22 December, 2024
HomePosts Tagged "Emanuele Madeddu" (Page 4)

Venerdì 14 ottobre, dalle ore 17,30, la Sala Blu del Centro culturale di Iglesias, ingresso da via Grazia Deledda, ospiterà un incontro per ricordare la figura di Daverio Giovannetti. Coordinerà i lavori Antonangelo Casula. Interverranno: Paolo Serra, Emanuele Madeddu, Mario Zara, Andreano Madeddu, Mario Sciolla, Marino Canzoneri, Mauro Usai, Giuliano Murgia, Paolo Collu e Salvatore Cherchi.

La personalità di Daverio Giovannetti, ha attraversato per diversi decenni il Sulcis iglesiente e la Sardegna tutta. Uomo di sindacato, che, quale dirigente dei minatori, dagli anni ’50, ha condotto battaglie, spesso drammatiche per il riscatto e il benessere sociale, dei lavoratori. Chiamato ad un ruolo confederale, giungendo sino al massimo livello come Segretario Regionale della CGIL, è stato protagonista delle battaglie per il lavoro, di tutte le categorie sociali, anche pagando un prezzo elevato con arresti e carcerazione. Non era uomo che si fermava di fronte ai rischi personali e ai sacrifici, forte della convinzione nei suoi ideali e della sua integrità morale. Dagli anni settanta, chiamato ad un ruolo politico di grande prestigio, Senatore della Repubblica, ha continuato a spendersi per le battaglie sociali della classe lavoratrice e della Sardegna. Alla sua figura, l’Associazione Amici della Miniera, l’Associazione Minatori e Memoria, l’Associazione Minatori Nebida Onlus, il C.I.C. ARCI Iglesias, il CSC Umanitaria Carbonia-Fabbrica del Cinema, con la partecipazione dell’Archivio Storico di Iglesias, la Sezione di Storia Locale di Carbonia, ed il patrocinio del comune di Iglesias, dedicano una serata di ricordo e discussione.

«Il pronunciamento del Tar del Lazio sul decreto energia Sardegna definisce e chiarisce lo scenario che riguarda lo sviluppo energetico dell’isola. Finalmente, e in tempi rapidi, i giudici amministrativi hanno fermato l’azione posta in essere dalla Regione contro lo sviluppo del territorio e dei lavoratori, perché questo era il significato del ricorso presentato dalla Regione contro il Decreto Sardegna. Che poco ha fatto, anche negli altri ambiti per affrontare e trovare soluzioni ai problemi energetici di famiglie e imprese.»

Lo scrivono, in una nota, i segretari territoriali di Filctem-CGIL, Femca-CISL, Uiltec-UIL, Emanuele Madeddu, Vincenzo Lai e Pierluigi Loi.

«C’è un interesse collettivo che deve essere tutelato, come sottolineato dai giudici, e questo interesse riguarda il Sulcis e la Sardegna perché il Decreto Sardegna riguarda l’intera isolaaggiungono i tre segretari. Ora, per quanto riguarda il polo di Portovesme, è necessario che ci sia la seconda fase, ossia quella attuativa. Perché, è bene ricordarlo, lo sviluppo e la ripresa del polo di Portovesme deve passare dal porto. E dai lavori di escavo bloccati da anni. Non dobbiamo dimenticare che l’escavo del porto è necessario per dare corso al piano di rilancio da 300 milioni di euro dell’Eurallumina e delle altre attività che orbitano attorno al polo industriale. La Regione deve agire immediatamente per far sì che vengano avviate subito le opere. Si proceda con un commissariamento delle opere e con una procedura straordinaria che consenta l’avvio degli interventi in tempi rapidi. Il tempo perso così come le lungaggini concludono Emanuele Madeddu, Vincenzo Lai e Pierluigi Loi sono ostacoli che danneggiano lo sviluppo di un territorio da troppo tempo in declino. »

Si è svolta questa mattina una riunione tra le organizzazioni sindacali territoriali, la Rsu della Portovesme srl e l’azienda, per una disamina a seguito del provvedimento dell’energy release e le possibili ricadute sull’azienda.

