21 November, 2024
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Il sindaco di Bortigiadas, Emiliano Deiana (PD), è stato eletto ieri pomeriggio, nella sala conferenze del Nuraghe Losa, ad Abbasanta, nuovo presidente di Anci Sardegna. La sua elezione è maturata con “soli” 118 voti dei 377 sindaci dei comuni della Sardegna, quelli dei sindaci rimasti in sala (sui 190 registrati in ingresso) dopo che lo scontro infinito con l’altra componente che sosteneva il sindaco di Bitti, Giuseppe Ciccolini (anche lui esponente del Partito Democratico), che era stato eletto lo scorso 23 settembre, elezione poi annullata, aveva lasciato l’assemblea congressuale in segno di protesta.

Saranno ora da verificare gli sviluppi di quanto accaduto ieri, in occasione della prima riunione dell’assemblea che il neo presidente s’è impegnato a convocare in tempi brevi.

Ieri mattina i lavori erano iniziati con l’intervento di Giuseppe Ciccolini che aveva chiesto ancora una volta di rinviare il voto in attesa di conoscere le decisioni del Tribunale civile di Cagliari, attesa per l’8 febbraio prossimo, sul suo ricorso contro l’annullamento del voto del 23 settembre. La sua richiesta è stata respinta dalla maggioranza dei presenti ed ha quindi deciso di abbandonare i lavori, seguito dai suoi sostenitori.

Emiliano Deiana, con il sostegno del presidente uscente Pier Sandro Scano e del presidente dell’assemblea congressuale, Mario Bruno, ha deciso di andare avanti e si è quindi giunti alla votazione con la sua elezione, decisa da 118 dei 377 sindaci dei comuni sardi.

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L’assemblea dei sindaci di Anci Sardegna si riunirà il 16 gennaio per l’elezione del nuovo presidente. La convocazione è stata decisa oggi per cercare di sbloccare la situazione di stallo venutasi a determinare dopo l’annullamento della votazione del 23 settembre scorso. Anche la decisione odierna, assunta su proposta del presidente dell’assemblea congressuale Mario Bruno, sindaco di Alghero, è stata assai contrastata, con uno dei candidati alla presidenza, il sindaco di Bitti Giuseppe Ciccolini, esponente del Partito Democratico, che ha abbandonato i lavori prima della loro conclusione.

Giuseppe Ciccolini aveva proposto di attendere la decisione del Tribunale di Cagliari sul suo ricorso contro l’annullamento del voto che il 23 settembre scorso lo aveva visto imporsi sull’altro candidato, il sindaco di Bortigiadas Emiliano Deiana, anche lui esponente del Partito Democratico che, nel suo intervento, aveva ribadito la nullità dell’elezione di settembre e la necessità di andare subito ad una nuova votazione. I quasi tre mesi e mezzo trascorsi non sono serviti a superare i contrasti ed oggi appare assai improbabile un rasserenamento del clima per arrivare ad una candidatura unitaria e, comunque, il 16 gennaio verrà eletto il presidente che verrà chiamato a raccogliere l’eredità di Piersandro Scano.

 

 

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E’ in corso, al Centro Servizi Losa di Abbasanta, l’VIII Assemblea Congressuale Regionale ANCI Sardegna e Assemblea Pre-Congressuale Regionale per l’elezione dei delegati alla XVIII Assemblea Congressuale Nazionale e del presidente di Anci Sardegna.

Alla vigilia erano due le candidature in campo, entrambe espressione del Partito Democratico: Emiliano Deiana, sindaco di Bortogiadas, e Giuseppe Ciccolini, sindaco di Bitti,

Sono in corso prove di mediazione in extremis ad Abbasanta per trovare una candidatura unitaria per la presidenza dell’Anci Sardegna. I due candidati dovranno presentare le 27 firme a sostegno della propria “discesa in campo” e se nessuno dei due farà un passo indietro, si arriverà alla conta dei voti tra i 300 sindaci presenti.

L’assemblea è iniziata con oltre un’ora di ritardo. Il sindaco di Nuoro, Andrea Soddu,  ha auspicato l’elezione di un presidente «che non sia espressione di una sola parte, ma di tutti». Omrar Assad, sindaco di Modolo e coordinatore dei piccoli comuni dell’Anci, ha applaudito alla presenza dei consiglieri regionali sottolineando, però, che gli sarebbe piaciuto «vederli in altre occasioni e non solo in un momento elettorale. Ci hanno chiamato nei giorni precedenti, ma io voterò secondo coscienza».

