14 November, 2024
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Intrattenimento per tutti a cominciare da giovedì 25 luglio alle ore 19.00 con “CARTONI ANIMALI” di e con Alvalenti prodotto da Abaco Teatro. Spazio quindi ai più piccoli con uno spettacolo/laboratorio in cui l’artista, tra musica e colpi di scena, svelerà ai bambini i sorprendenti trucchi per disegnare vignette buffe e umoristiche, animandole al tempo stesso. Un momento di grande coinvolgimento in cui i giovani saranno condotti in un magico mondo nel quale parole, segni ed emozioni si trasformano in disegni e improvvisazioni. “CARTONI ANIMALI” coniuga la valenza artistica a quella istruttiva, educando a guardare la realtà con occhi diversi, liberi da condizionamenti, per riuscire a scoprire quello che gli altri non vedono.

Alle ore 21,30 ancora Abaco Teatro in scena con la replica de “IL GIARDINO DI EVA MAMELI CALVINO”, testo, regia e interpretazione di Valentina Sulas e Andrea Mameli, fonti biografiche della professoressa Maria Cristina Secci dell’Università di Cagliari. Un originale omaggio a una figura femminile, forte e volitiva. Una pioniera nell’ambito della scienza che è stata la prima donna a conseguire la libera docenza in una università italiana in Botanica, nel 1915, e la prima donna a dirigere (dal 1926 al 1929) l’Orto Botanico di Cagliari.

Il Festival prosegue venerdì 26 luglio, alle ore 19.00, con “LA VECCHIA MACCHINA” messo in scena da Le Compagnie del Cocomero, allestimento e regia Rahul Bernardelli, con Rahul Bernardelli, Selene Manca, Giulia Sarzi, Monica Pistidda, Enrico Picchiri. Uno spettacolo per bambini con musica, testi, canzoni e pupazzi per comunicare ai più piccoli il vero valore delle cose e degli oggetti che ci circondano, non solo per il loro uso immediato e contingente, ma anche per quello sentimentale e rappresentativo. Riscoprire dunque la “costruzione” di un gioco o di un giocattolo, contestualizzarla nell’ambito delle emozioni per arginare l’ormai diffuso “usa e getta” che toglie anima e valore a qualsiasi cosa.

La serata si conclude alle ore 21,30 con Abaco Teatro e la replica di “LE TOPASTRE” liberamente ispirato ai testi di Sergio Atzeni e Stefano Benni,  drammaturgia e regia di Marta Proietti Orzella con Marta Proietti Orzella, Carla Orrù e con la partecipazione di Antonio Luciano. Tre atti unici irresistibili e mordenti, animati da donne ironiche, vivaci, piene di umorismo ma anche ben determinate a non farsi mettere i piedi addosso da nessun uomo.

   

Un’importante iniziativa ha animato le numerose celebrazioni nel Sulcis in occasione dell’8 marzo. A Villamassargia il convegno “Donne straordinarie”, organizzato dalla sezione territoriale della FIDAPA, in collaborazione con il Club Jane Austen Sardegna, ha voluto dedicare la Giornata Internazionale della Donna a grandi personalità della storia sarda.

La manager culturale Giuditta Sireus e lo scrittore prodigio Matteo Porru, menzione speciale al Premio Costa Smeralda e Premio Campiello Giovani, hanno affascinato il pubblico presente in platea, e gli appassionati collegati da remoto, tracciando un suggestivo itinerario al femminile alla scoperta di otto indimenticate donne straordinarie che hanno rivoluzionato la società, l’arte e la scienza: Francesca Sanna Sulis, Maria Manca, Ninetta Bartoli, Paola Satta, Eva Mameli Calvino, Maria Lai, Maria Carta e Grazia Deledda.

Nomi rappresentativi della Sardegna evoluta ed emancipata che sottolineano, come affermato dalla presidente del Distretto Sardegna della Fidapa BPW Italy Anna Rita Cogoni, «la straordinarietà della donna anche nell’intimità e nella personalità».

