22 November, 2024
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Un’interpellanza del consigliere regionale Efisio Arbau (Sardegna Vera) propone l’inserimento dei dipendenti Aras all’interno di Laore.

«Vogliamo sapere una volta per tutte quali sono i problemi che ostano a compiere la riforma che porti i dipendenti Aras all’interno di Laore», questo in sintesi il testo dell’interpellanza presentata dal gruppo di Sardegna Vera, Efisio Arbau, leader della Base, primo firmatario, alla Giunta regionale.

«Un anno è trascorso invano – si legge nell’interpellanza – dall’approvazione dell’OdG del 5 agosto 2014, con cui il Consiglio regionale impegnava la Giunta a definire, con i lavoratori e le rispettive rappresentanze sindacali, una proposta per mettere fine alla situazione di precarietà che da oltre trent’anni sono costretti a subire i dipendenti ARAS.»

«Riteniamo inaccettabile – conclude Arbau – che il sistema burocratico regionale non tenga conto delle disposizioni legislative, delle delibere di Giunta e degli atti del Consiglio regionale che dispongono il passaggio a Laore dei lavoratori ARAS, che garantiscono servizi essenziali per il comparto agricolo e zootecnico sardo. Peraltro a dicembre scade il regime di proroga della convenzione e migliaia di aziende agricole potrebbero trovarsi da un giorno all’altro senza assistenza.»

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«Il fenomeno dei “tenores” in Sardegna interessa molti più sardi di quanti non ne coinvolga l’Ente lirico di Cagliari, ma mentre l’ente di via Santa Alinexedda ha il potere di buttare giù anche una Giunta regionale, ai cantori in limba della tradizione orale dell’Isola, in Regione, per anni non se li è filati nessuno. O quasi». Così il capogruppo di Sardegna Vera, Efisio Arbau, ha salutato l’associazione dei tenores in audizione questa mattina nella commissione Cultura del Consiglio regionale, evidenziando come l’organizzazione non viva di contributi regionali ma col sostegno del volontariato e con alcuni aiuti sporadici offerti dagli Enti locali interessati alle loro iniziative nelle piazze e nelle scuole.

Il leader della Base, nel corso del suo intervento in commissione, ha ribadito inoltre l’urgenza di una legge per la lingua sarda ed ha dichiarato che «la sfida che attende il Consiglio regionale è quella di dimostrare di saper fare sintesi su un tema cruciale e qualificante l’intera legislatura».

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La Seconda commissione, a conclusione dell’audizione dell’assessore della Cultura, Claudia Firino, ha espresso, a maggioranza, parere favorevole alla delibera n. 29/3 del 12 giugno 2015, sulla nomina dei componenti per la consulta regionale per il cinema, e alla delibera n. 31/5 del 17 giugno 2015 contenente la ripartizione dei fondi disponibili per lo sviluppo delle attività musicali popolari.

Relativamente alla deliberazione di nomina della consulta per il cinema (è l’organo di consulenza tecnica della Regione per le questioni attinenti la materia ed è normata dall’articolo 22 della legge n. 15 del 20 settembre 2006) l’assessore Firino ha dichiarato che si è trattato di una proposta condivisa con gli operatori del settore.

Il presidente della commissione, Gavino Manca (Pd), ha quindi portato all’attenzione dell’assessore della Cultura le criticità emerse nel corso dell’audizione del 24 giugno con l’associazione “Moviementu – Rete cinema Sardegna” in ordine alla ripartizione delle risorse  (su cui pende anche un ricorso al Tar che sarà discusso il prossimo 8 luglio) ed alla scarsa pubblicità e trasparenza che caratterizzerebbe la gestione della “Sardegna Film commission”.

L’assessore Claudia Firino, nell’ammettere il perdurare di tensioni tra gli operatori del settore, ha garantito ai componenti la commissione che le risorse destinate al cinema saranno ripartite nel rispetto della normativa vigente ed ha evidenziato che tale determinazione non è ancora stata assunta dall’assessorato della Cultura. «Il ricorso al Tar – ha spiegato Firino – non è infatti indirizzato all’assessorato da me diretto ma all’assessorato della Programmazione perché riguarda stanziamenti contenuti nella legge finanziaria a favore della “Film commission” che superano la percentuale stabilita nella legge n. 15». L’assessore ha inoltre confermato la volontà di aprire un tavolo di confronto tra operatori, Film commission e assessorato dello Spettacolo e della Cultura.

Nell’illustrazione della delibera n. 31/5 per la ripartizione delle risorse alle attività musicali popolari, l’assessore Firino ha sottolineato l’equa ripartizione dei fondi disponibili (1.200.000 euro) per le annualità 2014 (600.000 euro) e 2015 (600.000) ed all’interno di esse tra le attività musicali istituzionali (300.000 euro) e le attività di formazione musicale (300.000 euro), così come da indirizzo politico fornito dal Consiglio regionale.

Sul punto è intervenuta la consigliera del Pd, Rossella Pinna, che ha ricordato l’impegno assunto dall’assessore della Programmazione per fare fronte agli impegni del 2014 con i cosiddetti residui di bilancio. Impegni che invece risultano “coperti” dallo stanziamento del 2015 ed alla luce di tale considerazione l’esponente del Pd, seguita dal suo collega di gruppo e di partito, Piero Comandini, e poi confortata dall’intervento dell’assessore, ha auspicato un incremento degli stanziamenti a favore dello sviluppo delle attività musicali popolari, in sede di assestamento di bilancio.

Il presidente della commissione, Gavino Manca, ha quindi sottoposto alla delegata alla Cultura della giunta Pigliaru, le problematiche denunciate dai rappresentanti delle fondazioni culturali a carattere scientifico, nel corso dell’audizione dello scorso 23 giugno. Dante Olianas (Iscandula) e Salvatore Cubeddu (Fondazione Sardinia), in rappresentanza delle fondazioni operanti nell’Isola, avevano, infatti, denunciato l’assenza di contributi per le attività svolte nel 2014 e l’esiguità dei fondi a disposizione per il 2015 (soltanto 70mila euro da ripartire tra tutte le associazioni) con alcune eccezioni, rappresentate da organizzazioni che beneficiano di norme ad hoc che garantiscono negli anni stanziamenti e contribuzione costante delle attività svolte.

L’assessore Firino non ha potuto che confermare quanto emerso nel corso dell’audizione con gli operatori culturali, spiegando che la dotazione di bilancio, ai sensi degli articoli 20 e 21 della legge 14 del 20 settembre 2006, pari per il 2015 a 390.000 euro, si riduce a 70.000 euro da ripartire tra tutte le fondazioni culturali a carattere scientifico, per effetto delle disposizioni contenute nella legge 3/2009 (articolo 9 comma 10 lettere “z” e “g”) che stanziano 190.000 euro all’anno alla Fondazione Giuseppe Dessì e 130.000 anno all’Isprom.

Il presidente della commissione, Gavino Manca, ha quindi dichiarato di assumere l’impegno politico di portare all’attenzione del presidente della Giunta e dell’assessore della Programmazione la situazione di difficoltà in cui versano le fondazioni culturali a carattere scientifico e di proporre uno stanziamento di ulteriori 350.000 euro, già in sede di assestamento di bilancio.

Conclusa l’audizione dell’assessore Firino e al termine della votazione dei pareri di competenza sulle due deliberazioni di Giunta, la commissione ha proceduto con l’audizione dell’associazione “Tenores di Sardegna”.

L’associazione costituitasi a seguito del riconoscimento dell’Unesco che nel 2006 ha inserito il canto a tenore dei pastori nella lista del “Patrimonio immateriale dell’umanità. Tra gli obbiettivi dichiarati dall’associazione, rappresentata dal suo presidente, Franco Davoli, il censimento dei gruppi a tenore (se ne contano circa 70 e sono in costante aumento), degli stili e delle aree di diffusione del canto, nonché la creazione di un albo dei tenores insieme con la salvaguardia e la trasmissione del patrimonio musicale attraverso l’istituzione di scuole di canto ed anche con borse di studio e ricerca.

Gli interventi del presidente Davoli e quelli dei componenti il cda dell’associazione (Sebastiano Pilosu, Peppino Cidda, Tore Ghisu e Ilario Fois) hanno offerto ai commissari il quadro dell’impegno dell’associazione dei cantori in limba per promuovere e divulgare il canto a tenore, la lingua e la cultura sarda ed in generale la tradizione orale dell’Isola. L’associazione, che non gode di contributi regionali è sostenuta con il volontariato e gli aiuti degli Enti locali e per alcuni progetti anche dal Banco di Sardegna, ha svolto iniziative nelle scuole e nei diversi centri della Sardegna ed ha richieste di partecipazione ad una serie di eventi organizzati dai circoli dalle federazioni degli emigrati sardi, sia in Italia che all’estero.

I tenores hanno ribadito la necessità di una legge regionale per la tutela e la valorizzazione della lingua sarda e dunque delle tradizioni orali ancora vive in Sardegna.

I consiglieri Paolo Zedda (Soberania e Indipendentzia) e Efisio Arbau (Sardegna Vera) hanno ricordato le due distinte proposte di legge per la limba presentate in Consiglio regionale ed il presidente della commissione, Gavino Manca, auspicandone l’ampia condivisione e la conseguente unificazione, ha ipotizzato per il prossimo settembre il termine per la discussione.

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I consiglieri del gruppo “Sardegna Vera” questa mattina hanno presentato una proposta di legge sulla valorizzazione, tutela e normalizzazione del sardo e delle altre lingue della Sardegna. Il testo è stato depositato nei giorni scorsi in Consiglio regionale con una stesura bilingue (italiano-sardo), per rimarcare il senso di una battaglia che punta a dare dignità istituzionale, scientifica e culturale all’idioma isolano.

«L’iniziativa nasce da una stretta collaborazione con il Coordinamento pro su Sardu Ufitziale – ha spiegato il primo firmatario, Efisio Arbau – oltre che un atto politico rappresenta una soluzione tecnica e operativa per uscire dall’impasse in cui sembra precipitata la politica linguistica. Sedici mesi fa si è scelto di interrompere un cammino di valorizzazione della lingua sarda durato dieci anni, senza proporre un modello nuovo e alternativo.»

Presenti alla conferenza stampa, diversi rappresentanti del CSU. Insieme a loro anche Giuseppe Corongiu, ex direttore del servizio regionale linguistico. «Si è scelto di non scegliere e di non fare, prendendo tempo in attesa di chissà quali eventi – hanno rimarcato i rappresentanti del Coordinamento pro su Sardu Ufitziale – si sono perse importanti occasioni per riconfermare stanziamenti e risorse di bilancio».

Sardegna Vera e Csu non si limitano però alle critiche. «In questo momento occorre abbandonare le polemiche e lavorare per la costruzione di alternative. La proposta  è una proposizione e una provocazione positiva che si fa al Consiglio regionale e alla Giunta, ma anche alla società civile sarda, affinché si cominci a lavorare sul serio senza perdere più tempo – ha affermato Arbau – un testo perfettibile, aperto a ogni miglioramento, che si candida ad avere un consenso ampio delle forze politiche».

La legge, composta da 35 articoli, prevede una dotazione finanziaria di tre milioni di euro all’anno per il prossimo triennio e affronta nel dettaglio tutti gli aspetti normativi della questione linguistica: «Sarebbe sbagliato infatti occuparsi di un solo settore, anche quello più importante della scuola, senza cogliere gli infiniti legami che ci sono in una politica linguistica coerente, organica, non improvvisata – ha sottolineato Corongiu – ogni settore va ricompreso in una visione più profonda generale per ottenere risultati ottimali. Bisogna invece distinguere nettamente tra gli aspetti folcloristici e quelli della normalizzazione linguistica questa legge si occupa dei secondi. Per la valorizzazione delle arti popolari sarà necessario studiare un altro provvedimento».

La proposta di legge nel dettaglio prevede: 1) Introduzione di tutte le facilitazioni possibili per il sardo a legislazione vigente senza modifiche statutarie; 2) Passaggio delle competenze dall’assessore della Pubblica Istruzione al presidente della Regione per farne un problema di serie A e non di Serie B; 3) Creazione di una Fondazione Linguistica Regionale o Agenzia che si occupi della pianificazione e normalizzazione linguistica; 4) Riconoscimento con legge della Limba Sarda Comuna come lingua ufficiale della Regione; 5) Disposizioni per l’insegnamento del sardo a scuola come materia opzionale, curricolare e veicolare con il sostegno finanziario della Regione. Registro degli insegnanti interni ed esterni; 6) Riconoscimento degli sportelli linguistici, loro finanziamento e Registro degli esperti; 7) Istituzione del volontariato della lingua sarda per chi vuole trasmettere la lingua nazionale a chi non ha avuto la fortuna di impararla in casa; 8) Sostegno ai media, agli editori, ai sardi all’estero, alle associazioni, fondazioni e istituti che si occupano di normalizzazione linguistica; 9) Sostegno all’uso del sardo nei culti; 10) Sostegno all’uso del sardo nelle realtà economiche e sociali.

Sardegna Vera e CSU si impegnano comunque a presentare, entro l’autunno, altre due proposte di legge regionale: una di interesse costituzionale sulla modifica dello Statuto Speciale da presentare al Consiglio e inviare al Parlamento per attribuire le competenze alla Regione per l’insegnamento della lingua minoritaria a scuola; la seconda per la creazione di una Fondazione-Agenzia regionale per la lingua sarda senza l’attività della quale è provato che ogni politica linguistica si ferma nella inestricabile palude politico-burocratica regionale. In Friuli, Alto Adige, Trentino, Valle s’Aosta questi organismi funzionano da decenni e sono l’efficace braccio armato delle politiche linguistiche regionali.

Un chiarimento, infine, da Efisio Arbau: «La visione politica che sta alla base di questa proposta di legge è che il sardo (ma anche le altre lingue che esistono in Sardegna come il gallurese, il tabarchino, il sassarese e il catalano) deve essere la base importante di una nuova fase della politica sarda dell’autodeterminazione e dello sviluppo centrato sulle risorse locali».

