25 November, 2024
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Il Consiglio regionale ha approvato il passaggio agli articoli della proposta di legge 71/A “Misure urgenti per la riforma del sistema sanitario regionale”. Domani mattina si riunirà la Sesta commissione per l’esame degli emendamenti e i lavori del Consiglio proseguiranno nel pomeriggio, alle 15,30.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, l’Aula ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno proseguendo la discussione generale della proposta di legge n. 71/A (Cocco e più) – Misure urgenti per la riforma del sistema sanitario regionale.

Il presidente ha quindi dato la parola al primo degli iscritti a parlare, come presidente del gruppo “Sardegna” Paolo Truzzu.

Nel suo intervento, il consigliere Truzzu si è detto dell’avviso che «la legge in esame, nel metodo e nel merito, non è quella giusta per risolvere i problemi della sanità sarda e lo stesso centrosinistra, infatti, ha detto che non si tratta di una riforma ma di un provvedimento parziale e urgente». Utilizzando come metafora la favole di Cenerentola, Truzzu ha affermato che «la legge è una specie di sogno destinato a svanire, pieno fra l’altro di forzature, ma sarà un qualcosa di profondamente diverso dalla riforma della quale si occuperà la Giunta». «Così facendo – ha avvertito il consigliere – si sta attribuendo per intero il potere legislativo alla Giunta alla quale il Consiglio non ha però attribuito nessuna delega e la conseguenza sarà quella di una legge debole che sarà poi difficile applicare». Truzzu è stato critico anche sugli emendamenti annunciati a firma della Giunta: «Un tentativo di raddrizzare le cose ma in realtà si peggiorerà molto il testo, perché manca la visione del cittadino paziente ed utente del sistema e si privilegia quella legata al ruolo dei manager». «Dal punto di vista della spesa – ha osservato Truzzu – si finirà con lo spendere di più, sia attraverso la costituzione di una nuova agenzia mentre sarebbe bastato un dipartimento interaziendale, sia tenendo in vita l’agenzia regionale, già cancellata in molte altre Regioni».

Il capogruppo del Centro Democratico, Roberto Desini, ha auspicato chiarezza sullo spirito della proposta «che non è la riforma del sistema sanitario ma l’inizio di un percorso di razionalizzazione di un sistema completamente sballato e malato che ha necessità di cure». «A volte – ha continuato – il centrosinistra pecca di determinazione nell’azione di governo ma il richiamo dell’assessore ai manager sull’ordinaria amministrazione non è stato rispettato e, sul piano dei conti del 2013 c’è stato uno sforamento preoccupante che va corretto». Nel merito Desini ha affermato che i punti qualificanti della legge sono tre: rimettere al centro il cittadino-paziente in un tessuto economico devastato come l’attuale, contenere e ridurre la spesa e migliorare la qualità dei servizi. «Si tratta anche di un problema culturale – ha dichiarato – oggi abbiamo 1200 posti letto in più rispetto a fabbisogno, tanti primari e pochi servizi; io non ci sto, questo è un danno per le future generazioni e dobbiamo assolutamente cambiare un sistema in cui i diritti possono essere scambiati con favori». «Questo modo di fare politica va combattuto e sconfitto – ha concluso – e i giovani possono dare un contributo forte a questo processo di cambiamento».

Il capogruppo dei Riformatori sardi, Attilio Dedoni, richiamando la relazione di minoranza, ha sostenuto che «occorre restare ancorati alla realtà, questa non è una riforma come dice la stessa maggioranza, che poi spende 600.000 euro (ma sono molti di più) per una nuova agenzia, tenendo presente che con il pareggio di bilancio si può spendere solo ciò che si ha, ancora di più dopo l’accordo Soru-Prodi che costringe la Sardegna a pagarsi sanità, continuità territoriale e trasporti. «Noi – ha detto l’esponente dei Riformatori sardi – abbiamo indicato una strada, quella di una sola Asl per tutta la Sardegna, con gestione accentrata di personale e acquisti; i risparmi sarebbero enormi e così si metterebbero anche a tacere i campanili». «Secondo questo schema – ha aggiunto Dedoni – avremmo anche potuto istituire 8 distretti ma senza direttori generali, dato che le strutture amministrative costano almeno 100.000 euro mensili per ciascuna Asl; questa sì che sarebbe una riforma seria e puntuale e, meglio ancora, sarebbe staccare gli ospedali dalle Asl perché quelli cosiddetti di comunità non convincono». «Insomma – ha concluso il consigliere – ragioniamo insieme tornando in commissione e concentrandoci su una riduzione forte delle aziende, cosa che fino ad oggi la maggioranza non ha fatto proponendo anzi il loro aumento: ricordiamoci soprattutto che chi si rivolge al sistema sanitario non ha colore e non può averne».

Il capogruppo del “Misto”, Fabrizio Anedda (Prc-Ci), ha escluso, in apertura del suo intervento, di voler formulare proposte di riforma della sanità, quanto di voler svolgere alcune riflessioni. «La prima – ha dichiarato il consigliere della maggioranza – è quella che dà alla Sanità e al Lavoro il carattere di priorità nella nostra Isola». Anedda ha quindi ricordato le finalità della proposta di legge 71 e auspicato una riforma sanitaria incentrata su tre temi principali: salute, prevenzione e organizzazione aziendale.

Il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, ha replicato ad alcune sottolineature polemiche della minoranza: «Ci danno occasione per fare polemica ma non è utile farne di nuove, visto che i colleghi dell’opposizione conoscono a fondo le condizioni in cui versa il sistema sanitario sardo che hanno governato per cinque lunghi anni». L’esponente di Sel ha quindi risposto a quanti, nel corso del dibattito in Aula, hanno accusato l’esecutivo e la maggioranza di voler approvare la proposta di legge 71 solo per giustificare la nomina dei commissari nelle 8 Asl sarde. «L’errore del presidente Pigliaru e dell’assessore Arru – ha attaccato Daniele Cocco – è quello di aver fatto trascorrere troppo tempo prima di procedere con i commissariamenti». Il tutto – a giudizio dell’esponente della maggioranza – per far cessare gestioni inefficaci e discutibili delle azienda sanitarie e per garantire così il diritto alla salute di tutti i cittadini sardi. Il capogruppo del centrosinistra ha quindi ricordato lo stanziamento dei primi 103 milioni di euro, in sede di approvazione dell’assestamento del bilancio, per dare copertura al disavanzo delle Asl. «Molti dei direttori generali in carica – ha dichiarato Daniele Cocco – si sono “messi in proprio” e facciamo una cortesia anche ai colleghi dell’opposizione se procediamo immediatamente con la nomina dei commissari». L’esponente di Sel ha quindi citato numerosi di casi di “mala gestione” e “mala sanità” («basti pensare al dramma delle liste d’attesa nonostante nella scorsa legislatura siano stati stanziati 30 milioni di euro»). Daniele Cocco ha difeso l’istituzione dell’Areu («con l’azienda per l’urgenza e l’emergenza ci mettiamo al passo con le altre Regioni») ed ha assicurato l’impegno delle forze della maggioranza perché, a partire dall’approvazione della Pl 71, si proceda con un miglioramento del sistema sanitario insieme con la riduzione degli sprechi.

