22 November, 2024
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Ancora una giornata particolarmente intensa al festival “Time in Jazz” edizione numero trenta, in pieno svolgimento da martedì scorso fino a mercoledì 16 agosto, tra Berchidda e gli altri quattordici centri del nord Sardegna che fanno parte quest’anno del suo circuito. 

La musica ha preso il via, come sempre, a metà mattina: alle 11 tappa a Olbia, nella chiesa di San Paolo, per riascoltare Tomasz Stanko e David Virelles, stavolta in duo, dopo il concerto che la sera prima li avrà visti in azione a Berchidda con il New York Quartet intestato al trombettista polacco. 

Nel tardo pomeriggio, alle 18.00, il festival si sposta a L’Agnata, la tenuta vicino a Tempio Pausania che fu uno dei principali luoghi di ritiro di Fabrizio De André e che ha ospitato momenti memorabili di sette edizioni di Time in Jazz. E sarà un evento decisamente in tema a sancire questo ritorno, proposto in collaborazione con la Fondazione De André: “Le Rondini e la Nina”, questo il titolo, è infatti un omaggio musicale tra jazz e canzone d’autore a Fabrizio De André e a un altro grande cantautore scomparso, Lucio Dalla, attraverso una rilettura originale dei loro repertori. Un progetto nato proprio a Berchidda, nel giugno di cinque anni fa (con il titolo “Laber per Lucio e Faber”), e poi ripreso in qualche altra occasione (come lo scorso dicembre a Orvieto per Umbria Jazz Winter), che vede insieme Gaetano Currei e Fabrizio Foschini, rispettivamente voce storica e pianista degli Stadio (band “pop-rock d’autore” per auto-definizione), con Paolo Fresu (tromba e flicorno) e Raffaele Casarano (sax) uno dei più promettenti astri del nuovo jazz italiano.

Ma “Le rondini e la Nina” è più di un semplice concerto: è un tributo a due uomini e artisti, Lucio Dalla e Fabrizio De André, che, pur provenendo da contesti differenti, hanno toccato le stesse corde dell’anima, portando con la musica, la poesia e la loro stessa vita, messaggi universali spesso “scomodi”, con una grande capacità di osservazione e apertura al nuovo, come sottolinea Gaetano Curreri: «[…] Non sarà solo una contaminazione tra jazz ed esperienza cantautorale, ma si proseguirà un percorso in cui i vari linguaggi e generi dell’arte trovino nuove direzioni di sperimentazione, creazione e ricerca, ecco sarà proprio cosi, anzi… sarà vera Improvvisazione, come sarebbe piaciuto a Lucio e a Faber…».

Il riconoscimento di Curreri come uno dei più autorevoli cantautori italiani (sua la firma di molti grandi successi musicali degli ultimi trent’anni, da Vasco Rossi a Patty Pravo) e il suo stretto rapporto umano e artistico con Lucio Dalla, iniziato nel 1979 con la partecipazione al celebre tour Banana Republic di Dalla e De Gregori, ne fanno l’interprete perfetto per questo tributo alla musica d’autore e al genio di questi grandi artisti.

Lucio e Faber sono anche stati portatori di una serie di valori umani e artistici di cui, pur non avendoli conosciuti personalmente, si sente permeato anche Paolo Fresu: «La canzone di De André è sempre di più la canzone di tutti noi e travalica il senso generazionale. Perché è in grado di parlare a tutti e arriva dritta alla mente e al cuore […] e c’è un parallelismo tra la sua figura e quell’altra amatissima di Lucio Dalla […] perché anche le canzoni di Dalla hanno dato parola agli umili e ai perdenti […]. Parafrasando ancora De André, se ‘dal letame nascono i fiori’ una semplice canzone potrà suggerirci una via luminosa in questo momento buio e Gaetano Curreri, estimatore di Fabrizio e vicino a Lucio più di chiunque altro, lo saprà fare come solo lui sa: con la leggerezza di chi volerà alto sul nostro immaginario, per molto tempo. Voleranno le rondini dunque. Quelle di Lucio con la Nina di Faber».