«Abbiamo già vinto – ha detto Emiliano Deiana – perché abbiamo portato qui la discussione chiusa in altre stanze: se c’è da votare si vota se c’è da mediare mediamo». Il sindaco di Castelsardo, Franco Cuccureddu, ha presentato il documento di cinque punti dei sindaci eletti con le liste civiche e ha parlato di «una palestra pre congressuale del Pd».

Nuraghe Losa Abbasanta 2 copia

Palazzo del Consiglio regionale 2 copia

Si è svolta stamane la seduta congiunta Consiglio regionale – Consiglio delle autonomie locali, sullo stato del sistema delle autonomie in Sardegna.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Secondo l’ordine del giorno della seduta congiunta con il Cal, i lavori prevedono l’intervento del presidente del Consiglio regionale, seguito da quello del presidente del Cal, di 5 sindaci e dei consiglieri regionali di maggioranza e opposizione, con a disposizione un tempo di 10 minuti ciascuno: concluderà la sessione il presidente della Regione.

Nel suo intervento il presidente del Consiglio Gianfranco Ganau ha sottolineato fra l’altro che, in occasione dei 10 anni dall’istituzione del Cal, «è necessario uscire da ogni ritualità per avviare un confronto vero su temi che riguardano la Sardegna, i territori, i cittadini, confronto sempre più stringente e necessario per le comunità». «Ci troviamo di fronte ad una gravissima crisi – ha proseguito il presidente – che ci impone un’elevata capacità di rispondere alle esigenze dei cittadini con sempre meno risorse non compensate nemmeno in parte dall’incremento della tassazione locale; affrontiamo ogni giorno crescenti difficoltà nel mantenimento dei servizi essenziali, che si traducono anche in segnali di malessere progressivo che  non possono essere sottovalutati per svolgere al meglio quel compito della buona politica che tutti vogliamo rappresentare». Rivolgendo un pensiero al sindaco di Bultei recentemente vittima di un attentato, Ganau ha affermato che «i sindaci non possono essere lasciati soli e la solidarietà non basta; servono segnali di attenzione da parte delle istituzioni centrali per consentire il pieno e libero esercizio delle funzioni amministrative, garantendo la sicurezza delle famiglie degli amministratori ed assicurando alla giustizia i criminali».

Affrontando il tema della legge finanziaria regionale, il presidente del Consiglio si è detto convinto della necessità di «superare i problemi con soluzioni innovative su istruzione e sanità e politiche sociali, sostegno alla produzione e mobilità, affrontando le numerose crisi senza sconto per danni ambientali ma anche senza nostalgie per un passato non più proponibile, fatto da tante criticità storiche irrisolte da decenni  per le quali si è ormai consumato ogni margine di tempo». «Oggi – ha sostenuto – servono risposte rapide ed adeguate e non possiamo sbagliare e, in questo quadro, occorre respingere scelte che privilegiamo l’accentramento di funzioni». In concreto, il presidente del Consiglio regionale si è dichiarato a favore del fondo unico per gli Enti locali, «che va sostenuto anche rivedendo i criteri di ripartizione ed affiancato da nuove risorse per mutui, con una forte condivisione riguardante opere strategiche come il settore idro-geologico e quello della viabilità». Altro argomento importante per il futuro delle Autonomie citato dal presidente Ganau, quello della riforma degli Enti locali che, ha precisato, «dovrà essere rispettosa dei territori e della loro storia, con una collocazione efficiente delle funzioni pubbliche, capace di superare ogni ipotesi di centralismo regionale, una riforma che richiederà anche una modifica della legge istitutiva dello stesso Cal aggiornando il suo ruolo su basi nuove provenienti dalla novità della cancellazione delle Province». «In questo ambito – ha concluso Ganau – una modifica possibile potrà riguardare l’obbligo per il Consiglio regionale di riesaminare una legge in presenza di un parere negativo del Cal; il confronto fra Regione ed Enti locali, insomma, dovrà raggiungere in tempi brevi obiettivi irrinunciabili che possono essere raggiunti solo con una politica di forte coesione, il Parlamento recentemente non ha dato un bell’esempio di se ed auspico che il Consiglio, al contrario, possa dare da subito un bell’esempio di buona politica, pena l’ulteriore allontanamento dei cittadini dalle Istituzioni».