Una legge per la montagna da inserire all’interno della riforma degli Enti locali in Sardegna. E’ la proposta presentata questa mattina dai consiglieri di “Sardegna Vera” che, con in testa il capogruppo, Efisio Arbau, hanno illustrato ai giornalisti le norme rivolte alle comunità che vivono e operano nelle zone montane dell’Isola. Una realtà fatta di 215 Comuni,  la gran parte dei quali a rischio spopolamento, e che conta circa 800mila abitanti ma dove è in atto, ormai da tempo, un costante ridimensionamento dei servizi, frutto delle politiche incentrate sui tagli. «Sono territori e comunità – ha spiegato Arbau – che tutelano l’identità della Sardegna, ad iniziare dalla salvaguardia della lingua, e che custodiscono i più estesi polmoni verdi d’Europa nonché le fonti da dove sgorga l’acqua che viene utilizzata in tutta la Regione». «Tra le aree metropolitane di Cagliari e Sassari – ha insistito il capogruppo della maggioranza – ci deve essere posto, dunque, per la “grande città di campagna” dove vivono i sardi delle aree montane».

Tra le principali misure proposte: i Comuni a burocrazia zero; la costituzione degli albi locali delle imprese montane per gli appalti pubblici; esercizi commerciali polifunzionali; specifiche classificazioni per le strutture di ospitalità diffusa del comparto turistico; il recupero dei terreni incolti, abbandonati e inutilizzati; un piano di gestione per il pastoralismo e una serie di premialità per chi sceglie di vivere e lavorare in uno dei paesi montani dell’Isola.

«Il tutto con una programmazione – ha concluso Efisio Arbau – fatta con i territori, come stabilito dall’articolo 3 della proposta di legge, e con l’impiego di risorse stimate in meno di 50 milioni di euro.»

Il consigliere Raimondo Perra ha sottolineato l’importanza di misure che incentivino i cittadini a scegliere i paesi della montagna ed ha ipotizzato l’istituzione di un apposito albo per la valorizzazione dei prodotti tipici.

«Una legge vicina ai problemi e alle questioni dei territori e delle nostre comunità – ha dichiarato Michele Azara – una proposta che affronta un tema centrale per l’Isola, quale è quello dello spopolamento, un argomento che merita almeno la stessa attenzione che si riserva alla questione delle aree metropolitane.»

Il consigliere Gaetano Ledda ha ricordato l’esempio del Goceano («vent’anni fa si contavano 25mila residenti, oggi a male pena si raggiungono i 9mila») per auspicare l’approvazione della legge sulla montagna, colmando così il vuoto che sul tema si registra nella legislazione regionale.   

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Il Consiglio regionale questa mattina a approvato tre mozioni (n. 35 – Anedda e più – su Equitalia; n. 143 – Dedoni e più – sul dimensionamento della rete scolastica regionale; n. 86 – Comandini e più – sul sovraffollamento delle carceri) e la proposta di legge sul numero degli assessori nelle giunte comunali.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del vice presidente Eugenio Lai. Dopo le formalità di rito, il Consiglio ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con la mozione  n. 35 (Anedda e più) “Sulla stabilizzazione delle imprese e la tutela dei lavoratori”. Il presidente ha quindi dato la parola al primo firmatario della mozione, il consigliere Fabrizio Anedda (Sinistra sarda).

Anedda ha ricordato in apertura che le gravi difficoltà di accesso al credito hanno creato enormi problemi al mondo delle aziende sarde con ricadute negative sull’occupazione mentre la ripresa economica, di cui si avvertono alcuni segnali a livello nazionale, non riguarda ancora la Sardegna ed il suo tessuto produttivo. «La crisi – ha sostenuto Anedda – ha determinato anche la crescita esponenziale del numero di aziende indebitate con il fisco, con il debito corrente che si sovrappone a quelli pregressi provocando un drammatico effetto a catena con la perdita della cosiddetta regolarità che, a sua volta, comporta l’impossibilità di riscuotere i crediti presso la pubblica amministrazione e partecipare alle gare pubbliche». «Un circolo vizioso – ha aggiunto il consigliere – che appesantisce ulteriormente il carico fiscale fino a raddoppiare o triplicare il debito originale; nello stesso tempo Equitalia concentra la sua attenzione su una certa tipologia di contribuenti deboli, trascurando i grandi evasori, spesso per irregolarità formali di lieve entità da cui partono procedure che riguardano beni mobili ed immobili dell’impresa, che sotto questa pressione rischia di uscire definitivamente dal mercato». Lo scopo della mozione dunque, ha precisato l’esponente di Sinistra sarda, «è quello di far intervenire la Regione per arrivare ad una rateizzazione dei debiti delle aziende fino a 120 mesi usufruendo inoltre di un ulteriore credito per fare fronte alle emergenze fiscali, ed una moratoria di 3 anni da cui si può entrare od uscire a seconda delle necessità». «Con questi interventi – ha osservato Anedda – moltissime aziende potrebbero scongiurare il rischio della chiusura; occorrono però anche misure di sistema, a partire dallo snellimento e dalla semplificazione di procedure e controlli ed occorre soprattutto dare vita all’agenzia sarda delle entrate».

L’assessore della Programmazione, Raffaele Paci, a nome della Giunta, ha affermato che il tema trattato dalla mozione «è di enorme rilevanza e merita la massima attenzione del Consiglio, che peraltro più volte è intervenuto sull’argomento». Nel merito e pur riconoscendo la validità delle critiche espresse nei confronti di Equitalia, Paci ha ricordato che «la Regione non ha possibilità di intervento diretto però può sicuramente impegnarsi per favorire l’adozione di misure più adeguate alla situazione del sistema economico regionale, con un orientamento più favorevole alle imprese soprattutto in questo momento di crisi, perché il fallimento di una azienda, in definitiva, è un danno per lo stesso erario». «La Regione – ha precisato Paci – sta già intervenendo sui crediti erariali propri con dilazioni fino a 17 anni, revisioni dei piani di ammortamento e sospensione dei pagamenti fino ad un massimo di 18 mesi, anche se il volume complessivo di questi crediti è ben poca cosa rispetto alla massa totale». Nello stesso tempo, ha comunicato l’assessore della Programmazione, «si sta lavorando in collaborazione con l’Agenzia entrate, Equitalia, l’Abi e la Sfirs per mettere a punto interventi di sistema cominciando dalla ristrutturazione del debito da breve a medio e lungo termine, provvedimento che formalmente spetta gli istituti di credito ma a questo risultato, ad esempio, si può arrivare anche attraverso i Confidi con legge approvata ieri e la stessa Sfirs come operatore di mercato con un fondo di circa 5 milioni». Spero che queste azioni si concretizzino a breve scadenza – ha aggiunto l’assessore – fermo restando che sul piano generale resta il tema della semplificazione su cui stiamo lavorando nonostante non sia un compito facile; fra poco sarà completato un Disegno di legge della Giunta che ha lo scopo di liberare le imprese dal fardello eccessivo di una fittissima rete di controlli e prima dell’estate arriverà il Consiglio un altro Disegno di legge con cui viene istituita l’Agenzia sarda delle entrate, nel quadro della revisione complessiva della politica fiscale, di accertamento e di riscossione diretta anche di compartecipazioni erariali, in quest’ultimo caso attraverso un accordo con lo Stato disciplinato da specifiche norme di attuazione».

In sede di replica il consigliere Anedda ha ringraziando l’assessore Paci sottolineando che gli interventi annunciati vanno nella giusta direzione e ribadendo che «il tema centrale da affrontare è quello di liberare l’impresa dal peso dei debiti correnti e pregressi».

Per dichiarazione di voto il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalia ha ricordato la presentazione di una interrogazione del suo gruppo e sottolineando le convergenze di merito ha chiesto di aggiungere alla mozione le firme dei consiglieri di Forza Italia.

Il consigliere del Cd Roberto Desini ha comunicato l’adesione del suo gruppo mettendo l’accento sulla proposta del suo gruppo in materia di Agenzia regionale delle entrate, «per superare l’approccio punitivo nei confronti delle imprese ed introdurre un sistema di valutazione caso per caso».

Il consigliere dei Riformatori Luigi Crisponi ha anch’egli condiviso i contenuti della mozione lamentando però che «di imprese si parla purtroppo troppo poco in Consiglio, ci vorrebbe una intera sessione di lavori dedicata ai problemi delle imprese».

Anche il capogruppo di Sel Daniele Cocco ha aderito alla mozione con le firme del suo gruppo, definendo «convincente» la risposta dell’assessore.

Il consigliere Emilio Usula (Soberania-Indipendentzia) ha annunciato la sottoscrizione della mozione come «segnale forte di attenzione al mondo delle imprese».

Il consigliere di Sardegna Vera Michele Azara ha annunciato l’adesione del suo gruppo.

Il consigliere Augusto Cherchi (Soberania-Indipendentzia), intervenendo a sostegno della mozione, ha messo l’accento sull’importanza dei «tempi brevi» annunciato dall’assessore per la costituzione dell’Agenzia sarda delle entrate.

Il capogruppo di Area popolare sarda Gianluigi Rubiu ha comunicato la sua adesione ribadendo necessità di «stringere i tempi» per la costituzione dell’Agenzia sarda di riscossione.

Il capogruppo del Pds’Az Angelo Carta, pur non chiedendo di aggiungere alla mozione le firme del suo gruppo, ha affermando di condividere la mozione, annunciando il voto favorevole.

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha apprezzato il lavoro svolto dai presentatori della mozione, dichiarando il pieno sostegno del gruppo all’iniziativa.

Non essendoci altri iscritti a parlare, il vice presidente ha messo in votazione la mozione, che il Consiglio ha approvato all’unanimità, con 54 voti. 

Subito dopo l’approvazione della mozione, il presidente del Consiglio Ganau, tornato sul banco della presidenza, ha aperto la discussione sulla proposta di legge n. 229 “Numero degli assessori comunali. Modifiche alla legge regionale n. 4 del 2012 (Norme in materia di Enti Locali)”, portata all’attenzione dell’Aula attraverso la procedura d’urgenza prevista dall’art. 102 del Regolamento.

Roberto Desini, capogruppo del Centro Democratico e primo firmatario del documento, si è rimesso al testo che introduce modifiche alla normativa vigente permettendo un arrotondamento all’unità superiore nel calcolo del numero degli assessori comunali che, in ogni caso, non potrà superare un quarto del numero dei consiglieri. La modifica alla norma consentirà di portare da 3 a 4 il numero degli assessori nei comuni fino a tremila abitanti.

Non essendoci iscritti a parlare, il presidente Gianfranco Ganau, acquisito il parere favorevole della Giunta, ha messo in votazione il passaggio agli articoli che ha ottenuto il via libera dall’Aula. Si è poi passati all’esame dei singoli articoli che sono stati approvati in rapida successione. Il testo finale della legge è stato approvato con 45 voti a favore e 2 contrari.

L’Aula è poi passata all’esame della mozione n. 143 (Dedoni e più) e di alcune interpellanze sul dimensionamento della rete scolastica regionale (Arbau e più – Dedoni e più).

Il primo firmatario della mozione n 143 Attilio Dedoni /(Riformatori) ha chiesto chiarezza sull’azione della Giunta nei confronti dello Stato. «La normativa è di difficile interpretazione – ha sottolineato l’esponente della minoranza – ciò che considero disarmante è l’atteggiamento debole della Giunta nei confronti del Governo nazionale».

Secondo Dedoni, con l’approvazione del Piano di dimensionamento scolastico non si sono difese le prerogative della Regione in materia di istruzione. «A qualcuno sfugge che nella finanziaria del 2009 erano stati inseriti due commi che rimarcavano la piena autonomia della Regione sulla scuola. La Sardegna ha una sua peculiarità: l’orografia non consente un agevole sistema di trasporti, non siamo in pianura Padana o in Emilia Romagna dove i paesi sono contigui e si possono organizzare assetti scolastici diversi».

Il capogruppo dei Riformatori ha poi ricordato che nel 2009 la finanziaria della Regione venne impugnata dal Governo davanti alla Corte Costituzionale ma la Consulta diede ragione alla Sardegna respingendo il ricorso. «Quella sentenza riconobbe l’autonomia dell’Isola. Il dirigente scolastico regionale risponde all’assessorato, non può essere un dirigente a dettare la linea delle politiche scolastiche». Dedoni ha infine invitato l’Aula a tenere sempre presenti gli interessi della Sardegna: «Se non facciamo questo – ha concluso – saremmo sempre succubi».

E’ quindi intervenuto Efisio Arbau, capogruppo di Sardegna Vera e primo firmatario dell’interpellanza sul dimensionamento scolastico. «L’iniziativa è dello scorso luglio – ha precisato Arbau – proponeva un approccio metodologico diverso: arrivare a un piano di dimensionamento scolastico uscendo dal seminato della burocrazie. L’obiettivo era quello di avviare una serie di conferenze territoriali per dare un ruolo da protagonista alle comunità locali».

Arbau ha quindi invitato tutti i colleghi ad uscire dalla polemica del momento e a provare a programmare. «E’ vero che il Governo non si comporta bene e l’Unione Europea è lontana – ha rimarcato l’esponente della maggioranza – ma il dato fondamentale è che noi non siamo organizzati: non c’è ancora una riforma degli Enti locali e sulla scuola siamo all’anno zero».

Secondo Arbau, la programmazione deve partire dal territorio: «Questo approccio ci viene suggerito dal “Piano Barca”. Trasporti, istruzione sanità sono i tre argomenti su cui fondare un nuovo modello di sviluppo locale. Serve una nuova legge sulla scuola, altrimenti si perde tempo».

Arbau ha quindi affrontato nello specifico i contenuti del Piano di dimensionamento scolastico varato dalla Giunta regionale: «Abbiamo perso un’occasione – ha sottolineato il capogruppo di Sardegna Vera – i comuni potevano essere messi nelle condizioni di programmare. Abbiamo deciso dall’alto e abbiamo prodotto un vulnus nei territori e diversi ricorsi al Tar. I comuni trattati male li avremo contro anche nella prossima programmazione».

Il presidente Ganau ha quindi aperto la discussione generale dando la parola al presidente della Commissione Cultura Gavino Manca (Pd).

«Siamo in una fase particolare e gestiamo un tema in base a una legge vecchia di trent’anni – ha rimarcato Manca – nella riscrittura della legge 31, il Consiglio regionale deve essere chiamato a partecipare al percorso. La norma deve essere chiarita. Il parere delle Commissioni sul Piano di dimensionamento scolastico deve essere vincolante».

