21 November, 2024
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Un diciannovenne Roberto Mancini ha appena concluso una minitournée azzurra di due partite, il rientro è previsto per il pomeriggio del giorno dopo. I “grandi” della squadra, i campioni del mondo di due anni prima, gli propongono un giro nella Manhattan “by night”. Per i più giovani ci sarebbe il divieto, ma Enzo Bearzot si è già ritirato, e la tentazione è irresistibile. Mancini fa le cinque di mattina con Tardelli allo Studio 54. Quando rientra in hotel, ormai alle sei, trova il ct ad aspettarlo in sala colazione. «Subisco in silenzio il peggior cazziatone della mia vita. Me ne dice di tutti i colori, che non ha dormito per la preoccupazione, che mi sono comportato come un somaro, che non mi chiamerà mai più in Nazionale, nemmeno se segnerò 40 gol a campionato».

Oggi che nei panni che furono del grande Bearzot c’è lui, è Roberto Mancini a raccontare l’aneddoto a Paolo Condò, nell’intervista di copertina del numero di luglio-agosto di GQ, in edicola dal 12 giugno. Epilogo compreso: «Anni dopo, quando s’era ormai ritirato, incontrai Bearzot. Non feci in tempo a chiedergli nulla, fu lui ad assalirmi. “Perché non mi hai chiamato per scusarti?”. Rimasi di sale. Non l’avevo fatto perché mi vergognavo troppo del mio comportamento, ed ero certo che lui fosse ancora furioso con me. Bearzot si mise le mani nei pochi capelli che gli restavano. “Io aspettavo soltanto la tua telefonata per richiamarti in Nazionale. Ma senza le scuse non potevo fare niente, e così ti sei perso il Mondiale del 1986”. Volevo morire».

Fu sempre l’orgoglio, spiega nell’intervista a GQ, a costargli il Mondiale del 1990. «In un ambiente come quello della Nazionale occorre parlarsi molto, perché le rabbie e le amarezze latenti ci sono sempre. Io non sono riuscito a emergere in azzurro, e sì che il talento non mi mancava, perché non ho mai avuto l’opportunità di giocare le cinque partite di fila che mi servivano per “entrare” nel motore della squadra. Una gara modesta, e Vicini la volta dopo mi lasciava in panchina. Io mi arrabbiavo, e sbagliavo, perché in Nazionale devi alzare il tuo livello di gioco. I compagni sono tutti forti, ragazzi selezionati, visti e rivisti, sicuri. Non puoi pretendere strada libera per sei mesi – cinque partite implicano più o meno questo tempo – a prescindere da quanto mostri in campo. All’epoca lo sognavo, ed ero un ingenuo».

Persino più amaro – anche perché era la sua ultima occasione al Mondiale – il ricordo del 1994. Arrigo Sacchi era stato chiaro con lui: «Per me tu sei la riserva di Baggio». Mancini, masticando amaro, aveva detto sì. Ma in un’amichevole primaverile di preparazione con la Germania, con Baggio appunto assente, Sacchi gli lasciò giocare solo il primo tempo e poi, vista la giornata così così, lo rimise in panchina. Facendolo sentire tradito. All’arrivo notturno a Malpensa, lo sfogo: «Mister, lei non è stato ai patti. Non mi chiami più, ho chiuso con la Nazionale». Reazione che il nuovo ct della Nazionale oggi descrive come «una cretinata enorme. Tra l’altro in quel Mondiale, tra gli infortuni, le squalifiche e il grande caldo, avrei sicuramente giocato moltissimo. Bearzot non mi chiamò nel 1986 perché non chiesi scusa, Sacchi mi lasciò fuori nel 1994 perché non tornai sulla decisione di autoescludermi, nel 1990 Vicini mi convocò ma senza mai schierarmi. Risultato: non ho giocato un minuto di un Mondiale, e la trovo un’assurdità anche se in buona parte la colpa è mia. Ora penso a qualificarmi per l’Europeo e poi a disputarlo alla grande, io gioco sempre per vincere. Ma confesso che l’idea del Mondiale, visti i precedenti, già mi frulla in testa».

Tra i giocatori su cui pensa di costruire la riscossa c’è Federico Chiesa, figlio di quell’Enrico che all’epoca, facendo alzare il sopracciglio a colleghi come Vialli e Montella, definì il migliore dei suoi partner: «Ogni tanto mi fermo a osservarlo, perché con lui viaggio nel tempo. Federico è identico a Enrico, le stesse finte, la stessa accelerazione, un tiro molto simile. Quest’anno ha segnato poco in relazione alle potenzialità, ma è il classico talento che può esplodere in qualsiasi momento anche dal punto di vista realizzativo. Io me lo aspetto».