Per Maria Gemma Moi, Past Presidente del Club, «le grandi donne straordinarie che hanno fatto la storia spesso sono andate contro corrente e contro stereotipi ancora oggi duri a morire».

Nonostante le celebrazioni in Consiglio regionale non è voluta mancare all’appuntamento la consigliera della Commissione Pari opportunità della Regione, Maria Chiara Basciu, medico dentista ed impegnata in numerose attività di volontariato, tra le fondatrici della Fidapa Sulcis e già past President del Club, che «ritiene fondamentale in questo momento storico ricordare al mondo intero cosa ci accomuna e non ciò che ci divide».

«Il vero progresso che è insito nel cambiamentoha sottolineato la consigliera Maria Chiara Basciu sta nell’evoluzione culturale che deve portare al superamento dei pregiudizi tra i quali quelli legati al gender gap, che non è orientamento alla parità assoluta tra sessi bensì ha come punto di arrivo l’equiparazione sociale, ovvero il riconoscimento delle specificità, capacità, inclinazioni proprie della persona indipendentemente dal genere.»

«Non ci sono lavori da donna e lavori da uominiha spiegato Maria Chiara Basciuci sono attività per le persone che sono portate, hanno capacità e abilità in quel tipo di professioni, a dispetto del genere.»

«In ogni parte del Mondo le donne hanno però lottato e combattuto per i propri diritti fondamentali, si sono distinte ed hanno conseguito importantissimi risultati umanitari, sociali, culturali, scientifici e professionaliha aggiunto la componente del massimo organo in Sardegna preposto alla tutela delle pari opportunitàquindi il motto da proporre universalmente, non oggi per oggi ma oggi per il futuro, visto il momento cruciale del conflitto in essere tra Russia e Ucraina, potrebbe essere: lavoriamo su ciò che ci accomuna per superare le barriere, di qualunque tipo, che ci dividono.»

«Se ciò fosse alla base del dialogo comune tra le potenze mondiali ha concluso la dentista sulcitanaforse sarebbe più semplice giungere a soluzioni che tengano realmente conto del bene comune e degli equilibri internazionali, riportando immediatamente la pace nel cuore dell’Europa e restituendo la libertà e la dignità ad un popolo ingiustamente occupato che oggi piange tante vittime e immani sofferenze.»

Nella foto uno scatto di gruppo al termine del convegno “Donne Straordinarie” a Villamassargia (da sinistra Giuditta Sireus, Anna Rita Cogoni, Matteo Porru, Maria Chiara Basciu, Maria Gemma Moi, Anna Rita Pisu e l’assessore di Villamassargia Sara Cambula).

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E’ in programma questa sera, a partire dalle 17.30, nell’Aula consiliare del comune di San Giovanni Suergiu, la tredicesima edizione di “Donne Sarde di Ieri e di Oggi – Omaggio … Donne fuori dal Comune”, evento organizzato dal Gruppo “Le Mani Amiche” delle Acli di San Giovanni Suergiu, con la collaborazione di Acli Provinciali, assessorato della Cultura del comune di San Giovanni Suergiu e Fondazione di Sardegna.

La serata sarà condotta da Ambra Pintore che si esibirà anche in alcuni brani musicali, accompagnata da Federico Valenti alla chitarra.

Ospiti della serata saranno: Ilaria Meloni, Ilaria Fioranti (per Limbania Leoni), Brunella Pau, Rosy Sgaravatti, Alessandra Addari, Roberta e Valeria Pilloni.

Parteciperanno l’Istituto Comprensivo “G. Marconi” di San Giovanni Suergiu per l’omaggio ad Eva Mameli Calvino botanica (SS 1886 – Sanremo 1978), Davide Mariani, direttore della Stazione dell’Arte di Ulassai, per ricordare l’artista Maria Lai, (Ulassai 1919 – Cardedu 2013) a cent’anni dalla nascita.