Manca ha poi difeso l’operato del Governo nazionale: «Gli standard europei dicono che siamo un paese arretrato, Renzi cerca di porvi rimedio, non vedo disattenzione da parte del Governo nazionale, né di quello regionale».

Luca Pizzuto (Sel) ha espresso forti perplessità sul contenuto della mozione. «Avete avuto a che fare con i dimensionamenti scolastici, avete un rappresentante i commissione cultura della Camera e potevate sollevare la questione – ha detto Pizzuto rivolgendosi al collega Dedoni – la battaglia invece è stata fatta dal nostro assessore. Il Governo ha riconosciuto la nostra diversità, sappiamo che il dimensionamento non è una cosa facile, ma non accettiamo che si accusi  un assessore di aver leso l’integrità del Consiglio regionale».

Pizzuto ha poi rivendicato i risultati conseguiti dalla Giunta regionale: «Sono stati messi in campo strumenti per garantire il servizio allo studio: libri di testo gratuito, raddoppio borse di studio per gli universitari e per gli studenti delle scuole medie superiori, bus per consentire i collegamenti nei paesi che hanno subito il dimensionamento. Il progetto per la scuola è innovativo, mira a costruire un sistema scolastico dal basso». 

L’assessore della Pubblica Istruzione, Claudia Firino, ha riconosciuto, in apertura del suo intervento dai banchi della Giunta, l’importanza di una discussione sul tema della scuola ed ha auspicato che il confronto e il dibattito possano, in futuro, riguardare l’intera questione scuola piuttosto che limitarsi all’importante problema del dimensionamento scolastico. «Un atto complesso e difficile – ha detto la Firino – dove la Regione si trova a mediare tra i provvedimenti nazionali, le norme regionali e le esigenze di diversi territori dell’Isola». «A tale complessità – ha spiegato l’assessore – si è aggiunta, quest’anno, l’assenza delle Province che, per le note questioni legate alle soppressione degli enti intermedi, non hanno potuto esercitare le utili funzioni di interazione con i territori. Siamo andati noi nei territori ed abbiamo anche assunto le decisioni che ci competono ad iniziare da quelle tendenti all’eliminazione delle cosiddette pluriclassi che non rappresentano, come è noto, la nostra modalità preferita di scuola». L’assessore ha quindi ricordato le iniziative assunte per sopperire ai disagi creati nelle comunità ad incominciare dallo stanziamento di 8 milioni di euro per garantire il trasporto degli studenti. «Fondi – ha precisato la delegata dell’istruzione della Giunta Pigliaru – che non sono stati sottratti all’agricoltura, perché sono fondi non spesi e che sarebbero andati perduti se non impegnati entro l’anno in corso».

Claudia Firino ha quindi ribadito il positivo ruolo del Consiglio regionale con la formulazione del parere della competente commissione sul piano di dimensionamento scolastico ed ha assicurato una partecipazione attiva anche in vista della predisposizione del piano di dimensionamento per il prossimo anno. L’assessore ha anche assunto l’impegno a porre in essere iniziative utili a rafforzare il confronto con i territori ed ha annunciato l’approvazione di una delibera nella quale è inserita la previsione che il piano di dimensionamento scolastico sarà discusso in termini di programmazione negoziata. «Un processo dunque codificato – ha proseguito la Firino – che garantisce partecipazione ed ascolto delle comunità».

La responsabile dell’istruzione ha quindi ricordato la recente sentenza della Corte costituzionale che, tra le altre, conferma la piena tutela della continuità didattica («ci teniamo particolarmente anche noi a prescindere dal pronunciamento dell’Alta corte») e fa riferimento all’ accordo Stato-Regione che – così ha dichiarato la Firino è fermo dal 2012 -. Lavoriamo perché le nostre peculiarità siano salvaguardate e affermate», ha proseguito l’assessore, che ha evidenziato i benefici del programma “Iscol@” («è anche un’azione di supplenza della Regione verso ciò che il governo non fa per la scuola della nostra isola») ed ha sottolineato che il piano di dimensionamento scolastico non solo «non tocca un solo docente» ma anzi «gli accorpamenti non riducono l’organico, garantiscono la continuità didattica ed un surplus di servizi come il  tempo pieno e il tempo prolungato».

Ulteriori precisazioni sono state inoltre fornite sul tema dell’offerta scolastica («saranno inseriti non meno non meno di 400 insegnanti precari nei piani di potenziamento della nostra offerta scolastica») anche per ribadire l’esercizio di spazi di “autonomia” da parte della Regione: «Abbiamo potenziato l’offerta didattica nonostante il ministero avesse chiesto di non attivare nuovi corsi». L’assessore ha quindi concluso il suo intervento con ulteriori rassicurazioni in ordine alla condivisione e alla partecipazione per la definizione del piano di dimensionamento scolastico per il prossimo anno.

Nell’intervento di replica, il presentatore della mozione, Attilio Dedoni (Riformatori), si è detto “parzialmente soddisfatto” delle precisazioni offerte dall’assessore della Pubblica Istruzione, ed ha evidenziato con forza la necessità di procedere in tempi rapidi con l’approvazione di una nuova legge sulla scuola sarda. «Serve un alto di qualità da parte di tutti – ha concluso il capogruppo della minoranza – ed è tempo di riscrivere insieme le norme sulla scuola e la formazione professionale».

Dopo la rinuncia all’intervento da parte del capogruppo di “Sardegna Vera”, Efisio Arbau, il presidente del Consiglio, Ganau, ha concesso la parola per dichiarazione di voto al consigliere del Pd, Gavino Manca. Il presidente della Seconda commissione ha invitato l’intero Consiglio e la Giunta a considerare il governo Renzi «come un governo amico della Sardegna» anche sul tema della scuola. L’esponente della maggioranza ha quindi ricordato, a titolo di esempio, gli stanziamenti riservati all’Isola per la scuola: «45 milioni di euro trasferiti alla nostra Regione contro i 12 milioni stanziati alla Toscana». «Dicendoci le verità – ha concluso Gavino Manca – possiamo costruire un percorso insieme per migliorare la scuola nell’interesse di tutti i sardi».

Non essendoci altri consiglieri iscritti a parlare, il presidente del Consiglio ha posto in votazione la mozione n. 143 (Dedoni e più) che non è stata approvata con 30 no e 23 voti favorevoli.

Successivamente, il Consiglio ha iniziato l’esame della mozione n.86 (Comandini e più) “Sul sovraffollamento delle carceri italiane. Obbligo dello Stato italiano di conformarsi alla sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo del giorno 8 gennaio 2013” ed il presidente ha dato la parola al primo firmatario, il consigliere del Pd Piero Comandini, per la sua illustrazione.

Piero Comandini ha ricordato sia la condanna dell’Italia da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo di Starsburgo che alcuni passaggi dell’intervento dell’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sul sovraffollamento delle carceri, «che non può considerarsi un problema circoscritto all’interno delle mura carcerarie ma riguarda tutta la società, gli operatori, la polizia penitenziaria, le famiglie, le persone, i valori fondamentali sanciti della nostra Costituzione». «In Sardegna – ha proseguito Comandini – la situazione è ancora critica, perché al sovraffollamento si somma la mancanza di operatori sociali ed il sottodimensionamento degli organici della polizia penitenziaria, un contesto generale molto grave che determina numerosi atti di autolesionismo, di violenza e di suicidi, denunciati recentemente dal sindacato Sappe che ha lanciato un nuovo allarme sugli istituti dell’Isola al ministro della Giustizia Orlando. La carceri sarde non sono solo sovraffollate, sono anche quelle dove i detenuti non hanno opportunità di lavoro e dove, ad Alghero è stata chiusa l’unica scuola in Italia che consentiva ai reclusi di conseguire il diploma alberghiero; oggi in Sardegna ci sono 1950 detenuti, dato in aumento, solo 1.800 agenti di polizia penitenziaria, dato in diminuzione, ma soprattutto sono ii arrivo 200 detenuti sottoposti al regime del 41bis, un quarto di quelli del territorio nazionale». «Sono dati allarmanti – ha concluso il consigliere del Pd – che richiedono alcuni interventi urgenti: la possibilità di rientro in Sardegna per quanti operano fuori, la diversificazione dello spessore criminale detenuti, il contrasto alle strategie del Dap sull’ulteriore incremento dei detenuti del 41bis e l’avvio di programmi in grado di ripristinare nelle carceri sarde condizioni di vivibilità coinvolgendo le istituzioni interessate come università e scuole per sviluppare misure alternative all’altezza di un Paese civile e democratico».

La consigliera Annaaaria Busia, del Centro democratico, ha lamentato la particolare gravità della situazione della Sardegna dal punto di vista sociale ed umano, oltre che finanziario, perché «il piano carcere dei precedenti governi ha portato ad una concentrazione abnorme di detenuti nelle carceri sarde che, fra poco saranno riempite oltre misura, cominciando dai detenuti del 41 bis che arriveranno in Sardegna da tutte gli istituti di pena del Nord, dopo la ribellione di quelle Regioni che ha imposto alle istituzioni la modifica del 41bis e l’avvio dei trasferimenti di massa». «C’è molta indifferenza della politica che non ha compreso le conseguenze di questi processi – ha affermato ancora la Busia – dall’intasamento dei tribunali di sorveglianza alla sanità regionale alla difficoltà nei rapporti dei detenuti con le loro famiglie mentre, per quanto riguarda la polizia penitenziaria, va applicato il protocollo d’intesa siglato a suo tempo della Giunta Soru con il ministero della Giustizia per favorire la cosiddetta territorialità della pena, senza allentare la vigilanza suoi nuovi trasferimenti di detenuti in regime di 41bis ed anzi promuovendo sia le pene alternative che l’utilizzo delle colonie penali sarde perfettamente funzionanti».

Il consigliere Roberto Desini (Centro democratico) ha definito la mozione «attualissima» come dimostrano i numeri e ricordando le sue visite nell’ex carcere sassarese di San Sebastiano dove si sono realizzate molteplici attività a sostegno della condizione dei detenuti, ha sollecitato «un approccio diverso con il mondo carcerario, superando ostilità e pregiudizi, anche perché in carcere non ci sono solo i reclusi ma moltissimi lavoratori che vivono un pesante stato di disagio». «Purtroppo – ha lamentato – il piano del Governo di trasformare l’Isola in un grande penitenziario va avanti nella sottovalutazione della politica regionale, fatto che provocherà ripercussioni negative sul tessuto sociale per cui vanno prese precauzioni straordinarie; la mozione aiuta perciò ad una riflessione complessiva sul problema senza dimenticare l’aspetto umano e la necessità di un reinserimento sociale, per cui sosterremo la mozione anche con le nostre firme».

Il consigliere Luca Pizzuto (Sel) ha richiamato in apertura i valori costituzionali secondo i quali l’esecuzione della pena deve essere ispirata da principi di civiltà con l’obiettivo di rieducare i detenuti, «il contrario di quanto avviene in l’Italia dove si buttano in carcere migliaia di persone e poi tutti se ne disinteressano». «Il nostro compito – ha affermato – è invece quello di riflettere a fondo sulla funzione rieducativa del carcere che rappresenta un valore assoluto per tutta la comunità e la Regione, in particolare, deve potersi occupare dei detenuti in una ottica di rieducazione e con l’attenzione alle condizioni sociali che possono aver determinato alcuni comportamenti criminali; questo è il sistema migliore per ridurre sia la criminalità che le recidive».

L’assessore degli Affari generali Gianmario Demuro ha sottolineato la centralità del tema per la democrazia Italia e per l’Italia nei confronti dell’Europa, «perché siamo uno Stato di diritto e, partendo da questa riflessione la Regione deve poter fare la sua parte, almeno sotto tre principali profili: sollecitare provvedimenti di clemenza pur essendo la materia di competenza parlamentare, negoziare con lo Stato interventi sulle strutture per ridurre il sovraffollamento e verificare costantemente la situazione istituti di pena sardi». «Un’Aula che si occupa dei diritti fondamentali della persona – ha concluso Demuro – torna alle sue migliori origini».

In sede di replica, il consigliere Piero Comandini (Pd) ha ringraziato gli intervenuti e la Giunta, ribadendo che «la politica regionale non può essere distratta, cominciando dalla preoccupazione per i detenuti in regime di 41bis che potrebbero essere concentrati in Sardegna con i rischi correlati denunciati dalla magistratura sarda, e dal problema degli della polizia penitenziaria e dalla necessità di cambiare norme vecchissime che impediscono al personale della polizia di lavorare nell’Isola».

Per dichiarazione di voto, la consigliera Annamaria Busia ha ringraziato l’assessore Demuro per i richiami alla Costituzione ribadendo che «il sovraffollamento delle carceri sarde è determinato dall’anomala presenza dei 41 bis che non erano previsti al momento della costruzione dei nuovi istituti; è accaduto in realtà che parte fondi dei sono stati spostati proprio per la realizzazione delle sezioni speciali ridimensionando gli spazi per i detenuti comuni, a questa scelta ci dobbiamo ribellare».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente ha messo in votazione la mozione n.86 che il Consiglio ha approvato all’unanimità, con 45 voti favorevoli. Alla ripresa dei lavori il presidente Ganau ha messo in discussione la proposta di legge n.33 (Dedoni e più) “Norme sui controlli delle merci in ingresso in Sardegna”.

Attilio Dedoni (Riformatori sardi), primo firmatario del documento, ha evidenziato la necessità di procedere a ulteriori verifiche e approfondimenti chiedendo di riportare in Commissione la proposta di legge.

Il presidente Ganau ha quindi messo ai voti la richiesta di rinvio in Commissione della proposta di legge  n.33 che ha ottenuto il via libera dall’Assemblea.

Il presidente ha dichiarato chiusa le seduta. Il Consiglio sarà convocato a domicilio.

Palazzo del Consiglio regionale 2 copia

Il Consiglio regionale ha approvato stamane il DL n. 215 “Modifiche urgenti alla legge regionale 4 febbraio 2015, n. 4 (Istituzione dell’Ente di governo dell’ambito della Sardegna e modifiche ed integrazioni alla legge regionale n. 19 del 2006)”.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito l’Assemblea ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con il DL 215  “Modifiche urgenti alla legge regionale 4 febbraio 2015, n. 4 (Istituzione dell’Ente di governo dell’ambito della Sardegna e modifiche ed integrazioni alla legge regionale n. 19 del 2006), e altre disposizioni in materia di acque meteoriche”.

