22 December, 2024
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Si è svolto mercoledì 12 aprile, all’assessorato regionale dell’Industria, l’incontro richiesto dalle organizzazioni sindacali regionali e territoriali di categoria per esaminare la situazione produttiva e societaria degli stabilimenti di Villacidro e Iglesias della Sar.Med, rappresentata all’incontro dall’ing. Luciano Fecondini, amministratore delegato dell’Azienda.

«L’amministratore ha confermato che è intenzione della società chiudere lo stabilimento di Villacidro entro la fine dell’anno e di trasferire tutto il personale nell’unità produttiva di Iglesias, allo scopo di ridurre i costi di gestione che attualmente sarebbero in perdita di circa 60mila euro al mese, confermando inoltre che l’Azienda non è interessata a rilevare altri capannoni della zona industriale, nonostante il sostegno dichiarato dal Consorzio Industriale di Villacidro al fine di risolvere i problemi infrastrutturali ed eliminare le diseconomie – scrivono in una nota Giacomo Migheli, Emanuele Madeddu e Francesco Garau della Filctem-CGIL, Marco Nappi e Nino d’Orso della Femca-CISL e Tore Sini della Uiltec-UIL –L’amministratore ha inoltre confermato che, considerata la ristrettezza degli spazi a disposizione, la linea produttiva dello stampaggio dello stabilimento di Villacidro verrà trasferito in Tunisia, con la conseguente mancata conferma di quei lavoratori assunti con contratto a tempo determinato.»

«La società ha evidenziato che per acquisire il terreno adiacente allo stabilimento di Iglesias, utile per l’ampliamento dello stesso, ci sono voluti 21 mesi vanificando i progetti iniziali previsti, ritardi causati soprattutto dai limiti infrastrutturali della Zona industriale», aggiungono i rappresentanti delle segreterie regionali e delle segreterie territoriali Medio Campidano e Sulcis Iglesiente.

Le organizzazioni sindacali, rimarcando il fatto che la chiusura dello stabilimento di Villacidro rappresenterebbe una grave perdita per il tessuto produttivo di un territorio importante, hanno ribadito con forza che la Sardegna non  può  perdere una parte strategica della filiera della produzione, per cui hanno sollecitato l’assessore regionale dell’Industria Maria Grazia Piras ad assumere tutte le azioni necessarie e finalizzate ad evitare il trasferimento della linea produttiva dello stampaggio in Tunisia.

L’assessore, condividendo le richieste sindacali, si è impegnata ad accompagnare nei prossimi mesi la Sar.Med nel percorso di riduzione delle diseconomie, attraverso lo snellimento della burocrazia e l’utilizzo degli strumenti regionali previsti a sostegno delle imprese. Le parti hanno convenuto di reincontrarsi tra circa 2 mesi, su convocazione dell’assessore dell’Industria, per un nuovo esame della situazione e per verificare l’esito dei passaggi di carattere operativo intercorsi tra l’Azienda e la Regione Sarda.

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Il 12 aprile la vertenza Sarmed verrà esaminata in un incontro tra la la Regione e le organizzazioni sindacali di categoria.

«E’ necessario che la Regione diventi parte attiva in questa vicenda che rischia di diventare paradossale – spiega Emanuele Madeddu, coordinatore Filctem Cgil Medio Campidano -. Siamo davanti a un caso emblematico: c’è un imprenditore che vuole rimanere in Sardegna, non può investire perché i tempi biblici della burocrazia impediscono alla sua azienda di proseguire, soprattutto perché a ciò si devono aggiungere gli alti costi. Il trasferimento della fase di stampaggio in Tunisia crea un precedente di non poco conto perché si apre la strada verso una delocalizzazione che, difficilmente, potrà vedere un ritorno nell’isola. Non vorremmo fosse il primo passo per un trasferimento futuro. La Regione deve attivarsi con tutti gli strumenti perché questo non accada. Non è pensabile che un territorio come il Medio Campidano, dichiarato provincia più povera d’Italia, possa subire un atto di questo tipo che determinerebbe un ulteriore impoverimento. Per questo motivo, e per il fatto che i trasferimenti riguardano anche lo stabilimento di Iglesias – conclude Emanuele Madeddu – all’incontro alla Regione parteciperanno i segretari regionali di categoria.»

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Cresce, tra i lavoratori, la preoccupazione per il futuro dello stabilimento Sar Med di Villacidro. Per esaminare la situazione che si sta creando alla luce delle dichiarazioni rese i giorni scorsi dall’amministratore delegato Luciano Fecondini, si sono riuniti in assemblea con i segretari territoriali di Filctem CGIL, Femca CISL e Uiltec UIL.

