22 November, 2024
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Uno dei jazzisti italiani più noti e apprezzati a livello internazionale, Enrico Pieranunzi, è il protagonista del concerto in programma domani sera (martedì 27) a Nuoro – all’Ex Artiglieria, con inizio alle 21.00 – per il festival collegato ai Seminari Jazz in corso nel capoluogo barbaricino. I biglietti, come sempre, sono in vendita online sul sito Ciaotickets e a Nuoro al CTS (Centro Turistico Sardo) in piazza Mameli, 1.

Classe 1949, il pianista, compositore e arrangiatore romano conta più di settanta dischi registrati a suo nome (oltre a una ventina da co-leader ed altrettanti come sideman), spaziando dal piano solo al trio, dal duo al quintetto, e collaborando, in concerto o in studio d’incisione, con musicisti come Chet Baker, Lee Konitz, Paul Motian, Charlie Haden, Chris Potter, Marc Johnson, Joey Baron. Eletto tre volte miglior musicista italiano nel referendum “Top Jazz” della rivista Musica Jazz, tra i suoi riconoscimenti conta il “Django d’or” come miglior musicista europeo nel 1997, l’“Echo Award” in Germania come “Best International Piano Player” nel 2014, e il premio “Una vita per il jazz” assegnatogli (sempre nel 2014) da Musica Jazz. Unico italiano ad aver suonato più volte e registrato a suo nome nello storico “Village Vanguard” di New York, Enrico Pieranunzi ha portato la sua musica sui palcoscenici di tutto il mondo esibendosi nei maggiori festival internazionali. La prestigiosa rivista americana “Down Beat” ha incluso il suo CD “Live in Paris”, in trio con Hein Van de Geyn ed André Ceccarelli (Challenge), tra i migliori CD del decennio 2000/2010. Ha composto diverse centinaia di brani, alcuni dei quali sono ormai veri e propri standard suonati e incisi da musicisti di tutto il mondo (“Night bird”, “Don’t forget the poet”, “Fellini’s waltz”).

Ma oltre al concerto di Enrico Pieranunzi ed alle lezioni dei Seminari Jazz che si tengono da martedì scorso (20 agosto) fino a questo venerdì (30 agosto) alla Scuola Civica di Musica in via Mughina, la giornata di domani (martedì 27) ha in agenda altri due appuntamenti: il primo è alle 9.00 a I Grani con una delle “Colazioni in Jazz” che anche quest’anno vivacizzano le mattinate di Nuoro Jazz. Ospiti la cantante Francesca Corrias (docente del corso di canto ai Seminari Jazz nuoresi) ed il contrabbassista Filippo Mundula: due quarti, insomma, del gruppo Roundella, formazione di primo piano sulla scena jazzistica sarda.

Poi, alle 19.00, ancora musica dal vivo, stavolta nello showroom Desacrè, al civico 21 di via Roma, con mumucs, ovvero la “traversata in solitaria” per voce e loop station di Marta Loddo: una traversata che la cantante oristanese compie facendo affidamento solo sulle proprie forze, ponendosi all’esplorazione di un sé musicale libero, aperto, oscillando tra i generi senza dover percorrere una rotta già segnata. La accompagnano in questo viaggio una loop station e i suoi effetti, equipaggiamento necessario per realizzare quell’unione tra improvvisazione, rock, musica elettronica, che caratterizza le sue canzoni, suonate unicamente dalla sua voce che man mano si moltiplica e si trasforma.

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Uno dei sassofonisti più rappresentativi della scena jazzistica contemporanea tiene banco questa sera a Berchidda, nella settima giornata di Time in Jazz: Steve Coleman è il grande protagonista della serata in programma in piazza del Popolo (inizio alle 21.30), “palco centrale” del festival ideato e diretto da Paolo Fresu nel suo paese natale e in altri sedici località del nord Sardegna. Il musicista nato a Chicago nel 1956 ritorna all’ombra del Limbara a dieci anni di distanza dalla sua precedente apparizione, alla testa dei Five Elements, la storica formazione con cui porta avanti dai primi anni Ottanta le sue principali attività, con un organico quasi completamente diverso rispetto a quella precedente occasione: accanto al suo sax alto e alla tromba di Jonathan Finlayson ci saranno, infatti, la voce di Kokayi, Anthony Tidd al basso elettrico e Sean Rickman alla batteria.

