22 December, 2024
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«500.000 bambini affidati ai Servizi Territoriali. 460.000 bambini sono quelli che nascono mediamente ogni anno. Se non freneremo questa espansione, le prossime generazioni saranno tutte affidate e adottate! Oggi non guardiamo solo al futuro della tutela dei bambini ma anche al tipo di governo e di società che vogliamo avere. La risposta sta in questa frase che non è solo uno slogan ma un programma di intenso lavoro tecnico e politico: aiutiamoli a casa loro!»

Queste le parole del Presidente INPEF Vincenza Palmieri all’inizio dell’evento nazionale dal titolo “Stati Generali sulla Tutela dei Minori. Oltre Bibbiano. il sistema che attraversa l’Italia e le famiglie: le riforme possibili”.

Affrontata, durante l’Evento, una delle più grandi tragedie italiane ma anche uno dei più grandi movimenti popolari degli ultimi 40 anni. Un’analisi del sistema politico ed economico nazionale che ha trovato, da sempre, nella filiera diagnostica, la sua lunga mano. Un castello di fango e business costruito minuziosamente sulla solitudine e sulla fragilità ma anche su un complesso di norme plasmabili approvate spesso per interessi trasversali nelle sedi dei governi centrali o locali.

I temi trattati da più punti di vista, secondo l’esperienza dei relatori e dei convenuti: dal miglior investimento dei fondi fino ad oggi indirizzati alla filiera, alla revisione delle Legge Quadro 328/2000 che ha permesso la creazione della filiera degli affidi illeciti; all’abolizione delle case ad “Alto Contenimento”, inaccessibili manicomi per bambini, dove è sequestrato un numero non conosciuto di piccoli cittadini senza tutele.

Gli Stati Generali sono stati voluti per questo, perché l’immensa rete di iniziative, le associazioni ed i Comitati, i professionisti, le brave persone e le famiglie potessero, come un esercito, marciare insieme verso obiettivi comuni.

Forte l’accento sul sistema parallelo alla Giustizia, quello delle CTU, dove si analizzano fatti familiari con un approccio patologico invece che pedagogico.

Esistono i processi, le indagini… e poi esistono parallelamente le Consulenze Tecniche che decidono le sentenze. Un mondo oscuro, dove si vuole esaminare con un punto di vista sanitario, psichiatrico e patologico, quello che è un fatto sociale, che attiene alla famiglia, all’educazione. Perché per stabilire con quale genitore debba stare il bambino o se quel bambino debba stare o meno con mamma e papà o con degli estranei, lo deve decidere il dottore, e non gli specialisti della famiglia… o non insieme? Quante sono le CTU in Italia? Quante sono le famiglie che vengono disgregate ed i bambini strappati su una sola base diagnostica? Perché non la progettualità, la formazione genitoriale, la rete, la traduzione sociale, l’approccio familiare multidisciplinare coordinato, come gli Strumenti della Pedagogia Familiare?

Raggiunto e superato quindi lo scopo dell’iniziativa che era di quello di affrontare le questioni portate alla luce dallo scandalo di Bibbiano e dall’inchiesta “Angeli e Demoni” al fine di:

– ottenere la tutela dei diritti delle famiglie all’interno di un sistema privatizzato che strappa i bambini non solo a Bibbiano e

– raccogliere le diverse forze che si battono per una soluzione istituzionale urgente e condivisa.

Durante l’evento sono state raccolte oltre 50 testimonianze di persone e famiglie colpite dal sistema attuale e che andranno a costituire il Dossier Italia. L’evento si è dimostrato essere la massima espressione del popolo dei diritti e della tutela dei bambini con oltre 70 associazioni che hanno partecipato. Forti, commoventi, difficili, le testimonianze di madri e padri che si sono visti strappare i loro bambini o che, loro per primi, sono stati bambini strappati.

