abitanti. Se la futura Provincia del Sulcis Iglesiente comprenderà anche Teulada e Siliqua, arriveremo a 140.000 abitanti.
A questo punto saremo come una grande città e, come tale, ci spetta una struttura dei Servizi adeguata per avere miglioramenti su:
– Scuola e Università,
– Tribunali,
– Ospedali,
– Trasporti,
– Un sistema produttivo di energia che supporti le manifatture, le industrie, l’agricoltura,

– Un apparato di sicurezza di terra e di mare,
– Un piano di Green Economy, che comprenda anche le Aree Marine Protette e le Aree Terrestri Protette.
Le nostre città ospedaliere hanno necessità di ridiventare centri autonomi e altamente specialistici sia di cure che di ricerca medica.
Il territorio ha bisogno delle sue Case della Salute, del Covid Hospital, del Covid Hotel, degli Hospice. Gli Ospedali hanno necessità di un Centro Tumori che si occupi di: Anatomia Patologica, Chemioterapia, Radioterapia, Laboratori di Medicina Nucleare, di Genetica e di Virologia.
Il campo da coltivare è ampio. Gli spazi sono vuoti e incolti. Chi doveva “prendersi cura delle cure” ha delegato a questa funzione persone e città estranee a questo territorio. Ne stiamo vedendo i risultati.

Mario Marroccu

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Ormai è chiaro il fallimento del piano di protezione della salute pubblica dal Coronavirus. Le istanze provenienti dai Sindaci cadono nel vuoto, proprio adesso che ci servono dei leaders locali che coordinino un gabinetto di crisi. Mentre oggi a Vuhan la gente va a fare shopping senza mascherina e tutte le attività civili hanno ripreso in pieno, noi stiamo sprofondando nel nuovo lockdown. In Cina, recentemente, per un focolaio di 9 casi di Covid hanno fatto un tracciamento con 9 milioni di tamponi. I sospetti sono stati isolati dal resto della popolazione e tutto è rientrato nella norma. Noi invece siamo entrati in una fase talmente grave che oggi, fare il tracciamento e i tamponi a tappeto, non è più possibile. Ci dobbiamo limitare a fare il tampone ai casi sintomatici. Il motivo? «Pochissimo personale addetto al tracciamento e all’esecuzione dei tamponi». Il fallimento è evidente, soprattutto, negli ambiti familiari.

Questi sono i dati sulla distribuzione dei focolai:

  • In famiglia: 82,6% dei focolai;
  • In ambito lavorativo: il 3,2%;
  • In attività ricreative: il 2,6%;

I ragazzi trovati positivi a scuola avevano contratto il virus in ambito familiare.

Dei restanti focolai non si è capita l’origine.

Visto che abbiamo dimenticato la lezione impartitaci dalla prima ondata e, vista la crisi in cui sta entrando il Sistema Sanitario pubblico, non ci resta che prepararci ad una difesa individuale, studiando di nuovo il virus per scoprire i suoi punti deboli.

Questo Virus è difficile. Ha un unico scopo: riprodursi. Il luogo ideale che ha trovato per farlo, siamo noi esseri umani. I Virus sono antichissimi. Esistevano già 3 miliardi di anni prima degli ominidi, quando iniziò la vita sulla Terra. Essi sono strutture semplici di Acido Ribonucleico (RNA) o di acido Desossiribonucleico (DNA) che, probabilmente, associandosi ed assommandosi in masserelle più grandi, hanno dato luogo ai Batteri. Batteri e Virus, sommandosi, hanno dato luogo ai Protozoi. Questi, mettendo insieme il DNA virale, batterico e protozoario, hanno dato luogo ai metazoi, e così via fino agli animali di grandi dimensioni. Il problema sta qui: i Virus ci conoscono da sempre e, nella loro infinita semplicità, ci dominano perché sono il nostro antecedente biologico nella scala dei viventi.

L’Uomo moderno iniziò a percepire l’esistenza dei virus circa 1 secolo fa quando scoprì, in una malattia chiamata “mosaico del tabacco” che esistevano esseri infinitamente più piccoli dei microbi. Nel 1910, venne scoperto il Virus polio (quello della Poliomielite). Successivamente, in tutto il 1900, si scoprirono tutti gli altri virus che oggi conosciamo; tuttavia, il numero reale delle loro varietà è enorme e sconosciuto.

Per ora non abbiamo farmaci disponibili, tranne gli Anticorpi Monoclonali (impiegati per curare Donald Trump), e il Remdesevir. I primi sono irraggiungibili: una cura costa centinaia di migliaia di dollari. Il secondo viene prodotto in scarsa quantità ed è efficace in meno della metà dei casi. Di fatto non abbiamo difese.