Da un primo approfondimento, nel corso dell’incontro è emerso che il prezzo, seppur calmierato, appare alto; i punti di criticità sono rappresentati dalla vasta platea di aziende che possono beneficiarne, e del tetto massimo della capienza utilizzabile per ciascuna azienda pari al 30% della media degli ultimi tre anni. Questo limite proietta, nelle migliori delle ipotesi ma assai difficili da raggiungere, la disponibilità per 0,213 terawattora anno; un quadro più puntuale sui numeri e la sua applicabilità si potrà avere solo a seguito dell’iter procedurale previsto entro 60 giorni. La sua entrata in vigore sarà dal 1 gennaio 2023.

Numeri che, a detta dell’azienda, non cambiano il quadro difficile ed i possibili scenari sin qui ipotizzati; l’amministratore delegato ha comunicato che a oggi nessuna decisione è stata assunta e che i prossimi 10 giorni saranno utilizzati per approfondire il provvedimento.

Le organizzazioni sindacali hanno constatato con preoccupazione che il provvedimento nella sua interezza, compreso l’emendamento riguardante Sardegna e Sicilia, rappresenti una soluzione non adeguata al contesto ma soprattutto mortifica il principio di insularità inserito recentemente in costituzione all’articolo 119 che recita: «La Repubblica riconosce le peculiarità delle Isole e promuove le misure necessarie a rimuovere gli svantaggi derivanti dalla insularità». Questo doveva essere il primo banco di prova. «Constatiamo che non è stato rispettato questo principio costituzionale. Il criterio della priorità appare debole e non certo sufficiente per recuperare il gap energetico esistente delle isole.»

Le organizzazioni sindacali hanno formalizzato una richiesta di incontro urgente al Mise e Mite per affrontare questa situazione, ma soprattutto lanciano un appello alla Regione Sardegna per un sostegno “attivo e reale” della vertenza che vale 1.500 posti di lavoro. Il prossimo aggiornamento con l’azienda è fissato a fine mese.

Il 25 settembre verrà eletto il nuovo Parlamento, e successivamente dovrà essere formato il nuovo Governo. Una delle emergenze del nostro Paese riguarda l’energia in tutte le sue sfaccettature, problematica che, non solo riguarda l’intero Paese, ma che sul nostro territorio ha un effetto ancor più pesante.

Questo è un momento difficile, per i lavoratori e le loro famiglie e anche per le imprese, piccole o grandi che siano. Chi si candida a rappresentare i cittadini, in un Parlamento ridotto, avrà una responsabilità maggiore rispetto al passato perché la rappresentanza territoriale è stata modificata.

A tutti i candidati sentiamo di dover chiedere, sin da oggi, un impegno concreto che vada oltre la semplice manifestazione verbale. Il Sulcis e il Medio Campidano vivono una crisi perenne destinata a peggiorare. Le diverse istanze presentate nel corso degli anni sono rimaste lettera morta. Pensiamo alla questione dell’energy release, e quindi alla questione energetica che interessa le aziende a maggior consumo, oppure alle diverse procedure aperte e in corso da anni per il rilancio delle attività produttive. Sino a oggi abbiamo registrato solamente buone enunciazioni. Oggi siamo davanti a un bivio che non offre molte alternative: o si viaggia verso una ripresa oppure si decreta la fine e la morte economica e sociale di un intero territorio. Per questo motivo sin da ora si chiede un impegno formale e un’assunzione di responsabilità che passi anche attraverso la rappresentazione del percorso da seguire e delle misure da adottare. Il tempo dell’attesa è terminato. Servono risposte concrete. Subito.