Le sessioni dell’evento sono state presiedute dalla presidente prof.ssa Vincenza Palmieri con gli interventi del Presidente ANPEF Pierluigi Bonici, l’avvocato Francesco Miraglia, l’avvocato Francesco Morcavallo, l’avvocato Carlo Taormina, la senatrice Enza Blundo, la consulente ONU Daniela Salvati, il presidente UPF Italia (Federazione Universale per la Pace) Carlo Zonato, il presidente della FIDU (Federazione Italiana Diritti Umani) Antonio Stango, il vice presidente nazionale del Moige (Movimento Italiano Genitori) Elisabetta Scala, il giudice onorario prof.ssa Stefania Petrera e la vice presidente WFWP (Federazione delle Donne per la Pace nel Mondo) Maria Gabriella Mieli. Tra i relatori anche il giornalista Francesco Borgonovo che, attraverso le pagine de “La Verità”, non ha mai spento i riflettori su “Bibbiano – Fabbricanti di Mostri”, come dal titolo della sua ultima opera, messa a disposizione durante gli Stati Generali.

Nelle conclusioni:

– Ripensare la Responsabilità genitoriale con un approccio che non preveda sospensioni ma progetti integrati;

– Liberare i bambini, in ogni modo, restituire i piccoli alle loro famiglie; aiutare le famiglie, non medicalizzarle, soprattutto, AIUTANDOLE A CASA LORO;

– Continuare con eventi, seminari, convegni, manifestazioni di piazza, media, TV e formazione degli operatori e dei genitori; migliorare la cultura professionale di tutti gli operatori che orbitano nel sistema della tutela dei bambini e delle loro famiglie (avvocati, educatori, assistenti sociali, ecc.)

– Riformare le norme esistenti senza crearne di altre non necessarie, rivedere la durata dei processi ed anche quella dei decreti provvisori, sostenendo la cultura dei Diritti Umani e dei Bambini, le Raccomandazioni ONU per i Minori non Accompagnati, l’indirizzo alla Pace e alla Solidarietà che possa attraversare le Istituzioni. L’impegno delle donne per la pace.

– La costituzione di un tavolo tecnico e d’inchiesta a partire dai Dossier, incontri e restituzione nelle sedi legislative.

Al termine delle due giornate di lavoro concluse sabato 9 novembre, con incontri, meeting e presentazione di progetti, appare quanto mai attuale l’impegno verso tempi brevi di verifica delle proposte e che ognuno possa continuare a fare ORA, più che mai, la sua parte. Il Momento è ora!

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Il 2 dicembre 2017, presso lo Sheraton Hotel di Viale del Pattinaggio, l’Istituto Nazionale di Pedagogia Familiare e l’Associazione Nazionale dei Pedagogisti Familiari hanno dato vita ad uno straordinario evento: il Galà 2017 dei Diritti Umani e dei Diritti dei Bambini.

Una serata di festa, prima di tutto, ricca di emozioni, come hanno dimostrato le innumerevoli, commosse standing ovations che hanno sottolineato i momenti più appassionati e toccanti della relazione annuale del presidente prof.ssa Vincenza Palmieri.
A lei il merito di aver unito quel ricco e variegato Popolo dei Diritti Umani che deve sempre di più superare personalismi e differenze, per fare Rete, compatto e coraggioso.

Scopo dell’evento, raccontare le Storie di chi ce l’ha fatta e tracciare le linee future dell’azione in difesa dei Diritti Umani e i Diritti dei bambini; non ultimo, diffondere e sostenere il Programma Nazionale Vivere Senza Psicofarmaci.

Nel corso della serata, condotta con garbo ed amicizia da Paola Zanoni, si è parlato di abuso diagnostico e farmacologico, di allontanamenti facili dei Minori dalle famiglie. Sono stati, inoltre, consegnati il prestigioso Premio Nazionale in Pedagogia Familiare 2017 e le ambite Benemerenze dell’Associazione Nazionale di Pedagogia Familiare a persone e associazioni che si sono distinte nella difesa dei Diritti Umani e dei Diritti Bambini.

All’evento hanno partecipato più di 350 persone tra cui la senatrice Enza Blundo, vicepresidente della commissione parlamentare Infanzia e Adolescenza, l’onorevole Eleonora Bechis, il duca Riccardo Giordani di Willemburg della prestigiosa Norman Academy, Daniele Masala, campione olimpico di Pentathlon Moderno, Cinzia TH Torrini, regista di Elisa di Rivombrosa, Elena Anticoli De Curtis, nipote di Totò, le attrici Stefania Papirio, Ami Codovini e molte altre personalità.

