21 November, 2024
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E’ stata presentata questa mattina, nello spazio della Fucina Teatro della Vetreria di Pirri, l’XI edizione del Nurarcheofestival. Un traguardo che testimonia l’ormai chiaro consolidamento e radicamento nei territori coinvolti della rassegna organizzata dal Crogiuolo, che, sotto la direzione artistica di Rita Atzeri, prosegue i suoi Intrecci nei teatri di pietra. Il patrimonio storico e culturale della Sardegna si sposa, infatti, ancora una volta con il teatro, dal 25 agosto al 13 settembre, in alcuni dei luoghi di maggior pregio archeologico dell’Isola, fra Ogliastra e Nuorese, Sulcis Iglesiente, Marmilla ed Oristanese, e altri centri importanti come Olbia e Bosa.

«Il tratto distintivo della nostra programmazione è da ricercare nell’organicità della proposta culturale, pensata e ideata, con i territori, come volano della valorizzazione dei diversi e peculiari patrimoni archeologici della Sardegna – dice Rita Atzeri –. Gli spettacoli nei siti archeologici non sono certo stati un’invenzione del NurArcheoFestival, ma una programmazione capillare composta da tanti appuntamenti nelle diverse regioni geografiche della Sardegna, in sinergia con i territori e le associazioni locali, portata avanti senza interruzioni per undici anni consecutivi, credo sia una peculiarità che solo il NurArcheoFestival può vantare. Il NAF è luogo di conoscenze e incontro di culture e saperi diversi – spiega ancora Rita Atzeri – dove le tematiche sarde si affiancano a temi classici e contemporanei proposti da compagnie del panorama nazionale con l’obiettivo di evidenziare gli elementi di connessione tra le culture del Mediterraneo. E, in tempi in cui il mare “divide” e diventa luogo di “respingimento”, sottolineare le comuni matrici e favorirne la conoscenza è un atto politico e poetico preciso e consapevole.»

Da Elena Bucci a Lucilla Giagnoni, da Iaia Forte ad Arianna Scommegna, a Laura Curino, da Gianluigi Tosto a Matteo Belli, a Paolo Panaro: questi solo alcuni degli ospiti – nomi di spicco della scena nazionale – del NurArcheoFestival 2019. Che propone tre produzioni originali, ideate a pensate ad hoc: il lavoro su Antigone di Arianna Scommegna; il primo studio di un testo di Sonia Antinori, interpretato da Iaia Forte e Rita Atzeri; il debutto nella scrittura teatrale di Giulia Balzano, archeologa del Museo dell’Ossidiana di Pau. E che presenta per la prima volta al pubblico sardo l’attrice Lidia Vitale, che darà vita a uno spettacolo dedicato ad Anna Magnani, e la cantautrice Rebi Rivale.

Un importante appuntamento di riflessione è rappresentato dalla tavola rotonda “Arcipelaghi del Mediterraneo. Isole come Beni Culturali”, che porterà il modello del NAF all’attenzione di realtà museali nazionali e internazionali. Altra novità è costituita dall’inserimento nel programma di un appuntamento letterario, “Incontro con l’autore”, per avvicinare anche un pubblico di non addetti ai lavori ai temi dell’archeologia.

NurArcheoFestival si lega non solo alla cultura ma anche alla coltura, in un disegno organico di saperi vitali che si fondono fra loro. E lo fa promuovendo una storia esemplare: quella dell’azienda Tela Fertile, nell’agro fra Villamar, Las Plassas e Tuili, nel cuore della Marmilla, dove Francesca Masala ha rilevato l’attività agricola del padre e oggi favorisce al suo interno il reinserimento sociale di persone dal vissuto difficile al termine di un percorso di recupero.

