2 November, 2024
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La sera del 13 agosto, a Gonnesa, in Piazza del Minatore, un vastissimo pubblico ha accolto sul palco, con grande calore, la Bandabardò & Cisco Bellotti con Ultimo Tango Tour, per la Produzione di Capricon Concerti, col patrocinio del comune di Gonnesa e della Regione Sardegna.

La serata è stata aperta dai Panky Alma, una band che combina il folk con la World Music, un quintetto di musicisti dai suoni vibranti e ballate strumentali, arricchite dalla bellissima voce della cantautrice e percussionista Pamela Strazzera, che a suo tempo fondò il gruppo di Alma Mediterranea. E se con loro l’atmosfera si è scaldata, con l’arrivo sul palco della Bandabardò & Cisco Bellotti, si è letteralmente infiammata. Il pubblico ha iniziato a ballare e a saltare al ritmo incalzante dei loro brani, cantando con un coinvolgimento dilagante.

Il gruppo nasce a Firenze nel 1993, fin dall’inizio promuove la sua musica in Italia e in Francia, poi col tempo in Spagna, in Svizzera e in altri Paesi europei. Nel 2021 perde il cantante, Enrico Greppi, stroncato da un male incurabile. Un anno dopo, inizia la collaborazione con Cisco Bellotti, cantautore italiano di musica folk rock che, appassionato di musica sin da bambino, segue e fa sua la musica di molti cantautori italiani, idoli senza tempo, come…Francesco Guccini, Lucio Dalla, Fabrizio De Andrè, Roberto Vecchioni, Enzo Jannacci e tanti altri. Una carriera incredibile la sua, in giro per il mondo, con collaborazioni con gruppi come i Modena City Ramblers e vari successi come solista.

Martedì 13 agosto, a Gonnesa, hanno suonato e cantato tanti loro successi tra i quali “Riportando tutto a casa”, che nasce nel 1994 per rivendicare la loro identità meticcia, fatta di ritmi e suoni irlandesi ed emiliani, di racconti e di lotte degli anni ’70. “Gita sul Po” che immagina una famiglia di lavoratori che fa una gita sul grande fiume. “Domenica” che, con amara ironia, racconta di un’Italia che tira a campare allegramente nonostante le difficoltà economica e sociale. “Baci e abbracci “è un brano di buon auspicio che nasce per reazione all’atmosfera di distanziamento sociale dovuta alla pandemia da Covid, che ha seriamente condizionato la nostra vita, lasciando in molte persone dei segni indelebili.

Canzoni impegnate, veicolo di messaggi importanti che diventano parte di una festa dove il pubblico si mostra infaticabile come gli stessi artisti. Presentano un cocktail di brani della band e brani di Cisco che si intrecciano tra loro in vere e proprie turbìne di energia vitale…la giusta energia vitale che fa stare bene.

Nadia Pische

 

Enzo Jannacci era un medico ospedaliero specializzato in Cardiochirurgia che operava a Milano e qualche vola a Città del Capo con Christian Barnard. Fuori dall’ospedale suonava e cantava in un una band le sue canzoni comico-demenziali. Nel 1968 lanciò l’immortale canzone:
«Vengo anch’io?…no, tu no!». A dispetto del titolo un po’ fesso egli descriveva che razza di gente siamo noi italiani: bravi a curare l’apparenza in pubblico e a vivere come se la tragedia della morte riguardasse sempre gli altri e noi ne fossimo i disinteressati spettatori. Il verso principale della canzone descriveva un quadro fedele del nostro modo di partecipare alla disgrazia comune: «Si potrebbe andare tutti quanti al tuo funerale… per vedere se la gente poi piange davvero…e sentire che per tutti è una cosa normale (la morte degli altri) …per vedere di nascosto l’effetto che fa…». E’ del tutto vero.

