22 November, 2024
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Attilio Dedoni 2 copia

La commissione d’inchiesta sull’efficienza ed i costi del sistema sanitario regionale, presieduta dall’on. Attilio Dedoni (Riformatori sardi) ha sentito in audizione i responsabili del servizio di emergenza-urgenza “118” di Cagliari, Giuseppe Iaziello, e Sassari, Piero Delogu.

Giuseppe Iaziello ha affermato in apertura che «il servizio consiste soprattutto in un lavoro sul territorio che poggia sulla collaborazione disciplinata da una convenzione-tipo con le associazioni di volontariato che mettono a disposizione le ambulanze (14 per l’area Sud Sardegna, 24 in tutta la Regione) e gli equipaggi», sottolineando però che per quanto riguarda le risorse assegnate «non esiste un budget specifico ma i fondi confluiscono in un capitolo indistinto». «La pianificazione e l’organizzazione del servizio – ha aggiunto – sono affidate ad un comitato di gestione formato dai direttori generali delle Asl di riferimento ma questo organismo si riunisce una o due volte l’anno».

Piero Delogu, dopo aver sintetizzato i passaggi normativi legati all’istituzione del 118, ha dichiarato che «la dislocazione dei mezzi sul territorio è piuttosto datata ed occorre fare notevoli sforzi per assicurare la copertura di alcune aree critiche soprattutto nell’Ogliastra, nel Nuorese ed in Gallura». Al servizio, ha precisato, «manca una regia unitaria senza la quale ogni azienda opera in autonomia e non è possibile creare un vero e proprio sistema che comprenda anche la medicina generale ed i punti di pronto soccorso; da questa situazione complessiva, quindi, nascono dati territoriali disomogenei che vanno messi in ordine».

E’stato poi affrontato il problema dell’eli-soccorso, partendo dal dato che configura la corretta tempistica dell’intervento in 20 minuti di volo per raggiungere la struttura più vicina ed attrezzata in cui il paziente può essere stabilizzato.

Per raggiungere questo obiettivo vanno però definite diverse questioni ancora aperte: individuazione delle due basi degli elicotteri, logistica, caratteristiche dei messi e requisiti degli operatori, rapporti fra Regione e vigili del fuoco.

Nel dibattito successivo hanno preso la parola i consiglieri regionali Emilio Usula (Soberania-Indipendentzia), Fabrizio Anedda (Misto) ed il capogruppo di Cps Pierfranco Zanchetta.

Nelle conclusioni il presidente della commissione Attilio Dedoni, dopo aver chiesto ai responsabili del 118 una nota di dettaglio sul servizio comprendente anche il riferimento puntuale alle risorse assegnate, ha dichiarato che «nelle attuali condizioni il sistema non va bene e mostra profonde carenze di programmazione e di governance sulle quali occorre intervenire con urgenza».

Attilio Dedoni ha poi annunciato una risoluzione che, partendo da una serie di episodi sottoposti all’attenzione della commissione, formuli indirizzi ancora più puntuali e rigorosi sul mandato dei commissari delle aziende sanitarie sarde.

La commissione è stata riconvocata a domicilio per predisporre un nuovo calendario di audizioni, compatibilmente con i lavori programmati dell’Aula e delle altre commissioni.

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Andrea Pubusa.

Andrea Pubusa.

Tre firme contro la riforma costituzionale e l’Italicum. Parte ufficialmente in Sardegna la campagna referendaria dei Comitati per il NO decisi a contrastare in ogni modo le modifiche della Costituzione recentemente approvate dal Parlamento.

I rappresentanti dei Comitati, insieme al consigliere regionale dei Comunisti Italiani Fabrizio Anedda, hanno illustrato alla stampa le iniziative in vista dei referendum in programma il prossimo autunno.

«La riforma costituzionale voluta dal Governo Renzi e approvata dal Parlamento dissolve l’identità della Repubblica nata dalla Resistenza – sostiene il Comitato per il NO – è inaccettabile nel metodo e nel merito, ancora di più in rapporto alla legge elettorale già approvata.»

Secondo Andrea Pubusa, giurista ed ex consigliere regionale, il testo approvato dal Parlamento non è una revisione costituzionale ma uno stravolgimento della Carta fondamentale della Repubblica. «Le modifiche costituzionali vengono di solito approvate per emendamenti come avvenuto negli Stati Uniti – ha detto Pubusa – non si può rispondere con un semplice sì o no a una proposta che prevede la riscrittura di 47 articoli su 139, serve una larga condivisione».

Critico anche il giudizio sulla proposta di modifica del Senato: «Non è vero che verrà abolito – ha rimarcato Pubusa – non sarà più elettivo, sarà composto da consiglieri regionali e amministratori locali ma non ci sarà nessuna semplificazione. Il nuovo Senato avrà voce in capitolo sui processi legislativi, addirittura si prevedono 10 procedure diverse a seconda della materia trattata:  ciò che ne verrà fuori sarà un guazzabuglio. I costi, poi, non saranno abbattuti. Per ridurre le spese si sarebbe ottenuto un risultato più soddisfacente con la riduzione del numero dei parlamentari».

Preoccupano, e non poco, anche i possibili riflessi negativi sulle autonomie regionali: «L’assessore alle Riforme Gianmario Demuro sostiene che le modifiche costituzionali non riguardano le regioni a Statuto speciale. Io non sono d’accordo – ha sottolineato Pubusa – una cosa è praticare la specialità in un contesto di autonomie sviluppate diverso è invece farlo con un sistema autonomistico depotenziato. Ricordo che la battaglia per la nascita delle regioni ordinarie venne fatta anche da quelle a Statuto speciale». Durissimo il giudizio di Pubusa sull’atteggiamento della Giunta Pigliaru nei confronti del governo Nazionale: «E’ la presidenza più triste della storia dell’Autonomia, priva di mordente e personalità – ha detto Pubusa – siamo di fronte a un appiattimento totale nei confronti del Governo. Non si capisce che questa proposta di modifica della Costituzione rappresenta un tradimento della grande cultura autonomistica della Sardegna rappresentata da grandi personalità come Gramsci, Lussu, Simon Mossa, Dettori, Melis etc.».

Secondo Carlo Dore jr, ricercatore dell’Università di Cagliari, «sono i valori comuni che consentono a una Costituzione di durare nel tempo. Il substrato della lotta antifascista ha consentito a quella italiana di mettere d’accordo culture politiche diverse. Il Ddl Renzi-Boschi rompe questo compromesso e disegna i nuovi assetti costituzionali a colpi di maggioranza. Una decisione – ha detto Dore jr – che espone il nuovo testo a ulteriori modifiche. Tutti in futuro saranno legittimati a cambiare un atto imposto da una sola parte politica».

Di disegno “perverso” ha invece parlato l’avvocato Carlo Dore. «Si sta giocando con il fuoco – ha detto Dore – l’aspetto più pericoloso è costituito dal collegamento delle modifiche costituzionali con l’Italicum. La lista più votata potrà contare su 340 seggi su 630. Un premio di maggioranza enorme che altera l’esito del voto e non consente agli elettori di scegliere i propri rappresentanti». Per questo il Comitato inviterà a votare contro le disposizioni dell’Italicum che introducono il premio di maggioranza e lasciano ai partiti l’indicazione dei capilista. «Non si può permettere a un partito con il 20-25% dei consensi di impadronirsi di Governo e Parlamento. E’ un rischio troppo alto, le Costituzioni si fanno per creare equilibrio».

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Palazzo del Consiglio regionale A

Il neo consigliere regionale Giancarlo Carta, proclamato eletto dopo la sospensione del vicepresidente dell’Assemblea Antonello Peru, ha prestato giuramento nel primo pomeriggio nell’Aula di via Roma.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il presidente ha comunicato che il consigliere Giovanni Satta ha aderito al gruppo Misto. Subito dopo è stata data lettura del decreto della presidenza del Consiglio dei Ministri con cui di dispone la sospensione dalla carica del consigliere Antonello Peru e della delibera conforme della Giunta per le elezioni e, successivamente, ha prestato giuramento il neo consigliere Giancarlo Carta in sostituzione temporanea del consigliere Peru, secondo quanto prescritto dalla cosiddetta “legge Severino”.

Proseguendo nell’esame dell’ordine del giorno, il presidente ha proposto l’inversione del punto relativo all’elezione di un vice presidente del Consiglio. La proposta è stata approvata.

L’Aula ha quindi iniziato la discussione generale dell’art.1 della Pl 315/A (Gavino Manca e più) – “Disciplina dei servizi e delle politiche del lavoro”.

Il capogruppo di Cps Pierfranco Zanchetta, intervenendo sull’ ordine dei lavori, ha chiesto notizie sulla sua proposta di tenere una riunione dei capigruppo a La Maddalena, sottolineando che in proposito «gli annunci del governo appaiono incoraggianti ma comunque non soddisfano le aspettative, per cui il Consiglio non deve essere scavalcato dagli avvenimenti nè da iniziative episodiche di qualche esponente della Giunta».

Il presidente Ganau ha assicurato che l’argomento sarà all’ordine del giorno della prossima conferenza dei capigruppo.

Subito dopo, il Consiglio ha approvato agli articoli 1 (“Oggetto e finalità”), 2 (“Sistema regionale dei servizi e delle politiche per il lavoro”), 3 (“Accreditamento dei servizi per il lavoro”), 4 (“Compiti della Regione”), 5 (“Sistema regionale dei livelli essenziali, delle prestazioni dei servizi e delle politiche attive del lavoro”), e 6 (“Programmazione degli interventi in materia di servizi per il lavoro e di politiche attive”).

Approvato anche l’art. 7 (“Commissione regionale per i servizi e le politiche attive del lavoro”) cui è stato aggiunto con l’emendamento n. 50 un passaggio riguardante la composizione della commissione e le designazioni provenienti dal mondo della scuola, della formazione e dell’università, indicate in moto autonomo da ciascuno di questi soggetti. Successivamente il Consiglio ha espresso voto favorevole all’art. 8 (“Conferenza regionale per le politiche del lavoro”).

Sull’articolo 9 (“Sistema informativo regionale delle politiche del lavoro”) il consigliere di Forza Italia Stefano Tunis ha sottoposto all’Aula un emendamento con lo scopo di collocare il sistema informativo all’interno dell’Agenzia e non dell’assessorato. La decisione della maggioranza, ha sostenuto, «mi sembra un rigurgito di apparato, anche perché ritengo che in questo settore dell’attività dell’assessorato non c’è niente che meriti di essere mantenuto; il sistema informativo deve stare dove nascono politiche attive, come dicono tante esperienze ed ottime pratiche, e non mi spiego perché si vada in direzione opposta dopo risultati scarsi e molti milioni spesi per appalti e manutenzioni».

Messo ai voti l’emendamento è stato respinto e, subito dopo, il Consiglio ha approvato il testo dell’articolo. Via libera dell’Aula anche per l’art. 10 (“Agenzia sarda per le politiche attive del lavoro – Aspal”) e 11 (“Struttura organizzativa dell’Aspal e personale”).

Aperta la discussione sugli emendamenti e sull’articolo 12 (funzioni dei centri per l’impiego) e non essendoci iscritti a parlare, l’Aula ha approvato con 45 a favore e 3 contrari.

Il relatore della maggioranza, Gavino Manca (Pd), ha dichiarato parere contrario sugli emendamenti 36, 9 e 10 (parere conforme della Giunta) presentati all’articolo 13 (Organi dell’ASPAL )e l’Aula non ha approvato l’emendamento n. 36 (30 no e 19 sì) ed ha poi dato il via libera (41 sì e 5 contrari) al testo dell’articolo 13. Nel merito degli aggiuntivi n. 9 e n. 10 e intervenuta la consigliere di Fi, Alessandra Zedda, che ha espresso favore per la proposta di ricomprendere tra gli organi dell’Aspal anche il comitato per il lavoro. Sulla stessa lunghezza d’onda l’intervento di Stefano Tunis (Fi) che ha accusato la maggioranza e la giunta di scarsa sensibilità nel considerare le ragioni e il ruolo dei rappresentanti delle organizzazioni del lavoro e dell’impresa. Il primo firmatario degli emendamenti aggiuntivi, il consigliere della maggioranza Paolo Zedda (Soberania e Indipendentzia) ha dapprima confermato il mantenimento delle proposte di modifiche e soltanto dopo un ulteriore intervento del presidente delle commissione ha dichiarato il ritiro degli emendamenti n. 9 e n. 10 che sono stati fatti propri dal capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis («è in atto anche in Sardegna, una sottovalutazione del ruolo delle organizzazioni sindacali proprio sul tema del lavoro, così come fa il governo Renzi»). Nel frattempo il presidente della commissione Lavoro, Gavino Manca, ha offerto pubbliche scuse ai rappresentanti le segreterie regionali dei sindacati per il mancato coinvolgimento in sede di approvazione in commissione della proposta di legge 315.

Posto in votazione l’emendamento n. 9 non è stato approvato con 27 contrari e 23 favorevoli. Medesimo scrutinio nella votazione dell’emendamento aggiuntivo n. 10.

Aperta la discussione sull’articolo 14 (Direttore generale dell’agenzia), il relatore ha dichiarato parere negativo (giunta conforme) agli emendamenti n. 32, 34, 22, 31, 33 e 35.

Il consigliere di Fi, Stefano Tunis, è intervenuto per ribadire il delicato ruolo che dovrà rivestire il direttore della costituenda Aspal ed ha quindi invitato l’Aula ad approvare, in particolare, l’emendamento n. 22 che introduce “un’ appartenenza al mondo del lavoro” da parte di colui che sarà chiamato a guidare la nuova agenzia del lavoro.

Il Consiglio con successive e distinte votazioni non ha quindi approvato l’emendamento 32 (20 favorevoli e 30 contrari);  l’emendamento n. 34 (19 sì e 29 no); l’emendamento 22 (17 sì e 29 no); l’emendamento n. 31 (17 sì e 29 no) e l’emendamento n. 33 (18 sì e 29 no).

Approvato il testo dell’articolo 14 (42 sì e 4 no) non è stato approvato l’emendamento aggiuntivo n. 35 (18 sì e 28 no).

Il Consiglio ha quindi proceduto con l’approvazione (senza iscritti a parlare e senza emendamenti) dell’articolo 15 “Collegio dei revisori dei conti” (44 sì e 3 no); dell’articolo 16 “Entrate” (45 sì e 3 no) e dell’articolo 17 “Bilancio di previsione e rendiconto generale” (45 sì e 2 no).

Nella discussione sull’articolo 18 “Osservatorio regionale del mercato del lavoro” il capogruppo di Fi, Pietro Pittalis ha sollecitato la Giunta regionale a pronunciarsi sulla opportunità di eliminare i soggetti che a vario titolo concorrono nelle funzioni che la nuova norma attribuisce all’istituenda Aspal in ordine all’osservatorio del mercato del lavoro, ad incominciare dall’Insar («siamo a favore della soppressione di quest’ultima»).

L’assessore del Lavoro, Virginia Mura, ha ribadito l’attenzione della Giunta verso tutte le iniziative tese alla razionalizzazione dell’intero sistema ed anche per ciò che attiene l’Insar ma l’assessore ha fatto presente che la società è partecipata anche da “Italia lavoro” e, dunque, occorrerà «il tempo necessario per procedere, senza incorrere nel rischio della perdite di risorse preziose per le politiche attive del lavoro».

Posto in votazione l’articolo 18 è stato approvato con 44 voti favorevoli e 3 contrari.

Si è quindi passati all’esame dell’articolo 19 “Inserimento lavorativo delle persone con disabilità” che è stato approvato con 47 voti a favore e 1 contrario. La norma affida all’Aspal la gestione della materia e individua nei centri per l’impiego i soggetti preposti all’erogazione dei servizi. I centri per l’impiego dovranno: a) tenere gli elenchi e predisporre le graduatorie compilate secondo le modalità previste dalla normativa vigente; b) avviare al lavoro ed effettuare, qualora richiesta, la preselezione delle persone con disabilità iscritte negli elenchi di cui alla lettera a); c) stipulare le convenzioni finalizzate all’inserimento mirato; d) raccogliere in maniera sistematica i dati relativi al collocamento mirato che confluiscono nel sistema informativo; e) verificare gli interventi volti a favorire l’inserimento delle persone con disabilità. In un secondo momento le strutture avranno il compito, attraverso un comitato tecnico, di valutare le capacità lavorative delle persone con disabilità; definire gli strumenti e le prestazioni utili all’inserimento mirato; predisporre i controlli periodici sulla permanenza delle condizioni di disabilità.

Successivamente l’Aula ha dato il via libera, all’unanimità, all’articolo 20 che istituisce il Fondo regionale per l’occupazione delle persone con disabilità.

Approvati, in rapida successione anche gli articoli 21 (“Definizione e misure di politica attiva del lavoro”) e 22 “Presa in carico e patto di servizio personalizzato”.

Sull’articolo 23 “Assegno di ricollocazione”, ha preso la parola il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis che ha chiesto chiarimenti sulle modalità di utilizzo dello strumento messo a disposizione dalla norma: «Si tratta di capire quale sia l’impegno della Regione – ha detto Pittalis – occorre evitare di creare un sistema simile a quello degli ammortizzatori sociali in modo da non fornire false aspettative ai disoccupati».

A Pittalis ha replicato l’assessore al Lavoro Virginia Mura: «Non ci sono false promesse nei confronti dei disoccupati – ha affermato Mura – il contratto di ricollocazione è già operante. E’ stato presentato un progetto che ha permesso di incamerare 4 milioni di euro dei 20 disponibili a livello nazionale. I lavoratori sono già stati individuati e presi in carico dai centri per l’impiego». Messo in votazione, l’articolo 23 è passato con 47 voti a favore e uno contrario.

Si è poi passati all’esame dell’articolo 24 “Tirocinio extracurriculare” che ha ottenuto il via libera dall’aula con 44 sì e 4 no. Disco verde anche per l’articolo 25 “Apprendistato” che ha ottenuto 43 voti a favore e 1 contrario

Sull’articolo 26 “Formazione professionale”, il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha rimarcato la necessità di rendere più efficiente il sistema della formazione: «Il quadro di riferimento normativo è ormai superato – ha sottolineato Locci – la formazione ha difficoltà a connettersi con il mondo della scuola e del lavoro. Questa legge richiama le disposizioni del Job Act ma chiede un impegno preciso alla Giunta perché  presenti una norma organica su formazione e istruzione. Non possiamo perdere l’occasione di riformare un sistema fondamentale per rimettere in cammino la nostra Regione».

Gianfranco Congiu (Partito dei Sardi) ha presentato un emendamento orale all’articolo 26 chiedendo di garantire “un’equa ripartizione delle sedi formative in tutto il territorio regionale”. «In alcune aree meno popolate si ha difficoltà ad accedere all’offerta formativa – ha detto l’esponente dei sovranisti – l’obiettivo è rendere fruibile a tutti la formazione». Il presidente della Seconda Commissione Gavino Manca ha espresso parere favorevole all’emendamento orale e, rivolgendosi al consigliere Locci, ha detto di condividere l’esigenza di arrivare al più presto a una norma organica sulla formazione professionale  auspicando un provvedimento della Giunta entro 90 giorni dall’approvazione del testo oggi in discussione.

Il consigliere Luca Pizzuto si è invece detto “dispiaciuto” per la decisione di dichiarare inammissibile l’emendamento da lui presentato con il quale si chiedeva di dare attuazione alla legge regionale n.3 del 2008 che prevedeva il passaggio al ruolo unico regionale del personale docente impegnato negli enti regionali di formazione professionale. «Qual è la volontà politica su questo tema? Serve chiarezza con i lavoratori. E’ sbagliato continuare a fare parti diseguali tra uguali. Se ci sono leggi che affermano determinati principi devono essere rispettate».

Fabrizio Anedda (Sinistra Sarda-Misto), pur condividendo l’impianto complessivo della legge, ha invitato a riflettere sulla necessità di favorire politiche di crescita e sviluppo. «Altrimenti – ha affermato – si rischia di approvare una norma inutile».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione il testo dell’articolo 26 emendato oralmente dalla proposta del consigliere Congiu. L’articolo è stato approvato con 44 voti favorevoli e 1 contrario.

Subito dopo l’Aula ha dato il via libera, senza discussione, anche gli articoli 27 (“Misure di inserimento lavorativo” e 28 (“Misure per favorire l’auto impiego”).