Il presidente ha dato, poi, la parola al capogruppo del Psd’Az, Christian Solinas, il quale ha esortato l’Aula a cambiare metodo, perché non è utile alla Sardegna impegnare il tempo delle commissioni e del Consiglio per discutere una norma che serve solo a commissariare le aziende sanitarie. Per il consigliere la Giunta ha tutto il diritto di farlo, senza però coinvolgere su una proposta parziale tutto il Consiglio. Nel merito, il consigliere ha condiviso l’importanza del problema sollevato, ossia la riorganizzazione del sistema sanitario regionale che costa alla Regione circa 3miliardi di euro. «Sulla riforma organica si gioca la partita della programmazione futura di questa regione». Solinas ha iniziato ad elencare diverse criticità: dall’eccesso dei parti cesarei, alla scelta di farsi curare in altre regioni, agli acquisti dei materiali a prezzi più alti del reale costo sul mercato, alla mancanza di un’analisi dell’efficienza dei servizi tecnologici, al tasso di ricoveri più alto della media. Per Solinas la riforma sanitaria è fondamentale, ma ha bisogno di tempi e di approfondimenti che non sono presenti in questo testo. Per l’esponente sardista se la maggioranza vuole cambiare i manager lo faccia, così da dedicarsi in modo serio alla riforma della sanità.

Per il capogruppo di Soberania e Indipendentzia, Emilio Usula (Rossomori) «parlare di norme di riordino del sistema sanitario non è facile». E’ un tema «che oggi prende l’avvio e deve vedere tutti fare uno sforzo importante». Usula, pur ricordando che la Sanità pesa sul bilancio regionale per quasi il 60 per cento delle risorse, ha evidenziato che il livello di spesa non si discosta dalla media nazionale e delle altre regioni. «Bisogna anche ricordare che l’Italia è al di sotto della media europea per investimento nella Sanità. Per questo motivo – ha proseguito – non enfatizziamo troppo i dati economici». Usula ha criticato la visione economicistica del problema, perché bisogna tenere conto di cosa rappresenta la gestione della sanità per una società avanzata e civile. Per il capogruppo bisogna mettere al centro di ogni ragionamento il diritto fondamentale alla salute di ogni cittadino. Per Usula «il sistema di gestione deve essere equo e trasparente, perché i cittadini si aspettano un’inversione di tendenza, anche se tardiva, nella gestione delle Asl». Per il rappresentante della maggioranza ha evidenziato che troppe scelte sono state dettate dai poteri forti e dai partiti e questa situazione ha generato un sentimento di rabbia e frustrazione tra gli operatori e i cittadini. «In Sardegna aumenta il bisogno di salute perché è sempre – ha proseguito – più diffusa la povertà e il disagio economico, e su questo fattore bisogna intervenire con una politica non solo sanitaria». Questo progetto, ha concluso il consigliere, è un primo passo per invertire la rotta, certi della necessità di una riforma più completa e più partecipata che recuperi la fiducia degli operatori e dei cittadini e che dia maggiori tutele e garanzie agli abitanti della Sardegna.

Come capogruppo, il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi ha affermato che, dopo la conferenza dei capigruppo, credeva «si fosse stabilito un clima diverso: avremmo potuto ricordare le 82 nomine del centrosinistra prima della scadenza della legislatura del 2009, o la centrale per gli acquisti che esiste dal 2000 ma è più utile cercare di costruire». Sul piano generale, Oppi ha osservato che il tetto fissato dal Ministero a 2.8 miliardi di euro per la spesa sanitaria regionale è sbagliato, «perché si viaggia da anni su tutto il territorio nazionale su livelli superiori ai 3 miliardi». Inoltre, sul piano del metodo, «è impossibile sostenere la necessità di una nuova norma in un settore già disciplinato da ben 3 leggi regionali, in larga parte inapplicate, con una riforma che non riforma nulla ed anzi moltiplica gli enti di amministrazione». Il Patto per la Salute sottoscritto da tutte le Regioni, ha ricordato il consigliere dell’Udc, «prevede razionalizzazione di aziende e riduzione dei costi abbassando il numero dei ricoveri per andare verso una sanità più prossima ai cittadini». Oppi ha poi annunciato la presentazione di una serie emendamenti migliorativi «su una proposta disordinata: noi chiediamo la riduzione delle Asl a 4 per realizzare economie di scala, perché è del tutto sbagliato moltiplicare gli enti». La nuova agenzia per l’emergenza-urgenza, nasce a giudizio del consigliere Oppi, «con una copertura finanziaria del tutto insufficiente, mentre andrebbe soppressa l’agenzia regionale Agenas come già si era iniziato a fare nel 2002». In conclusione, l’esponente dell’Udc ha criticato il percorso istituzionale seguito dalla maggioranza, sostenendo che «è un errore dare mandato alla Giunta per definire i territori delle nuove Asl perché si tratta di un compito di competenza esclusiva del Consiglio».

Il capogruppo di Sardegna Vera, Efisio Arbau, ha affermato che «nel rimpallo fra maggioranza e minoranza possiamo anche ricordare il passato ma bisogna piuttosto verificare se tutta la classe dirigente sarda riesce ad andare oltre; l’argomento centrale è l’offerta sanitaria rispetto ad una macchina complessa, con eccellenze ed altrettante inefficienze, che sfuggono ad ogni controllo lasciando ampi spazi a gruppi di potere locale nella sanità pubblica come in quella privata». «Questa legge – ha continuato – non risolve il problema, è un primo passo e forse si poteva fare prima, ma ora bisogna mettere in sicurezza un sistema che sta crollando, anche alla luce delle prossime scelte contenute nella finanziaria». «Molti cittadini – ha ricordato Arbau – protestano giustamente per le liste di attesa insopportabili e tante associazioni lamentano gravi disservizi, in uno scenario in cui emerge un grande bisogno di meritocrazia». «Nel dettaglio – ha osservato Arbau – l’innovazione più significativa è l’Areu, struttura che forse ci permetterà di salvare qualche vita».

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha definito con chiarezza la proposta di legge 71 (di cui è primo firmatario) «una proposta di riforma del sistema sanitario regionale». «Su questa riforma – ha spiegato l’esponente della maggioranza – si potrà affermare tutto e il contrario di tutto ma è certo che non c’è ancora la prova se funzioni o meno, mentre è accertato che la sanità sotto la gestione del centrodestra ha prodotto un disavanzo di 400 milioni di euro». «Il costo complessivo della sanità in Sardegna – ha insistito Cocco – è di ben 3 miliardi e 300 milioni di euro l’anno». Il carattere dell’urgenza della proposta di legge 71 – a giudizio del capogruppo democratico – risiede proprio nei numeri del disavanzo e nel costo spropositato della sanità, insieme con la necessità di migliorare i servizi per tutti i cittadini sardi. «Negli ultimi cinque anni – ha aggiunto l’esponente del centrosinistra – sono aumentati i costi e si sono ridotti i servizi». Pietro Cocco ha quindi elencato gli obiettivi della Pl 71: ridurre il disavanzo e contenere la spesa («l’istituzione della centrale unica di committenza serve a raggiungere l’obiettivo»); rafforzare le attività e la presenza nei territori («le case della salute e gli ospedali di comunità»); adeguare l’assetto del sistema sanitario alla riforma del sistema degli Enti locali («è questa la ragione per la quale non indichiamo nel testo di legge il numero delle Asl ma affermiamo che saranno meno delle attuali otto»).

Pietro Cocco ha quindi difeso l’istituzione dell’Areu, ipotizzandone il cambio di acronimo in “Areus” per differenziarla dall’analoga azienda lombarda: «In sostanza è un 118 unico regionale che nasce sulla base dell’attuale 118 che è suddiviso in due aree di intervento ed in più prevede l’istituzione del servizio di elisoccorso». Il capogruppo del Pd ha concluso affermando che «la riforma in discussione non è una “propostina” ma una legge importante che prevede cose importanti per la sanità sarda».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha sottolineato alcune «contraddizioni emerse nel corso del dibattito in seno ai diversi settori della maggioranza» e ricordato «l’astensione e la presa di distanza di alcuni esponenti del centrosinistra rispetto alle previsioni normative della Pl 71». Il consigliere di Fi ha inoltre rimarcato le differenti valutazioni che gli esponenti del centrosinistra hanno dato alla proposta di legge in discussione in Aula: «Alcuni escludono che possa rappresentare una riforma mentre il capogruppo del partito di maggioranza relativa in Consiglio l’ha definisce una vera e importante riforma del sistema sanitario regionale». «La realtà – ha insistito Pittalis – è che quello che si cerca di accreditare come un testo di riforma del sistema sanitario altro non è che un pretesto per procedere con la nomina dei commissari nelle Asl sarde».