Altri suoni e atmosfere attendono il pubblico al rientro a Berchidda con la consueta parata per le vie del paese degli Huntertones con le loro sonorità funk, jazz e rhythm & blues a precedere il doppio concerto serale in programma sul “Palco centrale” del festival, in Piazza del Popolo.

Il primo set, alle ore 21.30, propone le atmosfere elettrizzanti del Pipon Garcia Trio, progetto d’avanguardia in arrivo dalla Francia, frutto dell’incontro di musicisti provenienti dalle scene jazz, hip-hop e electro, che mette in comunicazione universi sonori differenti, giocando con le convenzioni e riferimenti alla musica dagli anni Sessanta a oggi. Al timone del trio Philippe “Pipon” Garcia, figura emblematica della sperimentazione e batterista di grande esperienza, che torna a calcare le scene di Berchidda dopo otto anni dalla sua esibizione con il duo “electro-drum’n’jazz” Cosmik Connection, questa volta con un nuovo progetto di fusione all’insegna della sperimentazione estrema e dell’improvvisazione, in cui lo affiancano il cantante senegalese Sir Jean e il contrabbassista Thibaud Soulas.

L’eclettico Philippe Garcia ha trascorso sei anni in Turchia nei ranghi dell’Orchestra Sinfonica di Istanbul, ha collaborato con Don Cherry, Barre Philips, e accompagnato anche alcune coreografie di Carolin Carlson e Carine Wener. Nel 1994 è stato tra i fondatori del Collectif MU con il sassofonista Gaël Horellou, col quale ha poi dato vita, nel 1997, alla Cosmik Connection, con cui ha realizzato tre album, collaborando parallelamente con Erik Truffaz, Michel Benita, Laurent de Wilde, sviluppando inoltre un progetto dal vivo sotto il nome di Kpt’n Planet.

Artista poliedrico, non stupisce che Thibaud Soulas abbia messo il suo contrabbasso al servizio di questo progetto; cantante, trombettista e tanto altro ancora, si è dedicato alla totale sperimentazione dei più diversi generi musicali, spaziando dal jazz delle radici a quello più moderno, dal fado alla musica gnawa, dalla classica al sound painting. Tra le sue collaborazioni spiccano quelle con Enrico Rava, Gary Bartz, Stephane Belmondo, Bruno Ruder e Vincent Le Quang, quella con il pianista bulgaro Mario Stanchev e le incursioni nella musica africana con l’Imperial Quartet del Mali o afro-cubana con il trio “Belem”.

Nato a Dakar, Sir Jean ha iniziato a suonare reggae – zouk a 17 anni con la band The Messengers, trasferendosi poi a studiare in Francia nel 1991, e entrando nei Crazy Skankers, band a base di reggae, ska e rocksteady. Per otto anni entra nei ranghi del gruppo cult Meï Teï Sho, lasciando spazio anche a numerose altre collaborazioni come quelle con Le peuple de L’Herbe, Zenzile, JMPZ, Ezekiel, Grosso Gadgetto, Simeo, e prendendo parte all’album “African Legacy” del collettivo hip hop Dokhandeme. Voce unica e riconoscibile, apprezzato in tutta la Francia, grazie anche ai suoi testi impegnati, Sir Jean è forse la figura più emblematica della scena meticciata di Lione.

Come già annunciato, Enrico Rava, che da programma avrebbe dovuto suonare nel secondo set della serata di lunedì 14 con il suo gruppo Tribe, non potrà partecipare al festival per motivi di salute. In alternativa, a salire sul palco di piazza del popolo sarà, dunque, l’2enfant du pays” Paolo Fresu, ideatore e direttore artistico di Time in Jazz, alla testa del suo quintetto “storico”, la stessa formazione ad aver acceso la scintilla del festival nel 1988: Tino Tracanna ai sassofoni tenore e soprano, Roberto Cipelli al pianoforte, Attilio Zanchi al contrabbasso e Ettore Fioravanti alla batteria, oltre allo stesso Fresu, naturalmente, alla tromba e al flicorno. Ospiti d’eccezione, due membri del gruppo di Rava Tribe: il trombonista Gianluca Petrella e, al piano Fender, Giovanni Guidi. Nel corso della serata è previsto un collegamento telefonico con Enrico Rava al quale il festival di Berchidda tributerà un premio alla carriera.