Sull’articolo 29 “Interventi di politica locale per l’occupazione” il consigliere del Partito dei sardi Gianfranco Congiu ha proposto un emendamento orale al comma 4. «La disposizione prevede che non possano partecipare ai cantieri comunali i soggetti che abbiano rifiutato misure di politica attiva – ha sottolineato Congiu – il mio emendamento introduce un termine temporale di 18 mesi in modo che l’estromissione non sia a vita».

Sulla proposta ha espresso perplessità il consigliere di Forza Italia Stefano Tunis: «E’ difficilissimo fare incontrare domanda e offerta – ha rimarcato Tunis – la previsione di un termine temporale rischia di rendere la norma ancora più punitiva, meglio lasciare alle strutture preposte la possibilità di valutare». Preoccupazione condivisa dal capogruppo azzurro Pietro Pittalis che ha chiesto una breve sospensione della seduta per concordare un testo condiviso.

Alla ripresa dei lavori, il consigliere Congiu ha confermato l’emendamento orale aggiungendo alla precedente proposta la frase “salvo legittimo impedimento”.

L’emendamento orale è stato accolto e approvato dall’Aula insieme al testo dell’articolo con 41 sì e un voto contrario.

Si è quindi passati all’esame dell’articolo 30 “Utilizzo diretto dei lavoratori titolari di strumenti di sostegno al reddito”. Il consigliere dei Rossomori Paolo Zedda ha segnalato un refuso contenuto al 4 comma chiedendone la correzione. La segnalazione è stata accolta dal presidente. Messo in votazione, l’articolo 30 è passato con 45 sì e un no.

Successivamente il Consiglio ha approvato l’art. 31 (“Parità di genere e tempi di conciliazione e cura”).

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu, sull’ordine dei lavori, ha ricordato la protesta dei lavoratori ex Rockwool davanti al Consiglio regionale ed ho sollecitato un breve incontro con i capigruppo per fare il punto sullo stato della vertenza e sull’attuazione degli impegni assunti dalle istituzioni.

Il presidente Ganau ha risposto che la richiesta sarà valutata al termine dei lavori dell’Aula.

Proseguendo nell’ordine del giorno, il Consiglio ha approvato l’art 32 (“Sicurezza nel lavoro”) accogliendo un emendamento orale del consigliere Luigi Crisponi (Riformatori) con cui sono state inserite le organizzazioni datoriali nella programmazione di azioni finalizzate al miglioramento degli standard di sicurezza nel luoghi di lavoro.

Voto favorevole dell’Assemblea anche per gli articoli 33 (“Promozione della regolarità del lavoro e responsabilità sociale delle imprese”), 34 (“Modalità attuative”), 35 (“Clausola valutativa”) e 36 (“Trasferimento delle funzioni”).

Sull’art. 37 (“Personale”) il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha affermato che «si tratta di un articolo fondamentale della legge, sul quale sono in corso interlocuzioni con la maggioranza e con il presidente della commissione». Sarebbe quindi opportuno, ha proseguito, «sospendere l’esame dell’articolo per approfondire il confronto avviato e riprendere i lavori del Consiglio domattina».

Il presidente Ganau ha accolto la richiesta e sospeso la seduta. I lavori del Consiglio riprenderanno domattina, alle 9.30, mentre nel pomeriggio, alle 16.30, si riunirà la commissione d’inchiesta sull’efficienza del sistema sanitario regionale e sull’adeguatezza dei suoi costi.

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Sardegna e Corsica sono da oggi più vicine. Le assemblee legislative delle due isole, al termine della seduta solenne congiunta in occasione delle celebrazioni de Sa Die de sa Sardigna, hanno costituito la Consulta interistituzionale nel segno del diritto all’autodeterminazione, dell’autonomia, del federalismo e del pieno riconoscimento dell’insularità da parte dell’Unione Europea.

La mozione per la costituzione della Consulta, firmata da tutti i capigruppo del Consiglio regionale e concordata con il presidente Talamoni e i presidenti dei gruppi dell’Assemblea corsa, è stata approvata all’unanimità. Il documento ribadisce le ragioni della specialità e la necessità di dare più forza alla propria sovranità anche con l’approvazione di nuovi statuti che riaffermino il ruolo delle rispettive assemblee elettive.

Con l’adesione alla Consulta, Sardegna e Corsica si impegnano a predisporre atti, documenti e ogni iniziativa finalizzata al conseguimento di obiettivi comuni e alla salvaguardia dell’identità del popolo sardo e del popolo corso.

Tra gli obiettivi indicati: la rivendicazione di maggiori spazi di autogoverno nei confronti degli stati italiano e francese e il pieno riconoscimento dell’insularità come condizioni di svantaggio da parte dell’Unione Europea. Particolare attenzione sarà inoltre riservata alla promozione e valorizzazione delle lingue autoctone e il loro utilizzo nelle scuole, nei media e nell’amministrazione pubblica.

Della Consulta faranno parte i presidenti delle assemblee sardo-corse e i presidenti dei gruppi consiliari. La prima seduta si terrà entro 60 giorni, in quell’occasione sarà approvato il regolamento per il suo funzionamento.

L’approvazione del documento è stata preceduta dagli interventi dei rappresentanti istituzionali  di Sardegna e Corsica. Ad aprire la seduta solenne, il presidente del Consiglio regionale della Sardegna Gianfranco Ganau che, in premessa, ha ricordato l’importanza di celebrazioni de Sa Die de sa Sardigna: «Quella data del 28 aprile 1794, giorno in cui i sardi cacciarono il Viceré piemontese e la sua corte, è oggi simbolo dell’orgoglio sardo e il riferimento per un percorso non ancora compiuto che trova le ragioni più profonde nella ricerca di autonomia, nella sua difesa e bel suo ampliamento verso il pieno riconoscimento della sovranità e dell’autodeterminazione del popolo sardo».

Il presidente Ganau ha quindi sottolineato le situazioni storiche e politiche simili vissute da Sardegna e Corsica, caratterizzate da dominazioni straniere, da imposizioni, angherie e soprusi.  «Le isole hanno però mostrato forza di popolo che sa unirsi e ribellarsi. Giovanni Maria Angioy in Sardegna e Pasquale Paoli in Corsica, nella seconda metà del ‘700, si misero a capo dei movimenti popolari contro i dominatori.   Situazioni storiche che, ancora oggi, rappresentano riferimenti utili ed indicano la strada di una moderna sovranità, compatibile con i principi fondanti l’Europa dei popoli e con quelli caratterizzanti un moderno federalismo democratico».

Gianfranco Ganau ha quindi evidenziato le difficoltà vissute oggi da Sardegna e Corsica e le questioni comuni  che non riescono a trovare risposte adeguate dai rispettivi Stati madre. «Si pensi ai temi della continuità territoriale, più in generale dei trasporti e delle infrastrutture interne, alla creazione delle condizioni per lo sviluppo delle attività produttive, compresi quello della disponibilità di energia a basso costo, della fiscalità, del problema delle zone interne e del progressivo spopolamento – ha detto Ganau – situazioni che non hanno trovato e non trovano ad oggi adeguata risposta nelle interlocuzioni e vertenze aperte con gli stati centrali. Questi temi, uniti a quelli di carattere più identitario per noi fondamentali, quali quelli della valorizzazione della lingua e della cultura, accomunano le nostre comunità e sono ragione di una nuova consapevolezza nella possibilità di un percorso condiviso attraverso gli spazi che l’Unione Europea consente, a iniziare dal pieno riconoscimento della condizione di insularità causa di indiscutibili e severi svantaggi strutturali che danno luogo a situazioni di forte divario rispetto alle altre regioni europee».

Il presidente del Consiglio ha poi affrontato il tema delle riforme istituzionali che minacciano le autonomia regionali: «Oggi ci troviamo di fronte ad una riforma dell’assetto istituzionale della Repubblica che, giustificata da motivazioni prevalentemente di natura economico finanziaria, legate al contenimento della crisi, modifica l’assetto dello Stato in senso fortemente centralista. Deve essere chiaro che nel nostro Paese oggi è in discussione non solo l’assetto statale ma la stessa sopravvivenza dell’organizzazione regionale. In questo quadro la stessa autonomia deve essere considerata in pericolo. E’ evidente che questo sarebbe per i sardi inaccettabile e che l’obiettivo e l’aspirazione è l’esatto contrario, cioè l’estensione dell’autonomia e non una sua contrazione. Mentre in tutta Europa crescono le pulsioni all’autodeterminazione e all’indipendenza, noi chiediamo innanzitutto il rispetto ed il riconoscimento dei diritti paritari, nella convinzione che solo il raggiungimento di questi, un’estensione vera dell’autonomia, possano rispondere alle esigenze di futuro della nostra isola».

Per queste ragioni, secondo il presidente, l’intesa tra Sardegna e Corsica assume un valore ancora più significativo: «Crediamo in un percorso dove le comuni difficoltà e rivendicazioni possano trovare risposte all’interno di un confronto e un’alleanza di intenti che pensi sin da ora alle nostre due isole e comunità alleate in Europa, come una vera e propria macro regione. È evidente che si tratta di un cammino che ha necessità del pieno coinvolgimento dei cittadini, attraverso un processo culturale e di partecipazione, volto a far maturare la fratellanza fra i due popoli e la piena condivisione delle scelte. Per questo è necessario un impegno forte, come emerso anche dai primi confronti, per la conoscenza, diffusione e valorizzazione della lingua, della storia e delle tradizioni locali   a partire dalle scuole e dalle Università».

Positivo, infine, il giudizio sulla decisione di costituire la Consulta sardo-corsa permanente. «E’ un ottimo strumento di governo di questo percorso, sede di approfondimento, condivisione di pratiche, elaborazione e perfezionamento di proposte, utile a far progredire nel modo migliore la rinnovata alleanza. Un vero strumento di indirizzo, coordinamento e consultazione. Oggi celebriamo un evento storico – ha concluso Gianfranco Ganau – dipende da noi se si tratterà solo di una vuota celebrazione o del primo passo per il pieno riconoscimento dei diritti dei nostri popoli».

Ha quindi preso la parola il presidente dell’Assemblea della Corsica Guy Talamoni che, in apertura del suo intervento, ha spiegato il significato della presenza della delegazione corsa alla celebrazioni di Sa die de sa Sardigna: «C’è la volontà comune di rafforzare i rapporti di fratellanza, di cooperazione culturale, ambientale, economica e politica tra le nostre isole e i nostri popoli – ha detto Talamoni – siamo qui per costruire un ponte tra le nostre isole e un altro ponte fino a Bruxelles».

Talamoni, ha poi ricordato le ragioni storiche che per secoli hanno tenuto lontano le due isole: «I nostri popoli sono rimasti intrappolati tra gli interessi di potenze nemiche, sono stati ingabbiati da governi stranieri contrari a una nostra vicinanza e a un nostro agire comune. Nonostante questo abbiamo mantenuto un rapporto stretto, come testimonia la somiglianza della parlata gallurese con la lingua corsa. Gli scambi economici e culturali tra il Sud della Corsica e il nord della Sardegna non sono stati mai interrotti ».

Il presidente dell’Assemblea della Corsica ha poi parlato dell’importanza della vittoria dei partiti indipendentisti e autonomisti alle ultime elezioni corse. «E’ il new deal per le nostre isole – ha detto Talamoni – il disamore verso l’Europa non è determinato da un venir meno di un sentimento europeista ma dalla prepotenza degli Stati nazionali. Come si spiega altrimenti l’assenza di un rappresentante della Corsica al Parlamento europeo? La costruzione dell’Europa passa attraverso la costruzione di euro-regioni politiche che si riconoscono nel loro territorio naturale al di là dei confini storici e ideologici degli Stati-nazione»

Per Talamoni la Consulta sardo-corsa rappresenta un passo simbolico verso la costruzione di una nuova governance. «La Corsica oggi cerca di conquistare spazi più ampi di autodeterminazione, di superare le limitazioni imposte dalla vecchia ideologia del governo francese. L’Assemblea corsa ha votato recentemente provvedimenti che vanno nell’interesse di tutti, ha saputo lavorare per il bene comune superando le differenze di sensibilità dei partiti. Per la prima volta, dopo il governo di Pasquale Paoli del XVIII secolo, la Corsica è governata da una maggioranza indipendentista e autonomista».     

Il presidente dell’Assemblea corsa ha infine invitato la Sardegna a scrivere insieme le linee d’azione per il futuro: «Abbiamo in comune pezzi di storia e, soprattutto, una grande amicizia tra i nostri popoli. Siamo venuti nel vostro Parlamento per parlare di questioni istituzionali e fiscali, di trasporti, di cooperazione economica, di lingua e cultura. Le nostre università lavorarono già insieme, è arrivato il momento di favorire i progetti di ricerca e gli scambi tra studenti. In quest’opera collettiva – ha concluso Talamoni – siamo sicuri di ricevere il vostro sostegno, noi vi daremo il nostro».

E’ poi intervenuto il presidente della Regione Francesco Pigliaru che, in premessa, ha ricordato l’incontro avuto lo scorso 14 marzo ad Ajaccio con il presidente della Corsica Simeoni dal quale è scaturita la volontà comune di dare alla cooperazione una dimensione strategica per promuovere i propri interessi, non solo nei confronti degli Stati centrali ma anche dell’Europa. «Insieme intendiamo assumere un ruolo di ponte tra le sponde sud e nord del Mediterraneo – ha detto Pigliaru – Sardegna e Corsica sono depositarie di una storia comune e di condizioni geografiche che uniscono i due popoli con evidenti punti d’incontro su basi linguistiche, culturali e di organizzazione socio economica. La Sardegna e la Corsica ritengono che tale vicinanza geografica debba essere rafforzata attraverso una visione dì macroregione mediterranea con adeguati collegamenti tra i rispettivi territori. Il popolo corso e sardo credono nella promozione di forme più avanzate di democrazia nell’area mediterranea e ritengono che la presenza di una macroregione insulare possa favorire le relazioni dell’Europa con la sponda Sud del Mediterraneo. La Sardegna e la Corsica credono, al contempo, che il rafforzamento delle forme di autonomia politica possano creare migliori condizioni di attuazione di una democrazia realmente partecipata».

Francesco Pigliaru ha poi indicato nell’insularità la principale ragione del deficit infrastrutturale e del mancato sviluppo della Sardegna. «E’ il tema della collaborazione che può produrre risultati immediati e concreti. La condizione di insularità, che ci contraddistingue, non è solo un dato geografico ma è innanzitutto uno sviluppo storico differenziato, una cultura che ha creato una forte identità ma anche un importante svantaggio competitivo. Una situazione, questa, che influisce non solo sul livello del benessere della nostra regione, ma influenza anche le nostre prospettive di crescita».
Francsco Pigliaru ha poi sottolineato la mancata attuazione del Trattato di Lisbona che riconosceva, con l’art. 174, un’attenzione particolare alle regioni insulari con esenzioni e deroghe rispetto al regime ordinario dell’Unione, nonché un trattamento differenziato nell’ambito della definizione dei fondi.

«Neanche l’attuale programmazione 2014-2020, sembra sia riuscita a tenere sufficientemente conto degli obiettivi dell’art. 174 in riferimento alle Regioni insulari – ha proseguito Pigliaru – nonostante le richieste più volte avanzate dalle nostre regioni, l’impressione è che il rispetto del principio di insularità sia stato, se non completamente, almeno parzialmente, tradito. Credo che ben possiamo affermare che se da una parte le disposizioni normative comunitarie riconoscono che l’insularità è una condizione di svantaggio strutturale e un ostacolo per lo sviluppo economico e sociale di alcuni territori dell’Unione, dall’altra a tale riconoscimento non sono ancora corrisposte specifiche linee di finanziamento mirate o azioni specifiche, che siano indirizzate in maniera esclusiva alle regioni insulari in quanto tali».
Il presidente della Regione Sardegna  ha poi ricordato di aver consegnato in proposito un corposo dossier al premier Renzi «Per quanto ci riguarda, è chiaro che viviamo una disparità che è palese violazione del principio di eguaglianza. È necessario costruire un percorso istituzionale che porti al riconoscimento della condizione di insularità così da poter usufruire di vantaggi tali da ridurre il divario con le altre realtà. Credo che siamo tutti consapevoli dell’impossibilità di affrontare questi problemi da soli.  C’è necessità di agire insieme ad altre realtà che soffrono lo stesso problema. E’ ora di inaugurare con la Corsica una nuova stagione di rapporti politici e istituzionali da declinare in atti concreti».

Un percorso che ha preso avvio lo scorso 14 marzo ad Ajaccio ma che, secondo Pigliaru, deve estendersi ad altre realtà che condividono i problemi e le difficoltà di Sardegna e Corsica. «Per questi motivi, abbiamo convenuto con il presidente Simeoni sulla necessità di rafforzare il nostro tradizionale rapporto, di consolidare le nostre relazioni istituzionali e di svilupparne ulteriori con altre realtà insulari del Mediterraneo, a partire dalle Isole Baleari. Per essere più forti nei confronti dei nostri Stati e dell’Unione Europea».

Il presidente Pigliaru ha quindi concluso il suo intervento annunciando la presentazione di un pacchetto di richieste “serio e tecnicamente inattaccabile” da sottoporre all’attenzione dell’Unione Europea. «Il lavoro che ci attende è lungo, vogliamo sfruttare il potenziale di crescita. Insieme Sardegna e Corsica cambieranno la condizione di insularità da vincolo a comune opportunità di crescita e di benessere per la nostra gente».

E’ poi intervenuta Anne Laure Santucci in rappresentanza del Presidente del Consiglio esecutivo della Corsica Gilles Simeoni.

Santucci ha confermato gli impegni sottoscritti ad Ajaccio lo scorso 14 marzo dal capo del governo corso e sottolineato la necessità di agire presto per fa valere le ragioni di Sardegna e Corsica nei confronti degli stati centrali e dell’Europa.

«La storia ci ha diviso ma oggi abbiamo la possibilità di perseguire obiettivo comuni – ha detto Santucci – Sardegna e Corsica vogliono poter decidere sul proprio destino».

Il consigliere Daniele Cocco, capogruppo di Sel, ha dato il benvenuto agli ospiti corsi, ringraziando «Istituzioni, partiti sovranisti ed anche Gavino Sale che hanno fatto molto per questa giornata». Le isole, ha aggiunto, «potevano avere grandi opportunità, finora non le hanno avute e non le avranno saranno se ci fermeremo alle enunciazioni di principio; siamo sempre stati figli di Stati patrigni e di una Europa matrigna e per questo la rivendicazione comune deve essere molto più forte»-– ha ricordato Cocco – come spopolamento, fiscalità, trasporti, turismo e scambi culturali ma ora siamo sulla strada giusta per iniziare un percorso virtuoso ed è arrivata l’ora della cooperazione e della concretezza; noi siamo d’accordo e non ci tireremo indietro rispetto ad uno scenario molto difficile, per celebrare al meglio la giornata dell’orgoglio dei sardi».

Attilio Dedoni, capogruppo dei Riformatori sardi, si è detto «lieto di festeggiare con i corsi Sa die de sa Sardigna, in modo non formale ma sostanziale perché i fattori identitari sono l’humus che radica i nostri popoli nelle rispettive Regioni». Dedoni ha poi citato una proposta degli anni ’70 che immaginava una macro Regione europea fra le due isole, dichiarando che «quella ipotesi è ancora viva ed anzi rappresenta la migliore risposta alle tendenze centraliste che si stanno affermando ed è questo il senso della nostra iniziativa comune che guarda allo sviluppo ed all’occupazione». «Noi sardi – ha aggiunto – oggi festeggiamo l’orgoglio delle nostre radici ma rivendichiamo i nostri diritti nei confronti degli Stati e di una Europa ancora lontana dalle esigenze dei popoli, possiamo fare molto proprio nella Ue con l’allargamento della nostra unione ad altre realtà insulari, per un nuovo protagonismo regionale». «L’Europa di oggi – ha concluso – non sarà quella di domani e dovrà accogliere le istanze locali, spetta a noi costruire ponti per una nuova stagione di pace e prosperità».