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I due volumetti “Sardegna al femminile. Storie di donne speciali”, pubblicati nel 2017 dal quotidiano “L’Unione Sarda” (collana “La biblioteca dell’identità”) in collaborazione con la rivista “La donna sarda”, riportano le sintetiche schede biografiche di ben 68 donne che nella loro lunga o breve vita hanno suscitato sentimenti di rispetto e ammirazione nei confronti della Sardegna. Alcune di esse (poche) sono famosissime o quanto meno famose anche fuori della comunità dei sardi (residenti ed emigrati): Eleonora d’Arborea, Grazia Deledda, Maria Carta, Marisa Sannia, Maria Lai, Edina Altara;  molte di esse  però nell’isola non sono valorizzate come meriterebbero o addirittura non sono conosciute. Questo repertorio biografico (peraltro acquistabile a un prezzo assolutamente accessibile presso lo store del quotidiano cagliaritano) serve a colmare in maniera esauriente la carente memoria regionale sulle più importanti personalità femminili di cui la Sardegna dovrebbe andare orgogliosa.

Questa utile opera di consultazione è frutto del lavoro di ricerca e di redazione di dodici studiose sarde ma, tra esse, quella che ha firmato il numero più alto dei testi (ben trenta) è la giovane giornalista cagliaritana Federica Ginesu.

Per l’iniziativa “Parole…Illustrare un ruolo. Omaggio alle eccellenze sarde”, legata alla Giornata Internazionale della Donna, bene hanno fatto perciò i Circoli culturali “Sardegna” di Como e Circolo “Amsicora” di Lecco  a invitare, per una conferenza tutta al femminile, proprio  Federica Ginesu, della quale, in più, è giusto dire che l’8 marzo  scorso, a Cagliari,  ha ricevuto, per la sezione Giornalismo-categoria carta stampata e Web (per l’articolo “I loro insulti per i nostri tacchi” pubblicato sul settimanale “Grazia”, valutato «un esempio di giornalismo moderno per il riconoscimento dei diritti delle donne»), il Premio giornalistico “Gianni Massa” edizione 2018-19 organizzato dal Corecom (Comitato Regionale per le Comunicazioni della Regione Autonoma della Sardegna) e dall’associazione “Giulia giornaliste Sardegna”.

Naturalmente, per la sua conferenza, che si è tenuta a Como, presso il Salone di Villa Olmo, nel pomeriggio di sabato 16 marzo 2019, davanti a un pubblico numeroso ed attento, la relatrice ha dovuto fare una scelta e ha deciso di illustrare la figura di otto donne sarde, note e meno note, «che hanno fatto Storia per la loro forza, fierezza e determinazione».

La relazione ha quindi riguardato: Adelasia Cocco, prima donna in Italia a diventare medico condotto; Ninetta Bartoli, tra le prime sindache d’Italia; Edina Altara, creatrice, artista e stilista, tra le prime donne in Italia a depositare un brevetto per una tecnica da lei inventata (il collage); Carmen Melis, la prima diva della lirica prima di Maria Callas; Eva Mameli Calvino, scienziata e prima donna in Italia ad essersi laureata in botanica; Maria Carta, cantante; suor Giuseppina Demuru, la suora che sfidò i nazisti presso il carcere “Le Nuove” di Torino; Rina De Liguoro, attrice di Hollywood ed ultima diva del cinema muto.

Alla relazione illustrativa di queste eccellenze femminili della Sardegna, ha fatto seguito l’esibizione della cantante Giusy Deiana, ex componente del Duo di Oliena, una delle voci più rappresentative dell’etno-pop isolano, che ha eseguito i brani che hanno maggiormente caratterizzato la sua brillante carriera senza tralasciare quelli più classici della tradizione sarda.