E’ poi intervenuto il presidente del Cal, Giuseppe Casti. «Quello di oggi è un importante momento di confronto – ha affermato – e di discussione tra le diverse Istituzioni della Sardegna e arriva in un periodo particolarmente delicato. In un momento così complesso per le istituzioni, la finanza pubblica e per il ciclo economico, dobbiamo basare la nostra azione di rappresentanza del sistema locale, assieme all’Anci e alle altre associazioni, sul forte senso di cooperazione istituzionale». Il presidente del Cal ha ricordato la grave crisi che sta colpendo ogni settore dell’Isola, che è diventata ormai una crisi sociale. Casti si è poi soffermato sul problema della finanza. «Gli enti locali sono quelli che hanno pagato il prezzo più alto sull’altare del risanamento economico dello Stato», evidenziando che sono i Comuni le Istituzioni più vicine ai cittadini e a cui vengono richieste risposte per i problemi di tutti i giorni. A causa della crisi crescente gli enti locali «si stanno trasformando nella trincea della disperazione e della rassegnazione». Casti ha ancora sottolineato le difficoltà che affrontano ogni giorno gli amministratori locali e, a causa delle tensioni sociali crescenti, anche i rischi per la propria vita con attentati e atti intimidatori. «Comprendere il ruolo dei Comuni – ha affermato il presidente del Cal – non significa fornire loro un attestato di merito, ma fornire agli enti locali mezzi reali, individuabili e immediatamente spendibili».

Casti ha poi dato parere favorevole alla contrazione di mutui e finanziamenti se finalizzate alla realizzazione di infrastrutture «propedeutiche allo sviluppo delle attività produttive, come reti stradali e portuali», con il coinvolgimento delle amministrazioni locali. Il presidente del Cal ha poi lamentato il taglio del Fondo di solidarietà di un miliardo e mezzo previsto nella Legge di stabilità, e ha affermato di temere che la Regione voglia procedere sulla stessa strada.

«Sulla finanziaria regionale Cal e Anci hanno già lamentato il taglio del Fondo Unico, risorsa indispensabile per i Comuni per l’attuazione delle politiche sociali, per lo sviluppo e l’occupazione e per il diritto allo studio». Casti ha rilevato che la collaborazione offerta dal Cal alla Giunta e alla Commissione competente non ha portato risultati. Parere positivo sul Capo II (opere pubbliche e infrastrutture) per la disponibilità a riscrivere la norma sul Fondo per la progettazione e per l’istituzione di un tavolo tecnico sul rapporto tra le nuove regole di contabilità e procedure dei lavori pubblici di interesse locale e la procedura di de finanziamento.

Forti critiche invece sul Capo VI, che ha portato il Cal a ribadire le proprie proposte: ripristino del Fondo unico, copertura del patto verticale incentivato e incremento delle risorse per il fondo delle povertà estreme. Negativo anche il giudizio del Cal sugli strumenti di programmazione: «Fatichiamo a vedere un omogeneo disegno di sviluppo per l’Isola. Casti ha poi chiesto più attenzione a tutte le aree urbane e non soltanto a Cagliari, Sassari e Olbia. Bene invece «la forte riduzione dell’obiettivo nominale del Patto di stabilità per il 2015».

Il presidente del Cal ha inoltre sollecitato l’intervento della Regione e del Consiglio regionale per ridurre la spesa sanitaria e liberare così risorse da destinare allo sviluppo. Per Area e Ente foreste, Casti ha infine chiesto che le riforme degli enti vengano fatte con il coinvolgimento delle istituzioni locali, su cui questa Finanziaria dovrebbe puntare.

Il consigliere del gruppo “Sardegna”, Mario Floris (Uds), ha sottolineato il carattere non solo formale della seduta congiunta con il Cal ed ha definito la riunione odierna “storica” in quanto potrebbe essere l’ultima con l’attuale composizione del Consiglio delle autonomie locali, considerato che entro il prossimo anno si dovrà realizzare la riforma degli Enti Locali.

Il già presidente della Giunta regionale ha ricordato la legge istitutiva del Cal che, a partire dal 2005, ha riconosciuto dignità istituzionale alla Consulta ed ha dichiarato nei fatti “esaurita” la funzione e la carica propositiva del Cal, così come era stata immaginata al momento della sua istituzione. «Gli Enti locali – ha spiegato Mario Floris – avrebbero dovuto essere non solo attuatori ma i promotori  dello sviluppo dal basso». «Così non è stato – ha proseguito il leader dell’Uds – e non per colpa degli Enti Locali ma per il fatto che la Regione, nel corso dell’ultimo decennio,  non ha saputo fare squadra con gli Enti Locali sardi».