Prima di procedere, il presidente ha comunicato che è stata costituita la commissione d’inchiesta sulla sanità. Ne fanno parte i capigruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, del Pd Pietro Cocco, dei Riformatori sardi Attilio Dedoni, di Area popolare sarda Gianluigi Rubiu, di Sardegna Vera Efisio Arbau, del Psd’Az Angelo Carta e di Sel Daniele Cocco, oltre ai consiglieri Roberto Desini (Centro democratico), Fabrizio Anedda (Sinistra sarda) e Emilio Usula (Soberania e Indipendentzia). La commissione sarà convocata a breve scadenza per l’insediamento.

Il presidente ha quindi dato la parola al relatore di maggioranza del provvedimento, il consigliere Giuseppe Meloni, del Pd.

Meloni ha ricordato in apertura che la commissione ha condiviso le posizioni espresse dall’assessore in sede di audizione, sia per quanto riguarda la modifica della legge n. 4 che per gli obiettivi che la norma si propone, con particolare riferimento alla nomina di carattere fiduciario del soggetto incaricato del governo del nuovo ente assegnando la funzione in via transitoria, e per un brevissimo periodo, al presidente del comitato di indirizzo. Da valutare positivamente, a giudizio di Meloni, «anche alla soluzione transattiva individuata per pagare i corrispettivi dovuti dai Comuni alla Regione per il periodo compreso fra il 2005 ed il 2011, più volte oggetto di richiamo dall’Anci Sardegna». Per questi motivi, ha concluso il relatore di maggioranza, «è auspicabile la rapida approvazione del provvedimento da parte del Consiglio».

Per il relatore di minoranza Gianni Tatti, di Area popolare sarda, ha ricordato il voto contrario dell’opposizione, «per la grande confusione normativa di Giunta maggioranza ed Assessore sulle procedure di nomina del direttore, passaggio che la norma tratta in modo ambiguo, poco chiaro e non in grado di conseguire i risultati sperati». «Per quanto riguarda i costi dello smaltimento delle acque meteoriche – ha osservato Tatti – la disciplina proposta appare molto complicata e condizionata da una transazione che mette in dubbio la sua applicabilità; non è stato considerato, infine, il problema delle reti duali, emergenza da affrontare per l’abbattimento delle tariffe ed il miglioramento di efficienza del sistema».

Il consigliere Alessandra Zedda (Forza Italia) ha messo in evidenza alcune anomalie contenute nella legge, affermando che «ci si sta muovendo in modo schizofrenico intervenendo sulle norme di legge per la terza volta in un semestre, segnale evidente di una grande confusione che non fa onore all’azione legislativa della Giunta e in definitiva del Consiglio». Sull’attività di gestione assegnata in via transitoria al presidente del comitato di indirizzo, è l’opinione della Zedda, «è sbagliato avere pregiudizi ferma restando la distinzione fra le due funzioni; noi, comunque, abbiamo mostrato fin dall’inizio senso di responsabilità, soprattutto perché seguiamo con la massima attenzione le vicende dei dipendenti e delle amministrazioni locali». Ricordando le procedure di nomina del nuovo direttore, il vice capogruppo di Forza Italia ha auspicato «trasparenza e pubblicità che finora sono mancate».

Il consigliere Gianni Tatti, Area popolare sarda, ha ritenuto di dover approfondire nel merito alcuni problemi legati ai consorzi di bonifica ed alla loro attività, «perché si stano usando fondi della finanziaria per 19 milioni ma non c’è chiarezza sulla loro corretta destinazione, in altre parole si sta mettendo una pezza che non dà garanzie per il futuro perchè l’ipotesi di accordo con i Comuni sulle acque meteoriche copre fino al 2011 ma dopo non ci sono risorse». E’stato trascurato inoltre, a suo avviso, «il problema della depurazione sotto il profilo della situazione ambientale in presenza di eventi atmosferici negativi; in Sardegna c’è una situazione che non consente ai Comuni di garantire questo servizio e sarebbe utile l’intervento della Regione, è vero che occorrono risorse ingenti ma bisogna affrontare il problema una volta per tutte».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha osservato che per l’ennesima volta «si propongono al Consiglio norme senza una vera logica, frutto di una confusione sulle cose da fare». «Da parte nostra – ha proseguito – c’è preoccupazione per alcuni passaggi che potrebbero rivelarsi una trappola, non ci saranno soluzioni positive ma disordine amministrativo, a cominciare dallo9 sconfinamento fra attività di indirizzo e di gestione». Poi, ha continuato, «non si parla dei problemi e delle difficoltà economiche dell’Ente di governo delle acque della Sardegna, delle esposizioni nei confronti dei consorzi di bonifica e di altri Enti che mettono in pericolo gli stipendi dei lavoratori per differenze contrattuali non definite da lungo tempo, servono invece garanzie e certezze per il futuro».

Ha quindi preso la parola il presidente della Commissione “Governo del territorio” Antonio Solinas (Pd) che ha sottolineato l’esigenza di un intervento urgente sull’Ente di governo d’Ambito. «In attesa della scelta definitiva del nuovo direttore occorre scongiurare un vuoto amministrativo che porterebbe al blocco del pagamento degli stipendi – ha detto Solinas – con questa norma si dà la possibilità al presidente di svolgere per 45 giorni le funzioni del direttore generale per motivazioni urgenti e indifferibili».

Solinas si è poi soffermato sul contenuto dell’art. 3: «C’è da risolvere il problema delle acque piovane – ha detto il presidente della Quarta Commissione – la  Regione si fa carico del pagamento di 4 milioni di euro per coprire i debiti dei Comuni. Dal 2012 non avremo più questo problema».

Il presidente Ganau ha quindi dato la parola all’assessore ai Lavori pubblici Paolo Maninchedda per la replica.

L’esponente della Giunta Pigliaru, accogliendo la richiesta del consigliere Alessandra Zedda, ha dato la sua disponibilità perché al bando per la selezione del nuovo direttore dell’Ente di governo d’Ambito sia data massima visibilità anche attraverso la pubblicazione nei due principali quotidiani nazionali.

Paolo Maninchedda ha poi difeso la ratio della norma in discussione: «Non c’è nessuna schizofrenia, quando una legge viene superata dalla realtà è buona regola intervenire per cambiarla. In assenza di un direttore generale le sue funzioni non possono essere svolte da altri funzionari. Per questo si è pensato a una norma transitoria che affidi i poteri al presidente per gli atti urgenti e indifferibili. La decisione è stata assunta dopo aver consultato l’avvocatura dello Stato».

Sull’art. 3, Maninchedda ha chiarito che lo spostamento di 42 milioni di euro dal Fondo di Garanzia è oggi possibile perché le banche non hanno più bisogno di quei soldi per garantire i 92 milioni di debiti di Abbanoa. «Le risorse adesso potranno essere utilizzate per altre cose, per esempio per risolvere l’annoso problema delle acque meteoriche. Torniamo in Consiglio perché riteniamo che per spostare 42 milioni di euro serva un pronunciamento dell’Assemblea».

Rispondendo a Oscar Cherchi (Forza Italia), Maninchedda ha assicurato che non c’è nessuna incertezza sui flussi finanziari. «Le risorse allocate ci sono tutte – ha chiarito l’assessore – la Regione si fa carico del debito dei comuni dal 2005 al 2011. Dal 2012 non esisterà più il problema perché quei costi sono caricati a tariffa». Maninchedda ha poi spiegato che il debito dei Comuni ammonta a circa 28 milioni di euro: «la  Giunta vuole favorire la transazione a copertura del debito di Abbanoa con Enas e di Enas con i Consorzi di bonifica. Siamo certi che il risultato sarà raggiunto, tutto il debito sarà saldato».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione il passaggio agli articoli che è stato approvato dall’Aula con 33 a favore e 14 contrari.

Si è quindi passati all’esame dell’articolo 1 (Modifiche all’art 6 della legge regionale n.4 del 2015) sul quale ha chiesto la parola l’assessore Paolo Manichedda per proporre due emendamenti orali all’articolo 1. Il primo prevede che il bando per la nomina del nuovo direttore dell’Ente di governo d’ambito sia pubblicato nei due principali quotidiani nazionali oltre che sul sito della Regione Sardegna. Il secondo modifica la lettera b) dell’art 1 sostituendo la parola “comma” alla parola “legge”.

E’ quindi intervenuto il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi che ha annunciato il suo voto favorevole: «L’art 1 pone rimedio ad un errore – ha detto Oppi – si sana una situazione per consentire all’Ato non avere funzioni vacanti. Non ci sono alternative in attesa della selezione di un nuovo direttore generale».

Non essendoci altri iscritti a parlare il presidente Ganau ha messo in votazione l’articolo 1 che è stato approvato. Disco verde anche er gli articoli 2 (Modifiche all’art 13 della legge regionale n.4 del 2015), 3 (Disposizioni in materia di acque meteoriche) e 3bis (entrata in vigore).

Si è quindi passati alla votazione del testo finale della legge. Per dichiarazioni di voto,ha preso la parola il consigliere di Area Popolare Sarda, Gianni Tatti, che ha annunciato il suo voto contrario: «Le parole dell’assessore non fanno che confermare le nostre perplessità. Dal 2012 il costo per lo smaltimento delle acque meteoriche sarà caricato in tariffa e pagato dagli utenti. Per alleviare i costi di questi servizi avrei preferito interventi per la realizzazione di reti duali».

Alessandra Zedda ha invece annunciato il  voto contrario del Gruppo Forza Italia. «Voteremo contro per il metodo con il quale è stato presentato il disegno di legge. Ci sono poi perplessità sui costi, ci auguriamo che l’articolo 1 non crei difficoltà sugli atti posti in essere dal presidente. Assessore lei sarà vigile? Saranno solo 45 giorni o si procederà ad altre proroghe?».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione la legge che ha ottenuto il via libera dall’Aula con  34 voti a favore e 14 contrari.

Consiglio regionale 11 copia

Il Consiglio regionale ha approvato un ordine del giorno della maggioranza sulla realizzazione di una linea di termovalorizzazione presso il sistema dei rifiuti di Macomer-Tossilo.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito l’Assemblea ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con la mozione n.126 (Crisponi e più) «in merito agli intendimenti della Giunta regionale sull’attività di gestione dei rifiuti presso il sito di Tossilo e sul potenziamento delle linee di incenerimento». Per l’illustrazione della mozione il presidente ha dato la parola al primo firmatario, il consigliere dei Riformatori sardi Luigi Crisponi.

Nel su intervento, Crisponi ha ripercorso le tappe principali della «tribolata vicenda del progetto Tossilo per la realizzazione di una nuova linea termo da 30 mw, che fra poco si concluderà con la conferenza di servizi presso la provincia di Nuoro in cui sarà rilasciata l’Aia (autorizzazione integrata ambientale) per l’autorizzazione all’esercizio dell’impianto». Avevamo chiesto di discutere questa mozione in tempi rapidi, ha aggiunto Crisponi, «e, purtroppo, sono passate sei settimane, vanificando molte istanze arrivate da quel territorio e lasciando aperti tanti interrogativi, in materia di tutela della salute, dell’utilizzo di ingenti risorse pubbliche per un progetto che nasce vecchio all’interno del Piano regionale di ben due legislature fa, della mancata discussione preventiva, delle difficoltà nella consultazione della delibera della Giunta, della riservatezza invocata dai progettisti per non meglio precisati segreti industriali, della corsia preferenziale seguita secondo alcune associazioni, del mancato intervento dell’assessorato alla sanità, anche per una indagine sulla pericolosità dell’impianto che potrebbe contaminare i pascoli e la filiera produttiva del Marghine». Molti interrogativi, insomma, che secondo Crisponi impongono «l’assunzione di una posizione chiara rispetto a come si vuole procedere per  avviare la realizzazione di questo progetto e, soprattutto, alla volontà di avviare un contraddittorio sereno con esperti della materia ed uno studio per individuare alternative alla termo-distruzione nel quadro delle direttive emanate dalla commissione europea fin dal 2008 che fissa precisi target per il 2020, ormai già dietro l’angolo; forse dietro questa vicenda hanno operato alcuni cerchi magici che vogliono fermare il calendario al 2008».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha affermato all’inizio che «sarebbe stata preferibile la presenza del presidente Pigliaru, data la rilevanza del tema per la comunità regionale». Noi, ha chiarito Tedde, «abbiamo una posizione laica e non strumentale, vorremmo dare il nostro contributo per armonizzare il diritto alla salute con le esigenze dell’economia e della produzione; un equilibrio sul quale dentro la Giunta e la maggioranza ci sono posizioni molto articolate e differenti (è la democrazia e non ci scandalizziamo), c’è dibattito forte anche all’esterno e ci sono grandi interessi in gioco». «Sul piano dei dati – ha continuato Tedde – gli atti del procedimento parlano di una potenzialità di 60.000 tonnellate mentre sappiamo che è aumentata la quantità di raccolta differenziata in ambito regionale e ancora di più in quel territorio, con punte fino al 60%; rispetto a questo il conferimento sarebbe ridotto nell’ordine di 45.000 tonnellate, quindi inferiore alla capacità dell’impianto e negativo su costi di gestione». C’è poi da tener conto, ha osservato ancora Tedde, «delle proteste dell’opinione pubblica protesta sia sul piano procedurale che dei contenuti e si paventa la contaminazione di vaste aree con grave pericolo per filiera agro alimentare; è vero che dal 2008 sono cambiate molte cose e la differenziata è cresciuta forse a livello inimmaginabile, ma una riflessione si impone purchè non sia burocratica e strumentale, per coinvolgere tutte le sensibilità e verificare strade alternative, anche perché nel programma di governo del presidente Pigliaru si parlava di obiettivo rifiuti zero per arrivare al riciclo del 100% dei rifiuti urbani».