E poi c’è, ovviamente, il tanto discusso Mario Balotelli. «Provo affetto per lui, è ovvio, ma il suo ritorno in azzurro ha motivazioni esclusivamente calcistiche», spiega Roberto Mancini a GQ. «Mario ha soltanto 28 anni, e quindi fa ancora in tempo a prendersi tutte le soddisfazioni che desidera perché al suo background fisico e tecnico ha aggiunto l’esperienza. Insomma, è cresciuto in tutti i sensi. Considerato che la Nazionale è destinata a perdere – subito o nel giro di un paio d’anni – lo zoccolo duro che ci ha tenuto a galla fino al flop con la Svezia, ho bisogno di nuovi leader. Mario ha l’età e la credibilità tecnica per farlo, e per fortuna non è l’unico».

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Questa sera, alle 19.30, nella sala conferenze del Lù Hotel, Daniele Conti presenterà a Carbonia il suo libro “La mia vita in rossoblù”, arkadia editore. L’iniziativa è organizzata dall’associazione culturale Sturmtruppen, in collaborazione con la libreria Lilith.

Oltre all’ex capitano rossoblu, interverranno alla presentazione gli autori Fabiano Gaggini e Vittorio Sanna. Presenterà la serata Manolo Mureddu.

Dalle origini romane all’approdo in Sardegna, passando per gli anni più difficili sino alla consacrazione. La mia vita in rossoblu è un viaggio nella storia sportiva e umana di un uomo che ha militato per sedici stagioni calcistiche nel Cagliari Calcio, un uomo che ha sposato i valori antichi dell’appartenenza, della fedeltà e dell’orgoglio.

La prefazione al libro è di Bruno Conti, padre di Daniele, campione del mondo nel 1982, in Spagna, con la Nazionale di Enzo Bearzot.

              

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Aula consiliare stracolma di tifosi e grande entusiasmo ieri, a Sant’Antioco, per la presentazione della biografia ufficiale e autorizzata dell’ex capitano del Cagliari Calcio, Daniele Conti, “La mia vita in rossoblù”, firmata dal campione romano insieme a Fabiano Gaggini e Vittorio Sanna (Arkadia Editore), organizzata dal Cagliari Club “Giorgio Matzeu” di Sant’Antioco, con il patrocinio del comune di Sant’Antioco.

Alle 18.00, all’arrivo nella sala consiliare di Daniele Conti, accompagnato da Vittorio Sanna (Fabiano Gaggini non ha potuto essere presente per una leggera indisposizione fisica), Valentina Caruso e da una rappresentante della casa editrice, l’ex capitano del Cagliari è stato salutato da un lungo applauso e si è scatenata la caccia alla dedica sul frontespizio dei libri appena acquistati.

La serata, dopo un breve saluto di un rappresentante del Cagliari Club“Giorgio Matzeu” ed un breve intervento del sindaco, Mario Corongiu, si è aperta con la proiezione su uno schermo gigante del filmato “La saga dei Conti”, realizzato da Vittorio Sanna e Simone Serra, nel quale sono state raccolte le imprese calcistiche del “capitano”, partendo dal simbolico passaggio di testimone ricevuto dal padre Bruno, campione del mondo con la Nazionale di Enzo Bearzot in Spagna nel 1982 e autore della prefazione.

La storia, le riflessioni e i segreti di Daniele Conti, dalle origini romane all’approdo in Sardegna, passando per gli anni più difficili sino alla consacrazione. Il libro racconta dalla vicenda calcistica e umana di un uomo che ha sposato i valori antichi dell’appartenenza, della fedeltà e dell’orgoglio.

L’incontro è stato moderato dalla giornalista di Sky Valentina Caruso. Al termine si sono susseguiti numerosi interventi con domande e riflessioni sul ruolo avuto da Daniele Conti nei 16 anni di esperienza con la maglia rossoblu del Cagliari.

Nato a Nettuno il 9 gennaio 1979, Daniele Conti è cresciuto calcisticamente nel settore giovanile della Roma, facendo il suo esordio in serie A, a 17 anni, nel campionato 1996/97 e collezionando altre 5 presenze, con 1 goal, due stagioni più tardi. Nell’estate del 1999 accettò il trasferimento in Sardegna, al Cagliari, e in maglia rossoblu è rimasto fino a fine carriera, 16 campionati consecutivi, 12 in serie A e 4 in serie B (dal campionato 2000/2001 al campionato 2003/2004), 464 presenze e 51 reti (357 presenze e 43 goal in serie A; 107 presenze e 8 goal in serie B).

