19 July, 2024
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Dopo una sentenza del Tribunale di Cagliari e la conseguente applicazione della legge “Severino”, nel corso della seduta odierna del Consiglio regionale, a Oscar Cherchi (Forza Italia), in base alla decisione della Giunta per le elezioni, è subentrato dopo un rilievo sull’ineleggibilità del candidato Emanuele Cera, il candidato Domenico Gallus.

La surroga del consigliere Oscar Cherchi a favore di Domenico Gallus è stata approvata con 29 voti favorevoli, 11 contrari e 3 astenuti; subito dopo il neo consigliere Gallus ha prestato giuramento.

Successivamente l’Assemblea ha iniziato ad esaminare il Testo unificato sulla raccolta e la commercializzazione dei funghi epigei ed ipogei ed il presidente ha dato la parola al relatore Eugenio Lai (Art. 1 – Sdp) per illustrare il provvedimento.

Aprendo il suo intervento Lai ha affermato di sentirsi «in imbarazzo perché, in effetti, non è cambiato nulla rispetto a 15 giorni fa: molti consiglieri non conoscono la legge, molti, pur conoscendola, hanno presentato emendamenti che la modificano in profondità, nell’Aula si registrano significative divisioni». «Per cui – ha proseguito – è arrivato il momento di discutere la legge ma se qualcuno ha opinioni diverse (anche radicali) è bene che le manifesti, purché non si continui con la politica del rinvio con motivazioni strumentali, perché la Sardegna ha bisogno di una legge». «Anche perché – ha detto ancora Lai – stanno nascendo complessi contenziosi giudiziari, molte amministrazioni stanno procedendo con regolamenti fai da te e il territorio sta subendo gravi danni ambientali causati dalla raccolta selvaggia». «Se non si discute oggi – ha avvertito il consigliere – mi dimetto da relatore, purché credo che tutti debbano assumersi la responsabilità di non intervenire».

Il capogruppo di Forza, Italia Pittalis, ha ricordato che la questione è stata affrontata in conferenza dei capigruppo ma, nello stesso tempo, ha richiamato l’attenzione del presidente Ganau sulla necessità che, nella prossima riunione, il presidente Francesco Pigliaru riferisca al Consiglio sulla crisi politica della Regione e sulla questione degli assessorati vacanti.

Iniziando la discussione generale il consigliere Pier Mario Manca (Pds) ha dichiarato che «la Regione ha bisogno di una legge organica su raccolta commercializzazione dei funghi unita alla salvaguardia dell’eco sistema». Il testo, a suo avviso, «raccoglie proposte diversificate e risente probabilmente di un certo appesantimento burocratico, anche se non vanno dimenticati gli aspetti positivi: la distinzione dei tesserini fra raccoglitori amatoriali e professionali, i permessi speciali a pagamento per i non residenti e la formazione, tutte misure che assicurano un impatto minimo sui territori; così come sono positivi gli interventi per la salvaguardia dell’habitat naturale e la tutela della salute dei raccoglitori e dei consumatori, anche per gli ipogei che in alcune zone stanno diventando fonti di integrazione al reddito per molte comunità della Regione».

Il consigliere dei Riformatori Luigi Crisponi ha lamentato, come già era stato evidenziato nel dibattito precedente, «la presenza di appesantimenti burocratici mentre singolarmente vengono trascurate le competenze dell’assessorato della Sanità che invece va coinvolto proprio per introdurre norme a tutela della corretta conoscenza del prodotto ed inoltre, quanto ai tesserini, occorre che possano essere rilasciati on line, cosa che ora non è possibile». Ci sono poi altre dimenticanze, secondo Crisponi, «che vanno senza dubbio corrette, se si vuole anche in Aula, a cominciare dalla commercializzazione in cui vanno messe a punto le differenze fra epigei e ipogei (tartufi) con questi ultimi che fanno registrare movimenti interessanti di mercato».

Il vice capogruppo del Pd Roberto Deriu, concordando in buona parte con le osservazioni di Crisponi e dello stesso relatore Lai, ha osservato che «il testo risente di composizioni e ricomposizioni per cui non può essere approvata cosi com’è e ci sono molte osservazioni da fare, a partire da una sorta di regionalizzazione dei funghi piuttosto discutibile, da un sistema di autorizzazioni troppo macchinoso e da una burocrazia aggiuntiva non adatta all’argomento, una sorta di nuova burocrazia del fungo scientifica e tecnica appesantita oltretutto da sanzioni eccessive». «Ci sono insomma molte cose su cui riflettere ancora anche in commissione – ha concluso Deriu – senza dimenticare che si sta intervenendo su rapporto fra uomo e terra e sulla salute del bosco, abbastanza per chiedersi se la legge in esame è fatta bene».

Dopo l’on. Roberto Deriu ha preso la parola l’on. Lorenzo Cozzolino (Pd), che ha definito questa legge «un notevole passo avanti che va a tutelare un bene economico privo a oggi in Sardegna di tutele normative. Molto ancora si può e si deve fare per emendare la proposta, come le norme sulla modalità per il rilascio del patentino per la raccolta».

Per l’on. Antonio Solinas (Pd) «non serve entrare pere la seconda volta nel merito di una proposta che il Consiglio conosce bene. Questa non è una legge che nasce per punire ma per prevenire sotto il profilo sanitario i rischi derivanti da una vendita e da un commercio indistinti dei funghi. Ma tutti gli emendamenti presentati priverebbero di  senso questa proposta, al punto che sarebbe meglio lasciare le cose come sono».

Ha preso poi la parola l’on. Attilio Dedoni (Riformatori sardi), che ha detto: «La Sardegna attende l’approvazione di questa norma e mi chiedo chi sia interessato dentro quest’Aula a che la legge non passi. C’è un grande giro di affari tra Sardegna e Umbria, dove il prodotto sardo viene preso, venduto e trasformato come se fosse di Norcia».

Per l’on Gianluigi Rubiu (Udc) «questa è una legge burocratizzante e punitiva. Una legge preistorica, che nasce per complicare la vita ai sardi. In particolare, sono ridicole le norme sul rilascio del tesserino che abilita alla raccolta. Che senso ha consentire a chi ha 65 anni di effettuare la raccolta senza il patentino ma solo nel territorio comunale? E siete sicuri che tutti conoscono i confini?».

L’assessore all’Ambiente, Donatella Spano, ha preso la parola per la Giunta e ha detto: «La Regione ha senza dubbio necessità di una normazione puntuale del settore, sia per gli aspetti sanitari che per quelli economici. Alcuni funghi sono poi un ottimo indicatore biologico della qualità dei nostri ecosistemi  e vanno pertanto considerate le modalità di raccolta e di commercializzazione. Un apporto dell’assessore alla Sanità, peraltro, può essere importante».

Il presidente Gianfranco Ganau ha dato poi la parola all’on. Eugenio Lai, che ha detto. «Se c’è l’assessorato pronto a garantire che lavorerà su questa legge velocemente, possiamo essere d’accordo sul ritorno in commissione del testo. Non possiamo però perdere tempo: vogliamo un impegno chiaro della Giunta».

L’on. Piermario Manca (Pds) ha chiesto «date certe, una volta per tutte. Se è necessario sospendiamo il Consiglio e vediamo in commissione gli emendamenti».

L’on. Domenico Gallus ha chiesto il ritorno in commissione del testo di legge e ha rivolto dai banchi un saluto all’on. Oscar Cherchi. «Mi tocca l’onore ma anche il dispiacere di sostituirlo. Dichiaro sin d’ora che in questo anno di presenza in Consiglio regionale non avrò vincolo di partito e di coalizione».

Su proposta del presidente l’Aula ha votato a favore del rinvio in commissione della legge.

L’Aula ha deciso di rinviare alla prossima seduta di mercoledì prossimo 21 giugno (ore 10.00) la nomina del Difensore civico e del Garante regionale per l’Infanzia.

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«La chimica verde a Porto Torres va avanti. Dopo un lungo periodo in cui tutto sembrava perduto e dopo oltre un anno di incertezza sulle decisioni di ENI, oggi possiamo dire che la prospettiva è radicalmente cambiata». Lo ha detto il presidente della Regione Francesco Pigliaru in apertura della riunione con le rappresentanze sindacali di Cgil, Cisl, Uil e Ugl regionali e territoriali, ieri in viale Trento, alla quale hanno partecipato l’assessore del Lavoro Virginia Mura, l’assessore dell’Industria Maria Grazia Piras e l’assessore dell’Ambiente Donatella Spano.