Steve Coleman è senza dubbio tra gli artisti che meglio hanno ereditato e sviluppato in senso logico la lezione dei grandi maestri del passato. Con una sintesi che ha combinato la pulsazione swing con i ritmi del funk e dell’hip-hop, ha esteso la sua indagine alle tradizioni africane, asiatiche e cubane, creando gruppi e progetti in cui interagiscono musicisti di jazz e cantanti rap, percussionisti latinoamericani e vocalist asiatici, oltrepassando lo steccato prettamente jazzistico per esondare in territori più vasti ma sempre coinvolgenti. L’intento di Steve Coleman nei recenti tour è quello di suonare nel modo più spontaneo possibile rimanendo comunque ancorato ad una forma ed una struttura. Con i suoi Five Elements è riuscito a sviluppare questa abilità istintiva e telepatica in una serie di concerti negli Stati Uniti e in Europa come testimoniato dal recentissimo album dal vivo registrato al Village Vanguard.

A Ploaghe, dalle 18.00, al Convento dei Cappuccini, tiene banco Gegè Munari, decano dei batteristi jazz italiani, alla guida di un quartetto con Ettore Carucci al pianoforte, Luca Bulgarelli al contrabbasso e Francesco Lento alla tromba e al flicorno; un nuovo coinvolgente progetto che spazia dal bebop all’hard bop, con standard rivisitati e arrangiati in chiave moderna. Attivo dai primi anni Sessanta, quando ha iniziato ad accompagnare musicisti americani di passaggio ed italiani come Nunzio Rotondo e Romano Mussolini, il batterista campano conta tra le numerose collaborazioni della sua lunga carriera quelle con Gato Barbieri, Enrico Rava, Franco D’Andrea, Martial Solal, Lee Konitz, Enrico Pieranunzi; Gegè Munari ha anche inciso musica per film sotto la direzione di maestri del calibro di Ennio Morricone, Bruno Canfora, Ritz Ortolani, Piero Piccioni, Pino Calvi ed Armando Trovajoli.

A Berchidda parte alle 19.45 la consueta parata della Fanfaraï Big Band per le vie del paese, che farà da prologo al concerto di Steve Coleman and Five Elements sul palco di Piazza del Popolo, dopo il quale, intorno alla mezzanotte nello spazio antistante, si accendono luci e amplificatori di “Time is over”, il momento “dopofestival” curato da Gianluca Petrella; protagonisti, domani notte, dj Gruff (voce e giradisco) insieme allo stesso trombonista; due nomi che descrivono due mondi: un rap che da trent’anni continua a segnare la storia dell’hip-hop italiano con basi, parole e dischi, e un trombonista tra i più noti che pare aver perfettamente compreso l’evoluzione multi-direzionale del suo genere madre, il jazz; rap e scratch incontrano note e improvvisazione, beat, elettronica e rime in un prezioso e imperdibile mix.

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Enrico Pieranunzi è il protagonista assoluto del quarto appuntamento nel cartellone di JazzAlguer, la rassegna organizzata ad Alghero dall’associazione culturale Bayou Club-Events con la direzione artistica di Paolo Fresu. Il pianista romano è atteso in concerto questo sabato, 24 marzo, nella Chiesa di San Michele , con inizio, come sempre, alle 21.00 (apertura porte alle 20.15; chiusura porte alle 20.45). A precedere il suo piano solo, dal titolo “Unlimited”, consueto incontro pomeridiano con il pubblico a Lo Quarter: a partire dalle 18.00 Pieranunzi si racconta a colloquio con Giovanni Agostino Frassetto, pianista, flautista, direttore dell’Orchestra Jazz della Sardegna, e il contrabbassista Salvatore Maltana, coordinatore artistico di JazzAlguer. 

Il blues, Scarlatti, una canzone di Gershwin, una sarabanda di Haendel: il piano solo di Enrico Pieranunzi sfida luoghi comuni e leggi della geometria facendo di jazz e classica due rette parallele che si incontrano. È accaduto già prestissimo nella sua vita musicale, quando i suoni di Charlie Parker, Django Reinhardt, Lee Konitz e Chet Baker vivevano accanto a quelli di Bach e Chopin. Accade ancora oggi, sempre di più, nel suo pianismo libero, personalissimo, senza confini: “Unlimited”, appunto, come recita il titolo del concerto di sabato ad Alghero.