Stando così le cose ci chiediamo: «Che differenza c’è tra noi Uomini del 21° secolo e gli Uomini del Medio Evo? Risposta: «Non c’ è differenza sostanziale».

Dobbiamo evitare la presunzione e prendere coscienza che siamo tutt’oggi ridotti alla stregua di Uomini medioevali e dobbiamo usare gli stessi metodi che usavano i nostri antenati per difendersi, e cioè.

  • Distanziamento,
  • Isolamento,
  • Barriere fisiche.

All’inizio dell’Epidemia si pensava che il contagio avvenisse da malato a sano attraverso le “droplets”, cioè le goccioline di secrezioni delle vie aeree che vengono emesse con la tosse e gli starnuti. Poi si è scoperto che il Virus si diffonde benissimo anche in assenza di tosse e starnuti. Lui usa l’aerosol dell’alito che emettiamo quando parliamo. L’Uomo è l’animale più garrulo che esista, anche più degli uccelli. Ed è l’unico animale che trasmette infezioni dall’uno all’altro attraverso la parola.

I suoni vengono emessi dalla bocca dopo essere stati modulati dalle corde vocali, dalla lingua e dalle labbra. Inoltre la potenza della voce viene regolata dalla forza con cui si contrae il diaframma e la cassa toracica per espirare  l’aria dai polmoni.

E’ evidente che un individuo infetto irrora l’ambiente circostante con l’aerosol, emesso dal suo apparato vocale, proveniente dai polmoni, dai bronchi, dalla trachea, dalla glottide, dalla bocca e dal naso. E l’aerosol emesso contiene miliardi di Virus. Il numero dei Virus e la distanza a cui vengono proiettati è direttamente proporzionale alla forza di emissione del fiato e al tono della voce.

Pochi giorni fa ho ricevuto da un collega un articolo della rivista “Science” che contiene i risultati delle ultime ricerche sulla diffusione della Pandemia. Questa rivista viene pubblicata a Washington D.C. dall’American Association for the Advancemente of Science “ fin dal 1880. E’ la più prestigiosa al mondo assieme alla rivista inglese “Nature” del 1869 ed ha il merito di aver posto molte basi alla scienza medica moderna. I loro articoli sono particolarmente attendibili.

Ambedue le riviste nacquero dopo le pubblicazioni di Darwin sulla evoluzione delle specie, di Pasteur sulla teoria dei microbi, e di Mendelejeev sulla tavola periodica degli Elementi chimici. Quelle pubblicazioni, apparse nel trentennio fra il 1850 e il 1880, posero le basi dello sviluppo scientifico del 1900 e 2000.

Nella seconda metà del 1800 si misero a punto le tecniche della disinfezione e sterilizzazione. Ciò dette grande impulso alla Chirurgia. La Medicina Interna ebbe, nella prima metà del 1900, un grande impulso con l’applicazione delle scoperte della Genetica, della l’Immunologia, dei vaccini, dei sulfamidici e degli antibiotici. La Medicina fece un balzo in avanti nel 1953 quando James Watson e Francis Crick, genetisti, dimostrarono la struttura del DNA e dello RNA. Quando la loro scoperta venne capita nella sua grandezza si affermò che era stato scoperto il linguaggio con cui Dio aveva creato la Natura Vivente. Dopo la scoperta del fuoco, della ruota e della macchina a vapore quella di Watson e Crick fu la quarta scoperta più importante della Storia dell’Uomo.

Negli anni ’90 la Genetica esplose, soprattutto, tra gli scienziato americani ed il 26 giugno 2.000 Francis Collins e Craig Venter, presentati al mondo intero da Bill Clinton, dichiararono d’aver decodificato l’intera sequenza del DNA umano. Quegli apparecchi che misero a punto per decodificare il DNA erano i progenitori degli apparecchi che oggi si usano per decodificare l’RNA dei tamponi eseguiti per cercare il Coronavirus.

Craig Venter scoprì che il corredo genetico dell’Uomo è compreso in una piccolissima parte del DNA totale che si trova nelle cellule: il 5%. Il restante 95% di DNA umano non si sa a cosa serva e vien chiamato “DNA spazzatura”. Cos’è?

La teoria più accreditata è che si tratti di DNA e RNA virale che si è accumulato nei millenni dentro le cellule umane.