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta, parlando in dorgalese, ha auspicato che «le celebrazioni del 28 aprile possano rappresentare davvero l’inizio di un cammino nuovo per la nostra Isola ed una occasione utile per riaffermare insieme con le ragioni della nostra specialità quelle, quanto mai attuali, delle forze indipendentiste che si vanno affermando come forze di governo in Corsica come in Catalogna, nei Paesi baschi come in Scozia; queste esperienze ci insegnano che l’unità di queste forze è una strada politica percorribile ed un progetto realizzabile, questa è la sfida che attende nel futuro non solo i sardisti ma intellettuali e classi dirigenti della Sardegna». «Guardare ad un progetto sardo aprendosi alle realtà più vicine per storia tradizione e cultura – ha sostenuto – sarà il terreno su cui si misureranno le nostre capacità, per confrontarsi ma fare sintesi anche con chi ha pensato che per arrivare a Bruxelles bisogna sempre passare per Roma».

Il consigliere Paolo Zedda (Soberania-Indipendentzia), intervenendo in sardo, ha messo l’accento sul fatto che «forse oggi, per la prima volta nella storia, si presenta in modo chiaro la possibilità di decidere con volontà unanime di avviare un percorso comune tra due popoli, quello sardo e quello corso, che pur essendo fratelli di sangue non hanno mai avuto la possibilità di costruire insieme il loro destino». «Sardegna e Corsica – ha ricordato – sono due terre antiche  che hanno subito una serie di dominazioni e solo per un breve periodo della loro storia si sono resse indipendenti, la Corsica con Pasquale Paoli nel 1755, pochi anni sufficienti a dare vita alla repubblica corsa, e la Sardegna nel periodo giudicale, con la scrittura del più antico codice di leggi in lingua neolatina, la Carta de Logu». «Poi – ha detto ancora – Italia e Francia ci hanno accolto nei loro Stati, con grandi promesse poche volte mantenute; tuttavia la storia non è riuscita a cambiare il nostro animo, ci sentiamo rappresentati da una bandiera e le nostre terre sono ancora molto simili, ed oltre alle similitudini abbiamo problematiche comuni: continuità territoriale, politica energetica, affermazione di una identità linguistica, promozione del turismo». Un detto sardo antico, ha affermato in conclusione – ricorda che «no est a pesai chitzi, est a intzartai s’ora. Speriamo di aver colto l’attimo».

La consigliera Marie Helene Casanova Servas, presidente del gruppo Femu a Corsica, ha dichiarato di essere onorata di partecipare ad un incontro con le Istituzioni della Sardegna, in una data simbolica come Sa Die, «per costituire la Consulta che sigilla le nostre relazioni, dimostrando la volontà comune di collaborare in modo concreto per la salvaguardia di identità, cultura, patrimonio ambientale ed economico sociale». «La nostra – a suo avviso – è una unione naturale e guardare assieme alle Istituzioni europee sottolineando la nostra condizione di insularità costituisce una nuova spinta per rinforzare e rilanciare azioni strategiche comuni su fiscalità, sostegno all’ economia, protezione della bio diversità e valorizzazione dell’identità culturale». Oggi, ha concluso, «le nostre speranze possono essere realizzate e la cooperazione fra le nostre isole può essere messa in pratica, ed la nostra vicinanza ci permetterà di sviluppare ancora di più la nostra amicizia».

Pierfranco Zanchetta, capogruppo dei Cristiano popolari socialisti, parlando in maddalenino e ricordando che per la prima volta quella lingua fa ingresso nell’Aula del Consiglio regionale della Sardegna, ha messo in evidenza che il valore simbolico della ricorrenza de “Sa Die” testimonia da un lato «la forza ed il coraggio del popolo sardo e dall’altro rappresenta il contesto più favorevole per celebrare una giornata storica per due Regioni sorelle e rendere omaggio al popolo corso, con cui stabiliamo un patto di collaborazione per essere protagonisti nella nuova Europa dei popoli». «Noi maddalenini in particolare – ha continuato Zanchetta – siamo molto vicini alla Corsica culturalmente e geograficamente, siamo quasi la stessa cosa, abbiamo anche molti problemi da affrontare insieme». Il primo, ha affermato, «è quello del parco delle Bocche di Bonifacio che dobbiamo garantire alle future generazioni come ricchezza ambientale e del mare e patrimonio unico del Mediterraneo; una realtà che dovremo governare insieme in modo autonomo da Roma e da Parigi, perché è finito il tempo della solitudine, adesso la storia la facciamo noi». In Corsica, ha concluso, «si dice che la diversità e ricchezza ed ora ci deve essere riconosciuta, pace e salute a tutti».

Fabrizio Anedda, presidente del gruppo Misto, riprendendo alcuni temi di un incontro con cui poche settimane fa è stata ricordata all’Università di Cagliari la figura di Renzo Laconi, si è soffermato sull’influenza «delle dominazioni straniere che in Sardegna hanno ostacolando sia lo sviluppo che la formazione di una coscienza unitaria, tanto è vero che fino a 200 anni fa i sardi erano citati solo per vicende conquistatori, un oggetto della storia per greci romani e spagnoli che nominavano proconsoli e riscuotevano le tasse». In proposito, Anedda ha citato anche il falso storico delle “Carte di Arborea” con cui si tendeva a costruire passaggi storici mai accaduti per accreditare versioni di comodo, allo scopo di attenuare contraddizioni e sottomissione al conquistatore di turno. Da queste vicende, a suo giudizio, «emerge l’immaturità della borghesia sarda, soprattutto delle città, mentre in altre parti d’Europa si dava vita alla civiltà industriale; a questo punto non so se se si debba celebrare Sa Die, ma direi che ci vuole meno palazzo, meno folklore e più studio, per spiegare ai sardi ed ai giovani il nostro ruolo nella storia ed i valori di un popolo che esiste finalmente dopo l’89, con le lotte di contadini, lavoratori ed operai, che si sono guadagnati il rispetto di tutti».

Il consigliere Gianfranco Congiu (Sovranità, democrazia e lavoro) ha sostenuto che Sardegna e Corsica sono accomunate dal «quotidiano impegno politico per la piena soggettività dei nostri popoli in quadro europeo che può prendere nuove forme; noi consideriamo superata la fase autonomistica e guardiamo all’indipendenza come logico approdo che consegnerà alla storia un modello insufficiente per la realizzazione del nostro popolo». Ma sappiamo anche, ha precisato, «che questo processo passa attraverso la creazione di una soggettività adatta alla Sardegna, proprio nel momento in cui sono in atto riforme che rappresentano una involuzione rispetto alla nostra specificità». «Anzi – ha concluso – «proprio per contrastare queste tendenze dobbiamo superare le nostre frammentazioni per non ripetere l’errore di dividerci fra riformisti e cautamente riformisti».

Il capogruppo dell’Udc Sardegna Gianluigi Rubiu ha detto che «ci troviamo di fronte ad una delle ricorrenze più significative della Sardegna, che per noi è una delle vittorie più importanti del nostro popolo che ha espresso forza e determinazione nei confronti di un governo oppressivo, versando tanto sangue per conquistare libertà e diritti». Dopo 222 anni, ha proseguito, «si avverte ancora il bisogno di rivendicare diritti verso un governo che non pone i cittadini al centro della sua azione, che non recepisce i cambiamenti e limita le nostre opportunità di crescita, provocando un grande malcontento nei confronti della politica». Con la prossima riforma costituzionale, secondo Rubiu, «si mette in pericolo la nostra potestà autonomistica riconosciuta all’alba della Repubblica e ciò favorisce In Sardegna spinte indipendentiste che anch’io inizio a condividere, purchè l’obiettivo sia quello di portare la Sardegna in una Europa diversa». Ho conosciuto sindaci corsi, ha ricordato il consigliere, «portatori di innovazioni e passione ed anche in Sardegna c’è un autonomismo forte, questo ci deve spronare a lavorare tutti assieme, con azioni concrete, con le risorse che abbiamo a disposizione e soprattutto con la schiena dritta, ad un grande progetto per le nostre comunità».

La consigliera Maria Guidicelli, del gruppo Prima a Corsica, ha espresso gioia ed onore di essere qui perché, «al di là dell’insularità sardi e corsi hanno similitudini da condividere come la posizione nel Mediterraneo e la cultura, ed anche questioni comuni da affrontare: siamo fra le Regioni più povere d’Europa, abbiamo problemi per la mancanza di posti lavoro e per l’accesso ai fondi europei». Abbiamo anche, ha aggiunto, «elementi importanti attorno ai quali costruire una azione comune, come il mare ed il parco delle Bocche, e confrontarci sulle cose da fare, anche per difendere i nostri paesaggi e le nostre bellezze che molti ci invidiano da una attrattività che genera appetiti lontani dalla nostra cultura». Le nostre isole, ha continuato, «non sono merci ma un bene universale del popolo che deve essere messo in equilibrio con l’autonomia energetica e nuove politiche turistiche in una filiera di economia sostenibile». Abbiamo insomma molti argomenti di cui parlare insieme, ha detto, «in uno spazio europeo e mediterraneo in cui crescano le opportunità di cooperazione e si creino le condizioni per eleborare proposte più attente alle nostre realtà particolari al servizio dei sardi e dei corsi, in una armonia perfetta come quella che abbiamo ascoltato dai tenores».

Il consigliere Giuseppe Meloni (Pd), intervenendo in gallurese, ha auspicato «la continuazione delle politica di amicizia fra le nostre regioni, su tanti temi che vanno dall’economia alla cultura alla cooperazione in ambito europeo». Noi crediamo molto, ha dichiarato, «nell’idea di una macro Regione del Mediterraneo allargata alle Baleaari e ad altre realtà insulari mettendo al centro della nostra azione comune temi come difesa dell’ambiente, energia, trasporti, commercio e turismo». Oggi, ha concluso, «ricordiamo Sa Die quando i sardi cacciarono i piemontesi oppressori ed i sardi non contavano in casa loro; anche per questo la nostra amicizia ha radici lontane e noi crediamo che questa amicizia possa diventare sempre più forte grazie al rapporto fra Istituzioni e comunità».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, in apertura, ha ringraziato in modo sentito il presidente del Consiglio Gianfranco Ganau «per aver reso possibile questa occasione storica, che non è un avvenimento episodico ma una bella pagina di storia della politica sarda». Dopo aver rivolto espressioni di benvenuto alla delegazione della Corsica che, ha sottolineato, «moltiplica il carico simbolico della nostra giornata di Sa Die, ricordando storie comuni per appartenenza e identità che ci uniscono fin dai secoli remoti ed hanno diviso le nostre terre solo per la cupidigia della lotta per la supremazia fra le Nazioni» Pittalis si è detto convinto della necessità di «tenere vive libertà e autodeterminazione di ciascun sardo e ciascun corso, perché sono valori che hanno subito affronti arroganti e prepotenti che oggi si manifestano in altre forme, in particolare con una offensiva neo centralista senza precedenti del governo centrale italiano in nome di un presunto interesse nazionale». Abbiamo il dovere di reagire, ha affermato il capogruppo di Forza Italia, «per difendere identità, storia, cultura e lunga, anche di fronte all’omologazione europeista asservita ai poteri finanziari, che sta perdendo di vista l’obiettivo di una Europa federale dei popoli». Sardegna e Corsica oggi iniziano un percorso comune, ha concluso Pittalis, «ed è un avvenimento che può scrivere la storia senza subirla, ma il punto è: siamo pronti a lanciare questa sfida agendo da sardi?». Questa è la domanda di fondo, secondo Pittalis, «perché la Consulta ha un senso se è proiettata verso la nascita della macro Regione di fronte all’Europa».

Il presidente del gruppo Corsica Libera Petr’Antoni Tomasi ha parlato dell’incontro fra Sardegna e Corsica come di una grande sfida e di un onore per essere assieme ai Sardi nel giorno della festa più importante dell’Isola e nell’Aula del Consiglio regionale dove si ascoltano lingue come il gallurese e il maddalenino. Siamo di fronte, a giudizio di Tomasi, «ad una speranza rinnovata per le nostre popolazioni che nasce dall’azione comune delle due Regioni, e dà senso a questa giornata che vuole costruire una realtà nuova nelle nostre due Regioni ed in Europa, superando il lungo periodo storico in cui siamo stati vicini eppure lontani, separati da un piccolo braccio di mare». Ora, ha proseguito, «siamo chiamati ad inventare nuovi modelli economici per dare ancora più valore alle nostre bellezze ed alle nostre ricchezze ed all’Europa diciamo in modo chiaro che vogliamo più partecipazione puntiamo ad una Europa di popoli; una realtà nuova che vogliamo costruire cominciando dalla cultura e dalle nostre radici profonde che vengono da lontano che oggi vogliamo rilanciare con la nostra volontà comune di rendere più forti le nostre relazioni». La strada è lunga, ha concluso Tomasi, «ma, come diceva un grande italiano, ci sentiamo tutti impegnati a far prevalere sul pessimismo della ragione l’ottimismo della volontà».

Dopo l’intervento del rappresentante di Corsica Libera l’Aula ha potuto apprezzare le sonorità ancestrali delle launeddas grazie ai suonatori di villaputzu Andrea Pisu e Gianfranco Mascia. Precedentemente si era esibito il tenore di Bitti “Remunnu ‘e Locu”.

Il presidente Ganau ha dichiarato la seduta. Il Consiglio si riunirà nuovamente martedì 3 maggio per l’esame della legge  su servizi e le politiche per il lavoro

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Il centrosinistra ha presentato questa mattina, nel corso di una conferenza stampa, i contenuti della Manovra finanziaria 2016-2018 approvata ieri dal Consiglio regionale.

«E’ una manovra importante e non al ribasso, senza nuove tasse, che premia il lavoro di squadra fra Giunta, commissione Bilancio e Consiglio e rilancia le grandi riforme come Enti locali e Sanità – ha spiegato il capo gruppo del Pd Pietro Cocco -. Fra i punti più qualificanti il mantenimento delle risorse destinate alla spesa sociale, che in Sardegna ha una storia positiva che ci pone all’avanguardia in campo nazionale, e quelle assegnate alle politiche del lavoro (218 milioni) caratterizzate dalla grande attenzione alle situazioni più fragili come quelle dei lavoratori in utilizzo e dei cantieri verdi.»

«Dalla finanziaria – ha concluso il capogruppo del Pd – arriva anche una forte spinta per le riforme; da martedì prossimo affronteremo in un vertice di maggioranza i problemi della nuova rete ospedaliera e del ruolo delle diverse aziende sui territori.»

Il presidente della commissione Bilancio Franco Sabatini, anch’egli del Pd, ha messo l’accento in apertura sull’azione incisiva della commissione e del Consiglio nella costruzione della manovra, ricordando che, rispetto alla proposta originaria della Giunta, «sono state movimentare risorse per circa 130 milioni». Franco Sabatini ha poi definito la manovra «equilibrata e capace di dare risposte alle principali emergenze, a cominciare da quelle collegate ai posti di lavoro». Soffermandosi sullo stato dei conti della Regione, il presidente della commissione Bilancio ha affermato che «l’introduzione del bilancio armonizzato rende lo stesso bilancio più vero, più chiaro e più serio, dove gli stanziamenti corrispondono al centesimo alle spese reali di ogni settore, superando la logica delle promesse virtuali ed obbligando in qualche modo la politica a fare presto e bene. C’è però un rischio, quello che i fondi europei, per definizione aggiuntivi, diventino sostitutivi in un quadro sempre più rigido in cui gli accantonamenti sono troppo pesanti per la Sardegna (680 milioni) ed hanno sostanzialmente azzerato il differenziale positivo (per circa 1 miliardo) che si era realizzato dopo la riforma dell’art. 8 dello Statuto.  Di qui la necessità di fare una scelta: “o gli accantonamenti vengono assegnati alla Regione con modalità che si possono definire, oppure occorre rinegoziare con lo Stato l’applicazione della parte dello Statuto sulle entrate».

Di finanziaria equilibrata, ma anche «reale, avanzata in campo sociale ed attenta ai territori» ha parlato il capogruppo di Sdl Roberto Desini, secondo il quale «tutto il percorso della finanziaria ha dimostrato una forte capacità incisiva del Consiglio, che non è stato affatto succube della Giunta. Certo tutti avremmo voluto di più ma dalla manovra escono sicuramente una riforma degli Enti locali con più gambe (grazie al mantenimento del Fondo unico) ed una sanità che, con gli approfondimenti che faremo da subito, nel medio periodo sarà più sostenibile».

Il consigliere Paolo Zedda, dei Rossomori, ha detto che «dalla finanziaria arrivano segnali chiari e concreti per la crescita, in termini di aumento del pil e dei posti di lavoro, che permetteranno alla Sardegna di uscire da una lunga e difficile crisi». Zedda ha poi rimarcato l’impegno del suo gruppo a sostegno della cultura, dell’arte e della lingua, con particolare attenzione alle espressioni più radicate nelle realtà locali, mettendo l’accento sul fatto che, per la prima volta, “sono state destinate risorse ai luoghi della Sardegna che ospitano siti Unesco”.

A nome del gruppo Misto, il consigliere Fabrizio Anedda ha messo in evidenza che «la finanziaria è indubbiamente appesantita dal volume elevatissimo delle spese correnti, una ragione in più per puntare sul nostro tessuto imprenditoriale, renderlo competitivo e moderno, ma soprattutto capace, sia per dotarsi di nuovi messi finanziari che per sviluppare la propria progettualità, di muoversi sullo scenario europeo».

A differenza di quanto pensa l’opposizione che comunque fa il suo mestiere, il capogruppo di Cps Pierfranco Zanchetta ha osservato che «la finanziaria ha un’anima e un cuore ed anche una maggioranza che ha saputo superare i personalismi facendo un buon gioco di squadra e concentrandosi su progetti comuni». Zanchetta ha poi invitato «il presidente Pigliaru a non abbassare la guardia sulle vicende che riguardano il possibile trasferimento del G7 in Sicilia e comunque il ruolo dello Stato nella tutela delle opere realizzate a La Maddalena in occasione del vertice del 2009, poi trasferito a L’Aquila».

Il presidente della commissione Sanità Raimondo Perra, infine, ha espresso soddisfazione «per il buon lavoro svolto dalla commissione in un contesto difficile che ha portato al mantenimento dei livelli di assistenza e, nella spesa sociale, ad uno stanziamento superiore a quello della finanziaria precedente. Ripartiamo da qui con maggiore impegno per accelerare il completamento della riforma sanitaria con gli interventi sulla rete e sulla governance».

Palazzo del Consiglio regionale 2 copia

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Palazzo del Consiglio regionale 3 copia

Il Consiglio regionale ha approvato oggi l’articolo 2 della Manovra Finanziaria, disego di legge 297 “Disposizioni per la formazione del bilancio di previsione per l’anno 2016 e per gli anni 2016-2018 (legge di stabilità 2016) e relativi allegati”.

In apertura di seduta il Consiglio ha osservato un minuto di silenzio in memoria delle vittime degli attentati terroristici di Bruxelles.

«Quanto accaduto a Bruxelles questa mattina sconcerta e addolora – ha detto il presidente Gianfranco Ganau – gli attentati all’aeroporto internazionale e alla metropolitana della capitale belga, rivendicati qualche ora fa dall’Isis, ci lasciano basiti e increduli».

Il massimo rappresentante dell’Assemblea Sarda ha poi ricordato il pesante bilancio dei due attentati (34 morti e decine di feriti) e puntato l’attenzione sulla necessità di uno sforzo ulteriore per garantire la sicurezza dei cittadini e la loro incolumità. «La paura, però,  non può e non deve vincere perché è l’unico vero obiettivo dei terroristi che con i loro attacchi feroci e mirati vogliono distruggere quei valori di civiltà, democrazia, libertà e pace, così duramente conquistati dall’Europa – ha proseguito Ganau – l’unico argine al terrorismo che continua inesorabilmente a dilagare,  sono il dialogo,  la politica e la diplomazia per favorire in quei paesi del Nord dell’Africa a pochi chilometri dalle nostre coste,  il sostegno alle democrazie, come quella tunisina e l’appoggio, ad esempio, per la formazione di un esecutivo di unità nazionale in Libia. Contro ogni forma di estremismo occorrono unità, determinazione e impegno perché la soluzione non può certo essere la guerra perché è questo il vero pericolo che si rischia di correre: un vortice di violenza e terrore che porterà ancora morte e distruzione». Ganau ha infine espresso la solidarietà dell’Assemblea sarda alle famiglie delle vittime di Bruxelles e a tutto il popolo belga. Un pensiero e un messaggio di vicinanza è stato inoltre rivolto ai familiari delle studentesse Erasmus, morte nel tragico incidente avvenuto ieri in Catalogna.

