21 November, 2024
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Ieri pomeriggio, dopo il giuramento dei sette neo assessori, il Consiglio regionale si è svolto il dibattito sulle dichiarazioni programmatiche del presidente della Giunta Christian Solinas.

Il presidente del Consiglio Michele Pais ha aperto la discussione e dato la parola all’on. Aldo Salaris (Riformatori sardi), il quale ha affermato che “le dichiarazioni programmatiche del presidente Solinas sono in perfetta sintonia con il pensiero del Gruppo dei Riformatori sardi”. E ha aggiunto: “Recepiscono i punti salienti del nostro programma elettorale verso il cambiamento richiesto”. Giudizio positivo, dunque, anche per la forte attenzione riservata ai temi dell’insularità e delle accise, “necessari per un reale e concreto sviluppo economico della Sardegna”. L’on. Salaris ha sottolineato la convergenza che si è creata sull’insularità, che non si era mai vista prima, e che risulta centrale nell’azione di governo della Sardegna. Dal riconoscimento del principio di insularità, ha sottolineato il consigliere di maggioranza,  dipende lo sviluppo economico e sociale dell’Isola, ed “è quindi necessario muovere i dovuti passi verso Roma” anche alla luce della richiesta di maggiore autonomia da parte delle altre Regioni. “Da qui la nostra proposta di legge nazionale di modifica delle Norme di attuazione dello Statuto quale via maestra per ottenere ciò che ci spetta”.

Per quanto riguarda le Province, il consigliere ha sottolineato che non cambia l’opinione dei Riformatori (“Troviamo un errore rivitalizzarle”), ma che sono pronti comunque a un confronto con la Giunta e la maggioranza. Sulla sanità ha affermato che è un tema che va affrontato con la massima celerità e attenzione nell’interesse del diritto alla salute dei sardi, senza guardare al passato. L’on. Aldo Salaris ha sottolineato la gravosità del compito che oggi ha l’assessore regionale della Sanità, a cui va dato tutto l’appoggio possibile. Ricordando che la spesa sanitaria impegna più del 50 per cento del bilancio regionale, ha evidenziato che secondo il Crea, Centro di ricerche dell’Università La Sapienza di Roma, “ha certificato che la performance assistenziale della sanità sarda è la peggiore d’Italia, nonostante la spesa pro capite sia tra le più alte”. L’on. Aldo Salaris ha evidenziato che ci sono delle peculiarità proprie della nostra isola dal punto di vista territoriale che vanno tenute in considerazione, come il fatto che la popolazione invecchia e che le cronicità avanzano. “Bisogna mettere mano immediatamente alla riforma del Sistema sanitario” e ha sottolineato favorevolmente il lavoro già iniziato dall’assessore della Sanità, Mario Nieddu.

L’on. Francesco Mura (FdI) è intervenuto sull’ordine dei lavori e ha chiesto al presidente Pais di onorare la memoria dell’ex assessore regionale ed ex sindaco di Oristano, Angela Nonnis, scomparsa prematuramente, facendo osservare all’Aula un minuto di silenzio.

La richiesta è stata accolta dal presidente Michele Pais e l’Aula ha onorato la memoria dell’ex assessore Nonnis.

I lavori sono proseguiti con l’intervento dell’on. Roberto Deriu (Pd). L’esponente dell’opposizione ha evidenziato come le dichiarazioni del presidente Solinas siano “interessanti e ambiziose”. Ha poi evidenziato che l’opposizione avrà il compito di sconsigliarlo, evidenziando limiti e pericoli delle sue scelte. L’on. Roberto Deriu ha sottolineato che si soffermerà, in particolare, sul capitolo intitolato “Identità politica e istituzionale”. “Siamo rimasti smarriti davanti all’affermazione iniziale che la chiave di lettura è la sardità intesa come identità”, non supportata da alcuna analisi storica. L’on. Roberto Deriu ha evidenziato che ci si deve muovere all’interno di un quadro dettato della Costituzione e bisogna fare attenzione alle affermazioni pronunciate.

Il consigliere ha evidenziato che non c’è alcuna preconcetta ostilità. Ci sono alcuni punti condivisibili come quello di pagina 17 delle dichiarazione programmatiche, che ha l’obiettivo di tutelare e promuovere le comunità locali e che si ricollega all’articolo 5 della Carta “la Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali”.

Tra le azioni sconsigliate: la revisione dello Statuto della Sardegna, che esporrebbe a rischi lo stesso Statuto, una volta messo al vaglio del Parlamento italiano.

“Sulle province – ha detto – le diamo il benvenuto, visto che noi l’abbiamo sostenuto sin dal lontano 2011”.  L’On. Roberto Deriu ha sconsigliato un approccio superficiale, come ha sconsigliato di procedere alla riforma della Regione. Il consigliere ha affermato che per azione volte al bene del popolo sardo non sarà negato l’appoggio del Pd. L’on. Deriu ha, inoltre, sconsigliato l’istituzione del dipartimento delle identità e di affrontare il tema sulla semplificazione legislativa senza analizzare bene quanto già posto in essere dalla Giunta Francesco Pigliaru e dalla Prima commissione. L’esponente del Pd, augurando buon lavoro al presidente Solinas, ha affermato che “nessuno le augura l’insuccesso”, ma il ruolo della minoranza sarà quello di avere un atteggiamento franco tale dei servitori fedeli della Repubblica e della Costituzione.

Il presidente Pais ha dato la parola all’on. Stefano Schirru (Psd’Az), il quale ha sottolineato l’importanza di una corretta e proficua collaborazione tra Giunta e Consiglio. “Sono infatti convinto che la centralità del Parlamento autonomistico, così fortemente stigmatizzata dalle dichiarazioni rese all’Aula sia davvero il perno su cui far ruotare l’intera azione riformatrice, così ben tratteggiata dal presidente Solinas”, ricordando la separazione netta tra Giunta e Consiglio avvenuta nella scorsa legislatura. L’on. Stefano Schirru ha definito le dichiarazioni programmatiche: “Intelligenti, azzeccate, ricche di spinti ed entusiasmanti per la nuova stagione che siamo chiamati ad affrontare”.

Il consigliere di maggioranza ha posto l’accento sulla nuova visione della Sardegna, ma anche sul ruolo della politica e sulla volontà di cambiare l’impostazione presente fino a oggi. Più celerità nel dare risposte e nel trovare soluzioni ai problemi, nell’ottica anche di trasformare la percezione che i cittadini e le aziende hanno della Regione: da ostacolo a opportunità, sfruttando al massimo gli strumenti messi a disposizione dallo Statuto sardo. Per l’on. Stefano Schirru la politica deve riappropriarsi del suo ruolo di guida, non lasciando alla burocrazia regionale il ruolo politico.

L’on. Stefano Schirru si è detto d’accordo su una rivisitazione degli enti locali, salvaguardando le diverse identità di cui si compone la Sardegna. “L’abolizione delle Province – ha detto – è stato un insuccesso”. Il consigliere del Psd’Az ha auspicato un’Amministrazione regionale capace di stare in un mondo moderno e che richiede professionalità formate e aggiornate alle nuove sfide. E ha aggiunto che il vero autonomismo è “l’affermazione della nostra diversità, il nostro essere popolo e nazione”, e “di saper essere in un mondo moderno”. Per l’on. Schirru la madre di tutte le battaglie è la tutela dell’ambiente e la capacità di disegnare un modello di politiche ambientali che daranno i risultati oggi e nel futuro. Per quanto riguarda la politica urbanistica, l’on. Stefano Schirru ha sottolineato la necessità di recuperare il patrimonio edilizio esistente prima di consentire di costruire altre case. Le città vanno modernizzate, come Cagliari, ha detto, affinché stimolino quello che per la Sardegna è sviluppo: il turismo.  L’on. Stefano Schirru ha auspicato anche un riordino e una riorganizzazione delle competenze degli assessorati e si è detto favorevole a realizzare un dipartimento dedicato ai rapporti con l’Europa, che sia dotato di personale altamente formato. Non è mancato poi un passaggio sui dati della sanità, che ha definito desolanti: “Abbiamo aumentato costi, calato l’efficienza e portato le  persone a non curarsi”. 

L’on. Giuseppe Meloni (Pd) è intervenuto sull’ordine dei lavori per chiedere al presidente Christian Solinas di riferire in aula sulla continuità territoriale, evidenziando la grave situazione che stanno vivendo i lavoratori di Air Italy.