 

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Saranno messi a disposizione del pubblico domani pomeriggio, mercoledì 14 marzo, i biglietti per “Unlimited”, il piano solo di Enrico Pieranunzi in programma sabato 24 ad Alghero (Ss), nella Chiesa di San Michele, quarto appuntamento nel cartellone di JazzAlguer, la rassegna organizzata dall’associazione culturale Bayou Club-Events con la direzione artistica di Paolo Fresu.

Come sempre, il concerto è a ingresso libero, ma data la capienza limitata dello spazio (circa 300 posti) gli spettatori dovranno munirsi degli appositi biglietti gratuiti che saranno in distribuzione (tre al massimo per persona) ad Alghero presso gli uffici InfoAlghero di Lo Quarter in Largo San Francesco, dalle ore 18.00 alle 19.00. Trenta biglietti saranno disponibili su prenotazione anche per chi non risiede in provincia di Sassari: gli interessati dovranno inviare una mail, negli stessi orari e allegando copia di un documento di identità, all’indirizzo jazzalguer@gmail.com .  

Classe 1949, Enrico Pieranunzi è da molti anni tra i protagonisti più noti e apprezzati della scena jazzistica internazionale. Il pianista, compositore e arrangiatore romano ha registrato più di settanta dischi a suo nome (oltre a una ventina da co-leader e altrettanti come sideman) spaziando dal piano solo al trio, dal duo al quintetto, e collaborando, in concerto o in studio d’incisione, con musicisti come Chet Baker, Lee Konitz, Paul Motian, Charlie Haden, Chris Potter, Marc Johnson, Joey Baron. Eletto tre volte miglior musicista italiano nel referendum “Top Jazz” della rivista Musica Jazz, tra i suoi riconoscimenti conta il “Django d’or” come miglior musicista europeo nel 1997, l’“Echo Award” in Germania come “Best International Piano Player” nel 2014, e il premio “Una vita per il jazz” assegnatogli (sempre nel 2014) da Musica Jazz. Unico italiano ad aver suonato più volte e registrato a suo nome nello storico “Village Vanguard” di New York, ha portato la sua musica sui palcoscenici di tutto il mondo esibendosi nei maggiori festival internazionali.  

Il blues, Scarlatti, una canzone di Gershwin, una sarabanda di Haendel: il piano solo di Enrico Pieranunzi sfida luoghi comuni e leggi della geometria facendo di jazz e classica due rette parallele che si incontrano. È accaduto già prestissimo nella sua vita musicale, quando i suoni di Charlie Parker, Django Reinhardt, Lee Konitz e Chet Baker vivevano accanto a quelli di Bach e Chopin. Accade ancora oggi, sempre di più, nel suo pianismo libero, personalissimo, senza confini: “Unlimited”, come recita il titolo del concerto che proporrà sabato 24 ad Alghero.

Prima della sua esibizione nella Chiesa di San Michele, che avrà inizio alle 21.00 (apertura porte alle 20.15; chiusura porte alle 20.45), Pieranunzi avrà modo di raccontarsi nel consueto incontro pomeridiano con il pubblico di JazzAlguer: a colloquiare con lui, a partire dalle 18.00 a Lo Quarter, saranno Giovanni Agostino Frassetto, pianista, flautista, direttore dell’Orchestra Jazz della Sardegna, e il contrabbassista Salvatore Maltana, coordinatore artistico della rassegna.

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«Ha un senso un’altra rassegna di jazz in Sardegna? Crediamo di sì. Soprattutto se questa si consuma nella città più bella dell’isola. Città catalana che offre non solo spiagge incontaminate e natura selvaggia ma anche un centro storico vivo e una lingua arcaica. E ha un senso se ciò avviene coinvolgendo le migliori menti creative della città. Costruendo così una serie di eventi di respiro internazionale, collocandoli in un momento diverso rispetto alla ricca proposta estiva e incentivando la destagionalizzazione turistica e culturale.»

Così Paolo Fresu nelle righe introduttive della sua presentazione della prima edizione di JazzAlguer, rassegna in programma ad Alghero a partire dal prossimo 23 dicembre, di cui il trombettista firma la direzione artistica: un gustoso cartellone di concerti e altri appuntamenti che si succederanno con cadenza mensile (e quasi sempre di sabato) fino a luglio, trovando una cornice di volta in volta diversa in alcuni dei luoghi notevoli della cittadina catalana: il Teatro Civico, la Cattedrale , le chiese di San Francesco e di San Michele, lo slargo de Lo Quarter, i bastioni cinquecenteschi della Muralla e, fuoriporta, le tenute della storica cantina Sella&Mosca e l’ex colonia penale di Tramariglio, sede del Parco di Porto Conte.