Il consigliere Lorenzo Cozzolino (Pd) ha dichiarato che siamo di fronte al tipico scenario fra favorevoli e contrari che sempre accompagna il dibattito sui temi dello sviluppo sostenibile. Nello specifico, ha ricordato Cozzolino, «c’è la richiesta di valutare con attenzione le ricadute per la salute pubblica nel territorio del Marrghine, problema su cui nessuno può abbassare il livello di guardia o accettare compromessi; su questo va ricordato che la Giunta, e non da oggi, ha mostrato grande attenzione, correttezza e trasparenza ed anche sull’economicità intervento ci sono polemiche forti con dati che testimoniano il calo della produzione dei rifiuti in quel territorio». «Se questa è la sola chiave di lettura – ha avvertito Cozzolino – la concezione è miope perché limitata a parametri parziali mentre il territorio regionale va visto nel suo insieme in cui ciascuno eserciti un ruolo attivo nelle politiche regionali di settore, che fra l’altro prevedono il blocco di nuovi inceneritori senza aver prima potenziato quelli esistenti, in un’ottica di contenimento delle emissioni e della produzione di energia». «Si tratta – ha aggiunto il consigliere del Pd – di una filosofia compatibile con l’intervento anche per i lavori di adeguamento dell’impianto, in cui i rifiuti passano da scarto a prodotto economico con ricadute positive su tutto il sistema pubblico, senza pericoli per la salute, sullo schema di esperienze già avviate, ad esempio, sia a livello nazionale che in Germania che acquista rifiuti dall’esterno, superando il sistema delle discariche, queste sì molto pericolose».

Il consigliere Augusto Cherchi (Soberania-Indipendetzia) ha messo l’accento sul fatto che «il problema ha assunto valenza strategica, non solo per la tendenza consolidata a ridurre l’impatto ambientale per andare verso una economia sostenibile incoraggiando il riciclo». «Tutti d’accordo – ha sostenuto – sulla differenziata ed il riuso dei materiali ed è vero che si è perso tempo, tenendo presente anche che fino a qualche anno fa bisognava raggiungere il 75% della differenziata entro 2012 mentre ora appena sopra al 50%». Il problema, a questo punto, consiste secondo Cherchi nel capire come si possa arrivare «ad uno scenario virtuoso in tempi ragionevolmente stretti per trovare alternative praticabili alla termovalorizzazione; resta in altre parole il problema di cosa fare adesso,riconoscendo che per un certo numero di anni si dovrà incenerire nella maniera migliore possibile e con le più ampie garanzie possibile; sotto questo profilo è utile ricordare che il nuovo impianto abbatte in modo importante tutte le tipologie di emissioni, la sostenibilità va sempre verificata e migliorata ma a condizione che il sistema sardo venga visto in modo unitario perché salute è problema unitario». «La riflessione – ha concluso Cherchi – vada estesa anche ad altri siti con un nuovo piano regionale rigoroso dal punto di vista scientifico ed ambientale ma calato nella realtà, evitando di cadere nel facile populismo».

Ha quindi preso la parola il consigliere del Pd Salvatore Demontis che ha subito rimarcato la necessità di inquadrare la questione dell’inceneritore su un piano generale. «Le direttive europee – ha detto Demontis – indicano il percorso per una gestione virtuosa del ciclo dei rifiuti: 1) raccolta differenziata, che in Sardegna ha superato il 50%; 2) riutilizzo dei residui; 3) produzione di energia attraverso la termovalorizzazione. L’alternativa a queste indicazioni è la discarica, molto più dannosa e pericolosa. La costruzione di un nuovo termovalorizzatore è quindi inevitabile».

Demontis ha poi manifestato alcune perplessità sull’impianto da realizzare a Tossilo: «Si tratta di un progetto ereditato dalla precedente Giunta regionale, non capisco perché si debbano utilizzare denari pubblici per la costruzione di un termovalorizzatore, in tutto il mondo si realizzano con investimenti privati. I 42 milioni di euro li avrei utilizzati per compensare le popolazioni del territorio, ma questa è una scelta della precedente amministrazione».

Stefano Tunis (Forza Italia) si è detto stupito per «l’inusuale decisionismo da parte dell’esecutivo sull’impianto di Tossilo».

Il consigliere azzurro ha avanzato dubbi sulla validità della scelta: «E’ vero che le nuove tecnologie consentono di controllare le emissioni ma questo avviene quando si tiene in temperatura l’impianto, altrimenti si ottiene il risultato contrario. La quantità di rifiuti prodotti non è sufficiente a tenere l’inceneritore a regime, potrebbe essere necessario bruciare oli o altri combustibili con conseguente aumento dei costi di gestione».

Tunis ha quindi sollecitato la Giunta a dare una risposta seria sull’argomento: «Non può essere taciuto quali sono le conseguenze che i cittadini dovranno aspettarsi, non solo in materia di salute pubblica, ma in termini economici e di gestione territoriale dei rifiuti».

Daniela Forma (Pd) ha espresso forti perplessità sull’utilità di un ampliamento dell’inceneritore. «Della necessità di intervenire su Tossilo si discute da più di un decennio – ha detto Forma – la situazione però è cambiata profondamente grazie all’aumento esponenziale della raccolta differenziata. Nel 2003 si conferivano a Tossilo 85mila tonnellate di rifiuti, oggi ne arrivano poco più di 27 mila. Prima se ne bruciavano 37mila, attualmente poco più di 17mila. L’intervento previsto è sovradimensionato».

Forma ha quindi avanzato una proposta alternativa: «Invece di una nuova linea di incenerimento costruiamo a Tossilo impianti per il riutilizzo dei rifiuti che consentano di dismettere l’inceneritore e valorizzare altri settori come l’agroalimentare».

Secondo Luigi Lotto (Pd) la questione andava affrontata prima. «Oggi il dibattito non serve a nulla, si sarebbe dovuto affrontare sei anni fa nel momento in cui si stanziarono i fondi per l’opera e si approvarono i progetti esecutivi – ha detto Lotto – se esiste una motivazione valida per bloccare il progetto lo si dica, altrimenti non si può fare un dibattito politico a babbo morto. La discussione è inutile, rischiamo di dare la sensazione ai cittadini che vivono in quei luoghi che li vogliamo fregare». 

Il capogruppo del Centro Democratico Roberto Desini ha sottolineato la necessità di discutere in modo laico sul tema dello smaltimento dei rifiuti. «La realtà è che le discariche presenti in Sardegna sono quasi colme, hanno un’autonomia di 2 anni e mezzo». 

Desini ha poi invitato il Consiglio a mettere mano a un nuovo Piano dei rifiuti che individui una tariffa unica regionale per lo smaltimento: «Non capisco perché i centri virtuosi debbano pagare di più rispetto a chi non raggiunge livelli di raccolta differenziata accettabili – ha detto Desini – altra questione riguarda i costi: perché non ci si interroga sul fatto che con un termovalorizzatore pubblico si pagano 240 euro a tonnellata contro i 100 dei privati?».

Il consigliere di “Area popolare sarda”, Giorgio Oppi, è intervenuto per chiarire – così ha affermato – alcuni aspetti emersi nel corso del dibattito, in considerazione del ruolo di assessore dell’Ambiente ricoperto nella precedente legislatura. «Il revamping dell’impianto di Tossilo – ha dichiarato l’esponente della minoranza – è inserito nel piano regionale dei rifiuti approvato nella legislatura 2004-2009». Oppi ha quindi spiegato che il documento approvato su proposta della Giunta Soru, indica due centri per la termovalorizzazione: Macchiareddu (150.000 tonnellate\anno) e un altro di circa 100.000 tonnellate nel Nord Sardegna. «Lo stesso piano – ha aggiunto il consigliere Aps – prevede l’adeguamento dell’impianto di Macomer (60.000 tonnellate) e specifica il carattere di transitorietà degli impianti del centro Sardegna». Oppi ha quindi ricordato le “sollevazioni popolari” che impedirono l’individuazione del sito di Ottana ed ha sottolineato come siano stati gli enti del territorio, ad incominciare dalla Provincia di Nuoro, ad individuare il sito di Tossilo.

In ordine agli stanziamenti regionali, l’ex assessore dell’Ambiente della Giunta Cappellacci, ha ricordato i  20 milioni di euro del 2010 a valere sui fondi Por, l’ulteriore finanziamento di 47 milioni per i termovalorizzatori dell’Isola e un altro stanziamento triennale di ulteriori 22 milioni per la ristrutturazione dell’impianto di Tossilo. Girgio Oppi ha quindi invitato la Giunta e l’attuale assessore dell’Ambiente a fornire un quadro della situazione dei termovalorizzatori in Sardegna.

Il consigliere Gavino Sale (Irs-Misto) ha evidenziato che il “tema dei rifiuti” è un argomento da qualche tempo all’ordine del giorno e che “crea non pochi problemi”. «All’Avana – ha dichiarato Sale in riferimento ad una sua recente visita nella capitale di Cuba – ho chiesto le ragioni di un così efficiente sistema sanitario e la risposta è stata: perché abbiamo un popolo sano». «Noi sardi  – ha proseguito il consigliere della maggioranza – non siamo un popolo sano ma tra i più malati d’Europa e ne sa qualcosa il nostro Sulcis». Il leader di Irs ha quindi sottolineato la necessità di scelte strategiche e decisive ed ha definito la scelta del termovalorizzatore “una scelta medioevale”. «Bruciando i rifiuti – ha aggiunto Sale – non faremo altro che contribuire al baratro mondiale e io non voglio essere complice di questo crimine». «I comitati e tanti cittadini – ha dichiarato il consigliere – ci chiedono di prendere un’altra strada: di non bruciare». «Usiamo i denari pubblici per invertire la rotta – ha continuato – e portiamo la differenziata oltre la quota del 50% raggiunta in Sardegna, anche perché se ogni 100.000 tonnellate bruciate si creano 15 posti di lavoro, 45 con discarica ma con i moderni sistemi del riutilizzo dei rifiuti si creano 400 posti di lavoro ogni centomila tonnellate». Sale ha concluso chiedendo alla Giunta di rinviare la decisione sugli impianti di Tossilo e di rispettate le volontà dei territori e dei comitati interessati: non si può procedere senza un nuovo piano dei rifiuti.

Il consigliere del Pd, Antonio Solinas, ha ricordato l’obiettivo “rifiuti zero” delle politiche italiane e europee per ribadire che tale obiettivo deve essere perseguito nel corso della legislatura regionale («deve essere anche il nostro obiettivo e non quello di utilizzare la termovalorizzazione»). Il presidente della IV commissione ha ricordato le indicazioni contenute nel piano regionale rifiuti del 2008 ed ha evidenziato come nell’arco della precedente legislatura non si sia dato avvio neppure allo studio di fattibilità degli impianti del Nord Sardegna. «Tenere in piedi l’impianto di Macomer è dannoso – ha affermato Solinas – e sarebbe preferibile chiuderlo piuttosto che lasciarlo così come è». Il consigliere della minoranza ha sottolineato inoltre la partecipazione del primo firmatario della mozione alla Giunta regionale che nello scorso mandato ha deliberato i 45 milioni di euro per la ristrutturazione degli impianti di Tossilo. Solinas ha concluso facendo riferimento alla complessiva produzione di rifiuti in Sardegna ed ha affermato che «senza il termovalorizzatore nel Nord dell’Isola e senza la rivisitazione di quello di Tossilo resteranno 100.000 tonnellate/anno di rifiuti da smaltire».

Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, ha definito “giusto” il dibattito su un tema così delicato ed ha sottolineato come la discussione non serve per ricercare responsabilità e colpe ma a valutare soluzioni opportune dinanzi ad una serie di problemi evidenti. Quanto all’assenza di responsabilità da parte della Giunta in carica («porta avanti un processo già avviato nella scorsa legislatura», così hanno affermato alcuni esponenti della maggioranza) solo perché il revamping di Tossilo è stato finanziato nella scorsa legislatura, il consigliere dei Quattro Mori ha ricordato la revoca da parte della Giunta Pigliaru della delibera di approvazione del Piano paesaggistico varato dall’esecutivo Cappellacci. «Oggi – ha aggiunto Carta – non dobbiamo cercare le colpe di qualcuno ma dobbiamo domandarci se è giusto, dopo sei anni, ristrutturare e ampliare l’impianto di Tossilo». «Dobbiamo dimandarci – ha proseguito il consigliere Psd’Az – se i 45 milioni dis stanziamenti pubblici per Tossilo sono un investimento nell’interesse dei cittadini sardi oppure no». Carta ha concluso dichiarando contrarietà al potenziamento del termovalorizzatore di Tossilo ed ha auspicato che la Giunta si adoperi per la tariffa unica regionale per lo smaltimento e tenga conto delle contrarietà al termovalorizzatore espresse dalla Provincia di Nuoro, nonché dalla necessità di approfondimenti e studi proposti dalla Asl e dagli Enti Locali del Marghine.

Il capogruppo di “Soberania e Indipendentzia”, Emilio Usula, ha evidenziato le generali criticità che investono la Sardegna sul tema dei rifiuti ed ha lamentato l’assenza di un moderno piano regionale dei rifiuti che sappia coniugare l’efficienza dei servizi con l’equità dei costi e la salubrità ambientale. «La tutela della salute dei cittadini è la priorità – ha affermato il consigliere della maggioranza – e la differenziata, il riciclo e il riuso sono gli obiettivi da perseguire, riducendo il bruciamento». Serve nuovo piano regionale dei rifiuti, strumento necessario per portare a soluzione l’ingiustificabile diseguaglianza dei costi tra i diversi territori. Usula ha quindi dichiarato di avere ben presenti le responsabilità di chi nel recente passato ha avuto responsabilità di governo ma ha affermato che «la fretta non può far ribadire i contenuti di un piano dei rifiuti datato 2008 e che risente di un ritardo culturale, di conoscenze e che dimostra nel momento stesso della sua riproposizione inadeguatezza e arretratezza». «In quegli anni – ha aggiunto il capogruppo Rosso Mori – era centrale il ruolo dei bruciatori e sebbene il termovalorizzazione venga prima della discarica è bene tenere presente che il sistema di bruciamento è al penultimo posto tra le opzioni per lo smaltimento dei rifiuti». «Giusto andare contro la discarica – ha proseguito il consigliere – ma ricordiamo che l’inceneritore necessità di una discarica per smaltire le ceneri ed a Tossilo si produrrebbero più ceneri pericolose e tossiche da conferire in discariche speciali». «Dove è dunque la visione moderna? – ha domandato Usula – ed anche da punto di vista economico su Tossilo ci sono tante perplessità se si considera che sono previsti 6 megawatt di potenza con una resa energetica del 25%. Cioè il 75% dell’energia prodotta con la combustione dei rifiuti andrebbe perduta».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha rivolto un ringraziamento al suo collega e compagno di partito, Luigi Crisponi, per aver portato all’attenzione dell’Aula un tema che non si riferisce solo all’affaire Tossilo ma che riguarda la gestione dei rifiuti in Sardegna. L’esponente della minoranza ha quindi lamentato l’assenza del piano regionale dei rifiuti ed ha evidenziato le difficoltà nel riconoscere le giuste premialità ai cosiddetti Comuni “ricicloni”, a fronte degli scarsi risultati nella raccolta differenziata registrati in alcuni grandi centri dell’Isola. A proposito dei termovalorizzatori, l’onorevole Dedoni si è soffermato sul dato del 40% di rifiuti che sono necessari per alimentare l’impianto. «Serve scardinare il sistema che ruota intorno ai rifiuti solidi urbani – ha concluso il capogruppo – ed il Consiglio non può nascondersi, né può nascondere ai sardi i problemi reali del termovalorizzatore di Tossilo. Incentiviamo politiche pulite e non quelle politiche sporche che hanno visto la Sardegna prendersi i rifiuti della Campania per dare da mangiare ai termovalorizzatori».

