19 December, 2024
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«Una soppressione che non trova alcuna giustificazione. Una scelta insensata». Così il consigliere regionale Edoardo Tocco (FI), vice presidente della commissione salute nel palazzo di via Roma, definisce la decisione del ministero dell’Università e Ricerca di cancellare la Scuola di specializzazione di Chirurgia a Cagliari.

Il mancato accreditamento dell’istituto è stato stabilito alla conclusione delle analisi da un Osservatorio accademico: «E’ davvero incomprensibile – sottolinea Edoardo Tocco in un’interrogazione sull’argomento -. Con la chiusura della di Specializzazione di Chirurgia Generale dell’Università di Cagliari, in Sardegna resterà attiva solo la sede di Sassari. Un colpo durissimo per l’Isola, che porterà un danno probabilmente irreparabile all’Università di Cagliari, alla Facoltà di medicina dell’ateneo del capoluogo, all’Azienda Ospedaliera Universitaria di Cagliari che perderà 4 specializzandi all’anno che diventeranno 20 unità in meno tra cinque anni. Si tenga conto peraltro che la Chirurgia è un traino non indifferente al fatturato della Aou. I riflessi negativi si allargano anche alla città e all’area metropolitana, agli studenti e ai giovani medici in formazione ed alla sanità regionale in genere, che viene privata di una struttura di eccellenza con ricadute negative sui pazienti». Da qui l’appello indirizzato al governatore Francesco Pigliaru. «Si attivi un confronto immediato – conclude Edoardo Tocco – per ripristinare la scuola di specializzazione a Cagliari, visti i risultati conseguiti in diversi anni».

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«Occorre chiarezza su questa vertenza degli operai del Parco Geominerario. Non vorremmo che questa vicenda si trasformasse in una nuova presa in giro. Occorre il reinserimento occupazionale di tutti i dipendenti.»

E’ secca la presa di posizione del consigliere regionale Edoardo Tocco (FI) che ieri mattina ha manifestato la sua solidarietà ai lavoratori Ati Ifras, in presidio sotto il palazzo della Regione di viale Trento. Ultima mossa della giunta il bando per l’esodo di 126 persone, pubblicato dall’Insar, chiamate a firmare gli atti necessari per l’erogazione degli importi previsti. In realtà i dipendenti coinvolti sono 500, impiegati nei parchi regionali (tra questi il Geominerario) e in aree archeologiche, con attività che vanno dai servizi di custodia, tutela, manutenzione degli immobili alla cura del verde e guida turistica.

«Il ricollocamento riguarda solo una parte dei lavoratori, per il resto regna la confusione più totale. La realtà è che non c’è nessuna certezza su tempi e modalità di ricollocamento dei dipendenti del Geoparco – conclude Edoardo Tocco – con professionalità che rischiano di finire nel vortice della mobilità e dell’esercito dei senza lavoro. Su questo piano, l’esecutivo regionale ha ancora una volta palesato l’inadeguatezza verso i problemi strutturali della Sardegna. Abbiamo proposto più volte un percorso volto a tutelare l’occupazione degli operai con la proroga della convenzione, ma i nostri appelli sono caduti nel vuoto.»  

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E’ iniziato, in Consiglio regionale, l’esame della proposta di ridefinizione della rete ospedaliera. All’esterno del Palazzo è montata la contestazione da parte di associazioni ed amministratori di diversi territori, con l’intero Consiglio comunale di Carbonia riunito in seduta straordinaria, che chiedono uno stop alla riforma per una sua completa revisione.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il presidente ha comunicato che le elezioni di un nuovo vice presidente dell’Assemblea e del Garante regionale per l’infanzia si terranno in una delle prossime sedute.

Successivamente hanno preso la parola diversi consiglieri regionali, con interventi sull’ordine dei lavori.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha sottolineato che «la presenza di due relatori di maggioranza che forse non è conforme al regolamento, è cosa davvero inusuale, come se la relazione di maggioranza di Raimondo Perra non fosse completa o affidabile per la stessa maggioranza, segno evidente delle difficoltà della coalizione sul piano politico, con molte componenti che non si fidano l’una dell’altra». Il provvedimento, ha concluso, «parte col piede sbagliato e deve essere ritirato, così è un teatrino delle parti; se avesse dignità politica, il collega Raimondo Perra si dovrebbe dimettere perché, evidentemente, è sotto tutela».

Il presidente Gianfranco Ganau ha chiarito che il regolamento prevede la presenza di uno o più relatori.

Il consigliere Domenico Gallus (Psd’Az-La Base) ha denunciato quello che, a suo avviso, «è un gravissimo fatto, una mascalzonata nei confronti di 30 Comuni compiuta dall’Egas che li ha pugnalato a tradimento con la delibera che li costringe ad entrare in Abbanoa». Appena ho giurato, ha ricordato Gallus, «ho prospettato all’assessore dei Lavori pubblici Edoardo Balzarini una leggina per quei Comuni che volevano proseguire nella gestione autonoma, assicurando servizi e risparmi per la Regione; Edoardo Balzarini ha assicurato il suo impegno ma poi l’ha tradito favorendo l’approvazione della delibera, così come il sindaco di Sassari che aveva garantito una riunire con quegli amministratori locali». Ora, ha annunciato, «su questo problema farò una battaglia a tutto campo».