In arrivo nomi di primo piano della scena jazzistica nazionale e internazionale: lo stesso Paolo Fresu con il Laudario di Cortona arrangiato insieme al bandoneonista Daniele di Bonaventura ed eseguito in quartetto insieme all’Orchestra da Camera di Perugia e al Gruppo vocale Armonioso incanto: Filomena Campus, la cantante sarda trapiantata da tempo a Londra, con il suo quartetto inglese; il pianista Enrico Pieranunzi in solo tra jazz e classica; una formazione storica come i Cadmo, attesi per una reunion, dopo tanti anni, in un concerto unico proprio nella cittadina dove videro la luce nel lontano 1973; il progetto “Trigono” che riunisce il contrabbassista Marco Bardoscia, il quartetto d’archi Alborada e la pianista Rita Marcotulli. Serata all’insegna delle voci con Eugenio Finardi e con la cantante Franca Masu, prima del gran finale, il 21 luglio, con il grande sassofonista norvegese Jan Garbarek e il suo gruppo.

Fra tanti nomi noti, ci sarà spazio anche per i talenti emergenti con un apposito contest dedicato alle giovani formazioni europee e in particolare dell’area mediterranea. JazzAlguer parteciperà inoltre alla giornata internazionale del jazz, l’appuntamento annuale del 30 aprile, istituito dall’UNESCO. 

Tanta musica da ascoltare, dunque, ma anche momenti di incontro per il pubblico con i protagonisti dei concerti. Perché JazzAlguer vuole essere una rassegna rivolta a tutti, come suggerisce il sottotitolo della manifestazione, “Música per tots”, e come si addice a una città che si affaccia sul mare, ponte di giunzione tra Africa e Europa, tra Spagna e Italia, aperta agli incontri e allo scambio: prerogative che stanno alla base della storia e della filosofia anche del jazz.

Eugenio Finardi

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E’ in programma questa sera uno dei concerti più attesi del trentesimo festival Time in Jazz, a Berchidda. Alle 21.30 il palco di Piazza del Popolo ospita l’Art Ensemble of Chicago, storica formazione all’avanguardia sul fronte della “creative improvised music” dalla fine degli anni Sessanta. Attivo per quasi un quarto di secolo con l’organico “classico” – ovvero Roscoe Mitchell e Joseph Jarman ai sassofoni, il trombettista Lester Bowie, il contrabbassista Malachi Favors ed il percussionista Famoudou Don Moye – il gruppo ha registrato decine di dischi e si è esibito in tutto il mondo iscrivendo il proprio nome nella storia della musica. Dopo il ritiro di Jarman, e venuti a mancare Lester Bowie nel 1999 e Malachi Favors nel 2004, Roscoe Mitchell e Famoudou Don Moye hanno proseguito il cammino, avvalendosi di musicisti ospiti e tenendo ben vivo l’Art Ensemble of Chicago ancora nel ventunesimo secolo. Lo scorso febbraio, il gruppo si è riunito per una residenza artistica a Londra, esibendosi dal vivo in concerti da tutto esaurito, accolti con gioia dai critici musicali e dai fan di lunga data dell’AEoC, gli stessi che non mancheranno al concerto di questa sera con Roscoe Mitchell ai sassofoni, Hugh Ragin alla tromba, Junius Paul al contrabbasso e Famoudou Don Moye alla batteria.

La quinta giornata del festival ideato e diretto da Paolo Fresu, in pieno svolgimento da martedì 8 a mercoledì prossimo (16 agosto) tra Berchidda e altri centri del nord Sardegna, avrà proposto intanto altri appuntamenti. La musica comincia come sempre a metà mattina: alle 11.00, tappa a Mores per il piano solo di Dino Rubino, nei pressi della chiesa campestre di San Giovanni Battista. Siciliano di Biancavilla, classe 1980, pianista dallo spiccato senso melodico (ma apprezzato anche come trombettista) Rubino conta quattro dischi a suo nome e un quinto in arrivo prodotto dalla Tùk Music e dall’etichetta francese Bonsai Music. Il concerto è organizzato grazie all’iniziativa di un nutrito numero di amici di Time in Jazz col sostegno di alcuni sponsor locali e attraverso due azioni di autofinanziamento: una lotteria e un pranzo campestre.

