19 November, 2024
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Questa mattina, nell’assessorato regionale dell’Ambiente, si è tenuta una riunione per condividere con altri soggetti istituzionali interessati i contenuti del documento che la Regione Sardegna trasmetterà al ministero dell’Ambiente la prossima settimana, nei tempi previsti per la chiusura della fase di consultazione nell’ambito del procedimento di valutazione ambientale strategica (Vas) per il Programma Nazionale per la gestione del combustibile esaurito e dei rifiuti radioattivi.
«Resta fermo il nostro no a un deposito delle scorie in Sardegna – ha ribadito l’assessore della Difesa dell’Ambiente Donatella Spano con riferimento alla posizione già espressa nel 2015 -. Siamo assolutamente contrari a un deposito nella nostra terra e continuiamo a ripeterlo a ogni occasione anche quando, come in questo caso, la procedura non concerne la cosiddetta ‘Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee’, ancora non resa pubblica, ma le modalità gestionali del trattamento rifiuti nel futuro sito nazionale ancora da individuare. Abbiamo già detto no al nucleare in Sardegna davanti al Consiglio regionale, al ministro dell’Ambiente e al ministero per lo Sviluppo economico perché non vogliamo una nuova servitù, oltre quelle militari di cui l’Isola è già pesantemente gravata – ha concluso Donatella Spano -, mentre siamo impegnati in lunghe e complesse operazioni di bonifiche per restituire ai Sardi il loro territorio.»

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La Giunta regionale ha presentato un ricorso davanti alla Corte Costituzionale contro alcune norme del Decreto legislativo dello scorso 16 giugno (n. 104) in materia di valutazione di impatto ambientale di progetti pubblici e privati. Il presupposto del ricorso è la lesione dell’autonomia e di competenze fondamentali attribuite alla Regione Sardegna.
L’esecutivo guidato da Francesco Pigliaru contesta le disposizioni che consentono allo Stato di assumere un ruolo centrale e esclusivo in materia di VIA, privando la Sardegna di importanti prerogative legate alla tutela del paesaggio e al governo del territorio.

«Riteniamo che queste disposizioni siano in contrasto con i principi sanciti dallo Statuto e dall’articolo 117 della Costituzione. Lo Stato non può avocare a sé scelte sul nostro ambiente e sul nostro paesaggio che vogliamo tutelare e preservare. La Sardegna e le amministrazioni locali sarebbero escluse da decisioni che ci riguardano direttamente e che investono ambiti strategici per il nostro sviluppo – ha detto il presidente Pigliaru, riaffermando l’assoluta necessità di mantenere in campo alla Regione competenze fondamentali – le stesse che ci hanno permesso di contrastare progetti quali il solare termodinamico a Gonnosfanadiga e Guspini, che avrebbe danneggiato beni ambientali e paesaggistici la cui difesa è per noi una priorità assoluta.»

La Giunta, nel ricorso davanti alla Corte Costituzionale sottolinea «la violazione dei principi di ragionevolezza e di buon andamento della pubblica amministrazione in quanto lo Stato diventa in modo ingiustificato arbitro dell’intero procedimento di VIA mentre la Regione non è in grado di incidere nell’adozione di provvedimenti che hanno un elevato impatto sulle comunità territoriali di riferimento». 
La mancata previsione espressa dell’obbligo di richiedere il parere regionale nel procedimento viola, inoltre, il principio di leale collaborazione, fondamento delle corrette relazioni tra Regione e Stato che: «Per costante giurisprudenza, impone adeguati meccanismi di cooperazione per l’esercizio concreto delle funzioni amministrative in capo agli organi centrali». 

«Abbiamo agito nell’ambito di un rapporto di leale collaborazione e cooperazione tra livelli istituzionali che abbiamo visto tuttavia disattesa nel momento in cui non sono state prese in alcun modo in considerazione le osservazioni delle Regioni» ha detto l’assessore alla difesa dell’ambiente Donatella Spano anche in qualità di coordinatrice della commissione Ambiente ed Energia della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome.

