22 November, 2024
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I 10 direttori delle strutture del DAI di Chirurgia del presidio ospedaliero Duilio Casula di Monserrato, prof. Piergiorgio Calò, prof.ssa Elisabetta Cotti, prof. Enrico Erdas, prof. Andrea Figus. prof. Adolfo Pisanu, prof. Roberto Puxeddu, prof. Luigi Zorcolo, prof. Roberto Montisci, dott. Mauro Cabras e prof. Gabriele Finco, hanno inviato una segnalazione al direttore generale dell’AOU di Cagliari, dott. Giorgio Sorrentino e al direttore sanitario, dott. Nazzareno Pacifico (e, per conoscenza, al magnifico rettore dell’Università di Cagliari, prof.ssa Maria Del Zompo e al pro rettore, prof. Francesco Marongiu, ai sensi dell’art. 20 lett. f. del dlgs n. 81/2008, slla diffusione del Coronavirus nel presidio ospedaliero.

«In queste ore assistiamo tutti con viva preoccupazione al dilagare dei contagi del virus SARCOV2 nel nostro Presidio Ospedaliero – scrivono i 10 direttori -. Duole però constatare, a nostro parere, che tale situazione scaturisce non dalla fatalità, ma bensì dall’insufficienza delle misure di prevenzione e protezione fin qui poste in essere che, si ritiene (e si tratta di una conferma di quanto già riferito), debbano essere riviste e/o aggiornate. L’aumento incontrollato dei casi di positività al virus SAR-COV2 tra i degenti e tra il personale sanitario dimostra, a nostro avviso, la presenza di un cluster di contagio all’interno del Policlinico che mette a grave rischio la salute non solo degli operatori sanitari e dei pazienti, ma anche quella dell’intera area metropolitana di Cagliari. In tale contesto, l’assenza di una risposta drastica può avere dei risvolti drammatici che è necessario scongiurare con la massima rapidità di azione. È spiacevole ma doveroso sottolineare come in tempi non sospetti avessimo già più volte lamentato i pericoli correlati a scelte gestionali perseguite con la convinzione che, trattandosi di un Presidio no-Covid, il rischio di una diffusione interna del virus sarebbe stato estremamente contenuto – aggiungono i 10 direttori – Già in data 24/03/2020 il Dipartimento di Chirurgia, sulla scorta dell’esperienza maturata in altre realtà ospedaliere e delle sempre più numerose evidenze scientifiche, aveva richiesto un urgente aggiornamento del protocollo utilizzato per i pazienti che accedono al Policlinico tramite Pronto Soccorso. Era stato infatti presentato un documento ben articolato che, tra le altre cose, prevedeva la creazione di spazi adeguati, separati dal resto dell’ospedale, gestiti da operatori dotati di DPI secondo procedure identiche a quelle adottate presso i centri COVID. Di fatto, tale documento attende ancora di essere ratificato e tutte le nostre richieste, ivi compreso lo screening di tutto il personale sanitario del Dipartimento, ad oggi, sono rimaste disattese. Si deve, al riguardo, constatare che in altre realtà ospedaliere della nostra Regione protocolli simili a quello proposto sono, invece, operativi già dagli inizi di marzo, ed il fatto che attualmente il nostro presidio versi in tale situazione concorre a spiegare quali conseguenze possano determinarsi a causa del mancato recepimento dei suggerimenti indirizzati da parte di chi lavora sul campo e che ha, forse, una più chiara percezione delle situazioni di rischio specifico o, se anche questo non fosse, un’altra visione sulla quale vale la pena confrontarsi, tanto più quando il rischio paventato si concretizzi. Suggerimenti che costituiscono, peraltro, un preciso obbligo per i lavoratori, i quali, ai sensi dall’art. 20, comma 2 lett. f) del DLGS n. 81/2008, “devono […] segnalare immediatamente al datore di lavoro, al dirigente o al preposto le deficienze dei mezzi e dei dispositivi di cui alle lettere c) e d) (n.d.r. i DPI) nonché qualsiasi eventuale condizione di pericolo di cui vengano a conoscenza.” In particolare, si deve ancora una volta rilevare come il filtro del Pronto Soccorso si sia dimostrato inefficace, come anche l’ultimo episodio che ha coinvolto il collega dimostra (difatti, pur avendo una sintomatologia e una TC chiaramente indicative di COVID-19, è stato trattenuto in OBI e successivamente trasferito al settore Broncopolmoniti no COVID-19 sulla base di un tampone falsamente negativo, e tenuto 48 ore in un ambiente chiaramente inadeguato in quanto non messo a norma per pazienti COVID-19). Il dipartimento di Chirurgia oggi sta pagando a caro prezzo questa linea di condotta. Un nostro caro collega, a causa della presenza dell’infezione virale all’interno dell’ospedale, ha sviluppato una polmonite da Covid-19 e si trova ora ricoverato. Molti altri operatori sanitari e pazienti sono stati infettati e non è imprevedibile che l’ondata dei contagi non si fermi a breve, con l’ovvia conseguenza che, purtroppo, non è possibile escludere che altre persone possano essere coinvolte nell’immediato periodo. Alla luce di quanto sopra esposto, chiediamo alle SSVV che vengano urgentemente valutate e messe in atto le seguenti proposte, che riteniamo indispensabili per la sicurezza del nostro Ospedale e di tutta la comunità:

1) Isolamento del Policlinico Universitario “Duilio Casula”, bloccando gli accessi al PS e qualsiasi altro ricovero per un periodo che consenta l’identificazione e l’implementazione delle misure operative necessarie a riaprire la struttura in condizioni di massima sicurezza per i pazienti e gli operatori;

2) All’interno di queste ultime, la predisposizione immediata di un reparto “COVID” (il blocco C potrebbe essere un luogo adeguato, previa completa separazione delle due corsie). Tale reparto dovrà essere totalmente isolato dal resto dell’ospedale e gestito da personale che rimane nel reparto per tutto il turno, si veste e sveste secondo le procedure in stanze dedicate, secondo un percorso consono al trattamento dei pazienti COVID positivi;

3) che venga ratificato il protocollo da noi presentato per gestire i pazienti sospetti;

4) che venga predisposta una sala operatoria “COVID”, dove operare i casi sospetti o confermati che non possano essere trasferiti. Tale sala operatoria dovrà essere totalmente separata dal resto del blocco operatorio e pertanto la soluzione temporanea che prevede l’utilizzo della sala 1 deve essere necessariamente rivista;

5) Ci sia consentito aggiungere che riteniamo inappropriati e fuorvianti i comunicati stampa redatti in questi ultimi giorni in cui, da un lato, si assicura la popolazione che la situazione è sotto controllo, dall’altro, si giustificano i casi COVID positivi con comportamenti imprudenti da parte del personale. Riteniamo, infatti, che tali notizie non solo non siano corrette ma anche offensive nei confronti dei colleghi coinvolti, ai quali va tutta la nostra incondizionata solidarietà e gli auguri per una pronta guarigione. È incontrovertibile inoltre, che i dati epidemiologici siano indicativi del fatto che i sanitari siano a rischio di contagio della malattia piuttosto che il veicolo per il contagio.

6) Si richiede l’immediata chiusura del Bar e la disattivazione dei distributori di bevande che rappresentano un ulteriore rischio di diffusione del virus.»

«Si comunica, infine, che allo scopo di adempiere all’obbligo di sicurezza posto dall’art. 20 lett. f. cit. ultima parte (con riferimento all’obbligo di adoperarsi “direttamente, in caso di urgenza, nell’ambito delle proprie competenze e possibilità e fatto salvo l’obbligo di cui alla lettera f) per eliminare o ridurre le situazioni di pericolo grave e incombente”) – concludono i 10 direttori delle strutture DAI di Chirurgia del presidio ospedaliero Duilio Casula – per i 14 giorni  successivi alle festività Pasquali, il Dipartimento di Chirurgia sospenderà completamente l’elezione, garantendo esclusivamente gli interventi in regime di urgenza ed emergenza ed i casi dei pazienti non trasportabili.

Con l’auspicio che le nostre richieste non vengano ulteriormente disattese, porgiamo i nostri più cordiali saluti.»

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Tutti i tamponi effettuati ieri sera al Policlinico Duilio Casula di Monserrato hanno dato esito negativo.

L’ospedale è regolarmente in funzione, proseguono le sanificazioni periodiche ed i controlli. A pazienti e dipendenti saranno ripetuti il tampone ed il test sierologico sia martedì sia giovedì. Restano in vigore tutte le disposizioni già emanate: ingresso solo dai blocchi centrali e verifica della temperatura, obbligo di utilizzo dei dispositivi di protezione personale, stop a tutte le visite e ai ricoveri non urgenti. Inoltre, permane il divieto di ingresso nei reparti al personale non autorizzato e ai visitatori.

I casi di positività al Coronavirus accertati al Policlinico Duilio Casula restano, dunque, 17 nel totale: 6 pazienti e 11 operatori sanitari (3 oss, 7 infermieri e 1 medico).