Il consigliere Paolo Truzzu (Misto-Fdi), tornando sulla sanità, ha segnalato «la situazione incresciosa dell’Azienda per l’emergenza urgenza, perché pare che esista la nomina del direttore che viene citata in altri atti dell’assessorato ma il provvedimento non si trova più, per cui o siamo davanti ad un falso in atto pubblico questa delibera non è stata mai consegnata».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, dopo aver polemizzato con il collega Pittalis per il suo intervento definito «del tutto fuori luogo e di pessimo gusto», ha messo in luce sul piano politico che «la riforma è il frutto di un lavoro corale della commissione andato avanti per mesi con un confronto molto intenso con i territori e degli amministratori locali; in questo contesto il presidente Perra ha il pieno sostegno di tutta la maggioranza e la divisione dei compiti è stata una idea condivisa».

Il capogruppo di Art. 1 – Sdp Daniele Cocco, rivolgendosi al presidente Pigliaru, lo ha invitato «a farsi carico di quanto dichiarato da Gallus, un fatto gravissimo contro 30 Comuni della Sardegna».

Il consigliere Emilio Usula (Misto-Rossomori) ha sollecitato un chiarimento formale perché «il documento relativo alla riforma contenuto nella convocazione del Consiglio è presente sul sito internet ma in versione diversa da quella esitato dalla commissione; non credo sia una cosa regolare perché fra i due documenti ci sono differenze profonde».

Il presidente Ganau ha chiarito che il documento ufficiale è quello della commissione distribuito ai consiglieri assieme alla convocazione.

Il consigliere Antonio Solinas (Pd), in apertura ha risposto al collega Pittlis affermando che, «se ha letto relazioni, avrà capito la scelta di differenziare i compiti». Riferendosi poi all’intervento del consigliere Gallus, ha ricordato che «si era trovato un accordo con il precedente assessore dei Lavori pubblici Maninchedda per lasciare ad alcuni Comuni la gestione autonoma del servizio idrico, perché in effetti questi Comuni hanno una situazione molto diversa dagli altri; il discorso va quindi ripreso dal nuovo assessore che deve riferire al più presto in commissione».

Il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi, dopo aver lamentato che «da tempo assistiamo in Consiglio a discorsi fuori tema, ha condiviso le considerazioni del collega Usula, perché nella realtà il testo finale della riforma è parzialmente diverso da quello trasmesso all’Aula e per correttezza doveva essere rettificato».

Al termine di questo intervento, il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con la discussione generale del Documento n.16/XV/A “Proposte di ridefinizione della rete ospedaliera della Regione autonoma della Sardegna”.

Il presidente ha dato la parola al primo relatore di maggioranza, il presidente della commissione Sanità Raimondo Perra (Cps-Psi).

Dopo aver premesso di voler rinunciare ad ogni polemica, Raimondo Perra ha ribadito l’ampia condivisione della riforma da parte di tutto il centro sinistra ed ha ringraziato per il grande lavoro iniziato nel 2016 sia la commissione che i consiglieri Oppi e Gallus,   l’assessore Arru e i funzionari degli uffici, perché «tutti hanno contribuito in modo importante ad documento fondamentale per il riordino del servizio sanitario regionale, una opportunità fondamentale per un cambiamento lungamente atteso che, come tale, non poteva che suscitare comprensibili preoccupazioni pur essendo necessario perché la Sardegna è agli ultimi posti in Italia per efficienza del sistema». La riforma, ha aggiunto, «riqualifica la sanità sarda senza tagli né chiusure, facendo sintesi e raggiungendo posizioni condivise, anche attraverso un testo della commissione notevolmente differente dalla prima ipotesi della Giunta, frutto sia dell’ascolto dei territori e del coinvolgimento degli operatori, che di un confronto di merito con opposizione». Esprimo quindi soddisfazione, ha continuato Perra, «per un buon risultato ottenuto lavorando su problemi complessi fermo restando che, se ci sono errori, questo è il momento di correggerli, non per accontentare questo o quello ma per garantire appropriatezza sul tutto il territorio regionale». C’è d’altra parte il rammarico, ha concluso, «per non essere riusciti a spiegare bene la riforma, fatta di buone pratiche e costruita sulle migliori acquisizioni della scienza medica, senza smantellamento delle strutture esistenti e con la massima considerazione della specificità della Sardegna».

Sempre per la maggioranza, il secondo relatore Luigi Ruggeri, del Pd, ha sottolineato che la riforma non opera nessuna chiusura e non fa riferimento a priorità legate ad equilibri finanziari, «individua invece precisi paletti nella costruzione di una offerta  sanitaria in rete, perché è sbagliato parlare di salute uguale posti letto mentre la medicina è cambiata e dà risposte efficaci proprio fuori dall’ospedale e la rete serve ad esaltare le specializzazioni di ciascuna struttura». In Sardegna, ha continuato Ruggeri, «ricoveriamo molto per problemi di bassa complessità a differenza della Penisola, per cui abbiamo operato una classificazione corrispondente ad un dato demografico, per concentrare le casistiche aumentando il livello di sicurezza». Inoltre, «la nostra struttura regionale è stata resa più omogenea sul territorio, come ad esempio in Ogliastra, zona più decentrata rispetto agli hub principali». Piuttosto, ha osservato il consigliere, «c’è bisogno di far leggere meglio il documento perché molte richieste delle comunità sono in realtà contenute e vanno magari specificate in alcuni passaggi; una classe politica che si rispetti non esclude nessuno, perciò riteniamo di aver fatto una riforma equa che garantisce i cittadini molto più di chi chiede il mantenimento dell’esistente».