Il presidente Michele Pais ha poi dato la parola al consigliere del Pd, Valter Piscedda, il quale, come il collega Roberto Deriu, ha ribadito la preoccupazione per il concetto di sardità espresso dal presidente e ricordando che “la Sardegna sta in un’Italia unita, che sta in un’Europa unita, che sta in un mondo globalizzato e c’è il rischio dell’isolamento”. Il consigliere del Pd ha sottolineato che nel processo di riforma bisogna stare attenti al costo del riformismo moderato e a non lasciare indietro neanche un cittadino. Ha espresso, inoltre, perplessità sulla proposta di istituire una Assemblea costituente per modificare lo Statuto. Si è detto, invece, d’accordo sul mettere al centro gli enti locali, come alla volontà di riunire le regioni ad autonomia differenziata per una riforma dello Stato in un’ottica federale. L’on. Valter Piscedda si è detto contrario invece a istituire un dipartimento dell’identità, come alla revisione degli enti regionali, all’istituzione degli osservatori sul turismo e sul mondo del lavoro, come ancora ha trovato irriverenti le parole sulla chimica verde.

Sull’ambiente ha poi aggiunto: “La tutela ambientale non è discutibile e non indietreggeremo di un passo”. L’on. Piscedda ha garantito la collaborazione per tutte le azioni volte al miglioramento della vita dei sardi.

La presidenza è stata assunta dall’on. Giovanni Antonio Satta.

E’ quindi intervenuto, Giuseppe Talanas (FI): “Le sue dichiarazioni programmatiche, forse per la prima volta, richiamano all’identità sarda e all’autonomia speciale. Ed è la scelta che darà carattere alla sua azione”. Per l’on. Giuseppe Talanas è necessaria una forte azione a sostegno dei settori produttivi della nostra Isola, con la richiesta al Governo e all’Europa di interventi straordinari per la nostra Isola. “Sarà una battaglia che non dovrà combattere da solo, ma con una coalizione unita”. La gestione della politica non può essere affidata a un’azione ordinaria – ha continuato –  per far fronte alle tante emergenze. L’on. Giuseppe Talanas si è detto favorevole a puntare sullo Statuto autonomistico della Sardegna: dal Piano di rinascita, alla questione delle entrate, all’istituzione dei punti Franchi, fino all’insularità e alla continuità territoriale.

Il consigliere azzurro ha chiesto una particolare attenzione alle zone interne e al Nuorese e alle aree non rappresentate in Giunta. Va bene riunire in Sardegna i rappresentati delle regioni europee ad autonomie differenziata, ma con nuove risorse riconosciute dallo Stato. “L’Assemblea costituente è una bella idea – ha detto – per integrare e non cancellare lo Statuto”. Per l’on. Giuseppe Talanas bisogna rilanciare l’articolo 13, un Piano di Rinascita che guardi alle zone interne e disagiate, a forte rischio di spopolamento, con piccoli punti franchi con fiscalità di vantaggio nelle aree di  Pratosardo, Nuoro, Siniscola, Ottana, Macomer, Sorgono, Suni, Ozieri, Isili e Arbatax. Per l’esponente di maggioranza va potenziato il turismo, anche con percorsi e offerte alternative a quelle legate alle zone costiere. Un passaggio importante è stato riservato al comparto agricolo e alla forte spinta politica a sostegno del prezzo equo del latte, a partire da un euro a litro e alla ricerca di una trasformazione strutturale del comparto. Serve, inoltre, una task force che si occupi delle richieste del mondo agropastorale, creando anche un collegamento tra ambiente e mondo agricolo. Tutti i programmi devono essere portati avanti senza ritardi.

E’, poi, intervenuto il consigliere del Movimento 5 Stelle, Roberto Li Gioi, il quale ha evidenziato   che la mancata partecipazione del presidente Solinas alle celebrazioni del 25 aprile l’hanno lasciato sconcertato. “Una data, ha spiegato, che è una pietra miliare della nostra storia”. “Autonomia sì, ma all’interno di una nazione che ha lottato con ardore per la sua libertà e che ha lasciato sul campo tantissime vittime”. L’on. Roberto Li Gioi ha evidenziato i 70 giorni passati prima di vedere completata la Giunta, sul cui operato vigilerà, insieme ai consiglieri del suo gruppo. Per l’esponente del Movimento 5Stelle è fondamentale la riorganizzazione degli enti e agenzie e che si risolvano i problemi dei dipendenti dell’Aras e dell’Aias. Apprezzabile sulla carta, ha detto, il punto sull’identità ambientale e territoriale, ma sarà necessario valutare con attenzione le politiche ambientali e urbanistiche che saranno portate avanti. L’on. Roberto Li Gioi ha, inoltre, evidenziato come il turismo sia imprescindibile per lo sviluppo dell’Isola, ed è fondamentale che la Sardegna abbia un sistema di trasporti efficiente. E’ necessario, ha, proseguito, lavorare su continuità territoriale che metta alla pari i tre aeroporti sardi, così come bisogna intervenire sulla continuità marittima. Il consigliere ha ricordato la proposta presentata dal deputato Nardo Marino (M5S) in Parlamento.  In conclusione, ha affermato che il suo gruppo non farà sconti alla Giunta, ma che sarà pronto ad appoggiare gli interventi a favore del popolo sardo.

L’on. Pierluigi Saiu (Lega) ha preso la parola e ha detto: “Cari colleghi, sento l’onore di questo ruolo. Abbiamo tutti la responsabilità di lavorare per la nostra terra e per i giovani sardi.

La nostra autonomia ha superato i 70 anni e il suo sostanziale logoramento impone l’avvio di un serio processo di riforma. In questo scenario le regioni a statuto speciale sembrano stancamente inseguire le regioni a statuto ordinario e il loro dinamismo. La classe politica sarda ha poi mostrato difficoltà a elaborare riforme coraggiose ed è urgente ripensare il nuovo statuto, per consentire ai sardi di muoversi liberamente e alle imprese di crescere. ‘La sovranità e l’autonomia o la si esercita o decade’, diceva Mario Melis. Noi dobbiamo riformare lo Statuto in senso federale ed è questa la frontiera della nostra autonomia. Dobbiamo ricominciare a parlare di autonomia conquistata, non concessa. Dobbiamo scrivere un nuovo testo unico degli enti locali sardi, senza ricalcare la disciplina nazionale ma mettendo sempre al primo posto l’interesse dei cittadini sardi e dei piccoli comuni, che dovranno essere messi nelle condizioni di erogare i servizi necessari alla popolazione”.

Per l’on. Pierluigi Saiu “lo spopolamento delle zone interne si combatte investendo denari e realizzando strade”. E pure le Province dovranno avere “organi eletti direttamente dai cittadini e non dobbiamo aver paura di chi parlerà di poltrone perché la viabilità provinciale cade a pezzi e non ci sono le risorse per farlo. Come nella strada per Siniscola, dove il 10 marzo scorso abbiamo registrato l’ennesimo incidente mortale. Lo dico da presidente della commissione Prima: dobbiamo scrivere un nuovo Statuto, una nuova Statutaria e una legge generale di riforma degli enti locali. I sardi si aspettano questo e si aspettano discontinuità”. L’esponente leghista ha parlato anche dei problemi della sanità e della necessità di una riforma che venga incontro prima di tutti ai problemi dei cittadini”.

Per i Progressisti ha preso la parola l’on. Gianfranco Satta: “Le dichiarazioni del presidente Solinas sono piene di elementi di criticità, che saranno oggetto di analisi nel corso della nostra legislatura. La nostra opposizione sarà leale, chiara e intransigente, a cominciare al tema della riorganizzazione degli enti locali. Voi volete ripristinare le province ed eliminare ogni altro ente intermedio come le unioni dei Comuni ma è molto dubbia la legittimità costituzionale della vostra proposta. E i Comuni rurali hanno bisogno del pieno riconoscimento, sotto il profilo dei contributi e dei finanziamenti, della loro condizione visto che oltre la metà dei sardi abita in aree definite rurali. Per questo noi riteniamo sia necessario investire sullo sviluppo rurale di tipo partecipativo, abbandonando il modello centralista e valorizzando davvero le decisioni delle comunità”. L’oratore ha proseguito dicendo: “Se davvero lei intende dare equa rappresentanza a tutti i territori, perché non ha iniziato a usare questo criterio componendo la giunta? Non c’è un solo rappresentante della provincia di Sassari né di quella di Nuoro: è questo il suo modo di assicurare la equa rappresentanza?”.

E’ intervenuta l’on. Annalisa Mele (Lega), che ha parlato del suo territorio di provenienza, l’Oristanese, e ha detto: “La prospettiva federalista è senza dubbio la più realistica e la più consona ai nostri ideali per la Sardegna. Presidente Solinas, la sua è la via giusta: dobbiamo scegliere la via dell’identità e della collegialità per trasformare la Sardegna. Ogni enunciato dovrà avere la sua realizzazione a cominciare dalla Sanità. Un fatto su questo deve essere chiaro: la riforma della Sanità dovrà poggiare sul fattore umano. Va recuperato il prezioso contributo dei lavoratori della Sanità, che oggi si sentono privati di dignità e dimenticati dalla politica. Dobbiamo rivendicare con il Governo nazionale la libertà in materia di spesa e di formazione, per evitare una riduzione scellerata dei servizi e restituire ai territori la rete dei servizi sanitari. Non sono i pazienti che vengono verso i servizi sanitari ma sono i servizi che dovranno andare da loro, considerando l’aumento dell’età media e la necessità di occuparsi di prevenzione e di aree emergenti di criticità”. L’oratore, che esercita la professione di medico, ha toccato diffusamente i temi della disabilità, della malattia mentale e dell’incremento delle malattie neurodegenerative. “Un capitolo a parte riguarda l’emergenza urgenza territoriale, l’unico servizio che funziona e riscuote il grande apprezzamento della popolazione. Areus è in via di definizione e va rimodellata aumentando i punti di postazione avanzata. E va rivisto anche il servizio di elisoccorso, spesso utilizzato impropriamente e sproporzionato”. L’on. Annalisa Mele ha parlato poi dell’agricoltura sarda e della cultura: “La valorizzazione della storia della Sardegna deve essere la linfa che alimenta ogni azione di governo. Il mio territorio ha partorito una gigante come Eleonora d’Arborea e mi sia consentito rivolere un pensiero alla collega Angela Nonnis, scomparso pochi giorni fa, sindaco di Oristano e assessore di questa nostra Regione”.

