Pino Cabras ed Emanuela Corda (M5S): «Bombe ad Arabia Saudita, finalmente controlli serrati sull’import export delle armi. La legge 185/90 deve essere rispettata».
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«Finalmente ci saranno controlli serrati sull’import export delle armi, la legge 185/90 deve essere rispettata.» C
Così Emanuela Corda e Pino Cabras, deputati del M5S in commissione Difesa e Esteri, commentano l’annuncio del ministro della Difesa Elisabetta Trenta di voler verificare con il ministro degli Esteri Enzo Moavero i termini che regolano l’export di armamenti italiani in Arabia Saudita, una vicenda che riguarda da vicino anche la fabbrica Rwm di Domusnovas. «Siamo lieti – aggiunge Emanuela Corda – che il ministro abbia assunto una posizione netta su un argomento scomodo che ad oggi sembrava diventato un tabù».
Dello stesso avviso Pino Cabras che aggiunge: «È necessario avviare una serie di scrupolosi controlli nei confronti di quei soggetti che vendono armi a paesi come l’Arabia Saudita che, ricordiamo, sono pesantemente coinvolti in aree di conflitto. Si pensi ad esempio alla tragica situazione dello Yemen, con bombardamenti che colpiscono ogni giorno da tre anni la popolazione civile, con infiniti lutti, 10 milioni di senzatetto e la partenza di flussi di milioni di rifugiati. Ecco perché siamo sicuri che il ministro Moavero accoglierà al più presto le istanze del ministro Trenta, affinché si metta immediatamente fine ad una situazione inaccettabile».
I parlamentari hanno però le idee molto chiare sul fatto che «non si debba strumentalizzare la questione, come fanno quelli che pretendono che la Repubblica Italiana non abbia una propria industria a produzione militare. Il fatto che il Governo si sia posto il problema del rispetto di una legge, la 185/90, per troppo tempo bypassata senza ritegno, non significa che non abbia a cuore il problema occupazionale. Si pensi per esempio al caso Rwm azienda produttrice di materiale bellico, con acclarati rapporti con il mercato saudita o il rispetto per il lavoro svolto dai nostri militari».
«Un conto è incrementare i bilanci vendendo bombe da usare sulla popolazione civile, un’altra questione ancora è produrre sistemi d’arma complessi – aggiungono Pino Cabras ed Emanuela Corda -. Un paese che perda competenze militari e non abbia una politica industriale militare moderna perde ogni residua sovranità, specie se ambisce a creare relazioni multilaterali paritarie, ancorché orientate al disarmo. Per non far prevalere un interesse troppo particolaristico basterebbe un rispetto più rigoroso dell’articolo 11 della Costituzione.»
Sulla difesa del diritto al lavoro del personale coinvolto, Pino Cabras ed Emanuela Corda si richiamano ad alcune esperienze europee: «Per uscire dalla monocultura delle bombe servono scelte politiche di grande portata. Dopo la Guerra Fredda, quando la Germania fu riunificata, ottenne un programma comunitario per la riconversione economica e sociale delle aree troppo dipendenti dalle produzioni militari. Un’analoga scelta di livello europeo occorre anche per far uscire le comunità coinvolte in Sardegna da una monocultura economica ed offrendo alternative occupazionali».