Parlando per l’opposizione il consigliere Edoardo Tocco (Forza Italia) ha criticato l’accesso di ottimismo della maggioranza, rispetto ad una sanità migliore che per i cittadini non c’è, «anzi questa riforma ha enormi lacune per tante ragioni ma soprattutto perché, pur nel confronto formale, non sono stati ascoltati i cittadini più deboli, e lo stesso testo è pieno di acronimi e neologismi per addetti ai lavori incomprensibili ai più: altro che comunicare meglio». Sintetizzando il suo lavoro in commissione, Tocco ha ricordato di aver compiuto «diversi sopralluoghi in molte realtà dove rispetto alle disfunzioni riscontrate non si è fatto alcun intervento, a differenza dell’attivismo che ha caratterizzato nomine molto discutibili di manager chiamati a riformare una sanità che i Sardi non vedranno così come non vedranno l’elisoccorso». La verità, ha aggiunto Tocco, «è che ci sono molte cose che non quadrano, provvedimenti da adottare e persone da ascoltare, mentre purtroppo ha prevalso all’interno della maggioranza la linea di chi vuole andare avanti fino al disastro: i sardi non lo dimenticheranno».

Sempre per Forza Italia, il consigliere Stefano Tunis ha auspicato che la riforma non venga approvata, evitando «il titolo di coda del mandato di questa Giunta». Ricostruendo l’iter della legge Tunis ha detto che «vuol dire che c’era dolo nel portare all’ultimo momento la riforma della rete ospedaliera, cominciando dalla fine per non farsi cadere tutto in testa». Quella che doveva essere la Giunta delle competenze attenta all’oggettività delle cose, ha osservato Tunis, «è la stessa che poi non è riuscita nemmeno a chiudere il bilancio della sanità sarda costringendo lo stesso Sabatini ad una difesa d’ufficio che si scontra con numeri inattaccabili, e mette in luce l’enorme contraddizione fra la Sardegna Regione canaglia e quella miracolosamente salvata da una grande riforma». Nel concreto, ha spiegato Tunis, «la Regione sarà commissariata nonostante il maxi mutuo che forse nemmeno coprirà il disavanzo e rappresenterà invece l’ennesima ipoteca sullo sviluppo della nostra Isola». Confido ancora in un sussulto, ha auspicato infine il consigliere, «anche se sappiamo che non andrete a casa occorre mettere il Consiglio nelle condizioni di fare una buona riforma, cancellando gli errori di un progetto irrealizzabile, senza una verifica sui costi di produzione, senza emergenza urgenza e senza la garanzia sulla fase del trattamento dei pazienti post acuti a costi accettabili: tutto il resto è avanspettacolo e fumo negli occhi per nascondere ai sardi la verità».

Il consigliere Lorenzo Cozzolino (Pd), ha riconosciuto che l’argomento trascina inevitabilmente molte polemiche, e tuttavia «la Sardegna ha bisogno di una riforma per una sanità efficiente, moderna e a dimensione umana, eliminando sprechi e migliorando le prestazioni; la sanità sarda non è in uno stato fallimentare, anzi è ricca di professionalità e punte di eccellenza rispetto a realtà italiane ed estere più famose, però è una struttura vecchia, piena di doppioni che va cambiata». Non ci siamo affatto appiattiti sulle normativi nazionali di settore, ha assicurato Cozzolino, «anzi abbiamo lavorato due anni per costruire un percorso aderente a specificità del territorio regionale, una proposta originale, un meccanismo complesso che ci fa fare un salto in avanti verso la medicina moderna, fatta di buona prevenzione e e del trattamento efficace dei post acuti, è un cambiamento epocale». Inoltre, ha aggiunto, «con la riforma arriveranno anche 250 milioni di euro per ammodernare strutture, che non basteranno ma daranno comunque una prima significativa risposta». Sul piano politico, Lorenzo Cozzolino ha riconosciuto che «è vero che la maggioranza ha posizioni diversificate perché è una grande riforma all’interno della quale alcune realtà territoriali hanno rinunciato a qualcosa, e comunque si tratta di un provvedimento emendabile con lacune che vanno colmate nell’emergenza urgenza e nella medicina territoriale, così come occorre lavorare sui difetti di comunicazione e sulla percezione indotta della legge nelle zone disagiate che si sono sentite abbandonate, mentre al contrario queste strutture saranno potenziate con servizi che consentiranno ai pazienti acuti di essere stabilizzati e trasferiti per i trattamenti più complessi».