Per l’opposizione l’on. Eugenio Lai (Leu) è intervenuto e ha parlato di linee programmatiche “confuse e contradditorie. Abbiamo vissuto sino a oggi una situazione paradossale e una maggioranza che ha in comune soltanto la divisione dei posti di governo. Non bastano le dichiarazioni del neo assessore al Turismo che pensa di risolvere il problema della disoccupazione con i campi da golf. In realtà i dati macroeconomici del governo Pigliaru sono migliori di quelli che la giunta Cappellacci aveva lasciato all’atto della conclusione della sua legislatura. E’ nel concreto che vorremmo conoscere le vostre intenzioni: che volete fare per i dipendenti Aias, senza stipendio da circa dieci mesi?  Che politica è quella che non si occupa di questi problemi? Io mi batto per una politica che possa consentire ancora al figlio dell’operaio di diventare dottore. E qual è la vostra politica energetica? Stiamo ancora aspettando il taglio delle accise sulla benzina promesso dal vostro primo alleato nel primo consiglio dei ministri”.

Per l’oratore “non serve cementificare ancora, se i nostri paesi sono pieni di case abbandonate come tutti sappiamo. Non siamo il partito del no ma del sì: al lavoro nell’ambiente, al mare cristallino, a un’isola senza plastica, a una nuova legge urbanistica. Serve invece una nuova continuità territoriale che permetta ai cittadini di viaggiare a basso costo in Sardegna e in Italia. Non possiamo aspettare lustri per il completamento di opere strategiche per i collegamenti sardi, che non spettano a noi ma allo Stato”.

Per la maggioranza l’on. Stefano Tunis, leader di Sardegna 20/20, ha detto: “Chi mi ha preceduto si è mosso sul terreno scivoloso della critica senza la prudenza di chi ha a lungo governato. La stessa prudenza che dovrebbe avere chi si avventura a parlare di calcio senza aver mai giocato. Il realtà il centrosinistra sardo ci ha riconsegnato il governo avendo soltanto parlato di Pil e crescita occupazionale. Senza che il popolo percepisse i vantaggi di tale precedente governo.  Per cinque anni non siete intervenuti sulle questioni più cruciali e non avete ostacolato il più volgare assistenzialismo. Abbiamo sentito tutti noi il presidente Francesco Pigliaru dire che neppure Sergio Marchionne era stato capito quando fondava Fca. Noi ci assumiamo il peso di un grande rinnovamento e del rilancio della Regione e lo faremo dai settori strategici e dagli locali. Ci sono rischi nel programma del presidente Solinas ma ci sono ancora più rischi nel procedere come avete proceduto voi. Noi siamo una maggioranza giovane, esuberante ma trainante e lo dimostreremo in quest’Aula”.

Ha preso la parola l’on. Antonio Piu (Progressisti) che ha sollecitato “tempi più rapidi per le decisioni che riguardano la Sardegna e soprattutto soluzioni. Vengo da un territorio grande e vasto come Sassari che non ha rappresentanza in Giunta e non difendo a prescindere le decisioni del passato. Però se nei vostri interventi c’è così tanta voglia di raccontarvi in maniera differente io non ci sto: la vostra Giunta è partita con mesi di ritardo e la Quarta commissione inizierà a lavorare domani, per la prima volta”.

L’oratore ha proseguito: “Un’identità di popolo si ha solo se si lavora sulle persone e mi sarebbe piaciuto leggere questo nelle vostre linee programmatiche. Mi auguro che in questi cinque anni il presidente Solinas mostri le soluzioni a problemi che ha raccontato con tanta leggerezza”.

Il consigliere Michele Ciusa (M5S) ha iniziato il suo intervento mettendo in luce, da cittadino, le difficoltà del sistema Regione nella proclamazione degli eletti a causa di una legge fatta apposta per fermare il Movimento 5 stelle, e successivamente i gravi ritardi che hanno accompagnato la composizione dell’esecutivo, dovuti solo alla necessità di trovare il tempo di «soddisfare gli appetiti delle forze politiche di maggioranza». Noi diciamo no, ha aggiunto, «a questi artigiani della quantità e dubitiamo che le grandi  scelte possano essere fatte con le mani libere, perché temiamo che prevarrà la convenienza personale in continuità con il passato». La Sardegna, ha detto, «deve puntare su modello di sviluppo sostenibile e compatibile con le sue vocazioni, unica strada per risolvere la profonda crisi di lavoro che riguarda i giovani che comunque hanno tanta voglia di fare e vanno sostenuti nei loro sforzi per restare in Sardegna e riportarli a casa, assicurando loro una buona formazione e l’opportunità di essere una nuova generazione di imprenditori anche lavorando ad un grande progetto di autosufficienza alimentare».

Il consigliere Andrea Piras (Lega), dopo aver ricordato che questa legislatura comincia con una eredità pesantissima, rappresentata dal più alto abbandono scolastico d’Italia, da tante opportunità di lavoro negate ai giovani, e da un grave peggioramento della situazione economica che ha determinato il declassamento della Regione da parte dell’Unione europea, ha criticato l’amministrazione precedente «che non ha portato nulla di buono alla Sardegna, lasciando tanti giovani senza una vera speranza per futuro». Il compito che ci attende, ha continuato, «è quello di affrontare con slancio tante emergenze, puntando sulla come fattore di valorizzazione della nostra identità, dal patrimonio archeologico gli antichi mestieri, e soprattutto sulla formazione di qualità, se davvero vogliamo frenare l’emigrazione e riprendere un cammino di crescita». Piras ha poi approfondito la situazione del settore agricolo, a suo giudizio frenato da troppe inefficienze: burocrazia, bassa capacità di spendere le risorse assegnate e di concentrare l’attenzione su settori strategici in grado di incrementare produzioni ad alto valore aggiunto, col risultato di aver deluso per l’ennesima volta le aspettative di quanti volevano tornare a lavorare sulla terra». Quello di una nuova qualità ambientale, ha concluso, «deve essere un grande obiettivo, assieme ad nuova cultura alimentare, alla lotta contro la contraffazione dei nostri prodotti, all’ammodernamento tecnologico del settore e ad una redistribuzione delle risorse all’interno delle varie misure europee».

Elena Fancello, del M5S, ha messo l’accento sul tentativo del presidente di unificare i diversi settori della realtà sarda con il collante con identità, anche se «le esperienze negative del passato pesano nel deterioramento dei rapporti fra politica e cittadini confermato dall’elevata astensione, molto diffusa fra giovani che, peraltro, non hanno trovato lo spazio che avrebbero meritato nelle dichiarazioni programmatiche». Si avverte, ha proseguito, «una grande di sfiducia nel futuro e tuttavia va raccolta la sfida di proporre ai sardi una idea complessiva della Sardegna del futuro attenta soprattutto ai giovani, attraverso la semplificazione burocratica, gli incentivi per l’accesso al credito, l’attenzione al capitale umano, alla formazione professionale per chi non riesce a laurearsi e sono purtroppo tantissimi,  alla valorizzazione dei saperi antichi». Molti dicono che con la cultura non si mangia, ha ricordato Elena Fancello, «io invece penso che in Sardegna con la cultura ci sia da mangiare per tutti e che, anzi, l’investimento in cultura sia lo strumento migliore per arginare il calo demografico e dare spazio a tanti giovani, come per esempio i medici, che hanno aspettato fin troppo ed hanno diritto di avere risposte».

Laura Caddeo, dei Progressisti, ha lamentato la marginalità che il programma ha riservato a temi di enorme importanza come, istruzione, diritto allo studio e cultura, «che invece sono elementi strategici sui quali far poggiare ogni disegno di sviluppo». Il documento del presidente, ha aggiunto, «parla di scuola solo due volte e lo fa per citare i dati sulla dispersione che in realtà è la conseguenza di una povertà educativa che arriva da lontano: mancanza di asili nido, scuole per l’infanzia e luoghi di aggregazione soprattutto nei piccoli centri, mentre nelle aree urbane non sono accessibili alle fasce più deboli della società». Manca inoltre, ha lamentato la Caddeo, «ogni riferimento alla disabilità, anch’esso fenomeno e trasversale che richiede una programmazione forte per ampliare gli spazi di integrazione, così come manca una politica per le donne e la parità di genere, che comprenda misure organiche su lavoro e compatibilità fra impegno sociale e realizzazione personale e professionale». Infine, «dire prima i sardi è una cosa banale e individualista, oltretutto in contrasto la citazione di Fortza Paris».