Se questo è vero si comprende anche quanto i Virus hanno abitato, e continuano ad abitare, dentro di noi, e quanto il materiale virale contenuto nelle nostre cellule sia abbondantemente preponderante rispetto al DNA umano. E’ difficile distinguere se siamo noi ad ospitare agenti estranei, oppure se siamo noi stessi ospiti di altri progenitori genetici. In futuro la Scienza chiarirà.

Alla luce delle attuali conoscenze possiamo capire quanto sia insidioso l’attacco di questo Coronavirus, che sta cercando domicilio nel nostro serbatoio genetico e che lo sta usando per riprodursi.

Oggi, data l’evidente inferiorità dell’Uomo rispetto all’attacco virale ed il fallimento nel controllo dell’Epidemia, dobbiamo ripartire da “zero”, e ridare importanza alle regole basilari per la difesa individuale. E cioè:

Primo: «Mantenere le distanze».

Secondo: «Interporre barriere tra noi e i possibili contagiati” (esempio: le mascherine).

Terzo: «Lavarsi le mani frequentemente” per impedire che esse ci portino alla bocca i Virus che abbiamo captato toccando gli oggetti dell’ambiente.

Quarto: «Evitare gli ambienti a rischio».

Quinto: «Evitare i comportamenti a rischio».

Questi due ultimi punti sono accomunati dall’intento di prevenire il meccanismo di contagio che è rappresentato da: «L’espulsione forzata di Virus dalle nostre bocche verso il prossimo».

L’articolo su “Science” che ho prima citato riporta i risultati di svariati milioni di tamponi eseguiti in tutto il mondo. Questi hanno dimostrato un fatto interessantissimo, e cioè: «Presi 100 soggetti portatori del Virus, l’80% non contagerà nessuno, mentre il 20%  diffonderà il contagio”.

Per spiegare questo  fenomeno si è pensato alla genetica degli individui, ai gruppi sanguigni, e anche all’immunologia. Si è visto che la verità è più semplice. Oggi tutti gli studi, eseguiti soprattutto in Corea del Sud, in Giappone, in India, e negli Stati Uniti, hanno dimostrato che in realtà il contagio è legato alle due circostanze elencate prima (ambienti e comportamenti).

Secondo lo studio Indiano, eseguito su 500mila portatori di Coronavirus, si scopre che il 60% delle persone contagiate è riconducibile all’8% degli infetti. Sorge la  domanda: «Perché il restante 92% degli infetti indiani non è contagioso?”.

Un altro studio concluso a Hong Kong dimostra che il 10-20% delle persone positive è responsabile di almeno l’80% dei contagi. Qui ci si deve porre la stessa domanda che ci si pone per gli Indiani.

La risposta data fino ad oggi era che “esistono i superdiffusori”. Questo termine è stato coniato dopo la pubblicazione di uno studio della Corea del Sud intorno al tracciamento di un “cluster” di 5.000 persone contagiate da 50 fedeli di una chiesa, contagiati a loro volta da una donna che cantava nel coro.

Un Cluster molto noto e studiato è quello avvenuto alla Casa Bianca il 26 settembre scorso quando Donald Trump, e altri si infettarono nel corso della cerimonia per la nomina di Amy Coney Barrett a Giudice della Corte Suprema. I presenti che indossavano la mascherina e rispettavano le distanze non si infettarono.

Cosa accomuna questi Cluster?

Sono tutti accomunati da circostanze simili, e cioè:

  • Assembramenti in luoghi affollati, chiusi e poco ventilati.
  • Componenti che cantavano o parlavano a voce alta per farsi sentire dagli altri.

Con questo abbiamo definito le caratteristiche del “luogo a rischio” e del “comportamento a rischio”.

Il luogo a rischio” con “comportamenti a rischio” è lo “spazio chiuso, affollato, con scarsa ventilazione”, in cui i presenti:

  • Non indossano la mascherina per poter bere e mangiare o per loro scelta;
  • Parlano a voce alta per farsi capire in quanto l’ambiente ha un rumore di fondo elevato.
  • Cantano in coro,
  • Fanno attività fisica.

Dai nuovi studi si è capito che la Biologia conta poco. Non esistono soggetti “superuntori”. Piuttosto esistono “ omportamenti  super-untori  in ambienti a rischio”.