La  manifestazione è stata aperta dai saluti dei rappresentanti del Consiglio direttivo del  Circolo sardo di Como (Rosella Monni e Nicola Urru), di Giuseppe Tiana (coordinatore dei Circoli F.A.S.I. della Lombardia e dirigente del Circolo “Amsicora” di Lecco) e di Serafina Mascia, presidente della F.A.S.I. – Federazione delle Associazioni Sarde in Italia.

Qualche aggiunta bibliografica. L’occasione mi sembra propizia per segnalare due saggi molto ampi, risultati di ricerche meticolose presso gli archivi,  che sono stati pubblicati sulla rivista “Studi ogliastrini”, diretta da Tonino Loddo, su due figure femminili evocate da Federica Ginesu: “Una vita oltre le sbarre delle ‘Nuove’ di Torino: suor Giuseppina Demuru, Fdc” (di Tonino Loddo, nel numero 13 della rivista, febbraio 2017, pp. 83-135) e “Le presunte  origini ogliastrine di Eva Mameli Calvino” (di Riccardo Virdis e Tonino Loddo, sul numero 14 della rivista, febbraio 2018, pp. 135-156).

Alcune donne sarde “all’avanguardia”, registrate nei due volumetti de “L’Unione Sarda”, sono presentate anche in pubblicazioni relative a personalità femminili di tutt’Italia; mi riferisco, in particolare, a due volumi della studiosa piemontese Bruna Bertòlo: 1) “Prime …sebben che siamo donne” (Torino, Ananke, 2013) in cui compaiono Grazia Deledda (le sono dedicate 10 pagine), Bastianina Musu Martini (“eroina del voto alle  donne”), Nadia Gallico  Spano (tra le “madri della Costituente”), Ninetta Bartoli e Margherita Sanna; 2) “Maestre d’Italia” (Torino, Neos Edizioni, 2017) in cui due pagine sono dedicate sia a Mariangela Maccioni sia a Margherita Sanna; ben otto pagine sono invece riservate alla scrittrice  tuttora vivente (è nata a Nuoro il 14 agosto 1928) Maria Giacobbe, il cui “Diario di una maestrina”, pubblicato nel 1957, è stato tradotto in quindici lingue.

In chiusura mi permetto di rimandare a una mia breve notizia biografica su suor Giuseppina Nicòli (ricordata dalla Ginesu in rapporto a suor Giuseppina Demuru)

http://www.regione.sardegna.it/messaggero/2008_luglio_05.pdf e all’ultimo dei miei scritti su Eva Mameli Calvino.

http://www.tottusinpari.it/2018/03/05/ogni-tanto-anche-se-e-antipatico-bisogna-fare-le-pulci-in-tema-di-ricerche-su-eva-mameli-calvino-una-testimonianza-non-correttamente-riportata-di-floriano-calvino-sulla-nonna-p/

Paolo Pulina

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A Torino, nel pomeriggio di martedì 9 ottobre 2018, il Circolo culturale sardo “Sant’Efisio”, presieduto da Mario Sechi, con il patrocinio della F.A.S.I., della Regione Autonoma della Sardegna e del coordinamento torinese dell’ARCI, ha organizzato,  presso la sede sociale (nel quartiere Falchera Nuova),  una iniziativa dedicata alla figura di Eva Mameli Calvino, eccezionale botanica, naturalista e accademica di origine sarda (all’anagrafe Giuliana Luigia Evelina Mameli: Sassari, 12 febbraio 1886 – Sanremo, 31 marzo 1978), moglie dell’agronomo e botanico Mario Calvino (Sanremo, 1875-1951), madre dello scrittore Italo Calvino (Santiago de Las Vegas de La Habana, 1923 – Siena, 1985) e del geologo Floriano Calvino (Sanremo, 1927-1988).

Protagonista dell’incontro è stata Elena Accati, scrittrice, agronoma, già professore ordinario di floricoltura nell’Università di Torino, autrice del recente libro “Eva Mameli Calvino. Una straordinaria figura di scienziata, moglie e madre” (che fa seguito a “Fiori in famiglia: storia e storie di Eva Mameli Calvino”, del 2011).