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Vincenza Palmieri.

La Corte di Cassazione (Sez. 5, n. 40291/17) ha recentemente riaffermato il rispetto della responsabilità genitoriale, attestando che uno psicologo a scuola senza il consenso dei genitori è una “violenza privata”. La sentenza ha riscosso l‘entusiasta approvazione di parecchi cittadini, professionisti della scuola, associazioni a tutela dei minori e genitori. Lo stesso Ordine degli Psicologi, ripetendo ciò che il CCDU ha sempre sostenuto, ha commentato in una nota: «La Corte di Cassazione ha ribadito quanto è già previsto nelle procedure professionali degli psicologi, i quali operano sempre nei contesti minorili col consenso dei genitori e nell’esclusivo interesse del minore».

La prof.ssa Vincenza Palmieri, fondatrice dell’Istituto Nazionale di Pedagogia Familiare, che da anni ribadisce la necessità di un intervento sulla didattica, e condanna con forza l’approccio medicalizzato che ha investito la scuola a seguito della L. 170 sui DSA (i cosiddetti Disturbi Specifici dell’Apprendimento – dislessia, disgrafia, discalculia e disortografia), si è occupata personalmente di interventi concreti in favore di bambini e famiglie vittime di abusi diagnostici e, nel corso di una conferenza stampa congiunta con la senatrice Enza Blundo sul tema «DSA e abuso diagnostico a Scuola – Gli interventi istituzionali verso il cambiamento annunciato», aveva riaffermato l’urgenza di una riforma.

Secondo la prof.ssa Palmieri la sentenza della Cassazione rappresenta: «Un risultato che afferma un punto di vista irrinunciabile: il rispetto della Genitorialità, della Scuola deputata a istruire e formare e non a fare test «predittivi» del disturbo che «sarà», della dignità delle Professioni. La Legge 170 sui DSA deroga su questo e nelle sue linee guida introduce anche screening e valutazioni, dando origini ad equivoci interpretativi. La Cassazione, con questo, fuga i dubbi: interesse del minore e consenso dei genitori! Ripensiamo alla Didattica, ai ragazzi, alle famiglie e ai bravi docenti di cui è piena la nostra Scuola».

«Vediamo tutti i giorni i danni causati sui bambini dalla legge 170, soprattutto per quanto concerne il diritto all’apprendimento – dichiara Antonella Marzaroli, ex insegnante elementare, Responsabile Nazionale contro la Medicalizzazione della scuola del CCDU Onlus -. La sentenza della Cassazione rafforza quanto noi sosteniamo da anni: le linee guida sui Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) stanno trasformando gli insegnanti da esperti della didattica in una sorta di psicologi clinici che osservano i bambini per individuare i sintomi di questi disturbi inseriti nel Manuale Diagnostico Statistico – il testo sacro della psichiatria. Questa sentenza rafforza i nostri dubbi di legittimità su alcuni aspetti della legge 170 già criticati da più parti in relazione al rischio di medicalizzazione della scuola. Secondo la Cassazione, infatti, la mancanza dell’esplicito consenso da parte di chi è legittimato a prestarlo «integra certamente una compressione della libertà di autodeterminazione del soggetto passivo».

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La senatrice Enza Blundo e la prof.ssa Vincenza Palmieri hanno tenuto oggi una conferenza stampa presso la Sede Nazionale dell’I.N.PE.F., a Roma, sul tema “DSA e abuso diagnostico a Scuola – Gli interventi istituzionali verso il cambiamento annunciato”. Si è discusso dell’interpellanza urgente su questi temi presentata il 27 luglio scorso dalla senatrice Blundo e da altri 31 colleghi del Senato al ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Fedeli e al ministro della Salute Lorenzin.

L’interpellanza è il risultato di una serie di tavoli tecnici che la prof.ssa Palmieri ha tenuto assieme alla vicepresidente della Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza Blundo, al fine di illustrare gli aspetti scientifici e statistici di questa “tragica pandemia” che ha colpito i nostri ragazzi.