Mario Floris ha ricordato, quindi, il generale clima di contrasto che caratterizza il rapporto tra la Regione e i Comuni e le Province sarde ed ha affermato che “gli Enti locali sono ormai da tempo sul piede di guerra”. Il consigliere della minoranza consiliare ha quindi elencato i recenti temi su quali si è consumato il contrasto con la Regione e che, a giudizio di Floris, hanno tracciato “un quadro desolante dei rapporti tra le istituzioni”: Imu agricola, legge di stabilità, patto di stabilità, dimensionamento scolastico, razionalizzazione dei servizi ad incominciare da quelli postali e bancari.

«Sulle materie che attengono il territorio – ha proseguito Floris – la Regione ha agito come “guastatore” e con il blocco del piano casa si è deciso di far cessare i positivi effetti che l’iniziativa ha prodotto nelle singole realtà territoriali».  A questo proposito Mario Floris ha ricordato il pronunciamento del Consiglio regionale che ha impegnato la Giunta a procedere con la proroga del piano casa qualora entro il 29 novembre 2014 non fossero state approvate nuove norme in materia di edilizia. «Ad oggi – ha proseguito l’ex assessore della Giunta Cappellacci – il piano casa è scaduto, l’impegno del Consiglio è stato disatteso e non c’è alcuna norma sull’edilizia all’ordine del giorno».

Mario Floris ha inoltre rivolto critiche per la decisione a suo tempo assunta dalla Giunta Pigliaru che all’indomani del suo insediamento ha deliberato l’annullamento della revisione del Piano paesaggistico regionale, nonostante quest’ultimo fosse stato varato a conclusione di percorso che ha visto il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati ad incominciare dai Comuni. «L’assessore Erriu – ha incalzato il consigliere dell’Uds – ha dovuto disconoscere in qualità di assessore all’Urbanistica quanto ha contribuito a realizzare nella sua funzione di presidente dell’Anci».

Floris ha quindi denunciato il ritardo con il quale si procede nella riforma degli Enti Locali in Sardegna («entro il prossimo 8 aprile senza l’approvazione della riforma entreranno in vigore le disposizioni della legge Delrio») ed ha concluso dichiarando di condividere le affermazioni dell’attuale presidente dell’Anci, Piersandro Scano: «I Comuni determinano la tenuta del tessuto sociale e economico della nostra Isola».

Il presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau, ha quindi concesso la parola al sindaco di Sassari, Nicola Sanna, che in apertura del suo intervento nel ricordare il “carattere unitario della riunione” ha riaffermato la necessità di “un nuovo sviluppo”.

«I sindaci della Sardegna – ha dichiarato Sanna – sono sindaci in trincea, come lo è il sindaco di Bultei che di recente è stato vittima di attentati e minacce.»

Il primo cittadino di Sassari ha quindi sottolineato il ruolo e le difficoltà che caratterizzano l’operato della amministrazioni comunali che – ha spiegato Sanna – «hanno garantito gli equilibri di finanza pubblica in questi anni di crisi profonda e scarsità di risorse. Fino a cinque anni fa – ha proseguito Nicola Sanna – eravamo in grado di finanziare i nostri bilanci con una quota di tassazione locale pari al 20% mentre oggi siamo vicini alla soglia del 50%».

Sanna ha auspicato il recupero della “procedura incrementale del fondo unico per gli Enti locali” e l’effettivo trasferimento di competenze e funzioni nei territori.

Il sindaco sassarese ha quindi ribadito l’attualità del dibattito sul ruolo delle aree urbane e aree interne: «Le aree urbane non possono più essere considerate più come attrattori di popolazione a discapito delle aree interne che devono invece rappresentare la salvaguardia dell’ambiente e dello sviluppo sostenibile con un reale trasferimento di funzioni e risorse».

L’ulteriore invito del sindaco Sanna alla Giunta e al Consiglio ha riguardato la necessità che sulle riforme si evitino le “tentazioni centralistiche”. «Sul tema delle riforme – ha concluso Nicola Sanna – il Cal dovrà essere protagonista ed a questo proposito ricordo il testo elaborato dal Consiglio delle autonomie che esalta tutte le autonomie».