Ci basta presenziare al rito funebre e siamo assolti per la nostra indifferenza alla morte dell’interessato. Enzo Jannacci, dal suo osservatorio privilegiato di un reparto di cardiochirurgia ospedaliera, vedeva questo ossimoro: l’estraniazione-solidale alle disgrazie degli altri.
Oggi la situazione in Sardegna è identica. Siamo in uno stato di grave emergenza sanitaria dove la gente muore davvero ma non succede niente. Eppure servono decisioni rapide, efficaci e anche molto difficili, perché dopo il Covid-19 e la guerra Russo-Ucraina, il mondo è cambiato.
Lo stato di economia da guerra in cui ci troviamo da alcuni anni, indebolirà ulteriormente le nostre finanze e non siamo pronti al peggio. Oltre alla minaccia atomica proveniente dal fronte ucraino, e una simile minaccia dal vicino-medio Oriente, esiste un’altra minaccia: forse si sta preparando una nuova pericolosa epidemia di influenza aviaria. Alle guerre e alle epidemie seguono sempre gravi deterioramenti del sistema economico mondiale: carenza di carburanti, distruzione di fonti alimentari, emergenza energetica e dei trasporti, arresto della produzione industriale e manufatturiera, difficoltà nelle comunicazioni, perdita di valore della moneta, crollo della natalità e, soprattutto, povertà.
Si può immaginare cosa avverrà del nostro Sistema Sanitario già in crisi. Appare incredibile la mancanza di percezione dell’emergenza. I vincitori della recente battaglia elettorale sono schierati davanti al capo in attesa delle medaglie al valore da appuntare sul petto in un rituale obbligato ma l’esultazione è anzi tempo: la vera guerra è ancora all’inizio e ci sono provvedimenti importanti da prendere con urgenza.
Un ultimo articolo comparso recentemente sui quotidiani sardi, ha raccontato il dramma di una donna deceduta in un ospedale senza aver avuto il massimo delle cure a causa della carenza di personale.
E’ un fatto gravissimo. E’ un segno della compromissione della sicurezza sanitaria pubblica e i politici dovrebbero sobbalzare sulla sedia e concentrarsi su questa pista.
Attualmente, nei nostri ospedali, il pericolo per cui urgono provvedimenti si chiama: “Carenza di personale”. Il personale sanitario sottratto ai nostri ospedali dovrebbe essere urgentemente riportato indietro.
Questo provvedimento non verrà mai preso se il potere politico non lo imporrà. La concentrazione del personale sanitario nelle ricche strutture sanitarie delle città capoluogo ha impoverito drasticamente gli ospedali provinciali e nessuno adesso sa come compensare quelle perdite di specialisti. Questa situazione viene dal passato e venne generata da leggi scritte alla fine degli anni’90. Per effetto di quelle leggi si dette avvio alla costruzione di un nuovo Sistema logistico dell’apparato sanitario in cui i tecnici dominano assoluti e in cui politici sono esclusi. Ne consegue che manca, alla cinghia di trasmissione tra popolo e Burocrazia sanitaria, l’anello più importante: la “mediazione” del “politico eletto”.
Cosa è l’apparato logistico? E’ la struttura burocratica il cui compito è quello di mettere l’apparato operativo in condizioni di poter lavorare. Cos’è l’apparato operativo? È l’insieme dei medici e degli infermieri che operano negli ospedali e nel territorio. Cos’è l’apparto strategico? È l’apparato politico che ha il dovere di legiferare e di programmare il futuro del sistema sanitario. La funzione politica è delicatissima; essa si basa sulla capacità di “mediare” tra le richieste di servizi e la possibilità di fornirli attraverso la redistribuzione dei fondi raccolti col fisco. Da ciò deriva l’enorme responsabilità del politico nei risultati che ne conseguiranno. Se le parti tra politica e burocrazia vengono invertite, il sistema sanitario crolla. L’anomalia del “travaso di potere” dalla Politica all’apparato logistico si verificò in un momento di carenza di iniziativa politica e di capacità di programmazione. Fummo tutti distratti: mancò il controllo sulle conseguenze che sarebbero venute con certe leggi di uscita dello Stato dalla gestione dei Servizi essenziali. Chi è il controllore che può rimettere ordine? E’ il cittadino nel momento in cui vota. Col voto il cittadino nomina il suo rappresentante: il politico eletto. Per esempio, nei comuni il rappresentante popolare che controlla e programma l’apparato amministrativo è il sindaco. Nelle Regioni è il presidente della Giunta che delega gli assessori. Da queste premesse si capisce l’importanza che la Politica-governante mantenga fermo il suo controllo nel mondo della Politica-praticante: quella che fornisce il servizio pubblico.
Nell’ultima decina d’anni è stata architettata una nuova macchina logistico-burocratica che sta detenendo il monopolio della sanità regionale sia nella fase di “Programmazione “ sia nella fase “Esecutiva” ed è stato messo a capo di essa un esperto in campo amministrativo. Nessuno contesta il potenziale di efficacia che può esprimere un consesso di ottimi burocrati nel gestire la logistica del sistema sanitario.
Purtroppo però, attualmente la direzione politica sul Sistema logistico risulta debole. Manca l’equilibrio dei poteri di feed-back negativo (autoregolazione) tra politici e gestori della Sanità pubblica.
Le Giunte regionali precedenti misero, a capo della gerarchia burocratica, un tecnico in qualità di assessore non eletto. Così venne realizzato un quadro amministrativo della Sanità veramente singolare:
il Sistema Sanitario Regionale finì totalmente in mano all’apparato logistico. In un sistema come questo, il popolo ha di fatto perso la sua prerogativa di esercitare il “controllo” col voto.
Da anni persiste questa dinamica anomala:
– il popolo vota per nominare il controllore politico dei suoi interessi;
– il politico che è stato votato non può controllare, perché viene lasciato senza poteri;
– l’apparato logistico-burocratico occupa i posti del potere, ed è senza controllo popolare.
– le misure burocratiche sono basate su calcoli perfetti ma il popolo è scontento dei risultati.
Il caso sanitario riferito all’inizio ci dice che la malattia del Sistema è grave. Ancora più grave è la sensazione diffusa che manchi nei capi la percezione del pericolo.
La situazione sanitaria in cui ci troviamo è difficilissima e si sintetizza in un’espressione: emergenza.
Quando l’emergenza viene affrontata da nazioni ricche tutto si risolve con la messa in campo di immense riserve di capitali.
Quando l’emergenza deve essere affrontata da nazioni già molto indebitate e dipendenti da altre nazioni per le fonti energetiche, alimentari e per la sicurezza, bisogna ricorrere a mezzi più modesti. Noi siamo fra questi.
Davanti all’emergenza e in assenza di grandi fondi disponibili, si potrebbero prendere decisioni che non comportano un aumento di spesa ma che servirebbero a migliorare la funzionalità del sistema come:
1 – Obbligare i Politici eletti a rioccupare il centro della Sanità;
2 – Limitare l’utilizzo dei tecnici alle consulenze;
3 – Riportare i Sindaci al vertice delle ASL con funzioni di programmazione e controllo.