Il presidente Pigliaru ha rendicontato «il lungo e faticoso lavoro fatto dalla Regione con l’aiuto di tutti» sulla chimica verde a Porto Torres. «Abbiamo affrontato una situazione difficile e portato avanti la partita ai tavoli senza clamore – ha detto Francesco Pigliaru -, ma anche senza cedere di un centimetro le posizioni che avevamo concordato. E abbiamo tenuto la barra dritta senza accettare che il metano diventasse un’alternativa. La nostra posizione è che vogliamo sia il metano, secondo quanto concordato nel Patto con il Governo, che lo sviluppo della chimica verde: siamo convinti che sia una scommessa di grande rilievo strategico non solo per Porto Torres e per la Sardegna, ma per tutta l’Italia, e lo abbiamo ribadito costantemente e con forza. Finalmente da Governo e da ENI abbiamo ottenuto un importante cambiamento del punto di vista: nessun abbandono del progetto ma, al contrario, il rilancio e il mantenimento degli impegni definiti dal protocollo del 2011». 

Il riferimento è alle dichiarazioni rilasciate dall’amministratore delegato di ENI, Claudio Descalzi, lo scorso 26 maggio ad Assemini, all’apertura al pubblico delle Saline Conti Vecchi. In quella occasione Descalzi aveva infatti comunicato, insieme al presidente Pigliaru, come in un precedente incontro tra Regione ed ENI si fosse confermato di rilanciare gli investimenti della fase tre di Matrica, da definirsi in un accordo di programma che ENI e Regione sottoporranno al Governo dopo aver affrontato la parte tecnica del lavoro.

La fase tre del progetto comprenderà l’ampliamento ed il completamento degli impianti di Porto Torres per realizzare prodotti innovativi. Francesco Pigliaru, che ha ricordato come l’Ad di ENI abbia ribadito l’impegno su Porto Torres anche a margine del G7 Ambiente di Bologna, ha proseguito rimarcando la necessità «di non perdere il ritmo. Dobbiamo raggiungere molto velocemente il risultato atteso, e vogliamo farlo entro luglio», ha detto il presidente della Regione. «Il prossimo passaggio è un Accordo di Programma Quadro vincolante per tutti, che metta giù con chiarezza cifre, impegni e investimenti per il rilancio del Protocollo del 2011 e soprattutto che lo renda molto più concreto in termini di risorse e di tempi.»

Sui contenuti dell’Accordo di Programma, di cui è stato condiviso il percorso di costruzione, Regione e organizzazioni sindacali lavoreranno a stretto contatto.

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L’innovazione finalizzata ad azioni di contrasto al cambiamento climatico è al centro del protocollo di intesa tra Regione Sardegna e Climate-KIC, la principale iniziativa di innovazione sul clima dell’Unione Europea.
Lo ha deciso ieri la Giunta, su proposta dell’assessore della Difesa dell’Ambiente, Donatella Spano. «La Regione mantiene alta l’attenzione su questi temi e ora, dopo aver siglato nel 2015 il protocollo internazionale Under 2 Mou per limitare il riscaldamento del pianeta entro i 2 gradi Celsius – spiega Donatella Spano -, entra in contatto con altri prestigiosi attori impegnati in importanti progetti che potranno coinvolgere anche le imprese e non solo l’Amministrazione».
Donatella Spano ha ricordato che diversi territori sono vulnerabili ai fenomeni meteorologici di fortissima intensità e che il protocollo instaura una collaborazione con il ramo italiano di Climate-KIC, artefice di valide iniziative e progetti su adattamento e mitigazione sugli effetti dei mutamenti climatici.
«Occorre mettere in comune le esperienze migliori e considerare azioni trasversali che vanno dall’ambiente ai trasporti, all’agricoltura, all’efficienza energetica e al turismo – continua l’assessore Spano -. La Sardegna ha portato i temi del cambiamento climatico a livello internazionale anche grazie a Francesco Pigliaru, nel ruolo di presidente della Commissione Enve del Comitato delle Regioni».
Climate-KIC coordina e sviluppa sul territorio nazionale le azioni finalizzate a combattere il cambiamento climatico e a realizzare la transizione verso una economia a emissioni zero, attraverso programmi sull’imprenditorialità innovativa, progetti di innovazione e percorsi di formazione. All’intesa prende parte anche ASTER, la società consortile dell’Emilia-Romagna per l’innovazione e il trasferimento tecnologico per le imprese, le università e il territorio, che fa già parte della rete di Climate-KIC. Le KIC, Knowledge Innovation Communities, sono “Comunità della conoscenza e dell’innovazione”, ossia partnership pubblico-private create dall’Istituto europeo di innovazione e tecnologia (EIT). Hanno il compito di integrare molteplici discipline e ricercano la complementarità tra imprese, istruzione e ricerca per sviluppare prodotti e servizi innovativi, avviare nuove imprese e formare una nuova generazione di imprenditori.

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La Giunta regionale ha adottato un importante provvedimento teso a contrastare il pascolo brado dei suini nelle proprietà dell’Agenzia Forestas in funzione dell’eradicazione della Peste suina africana. L’atto di indirizzo è destinato a Forestas per l’applicazione di specifiche misure nel contrasto della PSA e prevede l’avvio di un programma straordinario di controllo nelle aree gestite, a qualunque titolo, dall’Agenzia per accertare la presenza di suini bradi. In Sardegna il pascolo non confinato dei maiali è pratica illegale e vietata dalla norme. Tali limitazioni si sono rese necessarie per ridurre il diffondersi della malattia evitando il contatto fra i suini domestici e i cinghiali selvatici, in diversi casi portatori del virus. L’atto licenziato dall’Esecutivo Pigliaru coinvolge indirettamente anche i privati che svolgono attività pascolative nei terreni di Forestas, mediante lo strumento della concessione “Fida pascolo”.
Il controllo nelle proprietà dell’Agenzia è affidato, come già previsto nella Determinazione del Responsabile dell’Unità di Progetto (UdP) per l’eradicazione della PSA n. 68 del 29/11/2016, alla lettera c) dell’art. 3, al personale del Corpo forestale e di Vigilanza ambientale (CFVA) e a quello di Forestas. Sono inoltre coinvolti, a pari livello, i Servizi veterinari delle ASSL, gli appartenenti alle forze di Polizia, ai corpi di Polizia locale e le Compagnie Barracellari. Tali soggetti, in caso di accertamento, provvedono alla tempestiva segnalazione dei suini non confinati all’Agenzia Forestas e all’UdP.
Entro le 24 ore dall’accertamento o dall’avvenuta ricezione della segnalazione di maiali al pascolo brado, Forestas notifica ai concessionari delle terre, in cui sono stati individuati gli animali illegali, l’obbligo di procedere al confinamento del bestiame di proprietà per motivi di sanità e di sicurezza. Tale disposizione è finalizzata a consentire il raggruppamento e quindi il depopolamento dei suini irregolari, così come previsto dalla legge, e limitare durante queste operazioni la possibile diffusione del virus PSA da parte delle altre specie animali, che potrebbero fungere da vettore meccanico del virus stesso. La disposizione serve, infine, per garantire le successive operazioni di pulizia e risanamento del sito.
Previa adozione della relativa ordinanza, l’UdP provvede alle attività di confinamento, verifica sanitaria e abbattimento dei suini bradi, nonché alle successive operazioni di risanamento e monitoraggio sanitario.
L’Agenzia Forestas, entro sette giorni dall’adozione della deliberazione di oggi, provvede a integrare il proprio regolamento di concessione delle fide pascolo alla disposizioni indicate nel provvedimento deliberato dalla Giunta.
Recidività e rinnovi fide pascolo. I compendi forestali, all’interno dei quali sono stati rinvenuti suini bradi, sono sottoposti a monitoraggio sanitario continuo e il rinnovo delle concessioni fide pascolo di tali terre è subordinato alla valutazione dell’UdP. Qualora, nei sei mesi successivi all’intervento di abbattimento dei suini irregolari, venga registrata la presenza di altri suini bradi, ciò costituisce motivo ostativo al rinnovo, da parte dell’Agenzia Forestas, delle predette concessioni di fide pascolo, per le due annate agrarie successive.
Il presidente Francesco Pigliaru, di concerto con l’assessora dell’Ambiente, Donatella Spano, richiama l’Agenzia Forestas ad assicurare una rigorosa applicazione delle presenti disposizioni e a vigilare sulla sua osservanza, costituendo questo: obiettivo e parametro, per l’attribuzione della premialità, in attuazione di quanto previsto dalla normativa vigente in materia.