Segreterie Territoriali 

Filctem CGIL – Femca CISL – Uiltec UIL

Emanuele Madeddu – Vincenzo Lai – Pierluigi Loi

E’ una crisi senza fine per il tessuto imprenditoriale del Sulcis Iglesiente Guspinese. Ieri è stata attivata la procedura che porta all’apertura della Cassa integrazione ordinaria per Ceramica Mediterranea Spa, con sede a Guspini. Un’azienda che occupa 117 persone, 108 delle quali in Sardegna e che ha avviato un piano di rilancio puntando su sostenibilità ed idrogeno, con investimenti per oltre 15 milioni di euro che porteranno la fabbrica da una produzione di 300 tonnellate al giorno a 450 tonnellate al giorno di “atomizzato” per la produzione di gres porcellanato.

«Nonostante questo aspetto, ed il fatto che siano in crescita le richieste di manufatti, l’azienda è costretta a ricorrere agli ammortizzatori sociali sostengono Emanuele Madeddu, Lorenzo Mallica ed Elena Dejas, segretari territoriali Filctem-Cgil, Femca-Cisl e Uiltec-Uil -. E questo perché a pesare sui conti sono i costi energetici. Troppo elevati al punto da rischiare di compromettere le produzioni. Il prezzo dell’energia elettrica è ulteriormente cresciuto, passando, in queste settimane, da 0.5 centesimi a 0,60 centesimi al kw/h, quello del gas da 0,50 a circa 0,85 € al kg rendono difficoltosa l’attività produttiva.»

«Nonostante il notevole valore aggiunto rappresentato dal fatto di avere le materie prime a chilometro zero rispetto alla concorrenza del polo ceramico di Sassuolo dove l’approvvigionamento dell’argilla è in prevalenza di provenienza Ucraina, ancora una volta a gravare sul sistema di produzione sardo è la mancanza di gas, combustibile necessario per far funzionare gli impianti, e i costi dell’elettricità sempre più alti aggiungono Emanuele Madeddu, Lorenzo Mallica ed Elena Dejas A questo punto, è necessario che si attivi un percorso che possa garantire le produzioni e quindi possa salvaguardare professionalità e posti di lavoro. Non è pensabile che davanti a un’impresa che continua a credere nei lavoratori e che vuole investire risorse proprie per valorizzare le produzioni la Regione e le altre istituzioni non facciano neppure un passo. La nostra richiesta è chiara ed esplicita: si devono dare risposte e compiere atti affinché siano garantite pari opportunità con le aziende del resto della penisola.»

«A sostegno dei lavoratori e, affinché il mondo produttivo possa avere le stesse condizioni che identiche aziende hanno nel resto d’Italia – concludono Emanuele Madeddu, Lorenzo Mallica ed Elena Dejas -, lanciamo la mobilitazione con iniziative volte a portare a soluzioni delle numerose vertenze aperte.»