Conclusa la sua carriera in rossoblu al termine della travagliata stagione 2014/2015, con la retrocessione in serie B, Daniele Conti ha deciso di concludere lì anche la sua splendida carriera ed è rimasto legato ai colori rossoblu e alla Sardegna.

Al termine della presentazione abbiamo intervistato Daniele Conti. La qualità delle immagini non è buona ma abbiamo deciso di pubblicare ugualmente l’intervista, per non perdere la testimonianza portata a Sant’Antioco dall’ex capitano del Cagliari.

Pubblichiamo anche due brevi interventi di Daniele Conti e uno di Vittorio Sanna, in risposta alle domande rivolte loro dalla moderatrice Valentina Caruso.

                                                              

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Sabato 14 gennaio l’Aula consiliare del comune di Sant’Antioco ospiterà la presentazione della biografia ufficiale e autorizzata dell’ex capitano del Cagliari Calcio, Daniele Conti. La mia vita in rossoblù, firmata da Daniele Conti insieme a Fabiano Gaggini e Vittorio Sanna (Arkadia Editore). 

Appuntamento alle 18.00 per assistere alla presentazione del libro ma anche per gustare le immagini contenute nel filmato “La saga dei Conti”, il video realizzato da Vittorio Sanna e Simone Serra che raccoglie le imprese calcistiche del “capitano”, partendo dal simbolico passaggio di testimone ricevuto dal padre Bruno, campione del mondo con la Nazionale di Enzo Bearzot in Spagna nel 1982 e autore della prefazione. A moderare l’incontro al quale parteciperanno insieme a Daniele Conti i coautori del libro, Fabiano Gaggini e Vittorio Sanna, sarà la giornalista Valentina Caruso.

La storia, le riflessioni e i segreti di Daniele Conti, dalle origini romane all’approdo in Sardegna, passando per gli anni più difficili sino alla consacrazione. La vicenda calcistica e umana di un uomo che ha sposato i valori antichi dell’appartenenza, della fedeltà e dell’orgoglio.

Nato a Nettuno il 9 gennaio 1979, Daniele Conti è cresciuto calcisticamente nel settore giovanile della Roma, facendo il suo esordio in serie A, a 17 anni, nel campionato 1996/97 e collezionando altre 5 presenze, con 1 goal, due stagioni più tardi. Nell’estate del 1999 accettò il trasferimento in Sardegna, al Cagliari, e in maglia rossoblu è rimasto fino a fine carriera, 16 campionati consecutivi, 12 in serie A e 4 in serie B (dal campionato 2000/2001 al campionato 2003/2004), 464 presenze e 51 reti (357 presenze e 43 goal in serie A; 107 presenze e 8 goal in serie B).

Conclusa la sua carriera in rossoblu al termine della travagliata stagione 2014/2015, con la retrocessione in serie B, ha deciso di concludere lì anche la sua splendida carriera ed è rimasto legato ai colori rossoblu e alla Sardegna.

L’evento è realizzato con il patrocinio del comune di Sant’Antioco e in collaborazione con il Cagliari Club Isola di Sant’Antioco “Giorgio Matzeu”.

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Sabato 14 gennaio la sala consiliare del comune di Sant’Antioco, a partire dalle 17,30, ospiterà la presentazione del libro di Daniele Conti “La mia vita in rossoblu”, organizzata dal Cagliari Club Sant’Antioco, scritto con i giornalisti Fabiano Gaggini e Vittorio Sanna. Con l’ex capitano rossoblu che ha compiuto 38 anni proprio oggi, saranno presenti i giornalisti Vittorio Sanna, Fabiano Gaggini e Valentina Caruso.

Nato a Nettuno il 9 gennaio 1979, figlio del grande Bruno campione del mondo con la Nazionale di Enzo Bearzot in Spagna nel 1982, Daniele Conti è cresciuto calcisticamente nel settore giovanile della Roma, facendo il suo esordio in serie A, a 17 anni, nel campionato 1996/97 e collezionando altre 5 presenze, con 1 goal, due stagioni più tardi. Nell’estate del 1999 accettò il trasferimento in Sardegna, al Cagliari, e in maglia rossoblu è rimasto fino a fine carriera, 16 campionati consecutivi, 12 in serie A e 4 in serie B (dal campionato 2000/2001 al campionato 2003/2004), 464 presenze e 51 reti (357 presenze e 43 goal in serie A; 107 presenze e 8 goal in serie B).

Conclusa la sua carriera in rossoblu al termine della travagliata stagione 2014/2015, con la retrocessione in serie B, ha deciso di concludere lì anche la sua splendida carriera ed è rimasto legato ai colori rossoblu e alla Sardegna.