Per Nico Mundula (Fdi) il programma appare coerente con la realtà percepita fuori dal palazzo, perché propone una visione complessiva del concetto di sardità insieme ad una idea di autonomia finalmente compiuta, da protagonisti e non comprimari. E’un compito impegnativo, ha osservato, «perché ereditiamo una Sardegna in ginocchio che però vuole e deve ripartire, a cominciare dalla sanità che richiede la profonda correzione di una riforma che ha scontentato tutti ed ha peggiorato il servizio regionale, mentre invece occorre al più presto rimettere al centro cittadini e costruire un nuovo sistema attorno a loro». Va dato poi impulso, ha auspicato Nico Mundula, «a comparti trainanti dell’economia della Sardegna finora trascurati, come l’agro pastorale, l’agroalimentare, l’artigianato ed il turismo, favorendo l’accesso al credito anche delle micro imprese, tagliando la burocrazia, tutelando i prodotti sardi nei mercati, incentivando il turismo nelle zone interne, rivolgendosi in particolare ai giovani che vogliono restare in Sardegna».

Secondo Diego Loi (Progressisti), in linea generale il programma presenta diversi passaggi condivisibili a cominciare da quelli sull’identità, sui quali ci si potrà confrontare nel quadro del rilancio della nostra autonomia nel quadro nazionale ed internazionale. Ci sono anche suggestioni interessanti su un progetto di rinnovamento istituzionale coerente con le tante identità della nostra Regione, ha continuato, «ma ho qualche riserva sulle modalità indicate perché sarebbe meglio approfondire alcuni passaggi, con particolare riferimento a quelli relativi alle forme aggregative fra Comuni che dovrebbero fare spazio alle Province; vedo in altre parole una dicotomia fra questo e la valorizzazione delle comunità locali; nelle esperienze condotte fin qui c’è a mio avviso molto da salvare, perché combattere la frammentazione va bene ma senza dimenticare che molte cose funzionato e hanno fatto crescere tante piccola realtà che hanno mostrato di superare i localismi».

Carla Cuccu, del M5S, ha auspicato che questa legislatura riesca a trasmettere al popolo sardo l’attenzione delle istituzioni ai loro problemi, anche se da questo punto di vista il programma appare troppo teorico per essere concreto. Noi, ha annunciato, «faremo opposizione sui contenuti vigilando sul recupero di una idea che rappresenti davvero un quadro di istituzioni al servizio dei sardi nel nome dell’identità e richiamata ci saremo quando si parlerà di cose concrete sulle quali faremo le nostre proposte». Da donna, ha affermato, «vedo una carenza sulle politiche della famiglia che poi è il nucleo dal quale si sviluppa qualunque società e bisogna secondo noi valutarla come centro di interessi e di diritti che può fare molto per la Sardegna». Mancano inoltre, ha lamentato, «sia un messaggio di speranza e di liberazione dalla cattiva politica che una attenzione ai problemi della parità di genere che liberi la donna da una scelta obbligata fra diversi ruoli». Per quanto riguarda la sanità, ha concluso, «diciamo no a soluzioni tampone, perché si deve ripartire dalla prevenzione e dalle prestazioni di qualità».

Emanuele Cera, di Forza Italia ha detto di aver particolarmente apprezzato un programma che mette al centro il cittadino, e propone un buon metodo per valorizzare responsabilità amministrativa di chi si impegna in politica sottoponendosi al giudizio dei cittadini. Apprezzamento, inoltre, «per il nuovo ruolo assegnato agli Enti locali nel rapporto con la Regione, che può essere un ottimo strumento per riconquistare la fiducia dei sardi con uno spirito nuovo, facendoli sentire partecipi di un progetto, valorizzando competenze, risorse umane e meritocrazia». Siamo consapevoli del momento difficile che attraversiamo, ha sostenuto Emanuele Cera, «e sappiamo che saranno necessarie scelte coraggiose, nel rispetto del principio di sussidiarietà che presuppone il superamento di un certo centralismo regionale, garantisce una risposta migliore alle esigenze delle imprese ed accompagna positivamente i processi di crescita economica con proposte concrete nei diversi settori». Col rilancio delle vertenze aperte con lo Stato in settori strategici, ha concluso, «possiamo puntare ad essere l’isola della qualità della vita ma dobbiamo fare in fretta perché non c’è più tempo e i sardi non possono aspettare».

Al termine di quest’ultimo intervento, il presidente Michele Pais ha tolto la seduta. I lavori del Consiglio regionale riprenderanno martedì, alle ore 10.00, con l’intervento del consigliere Giuseppe Meloni, del Pd.

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Il Consiglio regionale nella parte finale della seduta di stamane, ha eletto i componenti dell’ufficio di presidenza: 2 vice presidenti, 3 questori ed 1 segretario.

L’Aula ha eletto i vicepresidenti, gli onorevoli Giovanni Antonio Satta (Riformatori) e Piero Comandini (Pd). Hanno riportato sette voti anche l’on. Roberto Li Gioi (Cinque stelle) e uno l’on. Giorgio Oppi (Udc).

Il presidente Michele Pais ha chiamato poi l’elezione dei questori. L’Aula ha eletto gli onorevoli Giorgio Oppi (Udc, 35 voti), Gianfranco Lancioni (Psd’Az, 35) ed Antonio Piu (Progressisti, 16).

Segretario è stato proclamato eletto l’on. Emanuele Cera (Forza Italia, 33 voti). Al termine, il presidente Michele Pais ha dichiarato conclusa la seduta.

Il Consiglio sarà riconvocato a domicilio.

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Dopo una sentenza del Tribunale di Cagliari e la conseguente applicazione della legge “Severino”, nel corso della seduta odierna del Consiglio regionale, a Oscar Cherchi (Forza Italia), in base alla decisione della Giunta per le elezioni, è subentrato dopo un rilievo sull’ineleggibilità del candidato Emanuele Cera, il candidato Domenico Gallus.

La surroga del consigliere Oscar Cherchi a favore di Domenico Gallus è stata approvata con 29 voti favorevoli, 11 contrari e 3 astenuti; subito dopo il neo consigliere Gallus ha prestato giuramento.

Successivamente l’Assemblea ha iniziato ad esaminare il Testo unificato sulla raccolta e la commercializzazione dei funghi epigei ed ipogei ed il presidente ha dato la parola al relatore Eugenio Lai (Art. 1 – Sdp) per illustrare il provvedimento.

Aprendo il suo intervento Lai ha affermato di sentirsi «in imbarazzo perché, in effetti, non è cambiato nulla rispetto a 15 giorni fa: molti consiglieri non conoscono la legge, molti, pur conoscendola, hanno presentato emendamenti che la modificano in profondità, nell’Aula si registrano significative divisioni». «Per cui – ha proseguito – è arrivato il momento di discutere la legge ma se qualcuno ha opinioni diverse (anche radicali) è bene che le manifesti, purché non si continui con la politica del rinvio con motivazioni strumentali, perché la Sardegna ha bisogno di una legge». «Anche perché – ha detto ancora Lai – stanno nascendo complessi contenziosi giudiziari, molte amministrazioni stanno procedendo con regolamenti fai da te e il territorio sta subendo gravi danni ambientali causati dalla raccolta selvaggia». «Se non si discute oggi – ha avvertito il consigliere – mi dimetto da relatore, purché credo che tutti debbano assumersi la responsabilità di non intervenire».

Il capogruppo di Forza, Italia Pittalis, ha ricordato che la questione è stata affrontata in conferenza dei capigruppo ma, nello stesso tempo, ha richiamato l’attenzione del presidente Ganau sulla necessità che, nella prossima riunione, il presidente Francesco Pigliaru riferisca al Consiglio sulla crisi politica della Regione e sulla questione degli assessorati vacanti.

Iniziando la discussione generale il consigliere Pier Mario Manca (Pds) ha dichiarato che «la Regione ha bisogno di una legge organica su raccolta commercializzazione dei funghi unita alla salvaguardia dell’eco sistema». Il testo, a suo avviso, «raccoglie proposte diversificate e risente probabilmente di un certo appesantimento burocratico, anche se non vanno dimenticati gli aspetti positivi: la distinzione dei tesserini fra raccoglitori amatoriali e professionali, i permessi speciali a pagamento per i non residenti e la formazione, tutte misure che assicurano un impatto minimo sui territori; così come sono positivi gli interventi per la salvaguardia dell’habitat naturale e la tutela della salute dei raccoglitori e dei consumatori, anche per gli ipogei che in alcune zone stanno diventando fonti di integrazione al reddito per molte comunità della Regione».