In sostanza la Regione lamenta che «per una pluralità di profili, è mancata l’adeguata considerazione delle competenze e delle attribuzioni che si sarebbero potute correttamente salvaguardare attraverso i consueti strumenti di coordinamento, ispirati al principio di leale collaborazione».

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La Sardegna si conferma, insieme all’Abruzzo, regione di riferimento del Sud Italia per la buona gestione della raccolta differenziata di carta e cartone e continua il suo trend di crescita registrando un segno positivo pari a +5,4%. Sono oltre 79.000 le tonnellate raccolte dalla regione nel 2016 secondo le stime di Comieco (Consorzio Nazionale per il Recupero e Riciclo degli Imballaggi a base Cellulosica) che ha presentato questo scenario nel XXII Rapporto Annuale: il pro capite di raccolta regionale supera la soglia dei 47 kg/ab, non lontano dal dato medio nazionale pari a 53,1 kg/abitante.

Ma qual è nel dettaglio lo stato dell’arte della raccolta di carta e cartone nelle singole province sarde?

Spicca il risultato della provincia di Olbia-Tempio che, con un tasso di crescita di +20,2%, si conferma la provincia più virtuosa della Sardegna, con i suoi 72,2 kg/abitante raccolti nel 2016.

Si distinguono positivamente anche le province di Cagliari e Ogliastra. La prima si aggiudica il primato per volumi totali raccolti (25.373 tonnellate annue), la seconda per un valore pro capite di 66,6 kg che supera di oltre 10 punti quello nazionale. Le altre province sono chiamate ad un maggior impegno; Oristano e Sassari si collocano entrambe su un pro capite di 46 kg per abitante, in linea con dato regionale. A maggior impegno e attenzione sono chiamate principalmente quelle di Medio Campidano e Carbonia Iglesias che registrano rispettivamente 31,4 kg/abitante e 35,8 kg/abitante, ma anche Nuoro che segna una media di 42,6 kg raccolti da parte di ciascun abitante della provincia e oltre 8mila tonnellate intercettate.

«Il Rapporto Comieco certifica che la Sardegna continua a posizionarsi tra le regioni italiane più virtuose e questo ci consente di dire che le politiche scelte dall’Amministrazione regionale stanno portando frutto – dichiara l’assessora della Difesa dell’Ambiente della Regione Sardegna Donatella Spano -. Le iniziative che stiamo mettendo in atto tendono all’incremento delle quantità raccolte e al miglioramento della loro qualità, con l’obiettivo di consentire il riciclo dei rifiuti all’insegna dell’economia circolare.»

«Comieco rappresenta un soggetto essenziale per la garanzia di riciclo e lo sviluppo dei servizi di raccolta soprattutto nel meridione dove i Comuni faticano a “fare rete” ed ottimizzare investimenti e know-how e dove il potenziale è ancora molto alto: si calcolano non meno di 600mila tonnellate di carta e cartone tuttora da intercettare – afferma Carlo Montalbetti, direttore generale di Comieco -. In particolare in Sardegna, con 37 convenzioni attive Comieco nel 2016 ha gestito circa il 62% della quantità totale di carta e cartone raccolte nella regione. L’ impegno dei cittadini e delle amministrazioni nel separare e raccogliere correttamente carta e cartone si è tradotto nel 2016 in oltre 2,6 milioni di euro di corrispettivi, da parte del Consorzio, destinati ai Comuni sardi in convenzione.»

Nel 2016 l’Italia ha registrato un aumento del 3,3% per un totale di oltre 3,2 milioni di tonnellate, 102 mila tonnellate in più in un solo anno, e un pro capite di 53,1 kg per abitante. I positivi valori della Calabria si inseriscono perfettamente nell’andamento più generale della raccolta di carta e cartone del Sud Italia che, con un +8,6%, si conferma motrice trainante della raccolta e contribuisce a più della metà della crescita a livello nazionale. Riprende la sua corsa, dopo lo stop dello scorso anno, anche il Nord che, con un pro capite annuo di 63,3 kg/ab, segna un +1,5%. Fa ancor di più il Centro con 65,6 kg per abitante e un +3%.