L’esponente della minoranza si è rivolto direttamente, dunque, all’assessore della Sanità: «Luigi Arru immaginava una presentazione con un migliore biglietto da visita e di indicare un percorso di ridefinizione della sanità sarda piuttosto che le disposizioni contenute nella Pl 71». Pittalis, che ha polemicamente escluso che l’avvento di Renato Soru alla guida del Pd possa stravolgere i progetti di legislatura dell’assessore Arru, ha quindi affermato che «l’assessore, la giunta e la maggioranza partono con il passo sbagliato».

A giudizio del capogruppo Fi, nel testo della Pl 71 esitato dalla competente commissione «l’unica proposta da salvare è l’istituzione del centro unico regionale di committenza».

In conclusione del suo articolato intervento, Pietro Pittalis, ha ribadito il concetto espresso da molti esponenti dell’opposizione riguardo il ricorso ai commissariamenti: «Se fossi stato un direttore generale di una delle Asl avrei rassegnato le dimissioni già dallo scorso aprile perché è evidente che l’attuale impostazione della sanità sia differente da quella della scorsa legislatura». «Non ci saremmo opposti a una norma che prevedesse la nomina dei commissari – ha insistito il consigliere di Fi – e ci saremmo evitati l’esame di un testo pressoché inutile». Pittalis ha quindi ricordato la nomina del commissario dell’Ente Foreste: «Fatta questo pomeriggio mentre il Consiglio esaminava in commissione il disegno di legge proposta dalla Giunta». Pietro Pittalis ha concluso affermando che la proposta di legge, così come è strutturata, non diminuisce le Asl, anzi le aumenta, così come farà crescere il disavanzo nella sanità sarda.

Il presidente ha quindi dato la parola all’assessore della Sanità, Luigi Arru, il quale ha espresso il parere favorevole della Giunta. Per Arru l’articolo 1 rappresenta il punto fondamentale della norma con la tutela della salute del cittadino al centro di tutto il ragionamento. Per Arru è importante la centrale di committenza, che è vero esisteva ma non ha mai funzionato, ricordando che in altre regioni ha prodotto un risparmio importante. Favorevole anche all’Areu perché, secondo Arru, riorganizza il sistema di emergenza-urgenza ormai con troppe criticità. Tra l’altro, ha ricordato l’assessore, si occuperà anche del trasporto dei pazienti e del trasporto organi. Un’iniziativa che consentirà alla Sardegna di allinearsi con gli standard europei. Per l’assessore ci può essere un costo apparente, ma l’Areu renderà omogenea la rete  e darà garanzie al sistema emergenza-urgenza. Importanti, secondo Arru, anche le case della salute, che come finora concepite non hanno dato risposte al territorio. Arru ha spiegato all’Aula che, visto l’invecchiamento della popolazione, è fondamentale intervenire sul potenziamento dei servizi per i non acuti sul territorio, che sarà garantito dalle case della salute e dagli ospedali di comunità, con una valorizzazione dei medici di base, degli infermieri e dei fisioterapisti. Per l’assessore tutti gli articoli vanno visti in un’ottica di circolarità che parte dalla prevenzione. L’esponente dell’esecutivo ha ribadito la necessità di modificare la rete ospedaliera, «ma non si può fare se prima non si potenziano i territori». Per Arru il testo in esame è perfettibile, ma è una prima risposta al cittadino, agli operatori e al territorio.

Il presidente del Consiglio ha chiuso la discussione generale e ha messo in votazione il passaggio agli articoli (31 sì, 20 no) e ha poi sospeso la seduta e convocato la conferenza dei capigruppo.

Al rientro in Aula, il presidente Ganau ha chiuso la seduta e ha comunicato che il Consiglio si riunirà domani alle 15,30 con l’esame degli articoli del Pl 71/A, perché la Giunta ha annunciato il ritiro del Dl 99. Alle 11 si riunirà la Sesta commissione per l’esame degli emendamenti presentati al Pl 71/A.

Proseguiranno domani alle 15 e 30 i lavori del Consiglio regionale. All’ordine del giorno l’esame degli articoli e degli emendamenti  del PL 71/A “Norme urgenti per la riforma del sistema sanitario regionale”. Alle 11.00 è convocata la commissione Sanità per l’esame dei 384 emendamenti presentati.

Consiglio regionale 2 copia

Il Consiglio regionale ha approvato ieri l’assestamento alla manovra finanziaria e i disegni di legge istitutivi dei parchi di Gutturu Mannu e Tepilora.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, l’Assemblea ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno, con la votazione finale del DL n. 111/A (Giunta regionale) – Assestamento alla manovra finanziaria per gli anni 2014-2016. Per le dichiarazioni di voto, il presidente ha dato la parola al consigliere Daniela Forma, del Pd.

Prima dell’intervento del consigliere Forma, il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha rivolto all’Aula un emendamento orale correttivo dell’emendamento n. 32, approvato nella seduta precedente. La proposta, preso atto che manca la copertura finanziaria per gli anni successivi, fissa al 31 dicembre di quest’anno il termine entro il quale i lavoratori dei consorzi potranno presentare domanda di pensionamento.

L’Assemblea ha approvato per alzata di mano la correzione proposta dal capogruppo del Pd.

Per dichiarazione di voto sul Dl in esame, il consigliere Forma ha affermato che si è trattato di «intervenire su un bilancio non approvato in questa legislatura che andava corretto, coprendo per 216 milioni il disavanzo di amministrazione a cominciare dai debiti sanità, e inoltre si è fatta una operazione giustizia nei confronti degli enti locali: dopo i tagli subiti ora ci sono 35 milioni di incremento e i Comuni potranno chiudere i loro bilanci, con in più un fondo di 5 milioni per evitare problemi nell’erogazione servizi da parte delle Provincie soprattutto nelle scuole». La manovra, ha poi aggiunto Forma, «ci ha consentito anche di fare un ragionamento nuovo su spesa e investimenti, proiettato in una visione pluriennale per arrivare bilanci più puliti, mentre nel quadro di alcune piccole e grandi risposte che è stato possibile dare con pochi margini di manovra, vanno ricordati i fondi al Museo Nivola e al Consorzio pubblica lettura della biblioteca Satta di Nuoro».

Il consigliere Roberto Deriu (Pd) ha rivolto in apertura il suo ringraziamento alle opposizioni «di cui va apprezzato il corretto e leale confronto in Aula, con molti rilievi ma senza ostruzionismo, anzi con una collaborazione proficua che non ha mai superato il confine della distinzione dei ruoli». «Con questo spirito – ha proseguito Deriu – può essere un arbitro della politica equanime piuttosto che uno spaccato su posizioni preconcette». Per il consigliere del Pd va inoltre apprezzato «il lavoro della Giunta e dell’assessore Paci per un documento certamente denso di complessità ma con una sua anima leggibile e concreta, che fra l’altro ha reso possibili valutazioni su alcuni grandi problemi della Sardegna e della pubblica amministrazione; non è documento veicolo delle nostre politiche e risponde all’attuale congiuntura ma il lavoro è stato fatto per il meglio».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha annunciato il voto contrario, precisando che «la disponibilità della minoranza su alcuni atti importanti non significa condividere i contenuti principali della manovra, che per noi costituisce una operazione ingiustizia ai danni della Sardegna». Fra gli esempi di questa ingiustizia, Cherchi ha citato, «l’Università per la quale Pigliaru spende parole di elogio ad Oristano ma 1.5 milioni vengono comunque tagliati ribaltando responsabilità su legislatura precedente, e ancora i tagli di 10 milioni all’agricoltura per il risarcimento dei danni causati dall’alluvione. Su tutto – ha concluso – resta la profonda incertezza sul futuro e su quanto potrà accadere di qui a fine anno».