Le conclusioni hanno riguardato la legge finanziaria («riteniamo si possa fare qualcosa di più per la spendita delle risorse destinate allo sviluppo locale») e le risposte attese dall’incontro Regione-Cal («ci attendiamo risposte strutturali ai bisogni del popolo sardo»).

Il sindaco di Nuoro Sandro Bianchi ha incentrato il suo intervento sul tema dell’acqua e, in particolare, sulla legge che istituisce l’Ente di governo d’ambito, approvata dal Consiglio regionale il 4 febbraio scorso.

Bianchi, dopo aver espresso soddisfazione per l’approvazione del provvedimento, ha segnalato diverse criticità dello stesso e avanzato alcune proposte di modifica. «Dal primo gennaio 2015 l’ex Autorità d’ambito ha funzionato sotto regime di prorogatio con un commissario che esercitava solo l’ordinaria amministrazione – ha detto Bianchi – questo ha bloccato i progetti, serve una correzione della norma che consenta di accelerare i processi decisionali altrimenti rischiamo di andare avanti per mesi limitandoci agli atti di ordinaria amministrazione». Bianchi ha quindi segnalato i tempi lunghi che serviranno per istituire il Comitato istituzionale d’ambito che dovrà poi approvare uno Statuto prima di poter procedere alla definizione delle cariche interne e delle relative funzioni. «Occorre sanare questo vulnus di funzionalità – ha affermato il sindaco di Nuoro – se i vuole scongiurare il pericolo di una vacatio istituzionale».

Bianchi ha poi evidenziato il mancato accoglimento di un’altra richiesta avanzata dalle autonomie locali: la restituzione delle quote di Abbanoa ai comuni da parte della Regione. «La legge recentemente approvata dal Consiglio prevede una restituzione nell’arco di cinque anni, con la Regione che può mantenere fino al 49% delle quote. Una disposizione che contrasta con la dichiarata volontà di trasferire più competenze agli enti locali».

Dal sindaco di Nuoro, infine, una richiesta di  modifica dei criteri che regolano la partecipazione all’Ente di governo d’ambito. «Dell’organismo si fa parte pagando le quote ma sono solo i comuni a farlo – ha concluso Bianchi – lo si preveda anche per la Regione. Quest’ultima dovrebbe farsi carico anche delle quote delle ex province».

Accalorato l’intervento del sindaco di Bortigiadas, Emiliano Deiana, che ha denunciato l’attacco in atto contro le comunità locali. «A me pare che ad ogni livello ci sia una costante – ha detto Deiana – l’avversione verso il piccolo, il multiforme, il periferico. Razionalizzare in modo ragionieristico non porta a nulla. Il Governo, dal 2009 a oggi, ha tagliato 31 miliardi di euro agli enti locali, questo non è servito a migliorare i conti dello Stato. Il 97,5% del debito pubblico continua ad essere prodotto dall’apparato centrale». Il sindaco di Bortigiadas ha quindi rivolto una domanda al Consiglio e alla Giunta regionale: «Vogliamo sapere se rappresentiamo un fastidio o se invece ritenete che il sistema della autonomie locali debba continuare ad essere considerato un elemento costitutivo dell’organizzazione pubblica».

Deiana ha poi rimarcato la necessità di pensare a una Sardegna che esalti le differenze e lotti contro l’abbandono dei piccoli centri. «La difesa della scuola, il mantenimento dei servizi e dei presidi delle forze dell’ordine nei piccoli paesi sono essenziali per arginare lo spopolamento. Non è possibile pretendere che un milione e seicentomila sardi vadano a vivere in tre grossi centri. Non si risolve nulla accentrando le funzioni. Le Unioni dei comuni saranno utili solo per la gestione associata di alcuni servizi ma, per come sono state pensate, non saranno garanzia di democrazia. La sfida del progresso – ha concluso Deiana – richiede più democrazia e valorizzazione delle differenze».