Nei giorni scorsi si sono incontrate le Rappresentanze Sindacali della Portovesme Srl e della Acciaieria Siciliana del gruppo Alfa Acciai e le rispettive Segreterie Territoriali di riferimento (chimici e metalmeccanici
territoriali). Al centro del confronto, il punto sulla vicenda che riguarda gli elevati costi dell’energia, situazione che ha portato l’amministratore delegato della Portovesme ad annunciare che, in assenza di un cambio di tendenza del costo energetico, entro ottobre il 90% delle attività aziendali verrà sospeso con il ricorso alla cassa integrazione per oltre mille lavoratori. Nel frattempo Acciaierie di Sicilia, dopo le fermate di giugno e luglio, sono state costrette a programmare la chiusura per tutto il mese di agosto, attivando la solidarietà per 250 lavoratori con conseguenze anche sui circa 250 lavoratori dell’indotto.
«Il Governo nulla ha fatto per dare un aiuto concreto alle aziende energivore insulari i cui costi energetici ricordiamo incidere, rispetto alle aziende concorrenti peninsulari, per oltre 50 milioni nel caso della
Portovesme srl e, nel caso di Alfa Acciai, per più del 40% scrivono in una nota, le segreterie territoriali Filctem-CGIL Femca-CISL Uiltec-UIL Fiom-Cgil, la Rsu Portovesme srl e la Rsu Acciaierie di Sicilia -. Nello specifico, il fatto che le due aziende si trovino nelle rispettive isole di Sicilia e Sardegna, implica che non possano giovare degli strumenti compensativi come, per esempio, la superinterrompibilità. Per questo motivo si è reso necessario avviare un tavolo di discussione e rilanciare il dibattito su un argomento di particolare ed elevata importanza per lo sviluppo industriale. Oggi più che mai, alla luce di quanto avviene negli scenari internazionali, devono essere create le condizioni perché il gap con le altre regioni d’Italia sia superato e siano garantite alle nostre regioni pari opportunità e dignità. Le due organizzazioni hanno convenuto sulla necessità di mettere in atto azioni comuni per smuovere la politica e trovare soluzioni che permettano il prosieguo delle attività così come per le altre regioni d’Italia che possono utilizzare strumenti di calmierazione dei prezzi. Nei giorni scorsi la Camera dei Deputati ha approvato, in seconda e definitiva lettura, l’inserimento del principio di insularità in Costituzione, per il quale la Sardegna si batteva da anni al fine di aggiungere all’articolo 119 un nuovo comma: “la Repubblica riconosce le peculiarità delle Isole e promuove le misure necessarie a rimuovere gli svantaggi derivanti dall’insularità.»
«Ora si tratta di dare piena attuazione a questo principio costituzionale, specie in un tema particolarmente importante come quello del caro energia. Per questo motivo la richiesta è quella di pari condizioni e non condizioni di favore. Non aiuti, ma pari opportunitàconcludono i segretari Emanuele Madeddu, Vincenzo Lai, Perluigi Loi e Nunzio Cinquemani -. La situazione rischia di incancrenirsi e non possiamo permettercelo. Le Isole DEVONO, come da costituzione, avere compensati i differenziali verso il resto d’Italia e, in assenza di risposte, saranno messe in atto azioni congiunte.»

«Apprendiamo con particolare stupore la decisione della Regione di fare ricorso contro il Decreto Sardegna. Un atto che ha conseguenze importanti e un valore politico di non poco conto. Bloccare il decreto Sardegna e quindi le misure che riguardano la metanizzazione, significa anche bloccare lo sviluppo di territori che su questi strumenti contavano. Uno su tutti il progetto di rilancio dello stabilimento Eurallumina, iniziativa che vale 300 milioni di euro e che da anni deve fare i conti con lungaggini burocratiche legate alle decisioni regionali.»
Lo scrivono, in una nota, i segretari territoriali Filctem-CGIL Femca-CISL Uiltec-UIL, Emanuele Madeddu, Vincenzo Lai e Pierluigi Loi.
«Eppure appena due anni fa il presidente della Regione e gli assessori avevano stappato lo spumante per festeggiare il provvedimento che spianava la strada proprio all’Eurallumina – aggiungono Emanuele Madeddu, Vincenzo Lai e Pierluigi Loi -. Invece, oggi, con questo ricorso al Tar del Lazio, si rimette in discussione non solo quel progetto, ma un’intera idea di sviluppo che riguarda l’intera Sardegna e l’industria in Italia. Come ben sa il presidente della Regione, l’Eurallumina rappresenta il primo anello della filiera dell’alluminio e per funzionare ha bisogno del vapore che si può generare solamente con il Gnl. C’è poi un altro aspetto su cui è necessario riflettere: devono essere completati altri passaggi, come per esempio l’escavo del porto di Portovesme. Senza questa opera sarà difficile pensare di far andare avanti qualsiasi iniziativa, giacché il porto è, per la maggior parte dello specchio d’acqua, dotato di un fondale troppo basso. In questo caso è evidente la responsabilità della Regione, che avrebbe dovuto commissariare l’intero intervento e procedere con l’avvio delle opere di escavo, ma altrettanto evidente è il silenzio di talune amministrazioni comunali coinvolte che nulla hanno fatto perché questa opera andasse avanti e questi interventi venissero portati a compimento.»
«Ora è necessario che chi ha delle responsabilità se le assuma in pieno. E chi deve dare risposte concrete le dia con atti e azioni sul campo. La Regione, il presidente e i suoi assessori spieghi cosa vuole fare di questo territorio. Come intende affrontare e risolvere il tema dell’energia e dei rincari, ma anche della mancanza di Gnl. Ad oggi, e a leggere le carte emerge un fatto: che senza soluzioni i progetti di rilancio del Sulcis Iglesiente e di Portovesme vanno in malora. Non vorremmo trovarci costretti ad avviare una nuova mobilitazione – concludono Emanuele Madeddu, Vincenzo Lai e Pierluigi Loi -. E non vorremmo essere costretti a dire che il primo nemico dei lavoratori è la Regione. Per questo motivo chiediamo risposte ed atti concreti immediatamente.»