Il consigliere Franco Sabatini (Pd) ha condiviso le argomentazioni svolte dal consigliere Deriu, sottolineando «il confronto sereno fra maggioranza e opposizione, auspicabile anche nella prossima Finanziaria». Soffermandosi sulla manovra, secondo Sabatini è stata «una scelta obbligata che nessuno avrebbe voluto fare, cominciando dalla spesa sanitaria e dal fondo unico per gli Enti locali». E’ stato tuttavia utile, ha continuato Sabatini, «anticipare i temi della Finanziaria 2015 con particolare riferimento proprio al confronto Governo – Regioni di questi giorni e del problema di dove individuare ulteriori risparmi nella spesa pubblica regionale. Secondo il presidente della commissione Bilancio, la nuova fase dell’azione di governo dovrà consistere nel «tenere il punto su vertenza entrate, riportare sotto controllo la spesa sanitaria anche senza agganciarla alla riduzione delle Asl come dimostra chiaramente il libro bianco del Ministero della Salute, definire con maggiore chiarezza il fondo unico per gli Enti locali, chiudendo la diatriba con la Regione e precisando competenze e importi senza rincorrere le emergenze». Va citata, infine, la riduzione delle spese del Consiglio, «da 112 a 52 milioni; tutti devono fare un passo avanti, c’è ulteriore spazio per tagli di spesa a favore delle politiche di sviluppo».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha parlato di «debolezza del presidente Pigliaru e della maggioranza perché il progetto presentato in campagna elettorale è molto ridimensionato». L’Assessore Paci, ha ricordato, «prima accusava il centro destra di essere la causa della manovra salvo poi dire in Aula tutt’altro, con atteggiamenti talvolta positivi, ma restano le contraddizioni che hanno comunque un peso». «Dal dibattito – ha detto ancora Tedde – emerge il senso di responsabilità dell’opposizione che non ha inchiodato il Consiglio con l’ostruzionismo, ha dato via libera ritirando centinaia di emendamenti e soprattutto ha fatto passare proposte qualificanti nell’interesse dei Sardi». Riconfermando le sue critiche di merito, il consigliere di Fi ha concluso dichiarando che «se il buon giorno si vede dal mattino in Sardegna c’è poco da stare allegri».

Il consigliere dei Riformatori, Michele Cossa, ha ricordato in apertura del suo intervento il contributo offerto dai gruppi della minoranza per approvare in tempi rapidi la manovra di assestamento al bilancio. Cossa nel dichiarare il voto contrario al Dl 111 ha confermato il giudizio “fortemente negativo”, già espresso nel corso del dibattito in Consiglio. L’esponente dell’opposizione ha quindi ribadito critiche per l’atteggiamento e le dichiarazioni del presidente del Consiglio dei Ministri verso le Regioni («Renzi vuole annichilire il governo regionale e fa ricorso ad accuse becere per screditarne l’operato»). Michele Cossa ha concluso sottolineando come il vero confronto tra maggioranza e minoranza in Consiglio, si avrà in occasione dell’imminente dibattito sulla legge finanziaria.

Il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, ha dichiarato il voto convinto a sostegno dell’aggiustamento della manovra finanziaria e evidenziato che la legge Finanziaria sarà il vero banco di prova che attende l’esecutivo e la maggioranza consiliare. Cocco ha ricordato gli impegni assunti dall’assessore della Programmazione anche per qui temi che non hanno trovato risposta nel Dl. 111, ad incominciare dai cantieri verdi, dal servizio civile, dalla stabilizzazione dei precari dell’Ente foreste. Il capogruppo dei vendoliani in Consiglio ha quindi replicato alle affermazioni di alcuni consiglieri della minoranza e ha affermato che «la Giunta non si mostra né debole né incoerente rispetto al programma di governo ma è anzi impegnata a dare seguito e continuità all’azione amministrativa per portare la Sardegna fuori dalla drammatica crisi in atto».

Alessandra Zedda (gruppo Fi) ha sottolineato il riconoscimento della maggioranza per l’atteggiamento positivo mostrato nel corso dell’esame del Dl 111 dalle forze dell’opposizione e ha ricordato l’analogo comportamento costruttivo offerto dai consiglieri della minoranza nel corso dei lavori in commissione. La consigliere Zedda ha dichiarato il voto contrario all’assestamento alla manovra finanziaria e ha evidenziato “il peccato originale” che condiziona l’azione dell’esecutivo regionale: l’accordo sottoscritto col governo nazionale lo scorso luglio in materia di finanza pubblica. «Resta un accordo patacca», così ha incalzato Alessandra Zedda, che ha concluso il suo intervento in sede di dichiarazione di voto lamentando la scarsa capacità dimostrata dall’esecutivo regionale nell’impegnare le somme su alcune misure strategiche, come il piano straordinario del lavoro, il dissesto idrogeologico e l’impresa femminile.

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha annunciato il voto favorevole del Partito democratico al Dl 111 e ha ricordato i principali interventi previsti nell’assestamento alla manovra finanziaria 2014-2016. Il consigliere della maggioranza ha sottolineato in termini critici i toni utilizzati nel corso del dibattito da alcuni esponenti della minoranza ma ha espresso soddisfazione per la tempestiva approvazione del provvedimento.

Il consigliere del gruppo Forza Italia, Ignazio Locci, ha dichiarato il voto contrario al Dl 111 e ha manifestato perplessità sulle misure contenute nell’assestamento («non sono presenti interventi strategici»). L’esponente della minoranza ha concluso ricordando la grande sofferenza della Sardegna e l’urgenza di interventi adeguati per il superamento della drammatica crisi che colpisce i sardi.

Il presidente ha dato la parola al capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis: «Qualcuno dai banchi della maggioranza e della Giunta ha voluto accreditare all’esterno che si trattasse di un atto tecnico. Non ci sono atti tecnici, ma politici. E questo è un atto politico importante». Se il Dl 111, ha proseguito, è un’anticipazione dei temi della Finanziaria il parere è negativo. «Si tratta di una manovra recessiva, è scomparso il lavoro, il sostegno alle piccole e medie attività, ad artigianato, commercio e cooperazione sono assenti. È una manovra che ha molto del tratto contabile ragionieristico». Un approccio che non va bene in una situazione di crisi così grave perché, secondo Pittalis, non si indicano soluzioni né una via d’uscita. Per l’esponente della minoranza non ci possono essere giustificazioni alla debolezza della Giunta nei confronti del governo nazionale che spende con i soldi degli altri. «Svegliatevi».

Anche Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha dichiarato il voto contrario, condividendo l’intervento del collega Pittalis, perché «dal grande vocabolario manca completamente l’impegno verso i comparti produttivi. E’ impensabile tutto questo». Per Crisponi l’attenzione esclusiva è verso il finanziamento il debito pubblico nazionale e  manca l’attenzione «necessaria verso l’unico comparto che può essere il volano dell’economia sarda: il turismo». Crisponi ha sottolineato che le 55mila persone impiegate nella filiera più produttiva della Sardegna vengono completamente dimenticate. Negativo anche il parere sulla manovra da parte del capogruppo dei Riformatori sardi, Attilio Dedoni, il quale ha condiviso l’intervento della collega Alessandra Zedda quando parla di “peccati originali”. Per Dedoni «un pareggio di bilancio dove non ci sono entrate non ci consente di spendere niente se non per l’ordinaria amministrazione».