Dopo l’on. Lorenzo Cozzolino ha preso la parola l’on. Domenico Gallus che ha detto. “La legge di riforma arriva in aula dopo tre lustri e il percorso accidentato che ha avuto fa capire l’importanza del provvedimento. La riforma paga il prezzo di essere un tetto della costruzione di un edificio a cui mancano le stesse mura e le fondamenta: l’Areus e la sanità di prossimità o territoriale. E’ inspiegabile che a distanza di un anno l’Areus non abbia ancora un direttore perché ogni anima della maggioranza, e soprattutto del Pd ha il proprio cavallo da far correre per nominare il direttore”. L’oratore ha proseguito: “Chiunque si sieda sullo scranno della Sanità sarda è ormai evidente che non riesca ad evitare l’aumento dei costi. In realtà la Sanità sarda va del tutto rifondata e anche le obiezioni avanzate dai sindaci e dai territori dopo l’approvazione del testo in commissione sono sacrosante.  E la minoranza, voglio dirlo, è stata determinante per l’iter della legge, garantendo sempre il numero legale in commissione. Per tutti noi è chiaro che la riforma è necessaria e urgente”.

Per l’on. Emilio Usula (Rossomori) “questa riforma ha come obiettivo il risparmio e a nulla vale il dato che in Sardegna non si spende certo più della media nazionale e che i costi della sanità sarda sono insopprimibili. Alla fine questa riforma porterà più spesa e meno sanità, meno garanzia di servizi per il cittadino . E’ inaccettabile che in periferia non ci possa essere qualità della sanità, è inaccettabile che si accentri tutto nelle grandi città. Questo atteggiamento ha creato un danno di credibilità verso i medici che non lavorano negli ospedali cittadini, in  contrasto se posso dirlo con la mia storia professionale ma anche quella dell’assessore. Con questo riordino si concentrano risorse e fiducia nei grandi ospedali di Cagliari e di Sassari, con grandi accorpamenti che creeranno mega conflitti e megaconfusione”. L’oratore ha poi aggiunto: “In Sardegna la Sanità ce la paghiamo noi e da noi si dimensionano i servizi utilizzando i criteri della popolosità dei territori delle vecchie province. Non un criterio che tenga conto delle condizioni orografiche della Sardegna e non certo contrastando il fenomeno di spopolamento che investe ampie aree della Sardegna. Non posso poi tacere la mia grande preoccupazione per il destino dell’ospedale San Francesco di Nuoro, per il quale pretendo una classificazione come Dea di secondo livello”.

E’ intervenuto poi per Forza Italia l’on. Marco Tedde, che ha detto: “Mi piacerebbe poter dire, caro assessore Arru, che andiamo al riordino della rete ospedaliera dopo aver fatto funzionare l’Areus o in generale dopo aver riorganizzato la sanità sarda nel suo complesso. Invece non abbiamo avuto il piacere di aver visto nulla di tutto ciò. Questa riforma ha una gamba sola, considera solo gli ospedali e ha generato vere e proprie rivolte nei territori, con migliaia di sardi che si stanno lamentando. Questo vostro piano di riorganizzazione non è frutto di una scelta normativa, il più volte invocato DM70, ma di una scelta politica: dovete dire come stanno davvero le cose. Voi potete fare un piano che tenga conto delle esigenze reali della Sardegna ma non vi interessa, al di là delle parole che pronunciate. E se il buco della Sanità sarda si allarga ancora vuol dire che non funziona chi è al volante”.

L’on. Rossella Pinna (Pd) ha esordito dicendo: “Cercherò di non usare toni trionfalistici per descrivere questa riforma ma ho ascoltato quelli apocalittici del collega Usula che mi lasciano pensare che abbiamo visto un film diverso. Il centrosinistra ha messo con coraggio il diritto alla salute al centro delle sue politiche e lo fa in un momento storico in cui il consenso dei cittadini verso le istituzioni è molto affievolito. E altri strumentalizzano la nostra riforma a scopi demagogici. Noi abbiamo dedicato spazio alla mediazione e all’ascolto: forse non siamo riusciti a comunicare bene con questa riforma e forse non abbiamo fatto politica. Almeno, quella giusta: perché la buona politica è comunicazione. Solo così si spiega la percezioni infondata, di tanti, secondo cui questa riforma porterà a un taglio dei servizi.  Per questo non ci stancheremo di dialogare in questi giorni, soprattutto con il sistema delle autonomie locali della Sardegna.   Se avessimo applicato pedissequamente il DM 70 avremmo dovuto chiudere 15 presidi ospedalieri della Sardegna”.

L’esponente dem ha aggiunto: “Stiamo, dunque, riordinando un sistema che ha inefficienze e costa metà del bilancio regionale. La nuova rete riequilibra l’offerta ospedaliera nelle diverse aree della Sardegna, aumentando la sicurezza delle cure in un’ottica di rete. E nella consapevolezza che aumentano gli anziani e diminuiscono le nascite”.