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco ha in apertura ricordato la proposta di legge sui rifiuti presentata dal suo gruppo, dove si ipotizzavano soluzioni diverse. Ha detto poi “no” all’approccio ideologico sulla materia «perché non serve parlare di quello che poteva essere e non è stato; grazie invece all’assessore che ha mostrato sensibilità ed apertura al dialogo, è emerso con chiarezza che a fronte di dati e numeri certi c’è la volontà dell’esecutivo di non sottrarsi al confronto ed all’ascolto delle ragioni di tutti, ma resta comunque dirimente ripartire dall’attualizzazione del Piano regionale dei rifiuti, ormai ampiamente superato». «Sosteniamo perciò – ha aggiunto Cocco – la moratoria di 5 anni per gli impianti di tutta la Sardegna, una scelta con cui vogliamo chiudere una volta per tutte la pagina della termo-valorizzazione, del resto è la strada maestra che ci viene indicata dall’Unione europea: riduzione della quantità dei rifiuti e riciclo dei materiali». «Chiederemo quindi alla Giunta – ha concluso – un ordine del giorno con questi contenuti assieme ad una analisi epidemiologica seria sul territorio interessato dal progetto».

Il capogruppo di Sardegna Vera Efisio Arbau, ha affermato che la posizione del suo gruppo è molto chiara: «Siamo per la moratoria che ci metterebbe fra l’altro al riparo da ogni procedimento in corso e, nello stesso tempo, intendiamo dare attuazione al nuovo Piano dei rifiuti per intervenire sulla materia con una adeguata programmazione, senza dimenticare la posizione dei lavoratori della struttura, che vanno tutelati». Per noi questo resta il punto principale, ha ribadito con forza Arbau; «diremo “no” ad ogni fuga in avanti ancorata a programmazioni precedenti, il nostro gruppo è disponibile a ragionare su un ordine del giorno congiunto a condizione che si riporti al centro la programmazione».

Il capogruppo di Area popolare sarda Gianluigi Rubiu, ha definito la mozione «un atto doveroso del Consiglio nei confronti dei cittadini sardi, per la tutela della salute, dei loro risparmi e del loro futuro». «Gli obiettivi della Ue in materia di rifiuti – ha ricordato – fissano una soglia di riciclo al 60%, quindi non è pensabile smaltire ancora in modo massiccio con l’incenerimento perché significherebbe bruciare materie prime preziose per l’economia». «Stamane nel porto di Cagliari – ha aggiunto Rubiu – c’era una nave da crociera con 5000 persone a bordo, una piccola città che ricicla i rifiuti totalmente, il sistema idrico è alimentato dai rifiuti mentre plastica e vetro vengono scaricati a terra e venduti; se lo fanno le navi da crociera possono riuscirci anche i sardi, soprattutto pensando all’utilizzo del bene-rifiuto». «Va però riconosciuto – a giudizio di Rubiu – che questo è un obiettivo di lungo periodo che nell’immediato è difficile da realizzare per cui anche l’inceneritore di Tossilo dovrà essere costruito ma per imboccare poi una strada diversa: quella di produrre energia, reddito e sviluppo dai rifiuti, discorso da estendere anche agli appalti pubblici, ecco perché c’è bisogno al più presto di un nuovo Piano».

Ha assunto la presidenza dell’Assemblea il vice presidente Antonello Peru.

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, in apertura, ha osservato che «forse il dibattito ha confuso le idee più che chiarirle anche se il tema è complesso». Il Piano dei rifiuti, a suo giudizio, «va adeguato, aggiornato ed adattato alla nuova realtà ed i costi sono i veri temi centrali per le comunità, perché ora sono eccessivi e bisogna tendere alla tariffa unica». In concreto, il capogruppo del Pd ha, da un lato, ricordato gli obiettivi fissati dall’Unione europea e, dall’altro, quelli della differenziata in Sardegna di poco superiore al 50%, precisando che, quindi, «quello dei rifiuti zero è un obiettivo di medio e lungo termine che non si può realizzare in pochi giorni anche perchè la situazione sarda è, sotto questo profilo, a macchia di leopardo; a breve termine, bisogna stare con i piedi per terra, tenendo presente che il problema non è solo quello di Tossilo ma di una nuova pianificazione regionale». Cocco ha infine suggerito di predisporre un ordine del giorno finalizzato «ad avviare la nuova pianificazione, integrato da un approfondimento sulle tematiche legate alla salute dei cittadini».

L’assessore dell’Ambiente Donatella Spano, illustrando il parere della Giunta, ha citato sinteticamente la tappe principali dell’iter amministrativo del progetto, del quale ha ricordato le fasi «ad evidenza pubblica», respingendo radicalmente l’ipotesi che lo stesso abbia goduto di una «corsia preferenziale». «L’impianto – ha detto – trova giustificazione nell’esigenza di ammodernare quello precedente, obsoleto e dannoso per l’ambiente, e di ridurre il più possibile i rifiuti da conferire in discarica». «Le discariche della Sardegna – ha precisato l’assessore Spano – sono ormai vicine all’esaurimento con una disponibilità complessiva di circa 870.000 a fronte di una domanda molto superiore, per cui il dimensionamento dell’impianto impianto appare correttamente impostato sulla base delle esigenze attuali e future delle province di Nuoro, dell’Ogliastra e di Oristano; l’impianto esistente lavora appena 15.000 tonnellate di materiale ed i residui vanno mandati in discarica». «Quanto alla raccolta differenziata – ha proseguito l’esponente della Giunta – la Sardegna ha raggiunto nel 2013 la percentuale del 51% facendo registrare anche un calo della produzione dei rifiuti, dato che la colloca all’8° posto in Italia, al di sopra della media nazionale e davanti a molte Regioni del sud e del centro, tuttavia le proiezioni parlano chiaro: anche con un 75% di differenziata (che in Sardegna peraltro cresce solo del 2% annuo) e l’aumento dei comportamenti virtuosi, comunque l’impianto sarebbe giustificato». «Nel panorama europeo – ha affermato ancora l’assessore Spano – i termovalorizzatori sono essenziali per la produzione energia ed il superamento delle discariche, secondo un modello di buone pratiche che non esclude il riciclo e, stando alle previsioni nel breve e medio periodo, la Sardegna ha una quota di rifiuti del 35% che non potrà essere riciclata né mandata in discarica». Quanto alle problematiche legate alla salute, l’assessore ha dichiarato che l’impianto è progettato con le tecnologie di ultima generazione che riducono le emissioni dal 30 al 93%, a seconda delle sostanze considerate e, in ogni caso, le autorizzazioni rilasciate prevedono un monitoraggio sulla salute pubblica, attraverso interventi periodici effettuati da parte delle Asl, dell’Arpas e e dell’Istituto Zooprofilattico, mentre per quanto riguarda le tariffe è prevista una riduzione dagli attuali 199 euro a tonnellata a 120».

Il consigliere dei Riformatori sardi Luigi Crisponi, in sede di replica, ha ringraziato i cittadini, gli amministratori e le associazioni che hanno tenuto vivo il problema, aggiungendo che «la discussione è servita per far emergere le scelte sbagliate della Giunta». Le  risposte dell’assessore Spano, ad avviso di Crisponi, «non sono sufficienti né per il Consiglio né per i cittadini, la Giunta in realtà non ha dato risposte, soprattutto per quanto riguarda la consultazione di esperti internazionali indipendenti di cui pure si è servita per problemi della sanità animale, quasi che quella umana fosse meno importante». Rivolto al capogruppo del Pd Pietro Cocco, che in qualche modo chiedeva alla Giunta di “rallentare”, Crisponi ha chiesto all’Esecutivo «la sospensione in autotutela del provvedimento, perché sono tanti i conti che non tornano; quello economico in raffronto a 45 milioni di investimento e, tantomeno, quello sulle garanzie per la salute dei cittadini». «La Giunta ha corso troppo velocemente – ha concluso Crisponi – ed al suo interno c’è stata maggioranza di semplici osservatori che non hanno fatto l’interesse delle popolazioni rendendosi complici di un autogoal clamoroso; la strada dell’ordine del giorno può essere percorribile ma è necessaria una sospensione dei lavori».

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha sottolineato rivolto alla Giunta l’opportunità di un “rallentamento” ed ha chiesto una sospensione dei lavori per verificare se ci «sono le condizioni per un ordine del giorno unitario».

Alla ripresa il presidente annuncia ordine del giorno unitario che impegna la Giunta: affinché prima di intervenire in materia di gestione dei rifiuti, compresi i procedimenti su Tossilo, ponga in essere tutti gli adempimenti per l’effettuazione di campagne di monitoraggio sullo stato di salute della popolazione nell’area del Marghine nonché su opportuni indicatori biologici e dia corso in maniera celere all’aggiornamento del Piano regionale in materia di gestione dei rifiuti nonché a porre in essere in tempi rapidi il disegno di legge sul sistema di governo dei rifiuti.

Il consigliere dei Riformatori, Luigi Crisponi, intervenendo sull’ordine dei lavori ha chiesto la messa in votazione della mozione n. 126 prima di procedere con l’ordine del giorno Cocco Pietro e più.

Il presidente del Consiglio, dopo un breve consulto con gli uffici, ha quindi posto in votazione la mozione 126 che non è stata approvata con 32 voti contrari e 20 a favore.

Il consigliere del Partito dei Sardi, Augusto Cherchi (gruppo Soberania e Indipendentzia) ha domandato chiarimenti sul fatto che l’atto posto in votazione sia tale da interrompere una procedure amministrativa già avviata.

Il presidente del Consiglio ha quindi ricordato il pronunciamento di carattere politico che l’assemblea esprime attraverso l’ordine del giorno.  

La consigliere di Forza Italia, Alessandra Zedda, ha annunciato che la minoranza non parteciperà alla votazione dell’ordine del giorno Cocco Pietro e più.

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, è intervenuto per evidenziare e criticare con durezza il comportamento dell’opposizione: «E’ inaccettabile che abbandoni l’Aula dopo che siamo venuti qui a discutere di una loro mozione».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha invitato al “rispetto delle decisioni di tutti” ed ha definito “inaccettabili” le considerazioni espresse dal capogruppo Pd, Pietro Cocco. «L’ordine del giorno l’ha scritto la Giunta – ha concluso Dedoni – e se vuole se lo voti».

Il capogruppo di Sardegna Vera, Efisio Arbau, ha espresso disappunto per la decisione della minoranza di non partecipare al voto ed ha sottolineato che l’ordine del giorno era stato concordato con tutti i capigruppo.

Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, ha fatto notare all’Aula che il consigliere del Partito dei sardi, Augusto Cherchi, ha lasciato il Consiglio: «Confermando una volta di più che i problemi sono tutti all’interno della maggioranza». «Non partecipare al voto – ha concluso – è una scelta libera e democratica della minoranza come lo è quella dell’onorevole Augusto Cherchi».

Il capogruppo del Centro Democratico, Roberto Desini ha ricordato l’accordo di carattere politico raggiunto in conferenza di capigruppo sull’ordine del giorno.

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha definito “legittimo” il comportamento della maggioranza che può decidere quali atteggiamenti politici adottare sui singoli punti all’ordine del giorno, ed ha invitato la Giunta ad esprimere il parere su documento posto in votazione.

L’assessore dell’Ambiente, Donatella Spano, ha dichiarato: «La Giunta ritiene che non sia prerogativa né della Giunta e né del Consiglio intervenire sui procedimenti amministrativi in corso e pertanto si rimette all’Aula».

Il presidente Ganau ha quindi posto in votazione l’ordine del giorno Cocco Pietro e più, «in merito alla realizzazione di una linea di termovalorizzazione presso il sistema dei rifiuti di Macomer-Tossilo» che è stato approvato per alzata di mano.

Traghetti Arbatax e La Maddalena copiaPalazzo del Consiglio regionale 3 copia

Il Consiglio regionale ha ritrovato l’unità sulla vicenda Saremar, con l’approvazione praticamente all’unanimità (49 sì, un solo astenuto) di un ordine del giorno che, recependo i contenuti della mozione 113 presentata da 13 consiglieri, primo firmatario Luca Pizzuto di Sinistra Ecologia Libertà, che impegna la Giunta, tra l’altro, a mettere in atto tutte le azioni e gli strumenti finalizzati ad evitare la privatizzazione totale del servizio e della gestione del trasporto marittimo infraregionale e/o mantenere pubblica la proprietà.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, l’Assemblea ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno, in base alle decisioni della conferenza dei capigruppo, con la discussione della mozione n. 113 (Pizzuto e più) “Sulle problematiche relative alla privatizzazione della Saremar”. Il presidente ha quindi dato la parola al primo firmatario della mozione, il consigliere di Sel Luca Pizzuto.