Il presidente ha dato, poi, la parola a Christian Solinas (capogruppo del Psd’Az): «Noi sardisti abbiamo condiviso il fatto di voler arrivare a un’approvazione dell’assestamento di bilancio e abbiamo condiviso l’operazione che tende a riallineare la spesa della Regione, perché riteniamo sia una buona prassi». Solinas ha poi aggiunto che  «da quel punto di vista è una politica efficiente, ma non dal punto di vista dell’efficienza». Il voto sarà negativo perché non è stata data l’attenzione al tema della cultura e della lingua sarda e dell’emigrazione. «Abbiamo, comunque, visto la buona volontà di volere affrontare i temi nella prossima Finanziaria». Dello stesso parere anche Angelo Carta (Psd’Az) il quale ha sottolineato “la debolezza” della Giunta nei confronti dello Stato.

Il presidente Ganau ha messo in votazione il DL 111 che è stato approvato con  30 voti favorevoli, 22 contrari e 1 astenuto.

Il presidente Ganau, proseguendo nell’ordine del giorno, ha avviato la discussione generale del DL 38/A (Giunta regionale) – Istituzione del parco naturale di Gutturu Mannu, dando la parola al relatore del provvedimento, il presidente della commissione Governo del territorio Antonio Solinas (Pd).

Solinas ha ringraziato i componenti della Commissione per il voto unanime, «passaggio importante perché la procedura istitutiva dei parchi è iniziata nel 2005, dopo un periodo troppo lungo, fermo restano che la disciplina regionale generale è da cambiare adeguandola sia alla legge quadro nazionale n. 394 che alle norme ora in discussione nel parlamento nazionale, per aumentare il numero delle aree protette in Sardegna». Solinas ha poi messo l’accento «sulla piena partecipazione delle comunità locali per un progetto di tutela attiva del territorio e di uso responsabile ed ha annunciato un emendamento di tutta la commissione con cui sarà consentito al Wwf di sottoscrivere convenzioni con gli organi di gestione del parco». Sul piano dei contenuti, Solinas ha poi ricordato alcune modifiche del testo originario, che hanno riguardato soprattutto sul ruolo dei Comuni, «una norma-ponte in vista del nuovo assetto degli Enti locali, l’affidamento della vigilanza al corpo Forestale».

Il consigliere Marco Tedde (Forza italia), prendendo la parola sull’ordine dei lavori, ha sollecitato una pausa di riflessione sul contrasto fra la norma in esame ed il Decreto legislativo 39 del 2013 c.d. «anticorruzione», che vieta di ricoprire incarichi a quanti fanno parte di Giunte o Consigli di Provincie con una popolazione superiore a 10.000 abitanti. «Si tratta – secondo Tedde – di un contrasto palese che potrebbe provocare l’impugnazione e l’annullamento della legge regionale».

Il consigliere dei Riformatori, Michele Cossa, ha dichiarato di condividere le perplessità avanzate dal suo collega di Forza Italia, Marco Tedde ed ha criticato duramente la prevista partecipazione dei rappresentanti delle amministrazioni provinciali in seno all’assemblea del parco. L’esponente della minoranza consiliare ha ricordato come l’abolizione delle Province vada nel verso della riduzione dei costi della politica e di una generale semplificazione dei processi amministrativi. Cossa ha auspicato una modifica della Pl 38 e ha proposto che solo in una fase successiva, a conclusione del riordino del sistema degli Enti Locali, sia valutata l’opportunità di stabilire le modalità di partecipazione degli enti di raccordo territoriali in seno all’assemblea dell’istituendo parco del Gutturu Mannu.

Il consigliere del Pd, Luigi Lotto, ha espresso soddisfazione per la volontà manifestata dalla Giunta e dalla commissione per procedere, dopo anni di attese, con l’approvazione delle norme per l’istituzione dei parchi del Gutturu Mannu e Tepilora. L’esponente della maggioranza ha definito l’istituzione di due nuovi parchi in Sardegna come «un grande risultato politico» che contribuisce ad accrescere le potenzialità e le opportunità di sviluppo del comparto turistico sardo.

Il presidente della Quinta commissione ha dunque auspicato l’approvazione di una normativa generale che regoli i parchi naturali regionali ed ha sottolineato l’impegno per dare attuazione alle norme che il Consiglio si appresta a varare per realizzare i parchi del Gutturu Mannu e Tepilora.

Il consigliere dell’Udc, Giorgio Oppi, ha ricordato l’impegno profuso in occasione del suo mandato di assessore regionale dell’Ambiente all’inizio della precedente legislatura («ci siamo impegnati a fondo nel progetto per il Gutturu Mannu e abbiamo proceduto con le convocazioni delle amministrazioni interessate») e ha criticato i ritardi con cui il provvedimento istitutivo del parco approda in Aula. «E’ responsabilità di chi ha preceduto l’attuale assessore e per sei mesi è responsabilità dell’attuale assessore», ha affermato il leader dei centristi sardi che ha quindi approfondito alcune difficoltà relative al parco di Tepilora («mancava la continuità territoriale tra i Comuni del parco»). Oppi ha concluso auspicando che ai due istituendi parchi siano garantite adeguate risorse per il loro funzionamento.

Il presidente ha, quindi, dato la parola al capogruppo di Sel, Daniele Cocco, il quale ha dato atto all’on. Oppi, ex assessore dell’Ambiente, di essersi occupato molto di parchi e area marina protetta. «Ringrazio l’assessore Spano, che ha portato a termine questa operazione molto attesa dai territori, e la Commissione che ha portato il provvedimento in aula in tempi celeri».

Il presidente ha dato poi la parola all’assessore dell’Ambiente, Donatella Spano, per il parere della Giunta. «Non posso che esprimere parere favorevole – ha affermato l’assessore – dal momento dell’insediamento della Giunta non sono passati neanche due mesi e questo Disegno di legge è un segno di grande attenzione della Giunta verso la tutela ambientale e la potenzialità di sviluppo economico sostenibile». Spano ha ricordato: «Abbiamo trovato un processo già avviato nel 2005, poi nel 2007 e nel 2009, però è anche vero che la mancata approvazione di questi disegni di legge ha portato alla perdita della copertura finanziaria e noi ora l’abbiamo trovata». Per l’assessore il metodo utilizzato dovrebbe essere d’esempio per la costituzione degli altri parchi. «Credo che questa forte accelerazione consenta di superare piccole problematiche che si possono superare in aula. Sull’emendamento di convenzione con il Wwf sono favorevole». Per l’assessore Spano è necessario «svecchiare la legislazione generale in materia di parchi in un’ottica europea». E ha aggiunto, auspicando una rapida approvazione e ringraziando la Commissione quarta: «Voglio sottolineare che è un atto politico di grande importanza che nasce dalla volontà delle popolazioni e delle amministrazioni locali».

Successivamente l’Aula ha votato (46 favorevoli, un solo astenuto) il passaggio agli articoli del disegno di legge ed approvato, per alzata di mano, i primi 4 articoli.

Subito dopo, il presidente ha sospeso la seduta per consentire il riordino degli emendamenti collegati agli articoli successivi.

Alla ripresa dei lavori, è iniziato l’esame degli emendamenti all’art.5,

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi), illustrando quelli proposti dal suo gruppo, ha spiegato che la finalità è quella di «eliminare la presenza della Provincia sia nell’assemblea che nelle quote del parco, che vengono redistribuite fra i Comuni».

A nome della commissione, il relatore Antonio Solinas (Pd) ha espresso parere favorevole sull’emendamento n. 2 ma contrario sul n. 3 ed il n. 3, osservando che «da una lettura attenta la norma non contiene ambiguità perché si parla genericamente di soggetto intermedio».