«L’amministratore – si legge in una nota dell’assemblea dei lavoratori Sar Med, della Rsu Sar Med e delle segreterie territoriali – Filctem CGIL, Femca CISL e Uiltec UIL – ha comunicato che è intenzione della società chiudere lo stabilimento di Villacidro entro l’anno e trasferire il personale nell’unità produttiva di Iglesias per ridurre i costi di gestione. Tuttavia, considerata la ristrettezza degli spazi a disposizione, la linea produttiva dello stampaggio attualmente a Villacidro verrà trasferito in Tunisia, mentre non verranno confermati i lavoratori assunti con contratto a tempo determinato.»

«La società ha inoltre evidenziato che per acquisire il terreno adiacente allo stabilimento di Iglesias, utile per l’ampliamento dello stesso, ci sono voluti 21 mesi vanificando i progetti iniziali previsti. Alla luce di questi fatti, i lavoratori riuniti in assemblea hanno manifestato la forte preoccupazione per quanto sta accadendo – si legge ancora nella nota -. La chiusura dello stabilimento di Villacidro e, soprattutto, il mancato rinnovo dei contratti di lavoro a tempo determinato, e il trasferimento del settore stampaggio in Tunisia, costituiscono un precedente tutt’altro che irrilevante. Per questo motivo l’assemblea dei lavoratori, esprimendo forte preoccupazione lancia un appello ai rappresentanti delle istituzioni affinché si possa andare incontro a una soluzione in grado di evitare questo provvedimento. Già tempo fa si era giunti a una sorta di accordo che sembrava aver bloccato questa decisione. I lavoratori annunciano l’avvio di una mobilitazione chiamando a  supporto della vertenza anche i rappresentanti delle istituzioni.»

I segreterie territoriali Filctem CGIL, Femca CISL e Uiltec UIL, Emanuele Madeddu, Marco Nappi, Salvatore Sini, hanno inviato una richiesta d’incontro urgente per affrontare la situazione.

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La Sarmed, azienda che si occupa della produzione di medicali ha annunciato l’intenzione di voler chiudere lo stabilimento di Villacidro, a causa dell’eccessiva burocrazia e degli elevati costi di gestione e di voler trasferire una parte della produzione in Tunisia e a Iglesias.

«Si tratta di un atto che, come organizzazioni sindacali, non possiamo in alcun modo accettare – scrivono in una nota Emanuele Madeddu, Marco Nappi e Tore Sini, segretari di Filcetm, Femca e Uiltec -. È necessario che la politica, a tutti i livelli, faccia il suo dovere con tutti gli strumenti normativi disponibili per evitare che possa esserci una nuova delocalizzazione con perdita di lavoro locale e la cancellazione di un’attività produttiva veramente importante per il territorio e la Sardegna. La Regione e tutte le istituzioni facciano la loro parte – concludono Emanuele Madeddu, Marco Nappi e Tore Sini -, le organizzazioni sindacali avvieranno tutte le azioni necessarie per salvare questo importante segmento produttivo.»

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La Cgil si è aggiudicata con il 51% dei consensi le elezioni dei rappresentanti Rsu/Rls dei lavoratori Ceramiche Mediterranee. Alla consultazione elettorale ha partecipato il 90 per cento della forza lavoro. Le consultazioni hanno eletto Antonio Serci e Cesare Arena.

«E’ un risultato importante e significativo per una realtà in crescita – commenta Emanuele Madeddu, coordinatore Filctem del Medio Campidano -. L’alta affluenza alle urne non può che essere considerata un fatto positivo e deve essere visto come un passaggio fondamentale per le sfide future che riguardano i lavoratori e l’organizzazione sindacale.»

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«Un risultato importante e significativo ottenuto al termine di un anno di trattative, concertazione e discussioni avviate dai lavoratori, sindacati e istituzioni, che non può essere declassato né sottovalutato.  Con il mantenimento dello stabilimento di Villacidro, non solo viene garantito il livello occupazionale e quello professionale. Le organizzazioni sindacali vigileranno affinché vengano rispettati gli accordi sottoscritti e affinché nessun posto di lavoro venga cancellato.»

I segretari di Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil, Emanuele Madeddu, Marco Nappi e Salvatore Sini, hanno commentato con queste parole la positiva conclusione della vertenza dell’azienda di Villacidro.

Area industriale Villacidro 1

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«La firma del Patto per la Sardegna ha un risvolto positivo anche per l’area di Montevecchio ponente e per il Sin Sulcis Iglesiente.»

Lo scrive, in una nota, Emanuele Madeddu, coordinatore Filctem del Medio Campidano.