La maggior parte dei contagi avvenuti nel mondo  si è verificata su mezzi di trasporto affollati, in bar e ristoranti dove si parla e si discute animatamente, si racconta eccitando gli astanti, si ride, si conversa a voce alta. Inoltre avviene in palestre dove si compiono sforzi estremi e si inspira ed espira con forza l’aria dai polmoni. Avviene nelle riunioni di lavoro dove si discute animatamente. Avviene ancora nei luoghi di culto dove si prega e si canta a voce alta. Avviene nel Cal Center, dove gli operatori, per farsi sentire in un contesto rumoroso, devono alzare la voce. Nei matrimoni, dove si canta, si ride, si urla per farsi sentire da ospiti distanti e per inneggiare agli sposi. Nei funerali durante i canti corali e i riti di condoglianza. Nelle feste private dove, tra musiche e canti il rumore di fondo è alto e si deve comunicare alzando la voce.

Da  questi studi emerge che le scuole sono molto meno a rischio. In effetti a scuola si parla uno per volta, con sobrietà  e nel rispetto dei ruoli.

E’ difficile diffondere i Virus se si parla con tono di voce normale o basso, e le distanze sono  rispettate.

Il Coronavirus si diffonde in modo stocastico, cioè casuale, e non dipende dal numero di contagiati ma dal numero  di persone che hanno un comportamento a rischio in un ambiente a rischio. Queste persone, la cui presenza e comportamento sono imprevedibili, rappresentano il 10-20% della popolazione degli infetti.

Esiste un interessante studio coreano che invece riesce a distinguere con precisione i “diffusori” dai “non diffusori”. E’ stato condotto su una palestra in cui si esercitavano di mattina i sollevatori di peso e i body builder, mentre la sera si esercitavano gli allievi di una scuola di Yoga. Quelli della mattina si sono contagiati. Quelli dello Yoga, no. La differenza sta nei diversi comportamenti.

In attesa del Vaccino, degli Anticorpi Monoclonali e dei farmaci antivirali dobbiamo trarre una lezione da questi studi, e cioè:

  • Mascherina,
  • Distanziamento,
  • Evitare luoghi chiusi ed affollati,
  • Stare lontani da gente che parla e canta a voce alta, o sbuffa in palestra o allo stadio,
  • Applicare le buone regole nell’ambito familiare, massimamente se c’è un sospetto,
  • Preferire la frequentazione di persone che bisbigliano e non alzano il tono della voce,
  • Stare lontani dagli entusiasti simpaticoni e grandi parlatori.

Ne può andare di mezzo la vita. Meglio applicarsi ad un lockdown di silenzio.

Mario Marroccu

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Dalla Sardegna alle Americhe, dal web al Teatro Centrale, entra nel vivo il fine settimana del Carbonia Film Festival. Domani, venerdì 9 ottobre, in programma la proiezione fuori concorso di Assandira, l’ultimo film di Salvatore Mereu tratto dall’omonimo romanzo di Giulio Angioni. Il regista nuorese, acclamato alla Mostra del Cinema di Venezia, presenterà la pellicola al pubblico alle 21.00, nello spazio di piazza Roma. Il film – una storia di padri e figli, di dolore e passione, un noir in terra sarda – vede per la prima volta sul grande schermo lo scrittore Gavino Ledda. Oltre al regista saranno presenti in sala gli attori Corrado Giannetti e Marco Zucca.  

Ma gli eventi in presenza al Teatro Centrale cominciano come sempre alle 18.00, con la proiezione di Working Girls di Frédéric Fonteyne e Anne Paulicevich.

Sulla piattaforma online del festival appuntamento invece con due dei film più attesi per il Concorso Internazionale Lungometraggi. Arriva, infatti, il nuovo lavoro di Bill e Turner Ross, Bloody Nose, Empty Pockets. Dopo l’ottima accoglienza alla Berlinale e al Sundance, i due enfants prodiges del documentario americano presentano al pubblico italiano il loro ultimo film, che sarà disponibile nella sala virtuale del festival sino a domenica 11 ottobre. Bloody Nose, Empty Pockets ricostruisce una notte tra le luci soffuse di un bar della periferia di Las Vegas, il roaring 20’s, che sta per chiudere i battenti per sempre. Quello che lo sguardo dei due gemelli riesce a cogliere è l’immaginario americano, che passa attraverso le vite e i racconti degli avventori del bar. Tra stereotipi e incertezze, eccessi e decadenza, il film è uno spaccato sull’America all’alba delle elezioni del 2016 che vedranno la vittoria di Donald Trump.

A chiudere la selezione sarà, infine, Los Conductos di Camilo Restrepo, premiato come Miglior Opera Prima all’ultimo Festival di Berlino. Nel suo film d’esordio Restrepo racconta una storia di religione e violenza in Colombia, ispirata alle memorie di un sopravvissuto ad una setta, Luis Felipe Lozano, che nel film interpreta se stesso. Los Conductos è la storia di uomo che deve affrontare i fantasmi del proprio passato per poter ritornare a vivere una vita normale.