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La miniera di Furtei.

Il consigliere regionale Emilio Usula (Rossomori) ha presentato un’interpellanza sull’inquinamento della statale 131 nel tratto tra Sanluri e Sardara.

«Cosa contengono i materiali presenti sotto l’asfalto della statale 131 nel tratto che va da Sardara a Sanluri? Quali iniziative intende assumere la Regione per garantire la salute pubblica e salvaguardare le attività agricole della zona?» chiede Emilio Usula.

Sabato prossimo è prevista una manifestazione di protesta sul tratto della 131 dove sono sepolte circa 700mila tonnellate di materiale di risulta provenienti dalla ex miniera d’oro di Furtei. L’iniziativa promossa dal movimento indipendentista Liberu e sostenuta da diverse associazioni ambientaliste avrà anche il sostegno dei Rossomori.

«Vogliamo capire che cosa sta succedendo – attacca Emilio Usula – la fuoriuscita di percolato dal sottomanto di asfalto della SS 131 è preoccupante. E’ doveroso accertare se quel materiale contenga davvero sostanze inquinanti come l’arsenico, il cianuro, il cadmio, il mercurio e l’acido solforico. Intervento non più rimandabile per garantire la tutela della salute dei cittadini ed evitare contaminazioni della colture.»

Il consigliere dei Rossomori sollecita un intervento immediato dell’Arpa Sardegna. «All’Agenzia, che opera per la promozione dello sviluppo sostenibile e il miglioramento degli ecosistemi naturali – afferma Emilio Usula – chiediamo di fornire i dati recenti sul campionamento dei materiali e, se ancora non dovesse esserne in possesso, di procedere alle verifiche».

Sulla presenza di materiale inquinante nel tratto Sardara-Sanluri della 131 era stata aperta alcuni anni fa un’inchiesta della magistratura con l’iscrizione nel registro degli indagati della ditta che aveva realizzato i lavori.

«Si faccia subito chiarezza – conclude Emilio Usula – solo così si potrà eventualmente pensare ad un intervento straordinario di bonifica per scongiurare possibili pericoli per la salute dei cittadini e danni all’ambiente.»

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Sottoscrizione Pelagos, il minostro Galletti e l'assessora Spano

Grande soddisfazione per il ruolo svolto dalla Sardegna nel Santuario dei cetacei e per quanto fatto dai sindaci e dalle comunità che hanno aderito è stata espressa, oggi a Sassari, dall’assessore della Difesa dell’Ambiente, Donatella Spano. L’esponente della Giunta ha partecipato, assieme al ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, alla sottoscrizione da parte di Aglientu e di Trinità d’Agultu della Carta di partenariato “Pelagos” per proteggere i mammiferi marini dalle minacce generate dalle attività umane. La cerimonia della firma è stata ospitata a Palazzo Ducale dal primo cittadino Nicola Sanna, alla presenza delle autorità della Capitaneria di porto e dei sindaci (o loro rappresentanti) degli altri centri costieri che hanno già aderito a Pelagos.

I due centri costieri si aggiungono agli altri undici del Nord Sardegna – Castelsardo, Sorso, Porto Torres, Valledoria, Stintino, Sassari, Arzachena, La Maddalena, Santa Teresa Gallura, Palau e Badesi – che negli ultimi anni sono impegnati con istituzioni della Francia e del Principato di Monaco, oltre che di Liguria e Toscana, in azioni concertate e armonizzate tra i Paesi firmatari per la protezione dei cetacei e dei loro habitat contro tutte le eventuali cause di disturbo. Il Santuario Pelagos è stato infatti istituito quindici anni fa per proteggere i mammiferi marini dalle minacce generate dalle attività umane. La sua rilevanza naturalistica è rafforzata dalla presenza nel territorio pertinente alla Sardegna dai due parchi nazionali dell’Asinara e La Maddalena, dell’area marina protetta Isola dell’Asinara, di nove Sic, Siti di interesse comunitario, di quattro Zps, Zone di protezione speciale, e del Monumento naturale Orso di Palau.