 

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I casi di positività al Coronavirus accertati al Policlinico Duilio Casula di Monserrato sono 13 nel totale: ai tre pazienti di mercoledì sera si sono aggiunti i 9 (tre pazienti, tre oss e tre infermieri) di ieri e un infermiere oggi. I tamponi effettuati nella sola giornata di ieri sono stati 450.

L’ospedale è regolarmente in funzione, proseguono le sanificazioni periodiche ed i controlli su tutto il personale.

Ne dà comunicazione l’ufficio stampa dell’Aou di Cagliari.

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Due nuovi macchinari per la diagnosi del Covid 19 arriveranno presto al Policlinico Duilio Casula. La donazione arriva dalla Banca di Cagliari e consiste in due strumenti per i test qualitativi e quantitativi in biologia molecolare per la ricerca di Covid-19 dotati di lettore ottico, hardware e software dedicato per l’esecuzione dei test. Il costo di ogni macchinario di aggira intorno ai 30mila euro più iva.

Ogni strumento consente di analizzare fino a 96 campioni per singola seduta e verranno utilizzati in parallelo per far fronte all’incremento delle richieste degli esami di biologia molecolare, diagnostica urgente per Covid-19.

«Si tratta di due strumentazioni importanti spiega il direttore generale dell’Azienda ospedaliero universitaria di Cagliari, Giorgio Sorrentino che saranno molto utili a tutto il sistema per identificare rapidamente le persone positive. Per questo ringrazio il presidente Aldo Pavan e Banca di Cagliari per la grande sensibilità dimostrata.»

Soddisfazione da Banca di Cagliari. «La banca in questi anni si è concentrata sulla missione di sostegno all’economia del territorio, non ha dedicato spazi per gli interventi di natura filantropica, ma l’eccezionalità del momento ha reso evidentemente al consiglio di amministrazione la necessità di un intervento a favore della salute di tutti i cittadini – ha spiegato il presidente della Banca di Cagliari Aldo Pavan – pertanto ha individuato l’esigenza del Policlinico e ha proceduto con la rapidità che contraddistingue sempre la sua azione all’acquisto di due macchinari per lo screening del virus».

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Nell’ottica di potenziare le comunicazioni per l’emergenza Covid-19, TIM sta ampliando la capacità trasmissiva della propria la rete mobile presso alcune strutture ospedaliere dell’isola attraverso l’installazione di antenne collocate su speciali mezzi carrati. Da ieri, in accordo con la Protezione civile regionale, la Regione Sardegna e la Prefettura di Cagliari, è attivo nel comune di Monserrato (CA), presso il Presidio Ospedaliero Duilio Casula – Azienda Ospedaliero-Universitaria di Cagliari, un mezzo mobile che consente di soddisfare le conseguenti richieste di maggiore connettività, attraverso un collegamento in ponte radio con la centrale telefonica locale.

Nei prossimi giorni verranno attivati analoghi mezzi mobili presso l’Ospedale Civile S.S. Annunziata dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Sassari ed il Mater Olbia Hospital, nato dalla partnership fra la Qatar Foundation e la Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS di Roma.

Normalmente usato per situazioni di emergenza o eventi con grande affluenza di pubblico, il mezzo – chiamato nel gergo tecnico “carrato mobile” – consente di ampliare in maniera significativa le potenzialità della copertura mobile in un’area specifica e in maniera temporanea, per consentire un miglior accesso con i device mobili alla connessione ad internet, alla trasmissione dei dati ed alla comunicazione in fonia.

La presenza dell’antenna mobile permette inoltre alle forze dell’ordine ed agli addetti alla sanità e alla sicurezza (dai medici e i sanitari alla Protezione civile) una comunicazione più efficace in ogni momento della giornata, per coordinare al meglio il presidio, garantendo in questo modo la sicurezza e gli interventi relativi all’attuale fase di emergenza.

 

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Nella giornata di domenica 29 marzo un paziente ricoverato in Medicina d’Urgenza del Policlinico Duilio Casula, per patologie non correlabili al Coronavirus, è stato successivamente trovato positivo al Covid-19. Tale diagnosi è stata resa possibile da un rilievo radiologico che evidenziava una possibile polmonite bilaterale.

Il paziente sin dall’esito dell’esame radiologico è stato subito isolato e poi, dopo il risultato positivo del tampone, trasferito all’ospedale Santissima Trinità.

Come da protocollo di sicurezza, sono stati eseguiti i tamponi a tutti i pazienti ricoverati nel reparto e a tutto il personale della Medicina d’Urgenza.