Una volta restituito il vertice gerarchico della Sanità alla Politica sarebbe necessario mettere ordine alla gerarchia delle funzioni ospedaliere.
Già in passato, nella legge sulla “rete regionale ospedaliera del 2017” vennero istituiti gli ospedali con funzioni di “HUB”, cioè di centro in cui convogliare tutte la patologie più impegnative, e vennero identificati gli ospedali “SPOKE”, cioè quelli che dovrebbero selezionare i pazienti più complessi e inviarli agli “HUB”; infine, furono individuati gli “ospedali di base” che di norma non si dedicano all’emergenza. Questa distinzione è importantissima, perché da essa dipende la dotazione organica del personale. Dato che il problema è proprio la “carenza di Personale”, tale distinzione è cruciale. Da questa distinzione dipende quanto personale spetta ad ogni tipologia di ospedale. Una volta stabilita la dotazione organica dovuta ad ogni tipo di ospedale, è facile calcolare la spesa futura e procedere alle assunzioni. Ciò deve essere chiarito da una specifica “legge sugli organici”. Tale legge per ora non c’è.
Questa carenza è causa del caos del Personale.
Le uniche strutture ospedaliere che possono sapere di quanto personale abbisognino sono le Case di cura private, che infatti non hanno problemi. Ciò è possibile perché il loro lavoro è facilmente prevedibile e programmabile in quanto esse non erogano prestazioni sanitarie in urgenza ed emergenza. Mancando l’“urgenza” esse possono concentrare il lavoro nelle sei ore del mattino, dalle ore 8 alle 14. In quel turno gli organici sono presenti al completo. Invece nei turni della sera, della notte e dei giorni festivi l’organico è ridottissimo. Basta un medico di guardia per tutta la Casa di Cura e pochi infermieri per l’assistenza corrente ai degenti.
Negli Ospedali “HUB” dello Stato è tutto diverso. In essi il lavoro è perennemente intenso, 24 ore su 24.
Significa che per ogni turno devono essere presenti gli organici completi di medici, infermieri, tecnici e consulenti specialisti, che sono necessari in emergenza. Il dispendio di Personale, materiale e ore lavorate è enorme.
Gli ospedali di Base non trattano emergenze e pertanto hanno necessità di poco personale, che è facilmente programmabile.
Il problema si pone per gli attuali 8 ospedali provinciali delle ASL sarde .
Questi 8 ospedali, in teoria, dovrebbero inviare le grandi emergenze all’ospedale “HUB” (es. Brotzu); in realtà prima di farlo devono dirimere il dubbio se si tratti di pazienti complessi o meno. Questa distinzione, tranne i casi di ictus o di aneurisma dell’aorta o di trauma cranio-encefalico-midollare, è impossibile da farsi in breve tempo. Per capirlo bisogna eseguire tutti gli esami ematochimici, radiologici, TAC, RMN e tutte le consulenze specialistiche nell’ospedale provinciale di primo arrivo. Ciò comporta la necessità di avere personale specialistico immediatamente disponibile e, se il caso, procedere a interventi chirurgici in estrema urgenza.
Ne consegue che per tutti i turni, 24 ore su 24, in qualunque giorno della settimana, anche in questi ospedali è necessaria una dotazione di personale piena.
Lo stato delle cose a cui stiamo assistendo ci dice che nel sistema ospedaliero “Provinciale”, come il nostro, la dotazione organica è estremamente carente. Per non incorrere in gravi rischi si è pensato di risolvere il problema della responsabilità medico-legale ricadente sui gestori con un metodo drastico: la chiusura dei reparti specialistici dedicati all’urgenza. E’ la logica della “tecnica difensiva a scanso di responsabilità”. Questa è la tipica e legittima soluzione “tecnicamente perfetta”.
La soluzione politica sarebbe stata molto diversa: il Politico avrebbe impedito la chiusura del reparto e cercato Personale di supporto. L’avrebbe fatto per non perdere il favore dell’elettorato. La differenza tra tecnico e politico, infatti, sta nel fatto che il politico è sotto esame continuo dei cittadini, e può essere duramente punito col voto. Il tecnico “no”: non perde voti e neppure il posto. Non c’è equilibrio né deterrenza.
Di questo passo, si potrebbe arrivare alla chiusura totale dell’ospedale.
Prima di arrivare al punto “zero” della curva del fallimento è necessario che qualcuno faccia richieste simili a queste:
1 – E’ necessario che si classifichino ufficialmente e realisticamente gli ospedali per sapere quali siano quelli ad alta intensità di cure, quelli a media e a bassa intensità.
2 – Si deve chiarire se “tutte” le urgenze vadano trasferite al centro “HUB” di Cagliari o trattate al DEA di I livello.
3 – Si deve chiarire, con una legge, quale debba essere la dotazione organica che spetta ad un ospedale DEA di I livello (di emergenza), come è il Sirai. E’ la decisione più urgente. Senza questa legge chiunque continuerà a sottrarci personale medico e infermieristico.

