19 November, 2024
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E’ una crisi senza fine per il tessuto imprenditoriale del Sulcis Iglesiente Guspinese. Ieri è stata attivata la procedura che porta all’apertura della Cassa integrazione ordinaria per Ceramica Mediterranea Spa, con sede a Guspini. Un’azienda che occupa 117 persone, 108 delle quali in Sardegna e che ha avviato un piano di rilancio puntando su sostenibilità ed idrogeno, con investimenti per oltre 15 milioni di euro che porteranno la fabbrica da una produzione di 300 tonnellate al giorno a 450 tonnellate al giorno di “atomizzato” per la produzione di gres porcellanato.

«Nonostante questo aspetto, ed il fatto che siano in crescita le richieste di manufatti, l’azienda è costretta a ricorrere agli ammortizzatori sociali sostengono Emanuele Madeddu, Lorenzo Mallica ed Elena Dejas, segretari territoriali Filctem-Cgil, Femca-Cisl e Uiltec-Uil -. E questo perché a pesare sui conti sono i costi energetici. Troppo elevati al punto da rischiare di compromettere le produzioni. Il prezzo dell’energia elettrica è ulteriormente cresciuto, passando, in queste settimane, da 0.5 centesimi a 0,60 centesimi al kw/h, quello del gas da 0,50 a circa 0,85 € al kg rendono difficoltosa l’attività produttiva.»

«Nonostante il notevole valore aggiunto rappresentato dal fatto di avere le materie prime a chilometro zero rispetto alla concorrenza del polo ceramico di Sassuolo dove l’approvvigionamento dell’argilla è in prevalenza di provenienza Ucraina, ancora una volta a gravare sul sistema di produzione sardo è la mancanza di gas, combustibile necessario per far funzionare gli impianti, e i costi dell’elettricità sempre più alti aggiungono Emanuele Madeddu, Lorenzo Mallica ed Elena Dejas A questo punto, è necessario che si attivi un percorso che possa garantire le produzioni e quindi possa salvaguardare professionalità e posti di lavoro. Non è pensabile che davanti a un’impresa che continua a credere nei lavoratori e che vuole investire risorse proprie per valorizzare le produzioni la Regione e le altre istituzioni non facciano neppure un passo. La nostra richiesta è chiara ed esplicita: si devono dare risposte e compiere atti affinché siano garantite pari opportunità con le aziende del resto della penisola.»

«A sostegno dei lavoratori e, affinché il mondo produttivo possa avere le stesse condizioni che identiche aziende hanno nel resto d’Italia – concludono Emanuele Madeddu, Lorenzo Mallica ed Elena Dejas -, lanciamo la mobilitazione con iniziative volte a portare a soluzioni delle numerose vertenze aperte.»

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Gli stabilimenti della Vesuvius, azienda produttrice di materiali refrattari chiusa nel 2016 potrebbero presto passare di mano. Una manifestazione di interesse per la fabbrica è stata presentata nelle scorse settimana dal gruppo emiliano Lumatec all’assessorato all’Industria.  Il prossimo 31 dicembre scadranno però gli ammortizzatori sociali per gli ex lavoratori di Vesuvius. Una scadenza che preoccupa i sindacati ricevuti in mattinata dalle commissioni “Lavoro” ed “Attività Produttive” del Consiglio regionale, riunite in seduta congiunta.

«Dal 1 gennaio, senza una proroga degli ammortizzatori sociali, 100 famiglie si troveranno senza alcuna fonte di reddito – hanno detto i rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil Giampiero Manca, Efisio Ibba ed Elena Dejas – serve un intervento straordinario della Regione che vada a coprire il periodo dal 31 dicembre fino alla auspicata ripresa produttiva. L’interesse dell’azienda emiliana è concreto, si parla di 15 milioni di investimento e 200 nuovi posti di lavoro. Sarebbe una boccata d’ossigeno per il sito industriale di Macchiareddu, in crisi ormai da anni.»

I sindacati, oltre alla richiesta di una proroga degli ammortizzatori sociali, hanno sollecitato tempi rapidi per la chiusura della trattativa con Lumatec: «In questi casi la velocità è molto importante – hanno detto Manca, Ibba e Dejas – la Regione deve fare di tutto perché questi imprenditori non scappino».

I presidenti delle Seconda e Quinta Commissione Piero Comandini e Luigi Lotto hanno assicurato il massimo impegno per arrivare a una soluzione positiva: «Stiamo verificando con gli uffici quale norma possa essere utilizzata per venire incontro alle richieste dei lavoratori – ha detto Piero Comandini – gli ammortizzatori sociali finora utilizzati sono finanziati con risorse nazionali. Per intervenire si potrebbe ricorrere a fondi europei che, come noto, sono però sottoposti a rigidi vincoli. Nella stessa situazione di Vesuvius si trovano, inoltre, altre 4 o 5 aziende sarde. Per questo occorre trovare una soluzione complessiva, economicamente e giuridicamente sostenibile. Nei prossimi giorni saremo in grado di dare una risposta chiara, senza prendere in giro i lavoratori».