Fabio Usai (PSd’Az): «La Sider Alloys cambi atteggiamento».
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«È inaccettabile che a 23 mesi dall’acquisizione dello stabilimento Alcoa di Portovesme, in pompa magna di fronte ai cancelli con l’allora Ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda, grazie allo stanziamento (tramite forma di prestito agevolato e in parte a fondo perduto) di considerevoli risorse economiche pubbliche, centinaia di lavoratori del Sulcis Iglesiente non sappiano ancora oggi quale sarà il proprio destino occupazionale e quando verranno ricollocati in quella che un tempo era la “propria” fabbrica.»
Il consigliere regionale sardista Fabio Usai interviene nel dibattito sul fututo del polo industriale, in particolare sulla vertenza Sider Alloys.
«Inoltre è un fatto grave, che desta non poca preoccupazione, la volontà della multinazionale svizzera di voler avviare la procedura di cassa integrazione per le maestranze attualmente occupate dentro lo smelter – aggiunge Fabio Usai -. Una decisione presa, ha spiegato l’azienda, in quanto i percorsi per la definizione dell’accordo prospettato dal governo nazionale con Enel sulle tariffe energetiche, non si sono ancora conclusi positivamente e definitivamente. Ma perché questo accordo ancora non si è concretizzato?
Come è stato divulgato in ambito sindacale e dalla stessa azienda in svariate interlocuzioni, perché la Sider Alloys dichiara di non avere o di non voler mettere a disposizione le ragguardevoli (oltre 90 milioni di euro) risorse finanziarie per onorare la fideiussione bancaria pretesa quale garanzia dall’ENEL per sottoscrivere qualsiasi genere di intesa sulla materia energetica.»
«Un punto (quello della sproporzionata cifra richiesta da ENEL) su cui si è d’accordo e sul quale si auspica si arrivi (grazie all’intervento del MISE) a una rimodulazione al ribasso della cifra – sottolinea Fabio Usai – Ma che, contemporaneamente, preoccupa sulla reale capacità e strutturazione finanziaria dell’azienda. Ci si chiede, infatti, cosa potrebbe accadere se, una volta riavviato lo stabilimento, ci dovessero essere problemi di mercato o improvvisi, quanto aggiuntivi e improcrastinabili, interventi manutentivi da effettuare? L’azienda avrebbe la strutturazione economica per far fronte a queste situazioni? Potrebbe sostenere i costi di esercizio (come spesso accade in questo settore per via degli inevitabili cicli economici che influiscono sul prezzo e la domanda del metallo) senza la liquidità economica garantita dalla vendita del proprio prodotto in periodi più o meno lunghi? Lo potrebbe fare mantenendo inalterata la forza lavoro e senza domandare ulteriori risorse economiche pubbliche?
Domande legittime, anche perché parliamo di una fabbrica di alluminio primario e non di un’attività imprenditoriale qualunque.
Tutto ciò anche in considerazione del fatto che la fabbrica di Portovesme è stata acquisita dalla Sider Alloys a COSTO NULLO e con una considerevole dote economica lasciata dal precedente proprietario Alcoa e dalla Regione Sardegna. Oltre, ovviamente, grazie all’ottenimento di un prestito di denaro pubblico a tasso estremamente agevolato.»
«Gli impianti, va ricordato senza timori, sono stati rilevati senza che la Sider Alloys abbia pagato un solo euro per essi – rimarca Fabio Usai -.
Ci si domanda quindi, alla luce di queste evidenze, quanto questa azienda voglia realmente investire nel Sulcis Iglesiente. Rispetto, anche, alla sua scelta di voler affidare gran parte dei lavori di pre-revamping interni alla fabbrica ad aziende provenienti da altre regioni italiane e non contribuendo così a favorire importanti quanto legittime ricadute economiche nel nostro martoriato territorio. Ma in questo momento l’aspetto che maggiormente lascia di stucco è proprio quello della volontà aziendale di aprire la cassa integrazione dimostrando così di non voler credere fino in fondo nella risoluzione della vertenza e dell’investimento produttivo. Soprattutto, dimostrando di voler utilizzare (strumentalizzandoli) ancora una volta i lavoratori quale leva di convincimento verso il governo nazionale senza tenere conto di ciò che questi padri e madri di famiglia hanno passato (al pari di ciò che stanno purtroppo ancora passando le centinaia di essi che sono in mobilità in deroga in attesa di ricollocazione) in tutti questi anni di sfibranti battaglie, di deprivazioni economiche e infinite attese per la riconquista del proprio lavoro.
I lavoratori che hanno lottato e creduto nella ripartenza della fabbrica (quelli già collocati e gli altri da ricollocare) meritano un’azienda responsabile e coraggiosa che sappia esprimere un management all’altezza della situazione e delle sfide produttive che la attendono e che non retroceda di fronte alle prime difficoltà lasciando il peso dei problemi sulla parte più debole della vertenza; ossia i lavoratori, i quali meritano, al pari dei cittadini e dell’intero territorio, un’azienda che investa e metta del suo. È ancora vivido, infatti, nella memoria di tutti noi il ricordo delle tante realtà imprenditoriali che dalla zona industriale di Iglesias fino alla stessa Portovesme, negli anni sono piovute dal cielo percependo laute sovvenzioni pubbliche che una volta esaurite hanno lasciato (nella complicità e nei silenzi di troppi attori istituzionali e sociali dell’epoca) macerie e cattedrali nel deserto. Stavolta queste situazioni non si dovranno ripetere. Perciò, è auspicabile che già dall’imminente vertice del prossimo 23 gennaio al Ministero dello Sviluppo Economico si trovino soluzioni per scongiurare la collocazione dei lavoratori in cassa integrazione, per addivenire a un accordo definitivo tra azienda e ENEL e, contestualmente, per riconoscere un ammortizzatore sociale CONGRUO per i lavoratori che ancora attendono di essere ricollocati nella propria fabbrica.»
«Nel frattempo – conclude il consigliere regionale del PSd’Az – la Sider Alloys cambi atteggiamento…»