Ha preso la parola l’on. Augusto Cherchi (Pds), che ha detto: “Inutile dire che stiamo sprecando risorse nella Sanità e non possiamo far finta di niente. Dobbiamo cambiare la Sanità, facendola arrivare a tutti e con qualità . Certo non basta riorganizzare la rete ospedaliera: serve potenziare le strutture territoriali e di questo siamo consapevoli.   Ma deve essere chiaro che l’ospedale non è la risposta a tutti i bisogni sanitari, a soddisfare ovunque il diritto all’assistenza.  Siamo consapevoli della complessità del tema e della necessità di garantire certezza di assistenza: noi non abbandoneremo i territori al loro destino e difenderemo i pronto soccorso e le chirurgie, abbiamo chiesto la migliore definizione degli ospedali di Tempio e di Alghero. Abbiamo tempo  per discutere ancora e per ascoltare le richieste di Ghilarza e di Iglesias per i centri territoriali.  Ma non firmeremo cambiali in bianco su accordi che non conosciamo e mi riferisco particolarmente a Olbia”.

L’on. Fabrizio Anedda (Misto) ha preso la parola e ha detto: “L’altro giorno ho visto sfilare a una manifestazione esponenti di estrema sinistra e di destra. Mi sono chiesto che cosa li unisca: la sanità pubblica è sempre un buon affare per i politici spregiudicati. E mi riferisco a quelli del passato che hanno governato. In Sardegna ci sono circa 50 mila anziani che non possono acquistare la dentiera: protestare è lecito e doveroso ma per cambiare in meglio. Non per tutelare rendite di posizione. E nel merito della riorganizzazione ospedaliera, il testo che la commissione della quale faccio parte ha licenziato prevede la perdita di qualche primariato di famiglia ma in compenso le esigenze dei territori sono potenziate. Ecco, dobbiamo potenziare i servizi territoriali ancora di più”.

“Rinuncio a dirvi di soprassedere con questa riforma, avete intrapreso questa strada”, ha detto l’on. Alessandra Zedda (Forza Italia), “ormai non riflettete più. Mi limito ad osservare quanto stridono le cose che dite con quello che scrivete nel testo. Intanto, visto che il carico della spesa sanitaria è sulla nostra testa valeva la pena davvero di derogare alle prescrizioni del DM70: io mi auguro che questa riforma possa migliorare i servizi territoriali e farci risparmiare. Ma purtroppo so che non sarà così. Anche perché non avendo riformato la rete dei servizi non porterà grande risultato la riforma della rete ospedaliera. Voi tagliate da subito 261 posti letto e le conseguenze le pagheranno i cittadini: chi non sarà ricoverato per assenza di posti letto? Che faranno i medici e gli infermieri dei posti letto soppressi? Pensate davvero di ridurre la spesa sanitaria così?”.

L’on. Alessandra Zedda ha detto, rivolta all’assessore: “Forse sono miei limiti ma io non capisco tante cose, tanti accorpamenti di reparti, tanti doppi incarichi anche negli ospedali di Cagliari. Da subito io scorgo una riduzione dell’offerta ospedaliera, questo io leggo tra le righe della riforma”.

Critico anche l’on. Paolo Truzzu (FLI), che rivolto all’on. Fabrizio Anedda ha detto: “Da tre anni e sei mesi governa il presidente Pigliaru, è a lui che dobbiamo rivolgerci: non al centrodestra. Questa vostra riforma è da bocciare in toto perché non è migliorabile: se non vengono potenziati i servizi territoriali non si riduce il fenomeno dei ricorsi inappropriati. Era il caso di potenziare i territori e garantire a tutti i sardi un elevato livello di cura: non lo avete fatto e vedrete che il numero dei ricoveri non calerà né si fermerà l’intasamento negli ospedali dei grandi centri. In questi anni avete compiuto una serie di atti del tutto contrari alle vostre enunciazioni e posso portare innumerevoli esempi, anche banali, per dimostrarlo. I vostri manager contraddicono quel che voi dite”. Poi l’esponente di FLI ha proseguito: “Siete gli stessi che hanno rinunciato ai ricorsi contro lo Stato per un piatto di lenticchie, quelli che hanno detto sì al referendum sulla Costituzione e che hanno raccontato ai sardi che la Asl unica avrebbe garantito qualità migliore e riduzione della spesa. Perché dovremmo avere fiducia in voi”.

L’on. Antonio Solinas (Pd) ha detto rivolto all’ultimo oratore. “Non intendo fare polemiche ma potevamo fare questa riforma e fare finta di nulla. Invece non sarà così. Mi sarei aspettato qualche proposta nel merito dalla minoranza, visto che abbiamo lavorato per mesi. E invece non abbiamo ricevuto nulla da parte loro. Certo, se avessimo riorganizzato prima la rete territoriale e fatto partire l’Areus, se avessimo fatto tutto questo e solo all’ultimo la riorganizzazione della ospedaliera è chiaro che ci saremmo risparmiati qualche critica e il malcontento, che in alcuni casi è dovuto a posizioni strumentali.   Certo, si poteva e doveva comunicare meglio ma non è vero. Ma la commissione ha lavorato molto e bene, modificando il testo di legge che proveniva dalla Giunta”.

Rivolto all’assessore Luigi Arru, l’on. Solinas ha detto: “Visto che in questi giorni è in circolazione l’atto aziendale della Asl unica a mio parere va evitato di parlare di tre dipartimenti e dobbiamo anche preferire i reparti all’eccellenza sanitaria. Abbiamo fatto la scelta in questa legislatura di non applicare ticket, di non aumentare Irpef e Irap. E le conseguenze di queste scelte si pagano”.