Paolo fresu 5th © Roberto Cifarelli

 

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Si apre lunedì 10 aprile la prevendita dei biglietti e degli abbonamenti per la trentesima edizione di Time in Jazz, il festival ideato e diretto da Paolo Fresu, in programma dall’8 al 16 agosto nel suo paese natale, Berchidda, e in altri centri e località del nord Sardegna: un cartellone fitto di appuntamenti che si snodano per nove giorni consecutivi fin dal mattino in luoghi e spazi differenti, con un cast che riunisce nomi di primo piano della scena jazzistica nazionale e internazionale, alla testa di proprie formazioni o alle prese con progetti ad hoc.

Biglietti e abbonamenti si possono acquistare online sul circuito Vivaticket e nei punti vendita autorizzati.

Come sempre, l’ingresso è a pagamento soltanto per i concerti che si tengono nell’arena allestita nella Piazza del Popolo a Berchidda: cinque serate, da venerdì 11 a martedì 15 agosto, tutte con inizio alle 21,30. Aprono la prima il sassofonista Francesco Berzatti e il Tinissima Quartet, seguiti dal trio del pianista Uri Caine, con Mark Helias al contrabbasso e Clarence Penn alla batteria. Un set unico in scaletta sabato 12: protagonista assoluto l’Art Ensemble of Chicago, storica formazione all’avanguardia sul fronte della “creative improvised music”. La serata di domenica 13 si apre con il duo del violinista polacco Adam Baldych e del pianista norvegese Helge Lien. Polacco è anche il grande trombettista Tomasz Stanko, al centro del secondo set con il suo New York Quartet. Un’altra stella dello strumento a pistoni applicato al jazz, Enrico Rava, brilla nel cielo di Berchidda lunedì 14 alla testa del gruppo Tribe (con il trombonista Gianluca Petrella, il pianista Giovanni Guidi, Gabriele Evangelista al contrabbasso e Fabrizio Sferra alla batteria), preceduto in apertura dal trio del batterista francese Philippe Garcia. Infine, serata come sempre “double face” il 15: ingresso a pagamento per la prima parte, protagonista ancora un trombettista, il francese Erik Truffaz col suo quartetto; poi, sgomberata la piazza da poltroncine e transenne, e aperta al pubblico con ingresso gratuito, via alla consueta festa di Ferragosto, quest’anno affidata agli Huntertones, formazione di base a New York, con il suo repertorio di brani originali ed arrangiamenti che fondono jazz, funk, soul, hip-hop, R&B e rock.

Quest’anno la platea di Piazza del Popolo si articola in due settori. Il biglietto intero per ciascuna serata nel primo settore costa 25 euro, il ridotto 22; nel secondo si pagano invece rispettivamente 20 e 17 euro. Prezzi più bassi per la serata di Ferragosto: occorrerà infatti acquistare il biglietto (platea intero a 19 euro, ridotto a 16; secondo settore a 15 e 12) solo per il primo dei due concerti in programma, quello del quartetto di Erik Truffaz. Le riduzioni sono riservate ai soci Time in Jazz, agli studenti, agli under 12 anni e agli over 65. 

Ottanta euro è invece il prezzo dell’abbonamento intero valido per tutte e cinque le serate, settanta euro il ridotto. Posti riservati per i soci di Time in Jazz che rinnoveranno la tessera entro il 5 maggio.  

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Si completa martedì 28 marzo, a Milano, il giro di conferenze di presentazione di Time in Jazz, il festival ideato e diretto da Paolo Fresu nel suo paese natale, Berchidda, e in altri centri del nord Sardegna, che il prossimo agosto arriva al traguardo della sua 30ª edizione.

Dopo Bologna (giovedì scorso, presente tra gli altri il ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo Dario Franceschini) e Roma (la sera dopo, all’Auditorium Parco della Musica), il trombettista prosegue nel capoluogo lombardo il racconto della manifestazione che ha fondato nel 1988 e divenuta, anno dopo anno, uno degli eventi più apprezzati nel panorama dei festival jazz. A colloquiare con lui alle 11.00 all’Auditorium Lattuada – due autorevoli firme della critica e del giornalismo musicale: Franco Fayenz e Enzo Gentile. L’appuntamento, proposto in collaborazione con la Civica Scuola di Musica “Claudio Abbado”, sarà seguito da un incontro informale di Paolo Fresu con gli studenti della storica istituzione milanese e in particolare dei Civici Corsi di Jazz.