Per la Giunta, l’assessore dell’Ambiente ha espresso parere conforme.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, sull’ordine dei lavori, ha manifestato la sua contrarietà «ad aggiustamenti all’ultimo momento», osservando che occorre il rispetto dei termini per la presentazione degli emendamenti.

Il presidente ha ribadito che tutti gli emendamenti in discussione sono pervenuti nei termini.

Il capogruppo dei Riformatori sardi, Attilio Dedoni, ha ribadito che, pur comprendendo le argomentazione di Solinas «non c’è dubbio sul fatto che la Provincia del Sulcis sia stata soppressa, non capisco perché si continui a dire che le Province esistono».

Il consigliere Marco Tedde (Forza italia), rilevando che a suo avviso si sta procedendo «con un po’ di confusione» ha chiesto una breve sospensione della seduta.

Il presidente Ganau ha accolto la richiesta e ha convocato la conferenza dei capigruppo.

Al termine dell’interruzione, il presidente ha dato la parola al consigliere Luca Pizzuto, di Sel, il quale ha chiarito che alcune Province «non sono state abrogate ma commissariate; è chiaro inoltre che si parla di legali rappresentanti dell’Ente intermedio e non ci sono contraddizioni».

Il consigliere Modesto Fenu (Zona franca) ha ricordato al consigliere Pizzuto l’esito del referendum popolare che ha soppresso le Province, estendendo tale effetto anche a quelle cosiddette “storiche”: quindi le norme regionali successive «devono essere coerenti».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha ribadito con forza che «il referendum ha forza di legge, i commissari devono liquidare e non possono rappresentare le comunità».

Il consigliere Marco Tedde (Forza italia) ha manifestato soddisfazione per il fatto che la maggioranza ha accolto i suoi rilievi, ed ha annunciato il voto contrario all’emendamento.

Il consigliere Salvatore Demontis (Pd), premettendo di non voler passare per difensore Province, ha dichiarato che «è chiaro che la soluzione trovata evita ogni possibile rischio».

Concluse le dichiarazioni di voto, il presidente ha messo in votazione gli emendamenti all’art. 5: l’Aula ha approvato il n. 2, che sopprime le parole “al suo interno” e respinto il n. 3 ed il numero 4. Subito dopo è stato approvato il testo dell’art. 5.

Al termine di quest’ultimo scrutinio il Consiglio ha approvato gli articoli dal n. 6 al n. 15 ed un emendamento aggiuntivo  a quest’ultimo articolo che consente «la stipula di apposita convenzione per disciplinare i rapporti fra l’Ente Parco ed il Wwf». A seguire, l’Aula ha votato con esito positivo gli articoli dal n. 16 al n. 26 e, al termine, ha approvato il Disegno di Legge all’unanimità.

La consigliera del gruppo Pd, Daniela Forma, ha ricordato come con l’approdo in Aula del disegno di legge che istituisce il parco di Tepilora si conclude un processo che «parte da lontano e che è stato lungo e faticoso». Il provvedimento, a giudizio dell’esponente della maggioranza, esplicita le volontà delle popolazioni e dei territori della Baronia che hanno scelto un nuovo percorso di sviluppo ponendo al centro le ricchezze ambientali e paesaggistiche. La consigliera Forma ha sottolineato il percorso di condivisione condotto con le amministrazioni locali ed ha evidenziato il ruolo svolto dalle popolazioni che hanno, da sempre, salvaguardato “luoghi e valori”. «Vogliamo produrre buoni strumenti normativi – ha concluso Forma – che siano occasione di tutela e promozione, investendo risorse pubbliche per nuove occasioni di sviluppo».

Marco Tedde (gruppo Fi) ha dichiarato in premessa di non essere contrario ai parchi naturali pur evidenziandone alcuni limiti ed un utilizzo non sempre in linea con le finalità istitutive. Alla luce di tali considerazioni, l’esponente della minoranza, ha invitato ad una riflessione sul ruolo dei parchi in Sardegna e sui risultati conseguiti in ordine alle opportunità di crescita e sviluppo. In riferimento specifico alle norme contenute nel Dl 39, Marco Tedde, ha auspicato l’approvazione di un emendamento che impedisca ai rappresentanti degli enti locali indicati nell’assemblea del parco di poter ricoprire la carica di presidente («una norma analoga è stata approvata in occasione dell’esame del dl 38 che ha istituito il parco di Gutturu Mannu»).

Il consigliere del gruppo Pd, Roberto Deriu, ha sottolineato come l’istituzione del parco Tepilora non sia solo a vantaggio delle specie protette che abitano il territorio che va da Posada a Bitti, quanto un risultato storico che trasforma «il corso del Rio Posada in un alveo di vita anziché in un’area di pericolo e talvolta di morte come è accaduto nella tragica alluvione del novembre scorso». L’ex presidente della Provincia di Nuoro ha ricordato l’impegno degli Enti Locali e la volontà delle popolazioni interessate per arrivare all’istituzione del parco regionale, voluto dalle comunità costiere quanto da quelle che abitano nelle zone più interne. «Il parco Tepilora – ha concluso Deriu – non è solo amore per la natura e l’ambiente ma è amore per se stessi nonché una dimostrazione di volontà per trovare un futuro migliore come comunità».

Il consigliere Angelo Carta (gruppo Psd’Az) ha affermato che con l’approvazione delle norme istitutive del Tepilora si “sdogana” la parola “parco” in un territorio che ha visto nelle precedenti esperienze di tutela e salvaguardia (il riferimento è alla contestata istituzione del parco nazionale del Gennargentu) tentativi di “esproprio” e autentici “soprusi” dello Stato verso le comunità locali. «Con la legge che istituisce il Tepilora -ha dichiarato l’esponente della minoranza – i territori della Baronia e del nuorese dimostrano che hanno a cuore l’ambiente e un nuovo modello di sviluppo incentrato sulle bellezze naturalistiche e su un inestimabile patrimonio di cultura e valori».

Il capogruppo di “Sardegna Vera”, Efisio Arbau, ha espresso soddisfazione per l’approdo in Aula della norma istitutiva del parco di Tepilora. «Un provvedimento di fondamentale importanza per l’intero territorio e voluto dalle popolazioni e dalle amministrazioni locali», ha dichiarato il consigliere de “La Base”, che ha poi ricordato le contestazioni verso l’ipotesi del parco nazionale del Gennargentu. Arbau ha quindi rivolto un plauso alle amministrazioni interessate dal parco regionale del Tepilora ed ha auspicato (in riferimento alle critiche avanzate dai consiglieri dei Riformatori) la fine delle polemiche sulla presenza dei rappresentanti delle Province in seno all’assemblea dell’istituendo parco regionale. «La norma è ben scritta – ha precisato Arbau – e prevede la presenza del rappresentante dell’ente intermedio che, al termine del processo di riforma degli enti locali, succede nell’esercizio delle cessate funzioni provinciali».

Il presidente ha dato, quindi, la parola al consigliere del Pd, Giuseppe Meloni, il quale ha sottolineato che i disegni di legge in discussione in aula «sono caratterizzati da una condivisione tra i diversi enti locali, difficilmente raggiunta in passato». Meloni ha sottolineato che è vero che l’assessore ha trovato il lavoro già pronto, ma è stata rapida nel farlo arrivare in Commissione. «Il fatto più sorprendente è che la richiesta sia arrivata da parte dei sindaci e ritengo che abbiano già fatto un’ottima scelta». Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis ha ricordato di essere «tra quelli che hanno sempre avversato il parco del Gennargentu imposto da Roma, un parco calato dall’alto». E’ ha rilevato che «qui siamo in un’altra situazione: un parco che nasce da un confronto con le comunità locali, quindi un parco fortemente voluto dagli amministratori e dalle comunità. Per questo, con determinazione, sosteniamo questo disegno di legge che è un segno tangibile dell’attenzione verso le zone interne».