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Prosegue il confronto tra la Giunta e i rappresentanti di categoria e territoriali di Cgil, Cisl e Uil sul contratto dei forestali bloccato dal 2010.
L’esecutivo, con gli assessori dell’Ambiente Donatella Spano e al Personale Filippo Spanu, ha riferito che va avanti, in modo continuativo, il dialogo con il Dipartimento della Funzione pubblica della Presidenza del Consiglio dei ministri e, tramite lo stesso Dipartimento, con la Ragioneria dello Stato.
Dal Governo si attende, a breve, la conferma formale e definitiva della validità del contratto privatistico per gli addetti ai lavori di sistemazione idraulico-forestale e idraulico-agraria, sottoscritto nel 2010.
Con l’atto formale di conferma l’esecutivo nazionale dovrà indicare – hanno spiegato gli assessori – la sua posizione ufficiale sulle possibili modalità di applicazione della parte economica del contratto che, come per tutti i lavoratori del settore pubblico, potrà avere effetti per il periodo successivo alla sentenza della Corte Costituzionale che, nel 2015, ha stabilito l’illegittimità del blocco contrattuale.
Gli esponenti della Giunta hanno ribadito la necessità che i dipendenti dell’Agenzia Forestas non siano discriminati rispetto agli altri lavoratori del sistema Regione e che non subiscano danni o svantaggi di natura economica.
Gli assessori hanno infine rimarcato che, come prevede la legge istitutiva dell’Agenzia, l’unico contratto applicabile per i lavoratori è quello privatistico per gli addetti ai lavori di sistemazione idraulico-forestale e idraulico-agraria.
Nei prossimi giorni è in programma un nuovo incontro tra la Giunta ed i rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil.

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La sostenibilità, parola chiave nell’aggiornamento della strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile, è sempre più al centro dell’attenzione sia delle amministrazioni che dei cittadini. Ne ha parlato, ieri a Roma, in occasione del Forum PA, Donatella Spano, in rappresentanza della Regione Sardegna e nel ruolo di coordinatrice della Commissione Ambiente ed Energia della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome.

«Le Regioni hanno seguito con molto interesse il lavoro di predisposizione della Strategia e, come espresso durante l’incontro di presentazione a marzo, sono pronte a collaborare alla sua attuazione – ha affermato Donatella Spano -. Ho apprezzato il lavoro svolto ma siamo consapevoli che un impegno ancora maggiore sarà richiesto per realizzare e monitorare gli obiettivi prefissati. Su questo sarà fondamentale il ruolo delle regioni e degli enti locali che sono chiamati a declinare i contenuti ai diversi livelli territoriali. Come sappiamo, entro un anno dall’approvazione della Strategia nazionale, le regioni devono elaborare la propria Strategia definendo il proprio contributo alla realizzazione degli obiettivi della strategia nazionale.»

Strategico, poi, puntare su multidisciplinarietà e su una efficace governance multilivello, a partire dalla Conferenza Stato Regioni ma non solo. «Innanzitutto – ha proseguito l’assessore Spano – credo sia importante il coinvolgimento non solo della Commissione Ambiente, ma anche delle altre commissioni della Conferenza Stato-Regioni: una concertazione ampia che possa permettere di cogliere la multidimensionalità della sostenibilità. Non appena il Ministero completerà la stesura della Strategia, provvederò a convocare la Commissione Ambiente per iniziare formalmente la discussione e chiederò al presidente della Conferenza Stato-Regioni di interessare della tematica le altre Commissioni.»

Raggiungere il cambiamento richiede educazione alla sostenibilità e innovazione nel linguaggio, pur nel rispetto del rigore specifico. Gli obiettivi della strategia vanno tradotti in strumenti attuativi adeguati. Un compito che richiede appositi stanziamenti. «Obiettivi così sfidanti – ha concluso Donatella Spano – richiedono un ingente impegno di risorse: ci auguriamo che ci sia la possibilità di dotare la strategia di un budget adeguato».

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Un approccio ancora più sistemico fondato sulla prevenzione caratterizza il Piano Regionale Antincendio 2017-2019, approvato ieri dalla giunta su proposta dell’assessora della Difesa dell’Ambiente Donatella Spano. La macchina regionale è pronta per la stagione 2017 e per il periodo di elevato rischio di incendio boschivo, dal 1° giugno al 31 ottobre. A causa delle condizioni metereologiche di siccità e il conseguente maggiore rischio, il Sistema regionale antincendi boschivi è stato già attivato dai primi di maggio con uno schieramento di squadre in tenuta AIB (antincendi boschivi) e con i primi cinque elicotteri.