Illustrando il contenuto del documento, Pizzuto ha ricordato che, rispetto al momento in cui la mozione è stata presentata, sono accaduti fatti nuovi che renderanno necessaria la trasformazione in ordine del giorno, per definire meglio il dispositivo. L’esponente di Sel ha poi ripercorso le tappe principali della vicenda della Saremar, società della Regione che assicura il diritto alla mobilità di oltre 17.000 persone fra Carloforte e La Maddalena, con circa 270 addetti complessivi, ora purtroppo vicina al fallimento e limitata nella sua azione da una normativa che, a legge invariata, rende ineluttabile la privatizzazione. Si tratta però di una scelta, ha osservato Pizzuto, «che in altri contesti non ha prodotto risultati, bloccando i servizi o determinando situazioni devastanti per lavoratori ed utenti al punto da spingere molte comunità a chiedere il ritorno a forma pubblica». Ad avviso del consigliere di Sel, giunti a questo punto, «occorre lavorare attorno ad un progetto di gestione pubblica o mista ma a maggioranza pubblica che, attraverso la modifica della normativa vigente, comprenda anche l’inserimento di clausole sociali, a tutela del servizio e soprattutto dei lavoratori. Su questo dobbiamo impegnare i parlamentari sardi nazionali ed europei».

Il consigliere Edoardo Tocco (Forza Italia) ha ricordato la sua intensa attività consiliare sulla materia, ricordando che «la situazione è andata avanti per troppo tempo e bisognava intervenire prima; la crisi del trasporto pubblico ha aggravato l’isolamento delle isole minori della Sardegna ma non credo che tutto sia perduto, fermo restando che il primo obiettivo sia quello di tutelare i lavoratori tenendo conto delle espressioni delle comunità locali interessate». Tocco ha infine auspicato che il Consiglio arrivi ad un documento unitario «in grado di raggiungere risultati concreti».

Il consigliere Giuseppe Fasolino, anch’egli di Forza Italia, ha sottolineato che quella della Saremar «è una vicenda complicata, perché da un lato si condivide la mozione ma dall’altro occorre esaminare con rigore le soluzioni possibili, bisogna in primo luogo ridare pari dignità alle popolazioni che stanno vivendo in modo ancora più grave la situazione dei Sardi rispetto alla penisola; in quei luoghi c’è un disagio fortissimo per chi deve addirittura programmare con largo anticipo il rientro o per chi fa il pendolare per questioni di lavoro, problemi gravissimi che per i residenti di Carloforte e La Maddalena sono la normalità ma non può continuare ad essere così». «Per queste sacrosante ragioni – ha concluso – dobbiamo impegnarci tutti per portare a casa un risultato ed un servizio efficiente per le popolazioni».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi), dopo aver chiesto ai presentatori della mozione di aggiungere la sua firma, ha affermato che «è importante che il Consiglio torni a parlare di questo argomento perché il problema va affrontato applicando gli stessi principi che noi chiediamo allo Stato di applicare nei nostri confronti; la continuità territoriale, cioè, non può conoscere limitazioni e se in linea generale la privatizzazione può fare bene ai sistemi economici è vero che alcuni servizi, ed il collegamento Sardegna – isole minori è fra questi, non possono essere privatizzati perché troppo condizionati dalla stagionalità». Gli obiettivi del Consiglio regionale, secondo Cossa, sono quindi molto chiari: «Garantire il diritto alla mobilità, tutelare i lavoratori, assicurare una gestione efficiente del servizio ed individuare una tariffa unica che, secondo dati costanti del traffico, potrebbe essere assicurata con un contributo della Regione di circa 2 milioni di euro».

Ha quindi preso la parola il consigliere di Forza Italia Ignazio Locci che, in premessa, si è detto convinto che la gestione del sistema di trasporto marittimo debba rimanere in mano pubblica.

Locci, pur riconoscendo le difficoltà di una situazione ormai sfuggita di mano, ha chiesto chiarimenti alla Giunta sul futuro della Compagnia Saremar: «Cosa intende fare la Regione – ha chiesto l’esponente azzurro – qual è il pensiero dell’amministrazione sulle attività di controllo ed eventualmente sulla gestione della nuova compagnia di navigazione che prenderà il posto di Saremar? Intende la Regione detenere quote nella società che gestirà il cabotaggio?».

Locci ha poi concluso il suo intervento auspicando un’azione decisa della Giunta per la tutela dei lavoratori Saremar e l’affermazione del diritto alla mobilità dei cittadini.

Per Giuseppe Meloni (Pd) occorre prendere atto «della condizione in cui versano i cittadini delle Isole minori che hanno bisogni diversi dagli altri sardi. Per loro il diritto alla mobilità è un diritto primario».

Meloni ha poi rimarcato l’esigenza di risolvere in breve tempo la situazione attuale: «Non serve oggi discutere sulle responsabilità del passato, la Regione ha il dovere di mettere in campo tutte le azioni per scongiurare la privatizzazione del servizio di collegamento con le isole minori, la funzione sociale del trasporto marittimo va salvaguardata».

L’esponente della maggioranza ha quindi condiviso l’auspicio manifestato dal primo firmatario della mozione Luca Pizzuto sulla necessità di attivare un tavolo con parlamentari e europarlamentari per ottenere una allentamento del vincolo della privatizzazione per i servizi marittimi. «Nel nuovo contratto di servizio dovrà essere inserita una clausola sociale per assicurare il trasferimento del personale della Saremar al nuovo soggetto che erogherà il servizio di collegamento con le Isole minori».

Christian Solinas (Psd’Az) ha ringraziato i presentatori della mozione per aver fatto emergere il problema dei collegamenti marittimi in tutta la sua complessità.

«Da un lato c’è l’interesse alla tutela del diritto alla mobilità, dall’altro il problema gigantesco della tutela dei posti di lavoro – ha detto Solinas – la privatizzazione prescinde dalla sperimentazione che la Regione ha fatto in passato. In altre regioni si è privatizzato senza sperimentare flotte pubbliche».

Solinas ha poi rimarcato la necessità di un’azione politica forte: «In passato abbiamo contestato il sistema europeo indicando una diversa strategia. La puntuale applicazione delle regole è il talento della tecnica – ha concluso Solinas – la politica deve invece avere il coraggio di cambiare norme inadeguate. La gestione del trasporto marittimo può essere fatta come quello su gommato o ferro».

Il presidente della Commissione Trasporti Antonio Solinas (Pd) ha ricordato che dal 31 dicembre 2015 Saremar non esisterà più. «L’obiettivo che dobbiamo raggiungere è quello di garantire il diritto alla mobilità ai residenti di Carloforte e  La Maddalena e ai turisti che  vogliono raggiungere le due isole – ha affermato Solinas – è nostro dovere scrivere regole certe per il futuro che vengano rispettate e possano essere verificate in qualsiasi momento. All’interno di queste regole deve essere messa al primo posto la salvaguardia dei 180 posti di lavoro della Saremar».

Il presidente della Quarta Commissione del Consiglio regionale ha poi fatto un breve excursus sulla vicenda della compagnia marittima: «I problemi vanno avanti da qualche anno. Dal 2012  Saremar è costata 50 milioni di euro ai cittadini sardi, oggi c’è l’esigenza di salvaguardare il contributo annuale dello Stato per garantire il trasporto verso le isole minori».

Solinas, infine, si è detto convinto della necessità di individuare un nuovo modello di gestione per le compagnie marittime: «La normativa europea non vede di buon occhio la gestione pubblica, una forma mista può essere la soluzione migliore».

Ha preso poi la parola l’on. Gianluigi Rubiu (Udc), secondo cui «i trasporti sono il problema dei sardi. In particolare, dobbiamo salvaguardare i posti di lavoro dei lavoratori che garantiscono i collegamenti con le isole minori. E dall’altra dobbiamo anche garantire il servizio di trasporto ai turisti».

Per il capogruppo del Pd, on. Pietro Cocco, «il diritto alla mobilità insieme al diritto al lavoro è diritto inalienabile. Questo problema gigantesco è stato causato dai debiti accumulati e dai trasferimenti di fondi da un conto a un altro. Con l’ordine del giorno daremo un ottimo servizio alle comunità interessate e alla Sardegna».

L’assessore Deiana ha salutato «con particolare soddisfazione questo momento di confronto, indirizzato a individuare soluzioni e non a far valere le proprie posizioni». Poi ha detto: «Vorrei intanto precisare che si parla di privatizzazione ma in realtà si dovrebbe parlare di cessione di un pacchetto di controllo della società. Il servizio di trasporto in realtà è pubblico e dunque non può essere privatizzabile, perche è sostenuto con risorse pubbliche. Dunque, il tema della nostra discussione dovrebbe essere questo: quale capitolato dovrebbe darsi la Sardegna per il collegamento con le isole minori? Noi stiamo lavorando molto su questo tema, chiedendo alle comunità locali di raccogliere le esigenze di quei cittadini in modo da tenerne conto nel nostro lavoro. E quelle comunità saranno poi rappresentate nel comitato di monitoraggio. Noi affideremo il servizio, per impedire che il servizio sia negato. E qualunque armatore comunitario, pubblico o privato, potrà partecipare alla gara».

Molto soddisfatto della discussione e della risposta dell’assessore: così si è dichiarato il capogruppo di Sel, on. Pizzuto. «I profitti vengono dopo il benessere e i bisogni delle persone. Chi vive nelle isole minori ha pari dignità rispetto a un qualunque cittadino italiano. Noi oggi stiamo prendendo un impegno solenne di fronte alle comunità e stiamo mettendo quelle comunità al centro delle nostre azioni politiche».

L’on. Pietro Cocco (Pd) ha chiesto una breve sospensione per concordare con i gruppi un ordine del giorno riassuntivo del dibattito.

Alla ripresa dei lavori il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha annunciato la presentazione di un ordine del giorno sottoscritto da tutti i capigruppo, primo firmatario l’onorevole Pizzuto (Sel), che impegna la Giunta, tra l’altro a mettere in atto tutte le azioni e gli strumenti finalizzati ad evitare la privatizzazione totale del servizio e della gestione del trasporto marittimo infraregionale e/o mantenere pubblica la proprietà; a comunicare ufficialmente tutti gli atti della Giunta regionale, relativi al tema, al governo e alla commissione europea; ad aprire un tavolo di confronto col governo nazionale insieme a tutti i parlamentari e europarlamentari sardi; ad avviare le procedure pubbliche per la ricerca del partner privato; a programmare e rendere operativa una soluzione di tutela di tutti i posti di lavoro attualmente attivi; a istituire un apposito organismo di controllo in cui siano presenti anche i rappresentanti delle comunità locali interessate.

L’assessore dei Trasporti, Massimo Deiana, ha espresso parere positivo della Giunta e immediatamente dopo il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, ha chiesto di procedere con voto elettronico palese.

Aperta la votazione sull’ordine del giorno, il presidente del Consiglio ne ha proclamato l’approvazione con 49 voti a favore e un astenuto.

Il presidente Ganau, conclusa la discussione della mozione Saremar e la votazione del relativo ordine del giorno unitario, ha proseguito con la discussione e la votazione dei tre articoli, il 9 (macellazione), il 18 (definizione di fattoria sociale), 32 (direttive di attuazione) e dei relativi  emendamenti, rimasti in sospeso nel corso dei lavori della mattinata, del testo unico in materia di agriturismo, ittiturismo e pesca turismo.

Il relatore della maggioranza, Luigi Lotto (Pd), ha espresso parere favorevole della commissione per gli emendamenti all’articolo 9, n. 62, n. 22=31, e n. 61 ed ha invitato al ritiro i presentatori degli emendamenti n. 11, n. 15 e n. 42.

La Giunta ha espresso parere conforme a quello della commissione e il capogruppo di “Sardegna Vera”, Efisio Arbau, ha annunciato il ritiro dell’emendamento n. 11.

La consigliere del Pd, Daniela Forma, ha ricordato l’importanza delle disposizioni contenute nell’articolo 9 che trattano la possibilità di macellare i capi animali all’interno delle aziende agrituristiche. L’esponente della maggioranza ha espresso preoccupazione per la formulazione della norma “perché non esistono ai sensi del regolamento 853/2004 requisiti minimi e massimi, i requisiti per la macellazione o si hanno oppure non si hanno”. «Non si può ritornare – ha dichiarato l’onorevole Forma – alle disposizioni precedenti il 2004 contenute del cossi detto “pacchetto igiene”».

«Dobbiamo essere coraggiosi – ha concluso l’esponente del Pd – e prevedere l’autorizzazione a macellare in azienda esulando dal regolamento 853 del 2004 e gli emendamenti presentati vanno nel verso di consentire a tutti gli agriturismo di macellare i propri capi in azienda».

Il presidente della Quinta commissione, Luigi Lotto (Pd) ha ricordato di aver sospeso la discussione dei tre articoli nella seduta antimeridiana per ricercare una soluzione condivisa. «Soluzione che abbiamo trovato – ha annunciato Lotto – tanto che le forze politiche di minoranza hanno chiesto la sottoscrizione di tutti gli emendamenti rimasti in votazione agli articoli 9, 18 e 32».

La consigliera Daniele Forma (Pd) ha annunciato il ritiro dell’emendamento n. 15 e il presidente del consiglio ha posto in votazione l’emendamento n. 62 (Forma e più) che sostituisce totalmente l’emendamento n. 14 e che stabilisce che la macellazioni di avi-cunicoli eccedenti le 50 Ube/anno (unità bovine equivalenti) e di bovini, equini, suini, ovini e caprini è consentita esclusivamente negli impianti che abbiano ottenuto il riconoscimento comunitario di cui al regolamento CE 29 aprile 2004, n. 853.

Approvato l’emendamento n. 62 il capogruppo Aps, Gianluigi Rubiu ha annunciato il ritiro dell’emendamento n. 42.

Posto in votazione è stato approvato l’emendamento n. 22 (Lotto e più), identico al n. 31 (Cossa e più) che nel comma 3 dell’articolo 9 sostituisce “le parole 24 Ube/anno con le parole 30 Ube/anno”.

Il Consiglio approvato il testo dell’articolo 9 ha approvato con successiva votazione l’emendamento 61 (Forma e più) che sostituisce integralmente l’emendamento 58 e introduce il comma 4 bis che consente la macellazione in azienda, di animali di specie suina, ovina e caprina, con limite massimo di 3 Ube/anno, secondo le modalità previste per la macellazione per il consumo privato delle carni.