Il consigliere Pizzuto (Art. 1 – sinistra per la democrazia e il progresso) ha detto che in materia sanitaria non si deve fare una questione di soldi e di risparmio ma si deve tendere  a garantire a tutti i cittadini il diritto alla salute. Per Luca Pizzuto bisogna partire dalla domanda se il sistema sanitario attuale funzioni o meno e se i pazienti siano contenti. Per Luca Pizzuto bisogna cambiare le cose perché oggi la possibilità di cura è “riservata al caso”. Questo tema – ha aggiunto – è particolarmente delicato. Troppo spesso i pazienti sono considerati solo un mezzo per costruire carriere politiche o sanitarie. Questa Riforma, seppure da emendare, comincia a far diventare il paziente un fine. Per il consigliere di Art.1  questa riforma è  l’unico atto di sovranità vera che questo Consiglio regionale sta facendo.

Il presidente Gianfranco Ganau ha chiuso la seduta. Il consiglio è convocato alle 15,30.

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Voli cancellati, continuità territoriale a rischio, tariffe per i viaggi oltre Tirreno che schizzano verso l’alto. Si moltiplicano i disagi per le società sportive isolane. Il consigliere regionale Edoardo Tocco (FI) invoca un intervento urgente della Regione per dare certezza ai sodalizi sardi impegnati nei campionati nazionali.

«La soppressione dei voli Ryanair con difficoltà per i passeggeri nelle basi di Alghero e Cagliari – spiega Edoardo Tocco – è solo l’ultima criticità per i collegamenti con la Penisola.»

Una situazione che potrebbe riflettersi sulle società di calcio a cinque, pallavolo, basket, calcio, hockey su prato, rugby, tennis e altre discipline, impegnate a livello nazionale: «I club isolani sono già penalizzati dal ritardo nei pagamenti degli anticipi. Risorse che sarebbero dovute essere erogate entro agosto. Non si è ancora visto un centesimo. Ora c’è la difficoltà nel programmare le trasferte di un anno di campionato. Ormai un’impresa ardua visto il caos infinito sui cieli sardi – conclude Edoardo Tocco -. Si tenga conto che i biglietti vanno fatti abbondantemente all’inizio dei diversi campionati, se si spera di sopravvivere. Invece siamo di fronte ad un’incertezza che porrà in pericolo i collegamenti con tariffe esagerate per le trasferte».

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«Il panorama della sanità sarda continua ad essere avvolto dalla nebbia dell’incertezza e della delusione. Troppe incognite che si intrecciano su un futuro poco chiaro per il personale.» E’ molto dura la presa di posizione del consigliere regionale Edoardo Tocco (Forza Italia), vice presidente della commissione salute nell’assemblea di via Roma, che si dice «preoccupato perché il riordino sta già producendo il caos all’interno delle strutture ospedaliere, in particolare i presidi cagliaritani, in seguito all’accorpamento anticipato di alcuni dipartimenti».

«Il personale interessato alla riorganizzazione aspetta di conoscere il destino legato a possibili trasferimenti e alla permanenza nella pianta organica dell’Azienda per la tutela della salute. Si sta già procedendo invece al trasferimento in blocco di tutte le figure in alcune strutture senza conoscere le esigenze dell’utenza. Il riordino – conclude Edoardo Tocco – sta poi portando al blocco totale delle assunzioni di alcune professionalità di operatore sanitario e alla svalorizzazione del personale.»

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«E’ ormai chiaro che sulla rete ospedaliera si gioca il futuro della sanità isolana. Per questo penso sia necessario un ulteriore approfondimento, con un documento che possa accogliere le istanze provenienti dai territori.»

Il vice presidente della commissione salute, Edoardo Tocco (FI), frena sul disegno approvato all’interno del parlamentino e ormai in prossimità dell’assemblea regionale.

«Non sono certo i malumori di un ristretto gruppo a sollecitare una revisione del piano, ma i dissensi provenienti dalle autonomie locali e dalla platea di sindaci dei territori dell’interno – spiega il vice presidente della commissione Salute del Consiglio regionale -. Una presa di posizione ancor più decisa in seguito al varo dei primi atti aziendali che, anticipando di fatto la rete ospedaliera, stanno producendo ulteriori lacerazioni al sistema sanitario regionale. Non vogliamo certo sottrarci al dibattito in aula ma una valutazione equilibrata ci induce a chiedere un ulteriore approfondimento sulle scelte effettuate dalla giunta che rischiano di portare al disastro della sanità sarda, con il depotenziamento dei presidi ospedalieri dell’interno e l’accorpamento di alcuni reparti sui poli di Cagliari e Sassari. Una politica dannosa per la Sardegna, che produce la desertificazione dei servizi all’interno dell’isola favorendo lo spopolamento. L’opposizione condurrà una battaglia unitaria e determinata su ogni punto della riforma. Faremo di tutto e di più – conclude Tocco – per fermare questo disfacimento.»