Per festeggiare nel migliore dei modi le sue trenta edizioni, Time in Jazz ha messo in cantiere un cartellone come sempre fitto di nomi e appuntamenti che si snoderanno per nove giorni consecutivi, dall’8 al 16 agosto, in luoghi e spazi differenti: la grande arena allestita nella piazza centrale di Berchidda, teatro dei concerti serali, ma anche i boschi e le chiesette campestri nei dintorni del paese e i siti più rappresentativi delle altre località in cui il festival fa tappa. Nel cast, nomi di primo piano della scena jazzistica nazionale e internazionale, alla testa di proprie formazioni o alle prese con progetti ad hoc: il sassofonista inglese Andy Sheppard con il suo quartetto e in duo con il chitarrista norvegese Eivind Aarset; in arrivo dagli Stati Uniti il pianista Uri Caine col suo trio, una formazione storica del calibro dell’Art Ensemble of Chicago e un gruppo giovane come gli Huntertones; dalla Germania sbarcano invece in Sardegna la tromba e il flicorno di Markus Stockhausen insieme al pianista Florian Weber; polacco, ma da tempo trapiantato nella Grande Mela, è un altro grande trombettista, Tomazs Stanko, atteso a Berchidda con il suo New York Quartet; e polacco è anche il violinista Adam Baldych in duo col pianista norvegese Helge Lien, mentre la scena transalpina è rappresentata dal trio del batterista Philippe Garcia e dal quartetto del trombettista Erik Truffaz. E poi gli italiani: i pianisti Dino Rubino, Enrico Zanisi e Giovanni Guidi, la cantante Ada Montellanico, il trombonista Gianluca Petrella, il contrabbassista Marco Bardoscia, i sassofonisti Raffaele Casarano e Francesco Bearzatti, la clarinettista sarda Zoe Pia e due trombettisti della statura di Enrico Rava e, naturalmente, Paolo Fresu, atteso come sempre in svariate occasioni, compreso un omaggio a Lucio Dalla e Fabrizio De André con il cantante Gaetano Curreri e il pianista Fabrizio Foschini che riporterà il festival, dopo qualche anno di assenza, in quello che fu il buen retiro dell’indimenticabile Faber a L’Agnata.

 

 

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Avrà un sapore speciale, l’estate prossima, l’appuntamento con “Time in Jazz”: dall’8 al 16 agosto, il festival ideato e diretto da Paolo Fresu a Berchidda celebra, infatti, la sua trentesima edizione. Un traguardo importante per uno degli eventi più apprezzati nel panorama nazionale della musica dal vivo, capace di richiamare ogni estate, tra la seconda e la terza settimana di agosto, un vasto seguito di pubblico in questo angolo del Nord Sardegna.  

Il paese natale del trombettista, tra i jazzisti italiani più apprezzati a livello internazionale, è il fulcro della manifestazione: qui ha casa l’associazione culturale Time in Jazz che ne cura l’organizzazione, e qui si concentra la maggior parte degli eventi in cartellone. Un cartellone fitto di appuntamenti che si snodano per nove giorni consecutivi fin dal mattino in luoghi e spazi differenti: la grande arena allestita nella piazza centrale di Berchidda, teatro dei concerti serali, ma anche i boschi e le chiesette campestri nei dintorni del paese e i siti più rappresentativi degli altri centri in cui il festival fa tappa con i suoi concerti: Bortigiadas, Cheremule, Chiaramonti, Loiri Porto San Paolo, Olbia, Posada, Sassari, Tempio Pausania, Tula e altri ancora da confermare. 