La risposta a tali richieste è difficilissima e ha molte implicazioni soprattutto di tipo economico.
In attesa di un’improbabile risposta, si potrebbe prendere la decisione di riorganizzare il lavoro dei sanitari e prendersi cura almeno dell’essenziale per mantenere in vita il nostro ospedale DEA di I livello.
In una situazione così difficile il Politico potrebbe anche solo dedicarsi alla ristrutturazione della gerarchia del Personale tenendo conto del fatto che la scarsità dei medici e infermieri laureati persisterà per altri 10 anni almeno.
Si dovrebbero necessariamente ristrutturare i contratti di dipendenza prevedendo altre forme più libere per rendere più attraente il lavoro in ospedale.
Il miglioramento delle retribuzioni soprattutto ai primari, ai reperibili, ai medici di primo intervento, e agli infermieri laureati e tecnici ospedalieri potrebbe essere un incentivo per attirare i libero-professionisti nell’area della dipendenza pubblica.

Un passo importantissimo sarebbe la rivitalizzazione del Consiglio dei sanitari attraverso una nuova forma di indipendenza, autorevolezza, e autonomia con una posizione stabile e determinante come componente degli organi della ASL.

A condizioni di lavoro, prestigio e retribuzione migliorate il medici specialisti non desidererebbero più abbandonare gli ospedali ma, al contrario, gli specialisti che oggi lavorano esclusivamente in libera professione troverebbero più gratificante l’ospedale e potrebbero convertirsi ad ottenere un contratto come strutturati.
Questo ragionamento, con soluzioni concrete, può essere fatto solo in un ambiente politico, cioè con quella parte dello Stato che formula proposte di legge, o cambia le leggi.
Il ritorno dei politici alla assunzione delle responsabilità in campo sanitario, al merito per i risultati ottenuti e all’esame dell’elettorato, è essenziale.
A questo punto, se l’evoluzione geopolitica assumesse aspetti più inquietanti, saremmo un po’ più pronti ad affrontarli e si dovrebbe cambiare il testo della canzone del nostro cardiochirurgo-cantante-comico-demenziale Enzo Jannacci.

Mario Marroccu

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Seconda puntata de “La Musica Attuale”, il format ideato dal gruppo iCompany e sposato da RUFA per esplorare e conoscere i nuovi orizzonti del panorama artistico nazionale. Venerdì 22 febbraio, alle ore 19.00, sarà Mirko Mancini, in arte Mirkoeilcane, a vivere questo particolare appuntamento dal tramonto alla notte.

Mirkoeilcane, cantautore romano, ha saputo approfondire il legame tra la musica ed il cinema, componendo svariate colonne sonore: la web serie “Forse sono io”, i corti “Memories”, “Il lato oscuro”, “Quattro battiti” ed il film “I peggiori”. Impegnato nella scrittura di testi e note, nel 2016 decide di avviare la carriera da solista vincendo numerosi premi e facendosi notare dal pubblico e, soprattutto, dagli addetti ai lavori. Le tematiche sociali e i rapporti affettivi, sono spesso al centro delle sue canzoni, in un viaggio intimo e personale mai banale.

Nel 2018 partecipa alla 68ª edizione del Festival di Sanremo, nella categoria Nuove Proposte, aggiudicandosi il secondo posto e ricevendo il premio “Sergio Bardotti” per il miglior testo, il premio della critica “Mia Martini”, il premio “Enzo Jannacci” di Nuovoimaie e la targa Pmi (Produttori Musicali Indipendenti). Viene poi pubblicato il suo disco “Secondo Me”. Il prossimo 4 aprile uscirà il film “A mano disarmata” di Claudio Bonivento, di cui Mirkoeilcane ha firmato la colonna sonora.