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Il Sistema sanitario pubblico, in Sardegna, ha acquistato nuove macchine per l’estrazione dello RNA del Coronavirus, destinate a: Sassari, Olbia, Nuoro, Oristano. Le ASSL non ancora dotate di test per scovare i portatori Covid, sono quelle di Carbonia Iglesias, Lanusei e Sanluri.

Per spiegare meglio l’enorme importanza di questa dotazione di laboratorio per la caccia al Coronavirus, è necessario illustrare quanto sia fondata la richiesta urgente del servizio di “Diagnostica molecolare” per la ASSL di Carbonia Iglesias.

Questo è lo stato dei fatti, oggi 24 Maggio 2020:

-1- Il Paese è ripartito “alla cieca”.

-2- Non c’è un piano di “test e tamponi”.

-3- Non si parla più di “tracciamento digitale”.

-4- Non abbiamo neppure un’adeguata scorta di mascherine.

-5- La “Fase 2”  è difficilissima, eppure ci stiamo presentando inermi davanti al virus.

-6- Stiamo vedendo, soprattutto nelle regioni del Nord, “assembramenti” sui mezzi di trasporto.

-7- Ascoltiamo quotidianamente decreti di cui non vediamo l’efficacia.

-8- Manca la liquidità.

-9- Manca il “progetto nazionale per la ripresa”.

-10- Si lamentano ritardi per la “cassa integrazione”.

-11- Pare vi siano ritardi delle banche locali per far arrivare finanziamenti.

-12- Ritardi nei pagamenti di stipendi e fornitori.

-13- Niente piani per salvare l’occupazione.

Altro che “ricostruzione post-bellica!”.

Questa è una sintesi degli analisti economici dei giornali più letti e non schierati politicamente.

Vediamo ora un tentativo di analisi da un punto di vista medico-biologico della situazione.

Stiamo assistendo ad una “partenza alla cieca”, in un mondo primordiale di virus e microbi, che competono con gli altri esseri viventi. 

Alcuni di questi virus sono buoni: i “commensali”.

Altri sono patogeni: i parassiti obbligati, come i coronavirus.

Ogni specie fa una “guerra all’ultimo sangue” per la sopravvivenza a danno delle altre specie.

Questo concetto, della coesistenza non pacifica tra specie viventi, fu ben chiaro agli scienziati del 1800 e del 1900 quando si definiva il rapporto tra Uomini e Microbi con termini adatti a descrivere la violenza in guerra. Il professor Spanedda introduceva le sue lezioni di Immunologia con espressioni di Aldous Huxley dipingendo retoricamente la “Natura” “rossa di sangue nei denti e negli artigli”. I termini usati nei testi di Medicina richiamano sempre la cieca violenza, come: “aggressore” per i virus, mentre l’Uomo attaccato “mobilita forze difensive”. Il Medico “combatte” le malattie per “conquistare” la guarigione e, talvolta, perisce anch’esso nello scontro.

In questa Pandemia abbiamo visto tutti questi elementi di asprezza delle forze cattive della Natura quando si sviluppa la malattia.

Abbiamo anche visto che il Coronavirus è buono con i pipistrelli e cattivo con l’Uomo. Pertanto, la cattiveria è specie-specifica, e lo è pure l’”amicizia”. Conosciamo microbi che svolgono lavori molto utili per l’Uomo, come i “fermenti” della farina che ci danno il pane, i fermenti per la birra ed il vino e i fermenti che compongono il “Microbioma intestinale”.  Il “Microbioma intestinale” è un ammasso di cellule microbiche e di virus che vivono dentro di noi, e che ci fanno vivere bene. Addirittura comunicano col nostro cervello dandoci benessere e anche felicità, oppure ansia e depressione. Il nostro rapporto col mondo vivente ultra-piccolo è in genere buono. In pochi casi è cattivo. Allora si scatena la “malattia”, che è il conflitto tra il virus ed il nostro sistema immunitario. In genere il virus vince perché lui è il vero antico padrone del mondo, dove mise i suoi paletti di possesso nell’era pre-paleozoica, quando noi non esistevamo. Poi arrivammo noi ad occupare i suoi spazi e lo costringemmo a vivere in piccoli spazi come il caso dei virus Ebola e HIV dell’AIDS, che dovettero ridursi a vivere tra le scimmie della foresta africana o il caso del Coronavirus che si ridusse a vivere nei pipistrelli della caverne cinesi. Tentando di occupare anche questi ultimi spazi riservati al virus, l’Uomo l’ha costretto a cercarsi un altro ospite e l’ospite, il più disponibile e più numeroso in natura, è l’Uomo stesso. Così è riesplosa la guerra e non è una guerra ad armi pari. Loro sono estremamente più potenti.