«La Regione – ha detto Donatella Spano – ha investito moltissimo in progetti di valorizzazione con fondi regionali ed europei verso le aree protette affinché ci sia una fruizione sostenibile e continuerà a farlo proponendo con il Ministero un altro Sito di interesse comunitario a mare nell’area del Santuario.»

Per l’assessore Spano l’ingresso di Aglientu e Trinità d’Agultu completa l’adesione al parternariato Pelagos di tutti i Comuni sardi che si affacciano sul Santuario dei cetacei e rappresenta per tutti i sindaci aderenti l’occasione di rinnovare l’impegno di salvaguardia e valorizzazione del territorio. «Dopo la battaglia contro la ricerca di idrocarburi nel Mar di Sardegna – ha concluso l’assessore regionale dell’Ambiente – possiamo continuare a rafforzare l’idea di tutela e fruizione sostenibile delle aree protette lavorando congiuntamente con il Ministero per l’ipotesi di costituzione di un Sito di importanza comunitaria a mare per garantire la tutela della biodiversità.»

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Su richiesta dei Consorzi di Bonifica della Nurra e del Nord Sardegna, il Comitato istituzionale dell’Autorità di Bacino ha approvato l’integrazione di nuove risorse idriche destinate a sopperire le criticità nelle aziende agro-zootecniche a causa dello straordinario andamento climatico in corso, così da garantire un ulteriore quantitativo d’acqua per limitare le perdite di produzione dovute alla siccità.
È stata rimodulata la dotazione idrica del Consorzio di Bonifica della Nurra, a cui erano stati destinati nei mesi scorsi già 25milioni di metri cubi d’acqua (20 dal sistema idrico multisettoriale e 5 dai pozzi della Nurra), con un nuovo trasferimento di 500mila metri cubi dall’invaso di Monte Leone Roccadoria verso quello del Cuga.
La dotazione idrica a favore del Consorzio di Bonifica del Nord Sardegna è stata rimodulata con un’integrazione di altri 6milioni di metri cubi d’acqua che si sommano ai 22milioni già assegnati nei mesi scorsi: 15 milioni dirottati dall’invaso del Monte Lerno di Pattada e 7 milioni dal quello del Coghinas – traversa Donigazza. Le risorse aggiuntive vengono per 3milioni di metri cubi dalla diga di Monte Lerno e altri 3 da quella del Coghinas. L’intervento ha lo scopo di limitare i danni alle colture foraggere in atto, soprattutto nella piana irrigua di Perfugas, a causa dello straordinario andamento climatico registrato nello scorso mese di luglio che ha determinato un repentino incremento dei consumi.
L’assessore dell’Agricoltura, Pierluigi Caria, durante la riunione del Comitato istituzionale dell’Autorità di Bacino, ha illustrato le richieste giunte dai territori e le numerose criticità che devono affrontare le aziende agricole a causa dello straordinario andamento climatico in corso. Ai lavori, come componenti del Comitato, hanno partecipato il presidente Francesco Pigliaru, gli assessori dei Lavori pubblici, Edoardo Balzarini, della Difesa dell’ambiente, Donatella Spano, e dell’Industria, Maria Grazia Piras.
Secondo i dati elaborati dall’Agenzia regionale del Distretto idrografico della Sardegna, al 31 luglio 2017 erano presenti nel sistema degli invasi di tutta l’Isola un miliardo e 66milioni di metri cubi d’acqua, pari a circa il 60% della capacità complessiva autorizzata.