Tutti i tamponi sono risultati negativi.

«Un risultato importante – sottolinea la direzione aziendale – che testimonia sul campo la preparazione e professionalità dei dipendenti del Policlinico Duilio Casula, unitamente al corretto utilizzo dei Dispositivi di protezione individuale (Dpi).»

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Sospensione immediata delle attività ambulatoriali, ricoveri programmati e DH e di tutte le attività non urgenti. Lo ha deciso il direttore generale dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Cagliari, Giorgio Sorrentino, che questa mattina ha firmato una disposizione inviata a tutte le strutture del Policlinico Duilio Casula e del San Giovanni di Dio.

«In considerazione dell’emergenza causata dall’epidemia di Covid 19 – si legge nell’ordine di servizio – visto l’evolversi della situazione epidemiologica, il carattere particolarmente diffusivo dell’epidemia e l’incremento dei casi sul territorio nazionale, al fine di ridurre la possibilità di diffusione, fatte salve le attività in emergenza-urgenza, si dispone quanto segue:

  1. sospensione delle attività ambulatoriali;
  2. sospensione ricoveri programmati e DH;
  3. prosecuzione solo delle attività non procrastinabili;
  4. i pazienti dimissibili devono rientrare tempestivamente al proprio domicilio, pertanto le attività amministrative concernenti le dimissioni devono essere effettuate con ogni consentita urgenza;
  5. le attività ambulatoriali rinviabili devono essere riprogrammate, nel rispetto dei tempi previsti dalla gravità delle diverse patologie, a cura del responsabile medico fino a tutto il corrente mese di marzo;
  6. è fatto divieto agli accompagnatori dei pazienti di permanere nelle sale di attesa del pronto soccorso e di tutti gli ambulatori, salvo diverse indicazioni del personale preposto;
  7. è vietato far sostare i pazienti affetti da stati di immunodepressione in sale d’attesa particolarmente affollate in cui non è possibile rispettare la distanza di sicurezza;
  8. sono sospese le riunioni, convegni e meeting se non quelli espressamente autorizzate dalla Direzione aziendale;
  9. sono immediatamente sospese tutte le attività erogate in regime di Alpi (Attività libero professionale) per il mese di marzo».

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Il San Giovanni di Dio e la facciata principale del Policlinico Duilio Casula saranno illuminati (dalle 20.00 e per tutta la notte) domani, martedì 17 settembre, nella giornata mondiale sulla sicurezza del paziente, promossa dall’Oms e a cui ha aderito anche l’Azienda ospedaliero universitaria di Cagliari. Oltre a Cagliari diverse città di tutto il mondo illumineranno monumenti di colore arancione per mostrare il loro impegno per la sicurezza dei pazienti: il Jet d’Eau a Ginevra, le Piramidi al Cairo, la Piramide Cestia a Roma, la Torre di Kuala Lumpur, il Royal Opera House a Muscat ed il ponte Zakim a Boston, giusto per fare alcuni esempi

La sicurezza dei pazienti è fondamentale in sanità. Eppure ogni anno, in tutto il mondo, si verificano 134 milioni di eventi avversi negli ospedali con 2,6 milioni di morti ogni anno. Secondo l’Oms 1 paziente su 10 subisce danni durante le cure ospedaliere nei paesi ad alto reddito e 1 ricovero su 4 ogni anno provoca danni ai pazienti nei paesi a basso e medio reddito. Errori che provocano anche danni economici: i costi per la sola perdita di produttività ammontano tra 1,4 e 1,6 trilioni di dollari all’anno.
«Per la nostra azienda – spiega Giorgio Sorrentino, direttore generale dell’Aou di Cagliari – la sicurezza dei pazienti viene prima di tutto. È importante aderire a queste giornate e parlarne perché in questo campo i risultati possono essere raggiunti con l’aiuto di tutti.»

Del resto, aggiunge Paola Racugno, direttrice della struttura complessa Governo clinico e appropriatezza, «la questione della sicurezza può davvero essere affrontata con la buona volontà di tutti: parlare all’interno del team è importante per imparare dagli errori, ma è fondamentale anche il dialogo tra medici e pazienti, infermieri e pazienti: un paziente attivo aiuta tantissimo gli ospedali e il sistema sanitario nazionale».
A livello globale, il costo associato agli errori terapeutici è stato stimato in 42 miliardi di dollari l’anno. Possono verificarsi errori nelle diverse fasi del processo di utilizzo del farmaco.  Sono già stati sviluppati molti interventi per affrontare la frequenza e l’impatto degli errori terapeutici, ma la loro attuazione è troppo varia. Secondo l’Oms «è necessaria un’ampia mobilitazione delle parti interessate a sostegno di azioni sostenute. Il 15% delle spese ospedaliere può essere attribuito al trattamento delle carenze nella sicurezza dei pazienti nei paesi OCSE e 4 su 10 sono i pazienti danneggiati a livello di cure primarie e ambulatoriali. Ma è possibile evitare fino all’80% dei danni dovuti a queste situazioni. Le pratiche terapeutiche non sicure e gli errori terapeutici sono la principale causa di lesioni e danni evitabili nei sistemi di assistenza sanitaria in tutto il mondo». 