“La Musica Attuale” è un mix di chiacchiere e brani in acustico: un racconto intimo e personale, moderato da Riccardo De Stefano, giornalista di ExitWell, per stimolare l’interazione con il pubblico. L’unico obiettivo è riportare la musica alla sua essenza. Il tutto in diretta streaming.

Ogni incontro/concerto è anticipato da un aperitivo e seguito dall’ascolto di una playlist realizzata direttamente dall’artista. Lo scenario è quello post – industriale della sede RUFA Pastificio Cerere, tra la Terrazza e la Semoleria: ideale sintesi di memoria e design. 

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https://www.facebook.com/giampaolo.cirronis/videos/10218105009004668/

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Teatro Centrale sold out, ieri sera a Carbonia, per lo spettacolo di Paolo Rossi “Il Re anarchico e i fuorilegge di Versailles”, con Paolo Rossi, Renato Avallone, Marianna Folli, Marco Ripoldi, Chiara Tomei, Francesca Astrei, Caterina Gabanella, musiche eseguite dal vivo da Emanuele Dell’Aquila ed Alex Orciari, regia di Paolo Rossi, produzione TIEFFETEATRO Milano.

Paolo Rossi, oggi considerato il più imprevedibile ed incisivo degli attori comici italiani, in questo spettacolo è presente non solo nella veste di autore, ma anche di regista ed interprete, nella quarta ed ultima tappa di un lungo viaggio attorno al pianeta Moliere. Paolo Rossi dirige una straordinaria compagnia di attori e musicisti e, grazie ad un’improvvisazione rigorosa, rende lo spettacolo nuovo ogni sera. Il pubblico del Teatro Centrale se n’è reso conto, con le continue improvvisazioni, le battute esilaranti che hanno strappato tante risate e buonumore.

“Il re anarchico e i fuorilegge di Versailles” è il racconto di un sogno, un varietà onirico fatto di numeri e diversi livelli di espressioni artistiche, dalla prosa alla musica. Ancora una volta si incrociano le visioni del tempo presente con la storia del conflitto tra il potere ed i fuorilegge, intesi come coloro che vivono ai margini della strada e non hanno voce, in bilico tra la scena e la vita, tra il teatro e il potere. Uno spettacolo di teatro, sogno, speranza, parola, musica e… risate.

Paolo Rossi si è proposto anche nella veste di cantante, concludendo le due ore di spettacolo, con la sua interpretazione assolutamente originale nei testi, di “Quelli che…” dell’indimenticabile Enzo Jannacci, nella quale ha inserito uno spazio calcistico, con un ricordo del grande George Best che, in occasione di un match tra la sua Irlanda e l’Olanda del mitico capitano Johan Cruyff, il grande campione, il pluridecorato, la leggenda, lo irrise con una delle sue grandi giocate e, guardandolo negli occhi, gli disse: «tu sarai anche il più forte ma…solo perché io non ho tempo»… Ed ha chiuso il suo sogno con una battuta, inevitabilmente a sfondo politico, riportata ai giorni nostri, con le “ultime parole famose”: «Signori, signori, ognuno ha il Governo che si merita»…

L’evento è stato organizzato dal Cedac, con il patrocinio del comune di Carbonia e si inserisce nell’ambito dei festeggiamenti per l’80° compleanno della città.

Giampaolo Cirronis

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Prosegue il percorso di ricerca di Elena Pau nel mondo della canzone cosiddetta “impegnata”L’attrice che sa cantare e la cantante che sa recitare, così l’ha definita il cantautore Fausto Amodei, dopo gli omaggi a Laura Betti ne confeziona uno proprio per il fondatore dei Cantacronache, musicista raffinato che ha scritto, fra gli altri, per Ornella Vanoni ed Enzo Jannacci: Canzoni in scatola – Motivi ben confezionati di Fausto Amodei, è il titolo del concerto che domani, venerdì 13 luglio, vedrà la Pau in scena, alle 21.00, nella Sala Settecentesca della Biblioteca Universitaria di Cagliari (via Università 32, l’ingresso è libero). Ad accompagnare la sua voce Maurizio Mezzorani (voce), Simone Sassu (pianoforte), Sergio Durzu (chitarra e voce), Alessandro Atzori (contrabbasso), Fausto Amodei sarà presente alla serata (il concerto è una coproduzione La Fabbrica Illuminata e Puntila, in collaborazione con ilDeposito.org). 

Il repertorio dei Cantacronache è stato spesso protagonista degli spettacoli della Fabbrica Illuminata curati da Marco Parodi. «Non è, dunque, una novità per noi – sottolinea il regista – portare in scena le canzoni di questo straordinario gruppo di musicisti, letterati e poeti nato alla fine degli anni ’50». «Abbiamo scelto di dar voce alle canzoni di Fausto Amodei – spiega Elena Pau – per raccontare attraverso le sue parole, e le sue musiche, la politica, la società, le contraddizioni, l’ironia, l’amore».