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La Giunta regionale ha stanziato 15,377 milioni di euro (fondi Por Fesr 2014-2020) per rafforzare l’impiantistica regionale destinata al trattamento dei rifiuti organici. Lo prevede la delibera, approvata ieri dalla Giunta su proposta dell’assessore della Difesa dell’Ambiente Donatella Spano.
«Abbiamo compiuto un sostanziale passo in avanti verso l’economia circolare – ha detto l’assessore dell’Ambiente -. L’obiettivo, in linea con quanto previsto dal Piano regionale dei rifiuti, è di rendere più efficienti i già esistenti impianti pubblici di compostaggio della Sardegna, minimizzando gli scarti da inviare a smaltimento finale nonché i costi energetici e massimizzando il recupero di frazione.»
Gli Uffici hanno acquisito dai titolari degli impianti pubblici di trattamento della frazione organica del territorio regionale le proposte di finanziamento per le due tipologie: l’introduzione di sezioni di digestione anaerobica a monte del processo di compostaggio e l’ottimizzazione nelle sezioni di raffinazione e ricezione degli impianti di compostaggio.
Al Consorzio Industriale Provinciale di Cagliari (Cacip) la cifra di 12.257.175 euro per la prima tipologia di intervento (sezione di digestione anaerobica). Il Cacip dovrà cofinanziare per un importo pari a 1.425.855 euro, come da disponibilità manifestata.
Per quanto riguarda la seconda tipologia sono invece beneficiari il comune di Carbonia (691.065 euro), il Consorzio industriale provinciale di Nuoro (843.260 euro) e l’Unione dei Comuni Alta Gallura (1.585.500 euro).
La dotazione è quella del Programma Operativo FESR 2014-2020 – Asse prioritario VI “Uso efficiente delle risorse e valorizzazione degli attrattori naturali, culturali e turistici” – Azione 6.1.3. “Rafforzare le dotazioni impiantistiche per il trattamento e per il recupero, anche di energia, ai fini della chiusura del ciclo di gestione, in base ai principi di autosufficienza, prossimità territoriale e minimizzazione degli impatti ambientali”.
Ulteriori interventi potranno essere finanziati a valere su altre risorse statali e regionali del bilancio pluriennale 2017-2019.

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La Giunta regionale ha deliberato la nomina di Marco Cherchi a Direttore Generale dei Lavori pubblici.

Su proposta dell’assessore del Lavoro, Virginia Mura, è stata approvata la delibera che definisce le modalità per l’accesso ai contributi, per l’anno 2017 e successivi, da parte degli Enti di patronato operanti in Sardegna per l’assistenza ai lavoratori, ai sensi della legge regionale 29 del 1956. L’atto, che recepisce una direttiva dell’assessora, introduce alcune semplificazioni dei procedimenti istruttori, alleggerendo la documentazione per la richiesta di concessione del contributo regionale. Con una seconda delibera, proposta sempre dall’assessora Mura, la Giunta ha riconosciuto lo status di Circolo di emigrati sardi all’Associazione Culturale “Grazia Deledda” con sede a Ciampino, in provincia di Roma.
Su proposta dell’assessore della Difesa dell’Ambiente Donatella Spano, l’Esecutivo ha deciso di non sottoporre, condizionato al rispetto delle prescrizioni, all’ulteriore procedura di Valutazione di impatto ambientale l’intervento per un impianto fotovoltaico a terra, potenza nominale 40,616 MWp (in origine 43,825 MWp) nella zona industriale di Macchiareddu. Rimodulati gli interventi, aggiornati ai bisogni, affidati al Consorzio di bonifica della Sardegna meridionale destinati alla sistemazione idraulica per la mitigazione del rischio e della pericolosità idrogeologica.
Su proposta dell’assessora Maria Grazia Piras la Giunta ha deciso di trasferire al gestore unico del Servizio idrico integrato Abbanoa le infrastrutture di acquedotti, fogne e depurazione dei Consorzi ZIR di Nuoro Pratosardo e di Macomer, entrambi in liquidazione. Sarà trasferito al gestore del servizio idrico anche il personale addetto agli stessi impianti.
La Giunta ha dato mandato all’assessorato degli Enti locali di predisporre e pubblicare un nuovo avviso pubblico per l’acquisizione di manifestazioni d’interesse da parte degli enti pubblici, volte alla contrattualizzazione dei lavoratori ex Ati Ifras già impiegati nei territori dei Comuni del Parco Geominerario della Sardegna.