Il consigliere dei Riformatori Luigi Crisponi ha lamentato, come già era stato evidenziato nel dibattito precedente, «la presenza di appesantimenti burocratici mentre singolarmente vengono trascurate le competenze dell’assessorato della Sanità che invece va coinvolto proprio per introdurre norme a tutela della corretta conoscenza del prodotto ed inoltre, quanto ai tesserini, occorre che possano essere rilasciati on line, cosa che ora non è possibile». Ci sono poi altre dimenticanze, secondo Crisponi, «che vanno senza dubbio corrette, se si vuole anche in Aula, a cominciare dalla commercializzazione in cui vanno messe a punto le differenze fra epigei e ipogei (tartufi) con questi ultimi che fanno registrare movimenti interessanti di mercato».

Il vice capogruppo del Pd Roberto Deriu, concordando in buona parte con le osservazioni di Crisponi e dello stesso relatore Lai, ha osservato che «il testo risente di composizioni e ricomposizioni per cui non può essere approvata cosi com’è e ci sono molte osservazioni da fare, a partire da una sorta di regionalizzazione dei funghi piuttosto discutibile, da un sistema di autorizzazioni troppo macchinoso e da una burocrazia aggiuntiva non adatta all’argomento, una sorta di nuova burocrazia del fungo scientifica e tecnica appesantita oltretutto da sanzioni eccessive». «Ci sono insomma molte cose su cui riflettere ancora anche in commissione – ha concluso Deriu – senza dimenticare che si sta intervenendo su rapporto fra uomo e terra e sulla salute del bosco, abbastanza per chiedersi se la legge in esame è fatta bene».

Dopo l’on. Roberto Deriu ha preso la parola l’on. Lorenzo Cozzolino (Pd), che ha definito questa legge «un notevole passo avanti che va a tutelare un bene economico privo a oggi in Sardegna di tutele normative. Molto ancora si può e si deve fare per emendare la proposta, come le norme sulla modalità per il rilascio del patentino per la raccolta».

Per l’on. Antonio Solinas (Pd) «non serve entrare pere la seconda volta nel merito di una proposta che il Consiglio conosce bene. Questa non è una legge che nasce per punire ma per prevenire sotto il profilo sanitario i rischi derivanti da una vendita e da un commercio indistinti dei funghi. Ma tutti gli emendamenti presentati priverebbero di  senso questa proposta, al punto che sarebbe meglio lasciare le cose come sono».

Ha preso poi la parola l’on. Attilio Dedoni (Riformatori sardi), che ha detto: «La Sardegna attende l’approvazione di questa norma e mi chiedo chi sia interessato dentro quest’Aula a che la legge non passi. C’è un grande giro di affari tra Sardegna e Umbria, dove il prodotto sardo viene preso, venduto e trasformato come se fosse di Norcia».

Per l’on Gianluigi Rubiu (Udc) «questa è una legge burocratizzante e punitiva. Una legge preistorica, che nasce per complicare la vita ai sardi. In particolare, sono ridicole le norme sul rilascio del tesserino che abilita alla raccolta. Che senso ha consentire a chi ha 65 anni di effettuare la raccolta senza il patentino ma solo nel territorio comunale? E siete sicuri che tutti conoscono i confini?».

L’assessore all’Ambiente, Donatella Spano, ha preso la parola per la Giunta e ha detto: «La Regione ha senza dubbio necessità di una normazione puntuale del settore, sia per gli aspetti sanitari che per quelli economici. Alcuni funghi sono poi un ottimo indicatore biologico della qualità dei nostri ecosistemi  e vanno pertanto considerate le modalità di raccolta e di commercializzazione. Un apporto dell’assessore alla Sanità, peraltro, può essere importante».

Il presidente Gianfranco Ganau ha dato poi la parola all’on. Eugenio Lai, che ha detto. «Se c’è l’assessorato pronto a garantire che lavorerà su questa legge velocemente, possiamo essere d’accordo sul ritorno in commissione del testo. Non possiamo però perdere tempo: vogliamo un impegno chiaro della Giunta».

L’on. Piermario Manca (Pds) ha chiesto «date certe, una volta per tutte. Se è necessario sospendiamo il Consiglio e vediamo in commissione gli emendamenti».

L’on. Domenico Gallus ha chiesto il ritorno in commissione del testo di legge e ha rivolto dai banchi un saluto all’on. Oscar Cherchi. «Mi tocca l’onore ma anche il dispiacere di sostituirlo. Dichiaro sin d’ora che in questo anno di presenza in Consiglio regionale non avrò vincolo di partito e di coalizione».

Su proposta del presidente l’Aula ha votato a favore del rinvio in commissione della legge.

L’Aula ha deciso di rinviare alla prossima seduta di mercoledì prossimo 21 giugno (ore 10.00) la nomina del Difensore civico e del Garante regionale per l’Infanzia.

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La seduta antimeridiana n. 233 si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau che, dopo le formalità di rito, ha comunicato all’assemblea l’elezione di Annamaria Busia (Cp) a presidente del gruppo Misto e del consigliere dei Rossomori, Emilio Usula, vice capogruppo.

Gianfranco Ganau ha inoltre comunicato la modifica della denominazione del gruppo Partito Sardo d’Azione in “Psd’Az-La Base” e la richiesta del capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, per l’istituzione di una commissione speciale d’inchiesta sul rischio amianto in Sardegna, nonché la sentenza della Consulta sulla illegittimità costituzionale di alcune parti della legge di stabilità 2016.

Quindi il presidente del Consiglio ha pronunciato un breve intervento per ricordare il drammatico attacco terroristico di Manchester e portare la solidarietà e la vicinanza dell’assemblea sarda al popolo britannico: «Consentitemi in apertura dei lavori di questa Assemblea di ricordare quanto accaduto avantieri a Manchester, di porre per qualche istante la nostra attenzione alle ventidue vittime, al momento accertate, di un nuovo e terribile attacco, frutto dell’odio jihadista che ha guidato purtroppo la mano di un giovane cittadino inglese, nato in Gran Bretagna da genitori libici fuggiti dal regime di Gheddafi. Un matto, un terrorista, un giovane di 22 anni con la mente annebbiata da una ideologia che semina orrore e terrore, che cresce e si insinua nel disagio che caratterizza le grandi periferie della nostra Europa». «Un ventiduenne che sceglie di farsi saltare in aria, uccidendo ventidue persone e mutilando decine di ragazze e ragazzi – ha proseguito Ganau – adolescenti e bambini, riuniti per un concerto, durante un momento di festa e divertimento per condividere la stessa passione. Colpisce la scelta e la giovanissima età delle vittime, la più piccola aveva appena otto anni, e il bilancio dei feriti. Oggiha concluso il massimo rappresentante dell’Assemblea sarda – qualsiasi commento rischia forse di stridere di fronte a tanto orrore, ma credo che l’Europa, l’Italia e con esse la nostra isola, abbiano ancora tanta strada da fare per non alimentare quest’odio e tutta questa follia. Alla Gran Bretagna e al suo popolo quest’Assemblea esprime tutta la propria vicinanza».

Al termine dell’intervento, l’Aula, su invito del presidente del Consiglio, ha osservato un minuto di silenzio.

Il presidente ha quindi introdotto il tema della sostituzione dei consiglieri regionali sospesi, a fare data dal 20 febbraio 2017, per effetto della legge Severino, Oscar Cherchi (Fi), Alberto Randazzo (Fi) e Mario Floris, e si è proceduto con il giuramento dei nuovi consiglieri Gennaro Fuoco e Mariano Contu, candidati nel collegio provinciale di Cagliari, rispettivamente nelle liste di Uds e Forza Italia, che sono così subentrati agli onorevoli Mario Floris e Alberto Randazzo.

Terminate le formalità del giuramento, il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha chiesto una breve sospensione dei lavori che il presidente del Consiglio ha accordato.

Alla ripresa, il presidente Ganau, ha informato l’assemblea che in merito alla sostituzione del consigliere Oscar Cherchi (Fi), la giunta delle elezioni – riconoscendo fondate le cause di ineleggibilità denunciate a partire dallo scorso febbraio da Domenico Gallus (secondo dei non eletti nella lista Fi del collegio provinciale di Oristano) contro Emanuele Cera (primo dei non eletti nella lista Fi del collegio provinciale di Oristano) per non avere rassegnato, entro il 13 gennaio 2014, le dimissioni da presidente della Saremar – ha proposto all’Aula la votazione della sospensione del giuramento di Emanuele Cera.

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha chiesto la votazione segreta.