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Il dibattito sulla riforma della rete ospedaliera è sempre più acceso alla vigilia dell’approdo del testo in Consiglio regionale per l’approvazione definitiva.

«Prendiamo atto delle difficoltà della maggioranza sul disegno, visti i continui rinvii e i dissensi delle autonomie locali – attaccano Pietro Pittalis ed Edoardo Tocco, rispettivamente capogruppo e consigliere regionale di Forza Italia –. In questo clima di incertezza  che aleggia  sul futuro della sanità sarda auspichiamo che i presidi ospedalieri del Nuorese, dal Nostra Signora della Mercede di Lanusei sino al San Francesco di Nuoro e al San Camillo di Sorgono, vengano salvaguardati, evitando così il depotenziamento dei servizi sanitari indispensabili per la salute dei cittadini, viste anche le condizioni di alcune strade di collegamento per i poli sanitari di Sassari ed Olbia, che rendono difficile trasportare anziani e pazienti con patologie croniche negli altri ospedali del territorio.»

«Vigileremo e daremo battaglia – concludono Pittalis e Tocco, entrambi componenti della commissione salute dell’aula di via Roma – affinché i territori dell’interno dell’Isola non vengano sviliti, con la desertificazione dei servizi sanitari che possa eventualmente essere decisa da futuri atti aziendali, con una particolare attenzione a distretti sanitari fondamentali come quello di Siniscola. Il depotenziamento del poliambulatorio costituirebbe, infatti, un salto nel buio rispetto alle richieste di un vasto bacino di utenza che si allarga da Siniscola a Posada sino ad arrivare ad Orosei. E’ necessario – concludono Pietro Pittalis ed Edoardo Tocco – si tuteli il diritto alla salute di un compendio che abbraccia circa 45 mila residenti, a cui si somma il movimento vacanziero ospite di alberghi e seconde case durante la stagione estiva, con la moltiplicazione dei residenti nei mesi tra giugno e settembre.»

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Il consigliere regionale di Forza Italia Edoardo Tocco sollecita la Giunta regionale ad assumere impegni per nuovi investimenti per la prevenzione della retinopatia diabetica.

«I programmi di screening ed i trattamenti precoci per la retinopatia diabetica consentono di ridurre in maniera significativa le gravi complicanze visive che si sommano, ad esempio, a quelle renali e cardiache. La Regione deve investire in nuovi modelli in grado di attuare una politica sociale che vada incontro alle problematiche dei pazienti – sottolinea Edoardo Tocco -. La patologia  costituisce la principale causa di cecità legale tra i soggetti in età lavorativa, colpendo il 34,6% delle persone con diabete, che in Sardegna ammontano a circa 90mila pazienti e quindi oltre 30mila soggetti a rischio di retinopatia.»

«E’ opportuno – conclude Edoardo Tocco – un miglioramento della rete dei diversi specialisti coinvolti nella gestione della persona diabetica, come medici di famiglia, diabetologi e oculisti. Investire oggi in prevenzione significa risparmiare domani: preservare il bene prezioso della vista non è soltanto un dovere morale, ma anche un atto di saggia e lungimirante politica sanitaria perché evita l’incremento della spesa socio-sanitaria futura.»

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La riforma della rete ospedaliera, contestata duramente questa mattina nella manifestazione svoltasi da piazza del Carmine al Palazzo del Consiglio regionale in via Roma, continua a ricevere forti attacchi dai consiglieri regionali di opposizione.

«La manifestazione contro il riordino della rete ospedaliera, che si è snodata da piazza del Carmine, è stato il riflesso del malcontento per l’approvazione del disegno – attacca Edoardo Tocco (Forza Italia), vicepresidente della commissione Salute del Consiglio regionale -. E’ stato un passo falso ignorare le istanze dei territori, che hanno palesato le criticità per le diverse sforbiciate ai servizi sanitari. Lle incognite riguardano anche il personale sanitario e la mobilità degli operatori, in seguito al trasferimento operativo dell’Ats al Brotzu. E’ necessario garantire regole certe e trasparenti per i dipendenti del settore, al fine di assicurare processi che non incidano negativamente sulla qualità di vita dei lavoratori che rischiano di essere trattati come l’ultimo anello del disegno di riordino.»

Edoardo Tocco auspica «un immediato intervento per fronteggiare la carenza di personale sanitario nei reparti degli ospedali, visto che gli operatori sono costretti a turni massacranti e carichi di lavoro gravosi» e sulla questione legata alla chiusura dei punti nascita in diversi angoli della Sardegna, aggiunge che «sono state disattese le promesse per il reinserimento delle operatrici licenziate a seguito dell’interruzione dell’attività in diversi presidi. E’ la punta dell’iceberg degli effetti negativi di un riordino destinato a produrre disastri della sanità in Sardegna».

Netta contrarietà e ferma opposizione arriva anche dai Rossomori. «Siamo in presenza di una proposta di riordino che in sintonia e sincronia con l’Atto aziendale, di fatto determinerà un arretramento di servizi e di prestazioni sanitarie adeguati a rispondere al reale fabbisogno – dice Emilio Usula -. A pagare il dazio saranno in particolare i territori già in sofferenza per il progressivo indebolimento delle strutture ospedaliere periferiche».