Omar Hassan, sindaco di Modolo, ha condiviso gli argomenti sollevati dagli amministratori locali «e spero che arrivino alle orecchie di chi può decidere, per dare senso a questa riunione». Hassan, subito dopo, ha però lamentato che «il rapporto Comuni-Regione non è paritario, perché ci si trova spesso mortificati da un atteggiamento che vuole comprimere le prerogative dei Comuni, mentre è necessaria una stagione nuova». Come esempio della distorsione del rapporto istituzionale fra livelli di governo, Hassan ha citato il recente bando della Regione sulle opere cantierabili, «un bando non chiaro che ha messo i Comuni l’uno contro l’altro, un bando che ha attivato un meccanismo perverso a favore dei grandi Comuni, mentre i Comuni piccoli sono rimasti penalizzati anche dal taglio delle scuole, un danno incalcolabile». La riforma dell’istruzione è necessaria, ha detto ancora il sindaco di Modolo, «ma riformare la formazione significa innanzitutto avere il coraggio di formare l’Università che deve fare solo ricerca senza pretendere di essere dappertutto». Parlando del ruolo del Cal, Hassan ha auspicato «un ruolo di vera rappresentanza, espressione di un organismo dinamico che possa lavorare tutti i giorni ed incidere concretamente nelle scelte del Consiglio regionale, soprattutto in caso di pareri contrari su leggi e provvedimenti». Il sindaco di Modolo ha poi sollecitato una tempestiva azione della Regione sia per l’approvazione del Piano energetico, «perché non è accettabile che la Sardegna produca il 42% in più del suo fabbisogno e paga il 50% in più la sua bolletta energetica», che per il Piano dei rifiuti, «perché occorre andare verso una tariffa unica regionale per i rifiuti», che infine per il Piano straordinario per il lavoro, «perché nelle realtà decentrate l’unica vera impresa percepita dai cittadini è il Comune che però non ha risorse».

Massimo Zedda, Sindaco di Cagliari, ha posto l’accento sugli attentati che hanno colpito gli amministratori locali della Sardegna, ricordando in particolare quello diretto contro l’abitazione privata del sindaco di Bultei, dove è emersa con chiarezza la volontà di uccidere. «Non è la questione delle tasse che arma la mano dei criminali – ha detto Zedda – è il clima creato attorno ai Comuni, soprattutto in quei Comuni dove operano amministratori che hanno voluto tutelare l’interesse pubblico e la legalità; forse non sono atti di criminalità organizzata ma gesti folli ancora più preoccupanti, più difficilmente prevedibili e controllabili». «Il problema centrale di questi tempi – ha continuato Zedda – è e resta quello dell’astensionismo, emerso in modo emblematico dopo le elezioni dell’Emilia Romagna, dove la disoccupazione è massimo al 4% con un 20% di immigrati integrati e si è comunque tornati indietro agli anni ’60; per noi Sardi significa che tempi e ritmi della politica devono essere fortemente accelerati». Abbiamo il dovere di mettere in campo tutti gli strumenti utili, ha affermato ancora il sindaco di Cagliari, «per arginare il fenomeno dello spopolamento, per invertire una tendenza secondo la quale la città metropolitana di Cagliari rischia di avere a se il deserto, perché è vero che oggi qualcuno si sta spostando verso le aree urbane ma domani le stesse persone potrebbero decidere di emigrare, come dimostra l’esempio dell’Ogliastra dove, di fronte alla scelta se andare a Cagliari o Sassari a studiare, si sceglie di andare nella penisola». Nei piccoli Comuni sardi, ha ricordato ancora Zedda, «lo sportello postale e la piccola scuola sono ancore di salvezza ma ciò che davvero manca sono le occasioni di lavoro». Nel Chianti, ha continuato Zedda citando il caso della Toscana, «i cittadini scelgono di rimanere nei piccoli borghi, in Lombardia si organizza l’Expo sui temi dell’economia sostenibile mentre, in Sardegna, in pochi anni si è cercato di smantellare il piano paesaggistico regionale, smontando la cornice che avrebbe dato opportunità e certezze di investimento». Dopo aver invitato ad uscire da una certa retorica dello Statuto sardo privilegiando un esercizio quotidiano di autonomia fondato su valori e contenuti, Zedda ha definito «inammissibile che da 11 anni resti nei cassetti della Regione una legge sull’istruzione, fatto che richiama alle proprie responsabilità future una intera classe dirigente». Concludendo con un accenno alla finanza locale, il Sindaco di Cagliari ha dichiarato che «intervenire su tasse si può, ma nella chiarezza, ad esempio in materia di rifiuti eliminando tariffe doppie che nel resto d’Italia che, a parte l’insostenibilità dei costi, stanno facendo saltare anni di politica ambientale, alimentando una percezione negativa dei cittadini che identificano la differenziata come un ulteriore aggravio fiscale».