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Il noir di Sara Bilotti, il cinema d’animazione di Bepi Vigna, la letteratura per ragazzi in musica con Gianfranco Liori e Renzo Cugis. E ancora, il nuovo romanzo di Vanessa Roggeri, la musica travolgente de “I Begli Elementi” e le tante rubriche che fanno delle serate del festival Street Books di Dolianova una esperienza ricca e coinvolgente. Appuntamento giovedì 12 venerdì 13 luglio a Villa de Villa con la manifestazione organizzata organizzato dal Circolo dei Lettori Miele Amaro con la direzione artistica di Gianni Stocchino e sostenuto dall’amministrazione comunale di Dolianova e dall’assessorato regionale della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport.

Giovedì 12 luglio si parte alle 19.00, con Gianfranco Liori e Renzo Cugis protagonisti di “Filastrocche’n roll 3”, un concerto per tutti con il duo musicale più amato dai nostri bambini, che propone vecchi e nuovi successi tra impegno sociale (Mutanda Blues e Cha cha cha dell’aglio), ribellione (Ninna nanna per non dormire) con in più un nuovo repertorio che parla di vacanze e surf da onda, scarafaggi e coccodrilli, bambini pasticcioni e persino di racconti del terrore.  

Dopo il Racconto DiVino dedicato a Dolì (Vino frizzante delle Cantine di Dolianova), alle 21.00, il palco sarà per una delle ospiti più attese della terza edizione del festival Street Books. Intervistata da Renato Troffa, la scrittrice Sara Bilotti presenterà il suo ultimo libro “I giorni dell’ombra”. Con una scrittura elegante e una capacità rara di esplorare e mettere in scena le ferite più profonde, quelle che ognuno porta nell’anima, Sara Bilotti accompagna i lettori in una vera e propria discesa agli inferi, e costruisce un romanzo nerissimo, carico di suspense, con una protagonista fragile e disturbata, dolce e inquietante, degna delle grandi eroine di Alfred Hitchcock. E con un finale che spiazza.

La pillola di letteratura dedicata da Dario Cosseddu, alle 22.15, a Edward Bunker, precederà la proiezione alle 22.30 di “Nausicaa, l’altra Odissea”, un film d’animazione del regista Bepi Vigna che sarà impreziosito dalla colonna sonora suonata dal vivo da Matteo Martis. Proposta come evento speciale al Festival del Cinema di Venezia del 2017, questa breve opera racconta di una giovane principessa desiderosa di conoscere il mondo, la quale incontra Ulisse e resta affascinata dai suoi racconti. Dopo averla sedotta, l’uomo l’abbandona. Nausicaa decide allora di cercarlo ripercorrendo i luoghi del suo peregrinare, scoprendo le verità spesso meschine, nascoste nelle sue incredibili storie. Il suo viaggio si trasforma così in un percorso di formazione, durante il quale diventerà finalmente donna.

Si intitola invece “La cercatrice di corallo” ed è il nuovo romanzo di Vanessa Roggeri che la scrittrice cagliaritana, intervistata da Elisabetta Frau, presenterà venerdì 13 luglio alle 21.00, a Villa de Villa. La storia è ambientata in Sardegna, dove Achille e Regina si incontrano la prima volta nell’estate del 1919, si perdono di vista e si ritrovano qualche anno dopo, proprio quando le loro famiglie sono impegnate a combattersi in una crudele faida alimentata da vecchi rancori e ferite insanabili. Il nuovo romanzo di Vanessa Roggeri è una storia di passioni capace di emozionare il lettore con la sua scrittura intensa ed evocativa.

La Sardegna è protagonista anche alle 22.15 della rubrica curata da Dario Cosseddu e che racconterà l’Emilio Lussu segreto.

La serata si concluderà alle 22.30 con il recital del gruppo “I Begli Elementi”, con Giuseppe Boy alla voce poetante e chitarra, Marco Maxia alla chitarra, Stefano Sibiriu alle percussioni e Luigi Lai alla fisarmonica. I Begli Elementi accolgono e rileggono canzoni e poesie, si spostano tra i sud e i nord del mondo, ridisegnano incontri, solleticano letture diverse, amalgamano suoni e parole in maniera originale in uno spettacolo fra il serio e il faceto, dove si possono incontrare e mescolare fra di loro Ugo Foscolo e Fred Buscaglione, Ungaretti e Tom Waits, Pablo Neruda e la musica cubana e poi Stefano Rosso, Enzo Jannacci, la canzone popolare uruguaiana e i chansonnier francesi, la poesia sarda e quella americana. 

Anche la giornata di venerdì si aprirà con un laboratorio creativo e di lettura rivolto ai più piccoli (alle 19.00 “I ragazzi della via Pal”) e proseguirà alle 20.45 con il Racconto DiVino, dedicato a Caralis (uno spumante Brut Chardonnay delle Cantine di Dolianova).