«Abbiamo mezzi e personale impegnato sia sul contrasto che sulla sorveglianza ma la prevenzione è il vero punto di partenza della lotta degli incendi boschivi – afferma l’assessore Spano -. Abbiamo, infatti, messo al centro del nuovo piano triennale le azioni di prevenzione e mitigazione e puntiamo al cambiamento della cultura di cittadini e turisti, perché non mettano a rischio se stessi, le forze che lavorano nello spegnimento del fuoco e naturalmente lo stesso ambiente.»
Infine un appello: «A tutti chiedo comportamenti responsabili a tutela dell’incolumità propria e degli altri nonché del patrimonio ambientale, evitando ogni azione rischiosa. L’esperienza degli anni scorsi, specie per gli incendi di grandi dimensioni, insegna che è fondamentale adottare scrupolosamente le norme di sicurezza».
L’azione di prevenzione punta a coinvolgere direttamente nuovi attori valorizzando soprattutto coloro che possono contribuire al controllo del territorio e favorire la prevenzione degli incendi. Il Piano è stato, infatti, discusso con i rappresentanti di varie associazioni (agricoltori e allevatori, associazioni venatorie, albergatori e gestori di campeggi) per favorire la sensibilizzazione alla cultura della sicurezza e la costruzione di un percorso di integrazione del loro prezioso contributo.
«Le varie associazioni – aggiunge l’assessora Spano – distribuiranno le norme di comportamento e autoprotezione tra i loro iscritti e i turisti riceveranno un’informativa in diverse lingue fornita dalla Protezione civile. Guardiamo inoltre con attenzione il mondo rurale per progettare il trasferimento di conoscenze in materia di sicurezza.» 
Realizzato da una task force coordinata dalla Protezione civile, il documento di 142 pagine – a cui si aggiungono sette allegati – ha lo scopo di definire le procedure di emergenza, le attività di monitoraggio del territorio e di assistenza alla popolazione. Inoltre ha lo scopo fondamentale di disporre, secondo uno schema coordinato, il complesso delle attività operative. Il Piano mira a rendere il sistema antincendio sempre più moderno, efficiente, tecnologicamente avanzato e scientificamente evoluto.
Il Cfd, il Centro funzionale decentrato, emette bollettini quotidiani di previsione di pericolo sulle 26 zone di allerta della Sardegna. A seguito delle più recenti indicazioni operative della Protezione Civile nazionale, nel nuovo Piano triennale al codice colore del livello di pericolosità (verde, giallo, arancione e rosso) è associata una fase operativa da attivare. Sono quattro le fasi operative: fase di Preallerta, fase di Attenzione, fase di Attenzione Rinforzata e fase di Preallarme. Il direttore generale della Protezione civile definisce la fase operativa da attivare sulla base delle criticità di particolare rilevanza presenti sul territorio, raccolte e trasmesse da tutte le componenti presenti nella Sala operativa unificata permanente (la Soup, di cui fanno parte Corpo forestale, agenzia Forestas, Protezione civile e Vigili del fuoco). Se ritenuto necessario, il direttore della Protezione civile, con gli altri direttori, valuta tutte le informazioni per l’individuazione della fase operativa. Le fasi operative di Attenzione rinforzata e di Preallarme comportano, per le componenti regionali e per i diversi soggetti statali del Sistema, l’attivazione di specifiche procedure operative secondo quanto stabilito nel Piano.
Altra novità, sempre sotto il profilo tecnico, è la zonizzazione cioè una suddivisione in aree omogenee di pericolosità. Questa base conoscitiva consentirà di definire azioni di prevenzione e previsione del rischio mirate per ciascun territorio.
Ingente il dispiegamento di forze e mezzi nel sistema composto da Protezione civile, Corpo forestale regionale, agenzia Forestas, Vigili del fuoco, volontari delle associazioni iscritte nell’Elenco del volontariato di Protezione civile e compagnie barracellari.
La lotta attiva agli incendi boschivi e rurali si basa su un sistema integrato. La funzione operativa di spegnimento è in capo al Corpo forestale e di vigilanza ambientale il quale svolge le attività di Direzione delle operazioni di spegnimento (DOS) nelle seguenti articolazioni: una Sala Operativa Unica Permanente (Soup); sette Centri Operativi Provinciali (Cop), situati nei corrispondenti Ispettorati del Corpo forestale e di vigilanza ambientale; ottantadue Unità operative di comparto (Uoc), corrispondenti alle Stazioni del Corpo forestale; undici Basi Operative (Bo) elicotteristiche dipendenti dai rispettivi Cop (Anela, Alà dei Sardi, Bosa, Farcana, Fenosu, Limbara, Marganai, Pula, San Cosimo, Sorgono e Villasalto); 194 postazioni di avvistamento gestite dall’Agenzia Forestas e in contatto permanente con i Cop e le Uoc. Le squadre di Forestas, le organizzazioni di volontariato e le compagnie barracellari sono coordinate dalle Uoc e rimangono in contatto con i Cop. Il coordinamento delle forze in campo sugli incendi di interfaccia (a ridosso del centro urbano e delle strutture produttive) è di competenza dei Vigili del fuoco.
Il sistema impegna oltre 10mila persone tra operatori di lotta e addetti alle attività di supporto. Sono 11 gli elicotteri della flotta regionale, con una capacità di carico di 900 litri d’acqua, più un altro mezzo con una capacità di carico di 4000 litri d’acqua, di base a Fenosu. Tre canadair della flotta statale saranno di stanza a Olbia e altri potranno essere messi a disposizione dal Dipartimento nazionale di Protezione civile in caso di necessità. Sono circa 1.200 mezzi a terra. Le persone mobilitate per la campagna antincendi provengono dalla direzione generale della Protezione civile, Corpo forestale e di vigilanza ambientale, agenzia Forestas, compagnie barracellari e i volontari provenienti dalle 171 organizzazioni del registro regionale.
Il documento è un lavoro complesso articolato in otto parti specifiche, costituite dalla relazione generale e da sette allegati, cartografici e tabellari.
La prima parte, descrittiva, riguarda la pianificazione regionale e delinea il modello organizzativo generale, costituito dalla pluralità di soggetti del sistema di protezione regionale: direzione generale della Protezione civile, Corpo forestale, Forestas, Vigili del fuoco, organizzazioni di volontariato, compagnie barracellari, gruppi comunali e gli altri attori che concorrono, in forme e ambiti diversi, al perseguimento degli obiettivi. La seconda parte riguarda il report dell’analisi sugli incendi del triennio 2014-2015-2016, che descrive, per ogni anno, le condizioni meteorologiche, lo stato della vegetazione, l’andamento dei livelli di pericolosità potenziale di incendio, l’andamento degli incendi relativamente al numero, superfici e soprassuolo interessati, analizzando le cause degli incendi e il consuntivo dell’attività investigativa compiuta dal Corpo forestale. Incentrata sui presidi territoriale la terza parte, cioè sui presidi dell’intero apparato di lotta regionale e i dati tabellari delle strutture operative del Corpo forestale, dell’agenzia Forestas, delle organizzazioni di volontariato, delle compagnie barracellari e dei Vigili del fuoco. La quarta parte, contiene gli elenchi aggiornati relativi alla rete regionale dei punti di avvistamento e dei punti di attingimento idrico. La quinta parte è inerente la pianificazione dei parchi nazionali, e contiene le procedure da attuare nei parchi dell’Asinara e dell’Arcipelago di La Maddalena approvate dal ministero dell’Ambiente sulla base dell’intesa regionale, ai sensi dell’articolo 8 della legge 353/2000.
Nella sesta parte sono inserite la cartografia allegata alla pianificazione regionale e l’elaborazione cartografica di base e di sintesi dell’attività di pianificazione sia in termini di previsione del rischio di incendio boschivo che in termini di ottimizzazione delle risorse disponibili per le attività di lotta attiva. La settima parte contiene i dati cartografici inerenti ai rilievi effettuati dal Corpo forestale e di vigilanza ambientale di tutte le aree percorse dal fuoco e delle insorgenze negli ultimi cinque anni. Il lavoro costituisce una banca dati di riferimento a servizio dei Comuni al fine di istituire e aggiornare il Catasto delle aree percorse da incendio (di cui all’articolo 10 della legge 353/2000). L’ottava parte contiene i dati tabellari dell’indice di pericolosità e di rischio di incendio di tutti i comuni della Sardegna e i dati relativi allo stato di fatto della pianificazione comunale di protezione civile per il rischio incendi di interfaccia.
L’apparato antincendi funziona sul Piano generale e sui piani operativi ripartimentali vigenti. Anche questi hanno validità triennale e restano vigenti sino all’aggiornamento dei successivi. Sono redatti dal Corpo forestale, adottati dal comandante con propria determinazione e contengono (ai sensi della legge regionale 27 aprile 2016, n. 8, articolo 23, comma 4) il dettaglio e l’organizzazione delle risorse presenti nei singoli territori di competenza degli Ispettorati ripartimentali del Corpo forestale e di vigilanza ambientale, di intesa con l’agenzia Forestas.
Per rendere più efficaci le misure per la prevenzione in concomitanza con le esercitazioni nelle aree militari, i poligoni di Perdasdefogu, Capo Frasca e Capo Teulada hanno predisposto un apposito piano pluriennale antincendi che prevede l’utilizzo di mezzi attrezzati, condotti da personale adeguatamente equipaggiato e, quindi, in grado di effettuare gli eventuali interventi di spegnimento. Tali piani prevedono l’adozione di tutte le azioni necessarie a evitare l’insorgenza e la propagazione di incendi nelle e dalle aree amministrate, secondo quanto previsto nelle prescrizioni regionali antincendi approvate dalla Giunta regionale il 9 maggio 2017 con Deliberazione n. 23/11.
Importantissima l’attività investigativa svolta dal Corpo forestale. Per il conseguimento dei risultati, il Corpo forestale e di vigilanza ambientale realizza un programma coordinato di organizzazione operativa, addestramento e applicazione di protocolli investigativi, nel quale riveste un ruolo primario l’impiego in crescendo di tecniche avanzate.
Il consuntivo dell’attività di polizia compiuta nel 2016 sugli illeciti in materia di incendi registra 258 comunicazioni di notizia di reato inviate alla Magistratura, 129 verbali per violazioni amministrative alle prescrizioni regionali antincendi. I fatti-reato denunciati hanno riguardato 172 incendi dolosi, 59 colposi e 27 di origine indefinita. Le persone denunciate per incendio sono state 71, di cui 13 per ipotesi dolose e le restanti 58 per eventi di natura colposa. Dei 13 indagati per incendio doloso, 8 sono stati fermati e/o tratti in arresto in flagranza di reato.

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I capigruppo del Consiglio regionale hanno incontrato i rappresentanti sindacali della Portovesme Srl.

«La politica sta seguendo con attenzione ed impegno le vicende della Portovesme Srl anche per quanto riguarda la tempistica delle autorizzazioni per la nuova discarica che, in un clima di collaborazione istituzionale, si cercherà di restringere al massimo» ha assicurato il presidente del Consiglio regionale Gianfranco Ganau concludendo l’incontro fra i capigruppo ed una delegazione dei lavoratori della Portovesme srl guidata dai rappresentanti sindacali di Cgil, Cisl e Uil Francesco Garau, Antonino d’Orso e Antonio Melis.