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Il professor Pietro Giorgio Calò, direttore della Chirurgia Polispecialistica dell’Azienda ospedaliero universitaria di Cagliari è stato eletto Presidente della Società Italiana Unitaria di Endocrino-Chirurgia (Siuec).

La Siuec conta circa 400 soci ed è l’unica società che raggruppa i chirurghi endocrini italiani, nata nel 2017 dalla fusione delle due precedenti società di chirurgia endocrina, la SIEC e la UEC. Il professor Pietro Giorgio Calò era stato in precedenza vice-presidente della UEC e consigliere della SIEC e della SIUEC.

L’elezione conferma il prestigio della scuola endocrino chirurgica di Cagliari diretta prima dal professor Angelo Nicolosi e dal 2017 dal professor Pietro Giorgio Calò ed ancora una volta gli ottimi risultati ottenuti dall’Azienda Ospedaliero Universitaria di Cagliari e dall’Università di Cagliari.

La Società Italiana Unitaria di Endocrinochirurgia è una società scientifica che associa endocrinochirurghi e chirurghi generali – che si occupano con particolare impegno di patologia della tiroide, delle paratiroidi, del surrene, del pancreas, dei tumori neuroendocrini, del timo e della mammella – oltre a endocrinologi, nucleari, anatomopatologi, otorinolaringoiatri e tutti gli altri specialisti che per ragioni di studio o di affinità trattano questa materia. Tra gli obiettivi vi è quello di favorire lo scambio di informazioni, di esperienze e la conoscenza fra gli operatori del settore, individuando elementi condivisi di crescita e progresso scientifico.

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Il Policlinico universitario Duilio Casula punto di riferimento internazionale per la comunicazione social e quella medici-pazienti e infermieri pazienti: a Firenze, al congresso internazionale Isa R52 interim meeting promosso dall’International Sociological Association, sono stati illustrati e discussi gli importanti risultati ottenuti dall’Azienda ospedaliero-universitaria di Cagliari. A presentarli al congresso, che si è svolto all’Università di Firenze, sono stati Fabrizio Meloni, responsabile Comunicazione e Relazioni esterne dell’Aou di Cagliari, Elisabetta Gola, filosofa del linguaggio e docente di Scienze della Comunicazione dell’Università di Cagliari, e Claudia Loviselli (Aou Cagliari).

«La comunicazione sanitaria  è sempre più importante – spiega Fabrizio Meloni – per questo noi comunichiamo su più fronti e con più mezzi». Molto interesse da parte dei delegati sull’utilizzo dei social, «non solo – prosegue Fabrizio Meloni – per comunicare ciò che viene fatto e offerto nell’azienda ospedaliera, ma anche per creare un rapporto dialogico vero con i pazienti e tutti coloro che hanno necessità di informazioni». Tanto è vero che i dati parlano da soli: la pagina Facebook dell’Aou ha oltre 14.600 like con punte di 90-100mila interazioni sui post, mentre il profilo Instagram ha oltre 4.300 followers. Numeri importanti, che consentono all’Azienda ospedaliero-universitaria di Cagliari di usare i social anche come un vero e proprio Urp online.

Ma la comunicazione può essere social ed innovativa anche usando i mezzi tradizionali. Ne è l’esempio il servizio di accoglienza del pronto soccorso del Policlinico, attivo dal luglio dell’anno scorso grazie alla collaborazione anche con il corso di laurea in Scienze della Comunicazione dell’Università di Cagliari. «La possibilità per i pazienti e i parenti di avere un flusso di informazioni pressoché continuo – dice Elisabetta Gola – ha permesso di creare un rapporto migliore tra pazienti e medici, infermieri e oss che tutti i giorni operano in Pronto Soccorso». Anche in questo caso, dice Claudia Loviselli, «i dati sono eloquenti: riduzione sensibile delle segnalazioni e soddisfazione dei pazienti che oscilla attorno al 90 per cento».