Al centro del NurArcheofestival, quindi, un cartellone particolarmente fitto, con ancora un mix fra cultura classica, attraverso la proposta di spettacoli dedicati al mito e all’epica, e quella più specificamente legata alla storia e alla tradizione letteraria sarda. «D’altra parte, la nostra rassegna – conclude Rita Atzeri – è nata con l’obiettivo di valorizzare il patrimonio archeologico e per favorire una conoscenza profonda della nostra cultura materiale e immateriale. Nel corso degli anni abbiamo definito il NurArcheo come festival dal tempo lungo, perché gli appuntamenti che ne fanno parte prevedono solitamente, insieme agli spettacoli serali, le visite guidate ai siti o escursioni naturalistiche».

Bologna, Arena del Sole 30-01-2010 Matteo Belli in Le guerre di Walter e altre storie, dedicato a Walter Chiari.

Bologna, Arena del Sole 30-01-2010 Matteo Belli in Le guerre di Walter e altre storie, dedicato a Walter Chiari.

DIAGHILEV_Paolo Panaro_Orlando furioso 28.2.12
foto ©Vito Mastrolonardo-Bari

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foto ©Vito Mastrolonardo-Bari

 

CENTRO TEATRALE BRESCIANO  ANTIGONE CENTRO TEATRALE BRESCIANO  ANTIGONE CENTRO TEATRALE BRESCIANO  ANTIGONE CENTRO TEATRALE BRESCIANO  ANTIGONE

Debutta nell’Isola – sotto le insegne del CeDAC – “Antigone ovvero una strategia del rito” da Sofocle, nell’allestimento del CTB/ Teatro Stabile di Brescia e Le Belle Bandiere, per la regia di Elena Bucci (già attrice del Teatro di Leo di Leo De Berardinis, ha collaborato con Mario Martone, Pappi Corsicato e Claudio Morganti), anche protagonista sulla scena con Marco Sgrosso e con Daniela Alfonso, Maurizio Cardillo, Nicoletta Fabbri, Filippo Pagotto, Gabriele Paolocà.

Lo spettacolo inaugurerà  oggi (venerdì 10 gennaio) alle 21 la stagione di prosa 2013-14 al Teatro Civico “Oriana Fallaci” di Ozieri, per approdare sabato 11 gennaio alle 21 al Teatro Eliseo di Nuoro; domenica 12 gennaio alle 21 aprirà il cartellone del Teatro Garau di Oristano e infine, lunedì 13 gennaio sempre alle 21 sarà in scena al Teatro Centrale di Carbonia.

Moderna rilettura della tragedia di Sofocle, “Antigone ovvero una strategia del rito” racconta la storia della giovane figlia di Edipo, Antigone, che sceglie la morte pur di non rinunciare al dovere sacro di dar sepoltura al fratello Polinice (reo di aver combattuto contro la città di Tebe), disobbedendo così a un editto del re Creonte, suo zio, diventa emblematica, in un momento di incertezza e crisi dei valori, come testimonianza di rigore e coerenza con i propri ideali contro la cecità del potere, in un racconto corale che svela il sottile confine tra la maschera e il volto.

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Nell’ambito del XXXIV Circuito Teatrale Regionale Sardo, teatro e danza, parola e canto si fondono in un’ “Antigone” contemporanea che rivela l’attualità del mito: contro una legge “ingiusta” che impone di non seppellire i morti nemici della città, la principessa ribelle, figlia di Edipo e nipote del re Creonte, sceglie di obbedire alle ragioni del cuore, officiando i riti funebri per il fratello Polinice, caduto per mano dell’altro fratello, Eteocle, mentre combatteva da esule per riconquistare il trono. Il ferreo divieto, dettato dalla ragione di stato, infrange più antiche norme e consuetudini religiose e contrasta con la pietas, punendo i trasgressori con la pena capitale; l’inflessibilità del nuovo sovrano, che rivendica l’inviolabilità del suo decreto, ne svela la debolezza, il desiderio di consolidare il recente potere e soprattutto l’ambizione personale e infine la cecità davanti alla catastrofe. Il coraggio di Antigone, la sua convinzione e la determinazione nel portare avanti il suo folle progetto a rischio della vita diventano emblematici non solo della giovanile incoscienza o meglio noncuranza davanti al pericolo, ma anche della ferma volontà di seguire i propri principi, di non arrendersi e non rinunciare ai propri ideali, a costo di pagare il prezzo più alto.