Osservato il minuto di silenzio, il Consiglio è passato all’esame del provvedimento all’ordine del giorno: la manovra finanziaria 2016-2018.

Ha quindi chiesto la parola il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu che ha voluto ricordare la clamorosa azione di lotta intrapresa da tre sindacalisti dell’Alcoa, saliti ieri sui silos dello stabilimento di Portovesme per protestare contro i ritardi nella soluzione della vertenza. «Oltre al pensiero rivolto alle vittime dei terribili attentati di Bruxelles – ha detto Rubiu – mi sembra giusto ricordare anche i drammi di casa nostra. Per questo chiedo che domani venga posticipata di un’ora la seduta pomeridiana del Consiglio regionale in modo da consentire ai consiglieri che lo ritenessero opportuno di andare a Portovesme a portare la loro solidarietà ai lavoratori dell’Alcoa». La richiesta è stata accolta dal Consiglio, il presidente Ganau ha comunicato che i lavori di domani pomeriggio inizieranno alle 16.30.

Si è quindi passati all’esame dell’articolo 2 “Interventi per lo sviluppo e il sostegno dei sistemi produttivi regionali” e dei relativi emendamenti.

Sentito il parere di Commissione e Giunta, il presidente Ganau ha dato la parola alla consigliera di Forza Italia Alessandra Zedda che ha bocciato senza mezzi termini  il contenuto della norma. «Questo articolo doveva indicare le linee di pianificazione e di sostegno ai sistemi produttivi regionali – ha affermato Zedda – mette invece a disposizione cifre irrisorie che non risolvono nulla. La norma va cassata, il contenuto non è degno di un documento di pianificazione e programmazione. Non si parla di agricoltura, industria, turismo, di nessuna attività strategica per il settore economico». Giudizio condiviso da Paolo Truzzu (FdI): «Se io fossi un imprenditore non sardo e volessi farmi un’idea sulle linee di investimento sulle quali lavorare andrei a leggere l’articolo 2 della legge – ha rimarcato Truzzu – ma vedendo i contenuti mi renderei conto che siamo al sistema delle mancette per gli amici e gli amici degli amici». L’esponente di Fratelli d’Italia ha poi sottolineato l’esiguità delle risorse messe a disposizione (“non si arriva a un milione di euro”) e la presenza di provvedimenti che niente hanno a che fare con il rilancio del sistema economico come i 500mila euro a favore dei comuni per l’acquisto di porzioni di rete di distribuzione elettrica..

Per Luigi Crisponi (Riformatori) l’articolo 2 «sembra una barzelletta, una presa per i fondelli, non si può parlare di sostegno al sistema produttivo con 850mila euro».

Crisponi ha sottolineato l’assenza di provvedimenti a favore dei settori trainanti dell’economia isolana come il turismo, l’artigianato e il commercio. «Mi sarei aspettato una proposta seria – ha concluso Crisponi – stiamo davvero parlando di sviluppo? L’articolo va cassato. Non aveva nemmeno senso inserirlo in finanziaria».

Sulla stessa lunghezza d’onda l’intervento di Marco Tedde (Forza Italia). «Siamo di fronte a una serie di norme intruse, le definirei anche norme-mancetta. Non è possibile inserire in finanziaria articoli di questa portata, cosa c’entra l’accesso di giovani agricoltori alla terra? Per questo ci sono le norme statali, queste mancette non possono avere ingresso e trovare asilo nella legge di stabilità».

Tedde ha poi ricordato le norme a favore dei pescatori e dei campeggi per le quali però non si indicano risorse. Il consigliere azzurro ha quindi concluso il suo intervento rivolgendosi all’assessore Raffaele Paci: «Faccia una riflessione, lei non ha avuto la forza di opporsi».

Edoardo Tocco (Forza Italia) ha suggerito di modificare gli obiettivi della norma. «Finanziare l’acquisto di porzioni di rete di distribuzione elettrica significa mettere ancora una volta le mani in tasca ai cittadini – ha detto Tocco – in questo modo si rischia di far aumentare la Tasi, sarebbe stato meglio puntare su fonti energetiche alternative. L’articolo 2 non aiuta inoltre le attività produttive, non c’è un progetto complessivo per lo sviluppo».

Molto critico anche Oscar Cherchi (Forza Italia) secondo il quale l’articolo 2 rappresenta «una presa in giro»  e mette in evidenza la miopia della maggioranza che non ha un progetto di sviluppo generale. «Con questa norma si cerca di aiutare gli assessori a risolvere qualche piccolo problema. Un esempio per tutti: si proseguono attività iniziate nella passata legislatura nel settore agricolo. Per questo ho chiesto a Pigliaru di rivedere le deleghe per avere un progetto generale che consenta lo sviluppo del settore».

Angelo Carta (Psd’Az) ha invece segnalato l’urgenza di procedere a una legge organica per rendere più agile il primo insediamento dei giovani in agricoltura. «Questo articolo non risolve nulla – ha detto Carta – il problema di molti comuni sono le concessioni sui terreni gravati da usi civici, si tratta di appezzamenti che possono essere concessi solo per uso pascolo con autorizzazioni annuali, mentre la legge sul primo insediamento in agricoltura richiede concessioni quinquennali. Se non si mette mano al problema sarà impossibile favorire l’ingresso di giovani in agricoltura».

Il consigliere sardista Marcello Orrù, dopo aver sottolineato che quello in discussione «è l’articolo più importante di finanziaria» ha affermato che «ha un titolo fantastico ma è vuoto di contenuti perché parla di delfini, tende da campeggio e balli in maschera e ciò significa non rendersi conto dei veri problemi della Sardegna».  Non vedo proprio, ha aggiunto, «come si possa avere su queste basi una visione ottimistica della realtà sarda, mentre oltre 10.000 aziende hanno chiuso dall’insediamento di questa Giunta e migliaia di lavoratori sopravvivono grazie agli ammortizzatori sociali, peraltro pagati con molti mesi di ritardo; così si condanna la Sardegna all’arretratezza perpetua».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha detto che «se ci fosse Desini ne approfitterei per fargli capire cosa vuol dire senz’anima, anzi mi sembra una situazione da zombie affermare pomposamente che si vuole sostenere lo sviluppo mentre tutto si riduce a piccoli e piccolissimi interventi senza prospettiva; manca un principio guida, una idea forte». Le cose più importanti per la Sardegna non ci sono scritte, ha concluso, «così si sta alimentando con poche risorse un sistema improduttivo».

Il presidente della commissione Bilancio Franco Sabatini (Pd) ha ricordato che «la finanziaria è solo una parte della manovra, anzi nella finanziaria si interviene solo dove non è possibile farlo con leggi di settore; nella manovra, al contrario di quanto sostiene l’opposizione, ci sono fondi per il lavoro e la competitività per oltre 700 milioni ed oltre 500 per l’agenda digitale, per non parlare di altri 15 milioni sempre per il lavoro solo negli emendamenti».

Il consigliere dei Riformatori Michele Cossa ha ribadito la mancata corrispondenza del titolo al contenuto dell’articolo «che forse Raffaele Paci ha subito, passando sopra a ben dieci commi (compresa la voce sui campeggi priva di stanziamento) in cui si parla di piccoli interventi e norme intruse senza toccare minimamente i temi dello sviluppo; si resta stupefatti constatando quanto ci si trova lontani da una vera legge finanziaria, che dovrebbe contenere la filosofia dell’intervento della Regione sul sistema economico regionale».

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha detto che «articoli di questo tipo non possono restare anonimi perché sono evidenti gli interessi, e in buona parte anche i nomi, che si vuole tutelare; si fa una grande fatica a percepire una qualche visione in 200.000 per i carburanti agricoli o quella sorta di piano camper o piano tenda, o una qualche coerenza con quella filosofia di tutela integrale della costa di cui tanto si vanta la sinistra; ci voleva una visione altissima e invece manca anche una piccola idea dello sviluppo della Sardegna, mentre le aziende chiudono ed i lavoratori vanno a casa».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, ha messo l’accento sul fatto che «i nostri emendamenti soppressivi hanno lo scopo di far emergere la verità e sotto questo profilo vorrei che l’assessore Paci, da bravo economista, indicasse quali sono a suo giudizio i veri interventi per lo sviluppo, a meno che non sia cambiata la stessa idea di sviluppo che abbiamo conosciuto; la verità e che non c’è niente per i settori produttivi, sono prebende varie da distribuire fra i consiglieri regionali del centro sinistra, c’è perfino l’aumento della cubature del 40% dopo che ci avete accusato per di essere i peggiori cementificatori». Ma è possibile, ha concluso, «che ci siamo 200 milioni per le politiche del lavoro e non ne troviamo 3 per l’Ente foreste?».

Il consigliere Gianfranco Congiu (Sdl) ha lamentato che il dibattito in Consiglio  «travalica il gioco delle parti e la stessa minoranza, in effetti, ha espresso un’unica censura riguardante il titolo; i 200 milioni sulle politiche del lavoro sono veri come altri estremamente concreti come quello di una strada che garantisce il collegamento ad un sito industriale».

Subito dopo l’Aula ha respinto gli emendamenti n.24, 424 e 486 con 21 voti favorevoli e 25 contrari.

Successivamente si è aperta la discussione sugli emendamenti nn. 25, 434 e 487.

Intervenendo sull’ordine dei lavori, il consigliere Gaetano Ledda (Misto) ha chiesto la ragioni per le quali è stata dichiarata l’inammissibilità dei suoi emendamenti in materia di compiti dell’agenzia agricola Agea e sulla stabilizzazione dei lavoratori Aras. Mi sembra una decisione anomala, ha concluso, «visto che le stesse proposte sono state esaminate ed approvate dalla commissione».

Il presidente Ganau ha spiegato che le proposte in oggetto, modificando leggi di settore ed intervenendo sulla materia del personale, costituiscono precisi motivi di inammissibilità.

Il capogruppo di Forza Italia Pittalis ha osservato che, in realtà, si tratta di proposte che intervengono su razionalizzazione di spesa e semplificazione delle procedure; il giudizio quindi andrebbe sospeso, considerando l’utilità del loro contributo.

Il presidente Ganau ha ribadito che le cause di inammissibilità sono puntualmente indicate dalle norme.

Successivamente il Consiglio ha respinto gli emendamenti nn. 25, 484, 487, 26,488, 27, 425, 489, 28, 426, 29 e 427.

Si è quindi aperta la discussione sugli emendamenti nn. 30 e 428.

Il vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda ha sottolineato che, anche in materia di provvedimenti per occupazione, «non possiamo che far notare una profonda mancanza di visione perché sarebbe stato davvero auspicabile impegnarsi per qualcosa di concreto, mentre è molto riduttivo concentrarsi su questa parte della legge 28 anziché dare vita ad un programma organico capace di valorizzare nuove tipologie economiche».

L’altro vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde ha dichiarato che «probabilmente i padri costituenti si stanno rivoltando nella tomba, perché la maggioranza è stata prima capace di approvare una norma che modifica il codice di procedura civile determinando l’impignorabilità di alcuni crediti, ora stiamo rischiando una bruttissima figura inventando una specie di condono perché si concede a chi ha sbagliato di fare altre scelte, mentre invece il principio guida deve essere: chi sbaglia paga».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha parlato di «stravolgimento della legge 28, che peraltro ha movimentato risorse ingenti senza raggiungere gli obiettivi, l’operazione che si propone è inaccettabile, perché si sta sanando chi ha costruito un albergo o una iniziativa con quei fondi, legittimando cambio di destinazioni da produttive a residenziali e viceversa». La maggioranza non si rende conto, ha concluso, «che così com’è scritta la norma ha un effetto devastante, perché pretende di trasformare il fango in oro».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori) ha definito il provvedimento «un’altra di quelle cose che nascondono operazioni pericolosissime per consentire a pochi fortunati di cambiare destinazioni d’uso dimenticando che hanno sempre vincoli temporali; nei fatti, declassando la destinazione produttiva si apre a residenze di vario tipo, per esempio socio sanitarie, nascondendosi dietro una legge che voleva aiutare  giovani rilanciando il turismo».

La consigliere Rossella Pinna (Pd) ha definito le preoccupazioni della minoranza «del tutto infondate; la norma prevede chiaramente il riferimento a chi non ha ancora completato gli interventi e può entrare nel mercato con una proposta di diversa che comunque rientra nell’abito della stessa legge».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha insistito invece sul fatto che «la preoccupazione ci sta tutta perché si sta cambiando a posteriori le condizioni dei bandi emanati a suo tempo; Italo Svevo nella coscienza di Zeno riproponeva il tormento del malato nel seguire il percorso indicato dal medico, qui invece salvando il salvabile a tutti i costi non è possibile, ci sono errori gravi e in più la norma non serve a raggiungere gli scopi».

Il capogruppo del Misto, Fabrizio Anedda, ha affermato che se gli investimenti consentiti con le leggi 28\84 e della legge n.1\2002 non sono stati completati è inopportuno consentirne la modifica.

Il consigliere, Paolo Truzzu (Misto-Fd’I) ha dichiarato: «Se chi ha utilizzato i contributi regionali non ha realizzato l’investimento deve rendere i contributi a suo tempo ricevuto». Truzzu ha evidenziato che l’ultimo finanziamento della legge 28 è datato “qualche decennio” ed è, dunque, “difficile giustificare a distanza di 16 anni chi non ha completato gli investimenti”.

Posto in votazione l’emendamento n.30 uguale al n. 428 non è stato approvato con 27 contrari e 20 favorevoli.

Il presidente del Consiglio, ha annunciato la votazione dell’emendamento n. 31, uguale al n.429, e la consigliera Alessandra Zedda (Fi) si è espressa a favore della soppressione del comma 7 all’articolo 2. Così come il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, che ha ricordato che la legge 28 “chiusa nel 2000” non è mai stata notificata all’Unione europea ed ha affermato: «Volete consentire a chi avrebbe dovuto restituire il contributo la trasformazione in sanatoria dell’investimento».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori) ha dichiarato voto a favore dell’emendamento soppressivo ed ha ricordato il dettato delle direttive di attuazione della legge 1\2002 evidenziando che “le direttive di attuazione fanno riferimento ai vincoli comunitari e dunque si rischia di riproporre il caso degli operatori del settore turistico ricettivo costretti a restituire i contributi della legge 9”.

Anche il consigliere, Marco Tedde (Fi) si è detto favorevole alla soppressione ed ha accusato la Giunta di essere “distratta sul tema dello sviluppo economico”.

Il consigliere, Mario Floris (Misto-Uds) ha ricordato “il grande dibattito a suo tempo sviluppatosi in Consiglio sulla legge 28” e i positivi risultati conseguiti con l’applicazione della norme per agevolare l’occupazione giovanile. «Visto l’importanza dell’argomento – ha concluso – sospendiamo un attimo i lavori e cerchiamo di modificare in positivo le disposizioni della legge 28».

Posto in votazione l’emendamento n.31, uguale al n. 429, non è stato approvato con 24 contrari e 18 a favore.

Sull’emendamento n. 32, uguale al n. 430 e al n. 490, è intervenuto il consigliere, Oscar Cherchi (Fi), che ha invitato l’assessore dell’Agricoltura a spiegare se il dettato del comma 8 (introduce la possibilità di dare in affitto o a titolo gratuito terreni  a giovani agricoltori) sia o no in contrasto con le misure del Psr. La consigliera, Alessandra Zedda (Fi), ha criticato la scarsa attenzione che la finanziaria riserva all’Agricoltura («un settore da potenziare con risorse che non ci sono in questa finanziaria») ed ha definito il comma 8 “una semplice norma di principio”. Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, ha proposto l’introduzione del “fide pascolo” insieme con l’affitto: «Una formula veloce e corretta che è utilizzata con successo in molti Comuni della Sardegna per gli usi civici»

Il consigliere Marco Tedde (Fi), ha criticato la formulazione del comma 8 («è una disposizione bucolica non finanziaria») ed ha espresso contrarietà “alla locuzione classica del mondo ambientalista” e cioè quella riportata sempre nel comma 8 “contenere il consumo dei suoli agricoli”. Luigi Crisponi (Riformatori) ha sottolineato la genericità del comma 8: «E’ un pasticcio e merita di essere soppresso». Mentre il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, ha ricordato che il comma è stato approvato all’unanimità in commissione e ha invitato la maggioranza a valutare la proposta dell’introduzione del “fide pascoli” formulata da Angelo Carta. Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis (Fi) ha criticato al formulazione del testo («la norma così come è congegnata non consente di conseguire la finalità di concedere terre coltivabili ai giovani agricoltori») ed ha chiesto una breve sospensione per giungere ad una migliore formulazione.

Il capogruppo Psd’Az, Carta, ha quindi formulato l’emendamento orale: «al comma 8 dell’articolo 2, dopo le parole “cessione in affitto” aggiungere  le parola “o fide pascolo” e il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, è intervenuto per esprimersi a favore sia dell’emendamento orale che della proposta di sospensione avanzata da Pietro Pittalis.

L’Aula si è espressa però contro la sospensione e non ha dichiarato contrarietà per la modifica orale avanzata dal capogruppo della minoranza Angelo Carta (Psd’Az).

Si è quindi proceduto con la votazione dell’emendamento soppressivo n. 32, uguale al n.430 e al n. 490, che non è stato approvato con 29 contrari e 15 favorevoli. (A.M.)

Il presidente Ganau ha quindi messo in discussione l’emendamento 491, soppressivo parziale del comma 8 dell’articolo 2.

Gianluigi Rubiu, capogruppo dell’Udc e primo firmatario della proposta correttiva, ha sostenuto che è ridicolo prevedere la dicitura “consumo dei suoli” in campo agricolo. «Lavorare un terreno non significa consumarlo – ha detto – per questo il comma va abrogato».

Daniele Cocco, capogruppo di (Sel), ha difeso il contenuto della norma. «Noi con questo comma vogliamo dire che il terreno va destinato esclusivamente all’agricoltura evitando altre attività». E’ quindi intervenuto Gianluigi Rubiu che ha annunciato il ritiro dell’emendamento 491.

Si è poi passati all’esame dell’emendamento soppressivo parziale 33 (Pittalis e più) identico agli emendamenti 431(Truzzu) e 492 (Rubiu e più) con i quali si proponeva la cancellazione del comma 9 dell’articolo 2.  

Alessandra Zedda (Forza Italia) ha annunciato il suo voto a favore «Dopo i giovani agricoltori volete prendere di mira anche i pescatori – ha detto la consigliera azzurra – come si fa a prevedere un reddito ulteriore per una categoria che fatica ad avere un reddito ordinario? Non riusciamo a mettere mano a una legge organica di settore, anziché pensare a un piano complessivo ci occupiamo di questioni minori».

Gianluigi Rubiu, capogruppo dell’Udc, ha contestato la formulazione della norma. «Vi siete superati con invenzioni difficili da comprendere – ha detto Rubiu – prevedete un progetto sperimentale per le attività di pesca-turismo, fish-watching e visite turistiche nelle zone colpite dai danni da delfini. Mi spiegate cosa significa? O è un errore causato dal copia-incolla oppure è frutto della fantasia di qualcuno».

Anche Luigi Crisponi (Riformatori) ha espresso forti perplessità sulla norma: «Vedo che l’assessore si nasconde perché si vergogna. Il testo dell’articolo fa riferimento a settori produttivi ma non si capisce se si parla di operatori della pesca o imprenditori ittici – ha rimarcato Crisponi – questi ultimi sono stati normati con la legge 11 del 2015 che tutela ittiturismo e pesca-turismo. Non si capisce il senso di questo articolo. Vorrei capire se si possono inserire anche i cacciatori. E’ un pasticcio, non è chiaro di che cosa si parla».

Marco Tedde (Forza Italia) ha ribadito il suo giudizio negativo sulla manovra finanziaria. «Anche in questo articolo sono presenti una serie di norme intruse inserite dalla Commissione che ha radicalmente modificato il disegno di legge originario. Vorrei sapere chi è l’autore di questo comma che sembra una goliardata ma è invece caratterizzato dalla volontà di dare risposte a una certa categoria in vista delle elezioni amministrative». Tedde, dopo aver ricordato che la legge di stabilità impone la discussione di provvedimenti finanziari di larga portata e non di piccoli progetti, ha chiesto lumi alla maggioranza sulle risorse disponibili per attuare le previsioni dell’articolo 2.