Il presidente Ganau ha dato la parola alla Giunta. L’assessore Spano ha affermato che si tratta della conclusione di un processo di confronto con le comunità locali. Un processo lungo e interessante, ha continuato, un disegno di legge concordato con gli enti locali e i sindaci con l’obiettivo di tutelare il patrimonio ambientale di queste aree pregiate in previsione di un nuovo sviluppo. L’assessore ha sottolineato che si tratta di un parco che collega zone interne con zone costiere e utilizza il fiume come infrastruttura. L’esponente dell’esecutivo ha espresso parere favorevole e ha auspicato una rapida approvazione.

Il presidente Ganau ha messo in votazione il passaggio agli articoli e gli articoli, che sono stati approvati dall’Aula. Il disegno di legge è stato, poi, approvato all’unanimità con 53 voti favorevoli.

All’articolo 5 è stato approvato l’emendamento n. 6 (Pietro Cocco e più) che  prevede la soppressione delle parole “al suo interno” dal comma 3. All’articolo 6 è stato approvato l’emendamento n. 3 (Pietro Cocco e più) che sopprime le parole «è eletto tra i membri dell’assemblea» E’ stato approvato anche un emendamento orale del consigliere Deriu che prevede, per maggior chiarezza, l’inserimento, dopo “Il presidente del parco ” le parole «è eletto ai sensi dell’art. 5».

Gli articoli sono stati votati tutti all’unanimità, tranne l’articolo 5, che ha registrato due astenuti perché alcuni consiglieri della minoranza, in particolare Michele Cossa, Attilio Dedoni, Luigi Crisponi dei Riformatori sardi, Pietro Pittalis (Forza Italia), hanno affermato di essere contrari all’inserimento in legge delle Province ormai abolite.

Sull’articolo 24 il consigliere Crisponi ha poi chiesto di consentire i controlli e la vigilanza nel parco anche alla polizia municipale. Il presidente della Quarta commissione ha confermato che i vigili non hanno necessità di autorizzazioni per intervenire nel comune di appartenenza in caso di richiesta.

Sulla votazione finale sono intervenuti il consigliere di Forza Italia, Marco Tedde («Vorrei evidenziare che la minoranza ha dato prova di grande senso di responsabilità e si è arrivati celermente all’approvazione di questi due parchi»), il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu («l’Udc voterà a favore del Dl 39 sull’istituzione del parco Tepilora anche perché come Udc ne siamo stati promotori attraverso l’opera  dell’ex assessore Oppi»). E’ intervenuto anche Luigi Crisponi, Riformatori, il quale ha ribadito l’importanza di questo parco che unisce le zone interne con quelle costiere: «Credo possa segnare un nuovo futuro anche per altre aree». Anche il consigliere del Pd, Roberto Deriu, ha ringraziato il presidente Solinas e l’assessore Spano, dichiarandosi fiero di far parte di questo Consiglio che ha dato gambe alle richieste dei territori. Anche Antonio Solinas (Pd) ha ringraziato la Commissione, maggioranza e opposizione. «Sono fiero di appartenere a questo Consiglio che ha approvato questi provvedimenti in tempi così celeri. Può essere d’esempio per gli altri territori», ha affermato il capogruppo di Sel, Daniele Cocco. Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha sollevato il problema della dotazione finanziaria, ritenuta assolutamente insufficiente. Il capogruppo di Sardegna Vera, Efisio Arbau, infine, ha riconosciuto l’importante lavoro fatto all’on. Oppi.

Successivamente, proseguendo nell’ordine del giorno, l’Aula ha iniziato l’esame del DL n. 97/A (Giunta regionale) – Interventi urgenti per le spese di funzionamento e manutenzione delle sedi della formazione professionale e il completamento dei piani di formazione professionale.

Il presidente Ganau, aprendo la discussione generale, ha dato la parola al relatore del provvedimento, il consigliere Rossella Pinna (Pd).

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, intervenendo sull’ordine dei lavori, ha sollecitato la presenza in Aula dell’Assessore competente e, nell’attesa, una breve sospensione della seduta.

Il presidente Ganau ha accolto la richiesta.

Alla ripresa dei lavori, il presidente ha dato la parola al consigliere Rossella Pinna (Pd).

Nella sua relazione, Pinna ha ricordato che il provvedimento contiene disposizioni indispensabili per i centri di formazione anche per permettere la conclusione di corsi attualmente sospesi, evitando inoltre il rischio di chiusura di alcuni sedi sul territorio. L’art.1, ha ricordato l’esponente del Pd, «attribuisce la competenza per l’utilizzo delle risorse all’assessorato degli Enti locali ed integra la dotazione di fondi per il 2014 per un importo di 2.824 mila euro, mentre per le altre annualità è prevista la spesa di 3.4 milioni per anno fino al 2016, sempre per garantire il funzionamento e la manutenzione di strutture di fatto assimilabili ad edifici scolastici». «Occorre inoltre – ha aggiunto il consigliere Pinna – completare attività formative bloccate dal 2009 per mancanza di risorse e sbloccare ben per 8 progetti; il provvedimento, insomma, risolve una problematica aperta dal 2010 ed una buona amministrazione si misura anche con la capacità di spendere le risorse assegnate e rispondere alle aspettative di chi è in graduatoria da 3 anni». Si tratta in definitiva, ha concluso Pinna, «di un intervento in linea con l’azione avviata dal governo regionale per contrastare dispersione ed abbandono scolastico e restituire competitività al sistema regionale, nel quadro di una auspicabile riforma organica della formazione in Sardegna».

Ha assunto la presidenza dell’Assemblea il vice presidente Eugenio Lai.

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha sostenuto che «il relatore ha messo nella proposta di legge anche contenuti che non ci sono; in realtà siamo davanti solo ad un travaso di fondi per snellire le procedure burocratiche necessarie per la manutenzione degli edifici». Sullo sfondo, ha proseguito, «resta il problema del completamento del piano di formazione del 2009 e da qui deve partire il rilancio dei centri di formazione professionale, problema su cui deve impegnarsi a fondo tutto il Consiglio per mettere il sistema pubblico in condizioni di competere ad armi pari con quello privato».

Il consigliere Fabrizio Anedda (Sinistra sarda) ha ricordato che «fra adeguamento finanziario e individuazione dei fabbisogni formativi sono passati circa 7 anni, un tempo inaccettabile se si vuole immaginare una formazione che aiuta ad entrare nel mondo del lavoro; così non serve né alle aziende né tantomeno a disoccupati, fermo restando che l’adeguamento delle risorse è comunque dovuto». 

La consigliere Alessandra Zedda (gruppo Fi) ha preannunciato il voto di astensione al Dl 97 ed ha auspicato una riforma organica dell’intero settore della formazione professionale in Sardegna. L’esponente della minoranza ha ricordato le vicende che hanno interessato il comparto all’epoca della giunta Soru ed ha affermato che nei successivi cinque anni (Giunta Cappellacci) si è lavorato in un’ottica di “ricostruzione”. Alessandra Zedda ha dunque evidenziato le opportunità che derivano dai finanziamenti europei (Fse, in particolare) ed ha invitato la Giunta a scongiurare la dispersione delle risorse e di guardare a quelle professioni che sono richieste dal mercato del lavoro.