Nei due giorni sarà attivo il servizio Bibliositting, così come non mancheranno l’Intervallo(con le foto edite e inedite di Dolianova), l’Almanacco di questo giorno e di quello dopo a cura di Gerardo Ferrara, e i Titoli di coda a cura di Video Vision.

 

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Prosegue il percorso di ricerca di Elena Pau nel mondo della canzone cosiddetta “impegnata”. L’attrice che sa cantare e la cantante che sa recitare, così l’ha definita il cantautore Fausto Amodei, dopo gli omaggi a Laura Betti ne confeziona uno proprio per il fondatore dei Cantacronache, musicista raffinato che ha scritto, fra gli altri, per Ornella Vanoni ed Enzo Jannacci: CANZONI IN SCATOLA – Motivi ben confezionati di Fausto Amodei, è il titolo del concerto che venerdì 13 luglio vedrà Elena Pau in scena, alle 21.00, nella Sala Settecentesca della Biblioteca Universitaria di Cagliari (via Università 32, l’ingresso è libero). Ad accompagnare la sua voce Maurizio Mezzorani (voce), Simone Sassu (pianoforte), Sergio Durzu (chitarra e voce), Alessandro Atzori (contrabbasso), Fausto Amodei sarà presente alla serata (il concerto è una coproduzione La Fabbrica Illuminata e Puntila, in collaborazione con ilDeposito.org ).

Il repertorio dei Cantacronache è stato spesso protagonista degli spettacoli della Fabbrica Illuminata curati da Marco Parodi. «Non è dunque una novità per noi – sottolinea il regista – portare in scena le canzoni di questo straordinario gruppo di musicisti, letterati e poeti nato alla fine degli anni ’50». «Abbiamo scelto di dar voce alle canzoni di Fausto Amodei – spiega Elena Pau – per raccontare attraverso le sue parole, e le sue musiche, la politica, la società, le contraddizioni, l’ironia, l’amore».

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Nello scorso maggio furono il concerto e il cd “Giro a vuoto – Gli stornelli intellettuali per Laura Betti”. Una tappa importante nella ricerca dell’attrice e cantante Elena Pau sul teatro canzone. Accompagnata al pianoforte da Alessandro Nidi, sotto la regia di Marco Parodi, ha proposto il repertorio di canzoni scritte per l’attrice emiliana – amica e musa di Pier Paolo Pasolini, scomparsa nel 2004 – da scrittori e poeti come Flaiano, Moravia, lo stesso Pasolini, Arbasino, Soldati, Fortini, Parise, Cederna, Bassani, e musicate da autori come Carpi, Piccioni, Umiliani. Nel titolo è stato ripreso quello dello spettacolo di cabaret letterario della Betti del 1960 (riproposto in tre edizioni fino al 1964 con la regia di Filippo Crivelli), dove l’attrice interpretava brani musicali ispirati ai testi dei suoi celebri amici letterati. Recentemente “Giro a vuoto” è approdato con successo a Casalecchio di Reno (BO) nel Teatro Comunale intitolato proprio a Laura Betti.

Ciò che è accaduto dopo il maggio 2017 lo racconta lo stesso Nidi, autore delle musiche di scena per diversi teatri italiani e collaboratore di artisti del calibro di Maddalena Crippa, Moni Ovadia, Adriana Asti, Laura Marinoni: «Passano dei mesi ed Elena mi sorprende con una proposta inaspettata. Vuole riprendere le canzoni della Betti, aggiungere altri brani scritti da poeti e intellettuali, affidarli alla mia direzione, invitando a suonare con noi l’ottimo contrabbassista Alessandro Atzori e due mostri sacri della musica italiana: Antonio Marangolo ed Ellade Bandini… E così siamo qui, a Cagliari, per proporre nuovi testi e nuove musiche. Questa volta con attenzione particolare alle armonie, melodie e ritmi…».
Ecco come nasce Giro a vuoto – Due canzoni per Laura Betti, vinile 45 giri che viene presentato domani, venerdì 22 dicembre, a Cagliari, al Piccolo Auditorium di Piazza Dettori. Lato A “La bella Leontine”, testo di Goffredo Parise e musica di Gian Franco Maselli, lato B “Mi butto!”, parole di Alberto Moravia e musica di Gino Marinuzzi.