Oscar Cherchi (Forza Italia) pur riconoscendo le difficoltà dei piccoli pescatori per i danni causati dai delfini ha detto di ritenere inadeguato un intervento come quello previsto dal comma 9 dell’articolo 2. «La norma va cassata per ripristinare un percorso differente, magari discutendone in modo più appropriato in Commissione».

Luca Pizzuto (Sel) ha svelato all’Aula di essere lui l’estensore del comma 9 rivendicandone con orgoglio il contenuto. «Cerchiamo, come sempre, di schierarci dalla parte degli ultimi e degli emarginati – ha spiegato Pizzuto -abbiamo raccolto un’istanza forte proveniente dalla piccola pesca . Ormai non bastano più i dissuasori, i delfini aspettano le barche all’uscita dal porto e le seguono al largo, una volta gettate le reti mangiano il pesce e causano danni alle attrezzature. Il nostro obiettivo è costruire insieme ai pescatori un progetto che consenta di trasformare il delfino in una risorsa e non in un problema. Si potrebbero portare famiglie e bambini a vedere i delfini e pensare alla figura del pescatore non in contrasto con il delfino ma come un amico, un custode del mare. Proviamo a dare una risposta sperimentale che non ha precedenti».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis rivolgendosi al presidente della Commissione “Attività Produttive” ,Luigi Lotto, ha chiesto chiarimenti sulla norma in discussione. «Se il presidente Lotto riesce a convincermi sull’utilità di questa norma sono pronto a votarla. Quello che ha detto Pizzuto mi convince invece a mantenere l’emendamento soppressivo – ha affermato il capogruppo di Fi – che senso ha proporre un emendamento quando un progetto sperimentale può essere proposto direttamente dall’assessore? Questo è il punto debole del ragionamento: Pizzuto pone il problema serio dei danni alla piccola pesca ma non c’è la previsione di un centesimo di risorse finalizzate al ristoro dei danni. Questo è il problema che ci si deve porre in finanziaria, non è questa la sede per discutere di questa materia. Stiamo dando l’idea che il problema si possa risolvere in questo modo».

Angelo Carta, capogruppo del Psd’Az, ha ricordato che il problema dei danni causati al settore ittico non riguarda solo la piccola pesca. «Nei giorni scorsi abbiamo sentito in audizione in V Commissione i rappresentanti dei compendi ittici di Cabras e Marceddì che hanno parlato dei danni ingenti causati dai cormorani- ha detto Carta – 15mila uccelli mangiano ogni giorno quintali di pesce causando un danno di 4 milioni di euro all’anno. Questo è un problema che dovrebbe essere affrontato in finanziaria. Parlare di danni dei delfini mi sembra esagerato».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha detto di apprezzare il chiarimento di Pizzuto: «Ne condividiamo la ratio ma non si può inserire questo problema in finanziaria – ha detto Rubiu -Pizzuto ritiri l’emendamento e si pensi a un provvedimento complessivo da discutere in Commissione».

Il presidente della V commissione Luigi Lotto (Pd) ha detto di comprendere l’obiettivo di fondo del consigliere Pizzuto. «Lo rassicuro sul fatto che la legge 11 del 2015 affronta questo problema e lo può risolvere – ha spiegato Lotto – l’articolo 12 prevede la fattispecie, questo comma non fa che rafforzare il concetto».

Il capogruppo dei Cristiano Socialisti Popolari Pierfranco Zanchetta ha detto di condividere la proposta contenuta nel comma 9 dell’articolo 2. «La norma cerca di spiegare che, con l’attività dei piccoli operatori e con la loro conoscenza delle aree marine, si possono incrementare le attività complementari come la pesca turismo. Il comma 9 non va in contraddizione con altre norme ma implementa gli interventi».

Il consigliere dell’Uds Mario Floris ha rivolto un monito all’Aula sull’esigenza di fare chiarezza sulla tecnica legislativa. «Esistono diverse circolari della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica che invitano le assemblee legislative a non  improvvisare ma a essere precise – ha spiegato Floris – nessuna norma può essere neutra, tutte devono fare riferimento ad altre norme. Noi approviamo articoli scritti da noi stessi che non rispettano la tecnica legislativa. E’ necessario specializzarsi, si facciano corsi specifici. Altrimenti si alza la mano senza capire».

Giuseppe Fasolino (Forza Italia) ha detto di comprendere le motivazioni che hanno indotto il collega Pizzuto a scrivere il contenuto del comma 9 dell’articolo 2 ma di non condividerne la soluzione indicata «I delfini distruggono le reti, il povero pescatore non lo si convince a modificare le sue attitudini. Servono un progetto serio e risorse adeguate per dare una mano alla piccola pesca che rappresenta una parte importante della nostra tradizione e una garanzia per far arrivare sui banchi dei mercati pesce sano e genuino».

Fabrizio Anedda, capogruppo del Misto, dopo aver ricordato una sua recente partecipazione a un convegno sulla pesca, ha giudicato “insufficienti” le proposte contenute nella norma in discussione per risolvere i problemi del comparto. «Non basta un comma o un semplice emendamento – ha detto Anedda – serve un progetto complessivo per tutti i danni causati al settore».

Per il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni la vera questione è che «questa finanziaria non ha anima, carattere e indirizzo. E’ un affastellato di considerazioni personali. La finanziaria dovrebbe contenere norme armoniche, ci sono invece disposizioni che cozzano una contro l’altra. Non c’è un punto di arrivo e mi sembra che manchi anche un punto di partenza».

Il presidente della Commissione Bilancio Franco Sabatini ha precisato che la finanziaria stanzia 1,3 milioni di euro per i danni causati dai cormorani e 100mila euro per quelli provocati dai delfini. «Condivido l’obiettivo della proposta – ha detto Sabatini – il comparto della pesca è sottovalutato e spesso dimenticato. Nello scorso settennio quasi tutti i fondi della programmazione europea sono stati restituiti. Ogni assessorato ha cercato di liberarsi del problema, questo comparto meriterebbe invece l’istituzione di una direzione generale. Dalla pesca-turismo potrebbero arrivare molti posti di lavoro».

Secondo Mario Tendas (Pd), il comma 9 dell’articolo 2 affronta una parte limitata di un problema molto più complesso. «C’è la questione dei danni causati nelle lagune dai cormorani – ha ricordato Tendas – se si parla di fauna selvatica bisogna comprendere anche quelli causati da cinghiali, daini etc. Il problema sta crescendo in modo esponenziale. Nell’oristanese sono presenti circa 18mila cormorani, erano 13mila cinque anni fa. Tutto passa attraverso gli abbattimenti controllati ma serve approvare un piano faunistico regionale che ancora non abbiamo, altrimenti il problema non si risolve».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione gli emendamenti 33, 431 e 492 che sono stati respinti con 30 voti contrari e 15 a favore.

Successivamente sono stati messi in votazione gli emendamenti soppressivi totale del del comma 10 n.34 (Pittalis e più), uguale al 432 (Truzzu) che il Consiglio ha approvato con 46 voti favorevoli, un contrario ed un astenuto. Di conseguenza viene abrogato il comma 10 dell’art.2 che prevedeva “nelle aree all’aperto”, modificando la legge regionale 22/84 sulla classificazione delle strutture ricettive, “la presenza di tende, caravan o altri manufatti in muratura e non, fino al 40% della superficie complessiva della struttura”.

Subito dopo l’Aula ha respinto a maggioranza una serie di emendamenti presentati dall’opposizione.

A seguire il presidente ha messo in votazione il testo dell’art. 3.

Intervenendo per dichiarazione di voto il consigliere Peppino Pinna (Udc) si è dichiarato «sorpreso e deluso dall’assessore Paci e dal presidente della commissione Sabatini per aver espresso parere contrario su un emendamento, da me presentato, che ristabiliva un equilibrio fra il comune di Barrali, che beneficia di un intervento per completare un’opera incompiuta, e quello di Ossi per 800.000 che si trova in condizioni analoghe; ritengo la decisione ingiusta, perché segue la logica di due pesi e due misure».

Il presidente ha ricordato che occorre prima mettere in votazione il testo dell’art.3, che l’Aula ha approvato con 31 voti favorevoli e 15 contrari.

Successivamente è stato messo in votazione l’emendamento n.498, oggetto dell’intervento del consigliere Peppino Pinna.

Sulla proposta l’assessore della Programmazione Raffaele Paci ha affermato che, dopo un ulteriore esame della proposta, la stessa sarà inserita nella programmazione territoriale dell’area vasta di Sassari, dove troverà adeguata copertura.

Il consigliere Pinna, dopo la dichiarazione dell’assessore Paci, ha annunciato il ritiro dell’emendamento.

Subito dopo il Consiglio ha approvato, con 29 voti favorevoli e 3 contrari, l’emendamento n.713 (Sabatini e più) che prevede l’utilizzo di spese ed economie di gestione per programmare interventi a sostegno dell’imprenditoria femminile.

Subito dopo è stato messo in votazione l’emendamento n.298

Il consigliere Paolo Truzzu (Misto-Fdi), primo firmatario, ha affermato che la proposta ha la finalità di «sollevare il livello di attenzione su quanto succede in Sardegna dopo il  dibattito dei giorni scorsi su cui sono intervenuti fra gli altri il presidente della Fondazione Banco di Sardegna Antonello Cabras e l’economista Paolo Savona, per affermare che se si continua ad investire alcuni settori avviati su un binario morto solo per garantire l’esistente, resta al palo un modello di sviluppo alternativo». C’è invece un nuovo mondo, ha concluso Truzzu, «che ha capacità e competenza su cui la Regione non investe neanche un euro nonostante non sia una moda passeggera; sarebbe giusto dunque dare un segnale con un intervento di 3 milioni».

Al voto, l’emendamento è stato respinto.

Successivamente l’Aula ha esaminato l’emendamento n.299

Il consigliere Paolo Truzzu (Misto-Fdi), primo firmatario, ha ricordato che «si tratta di un altro emendamento importante, dopo il finanziamento di 150.000 euro per la filiera cerealicola, sarebbe necessario investire altri 150.000 euro a tutela dell’olio sardo dopo le note vicende del prodotto tunisino che potrebbe minacciare il nostro pur essendo di qualità inferiore e mescolato con additivi chimici; su questo sfidiamo la maggioranza».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori) ha concordato con Truzzu chiedendo l’attenzione del Consiglio, «con un intervento modesto ma significativo» e ricordando che il recente premio Ercole olivario cui hanno partecipato ben 250 produttori è stato vinto da azienda sarda di Oliena; a quella azienda come a tante altre della filiera dobbiamo mandare un segnale della Regione».

Il consigliere Fabrizio Anedda, rispondendo ai colleghi che hanno citato illustri economisti ha ricordato che «forse hanno dimenticato che non si va avanti senza un progetto industriale per l’agricoltura, perché nel passato le risorse per progetti e molte consulenze hanno consumato risorse preziose destinate alle imprese».

Il capogruppo di Forza Italia Pittalis ha auspicato che l’assessore assuma le opportune iniziative «a tutela dei produttori sardi dopo il voto di Soru che ha votato a favore dell’olio tunisino senza dazi, cosa che sta passando sotto silenzio; poi anche Pigliaru è andato in Tunisia ma il governo regionale è rimasto in silenzio, eppure gli operatori hanno bisogno di un segnale dalla Regione».

Ha assunto la presidenza dell’Assemblea il vice presidente Eugenio Lai.

L’assessore dell’Agricoltura Elisabetta Assessore Falchi, a nome della Giunta, ha assicurato che «il settore olivicolo viene considerato importante e strategico dalla Regione; a breve si apriranno i tavoli di filiera per mettere a punto politiche di settore inserite nel Piano di sviluppo rurale, sarà grande opportunità per rilanciare i nostri prodotti di qualità, dopo mancanza di scelte politiche incisive del passato». Quanto alla concessione delle terre ai giovani, per l’assessore «sono una opportunità importante perché, pur non prevedendo risorse, aprono spazi per il primo insediamento dei giovani in agricoltura, con procedure più semplici».

L’emendamento è stato poi respinto. Successivamente sono stati messi in votazione l’emendamento n.500 assieme all’emendamento collegato n.790.

Il Consiglio ha approvato l’emendamento principale n.500, presentato dalla Giunta regionale, che prevede l’assegnazione di 200.000 a favore delle camere di Commercio “per azione di animazione territoriale a favore del sistema delle imprese”. E’stato invece respinto l’emendamento collegato n. 790.

Posto in votazione non è stato approvato l’emendamento 791 all’emendamento 736 che è stato approvato con successiva votazione (29 sì, 19 no) e autorizza un contributo straordinario di 200mila euro a Laore.

Posto in votazione l’emendamento 265, il presentatore Alessandro Unali (SdL) ha accolto l’invito al ritiro soltanto dopo le rassicurazioni dell’assessore Paci circa l’impegno a favore della ricerca e dei centri di ricerca. Ma l’emendamento è stato posto in votazione e non approvato (20 sì e 26 no) dopo che era stato fatto proprio dal capogruppo del Psd’Az, Carta. Non approvato (28 no e 19 sì) l’emendamento n. 300 mentre è stato approvato con 40 a favore, 3 contrari e 4 astenuti, l’emendamento n. 796 che sostituisce totalmente l’aggiuntivo n. 243 e autorizza un contributo di un milione e mezzo di euro al dipartimento aerospaziale della Sardegna. Non approvati in sequenza: il 244 e il 245. Sull’emendamento 246 è intervenuto il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori) che ha accusato la Giunta e la maggioranza di scarsa attenzione per il settore del piccolo commercio e dell’artigianato. A favore dell’emendamento sono intervenuti anche Marco Tedde (Fi) e il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, mentre il capogruppo del Misto, Fabrizio Anedda, ha evidenziato che nella scorsa legislatura non si è registrato alcun intervento per il commercio e l’artigianato ma soltanto per la promozione turistica. Quindi hanno dichiarato voto a favore del 246 Giuseppe Fasolino (Fi) («emendamento importante perché riguarda i piccoli esercizi pubblici che hanno la possibilità di creare economia e ricchezza in Sardegna») e Paolo Truzzu (Misto-FdI): emendamento in linea con le nuove strategie dell’Ue non più rivolte a sostenere solo le grandi aziende. Dunque, è intervenuto l’assessore del Bilancio e della Programmazione per ribadire che “per la prima volta il commercio può avere accesso ai fondi europei e si è registrato un’enorme interesse delle associazioni dei commercianti per gli interventi a catalogo, a sportello a sostegno del settore”

L’Aula non ha approvato l’emendamento 246 ( 27 no e 16 sì), né il 247 (il consigliere Crisponi ha replciato ad Anedda in sede di dichiarazione di voto sulle mancate azioni a sostegno del piccolo commercio) e neppure il n. 248 (27 no e 17 sì).

Dopo non aver approvato il n. 501 (28 no e 16 sì) il Consiglio ha dato il via libera all’emendamento 502 (29 sì e 14 no) che su proposta della Giunta sulle operazioni finanziarie e creditizie riguardanti le imprese della cooperazione, ad eccezione delle coop agricole, della pesca e del credito. Il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu, ha quindi comunicato il ritiro degli emendamenti a sua firma, n. 503, 504, 505, 506 e 507. Posto in votazione l’emendamento 653 non è stato approvato (28 no e 17 sì) mentre è stato approvato all’unanimità, con l’aggiunta della firma anche del consigliere Paolo Truzzu (Misto-Fdi), l’emendamento n. 654 in materia di finanziamento delle politiche di internazionalizzazione. Non approvato il 655 (26 no e 17 sì), né il n.792, aggiuntivo del 737. Il capogruppo dell’Udc, Rubiu, ha annunciato il ritiro dell’emendamento n. 575 e dopo le dichiarazioni di voto a favore dei consiglieri Gaetano Ledda (Misto-La base),  Crisponi (Riformatori), Lotto (Pd) e Dedoni  è stato approvato con 39 favorevoli e 5 astenuti, emendamento n.737 che autorizza la spesa di 200.000 euro a favore delle società di gestione degli ippodromi di Villacidro, Sassari e Chilivani.

Accolto l’invito al ritiro dal primo firmatario (Sabatini) dell’emendamento 714, il presidente di turno dell’Assemblea, Eugenio Lai, ha dichiarato conclusi i lavori della seduta pomeridiana ed ha convocato il Consiglio domani mattina, alle 10.00.

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Palazzo del Consiglio regionale 3 copia

In Consiglio regionale oggi si è conclusa la discussione generale sulla manovra finanziaria 2016-2018 e sono stati votati il passaggio agli articoli e l’ordine del giorno sul Defr.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con la discussione generale sulla manovra finanziaria 2016-2018.

Sull’ordine dei lavori, il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha affermato di aver appreso che l’assessore dell’Industria ha annunciato la presentazione del nuovo il Piano energetico invitando i consiglieri regionali: «Noi siamo molto interessati», ha detto, «ma questo appuntamento si sovrappone con i lavori dell’Aula e chiediamo quindi il rinvio della presentazione perché vorremmo partecipare».

Successivamente il presidente ha dato la parola al primo consigliere iscritto a parlare, Fabrizio Anedda del gruppo Misto.

Anedda ha aperto il suo intervento affermando che «la finanziaria fa emergere la tremenda crisi della Sardegna nonostante alcuni indicatori positivi, ricordando però che nello stesso tempo tutte le forze sociali tracciano un quadro ancora preoccupante, per licenziamenti e moria di imprese». Come per 2015, ha aggiunto, «abbiamo un bilancio ingessato con spese obbligatorie che ipotecano gran parte le risorse disponibili, cosa che forse non interessa gran parte della maggioranza che questa mattina è stata assente dal dibattito, e forse significa che non si è capita la drammaticità della situazione». Passando ad esaminare la situazione dei singoli settori, il consigliere ha ricordato le forti criticità della sanità, dell’utilizzo delle risorse europee, del mancato accesso al credito per imprese, indebitare con l’erario e le banche». Servono dunque scelte coraggiose fra le quali Anedda ha indicato quella di un accordo con le due banche sarde «per dare più risorse ai settori manifatturiero ed agro alimentare, per esempio, e non alle solite partecipate, piene di personale ma sostanzialmente inattive». Quanto alle aree industriali di crisi di Ottana, Porto Torres e Portovesme, secondo Anedda «bisogna avere il coraggio di dire ai cassaintegrati che non ci sono più le condizioni del passato e che forse è meglio tornare all’agricoltura, puntando su una economia nuova fondata sul rilancio dell’edilizia, del patrimonio boschivo e dei nei punti franchi nei porti». In generale, ha concluso, «questa doveva essere una finanziaria di sinistra ma invece tutto è stato lasciato agli spiccioli degli emendamenti; la maggioranza deve stare più attenta a questo, perché la vera occupazione non è quella dei call-center che poi chiudono quando finiscono gli incentivi».

Emilio Usula (Soberania-Indipendetzia), ha esordito dicendo che «non è facile fare una valutazione compiuta della manovra, tenendo comunque presente che siamo alla seconda finanziaria ed è il momento della piena responsabilità senza trovare attenuanti». Noi Rossomori, ha continuato Usula, «siamo forza di governo e ci assumiamo la nostra parte di responsabilità ma solo quella e riteniamo che questo bilancio sia povero rispetto ai bisogni che vogliamo aggredire ed alle risposte che vogliamo dare, soprattutto in materia di lavoro». Il collega Sabatini dice che bisogna consolidare la crescita e creare posti di lavoro in una fase di difficoltà, attraverso investimenti privati e pubblici? Sono d’accordo, ha affermato Usula, «abbiamo lavorato per questo per aumentare le risorse disponibili per rispondere al bisogno di terra esausta lasciata da anni in abbandono dalle amministrazioni di centro-destra». Entrando nel merito delle proposte del partito, il consigliere ha ricordato la sua richiesta «di conoscere risorse gestite anche da Sfirs, presentando su questo punto con altri 9 consiglieri un pacchetto di emendamenti che non ritiriamo; abbiamo chiesto anche chiarezza su somme non utilizzate o non impegnate da fondi di garanzie o rotazione, ma stiamo aspettando queste risposte da metà febbraio, così come attendiamo notizie su altri fondi di società in liquidazione come l’ Insar, sono soldi della Regione e dei Sardi e vogliamo sapere». Quanto al mutuo per le infrastrutture, per Anedda «non è chiaro cosa stia producendo per nostre imprese ed i territori, e quali spazi ci siano per enti locali; in questi passaggi c’è l’anima politica di questa maggioranza, l’anima del nuovo modello di sviluppo che chiede la nostra gente, il cuore del progetto con cui vogliamo creare posti di lavoro per famiglie per aggredire le povertà». Infine, la vertenza entrate che, a giudizio di Anedda, va rilanciata con più forza, «perchè siamo stati troppo deboli e il rapporto di collaborazione non può essere in equilibrio se non ci sono risposte concrete». Nonostante queste grandi difficoltà, ha concluso il consigliere, «va riconosciuto che molto si sta facendo di positivo, ma dico No ad emendamenti-marchetta perché rappresentiamo la Sardegna; proporremo solo emendamenti generali su lingua, cultura, per la quale chiediamo più attenzione».