Il cast riunisce nomi di primo piano della scena jazzistica nazionale e internazionale, alla testa di proprie formazioni o alle prese con progetti ad hoc per “Time in Jazz”: ecco, dunque, il sassofonista inglese Andy Sheppard con il suo quartetto e in duo con il chitarrista norvegese Eivind Aarset; in arrivo dagli Stati Uniti il pianista Uri Caine col suo trio, una formazione storica del calibro dell’Art Ensemble of Chicago e un gruppo giovane come gli Huntertones; dalla Germania sbarcano invece in Sardegna la tromba e il flicorno di Markus Stockhausen insieme al pianista Florian Weber; polacco, ma da tempo trapiantato nella Grande Mela, è un altro grande trombettista, Tomasz Stanko, atteso a Berchidda con il suo New York Quartet; e polacco è anche il violinista Adam Baldych in duo col pianista norvegese Helge Lien, mentre la scena transalpina è rappresentata dal trio del batterista Philippe Garcia e dal quartetto del trombettista Erik Truffaz.

E poi gli italiani: i pianisti Dino Rubino, Enrico Zanisi e Giovanni Guidi, la cantante Ada Montellanico, il trombonista Gianluca Petrella, il contrabbassista Marco Bardoscia, i sassofonisti Raffaele Casarano e Francesco Bearzatti, la clarinettista sarda Zoe Pia e due trombettisti della statura di Enrico Rava e, naturalmente, Paolo Fresu atteso come sempre in svariate occasioni, compreso un omaggio a Lucio Dalla e Fabrizio De André con il cantante Gaetano Curreri e il pianista Fabrizio Foschini che riporterà il festival, dopo qualche anno di assenza, in quello che fu il buen retiro dell’indimenticabile Faber a L’Agnata.

Come sempre, non solo la musica animerà le giornate di Time in Jazz: previsti il consueto spazio per film e documentari scelti dal regista Gianfranco Cabiddu e quello dedicato alle arti visive curato da Giannella Demuro e Antonello Fresu, oltre alle varie iniziative di promozione e sensibilizzazione ambientale, presentazioni di libri e conferenze.

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Time in Jazz entra nel vivo della sua ventinovesima edizione: il festival ideato e diretto da Paolo Fresu, in programma fino al 16 agosto tra Berchidda e altri centri del nord Sardegna, propone domani (martedì 9) tre diversi concerti (tutti aperti gratuitamente al pubblico) in altrettante località .

Si comincia alle 11.00 a Mores, nella chiesa campestre di Santa Lucia, con il piano solo di Alessandro Di Liberto “Inner conversation”: un viaggio introspettivo nel quale il pianista cagliaritano, tra composizioni originali, classici della tradizione americana e momenti di improvvisazione totale, attraversa le tappe fondamentali del suo percorso musicale, dallo studio del jazz alle contaminazioni con altri generi musicali. Formatosi al corso di Jazz del Koninklijk Conservatorium de l’Aja, Alessandro Di Liberto si è trasferito in Olanda per circa dieci anni e ha fondato insieme al sassofonista tedesco Klaus Gesing un quartetto con cui si è esibito su alcuni dei più prestigiosi palchi d’Europa. Tornato in Sardegna si dedica all’attività didattica e di promozione della musica Jazz, sia al Conservatorio di Cagliari, sia come docente nei seminari di Nuoro Jazz. Sei gli album all’attivo, e numerosissime le collaborazioni a livello nazionale e internazionale con jazzisti come Jon Faddis, Flavio Boltro, Paolo Fresu, Maurizio Giammarco, Stefano Di Battista, David Linx, Bebo e Massimo Ferra, Peo Alfonsi, Roberto Gatto, Paolino Dalla Porta, tra gli altri. 

Il pomeriggio porta la carovana di Time in Jazz al Museo Archeologico di Ittireddu dove è di scena, alle 18.00, la cantante Ada Montellanico con “Abbey’s Road – Omaggio a Abbey Lincoln”. Ad affiancarla in questo progetto, il trombettista Giovanni Falzone e tre talenti emergenti del jazz italiano: Matteo Bertone al contrabbasso, Ermanno Baron alla batteria e Filippo Vignato al trombone. Autrice e interprete tra le più importanti e innovative della scena jazzistica italiana, Ada Montellanico in questo tributo mette in risalto la forza narratrice, il carattere africano e la trasgressività del mondo sonoro di Abbey Lincoln (1930-2010), iniziatrice di una nuova strada del jazz vocale oltre che attrice e attivista impegnata in seno alla comunità nera. Grande ricercatrice di repertori inusuali e originali, Ada Montellanico ha saputo realizzare una riuscita fusione tra lingua italiana, jazz e improvvisazione. Nel suo bagaglio di esperienze, collaborazioni con artisti come Jimmy Cobb, Lee Konitz, Paul McCandless, Enrico Pieranunzi, Enrico Rava, Fabrizio Bosso, Danilo Rea. È presidente della MIdJ, l’associazione nazionale dei musicisti jazz.