I sindacalisti hanno manifestato delusione e preoccupazione per l’esito della recente conferenza di servizi che sembrava potesse portare alla conclusione dell’iter autorizzativo del nuovo stabilimento mentre, a loro giudizio, ha fatto registrare una battuta d’arresto. A completare il verbale della conferenza, infatti, mancano i pareri del Genio civile che si è riservato di formalizzarlo, e del Ministro dei Beni culturali, che non ha partecipato all’incontro.

«Chiediamo che le istituzioni siano al nostro fianco – ha sottolineato Francesco Garau della Cgil – perché il rispetto dei tempi è fondamentale per la continuità produttiva e, soprattutto, occorre evitare che l’azienda programmi una fermata progressiva degli impianti che aprirebbe una fase di gravissima incertezza.»

«Siamo in una fase critica – ha affermato Antonino d’Orso della Cisl – e riteniamo, pur senza fare sconti a nessuno, che una azienda che sta investendo 30 milioni di euro per la realizzazione di progetto industriale sia messa nelle condizioni di operare in un quadro di certezze e in tempi compatibili con quelli del mercato.»

«La nostra è una partita in cui si gioca il futuro di 1.200 lavoratori – ha osservato Antonio Melis della Uil – per questo chiediamo che il confronto fra tutti i soggetti interessati vada avanti in un clima costruttivo in modo da creare le migliori condizioni per un risultato finale positivo.»

Il presidente della commissione Attività produttive, Luigi Lotto, che proprio ieri ha tenuto una audizione con l’assessore dell’Ambiente Donatella Spano sui problemi della Portovesme Srl, ha garantito che la commissione seguirà la vicenda con l’urgenza che il caso richiede, adoperandosi in particolare per abbreviare i tempi burocratici ed amministrativi.

Preoccupazione per i tempi lunghi che sembrano profilarsi è stata invece espressa dal capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu, secondo il quale è mancata quella “concertazione istituzionale” che avrebbe permesso di arrivare prima ad un esito migliore. Il confronto, ha detto, deve proseguire in modo serrato “anche fuori dagli schemi burocratici”.

Il capogruppo del Partito Democratico, Pietro Cocco, ha dichiarato che «siamo tutti d’accordo nel sostenere le richieste dei lavoratori e faremo fino in fondo la nostra parte, sollecitando le altre istituzioni interessate a formalizzare gli atti di loro competenza in anticipo rispetto alle scadenze programmate; è un obiettivo possibile che contiamo di raggiungere».

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La seduta antimeridiana n. 233 si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau che, dopo le formalità di rito, ha comunicato all’assemblea l’elezione di Annamaria Busia (Cp) a presidente del gruppo Misto e del consigliere dei Rossomori, Emilio Usula, vice capogruppo.

Gianfranco Ganau ha inoltre comunicato la modifica della denominazione del gruppo Partito Sardo d’Azione in “Psd’Az-La Base” e la richiesta del capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, per l’istituzione di una commissione speciale d’inchiesta sul rischio amianto in Sardegna, nonché la sentenza della Consulta sulla illegittimità costituzionale di alcune parti della legge di stabilità 2016.

Quindi il presidente del Consiglio ha pronunciato un breve intervento per ricordare il drammatico attacco terroristico di Manchester e portare la solidarietà e la vicinanza dell’assemblea sarda al popolo britannico: «Consentitemi in apertura dei lavori di questa Assemblea di ricordare quanto accaduto avantieri a Manchester, di porre per qualche istante la nostra attenzione alle ventidue vittime, al momento accertate, di un nuovo e terribile attacco, frutto dell’odio jihadista che ha guidato purtroppo la mano di un giovane cittadino inglese, nato in Gran Bretagna da genitori libici fuggiti dal regime di Gheddafi. Un matto, un terrorista, un giovane di 22 anni con la mente annebbiata da una ideologia che semina orrore e terrore, che cresce e si insinua nel disagio che caratterizza le grandi periferie della nostra Europa». «Un ventiduenne che sceglie di farsi saltare in aria, uccidendo ventidue persone e mutilando decine di ragazze e ragazzi – ha proseguito Ganau – adolescenti e bambini, riuniti per un concerto, durante un momento di festa e divertimento per condividere la stessa passione. Colpisce la scelta e la giovanissima età delle vittime, la più piccola aveva appena otto anni, e il bilancio dei feriti. Oggiha concluso il massimo rappresentante dell’Assemblea sarda – qualsiasi commento rischia forse di stridere di fronte a tanto orrore, ma credo che l’Europa, l’Italia e con esse la nostra isola, abbiano ancora tanta strada da fare per non alimentare quest’odio e tutta questa follia. Alla Gran Bretagna e al suo popolo quest’Assemblea esprime tutta la propria vicinanza».

Al termine dell’intervento, l’Aula, su invito del presidente del Consiglio, ha osservato un minuto di silenzio.

Il presidente ha quindi introdotto il tema della sostituzione dei consiglieri regionali sospesi, a fare data dal 20 febbraio 2017, per effetto della legge Severino, Oscar Cherchi (Fi), Alberto Randazzo (Fi) e Mario Floris, e si è proceduto con il giuramento dei nuovi consiglieri Gennaro Fuoco e Mariano Contu, candidati nel collegio provinciale di Cagliari, rispettivamente nelle liste di Uds e Forza Italia, che sono così subentrati agli onorevoli Mario Floris e Alberto Randazzo.

Terminate le formalità del giuramento, il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha chiesto una breve sospensione dei lavori che il presidente del Consiglio ha accordato.

Alla ripresa, il presidente Ganau, ha informato l’assemblea che in merito alla sostituzione del consigliere Oscar Cherchi (Fi), la giunta delle elezioni – riconoscendo fondate le cause di ineleggibilità denunciate a partire dallo scorso febbraio da Domenico Gallus (secondo dei non eletti nella lista Fi del collegio provinciale di Oristano) contro Emanuele Cera (primo dei non eletti nella lista Fi del collegio provinciale di Oristano) per non avere rassegnato, entro il 13 gennaio 2014, le dimissioni da presidente della Saremar – ha proposto all’Aula la votazione della sospensione del giuramento di Emanuele Cera.

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha chiesto la votazione segreta.

Il consigliere dell’Udc, Giorgio Oppi, ha annunciato l’abbandono dell’Aula («la giunta delle elezioni  è disorganica e conta sei componenti della  maggioranza e solo tre della minoranza»), seguito dal consigliere Psd’Az-La Base, Giovanni Satta («la Giunta delle elezioni non ha svolto il suo compito e investe il Consiglio di competenze che non sono proprie») e da Roberto Desini, Pds («evidenzio l’incongruità della legge Severino che consente al collega sospeso di percepire parte dell’indennità»). Il consigliere di Fi, Stefano Tunis, ha lamentato “una votazione al buio” («non ci sono stati i dovuti approfondimenti e non possiamo sostituirci al tribunale ordinario ed assistiamo all’oscena applicazione della legge Severino»).

Il presidente Gianfranco Ganau ha prima confermato che «spetta alla giunta delle elezioni la valutazione delle incompatibilità e ineleggibilità» ed ha quindi aperto la votazione a scrutinio segreto. L’Aula con 32 voti e favore e 12 contrari, ha accolto la proposta della giunta delle elezioni ed ha sospeso il giuramento di Emanuele Cera. 

Al termine dello scrutinio il Consiglio ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con Dl 415-Giunta regionale-che modifica le leggi regionali n.32 e 36 del 2016 in materia di bilancio 2016 e pluriennale 2016-2018 a seguito del ricorso del Governo e della sentenza della Corte Costituzionale che ha sancito l’incostituzionalità delle norme.

Prima di affrontare il testo del provvedimento, sempre sull’ordine dei lavori, il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha richiamato l’attenzione dell’Aula sul fatto che «il 18 maggio scorso la conferenza di servizi relativa alla ripresa dell’attività dell’impianto della Portovesme srl si è conclusa con un nuovo rinvio determinando un forte allarme fra i lavoratori, i sindacati e la politica». L’assessore dell’Ambiente Donatella Spano, ha poi ricordato Gianluigi Rubiu, «ha esposto ieri alla commissione quella che potrebbe essere la tempistica ma è evidente che, di fronte alla possibilità di perdere mesi ad attendere i pareri del Genio civile e del ministero dei Beni culturali, occorre una azione molto incisiva della Giunta per accelerare le procedure ed evitare che il 15 giugno prossimo la società sia costretta a chiudere l’impianto».