«Il programma prevede l’erogazione, oltre a un milione e mezzo di euro già stanziato, di risorse per 40.236.096 euro per gli interventi di minimizzazione del rischio ambientale per la macro area Montevecchio ponente – aggiunge Emanuele Madeddu -. Un passo importante per avviare un programma di interventi necessari per la bonifica di un territorio che possiamo considerare strategico per il Medio Campidano e non solo. A questo punto, e alla luce dei dati che emergono dalla consultazione del patto per la Sardegna, è necessario che da parte della Regione e dell’assessore competente ci sia la massima attenzione verso un ambito che richiede tempestività. Quello dei giorni scorsi è sicuramente un atto positivo che pone le basi per avviare quel programma di recupero, risanamento e futura valorizzazione. Per questo motivo riteniamo sia necessario che ognuno faccia la su parte. Che l’Igea proceda con la progettazione e le opere e la Regione svolgendo il suo ruolo burocratico amministrativo evitando ritardi inutili oltre che dannosi. Questo è un momento particolarmente delicato e sensibile. L’area di Montevecchio necessita interventi immediati. Il sito ex minerario di Furtei richiede l’avvio immediato delle opere. Proprio per questo motivo la sinergia tra i diversi soggetti diventa fondamentale. Non si può aspettare ancora e non possiamo perdere neppure un giorno. Ognuno, per la sua parte – conclude Emanuele Madeddu -, deve svolgere il suo compito con chiarezza ed efficienza.»

Miniera di Montevecchio

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Fanghi rossi Iglesias

 

Quale vita dare alle miniere dopo le bonifiche e i diversi processi di risanamento e riqualificazione delle aree lasciate dalle aziende che hanno operato nelle diverse parti dell’isola con una maggiore attenzione ai tempi, alla burocrazia e alla necessità di procedere in maniera sinergia e senza ostacoli. Questo il senso dell’iniziativa “Ambiente e miniere 2.0” che si è svolto a Montevecchio, promosso dalla Filctem Cgil del Medio Campidano, in collaborazione con il comune di Guspini e a cui hanno partecipato rappresentanti delle istituzioni e sindacali.

«L’obiettivo è dare una nuova vita alle miniere. Partendo dall’eredità, troppo spesso amara e pericolosa che ci hanno lasciato, e che diventano un punto di partenza – ha spiegato Emanuele Madeddu, coordinatore della Filctem Cgil -. Ossia le bonifiche per ripartire e dare un futuro ai siti minerari, alle aree alle strutture che hanno accompagnato quella che è stata definita l’epopea mineraria. Sicuramente le bonifiche sono un punto fondamentale e necessario per ripartire e far funzionare un sistema che in questi anni ha dovuto fare i conti con le mille difficoltà rappresentate da norme non sempre attuali (basti l’esempio della legge che regola l’attività mineraria: è un regio decreto), o la legge sulle miniere che non aveva a cuore il benessere del territorio ma la produzione.»

Il sindaco di Guspini, Giuseppe De Fanti, ha rimarcato la necessità di intervenire per avviare il percorso di risanamento ambientale e i ritardi dovuti molto spesso alla burocrazia.

«Si pone la necessità, per quanto riguarda Iglesias – ha detto il sindaco Emilio Gariazzo – di far convivere la tutela dell’ambiente con lo sviluppo e quindi la valorizzazione turistica dei siti”. Antonello Acca, sindaco di Arbus, ha rimarcato la necessità di procedere con le bonifiche rapidamente. Il ritardo delle bonifiche ritarda sicuramente lo sviluppo turistico.»

«C’e’ un dato di partenza importante – ha rimarcato Tore Cherchi, coordinatore del Piano Sulcis -: Igea era una società in liquidazione pur avendo un portafoglio da 180 milioni di euro per fare le bonifiche. Igea è stata sottratta dalla liquidazione e oggi ha una capacità operativa che vede iniziare i lavori a Sant’Antioco. Rispetto allo scorso anno, sono stati compiuti passi concreti. A Iglesias è stato costituito il centro competenza e riciclo materiali.»

Rossella Pinna, consigliere regionale ed ex sindaco di Guspini, dopo un passaggio su progetti e finanziamenti ha posto l’accento sulle nuove iniziative che riguardano Montevecchio.

Vincenzo Tiana ha posto l’attenzione sulla questione delle bonifiche. «La Regione dovrebbe fare un progetto strategico sulle mille discariche dismesse».

«Grazie ai lavoratori per il lavoro e l’impegno – ha detto Michele Caria, amministratore di Igea -. Oggi Igea è in grado di affrontare tutti i lavori, non c’è bisogno di fare arrivare aziende da fuori.»