Reduce dal concerto inaugurale del giorno prima a bordo della nave della Sardinia Ferries in viaggio da Livorno al porto sardo di Golfo Aranci, il duo Musica Nuda di Petra Magoni e Ferruccio Spinetti chiude la giornata di domani (martedì 9) in concerto alle 21,30 a Calangianus, nella chiesa di Santa Giusta. Sulle scene da tredici anni, con un bagaglio di oltre mille concerti, sei dischi in studio, due live, un dvd e una serie di premi e riconoscimenti (tra cui la “Targa Tenco” nel 2006 nella categoria interpreti), il riuscito sodalizio artistico della cantante e del contrabbassista si muove con originalità tra jazz, canzone d’autore, rock e musica classica, caratterizzandosi da sempre per freschezza e energia, a partire dal primo album “Musica Nuda” del 2004, passando attraverso le numerose collaborazioni con musicisti del calibro di Stefano Bollani, Erik Truffaz, Gianluca Petrella, fino all’ultimo lavoro “Little Wonder” uscito lo scorso anno.

Ada Montellanico (2m) foto Laurenzi Alessandro Di Liberto_SAR6821 (m) Giovanni Falzone - Foto di ANDREA BOCCALINI

PETRA MAGONI e FERRUCCIO SPINETTI Eutropia Festival Citta' dell'Altra Economia Roma 25 Luglio 2014

 

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Il festival Dromos pianta le tende per due sere nella sua “casa base”: dopo San Vero Milis e Mogoro, tappe delle serate precedenti (rispettivamente con il duo OY e con il rapper brasiliano Criolo), il fitto giro di concerti della diciassettesima edizione del festival approda questa sera Oristano.

Protagonista, in piazza Corrias a partire dalle 22 (e con ingresso gratuito), il quartetto del suonatore di oud Mauro Sigura, natali torinesi ma radici (e residenza) sarde, con il suo progetto “The colour identity“: una riuscita combinazione tra suoni, melodie, ritmi della tradizione ottomano-mediterranea e le atmosfere del jazz contemporaneo europeo; elementi che si fondono in un suono unico e suggestivo, evocando un viaggio ideale dalle sponde colorate del Senegal al Bosforo, dal Mediterraneo fino agli spazi sospesi della fredda Europa. Un progetto tra tradizione e innovazione, dunque, impreziosito per l’occasione dal contributo di un ospite del calibro del trombettista francese Erik Truffaz accanto agli altri membri della formazione di casa a Oristano guidata da Mauro Sigura: Gianfranco Fedele (piano, elettronica), Tancredi Emmi (contrabbasso, effetti) e Alessandro Cau (batteria, sbirofono, elettronica).

Domani il festival resta ancora a Oristano per aprire una nuova settimana densa di impegni con un doppio appuntamento ancora in piazza Corrias: alle 21.00, una conferenza di Moni Ovadia (“Le belle utopie”), uno degli artisti più rappresentativi della cultura ebraica in Italia, coadiuvato dal musicista e conduttore radiofonico Valerio Corzani che poi, alle 22,30, imbracciati i suoi strumenti (basso elettrico, electronics, voce) sarà al centro dei riflettori insieme a Stefano Saletti (bouzuki, chitarra elettrica, electronics, voce) per proporre dal vivo (con Erica Scherl al violino e alle tastiere, e Eugenio Saletti alla chitarra elettrica) il progetto “Caracas”, che hanno composto, arrangiato, suonato e prodotto nel recentissimo album omonimo.