In un contesto così difficile, la specie umana è sopravvissuta a epidemie nei millenni. Le Pandemie non sono state numerose. La storia, la leggenda e le religioni ci tramandano il ricordo delle più importanti:

-1- La strage dei primogeniti descritta tra le piaghe d’Egitto (1300-1200 a.C.) poteva configurarsi come una epidemia di morbillo o di vaiolo che si portò via tutti i nati degli ultimi anni. Anche in quel caso vi fu un “lockdown”: chiudersi in casa per sfuggire alla morte.

-2- L’Epidemia descritta nel primo libro dell’Iliade, con strage di guerrieri, cani e muli, voluta da Apollo per punire i greci che avevano offeso il sacerdote Crise.

-3- L’Epidemia del 430 a.C. ad Atene, durante la guerra del Peloponneso, quando morì Pericle.

-4- La “Peste Antonina” del 165 d.C. al tempo di Marcaurelio, portata dalle truppe reduci dall’Asia per la guerra contro i parti.

-5- La “Peste di Giustiniano” del 542 d.C.. Fu forse una malattia virale venuta dall’Etiopia.

-6- La “Peste nera”, 1347-48, da Yersinia Pestis giunta in Occidente dall’India e Cina, con il ratto nero e le sue pulci.

-7- La “Peste di Milano” del 1620, a cui seguirono le epidemie di peste di Alghero, Sassari, Oristano e Cagliari nel 1652, e le varie epidemie di Peste di Iglesias.

-8- La Spagnola del 1919-20 arrivata in Europa con le truppe americane dal Texas.

-9- Oggi il Coronavirus, Covid-19, venuto dalla Cina e manifestatosi in Occidente, in Italia il 21 febbraio 2020.

Abbiamo elencato 9 pandemie.

Inoltre, vi sono state numerose epidemie come quelle di vaiolo, colera, febbre petecchiale castrense, TBC, lebbra, ed influenze varie.

Ma le pandemie ufficiali sono quelle 9.

Pertanto stiamo vivendo una esperienza millenaria che verrà ricordata nei libri di storia.

Nei mesi di Febbraio, Marzo, Aprile, eravamo tutti consci della gravità della pandemia in corso.

Oggi, all’improvviso, tutto sembra dimenticato, come se fossimo diventati all’improvviso ciechi ed insensibili alla paura del contagio. Eppure vi sono dati vistosi di allerta:

  1. Il 21 Febbraio avevamo 1 contagiato in Italia. Il giorno del picco, intorno a metà Aprile, avevamo 108.000 contagiati. 
  2. Oggi, 24 Maggio, abbiamo 60.000 contagiati.
  3. Un mese fa avevamo 200.000 contagiati nel Mondo.
  4. Oggi ne abbiamo 5 milioni.
  5. Lo stesso Donald Trump, negazionista all’inizio, da ieri porta la mascherina.
  6. L’ISS ha confermato che l’idrossiclorochina è inefficace e che il plasma iperimmune è curativo solo nel 10-12 per cento dei casi. Gli antivirali noti non funzionano. Pertanto, possiamo dire che non abbiamo cure contro il virus ma solo anti-infiammatori ed eparina.
  7. Il calo di nuovi contagi è dovuto solo al lockdown, alle mascherine e al distanziamento.
  8. Ieri avevamo in Italia 1,5 portatori sani di virus ogni 100 tamponi fatti a caso. Per me è un numero spaventoso. In Sardegna sarebbero 1,5 per mille, cioè significa che a Carbonia vi sarebbero 45 portatori sani di virus pronti a contagiare. C’è da tenere gli occhi bene aperti.

A me sembra che il mondo sia in piena guerra.

A questo punto, ritorniamo alla domanda iniziale:

– che significato ha questa discesa in campo, in massa, senza la certezza di adeguate protezioni e senza il programma di screening delle 3 “t” (test, tracciamento, trattamento)?

  • Perché si ha la sensazione che si sia attenuato il controllo sull’uso delle mascherine ed il distanziamento?
  • Perché non si parla più di ricerca dei “portatori sani” con tamponi per RNA?
  • Perché non si parla più di “tracciamento”?
  • Perché non si parla più dei centri per l’isolamento dei portatori sani?
  • Perché non si parla più di Covid Hospital?
  • Eppure i numeri portati ci dicono che la nostra attenzione deve essere alle stelle.