Annunciata la discussione e la votazione dell’articolo 18 e degli emendamenti presentati il presidente Ganau ha invitato la segretaria d’Aula a dare lettura dell’emendamento orale che specifica e definisce ulteriormente la cosiddetta “fattoria sociale” ed ha quindi posto in votazione l’articolo 18, così come modificato dall’emendamento orale, ed è stato approvato.

Di seguito si è proceduto con l’articolo 32 ed il relatore della maggioranza, Luigi Lotto (Pd), ha espresso parere favorevole agli emendamenti nn. 60, 27, 36 e 49, a cui è seguito il parere conforme a quello della commissione, da parte della Giunta.

Posto in votazione, l’assemblea ha approvato l’emendamento n. 60 (Forma e più) che sostituisce integralmente l’emendamento n. 17 e modifica il punto c) comma 1) dell’articolo 32, specificando le norme di riferimento per i requisiti di idoneità dei locali e le modalità di svolgimento delle attività di macellazione.

Il presidente Ganau ha proceduto con la votazione dell’articolo 32 che è stato approvato e con l’emendamento aggiuntivo n. 27 (Lotto e più), uguale al 49 (Rubiu e più) e al 36 (Cossa e più), e che introduce al comma 1) la lettera “a bis” che così recita “le modalità di accertamento della tracciabilità dei prodotti di cui agli articoli 4 e 13”.

Approvato l’emendamento n. 27 si è quindi proceduto con la votazione finale del testo di legge che è stato approvato a maggioranza con 28 voti favorevoli.

Successivamente il Consiglio ha avviato la discussione generale del Dl n. 205 (“Sostituzione della tabella E allegata alla legge regionale 9 marzo 2015 n. 5 – legge finanziaria 2015”)

Il presidente della commissione bilancio Franco Sabatini, relatore di maggioranza del provvedimento, ha  ringraziato l’opposizione per corsia preferenziale assegnata all’Aula per l’esame della legge.

Il vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda, pur confermando la scelta della minoranza di non ostacolare né rallentare le procedure di spesa, ha evidenziato «le gravi disfunzioni del sistema informatico che consente ai consiglieri regionali di accedere ai dati di bilancio; ad oggi è impossibile conoscere lo stato di attuazione della spesa e delle entrate, capiamo che le procedure di armonizzazione dei bilanci siano impegnative ma su questa inefficienza occorre intervenire al più presto». Nel merito la Zedda ha osservato che «è vero che la variazione di bilancio si rende necessaria per attivare il mutuo e l’investimento di 400 milioni in opere pubbliche, però la necessità è causata dagli errori commessi in sede di finanziaria e ancora adesso si procede in parte al buio, nel senso che si coprono le spese di co-finanziamento con fondi che ancora non ci sono, mentre sull’edilizia scolastica assistiamo ad una sorta di spacchettamento in tre capitoli di bilancio senza che si conoscano i progetti ed il destino del programma Iscola». Forse dovremo tornare su queste cose fra qualche mese, ha notato la consigliera, «fermo restano che abbiamo il diritto di conoscere il piano dettagliato delle opere pubbliche».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, prendendo la parola sull’ordine dei lavori, ha chiesto chiarezza sulla prosecuzione della seduta, osservando che «il  provvedimento sugli ammortizzatori sociali avrebbe dovuto avere la precedenza su quello in esame, che del resto ci è pervenuto da appena qualche minuto». «Poi, per quanto riguarda la nostra mozione sull’inceneritore di Tossilo – ha protestato Pittalis – abbiamo notizia che il centro sinistra non la voglia discutere non si sa bene per volontà di chi, Giunta o maggioranza; noi chiediamo rispetto per tema posto dall’opposizione e non accettiamo che si dica domani e poi qualcuno non si presenta perché, in quel caso, assumeremo iniziative clamorose, vogliamo sapere se e quando verrà discusso questo argomento».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, sempre sull’ordine dei lavori, ha ricordato che «in conferenza di capigruppo è stata raggiunta una intesa su una serie di cose, forse informalmente: la discussione della legge sull’agriturismo, poi la mozione sulla Saremar e dopo ancora il rinvio alla prossima seduta del Consiglio della mozione su Tossilo». «Tuttavia – ha precisato, – non vogliamo certamente eludere il tema nè mettere in discussione le prerogative della minoranza; come centro sinistra non abbiamo problemi ad ammettere che ci sono posizioni differenti ma non per questo ci sottraiamo al confronto in Consiglio».

Il presidente Ganau ha ribadito che l’Assemblea sta seguendo l’ordine del giorno concordato e, per quanto riguarda la mozione su Tossilo, ha ricordato che si era deciso di non discuterla oggi ma la prossima settimana, annunciando che dopo la conferenza dei capigruppo sarà comunicata la data.

Il consigliere dei Riformatori sardi Luigi Crisponi, intervenendo ancora sull’ordine dei lavori, ha avvertito che «si corre il rischio che, nel frattempo, presso gli uffici di Nuoro che rilasciano l’autorizzazione integrata ambientale, si adottino provvedimenti che renderebbero vana qualunque discussione; quindi dobbiamo fare presto».

Successivamente, riprendendo l’esame del Dl n. 205, il presidente ha dato la parola all’assessore della Programmazione Raffaele Paci.

Nel suo intervento, l’assessore ha in prima battuta ringraziato il presidente dell’Assemblea, il Consiglio ed in particolare la minoranza per aver portato l’argomento all’attenzione dell’Aula con grande celerità. «Abbiamo agito in via prudenziale – ha sottolineato – perché in presenza di alcune interpretazioni controverse della Cassa Depositi e Prestiti, ci è sembrato opportuno intervenire con una variazione di bilancio per non fermarci dopo a ridosso della stipula del contratto di mutuo». Quanto alle osservazioni della consigliera Zedda, l’assessore Paci ha detto che al direttore generale dell’assessorato non risultano disservizi «che probabilmente si stanno verificando sugli accessi dei consiglieri che hanno credenziali diverse; siamo in una fase di transizione per il passaggio al bilancio armonizzato e proprio oggi in Giunta lo abbiamo approvato nella sua nuova veste come previsto dalla finanziaria per poterlo poi trasmettere al più presto al Consiglio». «Per quanto riguarda il piano delle infrastrutture da 417 milioni di euro – ha concluso Paci – a breve sarà esaminato dalla in Giunta e poi inoltrato alla commissione per il parere mentre per il mutuo da 700 milioni, conclusa la fase della manifestazioni di interesse degli istituti di credito interessati, valuteremo le proposte entro la fine dei questo mese per essere pronti a firmare il contratto a giugno».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha ricordato di aver posto alcuni interrogativi in commissione che sono rimasti senza risposta, «soprattutto su scuola e trasporti che fanno quasi da cassa e sono oggetto di continue modifiche; serve più chiarezza». «Ricordo anche – ha affermato – che il Consiglio, con un ordine del giorno unitario, aveva previsto il passaggio del programma in Aula ma la maggioranza pare abbia risolto tutto con un confronto bilaterale con l’assessore; al Consiglio, però, va trasmesso comunque. Dedoni, infine, ha manifestato forti dubbi sull’utilizzo di fondi per l’acquisto di mezzi Arst e sull’edilizia scolastica; chiediamo la presenza dell’assessore perché abbiamo già assistito all’impiego di risorse per realizzare un’aula in più in una scuola precedentemente chiusa per effetto della razionalizzazione del sistema scolastico, perciò siamo disponibili a discutere ma non a votare a favore».

Il presidente della commissione bilancio Franco Sabatini, ha tenuto a precisare che «oggi stiamo solo approvando alcune modifiche alla finanziaria a seguito di condizioni differenti emerse in un secondo momento; quanto approvato in finanziaria prevede che la quota resti alle infrastrutture per interventi su viabilità, porti, sistemi irrigui, idrico, difesa del suolo e assetto idro-geologico e che la Giunta, dopo il parere della commissione individui le priorità, quindi il programma arriverà certamente in commissione».

Il vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda, «con sincerità», ha ribadito che «pur comprendendo le difficoltà è grave che manchino dal sistema tutti i dati del 2015, dato che può essere confermato dagli uffici». Quanto alle precisazioni del consigliere Sabatini, secondo il vice capo gruppo di Forza Italia «è vero che non stiamo approvando progetti ma stiamo spostando risorse, che mancano i dati contabili sul leasing  e che stiamo coprendo i fondi regionali del co-finanziamento delle risorse comunitarie con un mutuo, per queste ragioni voteremo contro».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente ha messo in votazioni gli articoli 1 e 2 del Dl n.205, che sono stati approvati, mentre successivamente il Consiglio ha approvato il complesso del provvedimento, con 28 voti favorevoli e 18 contrari.

L’Aula è quindi passata all’esame del disegno di legge n. 209 presentato dalla Giunta regionale su proposta dell’assessore al Lavoro, Virginia Mura, che consente di autorizzare l’anticipazione di circa 50 milioni di euro per l’erogazione degli ammortizzatori sociali in deroga per l’annualità 2014.

Il provvedimento introduce una modifica all’articolo 2 della legge regionale n.17 del 2013 che consente di autorizzare l’anticipazione di circa 50 milioni di euro per l’erogazione degli ammortizzatori sociali in deroga per l’annualità 2014.

Il presidente della Commissione Lavoro del Consiglio regionale, Gavino Manca, ha illustrato all’Aula il contenuto del provvedimento. «Si tratta di soldi anticipati dalla Regione per far fronte ai ritardi dell’INPS nel pagamento delle indennità ai lavoratori in mobilità – ha detto Manca – questi denari, restituiti dall’Istituto Nazionale di Previdenza alla Regione dopo il trasferimento delle risorse statali, saranno adesso utilizzati per pagare gli ammortizzatori dell’annualità 2014».

Attualmente sono circa 17.000 i lavoratori sardi che attendono da mesi il pagamento delle somme dovute.

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione gli articoli e il testo della legge che sono stati approvati all’unanimità. (47 voti favorevoli su 47 votanti). La legge entrerà in vigore nel giorno della pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione.

Subito dopo il  voto la seduta è stata sospesa e convocata la Conferenza dei capigruppo per decidere sulla programmazione dei lavori.

Al termine della riunione, il presidente Ganau ha comunicato che il Consiglio regionale si riunirà mercoledì prossimo, 13 maggio, alle ore 15.00 per l’esame della mozione sull’inceneritore di Tossilo presentata dal centrodestra.

 

La commissione Bilancio e Programmazione, con il voto a favore dei gruppi della maggioranza, il voto contrario di Fi e Fdi e l’astensione di Udc, Psd’Az e Riformatori, ha dato il via libera al Dl 205 che sostituisce la tabella “E”, nella quale sono riportate le spese autorizzate dall’articolo 4 della Finanziaria 2015, quelle cioè previste per realizzare opere e infrastrutture attraverso la contrazione di un mutuo da 700 milioni di euro.

Il provvedimento è stato illustrato, nella commissione presieduta da Franco Sabatini (Pd), dall’assessore regionale del Bilancio, Raffaele Paci, che ha evidenziato il carattere tecnico delle modifiche da sottoporre all’attenzione dell’Aula. In sostanza, si tratta di una misura precauzionale riferita ai 23 milioni di euro destinati per il rinnovo dei mezzi di trasporto Arst e allo stanziamento di un milione di euro per gli edifici di culto.

«Su questi due interventi – ha affermato Paci – sono stati riscontrati problemi di ammissibilità al finanziamento col mutuo sotto il profilo soggettivo dei beneficiari finali degli interventi (l’Arst è una società a totale partecipazione regionale e gli edifici di culto non restano di proprietà della Regione o dello Stato) e pertanto – ha proseguito l’assessore – sono sostituiti nella tabella “E” dal cofinanziamento regionale di una parte delle spese di investimento previste nella nuova programmazione comunitaria 2014-2020».

L’ulteriore modifica riguarda la rimodulazione degli interventi a favore del settore scuola-università (52.441 milioni di euro) e del piano delle opere infrastrutturali (417 milioni di euro). A questo proposito l’assessore Paci ha annunciato che sardi. Per quanto attiene le procedure per il muto da 700 milioni, l’assessore ha confermato l’indizione del bando pubblico ed ha auspicato che entro il prossimo giugno si completino tutte le procedure.

I consiglieri Ignazio Locci (Fi) e Paolo Truzzu (Fdi-Sardegna) sono intervenuti nel merito delle somme originariamente destinate al rinnovo dei mezzi di trasporto e inserite (nella nuova formulazione della tabella “E”) sul fondo unico di programmazione comunitaria proponendone, rispettivamente, la destinazione per le zone interne e per la riqualificazione dell’edilizia pubblica.

La consigliere Alessandra Zedda (Fi) ha lamentato l’assenza di “dati certi” sui programmi di spesa della Regione e la mancata informazione sulla cosiddetta armonizzazione del bilancio regionale. Alessandra Zedda ha inoltre auspicato maggiore chiarezza sui programmi e sulla relativa spesa nel settore dell’edilizia scolastica.

Il consigliere Giorgio Oppi (Aps) ha suggerito una migliore specificazione della descrizione degli interventi per l’ammodernamento dei mezzi di trasporto nella nuova formulazione della tabella “E”.

Il capogruppo di “Sardegna Vera”, Efisio Arbau, ha chiesto ed ottenuto dall’assessore Paci rassicurazioni sull’ammodernamento dei mezzi di trasporto pubblico dell’Arst e sul ricorso al leasing, così come era stato fatto ai tempi della Giunta Soru.

A margine del dibattito sul Dl 205, il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha evidenziato il problema dei cosiddetti “lavoratori in utilizzo” e, nel corso del suo breve intervento di replica, l’assessore Paci ha assicurato il suo impegno per garantire che le risorse a tal proposito desinate in Finanziaria, siano utilizzate per l’impiego di quella tipologia di lavoratori nelle pubbliche amministrazioni.

La commissione, dopo il via libera a maggioranza, ha nominato il presidente Franco Sabatini relatore in Aula del Dl 205.

Il provvedimento, considerata l’urgenza, sarà sottoposto all’attenzione della conferenza dei capigruppo per l’immediata iscrizione all’ordine del giorno dei lavori del Consiglio, ai sensi dell’articolo 102 del vigente regolamento interno.

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