Altra performance solistica in programma nell’appuntamento del tardo pomeriggio con cui il festival fa visita a Bortigiadas: alle 18.00, nella chiesa di San Nicola, si esibisce Francesco Bearzatti; e sarà un’occasione per apprezzare il virtuosismo, il lirismo e la freschezza del tenorsassofonista e clarinettista friulano, reduce dal concerto della sera prima alla testa del suo Tinissima Quartet. Classe 1966, Bearzatti ha compiuto studi musicali in Italia prima di trasferirsi a New York, nel 1990, per immergersi nel “vero” jazz, e poi a Parigi, nel 2000, dove Aldo Romano lo ha inserito nel suo gruppo “Sidney Bechet”. Nel corso del tempo ha dimostrato non solo di essere un sassofonista dalla tecnica impeccabile e dal sapere enciclopedico, ma un vero musicista, animato da una curiosità senza limiti e di una personalità tanto complessa quanto singolare. Nel 2006 fonda il quartetto Tinissima con cui porta avanti con rigore e coerenza diversi progetti e registra il primo album, dedicato a Tina Modotti, fotografa rivoluzionaria: un vero e proprio successo cui seguiranno con uguale entusiasmo “X (Suite for Malcolm)”, “Monk’n roll” e “This Machine Kills Fascists”, il progetto proposto anche a Time in Jazz.

Di rientro a Berchidda, alle 19.45, prima del concerto dell’Art Ensemble of Chicago, le vie e le piazze del paese saranno animate dalla miscela jazz, funk, soul, hip-hop, R&B e rock degli Huntertones, energica band statunitense a base di fiati che vede Dan White al sax tenore, Chris Ott al trombone e beat box, Jon Lampley alla tromba e al susafono, Josh Hill alla chitarra elettrica, Adam Deascentis al basso e John Hubbell alla batteria.

Al termine, invece, del concerto dell’Art Ensemble of Chicago, ci si trasferisce nello spazio jazz club allestito nella “piazzetta degli incontri”, davanti al Centro Culturale “Pietro Casu”, che domani, prima di dare di nuovo spazio alla musica dei Rent A Trio, ospiterà la presentazione di “Racconti di Jazz” (Edizioni Postcart), una sorta di diario personale dove Pino Ninfa, fotografo e viaggiatore instancabile e curioso, racconta le emozioni che hanno creato in noi la leggenda del jazz e che da sempre seducono scrittori e fotografi. Da Sonny Rollins a Michel Petrucciani, da Caetano Veloso a Giorgio Gaslini, da Enrico Pieranunzi a Paolo Fresu, i racconti intimi e appassionati del fotografo ci aiutano a comprendere l’energia che può sprigionarsi dall’incontro tra musica jazz e fotografia.

©Roger Thomas 2017 – mingus999@hotmail.com /The Art Ensemble of Chicago / Cafe Oto, London / Wed 1st February 2017 / Roscoe Mitchell – flute, saxes / Hugh Ragin – trumpet, flugelhorn and piccolo trumpet / Junius Paul – double bass / Don Moye – drums /

©Roger Thomas 2017 – mingus999@hotmail.com /The Art Ensemble of Chicago / Cafe Oto, London / Wed 1st February 2017 / Roscoe Mitchell – flute, saxes / Hugh Ragin – trumpet, flugelhorn and piccolo trumpet / Junius Paul – double bass / Don Moye – drums /

©Roger Thomas 2017 – mingus999@hotmail.com /The Art Ensemble of Chicago / Cafe Oto, London / Wed 1st February 2017 / Roscoe Mitchell – flute, saxes / Hugh Ragin – trumpet, flugelhorn and piccolo trumpet / Junius Paul – double bass / Don Moye – drums /

©Roger Thomas 2017 – mingus999@hotmail.com /The Art Ensemble of Chicago / Cafe Oto, London / Wed 1st February 2017 / Roscoe Mitchell – flute, saxes / Hugh Ragin – trumpet, flugelhorn and piccolo trumpet / Junius Paul – double bass / Don Moye – drums /

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Seminari Nuoro Jazz 2015 - lezione (3)Seminari Nuoro Jazz 2015 - lezione Maria Pia De Vito e Huw Warren

Prima giornata di lezioni, oggi a Nuoro, per il XXVIII Seminario Jazz: allievi e docenti si trovano alle 10.00 alla Scuola Civica di Musica “Antonietta Chironi” (in via Mughina), per formare le classi e cominciare il percorso didattico che si completerà venerdì 2 settembre con il tradizionale saggio-concerto finale, quest’anno in programma a Oliena, il paese alle pendici del Monte Corrasi, a un decina di chilometri dal capoluogo barbaricino.