«Subito un incontro con l’assessore regionale alla Programmazione Giuseppe Fasolino e con la Commissione Industria del Consiglio regionale per affrontare la vertenza relativa all’incertezza economica che interessa la Sotacarbo.»

La richiesta di incontro arriva dalle segreterie FILCTEM-CGIL SSO, FLAEI-CISL Sardegna e UILTEC-UIL Sardegna, per le quali «si rende necessaria perché proprio ieri l’azienda ha comunicato ai dipendenti di non essere in grado di pagare gli stipendi per carenza di liquidità. Eppure dopo la nomina del nuovo Presidente avvenuta a febbraio ed il successivo finanziamento del CEEP-3, le organizzazioni sindacali erano state rassicurate che per la vertenza si sarebbe trovata una soluzione».

«Ricordiamo si legge in una notache in occasione dell’assemblea straordinaria dei soci che si è tenuta in data 18 giugno 2021, la Regione, in qualità di socio, ha ribadito il ruolo centrale di Sotacarbo nel panorama della ricerca scientifica regionale, e ha inoltre, dichiarato che attraverso opportuna delibera avrebbe ricapitalizzato l’azienda tramite il versamento verso Sotacarbo di 2,5 M€, divenuti poi in realtà 2,3 milioni di Euro. A questo si aggiunge l’approvazione nell’ultima finanziaria di un fondo per i prossimi tre anni. Tuttavia, questi provvedimenti non pare abbiano prodotto i risultati sperati in quanto, a oggi, non applicati per talune interpretazioni normative. Questo grave ritardo sta avendo conseguenze sulle attività di ricerca e mettendo a rischio il pagamento di fornitori e stipendi già dai prossimi mesi.»

«La Regione Sardegna deve essere conseguente agli impegni presi e tutelare un centro di ricerca di eccellenza come Sotacarboaggiungono le tre segreterie sindacali -. Qui siamo al paradosso: da una parte, e negli organi di stampa, si parla dell’attività e della grande occasione di questo centro ricerca e dall’altra si devono fare i conti con questo clima di profonda incertezza.»

«Ricordiamo che è cronaca di qualche giorno fa l’annuncio del presidente della Regione circa il finanziamento nazionale di 12 milioni di euro per recuperare i locali dell’ex ufficio tecnico della Grande miniera di Serbariu a Carbonia e per realizzare, nel Centro ricerche, un laboratorio avanzato di valenza internazionale per la produzione di idrogeno e altri combustibili da energia rinnovabileconcludono i segretari Emanuele Madeddu, Gianrico Cuboni e Pierluigi Loi -. Questo comportamento appare surreale, da un lato il presidente Christian Solinas proclama i risultati raggiunti dalla Sotacarbo, dall’altra la burocrazia regionale mortifica il lavoro dei ricercatori oramai punto di riferimento nel panorama internazionale della ricerca stessa.»