Già nel 2014,  il presidente Palmieri aveva lanciato il manifesto “TROPPI PER ESSERE VERO” denunciando l’abuso diagnostico con queste parole profetiche: «Non sono i bambini ad essersi ‘ammalati’, quanto la normativa di riferimento. Dal 2010, infatti, con la promulgazione della legge n. 170, l’Istruzione è stata chiamata a delegare al Servizio Sanitario per tutto ciò che riguarda tale materia, aprendo la strada alla medicalizzazione della scuola e chiudendo la porta, di fatto, a tutti quei bambini che per qualche motivo – personale, ambientale, relazionale, educativo – manifestino un qualche tipo di difficoltà durante il processo di apprendimento».

La prof.ssa Palmieri aveva anche indicato la soluzione già insita nell’articolo 3 della legge 170/2010 che introduceva le «attività di recupero didattico mirato». Già allora aveva compreso che si stavano cristallizzando delle prassi dannose in cui alcuni docenti trasmettevano spesso frettolosamente tali comunicazioni alle famiglie rimuovendo ciò che andrebbe fatto in precedenza: un’«adeguata attività di recupero didattico mirato». L’interpellanza parlamentare interroga infatti il Governo sulle attività di recupero didattico mirato previste dalla legge poiché, di fatto, tale omissione ha contribuito a lasciare ampio spazio alla medicalizzazione delle scuole.

«Nel 2010 è stata scritta una delle pagine più tristi della Storia della Scuola italiana» ha introdotto in conferenza stampa la prof.ssa Palmieri, che fin da subito ha esposto in tutti i modi gli effetti devastanti del cambiamento prodotto dalla legge 170, in seguito al quale «le difficoltà dei ragazzi o le normali richieste di aiuto, si sono spesso tradotte, invece che in una risposta di tipo didattico, nella ricerca e nella identificazione di un ‘disturbo’. Grave paradosso aggravatosi poi attraverso la Legge che ha ‘riconosciuto’ tali ‘disturbi’e li ha ‘presi in carico’ con una serie di disposizioni e linee guida più tese a garantire la sopravvivenza della Legge stessa che la sopravvivenza dei nostri ragazzi».

«Non esiste una Legge in Italia – ha aggiunto Vincenza Palmieri – che riconosca, ad esempio, il tunnel carpale o l’ipertensione o una legge che stabilisca ‘sistemi compensativi’ per gli ipotiroidei… La legge 170 invece definisce la diagnosi, i metodi, persino  la ‘terapia’ (i sistemi compensativi e dispensativi), fatto straordinariamente unico che fa sollevare dubbi di costituzionalità sulla legge e che ha prodotto in questi anni un aumento vertiginoso delle diagnosi  e  l’attivazione di una filiera neuropsichiatrica che non collima con la missione primaria della scuola

«Ma se è a scuola che il bambino che non sa, deve imparare, perché la Scuola inoltra con estrema facilità i bambini al sistema sanitario per una ‘certificazione DSA’? È proprio la Scuola il posto dove il bambino che non sa deve stare! I numeri sono significativi: 190.000 bambini diagnosticati DSA, una pandemia senza precedenti, incrementi, in alcune zone, del 50% rispetto all’anno precedente. Ed insegnanti della scuola per l’Infanzia spesso preposte ad individuare gli indicatori predittivi dei disturbi, come uno spionaggio industriale, stabilito per Legge o Linee guida.»

«La collaborazione con l’I.N.PE.F. e l’impegno in questa Riforma nascono dal 2014 e si sono arricchiti attraverso un connubio tra scienza e politica – ha detto la senatrice Blundo, ringraziando la stampa e i presenti dell’attenzione -. I numeri e le evidenze che mi sono stati presentati dal Presidente Palmieri sono così preoccupanti e coinvolgono così tante realtà che non ho potuto, come senatrice della Repubblica e come donna della Scuola, non abbracciare tale istanza e dare una risposta alle migliaia di cittadini che lo chiedonoL’interpellanza presentata – ha aggiunto la senatrice – va in questa direzione e ci auguriamo possa presto portare a risultati concreti scongiurando l’invio al Sistema sanitario di casi non necessari, che potrebbero essere trattati diversamente in ambito didattico, educativo e pedagogico prima che medicale».