Sono centosette gli iscritti a questa edizione dei corsi organizzati dall’Ente Musicale di Nuoro e coordinati dal pianista Roberto Cipelli, da tre anni al timone del seminario ideato nel 1989 (e diretto per cinque lustri) da Paolo Fresu: in larga parte provengono dalla penisola (ma anche da Austria, Norvegia, Turchia, Egitto e Palestina), a conferma del consolidato apprezzamento dell’iniziativa nel panorama nazionale della didattica jazzistica.

A tenere lezioni, insieme allo stesso Cipelli, il corpo docente in cattedra dalle scorse due edizioni: ne fanno parte Emanuele Cisi (titolare della classe di sassofono), Marcella Carboni (arpa jazz), Bebo Ferra (chitarra), Paolino Dalla Porta (contrabbasso), Stefano Bagnoli (batteria), Enrico Merlin (storia del jazz), Francesca Corrias (canto), Salvatore Maltana (propedeutica e musica d’insieme), Giovanni Agostino Frassetto (tecnica dell’improvvisazione), Fulvio Sigurtà (tromba e flicorno, subentrato nella passata edizione a Marco Tamburini, tragicamente scomparso pochi mesi prima dell’inizio del seminario) e il volto nuovo di questa edizione, Max De Aloe (per il corso di armonica cromatica). Altra “new entry” recentissima, Salvatore Spano, “in prestito” dai corsi invernali di Nuoro jazz per affiancare Dado Moroni nella classe di pianoforte, la più affollata, quest’anno, con ben ventuno iscritti.

La giornata tipo prevede lezioni dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 19.00, concentrando nel pomeriggio, oltre alle classi strumentali e teoriche, le prove aperte di gruppo e le classi di musica d’insieme che prepareranno gli allievi al saggio finale. Ci sono poi le masterclass: quella internazionale tenuta da venerdì 26 a martedì 30 agosto dal sassofonista Joe Lovano, e quella dedicata invece alla musica tradizionale, curata quest’anno dalla cantante algherese Franca Masu, in programma mercoledì 31. Intanto, già domani (martedì 23, e fino a domenica 28) prende il via il corso per fonici dell’ingegnere del suono Marti Jane Robertson che, mercoledì 24 e giovedì 25, terrà anche quello riservato ai musicisti allievi del seminario.

Con l’avvio dei corsi entra nel vivo anche la rassegna di concerti che fa come sempre da pendant al seminario: domani (martedì 23) alle 21.15 si accendono microfoni e riflettori al Museo del Costume, palco principale dei concerti in programma a Nuoro. Di scena Maria Pia De Vito, uno dei capisaldi del corpo docente “storico” dei seminari nuoresi che tre estati fa ha passato il testimone a quello attuale. La cantante napoletana, tra le voci più rappresentative del jazz italiano d’oggi, ritorna nel capoluogo barbaricino in duo con il pianista gallese Huw Warren, col quale condivide da tempo una riuscita collaborazione testimoniata anche da dischi come “Dialektos” (2008) e “‘O pata pata” (2011). Attratta dalle infinite possibilità sonore della voce, Maria Pia De Vito si è distinta per la sua capacità di sperimentare tra canto classico, jazz, musica etnica, e per l’approfondito studio sulla vocalità. Entrata presto nel circuito del jazz italiano e internazionale, conta esperienze al fianco di artisti come John Taylor, Ralph Towner, Rita Marcotulli, Ernst Rejiseger, Paolo Fresu, Steve Swallow, Gianluigi Trovesi, Enrico Pieranunzi, Enrico Rava, Joe Zawinul, Kenny Wheeler, Michael Brecker, Art Ensemble of Chicago, Nguyên Lê, Uri Caine, Miroslav Vitous, Bobby Previte, giusto per citarne alcuni. Più volte premiata come migliore cantante jazz italiana ai referendum delle riviste Musica Jazz e JazzIt, nel suo palmarès conta tra gli altri riconoscimenti un Grand prix du jazz dall’accademia Charles Cros, e il Prix du musicien européen de L’Académie du Jazz per Il disco del progetto “One Heart three voices” (2005).