“Antigone ovvero una strategia del rito” – produzione CTB/ Teatro Stabile di Brescia in collaborazione con Le Belle Bandiere, con il sostegno del Comune di Russi – attinge parole e simboli dalla tragedia antica, per riproporli in seno a una moderna scrittura drammaturgica (ideata ed elaborata dalla regista Elena Bucci e da Marco Sgrosso), in cui si intersecano diversi livelli narrativi, e le voci appassionate e discordi dei protagonisti dialogano in contrappunto con l’identità collettiva e l’icastica presenza del coro.

In scena, con Elena Bucci e Marco Sgrosso, Daniela Alfonso, Maurizio Cardillo, Nicoletta Fabbri, Filippo Pagotto e Gabriele Paolocà per un viaggio fino alle origini del mito e della tragedia greca; il disegno luci è di Maurizio Viani, la drammaturgia del suono di Elena Bucci e Raffaele Bassetti (direzione tecnica, Giovanni Macis; luci, Loredana Oddone).

“Antigone ovvero una strategia del rito” racconta di una scelta estrema davanti a un’alternativa inaccettabile: obbedire a un ordine ritenuto ingiusto e contrario all’etica e alla morale, alle proprie convinzioni, e in questo caso alle leggi divine; o ribellarsi, mettendo alla prova l’autorità e la legge, costringendole ad agire in un modo o nell’altro, a venire allo scoperto, per ristabilire la verità e la giustizia anche a costo del proprio sacrificio. Un dilemma tutt’altro che raro o insolito, nel passato come nel presente e presumibilmente nel futuro: la Storia dell’uomo ne propone innumerevoli esempi, che si risolvono spesso in una dicotomia del fare e dell’agire, ovvero in scelte “temerarie” o dolorose rinunce. La tragedia di Sofocle ne dà una sintesi perfetta, insieme al ritratto di un’indomita eroina, con pagine dense di pathos in cui il teatro si fa specchio e coscienza della comunità, tra lucidi ragionamenti e passione per la verità. Teatro politico in senso stretto, in cui si dibattono i temi centrali della polis- l’antica città-stato di Atene – e più in generale della Grecia: “Antigone” è un’opera emblematica, che mette in gioco le fondamenta stesse della civiltà rappresentando il conflitto tra vecchie e nuove leggi, in cui affiora un possibile contrasto tra sacro e profano, tra aspirazioni e necessità umane e volere divino, ma soprattutto una distanza, forse già allora incolmabile, tra etica e politica. Nessuno dei personaggi è immune da complessità e contraddizioni: Antigone brucia la sua giovane esistenza per un ideale, sceglie consapevolmente di rinunciare alla luce del giorno, all’amore di Emone, figlio di Creonte e suo futuro sposo, per non piegarsi a un ordine ingiusto, per non venir meno a un sacro dovere; e Creonte, cieco davanti alla sventura e sordo a ogni critica, da sovrano illuminato diventa tiranno, fino a precipitare se stesso e i suoi nella sciagura. Una grammatica di contrasti, tra Antigone, pura e coraggiosa, irriducibile ribelle e Creonte, incarnazione del potere, insensibile alle grida del suo stesso popolo; ancora tra Antigone, votata alla morte, e la sorella Ismene, “custode di vita”; tra Creonte, padre autoritario e inflessibile e Emone, che condividerà il destino dell’amata; e pure tra Creonte, arroccato sulle sue posizioni, dietro lo scudo del razionalismo e la forza della legge, e il cieco Tiresia, l’indovino che conosce la volontà degli dei e il destino degli uomini.