Angelo Carta, sardista, ha dichiarato che «intervenire su manovra è complicato anche perché la Giunta afferma di voler sostenere la ripresa con strumenti adeguati ma la ripresa non c’è se non per uno zero virgola ed anzi incontriamo ogni giorno solo operai che hanno perso lavoro ed ammortizzatori ed artigiani che dicono di non farcela, quanto agli strumenti di sostegno, che siano risorse o atti normativi, le prime sono scarsissime e dal punto di vista normativo non c’è niente». Le cose da fare per invertire la rotta? A giudizio di Carta «cancellare l’aumento Irap superando ogni ambiguità, istituire la zona franca trattata finora con troppa sufficienza dimenticando che metterebbe nelle mani della alla Regione una fortissima leva fiscale, puntando poi su semplificazione ed accelerazione delle procedure degli appalti pubblici, sostegno alle zone interne non solo a parole». Perché la Regione, ha chiesto l’esponente sardista, «non studia come spostare da Cagliari una parte delle 32.000 buste paga della Regione, come spostare la sede Consiglio a Nuoro e della Giunta ad Oristano? Si potrebbe fare senza togliere nulla a Cagliari e senza chiedere permesso allo Stato, la Regione sarebbe al centro della Sardegna e più vicina ai cittadini». Sulla vertenza entrate, ha detto concludendo, «ha ragione Sabatini, è stata una scelta scellerata che ci sta costando troppo, così come va rivendicata una vera tariffa unica tariffa unica su rifiuti, perché Cagliari paga meno di Nuoro eppure prende l’acqua dal centro della Sardegna».

Il capogruppo di Popolari-Socialisti, Pierfranco Zanchetta, seppur dichiarando di condividere le preoccupazione espresse dal sardista Angelo Carta, sui territori “dimenticati” dalla Regione ha invitato i colleghi della minoranza ad evitare “demagogiche lamentazioni” ma di tenere a mente il comune obiettivo di favorire e sostenere la crescita delle nostre comunità e dell’intera Sardegna.

«Quando ci si strappa le vesti – ha dichiarato l’esponente della maggioranza – ci si dimentica anche di aver avuto la responsabilità di governo ed è per questo che le analisi vanno fatte a tutto tondo e avendo come punto di riferimento l’ultimo decennio».

Zanchetta è quindi entrato nel merito delle principali azioni contenute nella Manovra, ad incominciare dall’aver scongiurato l’aumento delle tasse ed ha proseguito il suo intervento auspicando una “forzatura” con lo Stato per il riconoscimento dell’insularità.

Il capogruppo Upc ha quindi evidenziato “la leggera ripresa” certificata dai principali indicatori economici: «C’è la ripresa nel mercato del lavoro e delle produzioni e c’è un miglioramento nei della sanità».

«Sostenere la ripresa è l’impegno – ha proseguito – ed è un punto fermo di una rotta già tracciata». Zanchetta ha concluso con alcune considerazioni riguardanti la cosiddetta crisi della politica: «Vogliamo recuperare il ruolo della politica anche all’interno di una manovra finanziaria, vogliamo cioè dare un’anima politica alla legge finanziaria».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha evidenziato come da sempre sia stato attribuito un ruolo centrale al dibattito sulla legge finanziaria in Consiglio Regionale, lamentando che senza un “vero dibattito” non si può capire quale sarà l’indirizzo e il verso dello sviluppo futuro.

L’esponente della minoranza ha lamentato quindi la carenza di dibattito e l’assenza di risposte da parte dell’esecutivo e soprattutto la mancanza di “risposte per i sardi con questa manovra”. «Se analizziamo il bilancio – ha proseguito – vediamo che i settori più importanti dall’artigianato, al commercio, al turismo, alle scuole, sono state di fatto definanziati».

Dedoni ha quindi insistito, preannunciando interpellanza e mozione, sul funzionamento del sistema informatico regionale e su tutto ciò che attiene i relativi  stanziamenti, appalti, affidamenti, nonché quali risparmi si siano realizzati con il Sisar, il Sisal, etc.

Il capogruppo dei Riformatori ha quindi criticato la chiusura dell’ufficio di Bruxelles («però aprite un ufficio di lavoro in Svizzera») e gli scarsi impieghi realizzati («60 milioni») con il muto sulle infrastrutture da 700 milioni di euro.

Il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, ha definito il dibattito in corso sulla finanziaria “la solita liturgia, con la minoranza che attacca e la maggioranza che si difende”. «Questa – ha ammesso Cocco – sarebbe dovuta essere la nostra prima legge finanziaria ma dobbiamo dirci già fortunati se gli indicatori negativi sono rimasti immutati rispetto allo scorso anno, visto la gravità della situazione». A giudizio del capogruppo Sel nel corso degli ultimi giorni sono intervenute modifiche migliorative alla manovra: «Abbiamo ripristinato i fondi per le politiche sociali e mantenuto intonso il fondo unico per gli enti locali».

Daniele Cocco ha quindi ricordato una serie di momenti importanti che attendono il centrosinistra (rete ospedaliera e riforma sanitaria) ed ha auspicato azioni di “perequazione” tra i territori, a seguito dell’approvazione della riforma degli enti locali.

Il consigliere di Sel ha quindi  ripreso l’intervento del suo collega Carta per rilanciare la proposta di trasferire a Nuoro l’Ente foreste ed ha così concluso il suo intervento: «Abbiamo un’idea della Sardegna ma abbiamo a che fare con risorse scarse e per questo dico che serve far sentire la nostra voce verso lo Stato perché si possano utilizzare anche i cosiddetti accantonamenti».

In apertura del suo intervento, il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu, ha riconosciuto alla maggioranza di aver puntato molto nella sua azione politica sul concetto di stabilità finanziaria. «Per le agenzie di rating e per le istituzioni europee la stabilità è il primo elemento della qualità amministrativa. La Sardegna ha ottenuto una valutazione positiva ma i giudizi vengono dati sulla base delle variabili finanziarie trascurando l’economia reale – ha sottolineato Rubiu – i giudizi non tengono conto dei beni e dei servizi prodotti e del livello dei consumi».

Secondo il capogruppo dell’Udc, la stabilità finanziaria non basta a risolvere i problemi dell’Isola. «La crescita è ancora debole. Le cause principali sono la disoccupazione, l’aumento dei flussi migratori, la fuga dei cervelli sardi. Per arrestare questi fenomeni – ha rimarcato Rubiu – bisogna investire sul lavoro e sulla produzione».

L’esponente della minoranza ha quindi annunciato la presentazione di alcuni emendamenti per intervenire sulla sanità, sollecitare politiche attive del lavoro, tutelare i lavoratori in utilizzo, prevedere un sostegno a settori come l’artigianato, l’agroalimentare, la cooperazione giovanile, l’agricoltura.

Da Rubiu è poi arrivato l’invito alla Giunta perché affronti in modo più deciso il confronto con lo Stato. «La vertenza entrate e la questione degli accantonamenti limitano le prerogative statutarie  e rendono impossibile il pareggio di bilancio. La Sardegna non ha libertà di gestione della spesa pubblica, occorre  pretendere dallo Stato una rimodulazione degli accantonamenti. La realizzazione di un’area del Mediterraneo con fiscalità di vantaggio consentirebbe di valorizzare il lavoro e sostenere le imprese. Questo è il bilancio della Quaresima – ha concluso Rubiu – una finanziaria di digiuno, restrizioni e astinenza che rappresenta al meglio la fase religiosa che stiamo attraversando».

A difesa della finanziaria si è invece schierato il capogruppo di “Sovranità, Democrazia e Lavoro” Roberto Desini. «Non è la legge che avrei voluto – ha esordito Desini – mi sarebbe piaciuto avere più risorse a disposizione ma respingo con forza le critiche dell’opposizione quando dice che è una finanziaria senz’anima».

Desini ha ricordato la disponibilità mostrata dalla maggioranza quando ha deciso di rivedere l’aumento di Irap e Irpef dopo il confronto in aula. «Si è fatta una finanziaria che tiene conto della realtà: oltre la metà del bilancio è assorbito dalla spesa sanitaria. Questa è la vera sfida – ha rimarcato il capogruppo di Sdl – bisogna mettere mano al più presto alla riforma della sanità».

Desini ha poi evidenziato il fatto che la manovra finanziaria non abbia previsto tagli al Fondo Unico per gli Enti locali. «La maggioranza di centrosinistra-sovranista va incontro ai comuni, è una scelta politica per salvaguardare la spina dorsale delle istituzioni. I comuni sono per i cittadini la prima porta alla quale bussare».

L’esponente della maggioranza ha infine sollecitato una soluzione in tempi rapidi delle partite ancora aperte con il governo centrale.  «Serve un atteggiamento deciso sugli accantonamenti. La cifra di 680 milioni è spropositata – ha affermato Desini –  la battaglia deve andare di pari passo con quella per le norme di attuazione dello Statuto in materia di entrate fiscali».

A fianco della Giunta regionale si è schierato anche il capogruppo del Pd, Pietro Cocco. «Questa finanziaria è la conseguenza di quelle approvate nelle legislature precedenti – ha detto Cocco – fa specie sentire alcune critiche come quelle dell’on. Zedda. Questa maggioranza ha fatto di tutto per spendere i fondi europei non spesi nella scorsa legislatura».

Rivolto poi al consigliere Michele Cossa, Cocco ha rivendicato il merito di aver portato a compimento la riforma degli Enti Locali. «In precedenza non si è fatto nulla, noi abbiamo portato a termine una processo riformatore. E’ buono? Non lo sappiamo. L’esperienza ci dirà sé è stato fatto bene. Se così non sarà, si potrà correggere e migliorare. Non è vero che è una riforma cagliaricentrica ma un intervento che punta a rendere più diretto il rapporto tra Regione e comuni».

Stesso atteggiamento, secondo Cocco, è stato assunto dalla maggioranza per il miglioramento del sistema sanitario: «Per la prima volta dopo vent’anni si dettano regole certe per la sanità sarda – ha proseguito il capogruppo del Pd – dall’altra parte invece non si è fatto niente. La sanità incide per più del 50% sul bilancio regionale, 3.450 milioni di euro sono una cifra strabiliante sulla quale non si può non intervenire, non si può continuare a mettere la polvere sotto il tappeto. Noi tentiamo di riorganizzare il sistema, risparmiando ma evitando di lasciare i territori scoperti».

Cocco ha poi parlato degli interventi sulla scuola: «Sono stati presentati progetti importanti come “Iscola” che inietta denari consistenti per combattere dispersione scolastica e per rivitalizzare i plessi scolastici consentendo agli studenti di studiare in aule decorose».

In conclusione del suo intervento, Cocco ha puntato l’attenzione sul lavoro. «Il tema vero è la grande difficoltà sul fronte dell’occupazione – ha concluso Cocco – su questo bisogna intervenire. C’è una timida ripresa con 30mila posti di lavoro in più. Non basta, è vero, il varo del piano energetico regionale rappresenta una prima risposta, diciamo cosa pensiamo sul rilancio del sistema energetico».

Pietro Pittalis, capogruppo di Forza Italia, ha invitato il capogruppo del Pd a chiedere scusa all’on. Zedda. «Se Cagliari ha aperto 19 cantieri è grazie all’azione di Alessandra Zedda che da ex assessore della Programmazione si è attivata per rendere operativi i finanziamenti a favore della città capoluogo. Si parli a ragione veduta e con dati certi quando si rivolgono accuse di questo tipo».

Pietro Pittalis ha poi parlato di “evidente imbarazzo” della maggioranza amplificato certificato dagli interventi dei capigruppo del Misto e di Soberania e Indipendentzia  Anedda e Usula che hanno preso le distanze dalla finanziaria. «Al posto di Paci mi sarei dimesso – ha detto Pittalis – i gruppi minori chiariscano cosa vogliono fare. Non è sufficiente dire non va bene, traetene le conseguenze. La verità è che non contate nulla, c’è un presidente ombra Paolo Maninchedda, il resto è affidato all’improvvisazione di una Giunta che non ha una via maestra. La dimostrazione è questa finanziaria».

Rivolto all’assessore Raffaele Paci, Pittalis ha poi stigmatizzato la presenza sul sito della Regione della valutazione dell’Agenzia di rating Fitch sulla solidità della finanza regionale: «C’è un falso nella comunicazione che va eliminato dal sito della Regione – ha detto il capogruppo del Pd – la valutazione dell’Agenzia parla di taglio totale dell’Irap e Irpef che invece non sono state eliminate dalla Giunta ma solo sospese.  State ingannando i cittadini con una falsa comunicazione. Dite quanto state pagando un’Agenzia che ipotizza miglioramenti sulla base di provvedimenti che non esistono. Voi avete reintrodotto l’Irap, mentre  l’addizionale Irpef è stata congelato per questo esercizio».

Contestati da Pittalis anche i dati sull’aumento degli occupati. «Si è parlato di14mila posti di lavoro in più. Da dove arrivano? In quali settori?La verità è che nell’industria sono 5000 in meno, 9000 nelle costruzioni, 16mila nel commercio e nelle attività alberghiere. Attenzione a leggere i dati: i posti di lavoro in più derivano dalle politiche fittizie de Job Act. Noi dell’opposizione continueremo a fare il nostro lavoro di controllo e di verifica e a mettere a nudo le vostre debolezze».

Nella replica della Giunta l’assessore della Programmazione Raffaele Paci messo l’accento sul fatto, «rispetto ai tanti spunti emersi dal dibattito, è difficile tracciare le linee più importanti della manovra sulla quale non c’è alcun trionfalismo ma è sbagliato dimenticare i segnali positivi che ci sono, perché una frazione positiva è meglio di un dato negativo, a cominciare dalle cifre della disoccupazione». Noi preferiamo guardare la realtà, ha proseguito, «nella consapevolezza che i problemi non sono risolti, a cominciare dalla disoccupazione che è ancora al 26%, anzi è proprio a questo dato cui dobbiamo rispondere con una sintesi non trionfalista ma nemmeno appiattita sul tutto va male». I dati più recenti di Eurostat, ha detto inoltre Paci, «dimostrano che l’Italia è al di sotto della media europea e la Sardegna, in riferimento al Pil, è passata dal 78 al 72 per cento delle media europea nel periodo dal 2008 al 2014, superata da alcuni Paesi dell’Est». La nostra economia evidenzia ora segnali deboli ma positivi, ha aggiunto l’assessore, «che dobbiamo sostenere questi segnali anche con la finanziaria, con interventi strutturali rivolti ad accompagnare lo sviluppo e risanare la sanità, un compito quest’ultimo che riguarda tutti». Sulla sanità, ha continuato, «siamo intervenuti concretamente con 330 milioni in più rispetto al 2015 per il piano di risanamento che, ripeto, conviene a tutti e non ci sono alternative». Riferendosi al miglioramento del ciclo economico ed alla crescita delle entrate per 250 milioni, Paci ha ribadito l’azzeramento della preannunciata manovra fiscale sull’Irpef, precisando che ciò ha consentito «di liberare nuove risorse, annullando aumento Irpef e fissando la relativa aliquota al 2.9% la più bassa d’Italia, oltre all’azzeramento di 5 anni per nuove imprese». In sintesi, ha concluso, «non si sono aumentate le tasse, sono stati assegnati 330 milioni in più alla sanità senza intaccare le politiche coperte da fondi regionali, comprese le politiche sociali per 35 milioni, è stato mantenuto intatto il fondo unico per gli enti locali ed è stata decisa la destinazione di fondi europei per 1 miliardo soprattutto per le imprese; un impianto positivo che miglioreremo ancora in aula con ulteriori interventi su lavoro, cultura e università».

Prima del voto sul passaggio agli articoli, il presidente ha invitato i consiglieri ad esprimersi con eventuali dichiarazioni di voto.

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia), contrario, ha sottolineato che «la finanziaria è condizionata da tutto ciò che accade nel Pd con un ulteriore deterioramento dei rapporti fra lo stesso Pd e le forze minori, le quali hanno detto chiaramente che la finanziaria non va bene; non sono problemi di piccole marchette ma riguardano questioni di fondo importanti, come dimostra la posizione dei Rossomori».

Per il Pd Roberto Deriu, favorevole, ha messo in evidenza che «anche con la finanziaria, il centro sinistra intende dare un segnale fortissimo all’università e soprattutto agli studenti con tutti i modi possibili e questa sarà una delle politiche qualificanti della manovra, non contro la Giunta ma in pieno accordo con l’Esecutivo».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia), favorevole, ha detto che «il logoramento della maggioranza interessa poco ai sardi, interessa molto di più non vivere la politica solo nelle buone stagioni; noi siamo per azioni efficaci, gli indicatori ricordati da Paci non li vediamo e lui stesso scrive, a proposito dei servizi per il lavoro, che il riordino non è nemmeno cominciato, mancano propri i presupposti e le politiche attive, il nostro giudizio resta negativo per l’assenza di temi importanti come famiglia, lavoro e semplificazione».

Il consigliere Mario Floris (Misto), contrario, ha lamentato che «parlare in questo Consiglio regionale non è difficile, è inutile, perché l’assessore Paci non ha raccolto nemmeno le proposte che gli sono state rivolte dal presidente della commissione Bilancio, e non solo da lui, in materia di revisione dell’accordo sulle entrate; o ci mettiamo in testa di trattenere in Sardegna il gettito fiscale o non ne usciremo mai, continuando a parlare di numeretti, non chiediamo niente più del dovuto ma questo è l’argomento principale».

Emilio Usula (Soberania-Indipendentzia), favorevole, ha dichiarato che «nessuno può strumentalizzare le nostre posizioni, ribadiamo la lealtà verso la maggioranza senza rinunciare a fare le nostre proposte; siamo e restiamo forza di governo, convinti che, come abbiamo detto, Giunta e maggioranza saranno all’altezza».

Luigi Crisponi (Riformatori), contrario, ha definito imbarazzante «sentire tutto e il contrario di tutto e registrare posizioni contemporaneamente convergenti e divergenti, non si capisce dove si voglia arrivare al di là della mistificazione dei fatti; questa finanziaria, come quella precedente anche da questo punto di vista, è un luogo dove tutti si accapigliano per rincorrere il niente come emergerà dalla discussione degli articoli in molti dei quali saranno nascoste le solite marchette, questo incontrerà la nostra censura e comunque ci riserviamo di proporre i nostri emendamenti».

Oscar Cherchi (Forza Italia), contrario, ha ribadito che a suo giudizio la finanziaria rappresenta «la totale assenza di un progetto politico per la Sardegna; nessuno strumentalizza Usula ma ha detto cose molto diverse da quelle della maggioranza e, quanto a Deriu, la sua attenzione sembra rivolta più all’università che agli studenti, forse perché nella Giunta ci sono molti professori».  

Il consigliere Paolo Truzzu (Fd’I) ha dichiarato voto contrario ed ha affermato: «Si è persa un’occasione e si è assistito al solito rimpallo di responsabilità con poche proposte politiche». «Propongo quindi – ha concluso il consigliere della minoranza – che insieme con gli investimenti in cultura e università si investa sulla natalità per invertire l’inverno demografico».

Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, ha ricordato l’assenza di politiche attive del lavoro, per la formazione professionale e degli investimenti sul capitale umano, riportando le note critiche della Cisl. «Voto contro – ha dichiarato il consigliere della minoranza – ed a proposito di Università ricordo l’espropriazione fatta al Man e all’Università nuorese da parte della Regione».

La consigliera del gruppo Sovranità, democrazia e lavoro, Annamaria Busia , ha dichiarato voto favorevole ed ha rivolto ai colleghi l’invito all’astenersi dall’utilizzo del termine “marchetta”.

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni (Riformatori) ha dichiarato voto contrario ed ha ribadito che “la finanziaria è senza anima” auspicando una revisione dei rapporti tra Regione e Università («ci sono troppi rivoli per la distribuzione risorse ma resta carente lo stanziamento per la ricerca»).