Il consigliere dell’Udc, Giorgio Oppi, ha annunciato l’abbandono dell’Aula («la giunta delle elezioni  è disorganica e conta sei componenti della  maggioranza e solo tre della minoranza»), seguito dal consigliere Psd’Az-La Base, Giovanni Satta («la Giunta delle elezioni non ha svolto il suo compito e investe il Consiglio di competenze che non sono proprie») e da Roberto Desini, Pds («evidenzio l’incongruità della legge Severino che consente al collega sospeso di percepire parte dell’indennità»). Il consigliere di Fi, Stefano Tunis, ha lamentato “una votazione al buio” («non ci sono stati i dovuti approfondimenti e non possiamo sostituirci al tribunale ordinario ed assistiamo all’oscena applicazione della legge Severino»).

Il presidente Gianfranco Ganau ha prima confermato che «spetta alla giunta delle elezioni la valutazione delle incompatibilità e ineleggibilità» ed ha quindi aperto la votazione a scrutinio segreto. L’Aula con 32 voti e favore e 12 contrari, ha accolto la proposta della giunta delle elezioni ed ha sospeso il giuramento di Emanuele Cera. 

Al termine dello scrutinio il Consiglio ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con Dl 415-Giunta regionale-che modifica le leggi regionali n.32 e 36 del 2016 in materia di bilancio 2016 e pluriennale 2016-2018 a seguito del ricorso del Governo e della sentenza della Corte Costituzionale che ha sancito l’incostituzionalità delle norme.

Prima di affrontare il testo del provvedimento, sempre sull’ordine dei lavori, il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha richiamato l’attenzione dell’Aula sul fatto che «il 18 maggio scorso la conferenza di servizi relativa alla ripresa dell’attività dell’impianto della Portovesme srl si è conclusa con un nuovo rinvio determinando un forte allarme fra i lavoratori, i sindacati e la politica». L’assessore dell’Ambiente Donatella Spano, ha poi ricordato Gianluigi Rubiu, «ha esposto ieri alla commissione quella che potrebbe essere la tempistica ma è evidente che, di fronte alla possibilità di perdere mesi ad attendere i pareri del Genio civile e del ministero dei Beni culturali, occorre una azione molto incisiva della Giunta per accelerare le procedure ed evitare che il 15 giugno prossimo la società sia costretta a chiudere l’impianto».

Il presidente Gianfranco Ganau ha assicurato che il problema è all’attenzione della conferenza dei capigruppo, che incontrerà a breve i lavoratori e le organizzazioni sindacali.

Successivamente il presidente ha dato la parola al relatore di maggioranza del Dl 415, il presidente della commissione Bilancio Franco Sabatini (Pd) per illustrare il provvedimento.

Franco Sabatini ha affermato in apertura che la legge, approvata in commissione dalla maggioranza col voto contrari dell’opposizione, «nasce dalla necessità di adeguare le leggi regionali alle decisioni della Corte Costituzionale, pronunciatasi a seguito di un ricorso del governo relativo alla copertura di un disavanzo di 32 milioni». Una interpretazione rigorosa della Consulta, ha sottolineato Franco Sabatini, «che ha determinato una sorta di paradosso considerando sia la rivendicazione della Regione di ingenti crediti dallo Stato, sia la correzione già operata dalla Regione all’interno dei dati di bilancio». «Con il Dl 415 – ha poi sostenuto – si effettua l’adeguamento al nuovo quadro previsionale, riformulando in parte il testo per renderlo più comprensibile, al termine di un grande lavoro della struttura tecnica regionale per allinearsi al Dl 118 che ha introdotto il principio del bilancio armonizzato pur non avendo partecipato alla sperimentazione triennale fatta da altre Regioni». Restiamo comunque in un contesto normativo, economico e finanziario molto complesso, ha concluso il presidente della commissione Bilancio annunciando alcuni emendamenti concordati con gli uffici, la Corte dei Conti e lo stesso ministero dell’Economia, «che richiede in prospettiva il rafforzamento delle risorse umane, finanziarie e strumentali della Regione».

Intervenendo per la relazione di minoranza, il consigliere Paolo Truzzu (Misto-Fdi) ha parlato di un provvedimento tecnico correttivo della legge di bilancio per questione «forse minimale» sollevata dalla Corte Costituzionale, chiarendo però che l’opposizione ha votato contro «per questioni politiche perché i problemi del passaggio al bilancio armonizzato sono stati determinati dalla scelta della Giunta e della maggioranza di saltare la fase di sperimentazione; oggi, di fatto, siamo di fronte alle conseguenze di quella scelta sbagliata che la Giunta ha voluto fare ignorando i nostri rilievi e forse non è finita qui perché ci sono perfino emendamenti che correggono la correzione». Riflettiamo, dunque, ha concluso il consigliere, «se questo sia il modo corretto di procedere, proseguendo la strada della leale collaborazione con lo Stato che nella realtà si è tradotta nella politica di confrontarsi con lo Stato con il cappello in mano».

La vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda ha sottolineato che «il comportamento della Giunta sulle leggi di bilancio è indefinibile, perché è vero che ci sono difficoltà oggettive ma questo non può far dimenticare che è stato concesso al Governo di fare a suo piacimento salvo poi bacchettare la Regione, che si è proceduto con parifiche della Corte dei Conti in tappe successive e perfino con emendamenti della Giunta all’ultimo momento scavalcando per l’ennesima volta il Consiglio». Insomma, ha sintetizzato la Zedda, «i tecnicismi non possono nascondere gli errori politici per cui il nostro giudizio resterà contrario, anche perché ogni momento di ritardo è una pena per chi deve ricevere fondi dalla Regione e molto spesso si tratta delle categorie più deboli della società sarda e del sistema delle imprese».

Per la Giunta l’assessore della Programmazione Raffaele Paci ha dichiarato che, ferma restando la natura tecnica del provvedimento che comporta un aggiustamento delle leggi di bilancio dopo sentenza della Consulta, ha riconosciuto che la situazione «non fa piacere come non fanno piacere gli emendamenti, mi auguro che ci sia la parola fine ma non ne sono certo, spero di sì». «Questi sono i formalismi di cui stiamo morendo – ha lamentato l’assessore – pur comprendendo che affrontiamo una materia complicatissima nella quale è auspicabile che la sentenza della Corte serva a fare chiarezza». «Gli uffici della Regione – ha ricordato Raffaele Paci – hanno lavorato per mesi per riallineare disposizioni formali senza niente di gestionale movimentando gli stessi numeri, per cui spero davvero che siamo arrivati alla fine del percorso». «Credo anche – ha continuato Paci – che la nostra macchina istituzionale debba essere adeguata ed integrata da esperti e riorganizzata, fermo restando che col bilancio armonizzato stiamo garantendo più trasparenza e la possibilità di una costante verifica dell’andamento della spesa, mi preoccupa piuttosto che gli uffici regionali abbiamo dovuto tralasciare in questi mesi altre cose molto importanti come la finanziaria 2017, spero perciò che ora si possano concentrate nel dare risposte dalla Sardegna».

Per dichiarazione di voto il consigliere Emilio Usula (Misto-Rossomori) si è chiesto se sia normale e compatibile con dignità del Consiglio «correggere a maggio 2017 la legge di stabilità 2016, è la terza o la quarta volta che lo facciamo mentre la Corte Costituzionale sottolinea la grande confusione della nostra Regione». «Mi chiedo a questo punto – ha aggiunto – quando arriverà un bilancio credibile e definitivo e quando si abbandoneranno l’approssimazione e la supponenza che ha caratterizzato la vertenza entrate con la pretesa di fare pure l’apripista». «Oggi – ha concluso – Raffaele Paci ammette che ci vogliono esperti ma non dobbiamo dimenticare che abbiamo fatto la figura dei dilettanti allo sbaraglio davanti al Governo».

Il capogruppo sardista Angelo Carta, contrario, ha detto di non voler sparare sull’assessore «che comunque non può eludere la sua responsabilità è nonostante l’atteggiamento costruttivo nei confronti dell’Aula». E’vero che «gli uffici hanno il fiato corto», ha concluso Carta, auspicando che da subito si inizi a lavorare sulla parte corrente, di cui la Sardegna ha molto bisogno.

La vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda ha sostenuto che «la Sardegna ha commesso l’errore di applicare per prima il Dl 118 per cui adesso occorre fermarsi e definire le azioni necessarie per trovare la strada maestra per procedere correttamente e possibilmente in tempi rapidi, attraverso una task force di specialisti».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni ha definito forse superfluo affrontare i problemi della nostra Regione nei rapporti con lo Stato nella materia finanziaria. Esiste invece, a suo giudizio, «un serio problema politico perché ci sono debolezze strutturali da aggredire, dopo il contenzioso chiuso nel modo sbagliato col ritiro dei ricorsi che ha dimostrato la nostra debolezza, la mancanza di un tavolo di confronto e di una linea politica forte; la Sardegna ha bisogno di politiche di sviluppo e occupazione e di un fronte politico unitario disposto ad impegnarsi per il bene comune della Regione».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il Consiglio ha approvato gli articoli e gli emendamenti collegati alla legge, fino al voto finale, che ha visto 30 voti favorevoli e 19 contrari.