Alle 19.00 la presentazione/anteprima per la stampa con l’esecuzione live dei due brani. Elena Pau (“E’ veramente un’attrice che sa cantare e una cantante che sa recitare”, ha detto di lei Fausto Amodei, cantautore che ha scritto, fra gli altri, per la Ornella Vanoni ed Enzo Jannacci) sarà accompagnata da una band di primissimo ordine, la stessa con cui ha realizzato il 45 giri, registrato, mixato e masterizzato da Marti Jane Robertson nei suoi studi di Cagliari: Alessandro Nidi (pianoforte e arrangiamenti musicali); Ellade Bandini (batteria), lunghissimo l’elenco delle sue collaborazioni di prestigio: Guccini, De André, Paolo Conte, Mina, Branduardi, Zucchero, Vecchioni, Concato, Edoardo Bennato, Vince Tempera, Franco Cerri, Antonello Salis, Paolo Fresu, Danilo Rea, solo per citarne una minima parte; Antonio Marangolo (sax), lungo il suo sodalizio artistico con Paolo Conte e Francesco Guccini, dopo aver lavorato con Ivano Fossati, Ornella Vanoni e Vinicio Capossela; Alessandro Atzori (contrabbasso), apprezzato musicista.
A seguire, alle 20.30, LE PAROLE (IN)CANTATE – Concerto per Un’attrice al microfono, con la Pau e la band impegnati a giostrarsi fra i testi di Dario Fo, Alberto Moravia, Dacia Maraini, Parise, Roberto Roversi, Pier Paolo Pasolini, Camilla Cederna e le musiche di Fiorenzo Carpi, Gino Marinuzzi, Gian Franco Maselli, Gino Negri.

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L’Istituto Europeo di Design festeggia i suoi cinquant’anni di attività, e inaugura il 26 ottobre negli spazi de La Triennale di Milano la mostra internazionale gratuita “La luna è una lampadina. 50 anni IED”. Un calendario di oltre 50 happening live, fra cui 44 workshop e 8 lecture, vedrà il coinvolgimento di più di 500 studenti che si avvicenderanno nei 21 giorni di mostra mettendo in scena proprio quel processo progettuale che, a partire da un’idea, porta all’elaborazione del progetto finale.

Anche IED Cagliari sarà presente a Milano con due progetti. Il primo, “Hacking IKEA – progetto Sardiska”, nato dalla collaborazione con Ikea, coordinato da Annalisa Cocco e Stefano Carta Vasconcellos, è stato realizzato da un gruppo di studenti del Corso triennale di Product Design. Si tratta della interpretazione contemporanea in chiave alto artigianato sardo di alcune tipologie di mobili e complementi di arredo prodotti da Ikea, ripensate per essere utilizzate nelle strutture ricettive turistiche della Sardegna. Il secondo, “Fab Love”, un Fab Lab delle sedi IED di Madrid e Cagliari per progettare oggetti di utilità sociale ispirati da contesti urbani. In questo quadro, un gruppo di studenti del terzo anno di Media Design di Cagliari, coordinati dai docenti Marcello Cualbu e Luca Scarlatta realizzeranno l’installazione multimediale “Aligasound”, il cui obiettivo è quello di migliorare il tempo trascorso durante le brevi pause di lavoro in spazi di co-working sensibilizzando l’utente sulle questioni riciclo, riutilizzo ed ecologia.

La mostra (aperta al pubblico fino al 19 novembre) si sviluppa negli spazi de La Triennale come un percorso espositivo non tradizionale, unendo ad una parte multimediale, interattiva e più di racconto, un “cuore vivo” e teatrale che quotidianamente porterà agli occhi del pubblico il metodo, gli studenti di ieri e di oggi, i docenti, i veri protagonisti dello IED. La storia di IED si lega in maniera quasi naturale ad una metafora proveniente da un testo di Dario Fo, cantato da Enzo Jannacci nel 1964: “La luna è una lampadina, attaccata al plafone, e le stelle sembrano limoni tirati nell’acqua”. Guardare con gli occhi del designer vuol dire proprio questo: capacità visionaria, intuizioni forti, progettualità ed ironia.

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Un’esplosione di energia domenica scorsa al Palapaise, nella nuova tappa del Carloforte Summer Festival, ha travolto il pubblico che ha voluto festeggiare la vigilia di Ferragosto cantando non solo gli intramontabili successi di Paolo Belli e la sua Big Band, ma anche quelli di alcuni suoi maestri. come Renato Carosone, Paolo Conte, Enzo Jannacci e ancora Cochi e Renato. Solare, coinvolgente, accattivante, il popolare cantante, ha subito fatto breccia nel cuore degli spettatori che, sin dall’inizio hanno omaggiato l’intera band con applausi scroscianti.
Non solo musica, ma intrattenimento con gag e battute, ha fatto sì che il tempo scorresse veloce, in compagnia di professionisti dello spettacolo, complici fra loro di perfetta sinfonia sonora.
I vari ritmi suonati hanno ulteriormente catturato il pubblico che, instancabile, ha richiesto a gran voce, a fine concerto, il bis, continuando a cantare e a ballare sotto le stelle, proprio come il tema dell’ultimo pezzo con cui Paolo Belli ha salutato i fans, prima di concedersi a loro per autografare il suo ultimo cd con i suoi nuovi pezzi, alcuni dei quali presentati durante la serata.
Paolo Belli è tornato nel Sulcis a distanza di 18 anni dallo spettacolo proposto al pubblico del Festival Narcao Blues nel 1998. La carica di energia è sembrata la stessa di allora, lo spettacolo offerto ai presenti ugualmente coinvolgente.
Nadia Pische
   IMG_4560 Paolo Belli al Narcao Blues 1998