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Time in Jazz entra nel vivo della sua ventinovesima edizione: il festival ideato e diretto da Paolo Fresu, in programma fino al 16 agosto tra Berchidda e altri centri del nord Sardegna, propone domani (martedì 9) tre diversi concerti (tutti aperti gratuitamente al pubblico) in altrettante località .

Si comincia alle 11.00 a Mores, nella chiesa campestre di Santa Lucia, con il piano solo di Alessandro Di Liberto “Inner conversation”: un viaggio introspettivo nel quale il pianista cagliaritano, tra composizioni originali, classici della tradizione americana e momenti di improvvisazione totale, attraversa le tappe fondamentali del suo percorso musicale, dallo studio del jazz alle contaminazioni con altri generi musicali. Formatosi al corso di Jazz del Koninklijk Conservatorium de l’Aja, Alessandro Di Liberto si è trasferito in Olanda per circa dieci anni e ha fondato insieme al sassofonista tedesco Klaus Gesing un quartetto con cui si è esibito su alcuni dei più prestigiosi palchi d’Europa. Tornato in Sardegna si dedica all’attività didattica e di promozione della musica Jazz, sia al Conservatorio di Cagliari, sia come docente nei seminari di Nuoro Jazz. Sei gli album all’attivo, e numerosissime le collaborazioni a livello nazionale e internazionale con jazzisti come Jon Faddis, Flavio Boltro, Paolo Fresu, Maurizio Giammarco, Stefano Di Battista, David Linx, Bebo e Massimo Ferra, Peo Alfonsi, Roberto Gatto, Paolino Dalla Porta, tra gli altri. 

Il pomeriggio porta la carovana di Time in Jazz al Museo Archeologico di Ittireddu dove è di scena, alle 18.00, la cantante Ada Montellanico con “Abbey’s Road – Omaggio a Abbey Lincoln”. Ad affiancarla in questo progetto, il trombettista Giovanni Falzone e tre talenti emergenti del jazz italiano: Matteo Bertone al contrabbasso, Ermanno Baron alla batteria e Filippo Vignato al trombone. Autrice e interprete tra le più importanti e innovative della scena jazzistica italiana, Ada Montellanico in questo tributo mette in risalto la forza narratrice, il carattere africano e la trasgressività del mondo sonoro di Abbey Lincoln (1930-2010), iniziatrice di una nuova strada del jazz vocale oltre che attrice e attivista impegnata in seno alla comunità nera. Grande ricercatrice di repertori inusuali e originali, Ada Montellanico ha saputo realizzare una riuscita fusione tra lingua italiana, jazz e improvvisazione. Nel suo bagaglio di esperienze, collaborazioni con artisti come Jimmy Cobb, Lee Konitz, Paul McCandless, Enrico Pieranunzi, Enrico Rava, Fabrizio Bosso, Danilo Rea. È presidente della MIdJ, l’associazione nazionale dei musicisti jazz.

Reduce dal concerto inaugurale del giorno prima a bordo della nave della Sardinia Ferries in viaggio da Livorno al porto sardo di Golfo Aranci, il duo Musica Nuda di Petra Magoni e Ferruccio Spinetti chiude la giornata di domani (martedì 9) in concerto alle 21,30 a Calangianus, nella chiesa di Santa Giusta. Sulle scene da tredici anni, con un bagaglio di oltre mille concerti, sei dischi in studio, due live, un dvd e una serie di premi e riconoscimenti (tra cui la “Targa Tenco” nel 2006 nella categoria interpreti), il riuscito sodalizio artistico della cantante e del contrabbassista si muove con originalità tra jazz, canzone d’autore, rock e musica classica, caratterizzandosi da sempre per freschezza e energia, a partire dal primo album “Musica Nuda” del 2004, passando attraverso le numerose collaborazioni con musicisti del calibro di Stefano Bollani, Erik Truffaz, Gianluca Petrella, fino all’ultimo lavoro “Little Wonder” uscito lo scorso anno.

Ada Montellanico (2m) foto Laurenzi Alessandro Di Liberto_SAR6821 (m) Giovanni Falzone - Foto di ANDREA BOCCALINI

PETRA MAGONI e FERRUCCIO SPINETTI Eutropia Festival Citta' dell'Altra Economia Roma 25 Luglio 2014