La professoressa Accati ha esordito informando di aver conosciuto a Sanremo Eva Mameli nel 1976. Nel ricordo emozionante di quel lontano incontro con una personalità carismatica sia dal punto di vista professionale sia sotto il profilo umano, una volta liberatasi dai pressanti impegni accademici, ha deciso di scrivere il libro, dopo aver rivisitato l’intera opera di Eva Mameli.

In questo volume dell’Accati, Eva racconta in prima persona la sua avventurosa vita (dalla Sardegna a Pavia, per raggiungere il fratello Efisio, docente di chimica; a Cuba, con il marito Mario e il figlio Italo; a Sanremo, infine, anche con l’altro figlio Floriano e la madre Maria Maddalena Cubeddu) e anche la sua faticosa esperienza di pendolare, fino a che riuscì a sopportarne il peso, fra Sanremo (per gli obblighi  familiari) e Cagliari (per gli  impegni di direzione e di riordino dell’Orto Botanico).

Cito dalla quarta di copertina del libro (http://www.elenaaccati.it/): «Nulla è più lontano dalle noiose biografie di individui in camice bianco ritratti all’interno dei loro laboratori e avulsi dalle vicende del mondo che li circonda. Nelle pagine della Accati emerge la determinazione pre-femminista di Eva Mameli, la solida storia di coppia con il marito Mario, la laicità del pensiero declinato nell’educazione e nell’esempio impartiti ai figli. Di lei, il figlio Italo ha scritto: “Che la vita fosse anche spreco, questo mia madre non l’ammetteva. Senza incertezze, ordinata trasformava le passioni in doveri e ne viveva”. E in suo libro la definisce “la maga buona degli iris”, per sottolineare l’intensa attività della madre dedita al miglioramento genetico delle piante da fiore».

Personalmente ho avuto molto piacere per l’opportunità che mi è stata offerta dal Circolo “Sant’Efisio” di conoscere di persona Elena Accati con cui negli ultimi anni sono stato in collegamento epistolare.

Essendo originario di Ploaghe (paese in provincia di Sassari che ha dato i natali alla madre di Eva, Maria Maddalena Cubeddu, e al primogenito della  famiglia, cioè Efisio Mameli), a tutti i personaggi delle famiglie Mameli-Cubeddu e Calvino-Mameli  ho dedicato numerosi articoli, raccolti sia nei miei libri su Ploaghe (“Su Ploaghe”, Pavia 2010; “Memorie su Ploaghe e Logudoro”, Pavia 2014) sia nei miei due volumi intitolati “Per una guida letteraria della provincia di Pavia” (il primo del 2005; il secondo del 2016). Significativi sono infatti i legami del fratello maggiore di Eva, Efisio Mameli,  e di lei stessa con la città e l’Università di Pavia.

Nell’occasione, ho anche fatto un cenno agli ultimi studi dedicati a Eva Mameli Calvino: il volume di Maria Cristina Secci “Eva Mameli Calvino: gli anni cubani (1920-1925)”, Milano, 2017, pagine 142; e l’ampio importante saggio (di 21 fitte pagine) firmato da Tonino Loddo  e da Riccardo Virdis su “Le presunte origini ogliastrine di Eva Mameli Calvino” (“Studi ogliastrini, n. 14″, febbraio 2018).

Non ho trascurato di menzionare il volume di Antonio Areddu “Il caso [Mario] Calvino”, Sanremo, Leucotea, 1913 («La poco conosciuta vicenda del padre di Italo, la cui identità fu scambiata con quella di un astronomo russo, che si rivelerà un anarchico e un terrorista…») e non ho dimenticato di rammentare la figura di Floriano Calvino anche per un merito particolare: nel processo a carico dei colpevoli della tragedia del Vajont (avvenuta il 9 ottobre 1963, quindi esattamente 55 anni fa, e nella quale persero la vita oltre 1.900 persone) – lui, allora assistente a Padova, fu l’unico geologo italiano che accettò l’invito del giudice istruttore di Belluno che cercava tecnici disposti a far parte del collegio dei periti d’ufficio.