«Sono parzialmente soddisfatto di come stanno procedendo i lavori di oggi», ha affermato il capogruppo di Sel, Daniele Cocco. «I sindaci hanno rappresentato bene le criticità della nostra Sardegna». Per Cocco il Consiglio e la Regione devono proporre soluzioni, «non più a parole ma con atti concreti. Credo che sia l’impegno da assumere e che non sia più prorogabile». Il capogruppo di Sel ha ricordato di aver proposto di tenere la seduta congiunta a Bultei con l’obiettivo di confermare la ferma condanna agli attentati contro gli amministratori, ma anche per dire a un’intera comunità che non è sola. Cocco ha poi ricordato che la risposta dello Stato è stata avvilente: anziché rafforzare la propria presenza ha deciso di chiudere la caserma di Burgos e la scuola di polizia di Foresta Burgos. «Noi dobbiamo invece tenere altissima l’attenzione su queste realtà – ha affermato – con la Finanziaria cercheremo di dare, se non tutte, almeno una parte delle risposte alle richieste dei sindaci».

E’ poi intervenuto il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, il quale ha rilevato che la situazione rappresentata dai sindaci è drammatica, e i dati confermano che anche questa’anno sarà difficile e complicato. Il dibattito è stato efficace e ha portato l’attenzione su problemi veri, ha detto. «Un grido d’allarme – ha aggiunto Cocco – che non resterà inascoltato e deve trasformarsi in azioni concrete». Il capogruppo del Pd ha poi fatto un rapido bilancio di un anno di legislatura, evidenziando la bontà dell’accordo con lo Stato che ha consentito il superamento del Patto di stabilità: «Uno strumento straordinario perché consentirà di utilizzare tutti i fondi disponibili». Cocco ha evidenziato anche l’importanza del ruolo del presidente della Regione nella seconda conferenza nazionale sulle servitù militare e ha annunciato la presentazione di una mozione sulla base di Santo Stefano. L’esponente della maggioranza ha poi ricordato l’importanza di difendere la specialità della Sardegna, oggi sotto attacco da parte del Governo che sta cercando di tornare a un forte centralismo dopo il fallimento del federalismo. «Oggi noi dobbiamo fare battaglie di prospettiva – ha concluso – non di retroguardia».

Il consigliere dei Riformatori, Michele Cossa, ha sottolineato il generale clima di “attacco” a cui è sottoposto l’intero sistema delle autonomie regionali. «Per decenni – ha spiegato il consigliere – l’autonomia ha rappresentato uno degli obiettivi politicamente più ambiziosi mentre oggi è diventata l’esempio in negativo del nostro sistema istituzionale». A giudizio di Cossa, dinanzi a questa situazione, si deve esercitare la nostra autonomia costituzionale per rendere il sistema “sostenibile” sotto l’aspetto economico e democratico.

Il rappresentante della minoranza consiliare ha definito quello attuale il “peggiore momento della storia per gli Enti Locali”, a suo giudizio stretti tra la disperazione delle famiglie e dei cittadini ed i tagli ai bilanci che compromettono l’erogazione persino dei servizi essenziali. «Il tutto – ha spiegato Cossa – rappresenta una spinta all’innalzamento della tassazione locali che ha ormai raggiunto livelli non più tollerabili». A questo proposito, Michele Cossa, ha rivolto un invito all’assessore della Programmazione, Raffaele Paci, perché sia previsto in Finanziaria un intervento teso a evitare l’impatto dell’Imu agricola nelle comunità regionali.

«La tassazione al livello comunale – ha insistito Cossa – è inoltre diventata aggiuntiva rispetto all’imposizione statale ed è questa una delle cause dello scaricare sulle amministrazioni locali le tensioni sociali che minano alla radice i valori condivisi di sussidiarietà e autodeterminazione». «La conseguenza – ha aggiunto l’esponente dei Riformatori – è la fuga dei cittadini dalla politica e anche dall’impegno per il governo dei paesi e delle città».

Michele Cossa ha quindi fatto riferimento al fondo unico per gli Enti locali – ricordandone l’istituzione nel 1993 al fine di evitare il pericolo clientelare nel rapporto tra Regione e Enti locali per quanto attiene i trasferimenti delle risorse – ed ha denunciato il rischio che tali pratiche possano ripetersi con riferimento ad alcuni recenti bandi («poco trasparenti») per l’assegnazione delle risorse pubbliche.