Il presidente Gianfranco Ganau ha assicurato che il problema è all’attenzione della conferenza dei capigruppo, che incontrerà a breve i lavoratori e le organizzazioni sindacali.

Successivamente il presidente ha dato la parola al relatore di maggioranza del Dl 415, il presidente della commissione Bilancio Franco Sabatini (Pd) per illustrare il provvedimento.

Franco Sabatini ha affermato in apertura che la legge, approvata in commissione dalla maggioranza col voto contrari dell’opposizione, «nasce dalla necessità di adeguare le leggi regionali alle decisioni della Corte Costituzionale, pronunciatasi a seguito di un ricorso del governo relativo alla copertura di un disavanzo di 32 milioni». Una interpretazione rigorosa della Consulta, ha sottolineato Franco Sabatini, «che ha determinato una sorta di paradosso considerando sia la rivendicazione della Regione di ingenti crediti dallo Stato, sia la correzione già operata dalla Regione all’interno dei dati di bilancio». «Con il Dl 415 – ha poi sostenuto – si effettua l’adeguamento al nuovo quadro previsionale, riformulando in parte il testo per renderlo più comprensibile, al termine di un grande lavoro della struttura tecnica regionale per allinearsi al Dl 118 che ha introdotto il principio del bilancio armonizzato pur non avendo partecipato alla sperimentazione triennale fatta da altre Regioni». Restiamo comunque in un contesto normativo, economico e finanziario molto complesso, ha concluso il presidente della commissione Bilancio annunciando alcuni emendamenti concordati con gli uffici, la Corte dei Conti e lo stesso ministero dell’Economia, «che richiede in prospettiva il rafforzamento delle risorse umane, finanziarie e strumentali della Regione».

Intervenendo per la relazione di minoranza, il consigliere Paolo Truzzu (Misto-Fdi) ha parlato di un provvedimento tecnico correttivo della legge di bilancio per questione «forse minimale» sollevata dalla Corte Costituzionale, chiarendo però che l’opposizione ha votato contro «per questioni politiche perché i problemi del passaggio al bilancio armonizzato sono stati determinati dalla scelta della Giunta e della maggioranza di saltare la fase di sperimentazione; oggi, di fatto, siamo di fronte alle conseguenze di quella scelta sbagliata che la Giunta ha voluto fare ignorando i nostri rilievi e forse non è finita qui perché ci sono perfino emendamenti che correggono la correzione». Riflettiamo, dunque, ha concluso il consigliere, «se questo sia il modo corretto di procedere, proseguendo la strada della leale collaborazione con lo Stato che nella realtà si è tradotta nella politica di confrontarsi con lo Stato con il cappello in mano».

La vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda ha sottolineato che «il comportamento della Giunta sulle leggi di bilancio è indefinibile, perché è vero che ci sono difficoltà oggettive ma questo non può far dimenticare che è stato concesso al Governo di fare a suo piacimento salvo poi bacchettare la Regione, che si è proceduto con parifiche della Corte dei Conti in tappe successive e perfino con emendamenti della Giunta all’ultimo momento scavalcando per l’ennesima volta il Consiglio». Insomma, ha sintetizzato la Zedda, «i tecnicismi non possono nascondere gli errori politici per cui il nostro giudizio resterà contrario, anche perché ogni momento di ritardo è una pena per chi deve ricevere fondi dalla Regione e molto spesso si tratta delle categorie più deboli della società sarda e del sistema delle imprese».

Per la Giunta l’assessore della Programmazione Raffaele Paci ha dichiarato che, ferma restando la natura tecnica del provvedimento che comporta un aggiustamento delle leggi di bilancio dopo sentenza della Consulta, ha riconosciuto che la situazione «non fa piacere come non fanno piacere gli emendamenti, mi auguro che ci sia la parola fine ma non ne sono certo, spero di sì». «Questi sono i formalismi di cui stiamo morendo – ha lamentato l’assessore – pur comprendendo che affrontiamo una materia complicatissima nella quale è auspicabile che la sentenza della Corte serva a fare chiarezza». «Gli uffici della Regione – ha ricordato Raffaele Paci – hanno lavorato per mesi per riallineare disposizioni formali senza niente di gestionale movimentando gli stessi numeri, per cui spero davvero che siamo arrivati alla fine del percorso». «Credo anche – ha continuato Paci – che la nostra macchina istituzionale debba essere adeguata ed integrata da esperti e riorganizzata, fermo restando che col bilancio armonizzato stiamo garantendo più trasparenza e la possibilità di una costante verifica dell’andamento della spesa, mi preoccupa piuttosto che gli uffici regionali abbiamo dovuto tralasciare in questi mesi altre cose molto importanti come la finanziaria 2017, spero perciò che ora si possano concentrate nel dare risposte dalla Sardegna».

Per dichiarazione di voto il consigliere Emilio Usula (Misto-Rossomori) si è chiesto se sia normale e compatibile con dignità del Consiglio «correggere a maggio 2017 la legge di stabilità 2016, è la terza o la quarta volta che lo facciamo mentre la Corte Costituzionale sottolinea la grande confusione della nostra Regione». «Mi chiedo a questo punto – ha aggiunto – quando arriverà un bilancio credibile e definitivo e quando si abbandoneranno l’approssimazione e la supponenza che ha caratterizzato la vertenza entrate con la pretesa di fare pure l’apripista». «Oggi – ha concluso – Raffaele Paci ammette che ci vogliono esperti ma non dobbiamo dimenticare che abbiamo fatto la figura dei dilettanti allo sbaraglio davanti al Governo».

Il capogruppo sardista Angelo Carta, contrario, ha detto di non voler sparare sull’assessore «che comunque non può eludere la sua responsabilità è nonostante l’atteggiamento costruttivo nei confronti dell’Aula». E’vero che «gli uffici hanno il fiato corto», ha concluso Carta, auspicando che da subito si inizi a lavorare sulla parte corrente, di cui la Sardegna ha molto bisogno.

La vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda ha sostenuto che «la Sardegna ha commesso l’errore di applicare per prima il Dl 118 per cui adesso occorre fermarsi e definire le azioni necessarie per trovare la strada maestra per procedere correttamente e possibilmente in tempi rapidi, attraverso una task force di specialisti».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni ha definito forse superfluo affrontare i problemi della nostra Regione nei rapporti con lo Stato nella materia finanziaria. Esiste invece, a suo giudizio, «un serio problema politico perché ci sono debolezze strutturali da aggredire, dopo il contenzioso chiuso nel modo sbagliato col ritiro dei ricorsi che ha dimostrato la nostra debolezza, la mancanza di un tavolo di confronto e di una linea politica forte; la Sardegna ha bisogno di politiche di sviluppo e occupazione e di un fronte politico unitario disposto ad impegnarsi per il bene comune della Regione».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il Consiglio ha approvato gli articoli e gli emendamenti collegati alla legge, fino al voto finale, che ha visto 30 voti favorevoli e 19 contrari.

Dopo che l’on. Eugenio Lai ha chiesto l’inversione dell’ordine dei lavori per discutere subito le mozioni iscritte all’ordine del giorno, l’on. Antonio Solinas (Pd) ha sollecitato invece la discussione della proposta di legge sui funghi e così l’on. Attilio Dedoni (Riformatori sardi). Per l’on. Roberto Deriu (Pd), invece, è opportuno meditare meglio sulla proposta di legge sui funghi.

Il vicepresidente del Consiglio Eugenio Lai, ha chiesto dunque la una breve sospensione dei lavori e il presidente Ganau ha convocato la conferenza dei capigruppo.