Mauro Sigura Quartet (2sm) Mauro Sigura Quartet (s) M Erik Truffaz_©David_Wolff_Patrick (s)

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Fa tappa a Mogoro, domani sera (sabato primo agosto), Dromos, il festival organizzato dall’omonima associazione culturale nell’Oristanese, quest’anno alla sua diciassettesima edizione, accoglie nel paese della Marmilla uno tra gli artisti più popolari e socialmente influenti dell’attuale scena musicale brasiliana, Criolo. Il cantante e rapper di San Paolo, che lo scorso inverno ha licenziato il suo terzo album, “Convoque seu Buda”, sarà accompagnato sul palco in piazza del Carmine da Daniel Ganjaman alle tastiere, Guilherme Held alle chitarre, Marcelo Cabral al basso e Sergio Machado alla batteria. Il concerto, con inizio alle 22.00 e biglietto di ingresso a cinque euro, è ospitato dalla 54ª Fiera dell’artigianato artistico e del tappeto della Sardegna.

Figlio della periferia urbana di San Paolo, classe 1975, Kleber Cavalcante Gomes, in arte Criolo, ha fatto irruzione sulla scena musicale brasiliana nel 2011 con l’album “Nó Na Orelha” (tre MTV Awards e miglior album dell’anno per Rolling Stone), conquistando ampia credibilità e molti ammiratori anche tra i suoi colleghi, non ultimi icone come Caetano Veloso, Chico Buarque, Ney Matogrosso e Milton Nascimento. Il singolo “Duas de Cinco”, con un video futuristico ambientato in un’inquietante favela nell’anno 2044, ha anticipato il suo album più recente,”Convoque seu Buda” (“Invoca il tuo Buddha”), con cui Criolo prosegue sulla strada del mix tra rap, afrobeat, samba, brega, reggae, soul, funk fino ad abbracciare la canzone melodica con testi di critica sociale. Impegnato socialmente nella sua comunità, Criolo ha ritagliato nella sua vita anche un tempo da dedicare all’insegnamento, a supporto dei meno abbienti.

Domenica 2 agosto, Dromos chiude il weekend nella sua “casa base” a Oristano (dove ieri – giovedì 30 – sono state inaugurate le tre mostre allestite alla Pinacoteca Comunale) con la prima serata di musica in programma nella città di Eleonora per questa edizione del festival. Protagonista, in piazza Corrias a partire dalle 22.00 (e con ingresso gratuito), il quartetto del suonatore di oud Mauro Sigura, con il suo progetto “The colour identity”: una riuscita combinazione tra suoni, melodie, ritmi della tradizione ottomano-mediterranea e le atmosfere del jazz contemporaneo europeo, impreziosita per l’occasione da un ospite del calibro del trombettista francese Erik Truffaz accanto agli altri membri della formazione guidata dal musicista torinese: Gianfranco Fedele (piano, elettronica), Tancredi Emmi (contrabbasso, effetti) e Alessandro Cau (batteria, sbirofono, elettronica).

E lunedì 3 agosto, il festival resta ancora a Oristano per aprire una settimana densa di impegni con un doppio appuntamento in piazza Corrias: alle 21, una conferenza di Moni Ovadia (“Le belle utopie”), uno degli artisti più rappresentativi della cultura ebraica in Italia, coadiuvato dal musicista e conduttore radiofonico Valerio Corzani che poi, alle 22,30, imbracciati i suoi strumenti  (basso elettrico, electronics, voce) sarà al centro dei riflettori insieme a Stefano Saletti (bouzuki, chitarra elettrica, electronics, voce) per proporre dal vivo (con Erica Scherl al violino e alle tastiere, e Eugenio Saletti alla chitarra elettrica) il progetto “Caracas”, che hanno composto, arrangiato, suonato e prodotto nel recentissimo album omonimo.

Criolo 2014_Caroline Bittencourt  05 (s) Criolo 2014_Caroline Bittencourt  06 (s)

Dal 30 luglio al 15 agosto a Oristano e in altri 7 comuni della sua provincia (Baratili San Pietro, Bauladu, Marrubiu, Mogoro, Morgongiori, San Vero Milis, Villa Verde) si svolgerà il 17° festival Dromos.

Un’edizione che ha come insegna “I have a dream  L’utopia necessaria”, titolo ispirato al celebre discorso di Martin Luther King, padre della lotta degli afroamericani per i diritti civili, e in omaggio al grande scrittore uruguaiano Eduardo Galeano, scomparso lo scorso aprile.