 

«Ieri il Governo non ha ammesso l’emendamento proposto dalla presidente della Commissione Lavoro alla Camera, Romina Mura, con cui si prevedeva una misura compensativa nella misura del 25 per cento anche per l’acquisto di gas non naturale e di altri prodotti energetici sostitutivi laddove le carenze infrastrutturali impediscano l’approvvigionamento diretto di gas naturale. Ossia un intervento a favore delle aziende sarde che non possono usare il gas semplicemente perché in Sardegna non c’è ancora. In questi ultimi tempi si è parlato tanto di insularità. È il caso che dalle parole si passi ai fatti perché, a questo punto, si rende necessario far sentire la nostra voce.»

Lo scrivono, in una nota, Emanuele Madeddu, Vincenzo Lai e Pierluigi Loi, segretari territoriali rispettivamente di Filctem Ciìgil, Femca Cisl e Uiltec Uil.

«Tutti siamo penalizzati due volte. Se un’azienda come la Portovesme srl fosse a Brescia piuttosto che a Sassuolo, andrebbe a risparmiare 50 milioni di euro all’anno in costi energetici grazie a strumenti non applicabili in Sardegna; chiediamo stessi interventi per poter avere la stessa competitivitàaggiungono Emanuele Madeddu, Vincenzo Lai e Pierluigi Loi -. Come deciso ieri nella riunione con le segreterie confederali CGIL CISL UIL, la manifestazione a Roma è più che mai necessaria, chiediamo che da parte di tutti i rappresentanti istituzionali, dai Comuni alla Regione, continuando con i parlamentari, ci sia un’assunzione di responsabilità e arrivi quindi il sostegno a questa mobilitazione. L’approvazione dei decreti attuativi per l’utilizzo del provvedimento dell’energy release non sono più rinviabili per garantire la continuità produttiva della fabbrica, così come è necessario pensare a interventi strutturaliconcludono Emanuele Madeddu, Vincenzo Lai e Pierluigi Loi -. Il cosiddetto principio di insularità deve valere sempre. E per renderlo attuabile è necessario partire da un fatto concreto come questo.»

Nella foto di copertina, l’incontro svoltosi ieri alla Portovesme srl con la viceministra del Mise Alessandra Todde.

Il circolo culturale Soci Euralcoop, in piazza Marmilla, a Carbonia, ha ospitato ieri sera un dibattito sulla transizione energetica per l’ambiente ed il lavoro, organizzato dal Partito Democratico del Sulcis Iglesiente.

In oltre 4 ore di dibattito, si è parlato di energie rinnovabili come un bene per la comunità da sottrarre alla speculazione; comunità energetiche; metano nella transizione; problematiche legate alla chiusura della Centrale Grazia Deledda che Enel non intende riconvertire; il Piano per la giusta transizione. 

Il dibattito, coordinato da Giorgia Meli, assessore della Cultura del comune di Carbonia, è stato introdotto da Daniele Reginali, segretario della federazione e dal sindaco Pietro Morittu.

Dopo la relazione di Alfonso Damiano, professore ordinario del Dipartimento di Ingegneria elettrica ed elettronica dell’Università di Cagliari, sono intervenuti Claudio Atzori, presidente della Lega delle cooperative, che ha illustrato le iniziative in corso per le comunità energetiche; Samuele Piddiu, segretario regionale della Cgil; Salvatore Vincis, segretario territoriale Cisl; Fabrizio Floris, lavoratore della Portovesme srl; Alessio Dessì, ingegnere industriale; Pietro Cocco, sindaco di Gonnesa; Giacomo Guadagnini, consigliere comunale di Carbonia e consigliere d’amministrazione del Consorzio industriale; Piero Comandini, consigliere regionale; Alberto Bionducci, ingegnere, già direttore di una centrale elettrica a Portovesme; Emanuele Madeddu, segretario territoriale Filctem Cgil; Roberto Forresu, segretario regionale Fiom Cgil; Francesco Garau, segretario regionale Filctem Cgil.
Hanno concluso gli interventi, il deputato Andrea Frailis ed il senatore Gianni Marilotti, prima delle conclusioni di Tore Cherchi.