Sottolineano Elena Bucci e Marco Sgrosso: «“Antigone” di Sofocle ci ha colpito soprattutto per la straordinaria nettezza nell’affrontare un tema mitico ma al tempo stesso di sconcertante attualità e per la sorprendente semplicità poetica di una lingua capace di attraversare il tempo e le mode, senza nulla perdere dello splendore diretto della sua comunicatività. Ritroviamo in Antigone un pensiero caro e necessario: nessuno può togliere la libertà di rinunciare a tutto, anche alla vita, per difendere un credo, un atto, un’idea, un’utopia. In epoche tiepide e cariche di paura, ci appare salutare riflettere su un tema come questo.»

CeDAC – XXXIV Circuito Teatrale Regionale Sardo – Questa è la nostra Stagione – Stagione di Prosa 2013-2014 –

Come da comunicato stampa / Si ringrazia l’Ufficio stampa nella persona di Anna Brotzu

CTB Teatro Stabile di Brescia in collaborazione con Le Belle Bandiere e con il sostegno del Comune di Russi / progetto ed elaborazione drammaturgica di Elena Bucci e Marco Sgrosso /con: Elena Bucci, Marco Sgrosso, Daniela Alfonso, Maurizio Cardillo, Nicoletta Fabbri, Filippo Pagotto, Gabriele Paolocà

Disegno luci: Maurizio Viani / drammaturgia del suono Elena Bucci e Raffaele Bassetti /suono e sensori Raffaele Bassetti /direzione tecnica Giovanni Macis / luci Loredana Oddone /regia di Elena Bucci

Con la collaborazione di Marco Sgrosso

(C.C.)

Si alza il sipario su “Antigone ovvero una strategia del rito”, intrigante e originale mise en scène della tragedia di Sofocle per la regia di Elena Bucci, in tournée nell’Isola per la Stagione di Prosa 2013-14 del CeDAC (nell’ambito del XXXIV Circuito Teatrale Regionale Sardo): teatro e danza, parola e canto si fondono nel suggestivo spettacolo, in cartellone domani (venerdì 10 gennaio) alle 21.00 al Teatro Civico “Oriana Fallaci” di Ozieri (dove inaugura la Stagione del CeDAC); sabato 11 gennaio alle 21.00 al Teatro Eliseo di Nuoro; domenica 12 gennaio alle 21.00 al Teatro Garau di Oristano (e anche qui apre la stagione CeDAC) e, infine, lunedì 13 gennaio, sempre alle 21.00, al Teatro Centrale di Carbonia.

Un’“Antigone” contemporanea che rivela l’attualità del mito: contro una legge “ingiusta” che impone di non seppellire i morti nemici della città, la principessa ribelle, figlia di Edipo e nipote del re Creonte, sceglie di obbedire alle ragioni del cuore, officiando i riti funebri per il fratello Polinice, caduto per mano dell’altro fratello, Eteocle, mentre combatteva da esule per riconquistare il trono.

Il ferreo divieto, dettato dalla ragione di stato, infrange più antiche norme e consuetudini religiose e contrasta con la pietas, punendo i trasgressori con la pena capitale; l’inflessibilità del nuovo sovrano, che rivendica l’inviolabilità del suo decreto, ne svela la debolezza, il desiderio di consolidare il recente potere e soprattutto l’ambizione personale e infine la cecità davanti alla catastrofe. Il coraggio di Antigone, la sua convinzione e la determinazione nel portare avanti il suo folle progetto a rischio della vita diventano emblematici non solo della giovanile incoscienza o meglio noncuranza davanti al pericolo, ma anche della ferma volontà di seguire i propri principi, di non arrendersi e non rinunciare ai propri ideali, a costo di pagare il prezzo più alto.

Antigone ovvero una strategia del rito” – produzione CTB/ Teatro Stabile di Brescia in collaborazione con Le Belle Bandiere, con il sostegno del Comune di Russi – attinge parole e simboli dalla tragedia antica, per riproporli in seno a una moderna scrittura drammaturgica (ideata ed elaborata dalla regista Elena Bucci e da Marco Sgrosso), in cui si intersecano diversi livelli narrativi, e le voci appassionate e discordi dei protagonisti dialogano in contrappunto con l’identità collettiva e l’icastica presenza del coro.