Alla ripresa, il presidente Ganau ha comunicato che la conferenza dei capigruppo ha deciso di rinviare alla prossima seduta la discussione sulla proposta di legge sui funghi. I lavori sono dunque proseguiti con la mozione 239 del 18 giugno 2016 sul poligono militare di Teulada presentata dall’on. Gianluigi Rubiu (Udc). L’oratore ha detto: «Ho dialogato informalmente con il presidente Pigliaru e  abbiamo convenuto che sarebbe bene un approfondimento nella commissione competente. E magari in commissione possiamo chiedere ai rappresentanti delle Forze armate di essere presenti». Il Consiglio ha disposto il rinvio della mozione alla Prima commissione.

A seguire la mozione 136  (on. Paolo Zedda e più) sulla cannabis. L’oratore ha ricordato in premessa che il primo firmatario dell’atto fu l’ex on. Gavino Sale e ha aggiunto che «in Italia la cannabis è la sostanza psicotropa largamente più utilizzata, soprattutto dai giovani. Un mercato illegale che vale circa 60 miliardi di euro l’anno solo nel nostro Paese grazie al fallimento delle politiche proibizionistiche. Anche il dipartimento nazionale antimafia segnala la necessità di contrastare la criminalità organizzata con politiche di depenalizzazione della materia. I dati sulla legalizzazione sono incoraggianti, anche sotto il profilo della salute oltre che su quello della prevenzione della criminalità. Anche il consenso in ambito mondiale sta cambiando, nel senso che sta finendo l’associazione tra la cannabis e le altre droghe». L’oratore ha poi aggiunto: «Le caratteristiche della Sardegna consentono in modo ottimale la coltivazione della cannabis e la sperimentazione, con notevoli vantaggi per l’incremento delle entrate. Se legalizzassimo la cannabis in Italia, spenderemmo 541 milioni di euro in meno per i detenuti, 228 milioni di meno sull’ordine pubblico e 7 miliardi di incremento di entrate erariali. Evidenti sarebbero i riflessi per la Sardegna. Ecco perché noi chiediamo che la Sardegna sia capofila di un progetto sperimentale, in modo coraggioso».

Ha preso poi la parola l’on. Mariano Contu (FI), che ha detto: «Parlo da cittadino, da politico, da medico e da genitore di tre figli adolescenti. Da cittadino penso che i danni provocati da sostanze voluttuarie come alcol e fumo siano davanti a tutti. E da medico dico abbiamo bisogno di un ripasso sugli effetti dell’uso terapeutico della cannabis. Da genitore, poi, dico che è vero che i ragazzi si sballano col fumo della cannabis e questo è molto pericoloso per il loro sviluppo».

Per l’on. Fabrizio Anedda (Misto) «la cannabis è usata da millenni come analgesico. Un tempo regalavamo noi ragazzi la piantina alla nonna, che la coltivava per noi quando questo era proibito. E oggi siamo in grado di suggerire noi ai nostri nipoti come coltivare e usare la cannabis. Buona canna se uno vuole fumare».

Per l’on. Paolo Truzzu (Fratelli d’Italia) «non so che nonne avete avuto voi ma la mia non ha mai coltivato cannabis. Non sono però così convinto del fatto che l’Autonomia della Sardegna cresca approvando questa mozione. Attenzione che pure Luca Pani, il presidente della commissione del farmaco, ribadisce che un conto è l’uso a fine medico e un altro è la coltivazione libera. Se è vero che uno spinello non hai ucciso nessuno è anche vero che l’uso prolungato ha un impatto sul sistema sanitario e sociale».

Ha preso poi la parola l’on. Roberto Deriu (Pd), secondo cui «la mozione è troppo timida e non chiede nulla di speciale perché chiede al governo che ci pensi e che la Regione continui a pensarci. Se si vuole dare un segnale bisogna dire che questa pianta è dannosa per la salute quanto altre piante che noi abbiamo tra le più care e che ci danno quelle sostanze che consumiamo in modo abbondante. L’esito di questa mozione sarà minimo, quasi inesistente: dobbiamo impegnarci invece per intensificare un dibattito in Sardegna che ci porti a risultati concreti».

Luca Pizzuto (Sdp) ha invitato il Consiglio a riflettere sui vantaggi che il proibizionismo ha portato alle mafie e alle organizzazioni criminali. «La legalizzazione della cannabis consente di controllare il fenomeno, occorre liberarsi da posizioni ideologiche – ha detto Pizzuto – ricordo che Pasolini, pur contrario all’aborto, disse di essere favorevole alla sua legalizzazione perche consentiva di avere un controllo pubblico sulle interruzioni di gravidanza».

Il consigliere di Sdp ha quindi suggerito di provare a ragionare su come la Sardegna possa svolgere un ruolo d’avanguardia. «Non si può negare che molti ragazzi sardi si rechino in Olanda per sperimentare la cannabis. Quanto alla possibilità di coltivarla non è vero che nell’Isola non ci sia disponibilità di terreni, si tratta di una scelta. Possiamo provare a pensarci? Perché rinunciare a priori a produrre una sostanza che può avere effetti benefici per la salute?».

Il capogruppo di Cps, Pierfranco Zanchetta annunciando il suo voto favorevole alla mozione ha chiesto di poter aggiungere la sua firma al documento. «Finalmente si toglie il velo di ipocrisia. Stiamo parlando di legalizzazione e non di liberalizzazione della cannabis con prospettive interessanti per il suo uso a fini terapeutici».

Critico invece il giudizio del capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu: «Sono contrario alla liberalizzazione delle droghe. Contrario a discutere su un tema non decisivo per le sorti della Sardegna. Abbiamo rinviato legge sui funghi e discutiamo la mozione sulle droghe. Sono in difficoltà, da padre, a parlare di questo argomento. Mi vergogno delle cose sentite in quest’aula. Vorrei parlare della Sardegna dei pastori e dei centenari, mi dispiace invece parlare della Sardegna dei migranti, degli spacciatori di droga e dei delinquenti. Perché non liberalizzare anche le rapine in banca?».

Rubiu, infine, ha criticato l’intervento del consigliere Mariano Contu: «Il suo è stato un pessimo esordio. Gli agricoltori sardi non sono coltivatori di droga, Contu si vergogni di ciò che ha detto».

Pietro Pittalis, capogruppo di Forza Italia, ha preso le difese del collega Contu: «Si riferiva a un fenomeno diffuso e conosciuto. C’è una tendenza all’estirpazione di vigneti e alla coltivazione più redditizia della marijuana. Contu non parlava delle  aziende agricole ma di fenomeni criminosi che si verificano nell’Isola e sostituiscono forme sane di agricoltura».

Pietro Pittalis ha poi detto di essere contro ogni forma di protezionismo ma ha suggerito di affrontare il tema con attenzione. «Occorre pensare anche ai minorenni e una fascia di età che non ha la capacità di comprendere ciò che fa. Verso queste persone bisogna mostrare attenzione, la marijuana è porta d’ingresso per il consumo di droghe pesanti. Minimizzare dicendo che è meno pericolosa di altre droghe non ha senso. Se si parla di uso terapeutico stiamo parlando d’altro. Gli esperti confermano l’esistenza di danni all’apparato respiratorio. I consumatori abituali di cannabis sono a rischio più alto per schizofrenia e psicosi. Perché minimizzare e non tenere conto del problema?

Il presidente Ganau ha quindi dato la parola all’assessore alla Sanità Luigi Arru per il parere della Giunta.

Secondo Luigi Arru la discussione deve essere affrontata su piani diversi: «Non c’è dubbio alcuno sull’utilità della cannabis a fini terapeutici. La sostanza ha effetti benefici nella terapia contro il dolore cronico, nel trattamento associato a chemioterapia e nella cura delle spasticità dei pazienti affetti da sclerosi multipla – ha affermato l’assessore della Sanità – penso che sia da valorizzare l’ipotesi che la Sardegna possa svolgere un ruolo importante sul fronte della ricerca. Ho perplessità invece sull’utilizzo della cannabis a fine ludico, nei giovani c’è un rischio più alto di psicosi. Dal punto di vista sanitario va bene valorizzare il prodotto a fini terapeutici. La produzione della molecola è oggi affidata a un istituto militare di Firenze. Occorre capire se può essere facilitata la produzione in Sardegna. Sulla mozione la Giunta si rimette alla decisione dell’Aula».

Ha preso quindi la parola Paolo Zedda (Sdp) primo firmatario della mozione.