La prof.ssa Palmieri ha salutato i presenti sottolineando come l’interpellanza parlamentare, oltre ad essere un atto forte, rappresenta il cambiamento ed uno strumento di difesa per tutti coloro che non vogliono essere ostaggio inerme di una commistione tra sistema scolastico, sistema sanitario, interessi altri, derive neuropsichiatriche ed interventi autoritativi. «Quello che vogliamo da questo momento in poi è dimenticare quella brutta pagina di storia e riscriverne insieme una bella, una dove i bambini possano andare felici a scuola e, se sbagliano, possano essere aiutati da chi è lì proprio per aiutare ad imparare e sa farlo. Rafforziamo la didattica: di buoni insegnanti è ricca l’Italia».

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Si è svolto mercoledì 31 maggio, nella Sala della Regina della Camera dei Deputati, il 1° Congresso Internazionale di Pedagogia Familiare  che ha riscosso una grande partecipazione, costituendo altresì un momento di riflessione e confronto sugli aspetti fondanti della Pedagogia Familiare – come Scienza, ormai quasi trentennale, Professione, nel suo divenire anche legislativo, e Valore universale – la cui straordinarietà risiede nel fatto che è l’unica professione che ha quali linee guida i Diritti Umani e i Diritti dei Bambini.

Vincenza Palmieri, Fondatore della Pedagogia Familiare e Presidente, esprime «grande soddisfazione non solo per le oltre 200 persone che hanno seguito con estremo interesse i lavori, ma anche per le intese manifestate dai Rappresentanti Istituzionali e di Governo, per gli accordi raggiunti e per la presenza di Amministratori Locali con cui avviare protocolli e collaborazioni professionali con i Pedagogisti Familiari». Primo fra tutti il Comune di Anguillara Sabazia, nella persona del suo sindaco Sabrina Anselmo, del vice sindaco ed assessore delle Politiche sociali Sara Galea e dell’assessore alla Pace e ai Diritti Umani Viviana Normando, con cui si è siglata in quella Sede una lettera di intenti e si è già avviato un protocollo per attivare un progetto di Pedagogia familiare nello stesso Comune. 

«Non un punto di partenza né un punto di arrivo, ma un punto di incontro per raccogliere l’esperienza degli ultimi 30 anni e riconoscere le vittorie emblematiche fin qui raggiunte, non solo in tutto il territorio nazionale ma anche in Africa (Angola), Spagna, Ecuador, Albania e Grecia», ha dichiarato il presidente Palmieri.

Grande commozione per l’invito di due missionari, Pedagogisti Familiari dell’Angola, che hanno parlato anche a nome dei loro fratelli, formati presso l’I.N.PE.F. (Istituto Nazionale di Pedagogia Familiare) che li hanno preceduti ed hanno istituito missioni di Pedagogia Familiare in Africa: «Veniteci a trovare, noi chiederemo alle Istituzioni Governative angolesi di fare in modo che la Pedagogia Familiare sia ufficiale come servizio territoriale». «Da noi il matrimonio non è l’unione tra due persone ma tra due famiglie» – le parole di Don Chilumbo Sizano Da Costa Bunda, sacerdote della Diocesi di Sunde – cui si lega il messaggio di suor Florinda Muvandje, membro della Congregazione delle Suore di Santa Caterina, per la quale «la famiglia è il luogo dove si impara ad amare, è il pilastro su cui viene costruita la società». Entrambi hanno sottolineato come, insieme alla Formazione Teologica e Morale, quella in Pedagogia Familiare li abbia resi oltremodo specialisti nell’affrontare le problematiche familiari. 

Prezioso il contributo dei relatori, esperti ed esponenti del Mondo Accademico, che hanno fatto il punto sul metodo scientifico, lo stato presente e le prospettive future di una Professione sempre più al centro della domanda sociale, come il prof. Giuseppe Palmieri, Ricercatore all’Università di Cordoba, che per la prima volta ha pensato di applicare la metodologia multidisciplinare e olistica alla base della Pedagogia Familiare ai risultati della ricerca archeologica, con l’intento di rendere il patrimonio culturale alla portata di tutti, in primis dei bambini, raccontando di percorsi culturali intergenerazionali, dai piccoli ai nonni.