Paolo Pulina

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Martedì 29 novembre, a Modena, è stato presentato il portale bilingue della prima Rete dei musei universitari italiani. Il portale, descritto ai media da Angelo O. Andrisano (rettore Università Modena-Reggio Emilia) e da Elena Corradini (coordinatrice nazionale Rete dei musei universitari, docente di Museologia) – mette in rete per la prima volta in Italia musei, centri e sistemi museali universitari. Per l’ateneo di Cagliari hanno perso parte alla presentazione le professoresse Micaela Morelli e Anna Maria Deiana, pro rettore per la Ricerca e responsabile del team che ha curato localmente l’iniziativa.

Nella prima fase del progetto è stata catalogata una piccola parte del patrimonio cagliaritano, pari a 1.442 i reperti. I percorsi tematici riguardano, tra gli altri, gli scienziati Eva Mameli Calvino, Patrizio Gennari, Gennaro Gorga, Domenico Lovisato e Clemente Susini. «Il portale consente a pubblici diversi di apprezzare la varietà dei patrimoni dei musei universitari, migliora la comprensione di significati di oggetti con l’utilizzo delle tecnologie informatiche. La sezione dedicata alle storie degli atenei contribuisce alla costruzione dei valori identitari delle nostre Università con percorsi dedicati ad alcuni dei più importanti docenti che hanno contribuito alla conoscenza scientifica» dice la professoressa Morelli. «La visita virtuale ci racconta le vicende degli uomini che hanno fatto la storia della scienza e ci mostra gli ambienti e gli strumenti con cui hanno operato. Inoltre, si offre orientamento a studenti e giovani laureati, si può produrre occupazione qualificata, si supporta la formazione e si apre un confronto proficuo con la società civile» spiega la professoressa Deiana. L’Università di Cagliari ha preso parte al progetto con il Centro interdipartimentale musei, collezioni e archivio storico. Le Collezioni archeologiche e l’Archivio storico (dipartimento beni culturali e territorio – referenti i professori Carlo Lugliè e Cecilia Tasca), Museo di fisica (dipartimento di fisica, Francesco Casula), il Museo sardo di antropologia ed etnografia, il Museo di zoologia e il Museo herbarium (dipartimento scienze della vita e dell’ambiente – Emanuele Sanna, Anna Maria Deiana e Annalena Cogoni), il Museo sardo di geologia e paleontologia “Domenico Lovisato” e il Museo di mineralogia “Leonardo De Prunner” (dipartimento scienze chimiche e geologiche – Gian Luigi Pillola) e la Raccolta delle cere anatomiche di Clemente Susini (dipartimento scienze biomediche, Francesco Loy ed Alessandro Riva) tra le strutture coinvolte.

Il portale fa capo al progetto di accordo avviato nel 2013, finanziato dal Miur (ministero istruzione, università e ricerca – legge per la diffusione della cultura scientifica), segue la costituzione nel 2012 di una Rete, che ha messo assieme i musei delle Università di Bari, Cagliari, Chieti-Pescara, Ferrara, Firenze, Modena-Reggio Emilia, Parma, Perugia, Roma “La Sapienza”, Salento, Siena, Tuscia, coordinate da Modena e Reggio Emilia. Sessantaquattro musei, 38 collezioni, nove Orti botanici/erbari, 28mila esemplari, reperti, oggetti e strumenti catalogati riferibili a sette macro-aree disciplinari declinabili in diciassette aree: questi i numeri della Rete dei musei universitari. Il progetto – basato su tecnologie informatiche, networking e valorizzazione del patrimonio culturale scientifico – ha per obiettivo, oltre al rendere operativa con il portale la rete tra le dodici università, il monitoraggio del patrimonio, l’ideazione e lo sviluppo di percorsi tematici e itinerari culturali sul territorio.