«La cannabis è nociva. Nessuno lo mette in dubbio, è importante combatterne l’abuso – ha detto Paolo Zedda – è però meno nociva del tabacco e dell’alcol. Non si giustifica il fatto che per i primi due la vendita sia normata e per la marijuana no».

Secondo il primo firmatario della mozione la legalizzazione funziona meglio della repressione: «In nove Stati americani la legalizzazione ha determinato un calo dei consumi soprattutto tra i più giovani. Con un atteggiamento repressivo i giovani tendono a consumarne di più. La legalizzazione consentirebbe di sperimentare altre modalità di consumo per esempio attraverso la nebulizzazione della cannabis meno dannosa dell’inalazione del fumo».

Paolo Zedda, infine, ha ribadito l’obiettivo della mozione: «In parlamento non si riesce ad approvare una legge. Se l’Italia non se la sente perché non fare noi da apripista? E’ una buon provvedimento che produce effetti benefici prima di tutto sulla salute e a caduta sul sistema sanitario e giudiziario. Ciò che chiedo è avere, in modo responsabile, un po’ di coraggio. Concordiamo con lo Stato una normativa utile e mettiamola in pratica».

Rossella Pinna (Pd) ha annunciato il suo voto contrario alla mozione per come è stata formulata. «L’intervento dell’assessore dimostra che la cannabis non è una sostanza innocua – ha detto Rossella Pinna – la letteratura dichiara e certifica rischi più alti di schizofrenia e psicosi per i consumatori, stati d’ansia e aumento degli incidenti stradali. Va potenziato l’altro aspetto quello dell’utilizzo a fini terapeutici per il trattamento del dolore cronico. Faccio una proposta: cerchiamo di stralciare dal testo le parti che trattano l’uso ricreativo e ludico e concentriamoci invece sull’aspetto del miglioramento della salute dei pazienti e sull’uso terapeutico per il trattamento del dolore. Non si tratta di scegliere tra repressione e legalizzazione ma tra informazione e disinformazione».

Giudizio condiviso da Daniela Forma (Pd): «Non è corretto mettere insieme una discussione sull’uso della cannabis a uso terapeutico con il tentativo di dare un taglio ideologico sull’utilizzo a fini ludici – ha detto Daniela Forma – c’è inoltre un problema di coerenza: in passato il Consiglio ha approvato leggi per combattere la fetopatia alcolica e la ludopatia,  ora si vorrebbero legalizzare altre dipendenze. Serve invece un’azione di sensibilizzazione e informazione sull’utilizzo della cannabis nelle scuole, nei giornali e nelle tv. Questo consentirebbe di combattere l’uso delle droghe tra i giovanissimi. La mozione va riformulata, così com’è non la voto».

Anche Augusto Cherchi (Pds) ha annunciato il suo voto contrario: «Non si possono fare differenze tra droghe più o meno dannose. Condivido la posizione dell’assessore. Chiedo al presidente della Commissione di mettere in discussione una proposta di legge sull’uso terapeutico della sostanza. C’è bisogno di un approfondimento, sono contrario all’uso ludico della cannabis».

Anche il neo consigliere Gennaro Fuoco si è detto d’accordo con l’assessore sulla necessità di distinguere i due aspetti. «A livello nazionale lo studio per l’uso terapeutico della cannabis è in fase avanzata, attualmente noi la compriamo all’estero a costi esagerati, sarebbe auspicabile la produzione in Italia. No invece all’uso ludico».

Voto contrario anche da parte di Paolo Truzzu (FdI): «Per una volta sono d’accordo con Arru, da oggi è iscritto al gruppo dei moralisti bigotti – ha affermato Paolo Truzzu – certi ragionamenti sono disarmanti: come Aula abbiamo il dovere di proporre soluzioni che aiutino la comunità che amministriamo a migliorare le condizioni sociali».

Roberto Deriu (Pd) dopo essersi schierato a favore della proposta avanzata dalla collega Rossella Pinna ha replicato ad alcuni interventi dei consiglieri che lo avevano preceduto: «Il problema ideologico non è posto da chi chiede la legalizzazione. Ideologica è la posizione che differenzia sostanze ugualmente nocive. Il proibizionismo ha fallito in tutto il mondo. E’ sbagliato continuare a dire che occorre tenere alta la guardia aumentando il sovraffollamento carcerario e criminalizzando l’uso di alcune sostanze per difendere posizioni securitarie che non sono utili alla società e che fanno aumentare i reati. Il protezionismo è praticato dagli amici della criminalità. Occorre consentire la libera scelta senza pensare al posto degli altri, l’atteggiamento paternalistico è insopportabile».

Fabrizio Anedda (Comunisti Italiani) ha dichiarato la propria astensione e sostenuto la necessità di arrivare alla legalizzazione della cannabis per uso personale.

Per Michele Cossa (Riformatori) serve un approccio pragmatico e senza ideologie. «Condivido la posizione equilibrata assunta da Rossella Pinna. Sono disposto a discutere di tutto ma non posso accettare che il modello siano gli squallidi coffee shop olandesi. Sull’ uso terapeutico nessuno può dire nulla, le posizione ideologica sulla liberalizzazione hanno nuociuto sulla discussione. Sì all’uso terapeutico, molta prudenza sugli aspetti ludici».

Angelo Carta (Psd’Az), firmatario della mozione, condividendo la posizione della collega Pinna ha invitato gli altri presentatori a modificare l’impianto del documento escludendo l’uso ludico: «Sarebbe in ogni caso un passo in avanti – ha detto Angelo Carta – io voterò a favore ma chiedo agli altri firmatari di fare uno sforzo accettando di legalizzare la parte sull’uso terapeutico e rinviare la discussione sull’uso ludico».

Alessandro Collu (Pd) ha annunciato il suo voto a favore: «Non capisco certe affermazioni. Non è vero che con la liberalizzazione si aumenta il consumo – ha detto Alessandro Collu – in questo modo verrebbe eliminato il principale soggetto portatore di interessi: lo spacciatore».

Il presidente Ganau ha quindi chiesto il parere dell’Aula sull’emendamento orale presentato da Rossella Pinna.

Paolo Zedda (Sdp) ha quindi chiesto una breve sospensione della seduta per valutare la proposta.

Alla ripresa dei lavori Paolo Zedda ha espresso contrarietà alle modifiche proposte dalla collega Pinna chiedendo di mettere ai voti la mozione: «Limitare l’uso della cannabis a fini terapeutici cambierebbe completamente il significato della mozione. Ci sono altre 11 regioni che lo hanno già fatto. Serve un cambio di passo, anche l’uso ludico si combatte  meglio con la legalizzazione e non con la repressione».

Il presidente Gianfranco Ganau ha quindi messo ai voti il documento che è stato respinto con 23 no e 19 sì.

Al termine della votazione Gianfranco Ganau ha dichiarato chiusa la seduta e convocato la conferenza dei capigruppo. Il Consiglio sarà convocato a domicilio. 

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Il capogruppo dell’Udc in Consiglio regionale Gianluigi Rubiu ha lanciato l’allarme sul futuro della Portovesme srl nel corso di un confronto con l’assessore dell’Ambiente Donatella Spano in commissione Ambiente e invita la Giunta Pigliaru ad accelerare i tempi per il rilascio delle autorizzazioni per la realizzazione della nuova discarica a Genna Luas.

«La conferenza di servizi per la valutazione di impatto ambientale – spiega Gianluigi Rubiu – dovrebbe dare il via alla realizzazione del sito di stoccaggio dei residui. Durante l’audizione nel parlamentino è però emerso che la procedura dovrà attendere ancora diversi mesi, per l’assenza dei pareri del Genio civile e del Ministero dei beni culturali. Senza un nuovo deposito per lo smaltimento degli scarti industriali sono a rischio, tra dipendenti diretti e indotto, circa 1.500 posti di lavoro. Ci sono poi le incognite legate ai fattori ambientali, dopo gli ultimi casi legati alla vicenda Fluorsid. Chiediamo alla Giunta di attivarsi per ottenere i pareri previsti e dare il via libera alla nuova discarica – conclude Gianluigi Rubiu – perché non è pensabile che il territorio possa perdere un pezzo fondamentale per l’economia del Sulcis Iglesiente e possa chiudere lo stabilimento industriale.»