Per ciò che attiene le riforme, Cossa ha definito “indispensabile e centrale” quella che riguarda il sistema degli Enti Locali e non soltanto per dare corso alle volontà referendarie quanto perché serve un nuovo modello snello e sostenibile in tempi in cui è a rischio la tenuta sociale. «Ma – ha concluso il consigliere dei Riformatori – se la riforma è quella che ci viene prospettata non ha senso smantellare le Province per varare un assetto ancora peggiore».

Il presidente Ganau ha quindi concesso la parola al presidente della Regione, Francesco Pigliaru, che in apertura del sui intervento ha ricordato ai rappresentanti del Cal “come ci si debba considerare tutti insieme parte del governo della cosa pubblica”. «Non si possono spostare le responsabilità – ha proseguito il governatore – perché siamo un governo multilivello e se è vero che i sindaci sono considerati l’amministrazione più prossima ai cittadini, è altrettanto vero che il tutto è valido anche per questo livello del governo».

Il presidente ha dunque invitato tutti ad “una piena assunzione di responsabilità” per mettere “sul piano proprio il dialogo e il confronto tra la Regione e gli Enti locali”.

Il capo dell’esecutivo ha quindi introdotto il tema della legge finanziaria («la prima manovra che segna l’avvio di un percorso nuovo») e della riforma degli Enti locali. La Giunta – ha spiegato Pigliaru – ha approvato il disegno di legge in materia ed ha raccolto “la richiesta di cambiamento e le istanze riformatrici della società sarda” senza tralasciare “le corrette istanze di rappresentanza democratica”. Nella proposta della Giunta – ha proseguito – si riconoscono due livelli di governo, i Comuni e la Regione: a quest’ultima sono assegnati i compiti di indirizzo, programmazione e controllo mentre i Comuni rappresentano l’amministrazione “attiva”, privilegiando la forma associata per soddisfare i criteri di economicità e efficienza gestionale».

Il presidente ha definito i Comuni come “i veri protagonisti del cambiamento” e come “l’insostituibile riferimento per i cittadini”. «La parità di accesso ai servizi – ha proseguito – è il principio ispiratore della nostra riforma e l’unione dei comuni serve per migliorare l’efficacia dell’amministrazione e assicurare migliori servizi ai cittadini».

Il governatore ha quindi affrontato il tema dello spopolamento («auspico un confronto aperto e serrato sulla questione») ed ha affermato con riferimento alle recenti polemiche sulla cancellazione delle pluriclassi: «Lo spopolamento nasce dall’assenza del lavoro e di prospettive di sviluppo e non già dalla chiusura delle pluriclassi e lo sviluppo non si costruisce nell’ambito di un singolo comune ma a livello di territorio». «Lo sviluppo è globale e locale – ha affermato Pigliaru – e su questo giochiamo la nostra scommessa ben sapendo che l’unione fa la forza e le divisioni fanno la debolezza di tutti». Il presidente ha quindi preannunciato incontri e confronti nei diversi territori dell’Isola «per spiegare ai sardi che sviluppo significa pari opportunità e benessere».

Il presidente della Regione, nella parte conclusiva del suo intervento, ha quindi fatto riferimento alla riduzione dei trasferimenti agli Enti Locali ed alla tassazione al livello comunale. «In Sardegna – ha dichiarato – la leva impositiva spostata dal Governo centrale ai Comuni non ha funzionato e non ha generato gli effetti sperati». Pigliaru ha quindi ricordato come il livello di autonomia impositiva nell’Isola sia pari al 33% a fronte di una media nazionale del 61% e l’autonomia finanziaria sia del 44% contro la media italiana dell’83%. Al contrario l’incidenza della spesa per il personale è pari al 21% contro la media nazionale del 25% («significa che i Comuni non sperperano risorse») mentre la Regione sarda è quella che garantisce i maggiori trasferimenti agli Enti Locali: 700 euro pro capite a fronte di una media italiana di 171 euro.

Il presidente della Giunta ha manifestato solidarietà al sindaco di Bultei ed ha annunciato di aver sottoposto all’attenzione del ministro dell’Interno, Angelino Alfano, la necessità di affrontare il tema della sicurezza degli amministratori in un apposito incontro da tenersi in Sardegna.

Al termine della discussione, il presidente Ganau ha chiuso la seduta dopo aver ringraziato sindaci, Giunta e consiglieri regionali presenti in aula. I lavori del Consiglio sono ripresi nel pomeriggio con all’ordine del giorno il tema delle servitù militari e l’esame delle manovra finanziaria 2015.