Rossomori denuncia «l’inganno che sta dietro questa “proposta” di riforma il cui vero obiettivo è quello di esibire presunti conti in ordine anche a costo di un drastico taglio dei servizi. Ci si riempie la bocca della necessità di contrastare la “cultura ospedalocentrica” senza però far nulla per tutelare i territori di dotazioni di servizi alternativi all’ospedale e senza che ancora sia resa operativa una efficiente rete di emergenza-urgenza. Non si tiene in debito conto il dato incontestabile che la sanità ha costi difficilmente comprimibili e che la Sardegna ha, comunque, un rapporto di spesa pubblica nel settore inferiore alla media nazionale. Mentre aumenta la povertà, sempre più cittadini sono costretti a spese aggiuntive per curarsi e molti rinunciano ormai alle cure per i costi proibitivi.

Con prepotenza e arroganza la Giunta e la maggioranza di governo mostrano indifferenza al forte e chiaro dissenso e contrarietà manifestati a più livelli. Rimane insascoltato l’appello di forze sociali e sindacali, quello delle amministrazioni comunali e di ciò che resta delle amministrazioni provinciali, delle unioni di comuni,  con Anci e CAL in testa che con documenti ufficiali hanno espresso netta contrarietà a questa proposta di riordino e al combinato disposto dell’atto aziendale.»

Da consigliere del Nuorese, Emilio Usula denuncia con forza, infine, «il declassamento e il depotenziamento dell’ospedale San Francesco di cui si dice si vogliano mantenere le funzioni ma senza il riconoscimento della qualifica di DEA di 2° livello come anche richiesto nel documento ufficiale del CAL. Un inquadramento nel 1° livello, secondo i parametri imposti e accettati da questa Giunta regionale, solo per finta autonomista e incapace di una visione propria, non potrà non avere in futuro effetti devastanti di indebolimento dell’opedale nuorese e di tutta la sanità delle aree interne».

Secondo Michele Cossa (Riformatori sardi) «la rete ospedaliera disegnata dalla maggioranza di centro sinistra è profondamente sbagliata, prescinde dalla situazione orografica della Sardegna e dai dati del Piano nazionale esiti ed è fortemente condizionata dalla guerra per bande all’interno del PD. Faremo barricate in aula per emendarla e riportarla a razionalità, giacché ci sono scelte del tutto incomprensibili se non nella logica di proteggere alcuni amici. Questo non solo non garantisce il tanto proclamato risparmio (anzi!), ma penalizza pesantemente alcuni territori a vantaggio di altri. In particolare – conclude Michele Cossa – vogliamo garanzie che non vengano toccati i servizi a La Maddalena e che venga arrestato l’inesorabile declino del più importante ospedale della Sardegna, il Brotzu, unico argine possibile per fermare l’emorragia dei sardi che vanno a curarsi negli ospedali della penisola, che costa alle casse della Regione oltre 60 milioni di euro l’anno.»

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Ieri la commissione Salute del Consiglio regionale ha approvato la riforma della rete ospedaliera, oggi centinaia di persone hanno manifestato a Cagliari per chiedere profonde modifiche della stessa. I manifestanti si sono ritrovati in piazza del Carmine per partecipare al corteo organizzato dalla Rete Sarda Difesa Sanità Pubblica ed hanno percorso tutta via Roma fino al palazzo del Consiglio regionale.

A dire NO alla riforma studiata dalla Giunta Pigliaru e licenziata ieri dalla commissione competente, ci sono tantissimi sindaci di tutte le province, i partiti dell’opposizione in Consiglio regionale, comitati spontanei, indipendentisti, il Movimento 5 stelle, il Movimento dei Pastori sardi e le associazioni dei consumatori. Tra i manifestanti anche consiglieri regionali Edoardo Tocco (Forza Italia), Paolo Truzzu (Fratelli d’Italia), Gian Luigi Rubiu (Udc), Bustianu Cumpostu (Sardigna Nazione), Vincenzo Pillai (No Nucle), Claudia Zuncheddu (Rete Sarda Difesa Sanità pubblica)e tutti i comitati per la difesa della sanità nelle zone interne.

La riforma prevede l’individuazione di ospedali ad alta specializzazione ed altri in grado di garantire il primo intervento e, nel contempo, di curare le patologie più lievi. Due i poli sanitari principali, uno al Santissima Annunziata di Sassari, l’altro all’Azienda Brotzu di Cagliari, Dea (dipartimento emergenza e accoglienza) di secondo livello, in grado di offrire servizi importanti di emergenza e accettazione e di cardiochirurgia.

Poi ci sono i Dea di primo livello, nodi di base e piccoli ospedali (situati nelle zone disagiate), tra i quali c’è quello che nel Sulcis Iglesiente, creato tra il Sirai di Carbonia e i due ospedali di Iglesias (inizialmente era stato considerato Dea di primo livello il solo Sirai di Carbonia)

Per i piccoli ospedali sono previsti i laboratori, la radiologia, il servizio farmaceutico, un’emoteca e l’anestesia. I distretti sanitari saranno 22. Per il numero complessivo di posti letto è prevista una contrazione di 111 posti, da 5.901 a 5.790.