La consigliera Alessandra Zedda (Fi) ha dichiarato voto contrario ed ha sottolineato “l’onestà intellettuale della minoranza” e la “volontà positiva” da sempre dimostrata: «Quanto affermato oggi nel corso del dibattito è la verità, sui vostri ritardi, sul metodo con cui procedete nel fare le leggi e sulla spesa dei fondi comunitari».

Il capogruppo di Fi, Pietro Pittalis, ha espresso solidarietà alla collega Busia sulla questione dell’utilizzo del termine “marchetta” («anche se la questione non riguarda più solo il genere femminile»). L’esponente della minoranza, nel dichiarare il voto contrario ha domandato lumi sull’inserimento nel versante entrare del bilancio, del milione e 800mila euro dei fondi dei gruppi restituiti alla presidenza del Consiglio nella scorsa legislatura: «Avevamo deciso allora che quei fondi andassero nelle casse del Consiglio e non altrove».

Il presidente del Consiglio ha spiegato che lo sblocco dei fondi è stato deliberato con voto unanime dell’ufficio di presidenza.

Posto in votazione il passaggio agli articoli è stato approvato con 31 favorevoli e 15 contrari e si è passati all’ordine del giorno per l’approvazione del Defr 2016 (documento di economia e finanza regionale) sul quale hanno dichiarato voto contrario i consiglieri di Forza Italia, Ignazio Locci e Marco Tedde. Posto in votazione, l’ordine del giorno è stato approvato dall’Aula.

Il presidente a conclusione della seduta ha comunicato la convocazione della commissione Bilancio per l’esame degli emendamenti (domani alle 9.30) e dell’Aula per il proseguo dell’esame della manovra (domani mattina dalle 11.00 alle 13.00 e in seduta pomeridiana dalle 16.00 alle 20.00).

 

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Palazzo del Consiglio regionale 3 copia

Questa mattina il Consiglio regionale ha approvato all’unanimità il testo unificato sulla panificazione.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con il Testo unificato 93-290 (Disposizioni in materia  di tutela della panificazione e delle tipologie da forno tipiche della Sardegna). Avviando la discussione generale, il presidente ha dato la parola al relatore di maggioranza del provvedimento, la consigliera del Pd Daniela Forma.

Nel suo intervento, (Pd) ha ricordato che il pane rappresenta «una componente per eccellenza della tradizione occidentale e contadina, un prodotto ricco di significati culturali e valoriali il cui ciclo produttivo è fortemente legato alla terra, mentre le diverse forme che lo contraddistinguono contribuiscono fortemente all’identità mediterranea e sarda in particolare». Ora le modalità di produzione sono cambiate, ha proseguito, «ed il consumatore ha a disposizione una scelta molto vasta, pur non avendo in realtà gli strumenti per riconoscere le diverse tipologie del prodotto, con particolare riferimento al pane fresco di giornata ed ai suoi contenuti nutrizionali». Si tratta inoltre, ha detto ancora la Forma, di un settore che in Sardegna presenta numeri importanti. oltre 1.000 piccole imprese, 4.000 addetti e 350 milioni di fatturato, più un indotto importante legato al sistema agricolo ed alla produzione di grano, un contesto che esalta la nostra ricchissima tradizione». La legge, ha precisato, «valorizza la panificazione quotidiana legata al prodotto fresco, tutela ed informa correttamente il consumatore, migliora la formazione dei panificatori, organizza meglio le imprese con un apposito contrassegno regionale, pone le basi di una vera e propria filiera». Una legge, ha concluso, «molto attesa dagli artigiani della panificazione che vanno ringraziati per il loro contributo propositivo, a testimonianza dell’interesse concreto di tutta la categoria».

Per la minoranza, il relatore Luigi Crisponi (Riformatori), ha premesso che, in molti casi, l’ordinamento regionale lascia vuoti normativi e «quello del pane è sotto questo profilo un esempio emblematico». La caratteristica migliore del testo, ha continuato, «è quello di rappresentare una disciplina organica della materia, tutelando le capacità degli operatori e dando al consumatore quella trasparenza che finora è mancata, senza dimenticare il dato positivo del recepimento dei suggerimenti della Confcommercio e dell’associazione di categoria, che hanno dato un contributo importante in tutte le fasi della legge, a cominciare dalla riconoscibilità del pane fresco, passaggio che consentirà di superare finalmente le mistificazioni che hanno finora contraddistinto il mercato di questo prodotto». Ora, al contrario, «i consumatori potranno conoscere modalità di preparazione e conservazione, avranno precise garanzie sulla sicurezza dei trattamenti e la qualità degli ingredienti utilizzati; sono le basi più solide per lo sviluppo e la modernizzazione per le imprese che potranno puntare con decisone su qualità ed aggiornamento professionale». Operatori del settore e Regione, ha poi auspicato, «sono chiamate ad un processo più ampio di valorizzazione di tutta la filiera sarda dall’agricoltura alla distribuzione, attraverso il registro regionale che garantisce la specialità delle nostre produzioni tipiche come il pane carasau con le protezioni doc e igp, un bel passo in avanti per la filiera sarda e per i consumatori». Dopo la finanziaria, ha concluso, «bisognerà però individuare anche specifiche risorse economiche per far crescere ulteriormente il progetto».

Il consigliere Gianmario Tendas (Pd) ha ringraziato in apertura i due consiglieri che hanno formulato la proposta e poi la commissione per il lavoro svolto, «che colma una grossa lacuna a livello normativo per la Sardegna che non disponeva di una norma specifica, a differenza di altre Regioni». I punti qualificanti della legge, ad avviso di Tendas, «sono la tutela del consumatore, il miglioramento della parte igienico-sanitaria, la formazione professionale molto utile per le nuove imprese, la costituzione di una filiera, cui sono molto attente le organizzazioni di categoria». Il settore, ha ricordato, «è stato colpito dalla crisi ed è emerso dalle audizioni in commissione che, a livello più generale, occorre portare avanti una riflessione profonda sulla produzione della materia prima come il frumento duro che in pochi anni è passata da 90.000 ettari ai 33.000 attuali; ciò significa che la materia prima della produzione non supera il 20% del totale, mentre il resto arriva da Canada o Ucraina, costituire una filiera vuol dire invece ricostituire un intero ciclo produttivo che parte dall’agricoltura».

Il consigliere Pietro Comandini (Pd) ha espresso convinta soddisfazione per la nuova legge che, ha affermato, «dà dignità ed importanza al settore agroalimentare, strategico per la Sardegna e per il nuovo modello di sviluppo che si vuole costruire, colmando oltretutto un vuoto in un comparto importante per l’economia regionale, come già emerso in sede di Expo e, con molte iniziative, a livello nazionale». Con questa Regione, ha aggiunto Comandini, «si difendono al meglio le nostre tradizioni identitarie ed i tratti distintivi di una economia come la nostra legata alle produzione di grande qualità, senza tralasciare la tutela dei consumatori, spesso ingannati da cuna comunicazione indistinta, e la costruzione di una filiera economico-produttiva che, anche attraverso marchi di qualità ed albi specializzati degli operatori, garantisce lo sviluppo della nostre migliori capacità artigiane».

Il consigliere del Pd, Luigi Lotto, ha ringraziato, in qualità dei presidente della V commissione, ha ringraziato il presidente e la conferenza dei capigruppo per aver favorito l’approdo in Aula della proposta di legge unificata, prima dell’avvio dell’esame della legge finanziaria ed ha sottolineato l’impegno e il buon lavoro svolto dai consiglieri primi firmatari, Daniela Forma (Pd) e Luigi Crisponi (Riformatori) e dall’intera commissione della Attività produttive. Ricordate le numerose audizioni svolte, Lotto ha quindi sinteticamente esposto gli obiettivi soddisfatti dal testo unificato, ad incominciare dalla difesa dei consumatori, dalla promozione delle attività di artigiani e agricoltori e dalla netta divisione di ciò che è pane fresco (prodotto giornalmente) da tutto ciò che invece non lo è.

Il presidente della commissione ha quindi evidenziato l’introduzione, all’articolo 6, un contrassegno regionale che può essere utilizzato solo da coloro che informano i consumatori sulle materia prime utilizzate, sui tipi di lievito, sulle tecniche produttive e il tipo di forno.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha confermato il voto favorevole alla proposta di legge ed ha evidenziato come la sintesi sulle norme per la tutela dei pani tipici e dei panificatori veda come protagonisti due consiglieri regionali del nuorese, “dove cioè la tradizione della panificazione è una realtà di eccellenza che è stata esercitata sempre tenendo conto della tutela del consumatore e della sua soddisfazione”. L’esponente della minoranza ha espresso soddisfazione inoltre per le azioni di contrasto ai fenomeni dell’abusivismo ed ha dichiarato “pieno sostegno per una norma che colma un vuoto legislativo e ci dà occasione di valutare se siano necessari ulteriori sostegni”.

Il vice presidente della Giunta, Raffaele Paci, ha dichiarato pieno sostegno all’iniziativa legislativa e ed ha ringraziato presentatori e commissioni per il lavoro svolto. L’assessore ha quindi ribadito la strategicità degli interventi di filiera nell’agroalimentare ed ha ricordato che l’agroalimentare rientra nella cosiddetta “strategia di specializzazione intelligente” e che “può rappresentare uno  dei punti di forza della Regione”.

Raffaele Paci ha ricordato inoltre il parere positivo espresso dalla commissione Bilancio per il piano di sostegno alle piccole imprese (interventi a partire da 15mila euro) con procedure “a sportello” e “a catalogo”. «Bene puntare fortemente sull’agroalimentare – ha concluso l’assessore – per rilanciare il settore e l’occupazione in Sardegna».

Il consigliere Gianfranco Congiu (Sovranità, democrazia e lavoro) ha dichiarato il voto favorevole del gruppo per il passaggio agli articoli ed ha ribadito pieno sostegno al testo unificato esitato dalla V commissione. L’esponente della maggioranza ha definito “un preciso messaggio politico” la decisione di discutere in Aula la legge per la tutela dei panificatori e la valorizzazione dei pani tipici, prima dell’esame della legge  finanziaria: «Diciamo forte che è un atto di indirizzo forte per le politiche agricole». «La politica cerealicola – ha aggiunto Congiu – è un punto fondante del nostro futuro e la filiera della panificazione deve trovare una piattaforma politica anche nel piano di sviluppo rurale». Il consigliere di Sdl ha espresso rammarico per l’assenza dell’assessore dell’Agricoltura, Elisabetta Falchi.

Il consigliere dell’Upc, Antonio Gaia, ha annuncio il voto a favore suo e del gruppo “popolari e socialisti” ma ha auspicato l’introduzione di un marchio che sia garanzia di salvaguardia di usi, tradizioni e tecniche di lavorazione del pane per ogni singolo paese della Sardegna.

Il consigliere Marco Tedde (Fi), ha sottolineato le caratterizzazioni positive del pane e i “buoni obiettivi” della proposta di legge: «Tutela del consumatore  da messaggi ingannevoli e tutela dell’attività dei panificatori molto spesso trascurati come categoria».

Ha quindi preso la parola il capogruppo di Sel Daniele Cocco che ha lodato il modus operandi della commissione “Attività Produttive”. «E’ una legge costruita con il contributo di tutti gli addetti ai lavori – ha detto Cocco – una volta tanto il legislatore fa leggi utili ascoltando i suggerimenti degli operatori. E’ un buon esempio da seguire, così si risponde ai bisogni della comunità». Il capogruppo di Sel ha poi ricordato i numeri del settore (4.000 addetti e circa 350 milioni di fatturato annuo) auspicando un ulteriore sviluppo nel futuro. «La legge – ha concluso Cocco – mette in sicurezza i lavoratori e pone le basi per il potenziamento del comparto».

Secondo Fabrizio Anedda, capogruppo del Misto, il riconoscimento dell’attività di filiera come strumento di sviluppo dell’economia dell’Isola è la parte più importante della legge. «E’ un modello per favorire l’esportazione dei nostri prodotti tipici – ha detto Anedda – un esempio è la produzione del grano “Capelli”: ci sono imprese che incentivano questa produzione, serve però un marchio per essere competitivi a livello nazionale».

Gigi Rubiu, capogruppo dell’Udc, dopo aver annunciato il voto favorevole al Testo Unificato, ha lodato il lavoro svolto in Commissione «E’ una legge scritta con la collaborazione dei panificatori e dell’intera filiera. Il pane non è solo l’alimento per eccellenza ma rappresenta anche le tradizioni, la cultura e la tipicità della Sardegna – ha detto Rubiu – la Commissione è riuscita a far emergere questo aspetto».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione il passaggio agli articoli che è stato approvato dall’Aula.

L’Assemblea ha quindi approvato in rapida successione gli articoli 1 “Finalità”, 2 “Definizioni”, 3 “Esercizio dell’attività di panificazione”.

Si è quindi passati all’esame dell’articolo 4 “Responsabile dell’attività produttiva” per il quale è stato presentato un emendamento aggiuntivo, primo firmatario Luigi Crisponi (Riformatori), con il quale si propone l’introduzione in legge di periodici aggiornamenti formativi per i panificatori.

Il relatore di maggioranza Daniela  Forma (Pd) ha chiesto il ritiro dell’emendamento. Richiesta respinta dal proponente Luigi Crisponi. «La Regione alcuni anni fa ha eliminato il tesserino sanitario e ha creato grandi problematiche – ha detto Crisponi – le Asl intervengono a sanzionare le imprese perché manca un aggiornamento professionale obbligatorio sulle questioni igienico-sanitarie. La materia è delicata. Chiediamo aggiornamenti formativi da frequentare periodicamente, le imprese potrebbero beneficiarne per affrontare le difficoltà quotidiane».

Mario Tendas (Pd) ha annunciato il voto contrario all’emendamento: «Gli aspetti legati all’attività formativa dipendono da norme nazionali – ha detto Tendas – la tessera sanitaria è stata eliminata con la legge 155 del ‘97 che recepiva i regolamenti comunitari in materia. L’obbligo formativo iniziale e gli aggiornamenti periodici sono già previsti dalla normativa nazionale ed europea. Introdurre una norma specifica non farebbe altro che appesantire la legge».

Daniela Forma (Pd) ha spiegato i motivi della sua contrarietà all’emendamento. «L’obbligo formativo è previsto per elevare la qualità di chi si inserisce nel settore. Detto questo, in tutti i settori artigiani è l’esperienza maturata negli anni che fa sì che la qualità e la professionalità del singolo panificatore venga riconosciuta – ha sottolineato Forma – per quanto riguarda gli aspetti igienico-sanitari gli aggiornamenti sono obbligatori per legge. Ritengo non opportuno inserire nel testo l’obbligo di frequentare aggiornamenti periodici perché già previsti dalla normativa nazionale».

Ha quindi preso la parola il presidente della Commissione “Attività Produttive” Luigi Lotto che, dopo aver affermato di comprendere le ragioni che hanno spinto il consigliere Crisponi a proporre l’emendamento, ha paventato il rischio che la proposta introduca forme di discriminazione tra diverse categorie. «Chi vuole far bene l’artigiano è giusto che si aggiorni – ha detto Lotto – non riteniamo però di obbligare per legge la gente ad essere brava».

Attilio Dedoni, capogruppo dei Riformatori, ha rimarcato l’esigenza di introdurre ulteriori garanzie in un settore delicato come quello della panificazione. «Perché non si vuole dire in legge che l’igiene e la sanità garantiscono il consumatore? Quanti panificatori partecipano oggi ai corsi? Se li lasciamo liberi la legge non ha ragion d’essere – ha detto Dedoni – la norma deve certificare la qualità, il rimando alla legge nazionale non risolve la questione. La regione Emilia Romagna ha reintrodotto l’obbligo dell’aggiornamento professionale».

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta ha annunciato il suo voto contrario all’emendamento. «La legge prevede già pesanti sanzioni all’articolo 12. E’ giusto essere garantisti, il pane che arriva sulle nostre tavole deve essere di qualità – ha detto Carta – l’emendamento però è un appesantimento della legge».

L’assessore Paci, a nome della Giunta, ha espresso parere conforme a quello della Commissione.

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione l’articolo 4 che è stato approvato con 51 voti favorevoli e uno contrario mentre l’emendamento aggiuntivo è stato respinto con 32 no e 18 sì.

Dopo lo scrutinio il Consiglio ha approvato gli articoli 5 (Modalità di vendita) e 6 (Contrassegno regionale).

Sull’art. 7 (Registro regionale delle specialità da forno tipiche della Sardegna) il presidente della commissione Attività produttive Luigi Lotto (Pd) ha sottolineato che si tratta di «un passaggio meno eclatante ma fra i più importanti, perché da oltre 10 anni si cerca di individuare marchi di qualità per alcune tipologie di pane tradizionale e di invitare la categoria a fare sistema». Stiamo però rischiando, ha avvertito, «di perdere pani di qualità come il carasau che viene prodotto da anni fuori dalla Sardegna, occorre quindi che la Giunta metta in piedi al più presto un gruppo di lavoro per avere ad ottenere alcuni marchi di origine registrati; ne va della difesa della nostra tradizione artigianale, perché abbiamo un panificio in ogni comune della Sardegna ed il pane sardo deve essere di nostra proprietà esclusiva favorendo l’esportazione del prodotto nei mercati internazionali».

Il consigliere dei Riformatori Luigi Crisponi ha ricordato che quando parlava di vuoti normativi sarebbe stato il caso di aggiungere anche vuoti operativi. Il rischio paventato da Lotto esiste, ha affermato, «e senza tutela concreta di un brand peraltro riconosciuto ampiamente fuori dalla Sardegna il nostro prodotto è in pericolo, per cui dobbiamo usare questa leva economica ed è necessario uno sforzo importante della Giunta e degli assessorati interessati per bloccare la penetrazione sul mercato di prodotti che non solo sono diversi ma molto peggiori dei nostri».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha condiviso la proposta di Lotto e le osservazioni di Crisponi, ricordando che «la stessa pizza rischiava di non essere considerata più un prodotto nazionale e sarebbe grave ricadere nello stesso pericolo per la Sardegna se non si dovessero predisporre tutte le misure per difendere la qualità dei suoi prodotti». Dedoni ha poi lamentato l’assenza dell’assessore dell’Agricoltura «che invece è presente in occasioni pubbliche diverse dal Consiglio» ed aggiunto che «il richiamo rivolto alla Giunta dal presidente della commissione è emblematico dell’assenza dell’esecutivo da temi importanti per la Sardegna e la sua economia; è ora che ognuno si assuma le proprie responsabilità, anche controllando in maniera rigorosa, ad esempio, le merci in ingresso su porti ed aeroporti sardi, argomento su cui grava un eccessivo e grave silenzio».

Il capogruppo di Forza Italia Pittalis ha detto fra l’altro che «la presenza o l’assenza dell’assessore Falchi non cambia molto, ciò che pesa è piuttosto la sua assenza dai problemi dell’agricoltura come denunciano le associazioni di categoria». Condivido l’intervento del presidente della commissione Luigi Lotto, ha continuato, «e ritengo quanto mai necessario portare in commissione con urgenza il problema della tutela dell’olio sardo, perché sono preoccupato per la posizione scandalosa e vergognosa assunta dal segretario del Pd Renato Soru in sede di parlamento europeo, con cui si è aperto senza alcuna regola ad una invasione dell’olio tunisino senza controlli senza di origine e qualità; il settore dell’olio è ugualmente importante nel nostro comparto agro-alimentare e bisogna intervenire al più presto raccogliendo il grido di dolore che arriva dai produttori».

Il vice presidente della Regione Raffaele Paci ha ricordato «senza alcuna vena polemica» che la competenza relativa alla legge in esame è dell’assessore Francesco Morandi. «che si trova all’estero per seguire la promozione turistica, mentre l’assessore Falchi ha partecipato alla prima fase dei lavori ma poi si è dovuta assentare per alcuni appuntamenti istituzionali e si è scusata». Penso di rappresentare degnamente la Giunta, ha concluso, e di fronte ad un testo che unisce due proposte di legge «ribadisco il ringraziamento al Consiglio penso che le polemiche siano fuori luogo».

Dopo l’intervento dell’assessore Paci, il Consiglio ha approvato l’art 7 e, a seguire, anche gli articoli 8 (Norme contro l’abusivismo nel settore dell’attività di panificazione) e 9 (Direttiva regionale).