La musica, come sempre, fa la parte del leone. Il programma completo del festival verrà annunciato prossimamente nel corso di una conferenza stampa, ma gli organizzatori anticipano i protagonisti e gli appuntamenti già confermati.

Il 31 luglio, a San Vero Milis si esibirà il duo OY, sodalizio con base a Berlino formato dalla cantante e musicista svizzero-ghanese Joy Frempong e dal batterista e compositore Lleluja-Ha.

Il primo agosto fa invece tappa a Mogoro il tour mondiale del cantante e rapper Criolo, uno degli artisti attualmente più vitali, popolari e socialmente influenti in Brasile.

Domenica 2 agosto la musica di Dromos sbarca a Oristano con il quartetto del suonatore di oud Mauro Sigura, più un ospite prestigioso come il trombettista francese Eril Truffaz.

Si resta ancora nella città di Eleonora la sera dopo (lunedì 3) con il progetto “Caracas” di Valerio Corzani e Stefano Saletti, che hanno composto, arrangiato, suonato e prodotto il recentissimo album omonimo.

Tra i concerti da non perdere va segnato in calendario quello del 7 agosto: protagonista uno dei più rappresentativi esponenti del jazz afrocubano, Chucho Valdés, atteso a Baratili San Pietro con Irakere 40.

Altri suoni e atmosfere, sabato 8 agosto a Villa Verde: di scena il progetto Jazz (R)Evolution del cantante e musicista maliano Baba Sissoko con due compagni di viaggio del calibro di Famoudou Don Moye, batterista dell’Art Ensemble of Chicago, e Antonello Salisal pianoforte e alla fisarmonica.

Un trascinante concerto di melodie e ritmi meticci, tra Oriente e Occidente, nella migliore tradizione delle fanfare balcaniche, il 9 agosto a Morgongiori, con King Naat Veliov & the original Kocani Orkestar.

Chiusura all’insegna della festa, la notte di Ferragosto, con il sassofonista nigeriano Orlando Julius, autentico pioniere dell’afrobeat, in arrivo in Sardegna con gli Heliocentrics.

Come da tradizione, Dromos affida alle arti visive il compito di sviluppare il filo conduttore su cui fa perno il cartellone. Tre le mostre che si inaugurano alla Pinacoteca Carlo Contini a Oristano il 30 luglio, allestite in collaborazione con la Pinacoteca e curate da Ivo Serafino Fenu. Due sono fotografiche: la prima, di Egle Picozzi, si intitola “SM”, acronimo della malattia che da circa un anno condiziona gli stati d’animo e le condizioni fisiche dell’artista oristanese, ovvero la sclerosi multipla. La seconda è “Sorridere all’Utopia”, tredici scatti di Lorenzo dell’Uva: volti, panorami e scenari catturati dal reporter e fotografo napoletano nei suoi viaggi per il mondo. “L’Utopia negata” è invece una collezione di Antonio Manca con lavori di Nobuyoshi Araki, Paolo Bianchi, ConiglioViola, Gregory Crewdson, Alberto di Fabio, David LaChapelle, Tatsuo Miyajima, Nino Mustica, Elena Nemkova, Panamarenko, Flavio Piras, Sebastian Piras, Roberto Pugliese, Arash Radpour, Mario Schifano, Ronald Ventura e Entang Wiharso.

Proseguendo nel percorso intrapreso già da anni, Dromos rilancia anche in questa edizione la sua riflessione su temi come l’integrazione e il dialogo attraverso una conferenza di Moni Ovadia (“Le belle utopie”), uno degli artisti più rappresentativi della cultura ebraica in Italia, il 3 agosto a Oristano coadiuvato da Valerio Corzani, e il convegno “Utopie all’orizzonte”, in programma a Baratili San Pietro il 7 agosto: ospite prestigioso Johan Galtung, mediatore di conflitti e fondatore della disciplina accademica di Studi per la Pace. Il sociologo e matematico norvegese dialogherà con Vinicio Busacchi, professore associato di Filosofia Teoretica all’Università di Cagliari.

Baba Sissoko 2 copia Antonello Salis 7Allegato di posta elettronica Chucho Valdes (m) Orlando Julius (m) OY (3m)