Ha parlato del salvataggio di Igea e delle numerose proteste che si sono registrate prima del salvataggio dell’azienda in house l’assessore regionale dell’Industria Maria Grazia Piras. «Quella di oggi è un’occasione per ascoltare cose che nei nostri uffici non si sentono. Igea è una società pubblica che  può lavorare con efficienza. Una società che si regga e sia un valore aggiunto nel territorio.»

Michele Carrus, segretario regionale della Cgil ha posto l’attenzione sulla necessità di rivedere la legge sul settore estrattivo in Sardegna, di formulare una legge quadro sulle bonifiche dei  siti minerari e di salvaguardare le professionalità e le esperienze positive dell’Ati Ifras.

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Venerdì 27 maggio, dalle 17.00, nella sala Mensa Impiegati di Montevecchio, si svolgerà il primo appuntamento di Ambiente e miniere 2.0, iniziativa organizzata da Filctem Cgil e comune di Guspini, con l’obiettivo di creare un momento di riflessione con cadenza annuale intorno ad un tema di importanza rilevante per il futuro del territorio. Le bonifiche rappresentano, infatti, una precondizione essenziale per qualsiasi modello di sviluppo si voglia perseguire, e l’impegno delle istituzioni, ciascuna per le proprie competenze, è restituire il territorio risanato alle popolazioni locali e dare nuova vita al patrimonio minerario, attraverso la condivisione dei progetti da portare avanti.

Al dibattito, moderato da Emanuele Madeddu della Filctem Medio Campidano, partecipano: Giuseppe De Fanti sindaco di Guspini, Michele Carrus, segretario generale Cgil; Maria Grazia Piras, assessore regionale dell’Industria; un rappresentante dell’assessorato regionale all’Ambiente; Michele Caria, amministratore unico Igea; Salvatore Cherchi, coordinatore Piano Sulcis (le cui competenze coinvolgono anche le bonifiche nel Medio Campidano); Emilio Gariazzo sindaco di Iglesias e presidente della Comunità del Parco Geominerario; Rossella Pinna consigliere regionale Pd; Antonello Ecca, sindaco di Arbus; Vincenzo Tiana, Legambiente.

La finalità dell’iniziativa è verificare, anno dopo anno, lo stato di attuazione dei progetti e il rispetto degli impegni assunti dai vari soggetti coinvolti, e insieme a questo, ragionare sulle difficoltà tecniche e procedurali per arrivare a superare gli ostacoli che spesso si frappongono alla concretizzazione dei progetti di bonifica.

Miniera di Montevecchio

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La FILCTEM CGIL del Medio Campidano esprime apprezzamento per l’approvazione delle delibere che stanziano risorse per il mantenimento del sito e la progettazione definitiva (4, 5 milioni) per la bonifica definitiva (28 milioni) dell’area mineraria di Furtei.
«Si tratta di atti concreti necessari per l’avvio dei lavori – dice il coordinatore provincia Emanuele Madeddu -. Quanto messo in atto costituisce una buona pratica e può essere considerato un esempio significativo sul metodo e le modalità da seguire per risanare e restituire il territorio alle comunità locali. Questo fatto è il risultato e il frutto di un lungo cammino avviato nel 2010 con le battaglie che portarono noi lavoratori a presidiare per mesi l’area mineraria sia per difendere il lavoro, sia per sollecitare l’avvio di quel programma di interventi che porterà ad effettuare le bonifiche. Il piano di caratterizzazione, i progetti e, a breve, gli interventi sono una concretezza e rappresentano un metodo di lavoro da seguire per lo sviluppo del territorio e per il ruolo di Igea come soggetto attuatore per l’espletamento dei lavori di messa in sicurezza prima e di bonifica poi. Un metodo che si può considerare esportabile per le altre realtà da bonificare nel Medio Campidano e non solo. Basti l’esempio di Montevecchio, dove sono necessari interventi non rinviabili. Opere che costituiscono la precondizione essenziale per qualsiasi nuovo modello di sviluppo. Il concetto esposto dal presidente Pigliaru chi inquina paga deve sempre rappresentare la via maestra ma occorre ora fare anche qualcosa di più; perché certe situazioni non si ripetano è necessario pensare a una legge del settore minerario moderna. Uno strumento innovativo (considerato che quella vigente è del 1927) che metta in relazione la certezza del diritto e il rispetto dell’ambiente. Occorre quindi passare dalla fase di denuncia, legittima – conclude Emanuele Madeddu -, alla fase legislativa.»
 Emanuele Madeddu