Sull’art.10 (Valorizzazione della filiera sarda), primo firmatario il consigliere dei Riformatori Luigi Crisponi, è stato presentato un emendamento aggiuntivo che impegna la Giunta, anche di concerto con le associazioni di categoria, a realizzare «adeguate iniziative dirette a promuovere l’informazione e la sensibilizzazione sul consumo consapevole del pane».

Sull’emendamento hanno espresso parere favorevole sia la Giunta che il relatore di maggioranza Forma.

Il presidente della commissione Luigi Lotto (Pd) ha ripreso alcune dichiarazione del consigliere Pittalis sulla tutela dell’olio sardo, «argomento non secondario sul quale però va ricordato che rispetto al pane, sull’olio abbiamo marchi doc come sui formaggi e sui vini». Noi, ha sostenuto, «dobbiamo valorizzare il nostro prodotto ed avere questa capacità e, nello specifico, dobbiamo dimostrare che il nostro olio è migliore di quello tunisino come peraltro riconosciuto dalla comunità scientifica; non mi preoccupo più di tanto che l’olio tunisino entri per due anni sui nostri mercati, mi preoccupo che non riusciamo a vendere il nostro a più di 5 euro, mentre ne meriterebbe 30 o 40, questo deve essere l’impegno di tutti, non chiudere la frontiere ma aprirle per vendere meglio le nostre produzioni».

Il consigliere dei Riformatori Luigi Crisponi ha ribadito l’importanza dell’argomento che a suo avviso «rappresenta il cuore del comparto agro-alimentare, proprio nel momento in cui stanno arrivano sulle nostre tavole lombrichi e vermi sulla tavole con il permesso dell’Unione europeo e viene consentito l’uso del latte in polvere per fare il formaggio; queste sono vere e proprie aberrazioni che vanno combattute». Con l’emendamento, ha chiarito, «si chiede proprio una campagna di consapevolezza per invitare il consumatore a preferire il pane buono, fresco e di qualità e di provvedere con fondi ordinari di bilancio, assieme ad associazioni di categoria, a realizzare iniziative indirizzate ad un consumo consapevole». Il pane carasau, ha concluso, «ha accompagnato la storia dei nostri genitori e deve essere riconosciuto patrimonio mondiale dall’Unesco, come orgoglio della nostra buona produzione; a questo deve lavorare la Regione».

Il vice capogruppo del Pd Roberto Deriu, ricordando di non essere tra i firmatari delle due proposte poi confluite nel testo unificato, ha definito gli argomenti «di enorme interesse» precisando tuttavia che, «se c’è grande consenso, meglio approvare subito la legge senza puntualizzazioni eccessive».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha osservato invece che «alcune puntualizzazioni sono necessarie per dire che non sono contro Soru per quel voto in sede di parlamento europeo, perché la Sardegna è in mezzo al Mediterraneo e la Tunisia vive un momento particolare, ho più paura di quello che non ha fatto Soru quando guidava la Regione, e di quello che non si è fatto neanche dopo per difendere la produzione agroalimentare sarda». Invece è importante qualificare sempre di più la nostra produzione, ha concluso, «facendo emergere la Sardegna da un profondo momento di crisi, ne parleremo da stasera discutendo la finanziaria».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha ribadito la sua convinzione relativa alla necessità di occuparsi della tutela dell’olio sardo. Il problema, ha dichiarato, «deve essere portato al più presto all’attenzione della commissione; non possiamo ignorare l’impatto di alcune direttive europee sulla nostra economia e serve una strategia da portare al tavolo nazionale ed europeo».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente ha messo in votazione l’art. 10 e l’emendamento proposto dal consigliere Crisponi, che il Consiglio ha approvato.

L’Aula ha quindi approvato con 51 voti a favore su 51 votanti l’articolo 11 (Vigilanza) e di seguito l’articolo 12 (Sanzioni) con 48 favorevoli su 48 votanti, poi l’articolo 13 (Disposizioni transitorie) con 50 a favore e un contrario e quindi l’articolo 14 che abroga 4 leggi in materia di pani tipici (52 a favore).

La consigliera Daniela Forma (Pd) ha proposto all’Aula un emendamento all’articolo 15 che aggiunge il 15 bis, stabilendo l’entrata in vigore della legge il giorno della pubblicazione sul Buras.

Il presidente ha proceduto con la votazione dell’articolo 15 (Norma finanziaria) che è stato approvato con 52 favorevoli su 52 votanti e dell’’emendamento aggiuntivo 15 bis, approvato con 53 voti favorevoli su 53 votanti.

Il testo finale della legge è stato quindi approvato all’unanimità con 52 voti a favore. Il presidente Ganau ha dunque dichiarato conclusi i lavori ed ha convocato il Consiglio per questo pomeriggio alle 16.00.

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Franco Sabatini 2 copia

Il consigliere del Partito Democratico Franco Sabatini che ha presentato questa mattina in una conferenza stampa i risultati del progetto “Oderventure” che, grazie all’intervento della Regione di 1 milione di euro ed alla collaborazione con l’Università di Cagliari, ha già consentito l’installazione di oltre 600 protesi, con la possibilità di arrivare a breve scadenza ai 1.000 apparecchi.

«Si tratta di un progetto che risale al 2013 e che, dopo qualche polemica fuori luogo – ha spiegato Franco Sabatini -, ha raggiunto ottimi risultati e permetterà di andare incontro alle esigenze di molte persone con problemi di salute e di disagio sociale.»

Il prof. Vincenzo Piras, direttore del Dipartimento di scienze odontostomatologiche dell’ateneo cagliaritano ha poi spiegato le fasi organizzative del progetto, dalla costituzione di un gruppo di specialisti all’analisi delle diverse tipologie di impianto da installare a seconda delle condizioni del paziente, dalla collaborazione con le aziende produttrici della componentistica e degli apparecchi alla promozione dell’iniziativa presso la potenziale “platea” dei cittadini interessati (attraverso il web, i circuiti pubblici dell’assistenza sociale, le parrocchie e soprattutto il “passa-parola”).

«Il risultato di questo lavoro – ha affermato il prof. Piras – ci rende orgogliosi perché abbiamo potuto alleviare le difficoltà di tante persone, migliorando le loro condizioni di salute, la qualità di vita e la capacità di relazione; le seguiremo anche nel tempo, perché è sempre possibile che emergano problematiche collaterali, dovute sia alla sostenibilità degli apparecchi che ad altre cause, dato che spesso i disturbi del cavo orale sono la “spia” di altre patologie.»

«Per i nostri specializzandi ed i nostri studenti – ha aggiunto Vincenzo Piras – lavorare a questo progetto è stata anche una occasione importante di crescita professionale e personale e di buona formazione; sappiamo che gli impianti costano più delle protesi “totali” (da 1200 a 2500 euro nel privato, 600 circa grazie al progetto che ha consentito l’abbattimento di buona parte dei costi) e che la spesa sanitaria registra una tendenza costante alla riduzione ma siamo ovviamente disponibili a fare di più, lavorando molto anche sulla prevenzione.»

Il consigliere Fabrizio Anedda (Misto) ha espresso apprezzamento per l’iniziativa, sottolineando però che la “platea” potenziale degli aventi diritto in Sardegna è di circa 50.000 persone. «Abbiamo presentato una proposta – ha annunciato – che prevede interventi in questo settore a sostegno delle fasce più deboli della nostra società e, per superare i problemi di copertura finanziaria, si potrebbe pensare ad un piccolo contributo dei cittadini».

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Il Consiglio regionale ha approvato la proposta di regolamento n. 4 (Cocco Pietro e più) “Modifiche al regolamento di attuazione della legge regionale 23 dicembre 2005, n. 23 (Sistema integrato dei servizi alla persona). Trasformazione delle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza, approvato con decreto del Presidente della Regione n. 3 del 2008”.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con la proposta di modifica, sottoscritta da tutti i capigruppo, del regolamento di attuazione della legge regionale 23/2005 (Sistema integrato dei servizi alla persona). La proposta, a seguito dell’approvazione della legge regionale 32/2015 (Disposizioni in materia di sanità pubblica. Prime misure per la copertura delle perdite pregresse), prevede che “le funzioni, il patrimonio ed il personale delle Ipab che svolgevano prevalentemente servizi socio-sanitari siano trasferite alle Asl competenti per territorio, scorporandone l’attività sociale che, con relative funzioni e personale, sarà invece ricollocata presso i Comuni”.

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni, intervenendo sull’ordine dei lavori, ha protestato perché la terza commissione ha lavorato senza i consiglieri di minoranza e la seduta, a suo giudizio, non è valida anche perché si è svolta in un orario che si è sovrapposto a quello del Consiglio.

Il presidente Ganau ha ricordato che il lavoro della commissione (l’unica ad aver lavorato per poter avviare il percorso della finanziaria) si è limitato all’esame delle cosiddette “norme intruse” ed ha chiarito che si è trattato di un equivoco.

Il consigliere Alberto Randazzo di Forza Italia ha osservato che a suo avviso manca il numero legale.

Il presidente ha riposto che i lavori possono proseguire.

Aprendo la discussione sul provvedimento all’esame del Consiglio, il consigliere Luigi Lotto (Pd) ha ripercorso il contenuto delle questioni all’attenzione dell’Aula, cioè «la completa attuazione della legge dopo l’approvazione della legge 32/2015 e la considerazione della situazione di difficoltà in cui versano i lavoratori delle strutture; per risolvere questa complessa vicenda maggioranza ed opposizione hanno formulato due proposte sostanzialmente identiche e quindi è opportuno oggi arrivare ad una soluzione definitiva con la condivisione di tutti i capigruppo, perché altrimenti i tempi si allungherebbero a dopo la finanziaria».

Il consigliere Marco Tedde di Forza Italia ha confessato di aver temuto a lungo «per le sorti di questo regolamento ed anche ieri quando è mancato il numero legale; il consigliere Lotto ha ragione, bisogna evitare un inutile allungamento dei tempi e dare attuazione alla legge 32 votata dal Consiglio, che va a sanare una situazione incancrenita, con 200 lavoratori (oltre l’indotto) che attendono risposte ed hanno 6 mensilità arretrate». La fondazione San Giovanni Battista deve assolutamente essere salvata e non ci sono alternative, ha concluso Tedde, «ed il regolamento ha lo scopo di prevenire ed evitare ulteriori battute d’arresto».

Il consigliere Luigi Ruggeri (Pd) ha affermato, a differenza di Tedde, «che è utile riflettere sulle scelte che si fanno tenendo presente l’interesse dei lavoratori ma anche il pubblico interesse». La natura di questa Ipab, ha ricordato, «è sempre stata ibrida ed ora non può continuare a svolgere servizi perché la sua condizione patrimoniale non lo consente, è impraticabile sciogliere una Ipab trasferendo beni e personale su un comune unico e quindi non resta che ricollocare le sue attività nell’ambito della Asl del territorio; prediamo atto del fatto che regolamentiamo meglio questo contesto e chiediamo all’assessorato di gestire queste attività in modo che non si producano difficoltà simili a quelle del passato».

Il consigliere Salvatore Demontis, dopo aver ribadito la sua convinzione che «la pubblica amministrazione non deve essere un polmone occupazionale» ha assicurato che non è questo il caso, perché la legge obbliga a sottoporre tutte le Ipab ad un processo di trasformazione. Alcune soluzioni prospettate non erano sostenibili, ha continuato Demontis, «a cominciare dalla trasformazione in Asp perché sarebbe stato necessario istituire nuove specialità, incrementare il personale ed adeguare le strutture; non resta dunque che l’estinzione e le modifiche apportate al regolamento intervengono proprio su questo, trasferendo funzioni e personale alla Asl». Infine, ha concluso Demontis, «va ringraziato l’assessorato ha trovato una buona soluzione nel senso che si utilizzano fondi nazionali per la soppressione dell’Ibap per circa 3 milioni annui, andando a costituire una disponibilità complessiva di 16 milioni di euro».

L’assessore delle Sanità Luigi Arru, a nome della Giunta, ha ricordato la complessità della vicenda del San Giovanni Battista di Ploaghe, dove la stessa analisi del commissario ha evidenziato la presenza sia di criticità che prospettive all’interno dello sviluppo delle cosiddette “cure intermedie”. La riforma, ha sostenuto, «dovrebbe trovare nuovo impulso anche in questa modifica del regolamento, che consente la collocazione del personale presso la Asl e non presso il comune, in considerazione sia della natura delle prestazioni sono socio sanitari che della presenza di pazienti dell’ex ospedale psichiatrico». L’assessorato, ha aggiunto Arru, «ha fatto una valutazione attenta del piano industriale che dovrà inserirsi nelle attività della Asl e nell’ottica del nuovo modello gestionale previsto dalla riforma, con attenzione ai costi ed allo sviluppo delle cure intermedie, ancora in oggi accentrate in modo del tutto improprio sulla rete ospedaliera».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha chiesto il voto segreto sul passaggio ad articoli, che il Consiglio ha comunque approvato con 31 voti favorevoli e 10 contrari. Subito dopo l’Aula ha approvato anche i 3 articoli del provvedimento.

Prima del voto finale, intervenendo per dichiarazione di voto, il consigliere di Forza Italia Marco Tedde ha espresso parere favorevole, sottolineando la positiva conclusione «di un lavoro iniziato ad avvio legislatura mettendo in campo tutti gli strumenti necessari e dialogando costruttivamente con i colleghi della maggioranza; ora siamo arrivati all’obiettivo superando la situazione insostenibile di 200 dipendenti da 6 mesi senza stipendio».

Voto favorevole anche da parte dell’Udc che, con Peppino Pinna, ha ricordato che «finalmente si mette fine all’annoso problema del S. Giovanni Battista e soprattutto alla difficilissima situazione dei lavoratori e dei creditori».

Per il gruppo di Sdl Anna Maria Busia si è espressa invece in modo contrario. E’un pasticcio legislativo, ha detto, «aggravato dal fatto che non si capiscono cifre e dati finanziari di questa operazione sbagliata, né si conosce quanto del nuovo gettito fiscale andrà a finire al San Giovanni Battista e non ad altri lavoratori della Sardegna». Bisognava rispettare il percorso previsto per la trasformazione dell’Ipab in Asp, ha detto, «ed inserire il nuovo soggetto nel quadro della riprogrammazione dell’assistenza sanitaria, invece si è voluto procedere in maniera nefasta, contro tutte le disposizioni normative in materia, ribadisco il mio “no” ad una decisione scellerata che aumenta la spesa sanitaria, dopo aver aumentato le entrate attraverso le tasse».

Per il Pd Salvatore Demontis, favorevole, ha ribadito che «l’assessore ha individuato una soluzione corretta e sostenibile, il ricorso a finanziamenti nazionali per la soppressione dell’Ipab è l’unica strada percorribile, oltre che inattaccabile da ogni punto di vista».

Il consigliere di Forza Italia Antonello Peru, favorevole, ha messo l’accento sul fatto che «si chiude un percorso iniziato da tempo con lavoratori, sindacati e politica, un percorso che dimostra che quando c’è unità le soluzioni si trovano e a questa soluzione hanno creduto assessore, maggioranza ed opposizione, per salvare una struttura che fornisce 400 prestazioni giornaliere ad alta professionalità in un territorio sofferente». Chiediamo ancora all’assessore, ha concluso Peru, «un ulteriore sforzo per assicurare ai lavoratori che da sei mesi non percepiscono stipendio il pagamento delle spettanze maturate».

A nome del Pd la consigliera Rossella Pinna ha annunciato un voto favorevole sofferto ma ponderato «che chiude una vicenda complessa durata oltre 10 anni con un provvedimento cui hanno lavorato con determinazione Giunta e Consiglio». E’vero che la struttura, ha affermato, «si doveva mettere in sicurezza molto tempo fa ma non c’erano soluzioni percorribili, così come non ce ne sono state per quella di “Guspini per la vita”, chiusa nell’indifferenza generale nella precedente legislatura, determinando una sofferenza notevole per il territorio; ora voto a favore perché certe sciagure non si ripetano, ricordando però che ora mettere mano alla riapertura del centro riabilitazione di Guspini».

Il consigliere di Cps Antonio Gaia ha annunciato invece la sua astensione, pur ringraziando l’assessore per l’impegno profuso e condividendo i problemi dei dipendenti della struttura. Però, ha osservato, «i problemi vanno risolti secondo la legge e non contro, con questo provvedimento stiamo decretando il passaggio di aliquote consistenti di personale alla pubblica amministrazione senza concorso, creando fra l’altro un precedente gravissimo condivisibile sul piano politico ma sbagliato sul piano legislativo».

Il capogruppo di Sdl Roberto Desini ha annunciato il voto contrario del gruppo, «non sul merito del provvedimento perché riaffermiamo la solidarietà ai lavoratori del S. Giovanni Battista ed altri nella medesima situazione, ma per l’iter compiuto che secondo noi non è completo e corretto; non conosciamo i numeri di questa operazione di accorpamento e non sappiamo nulla del piano industriale e per questo avevamo chiesto altri approfondimenti». Ora ci chiediamo e chiediamo ai sardi, ha continuato Desini, «se dopo aumento della tasse queste risorse incideranno sui risparmi della spesa sanitaria e se è giusto trasferire i lavoratori, senza concorso, da un istituto privato alla pubblica amministrazione;voteremo contro perché vogliamo tutelare gli interessi generali della collettività e non provocare un precedente che provocherà altri problemi nel futuro».

Il consigliere del Pd Luigi Lotto, favorevole, ha ringraziato i colleghi della maggioranza e dell’opposizione per aver deciso di metterci la faccia e portare in porto questo provvedimento ed ha poi esteso il ringraziamento anche alla Giunta all’assessore ed agli uffici che hanno costruito il percorso. Stiamo chiudendo l’ultima Ipab della Sardegna, ha osservato, «dopo le altre che avevamo sistemato proprio con la legge regionale 23/2005 e siamo andati più volte a Ploaghe a dare solidarietà ai lavoratori dicendo che bisognava andare oltre; oggi dobbiamo fare una scelta consapevole, coerente con le norme dello Stato e della Regione».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni, contrario, ha parlato di un «papocchio realizzato, non per la condizione dei lavoratori ma perché non si tratta di una risposta seria, dato che quattro anni fa la struttura ha ricevuto ben 25 milioni ma nessuno ci ha detto come sono stati spesi, ed ora arriva anche il passaggio del personale alla Asl». Le fughe in avanti, ha protestato Dedoni, «non agevolano la soluzione dei problemi e ricordo ai consiglieri regionali che se non c’è voto contrario si paga anche il solido perchè l’astensione non basta; abbiamo fatto una cosa non chiara senza prospettive di sviluppo e crescita ed una operazione di politica clientelare, andando anche a danno di privati che non hanno mai vissuto alle spalle della Regione».

Il capogruppo del Misto, Fabrizio Anedda (Prc) ha fatto un parallelismo tra la situazione discussa ieri in Consiglio, vertenza Alcoa, e il caso del San Giovanni Battista di Ploaghe. L’esponente della maggioranza ha preannunciato voto favorevole sul provvedimento: «Per dare fiducia all’assessore della Sanità sull’efficacia del nuovo piano industriale della Fondazione San Giovanni Battista di Ploaghe».

Il capogruppo di Daniele Cocco (Sel) ha annunciato voto a favore ed ha ricordato al drammatica situazione degli operatori e delle loro famiglie, nonché l’assenza di certezze nel percepire le retribuzioni. «Davanti a questi lavoratori – ha concluso l’esponente della maggioranza – abbiamo assunto impegni che oggi onoriamo dando una soluzione definitiva a un problema decennale».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha ricordato che il regolamento in via di approvazione è frutto di una sintesi tra due proposte, una della maggioranza e una della opposizione, è dà soluzione ad una situazione non più sostenibile per i lavoratori del San Giovanni Battista. L’esponente della minoranza ha inoltre spiegato che i 25 milioni di euro stanziati dalla precedente Giunta, sono serviti per risanare il debito contributivo della fondazione e non potevano dunque risolvere i problemi di funzionamento e gestione della struttura di Ploaghe. «Votiamo a favore – ha concluso Pittalis – perché oggi gi si dà un assetto definitivo al San Giovanni Battista e lo facciamo convintamente perché ricociamo alla struttura importanza e ruolo strategico».

Posto in votazione il testo finale del regolamento è stato approvato con 34 sì 10 no e 3 astenuti.

Palazzo del Consiglio regionale 3 copia