Questa premessa dimostra l’enormità del problema. Possiamo giusto contemplare questo fenomeno planetario e cercare di capire quanto avviene in campo nazionale e regionale. Non pensiamo di poter risolvere i grandi problemi. Tuttavia pensiamo di avere il dovere di mantenere gli occhi bene aperti sulla sicurezza delle nostre famiglie. Il baratro economico che si apre nel futuro è da causa sanitaria, ed è imprescindibile affrontare il problema sanitario, cioè la libera circolazione del virus.

Qual è il nostro obiettivo immediato? Il controllo e l’identificazione dei portatori di virus nel territorio.

Esiste un unico metodo: la ricerca del portatore con l’esame del tampone nasofaringeo, sottoposto ad estrazione dello RNA virale. Solo così si estrapola il portatore dai sani e si crea serenità nel mondo produttivo. E’ la premessa imprescindibile.

Per tale ragione si deve pretendere l’immediata dotazione dei laboratori analisi del Sistema sanitario del Sulcis Iglesiente, di uno strumento adatto per la ricerca del virus.

Perché lo pretendiamo?

  • Perché siamo un’importante zona sanitaria sarda non ancora dotata di tale strumento,
  • Perché quando arriveranno i momenti difficili della seconda ondata, tutti saranno impegnati a salvare se stessi. Noi dovremo risolvere il nostro problema senza aspettarci che lo facciano altri.
  • Perché abbiamo il dovere ed il diritto, di governare la nostra Sanità locale.
  • Perché è necessario che i Sindaci del Sulcis Iglesiente si assumano completamente le funzioni di più alta autorità sanitaria delle città.
  • Perché non siamo ancora inclusi tra i beneficiari degli strumenti appena acquistati.

Questa precisa affermazione deriva dalle notizie giornalistiche pubblicate da L’Unione Sarda.

E’ necessario che i nostri rappresentanti si adoperino, affinché una delle apparecchiature venga rapidamente destinata a Carbonia Iglesias.

Mario Marroccu

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In vista del prossimo round dei colloqui climatici dell’ONU che si svolgono a Bonn dal 6 al 17 novembre, i deputati invitano l’UE a definire una strategia “emissioni zero” entro il 2018.

Nella risoluzione votata ieri, i deputati hanno approvato raccomandazioni per le Istituzioni dell’UE e per i Paesi in vista della riunione COP23 di novembre a Bonn. 

Poiché tutte le parti dell’UNFCCC sono invitate a comunicare entro il 2020 le loro strategie a lungo termine, i deputati esortano la Commissione a preparare entro il 2018 una strategia per una UE a zero emissioni entro il 2050, allo scopo di mantenere l’aumento della temperatura media mondiale ben al di sotto di 2 °C e proseguire gli sforzi per limitare tale aumento a 1,5 °C. 

Decisione statunitense “un passo indietro”, ma i deputati chiedono una forte risposta a livello mondiale

I deputati esprimono la proprio delusione per l’intenzione annunciata dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, di ritirarsi dall’accordo di Parigi. Rilevando che tale decisione “rappresenta un passo indietro”, tuttavia i deputati si compiacciono delle ferme risposte dei governi di tutto il mondo in favore della piena attuazione dell’accordo di Parigi.

Nel documento si chiedono impegni concreti da parte dell’UE e a livello internazionale per trovare altre fonti di finanziamento. Le pratiche per i prestiti e per gli investimenti dovrebbero allinearsi con l’obiettivo di contenere l’aumento della temperatura ben al di sotto dei 2°C, incluso l’abbandono degli investimenti in favore dei combustibili fossili. 

I deputati accolgono con favore lo sviluppo di sistemi di scambio di quote di emissione (ETS) a livello mondiale, ivi compresi i 18 sistemi di scambio delle emissioni attualmente operativi in quattro continenti. Incoraggiano la Commissione a promuovere collegamenti tra l’ETS dell’Unione e gli altri sistemi di scambio di quote di emissione, allo scopo di ridurre il rischio di rilocalizzazione delle emissioni di carbonio (in inglese: carbon leakage).

 La risoluzione è stata approvata per alzata di mano. I deputati auspicano che la Conferenza di Bonn chiarifichi la struttura del “Dialogo di facilitazione” del 2018, che mira a fare il punto dei progressi compiuti dai governi verso l’obiettivo di lungo termine.