Significative le riflessioni sulla funzione educativa della Scuola e della Famiglia del consigliere del ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Luciano Chiappetta e della Senatrice Elena Ferrara (Componente VII Commissione Istruzione Pubblica e Beni Culturali, Commissione Straordinaria per la tutela e la promozione dei Diritti Umani, Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno delle intimidazioni nei confronti degli amministratori locali) che in particolare ha evidenziato il sostegno concreto che la Pedagogia Familiare può dare in questo senso, perché non possono esserci bambini soli, famiglie sole, né una Scuola sola. Importanti e condivise le parole dell’on. Mario Marazziti, presidente della XII commissione Affari sociali e Sanità della Camera dei deputati, per il quale il tema della debolezza, della fragilità, dell’imperfezione è e deve diventare sempre più un tema pedagogico familiare al centro di una profonda e articolata riflessione.

La senatrice Enza Blundo (Vicepresidente della Commissione parlamentare per l’Infanzia e l’Adolescenza), ponendo l’accento sull’urgenza di rivisitare quelle leggi che non hanno portato i risultati attesi, ha tenuto a riconoscere all’A.N.PE.F. il fatto di essere una realtà capace di farsi carico dei problemi quotidiani della gente, risolvendoli.

Efficace ed emozionante la riflessione dell’on. Antonio Guidi, già ministro per la Famiglia, che così si è espresso: «L’orgoglio che si prova nel momento in cui si riesce a riportare un bambino a scuola o a restituire il sorriso ad una famiglia, è il punto da cui occorre ripartire insieme, lavorando su quelle Leggi e su quelle sinergie in cui crediamo fermamente».

Illuminanti gli spunti dell’avvocato Francesco Morcavallo, già Giudice del Lavoro e dei Minori, e dell’avvocato Francesco Miraglia, esperto in Diritto di Famiglia, i quali hanno posto l’attenzione su importanti aspetti legati alla riforma della Giustizia e sul valore normativo della professione del Pedagogista Familiare, temi che – come sottolineato dal presidente Palmieri – «ci vedono da anni così concordi, affiancati e determinati». Una disciplina tra l’altro che, come delineato dalla Prof.ssa Stefania Petrera, Responsabile Relazioni Istituzionali dell’I.N.PE.F., esprime una professionalità specialistica sempre adeguata e al passo coi tempi e capace, con estrema flessibilità e capacità di reazione, di valorizzare quelle positività e risorse esistenti in ogni contesto e in ogni famiglia.

Incentrati sulla famiglia anche gli interventi dell’on. Eleonora Bechis (VII Commissione Cultura, Scienza e Istruzione Camera dei Deputati), per la quale solo attraverso un’unica rete nazionale e locale di politiche familiari è possibile tutelare la famiglia quale risorsa e bene sociale, e della dott.ssa Daniela Salvati, consulente ONU e Componente del Direttivo CISCoD (Comitato Italiano Sport contro Droga), la quale ha ricordato come la Famiglia sia un fenomeno sociale in continua evoluzione e per questo rappresenti l’Istituzione più moderna della nostra Società ed ha fatto un plauso a chi – come l’A.N.PE.F. – mette in atto una professione ispirata ai Diritti inviolabili dell’Uomo e del Bambino.

Potenti e orgogliosamente concrete le testimonianze dei Pedagogisti Familiari dell’A.N.PE.F., che hanno portato la loro esperienza professionale sul campo, nelle diverse Regioni italiane, con uno spirito di rete ma anche di grande unione come gruppo di Professionisti.

Emiliana Alessandrucci, presidente del CoLAP (Coordinamento Libere Associazioni Professionali), a cui l’A.N.PE.F. ha aderito sin dalla sua Costituzione, ha sostenuto la necessità di riconoscere e valorizzare le competenze professionali e l’importanza del percorso di definizione dei requisiti e della verifica trasparente degli Standard qualitativi propri delle professioni, in base ai criteri di valutazione previsti dalle recenti norme sulle libere professioni. Il commento del presidente Palmieri: «Un altro importante traguardo che ci rende fieri della fermezza con cui abbiamo portato avanti un progetto etico sulla Professione che rappresenta, anche tutelati dalle norme, una Risorsa, una Proposta ed una Risposta».