La posizione del PD sulle materie trattate, può essere così sintetizzata, come riportato in un documento:
• Piena condivisione dello sviluppo delle energie rinnovabili. Le Istituzioni, a partire dal Governo e dalla Regione, devono garantire che sole, vento, acqua, territorio e paesaggio siano considerati come beni della collettività per il suo benessere sociale e non come merci per la speculazione a profitto di pochi gruppi, come, spesso, attualmente accade.
• Sostegno alle comunità energetiche. Queste costituiscono una modalità di utilizzazione delle energie rinnovabili con effetti economici molto positivi sui cittadini. I Comuni devono dare impulso alla loro organizzazione.
• Agire per soddisfare interamente con fonti rinnovabili l’intero fabbisogno energetico pubblico a partire da quelli dei Comuni.
• Programmare i grandi impianti di energia rinnovabile in funzione degli interessi economici e sociali della collettività cioè cambiare metodo rispetto all’attuale mercato selvaggio.
• La filiera dell’idrogeno sia sviluppata nel Sulcis. Anche Enel vi abbia un ruolo attivo.
• Il gas naturale liquefatto nella transizione energetica è indispensabile. Senza la disponibilità del GNL, aziende rilevanti sono destinate alla chiusura e la già pesante situazione sociale si aggraverà.
• La sicurezza degli impianti per il GNL deve essere sempre ricercata. Per questo fine, sono indispensabili valutazioni pubbliche e trasparenti delle soluzioni più idonee, come del resto prevedono le leggi e come si è fatto in altre parti d’Italia e di Europa. In ogni sede devono esserci atteggiamenti responsabili e costruttivi.
• Il Governo e la Regione impediscano che l’Enel chiuda la centrale e scappi. il problema non si risolve accompagnando alla pensione gli attuali dipendenti e costruendo un parco batterie. Altrove, anche in Sardegna, le aziende elettriche, quando chiudono un impianto a carbone, propongono investimenti per la riconversione a gas. In altri casi nazionali ed
europei, sviluppano la filiera energia rinnovabile/idrogeno.
• Nella situazione di alti prezzi dell’energia cittadini ed imprese soffrono mentre le aziende energetiche italiane, comprese Enel e Eni, realizzano extra profitti stimati in 26 miliardi euro. Governo e Parlamento agiscano per risolvere la situazione della Portovesme che assicura il lavoro a 1500 persone non dimenticando che Enel ha nel Sulcis la sua più grande centrale eolica.

• Si denuncia, una volta di più, il grave ritardo nella predisposizione del “Piano territoriale per la giusta transizione” per il quale l’Unione Europea ha messo a disposizione centinaia di milioni di euro di finanziamenti. La Regione è perfettamente latitante.
La Giunta regionale guidata dal presidente Solinas si è rivelata incapace di affrontare questioni cruciali come la transizione energetica, il piano per la giusta transizione, il piano nazionale di ripresa e resilienza. Ha abbandonato il piano Sulcis. Nel vuoto di iniziative della Giunta regionale, è necessaria una forte iniziativa politica e sociale nel territorio. Un ruolo cruciale di progettazione del futuro e di guida unitaria spetta alle Amministrazioni locali in raccordo con le organizzazioni sociali a partire da sindacati.
Il Partito Democratico, direttamente e attraverso sindaci e amministratori, parlamentari e consiglieri regionali, agirà ricercando l’unità con l’insieme delle forze che vogliono contribuire seriamente ad affrontare questioni cruciali come la transizione energetica, a difendere le aziende pesantemente colpite da una congiuntura dei prezzi alti dell’energia e a cogliere le opportunità offerte dal Piano nazionale di ripresa e resilienza e dal Fondo per la giusta transizione.