Dopo che l’on. Eugenio Lai ha chiesto l’inversione dell’ordine dei lavori per discutere subito le mozioni iscritte all’ordine del giorno, l’on. Antonio Solinas (Pd) ha sollecitato invece la discussione della proposta di legge sui funghi e così l’on. Attilio Dedoni (Riformatori sardi). Per l’on. Roberto Deriu (Pd), invece, è opportuno meditare meglio sulla proposta di legge sui funghi.

Il vicepresidente del Consiglio Eugenio Lai, ha chiesto dunque la una breve sospensione dei lavori e il presidente Ganau ha convocato la conferenza dei capigruppo.

Alla ripresa, il presidente Ganau ha comunicato che la conferenza dei capigruppo ha deciso di rinviare alla prossima seduta la discussione sulla proposta di legge sui funghi. I lavori sono dunque proseguiti con la mozione 239 del 18 giugno 2016 sul poligono militare di Teulada presentata dall’on. Gianluigi Rubiu (Udc). L’oratore ha detto: «Ho dialogato informalmente con il presidente Pigliaru e  abbiamo convenuto che sarebbe bene un approfondimento nella commissione competente. E magari in commissione possiamo chiedere ai rappresentanti delle Forze armate di essere presenti». Il Consiglio ha disposto il rinvio della mozione alla Prima commissione.

A seguire la mozione 136  (on. Paolo Zedda e più) sulla cannabis. L’oratore ha ricordato in premessa che il primo firmatario dell’atto fu l’ex on. Gavino Sale e ha aggiunto che «in Italia la cannabis è la sostanza psicotropa largamente più utilizzata, soprattutto dai giovani. Un mercato illegale che vale circa 60 miliardi di euro l’anno solo nel nostro Paese grazie al fallimento delle politiche proibizionistiche. Anche il dipartimento nazionale antimafia segnala la necessità di contrastare la criminalità organizzata con politiche di depenalizzazione della materia. I dati sulla legalizzazione sono incoraggianti, anche sotto il profilo della salute oltre che su quello della prevenzione della criminalità. Anche il consenso in ambito mondiale sta cambiando, nel senso che sta finendo l’associazione tra la cannabis e le altre droghe». L’oratore ha poi aggiunto: «Le caratteristiche della Sardegna consentono in modo ottimale la coltivazione della cannabis e la sperimentazione, con notevoli vantaggi per l’incremento delle entrate. Se legalizzassimo la cannabis in Italia, spenderemmo 541 milioni di euro in meno per i detenuti, 228 milioni di meno sull’ordine pubblico e 7 miliardi di incremento di entrate erariali. Evidenti sarebbero i riflessi per la Sardegna. Ecco perché noi chiediamo che la Sardegna sia capofila di un progetto sperimentale, in modo coraggioso».

Ha preso poi la parola l’on. Mariano Contu (FI), che ha detto: «Parlo da cittadino, da politico, da medico e da genitore di tre figli adolescenti. Da cittadino penso che i danni provocati da sostanze voluttuarie come alcol e fumo siano davanti a tutti. E da medico dico abbiamo bisogno di un ripasso sugli effetti dell’uso terapeutico della cannabis. Da genitore, poi, dico che è vero che i ragazzi si sballano col fumo della cannabis e questo è molto pericoloso per il loro sviluppo».

Per l’on. Fabrizio Anedda (Misto) «la cannabis è usata da millenni come analgesico. Un tempo regalavamo noi ragazzi la piantina alla nonna, che la coltivava per noi quando questo era proibito. E oggi siamo in grado di suggerire noi ai nostri nipoti come coltivare e usare la cannabis. Buona canna se uno vuole fumare».

Per l’on. Paolo Truzzu (Fratelli d’Italia) «non so che nonne avete avuto voi ma la mia non ha mai coltivato cannabis. Non sono però così convinto del fatto che l’Autonomia della Sardegna cresca approvando questa mozione. Attenzione che pure Luca Pani, il presidente della commissione del farmaco, ribadisce che un conto è l’uso a fine medico e un altro è la coltivazione libera. Se è vero che uno spinello non hai ucciso nessuno è anche vero che l’uso prolungato ha un impatto sul sistema sanitario e sociale».

Ha preso poi la parola l’on. Roberto Deriu (Pd), secondo cui «la mozione è troppo timida e non chiede nulla di speciale perché chiede al governo che ci pensi e che la Regione continui a pensarci. Se si vuole dare un segnale bisogna dire che questa pianta è dannosa per la salute quanto altre piante che noi abbiamo tra le più care e che ci danno quelle sostanze che consumiamo in modo abbondante. L’esito di questa mozione sarà minimo, quasi inesistente: dobbiamo impegnarci invece per intensificare un dibattito in Sardegna che ci porti a risultati concreti».

Luca Pizzuto (Sdp) ha invitato il Consiglio a riflettere sui vantaggi che il proibizionismo ha portato alle mafie e alle organizzazioni criminali. «La legalizzazione della cannabis consente di controllare il fenomeno, occorre liberarsi da posizioni ideologiche – ha detto Pizzuto – ricordo che Pasolini, pur contrario all’aborto, disse di essere favorevole alla sua legalizzazione perche consentiva di avere un controllo pubblico sulle interruzioni di gravidanza».

Il consigliere di Sdp ha quindi suggerito di provare a ragionare su come la Sardegna possa svolgere un ruolo d’avanguardia. «Non si può negare che molti ragazzi sardi si rechino in Olanda per sperimentare la cannabis. Quanto alla possibilità di coltivarla non è vero che nell’Isola non ci sia disponibilità di terreni, si tratta di una scelta. Possiamo provare a pensarci? Perché rinunciare a priori a produrre una sostanza che può avere effetti benefici per la salute?».

Il capogruppo di Cps, Pierfranco Zanchetta annunciando il suo voto favorevole alla mozione ha chiesto di poter aggiungere la sua firma al documento. «Finalmente si toglie il velo di ipocrisia. Stiamo parlando di legalizzazione e non di liberalizzazione della cannabis con prospettive interessanti per il suo uso a fini terapeutici».

Critico invece il giudizio del capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu: «Sono contrario alla liberalizzazione delle droghe. Contrario a discutere su un tema non decisivo per le sorti della Sardegna. Abbiamo rinviato legge sui funghi e discutiamo la mozione sulle droghe. Sono in difficoltà, da padre, a parlare di questo argomento. Mi vergogno delle cose sentite in quest’aula. Vorrei parlare della Sardegna dei pastori e dei centenari, mi dispiace invece parlare della Sardegna dei migranti, degli spacciatori di droga e dei delinquenti. Perché non liberalizzare anche le rapine in banca?».

Rubiu, infine, ha criticato l’intervento del consigliere Mariano Contu: «Il suo è stato un pessimo esordio. Gli agricoltori sardi non sono coltivatori di droga, Contu si vergogni di ciò che ha detto».

Pietro Pittalis, capogruppo di Forza Italia, ha preso le difese del collega Contu: «Si riferiva a un fenomeno diffuso e conosciuto. C’è una tendenza all’estirpazione di vigneti e alla coltivazione più redditizia della marijuana. Contu non parlava delle  aziende agricole ma di fenomeni criminosi che si verificano nell’Isola e sostituiscono forme sane di agricoltura».

Pietro Pittalis ha poi detto di essere contro ogni forma di protezionismo ma ha suggerito di affrontare il tema con attenzione. «Occorre pensare anche ai minorenni e una fascia di età che non ha la capacità di comprendere ciò che fa. Verso queste persone bisogna mostrare attenzione, la marijuana è porta d’ingresso per il consumo di droghe pesanti. Minimizzare dicendo che è meno pericolosa di altre droghe non ha senso. Se si parla di uso terapeutico stiamo parlando d’altro. Gli esperti confermano l’esistenza di danni all’apparato respiratorio. I consumatori abituali di cannabis sono a rischio più alto per schizofrenia e psicosi. Perché minimizzare e non tenere conto del problema?

Il presidente Ganau ha quindi dato la parola all’assessore alla Sanità Luigi Arru per il parere della Giunta.

Secondo Luigi Arru la discussione deve essere affrontata su piani diversi: «Non c’è dubbio alcuno sull’utilità della cannabis a fini terapeutici. La sostanza ha effetti benefici nella terapia contro il dolore cronico, nel trattamento associato a chemioterapia e nella cura delle spasticità dei pazienti affetti da sclerosi multipla – ha affermato l’assessore della Sanità – penso che sia da valorizzare l’ipotesi che la Sardegna possa svolgere un ruolo importante sul fronte della ricerca. Ho perplessità invece sull’utilizzo della cannabis a fine ludico, nei giovani c’è un rischio più alto di psicosi. Dal punto di vista sanitario va bene valorizzare il prodotto a fini terapeutici. La produzione della molecola è oggi affidata a un istituto militare di Firenze. Occorre capire se può essere facilitata la produzione in Sardegna. Sulla mozione la Giunta si rimette alla decisione dell’Aula».