Una delegazione del Parlamento, guidata dalla presidente della commissione per l’ambiente, parteciperà alla conferenza dal 13 al 17 novembre.

Il Parlamento europeo sta attualmente lavorando su tre atti legislativi per attuare l’accordo di Parigi: la riforma del mercato del carbonio post-2020 (EU ETS) (relatrice Julie Girling), il regolamento del 2030 per la condivisione degli sforzi (relatore Gerben-Jan Gerbrandy) e il regolamentazione sulle emissioni di gas a effetto serra risultanti dall’uso del suolo, dal cambiamenti di uso del suolo e dalla silvicoltura (relatore Norbert Lins).

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I nuovi obiettivi obbligatori paese per paese di riduzione delle emissioni di gas serra, in linea con l’accordo di Parigi, sono stati adottati stamane dal Parlamento europeo, dopo un dibattito sul ritiro degli Stati Uniti.

Tali riduzioni consentiranno di raggiungere l’obiettivo generale dell’UE: un taglio del 40% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2030. L’UE si impegna a effettuare questi tagli in linea con l’accordo di Parigi.

La legislazione ripartisce l’obiettivo UE in obiettivi vincolanti nazionali per i settori non coperti dal mercato UE del carbonio (ETS) quali l’agricoltura, i trasporti, l’edilizia e i rifiuti, che rappresentano il 60% delle emissioni di gas a effetto serra dell’Unione europea.

Ogni Stato membro dovrà seguire un percorso di riduzione delle emissioni, calcolato a partire da un punto di partenza nel 2018, anziché nel 2020 come proposto dalla Commissione, al fine di evitare un aumento delle emissioni nei primi anni o un rinvio delle riduzioni. 

Per l’Italia, l’obiettivo è meno 33% sul 2030. 

Per garantire la prevedibilità a lungo termine, i deputati hanno anche fissato un obiettivo per il 2050 per un livello di emissioni inferiore dell’80% rispetto ai livelli del 2005.

I deputati hanno modificato la proposta iniziale della Commissione per poter premiare gli Stati membri, con un PIL pro-capite inferiore alla media UE che hanno adottato o adotteranno prima del 2020 le misure necessarie, con una maggiore flessibilità durante la parte successiva del programma di riduzione.

Per aiutare gli Stati membri a raggiungere i loro obiettivi, il regolamento consente loro di “prendere in prestito” fino al 10% dell’indennità dell’anno successivo, riducendo così quella dell’anno in corso. 

La relazione legislativa è stata approvata con 534 voti favorevoli, 88 contrari e 56 astensioni. 

Il relatore Gerben-Jan Gerbrandy (ALDE, NL), ha dichiarato: «Il voto di oggi fornisce un segnale cristallino a Donald Trump: l’Europa agisce sui propri impegni nell’ambito dell’accordo di Parigi e sfrutta le opportunità di crescita verde, con o senza di te. Quasi tutti i gruppi politici hanno sostenuto questa legge sul clima forte ed ambiziosa». 

Il testo approvato rappresenta il mandato per i deputati per iniziare i negoziati con il Consiglio con l’obiettivo di raggiungere un accordo in prima lettura. I negoziati informali partiranno quando anche il Consiglio avrà espresso la propria posizione.

Il Parlamento ha inoltre discusso mercoledì mattina l’annuncio del presidente Usa Donald J. Trump di ritirarsi dall’accordo di Parigi con la presidente delle Isole Marshall Hilda Heine ed il presidente della Commissione Jean Claude Juncker.

«Il mondo sta guardando l’Europa – ha affermato Heine, sottolineando la vulnerabilità del suo paese al cambiamento climatico -. Con un’altitudine media di due metri sul livello del mare, non c’è un luogo per fuggire, per nascondersi” dal cambiamento climatico. (…) il mio paese rischia di diventare completamente inabitabile prima che il secolo finisca.»

Il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani (PPE, IT) ha dichiarato: «Il cambiamento climatico è una delle sfide più urgenti che oggi affrontiamo. (…) Affrontando questa sfida, l’Unione sta creando nuove opportunità per i nostri cittadini e per l’industria. (…) In parole semplici, la decisione dell’amministrazione statunitense è un errore. Lavorando insieme con le nazioni di tutto il mondo possiamo offrire ai nostri cittadini un pianeta più pulito e più sicuro».

Il presidente Jean Claude Juncker ha dichiarato che l’UE non rinegozierà l’accordo di Parigi. I deputati si sono dichiarati, in gran parte, a favore dell’approvazione dell’accordo UNFCCC 2015 e della sua applicazione completa.