La Giunta è stata convocata nuovamente per domani pomeriggio.

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La Regione ribadisce il suo “NO” al deposito delle scorie nucleari in Sardegna.
«Sulla questione del nucleare non ci sono mai state ambiguità. La posizione della Regione è sempre stata espressa con chiarezza fin dal 2015: la comunità sarda, già gravata dal peso delle servitù militari, è assolutamente contraria – ha detto l’assessore della Difesa dell’Ambiente Donatella Spano alla notizia delle dichiarazioni del Gruppo d’intervento giuridico onlus -. Non vogliamo il deposito delle scorie, che costituirebbe una nuova servitù. Resta quindi fermo il nostro no, già espresso anche davanti al Consiglio regionale, al ministro dell’Ambiente e al ministero per lo Sviluppo economico.»
«Sulla procedura di Vas – prosegue Spano – la valutazione ambientale strategica per il Programma Nazionale per la gestione del combustibile esaurito e dei rifiuti radioattivi, si deve evidentemente chiarire che non riguarda la Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee, che non è stata ancora resa nota, ma le modalità gestionali del trattamento rifiuti nel futuro sito nazionale ancora da individuare e non oggetto del programma posto a valutazione ambientale strategica. Sulla Vas in corso la Regione ha deciso di coinvolgere anche gli altri soggetti istituzionali con interesse ambientale per formulare un unico documento entro i termini di scadenza del 13 settembre.»

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La Giunta regionale ha dato il via libera al progetto definitivo di bonifica dell’area mineraria dismessa di Santu Miali, a Furtei. La conferenza conclusiva per l’approvazione del progetto operativo, riunita a Cagliari e coordinata dal servizio competente della Direzione generale dell’Assessorato della Difesa dell’ambiente, infatti, ha acquisito dagli Enti preposti i pareri positivi previsti per l’approvazione e l’autorizzazione all’esecuzione del progetto di bonifica.
«La messa in sicurezza e il risanamento ambientale della Sardegna restano una priorità della Giunta: stiamo affrontando le bonifiche nel pieno rispetto delle normative di settore e abbiamo compiuto un altro passo in avanti nel complesso percorso che stiamo affrontando», ha commentato l’assessore della Difesa dell’Ambiente Donatella Spano.
Il progetto presentato da Igea e approvato in Conferenza, nella prima fase di intervento ha come obiettivo l’isolamento delle sorgenti di contaminazione, azione identificata come prioritaria. Questa fase comprende la messa in sicurezza del bacino degli sterili attraverso la realizzazione della cinturazione perimetrale con la tecnologia jet grouting e la realizzazione del sistema di barriera impermeabile di copertura. Ancora, la messa in sicurezza e il recupero ambientale dei vuoti minerari, l’asportazione integrale delle discariche minerarie, tra cui, in particolare, la discarica di solfuri di “Sa Fronti” con il contestuale conferimento dei rifiuti minerari al sito di raccolta, individuato in corrispondenza del bacino sterili. Inoltre, sempre in questa prima fase che ha una durata complessiva di un triennio, è previsto il trattamento delle acque acide dei vuoti minerari e delle acque contaminate del bacino sterili, attività necessaria per la messa in sicurezza delle strutture minerarie.
La seconda fase degli interventi sull’area, per la quale non è stata ancora esitata la progettazione, riguarderà le ulteriori operazioni di messa in sicurezza dei suoli contaminati in prossimità delle strutture minerarie, nonché sull’area attualmente occupata dagli impianti, a valle della dismissione degli stessi.
Sull’approvazione del progetto e dei costi della bonifica e della messa in sicurezza, si fonda il presupposto per la quantificazione del danno ambientale causato dalla gestione dell’attività estrattiva. Si potrà quindi attivare la procedura di rivalsa nei confronti del responsabile della contaminazione, procedura in capo al ministero dell’Ambiente, con la collaborazione degli Enti territoriali.
Le fotografie allegate documentano una fase storica in cui la miniera era in piena attività, alla fine degli anni ’90.