Ha preso quindi la parola Paolo Zedda (Sdp) primo firmatario della mozione.

«La cannabis è nociva. Nessuno lo mette in dubbio, è importante combatterne l’abuso – ha detto Paolo Zedda – è però meno nociva del tabacco e dell’alcol. Non si giustifica il fatto che per i primi due la vendita sia normata e per la marijuana no».

Secondo il primo firmatario della mozione la legalizzazione funziona meglio della repressione: «In nove Stati americani la legalizzazione ha determinato un calo dei consumi soprattutto tra i più giovani. Con un atteggiamento repressivo i giovani tendono a consumarne di più. La legalizzazione consentirebbe di sperimentare altre modalità di consumo per esempio attraverso la nebulizzazione della cannabis meno dannosa dell’inalazione del fumo».

Paolo Zedda, infine, ha ribadito l’obiettivo della mozione: «In parlamento non si riesce ad approvare una legge. Se l’Italia non se la sente perché non fare noi da apripista? E’ una buon provvedimento che produce effetti benefici prima di tutto sulla salute e a caduta sul sistema sanitario e giudiziario. Ciò che chiedo è avere, in modo responsabile, un po’ di coraggio. Concordiamo con lo Stato una normativa utile e mettiamola in pratica».

Rossella Pinna (Pd) ha annunciato il suo voto contrario alla mozione per come è stata formulata. «L’intervento dell’assessore dimostra che la cannabis non è una sostanza innocua – ha detto Rossella Pinna – la letteratura dichiara e certifica rischi più alti di schizofrenia e psicosi per i consumatori, stati d’ansia e aumento degli incidenti stradali. Va potenziato l’altro aspetto quello dell’utilizzo a fini terapeutici per il trattamento del dolore cronico. Faccio una proposta: cerchiamo di stralciare dal testo le parti che trattano l’uso ricreativo e ludico e concentriamoci invece sull’aspetto del miglioramento della salute dei pazienti e sull’uso terapeutico per il trattamento del dolore. Non si tratta di scegliere tra repressione e legalizzazione ma tra informazione e disinformazione».

Giudizio condiviso da Daniela Forma (Pd): «Non è corretto mettere insieme una discussione sull’uso della cannabis a uso terapeutico con il tentativo di dare un taglio ideologico sull’utilizzo a fini ludici – ha detto Daniela Forma – c’è inoltre un problema di coerenza: in passato il Consiglio ha approvato leggi per combattere la fetopatia alcolica e la ludopatia,  ora si vorrebbero legalizzare altre dipendenze. Serve invece un’azione di sensibilizzazione e informazione sull’utilizzo della cannabis nelle scuole, nei giornali e nelle tv. Questo consentirebbe di combattere l’uso delle droghe tra i giovanissimi. La mozione va riformulata, così com’è non la voto».

Anche Augusto Cherchi (Pds) ha annunciato il suo voto contrario: «Non si possono fare differenze tra droghe più o meno dannose. Condivido la posizione dell’assessore. Chiedo al presidente della Commissione di mettere in discussione una proposta di legge sull’uso terapeutico della sostanza. C’è bisogno di un approfondimento, sono contrario all’uso ludico della cannabis».

Anche il neo consigliere Gennaro Fuoco si è detto d’accordo con l’assessore sulla necessità di distinguere i due aspetti. «A livello nazionale lo studio per l’uso terapeutico della cannabis è in fase avanzata, attualmente noi la compriamo all’estero a costi esagerati, sarebbe auspicabile la produzione in Italia. No invece all’uso ludico».

Voto contrario anche da parte di Paolo Truzzu (FdI): «Per una volta sono d’accordo con Arru, da oggi è iscritto al gruppo dei moralisti bigotti – ha affermato Paolo Truzzu – certi ragionamenti sono disarmanti: come Aula abbiamo il dovere di proporre soluzioni che aiutino la comunità che amministriamo a migliorare le condizioni sociali».

Roberto Deriu (Pd) dopo essersi schierato a favore della proposta avanzata dalla collega Rossella Pinna ha replicato ad alcuni interventi dei consiglieri che lo avevano preceduto: «Il problema ideologico non è posto da chi chiede la legalizzazione. Ideologica è la posizione che differenzia sostanze ugualmente nocive. Il proibizionismo ha fallito in tutto il mondo. E’ sbagliato continuare a dire che occorre tenere alta la guardia aumentando il sovraffollamento carcerario e criminalizzando l’uso di alcune sostanze per difendere posizioni securitarie che non sono utili alla società e che fanno aumentare i reati. Il protezionismo è praticato dagli amici della criminalità. Occorre consentire la libera scelta senza pensare al posto degli altri, l’atteggiamento paternalistico è insopportabile».

Fabrizio Anedda (Comunisti Italiani) ha dichiarato la propria astensione e sostenuto la necessità di arrivare alla legalizzazione della cannabis per uso personale.

Per Michele Cossa (Riformatori) serve un approccio pragmatico e senza ideologie. «Condivido la posizione equilibrata assunta da Rossella Pinna. Sono disposto a discutere di tutto ma non posso accettare che il modello siano gli squallidi coffee shop olandesi. Sull’ uso terapeutico nessuno può dire nulla, le posizione ideologica sulla liberalizzazione hanno nuociuto sulla discussione. Sì all’uso terapeutico, molta prudenza sugli aspetti ludici».

Angelo Carta (Psd’Az), firmatario della mozione, condividendo la posizione della collega Pinna ha invitato gli altri presentatori a modificare l’impianto del documento escludendo l’uso ludico: «Sarebbe in ogni caso un passo in avanti – ha detto Angelo Carta – io voterò a favore ma chiedo agli altri firmatari di fare uno sforzo accettando di legalizzare la parte sull’uso terapeutico e rinviare la discussione sull’uso ludico».

Alessandro Collu (Pd) ha annunciato il suo voto a favore: «Non capisco certe affermazioni. Non è vero che con la liberalizzazione si aumenta il consumo – ha detto Alessandro Collu – in questo modo verrebbe eliminato il principale soggetto portatore di interessi: lo spacciatore».

Il presidente Ganau ha quindi chiesto il parere dell’Aula sull’emendamento orale presentato da Rossella Pinna.

Paolo Zedda (Sdp) ha quindi chiesto una breve sospensione della seduta per valutare la proposta.

Alla ripresa dei lavori Paolo Zedda ha espresso contrarietà alle modifiche proposte dalla collega Pinna chiedendo di mettere ai voti la mozione: «Limitare l’uso della cannabis a fini terapeutici cambierebbe completamente il significato della mozione. Ci sono altre 11 regioni che lo hanno già fatto. Serve un cambio di passo, anche l’uso ludico si combatte  meglio con la legalizzazione e non con la repressione».

Il presidente Gianfranco Ganau ha quindi messo ai voti il documento che è stato respinto con 23 no e 19 sì.

Al termine della votazione Gianfranco Ganau ha dichiarato chiusa la seduta e convocato la conferenza dei capigruppo. Il Consiglio sarà convocato a domicilio. 

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Giureranno domani in Consiglio regionale Mariano Contu e Gennaro Fuoco. I due neo consiglieri regionali prenderanno il posto rispettivamente di Alberto Randazzo (Forza Italia) e Mario Floris  (Uds), sospesi dalla carica per 18 mesi insieme al collega Oscar Cherchi (Forza Italia), in applicazione della legge Severino. Sul nome del terzo sostituto deciderà invece l’Aula a scrutinio segreto.

Così ha stabilito nel primo pomeriggio la Giunta per le elezioni del Consiglio regionale. L’organismo presieduto da Eugenio Lai, acquisito il parere dell’Ufficio legale, ha infatti deciso di demandare all’Assemblea l’accertamento dell’ineleggibilità di Emanuele Cera, primo dei non eletti nelle liste di Forza Italia nel collegio di Oristano. L’elezione di Cera è stata contestata attraverso la presentazione di una formale diffida alla Giunta delle elezioni da Domenico Gallus, secondo dei non eletti nella circoscrizione di Oristano.

Mariano Contu.

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La Giunta per le elezioni del Consiglio regionale si riunirà mercoledì prossimo, 17 maggio, alle 11.30. Sono due i punti inseriti all’ordine del giorno: la presa d’atto del decreto di sospensione dei consiglieri regionali Mario Floris, Oscar Cherchi e Alberto Randazzo, condannati per peculato aggravato dal tribunale di Cagliari nell’ambito del processo sull’utilizzo dei fondi destinati ai gruppi consiliari, in applicazione della legge Severino, e la surroga degli stessi.

Al posto di Mario Floris entrerà in Consiglio regionale Gennaro Fuoco, Alberto Randazzo verrà sostituito dall’ex assessore dell’Agricoltura Mariano Contu, anche lui indagato per l’utilizzo dei fondi destinati ai gruppi, mentre il posto di Oscar Cherchi è conteso tra il sindaco di Paulilatino Domenico Gallus e il sindaco di San Nicolò d’Arcidano Emanuele Cera.