In scena, con Elena Bucci e Marco Sgrosso, Daniela Alfonso, Maurizio Cardillo, Nicoletta Fabbri, Filippo Pagotto e Gabriele Paolocà per un viaggio fino alle origini del mito e della tragedia greca; il disegno luci è di Maurizio Viani, la drammaturgia del suono di Elena Bucci e Raffaele Bassetti (direzione tecnica, Giovanni Macis; luci, Loredana Oddone).

Antigone ovvero una strategia del rito” racconta di una scelta estrema davanti a un’alternativa inaccettabile: obbedire a un ordine ritenuto ingiusto e contrario all’etica e alla morale, alle proprie convinzioni, e in questo caso alle leggi divine; o ribellarsi, mettendo alla prova l’autorità e la legge, costringendole ad agire in un modo o nell’altro, a venire allo scoperto, per ristabilire la verità e la giustizia anche a costo del proprio sacrificio. Un dilemma tutt’altro che raro o insolito, nel passato come nel presente e presumibilmente nel futuro: la Storia dell’uomo ne propone innumerevoli esempi, che si risolvono spesso in una dicotomia del fare e dell’agire, ovvero in scelte “temerarie” o dolorose rinunce. La tragedia di Sofocle ne dà una sintesi perfetta, insieme al ritratto di un’indomita eroina, con pagine dense di pathos in cui il teatro si fa specchio e coscienza della comunità, tra lucidi ragionamenti e passione per la verità.

Teatro politico in senso stretto, in cui si dibattono i temi centrali della polis- l’antica città-stato di Atene – e più in generale della Grecia: “Antigone” è un’opera emblematica, che mette in gioco le fondamenta stesse della civiltà rappresentando il conflitto tra vecchie e nuove leggi, in cui affiora un possibile contrasto tra sacro e profano, tra aspirazioni e necessità umane e volere divino, ma soprattutto una distanza, forse già allora incolmabile, tra etica e politica. Nessuno dei personaggi è immune da complessità e contraddizioni: Antigone brucia la sua giovane esistenza per un ideale, sceglie consapevolmente di rinunciare alla luce del giorno, all’amore di Emone, figlio di Creonte e suo futuro sposo, per non piegarsi a un ordine ingiusto, per non venir meno a un sacro dovere; e Creonte, cieco davanti alla sventura e sordo a ogni critica, da sovrano illuminato diventa tiranno, fino a precipitare se stesso e i suoi nella sciagura. Una grammatica di contrasti, tra Antigone, pura e coraggiosa, irriducibile ribelle e Creonte, incarnazione del potere, insensibile alle grida del suo stesso popolo; ancora tra Antigone, votata alla morte, e la sorella Ismene, “custode di vita”; tra Creonte, padre autoritario e inflessibile e Emone, che condividerà il destino dell’amata; e pure tra Creonte, arroccato sulle sue posizioni, dietro lo scudo del razionalismo e la forza della legge, e il cieco Tiresia, l’indovino che conosce la volontà degli dei e il destino degli uomini.

Sottolineano Elena Bucci e Marco Sgrosso: «“Antigone” di Sofocle ci ha colpito soprattutto per la straordinaria nettezza nell’affrontare un tema mitico ma al tempo stesso di sconcertante attualità e per la sorprendente semplicità poetica di una lingua capace di attraversare il tempo e le mode, senza nulla perdere dello splendore diretto della sua comunicatività. Ritroviamo in Antigone un pensiero caro e necessario: nessuno può togliere la libertà di rinunciare a tutto, anche alla vita, per difendere un credo, un atto, un’idea, un’utopia. In epoche tiepide e cariche di paura, ci appare salutare riflettere su un tema come questo.»

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