Il presidente della Seconda commissione, Gavino Manca (gruppo Pd) ha dichiarato di condividere le dichiarazioni rese dalla sua collega e relatrice di maggioranza in Aula, Rossella Pinna, ed ha preannunciato un lavoro approfondito del parlamentino del lavoro sul tema della formazione professionale. Gavino Manca ha quindi ribadito che le disposizione del Dl 97 sono urgenti e necessarie per sanare le situazioni critiche relative al piano formativo del 2009 e le problematiche inerenti le manutenzioni ordinarie e straordinarie delle sedi dei centri regionali della formazione professionale.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha evidenziato l’assenza dall’Aula dell’assessore del Lavoro, Virginia Mura ed ha quindi richiesto alcuni chiarimenti rivolgendosi direttamente al vice presidente della giunta ed assessore della Programmazione, Raffaele Paci. L’esponente della minoranza ha chiesto di conoscere quali siano i centri interessati dagli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria e se, l’esigenza di interventi nelle sedi si sia manifestata di recente. Pittalis ha domandato inoltre chiarimenti sui 621mila euro in riferimento ai piani formativi del 2009-2010 ed ha chiesto di conoscere finalità e destinatari delle risorse. Il capogruppo di Fi ha concluso affermando che «è ormai urgente e necessaria la riforma del settore della formazione professionale».

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi concesso la parola alla Giunta per la replica nello spazio riservato all’esecutivo nella discussione generale al disegno di legge n. 97.

L’assessore della Programmazione, Raffaele Paci, ha portato al Consiglio le scuse dell’assessore del Lavoro, Virginia Mura, per l’impossibilità di essere presente in Aula perché impegnata a Roma nella difficile e delicata vertenza che riguarda la compagnia aerea Meridiana. Il vice presidente della Giunta ha quindi ricordato che l’assessore Mura ha avuto modo di fornire i chiarimenti richiesti in occasione dell’audizione tenuta nella Seconda commissione consiliare.

Nel merito del provvedimento, l’assessore Paci, ha dunque escluso che il disegno di legge in discussione possa essere considerato un testo di riforma ed ha affermato che il Dl 97 ha lo scopo di «sistemare alcune questioni». «In particolare – ha spiegato il delegato alla Programmazione – risolve il problema dell’attribuzione all’assessorato degli Enti Locali delle manutenzioni straordinarie ed ordinarie dei centri regionali della formazione, le cui spese, negli ultimi anni, sono rimaste in capo all’assessorato del Lavoro». «Ulteriore scopo del provvedimento – così ha affermato l’assessore Paci – è quello di procedere col completamento del piano formativo 2009-2010 che si realizza con un evidente ritardo». Il vice di Pigliaru in Giunta ha quindi affermato che sarà cura dell’esecutivo provvedere, all’interno del piano regionale di sviluppo, alla riorganizzazione complessiva del settore della formazione professionale, inserendolo nella cosiddetta filiera della “conoscenza” posta in stretta correlazione con il mondo delle imprese.

Il vice presidente del Consiglio, Eugenio Lai, ha quindi dichiarato l’intenzione di procedere con la votazione per il “passaggio agli articoli”.

Il capogruppo di Fi, Pietro Pittalis, ha chiesto la verifica del numero legale in Aula.

Il presidente Lai ha precisato che con la votazione a scrutinio elettronico si procederà anche alla verifica del numero legale in Consiglio.

Il presidente, Gianfranco Ganau, ripresa la conduzione dei lavori, ha quindi dichiarato aperta la votazione per il passaggio agli articoli del Dl 97, il cui risultato è stato: 32 presenti; 31 votanti; 31 a favore e un voto di astensione. Si è quindi passati alla votazione di articoli e emendamenti come da regolamento.

Il consigliere Pittalis ha voluto chiarire che il non voto della minoranza è un voto di dissenso politico e non di assenza. I capigruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, e Riformatori sardi, Attilio Dedoni, hanno espresso perplessità sullo spostamento di fondi, che vengono sottratti a formazione e lavoro. Sull’argomento è intervenuto il presidente della Seconda commissione, Gavino Manca, il quale ha chiarito che i capitoli di spesa avevano la sufficiente capienza per sopportare lo spostamento dei fondi senza intaccare i progetti già finanziati in materia di formazione e lavoro.

Il Consiglio ha approvato tutti gli articoli e l’emendamento 1 all’articolo 1 con i soli voti della maggioranza. L’emendamento prevede l’inserimento del comma 01, prima del comma 1, con la seguente dicitura: «E’ attribuita all’assessorato regionale degli enti locali, finanze e urbanistica la competenza relativa alle spese di funzionamento e manutenzione ordinaria dei Centri regionali e di formazione professionale».

Il Consiglio ha approvato il Disegno di legge con 33 voti favorevoli e 21 astensioni. Al termine dello scrutinio, il presidente Ganau ha dichiarato chiusa la seduta. I lavori del Consiglio riprenderanno domani alle 10.30.

Il Consiglio regionale ha concluso stamane la discussione generale sul disegno di legge di assestamento del bilancio.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. L’Assemblea ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con la discussione generale sul DL n°111/A – Assestamento alla manovra finanziaria per gli anni 2014-2016. Il primo ad intervenire è stato Paolo Truzzu (Sardegna), in sostituzione del capogruppo.

Paolo Truzzu ha iniziato il suo intervento ringraziando l’assessore della Programmazione Raffaele Paci per il profilo istituzionale tenuto durante il confronto in commissione, «a differenza di altri del centro sinistra» ed il consiglieri Pier Mario Manca, «che non ha rinunciato al suo ruolo politico» e Angelo Carta, «che ha cercato di uscire dalla logica degli schieramenti di parte, ricordando la frontiera in cui operano gli amministratori». «Mentre qui parliamo – ha detto Truzzu – fuori dal palazzo la realtà è ben altra». Davanti alla crisi, ha poi osservato, «ci saremmo aspettati scelte forti su settori ritenuti irrinunciabili, invece ci sono tagli ragionieristici che colpiscono un po’ tutto, in un quadro politico nazionale in cui, in termini reali, il bonus di 80 euro è stato pagato 34 milioni dalla Regione e ben 73 euro da ciascun lavoratore sardo». Il saldo dei conti della nostra Regione, ha aggiunto ancora Truzzu, «è negativo: rispetto al 2013 ci sono risorse in meno, circa 300 milioni, più altri 130 dovuti alle minori entrate, è evidente che a questo punto il 2015 e l’equilibrio di bilancio che dovevano portare più risorse ne porteranno di meno, come avevamo previsto». Truzzu ha poi respinto l’accusa di voler fare ostruzionismo con la presentazione di molti emendamenti. «Vogliamo solo dare il nostro contributo – ha spiegato il consigliere di Fdi – correggendo in qualche caso una manovra che taglia alla cieca in tutti i settori facendo emergere la mancanza di una visione politica dei veri problemi della Sardegna».

Il presidente Ganau è intervenuto brevemente per chiarire che la scadenza per la presentazione degli emendamenti è stata fissata per le 12.00, come deciso dalla conferenza dei capigruppo. Successivamente, ha dato la parola al capogruppo del “Misto”, Fabrizio Anedda.

Anedda ha dichiarato in apertura che l’assestamento è «un atto dovuto per sistemare i conti del vecchio Esecutivo e andare verso il nuovo bilancio». Sull’operato del vecchio Esecutivo, il consigliere ha espresso un giudizio totalmente negativo: «Il centro destra non ha brillato su sanità, lavoro e sostegno alle imprese, i fondi europei sono stati spesi parzialmente e male con imprese che, nel frattempo, hanno chiuso i battenti e sono scomparse dal mercato». L’esponente di Sinistra sarda ha poi citato un esempio della cattiva gestione del centro destra; «prima è stato annunciato un credito di imposta ma, fin dal 2010, non è stato erogato mentre, per le annualità 2013 e 2014, addirittura, è stato chiesto alle aziende di restituire quanto ricevuto». Stessa valutazione negativa, secondo Anedda, anche per quanto riguarda le azioni della Giunta precedente in materia di «consorzi fidi, formazione professionale con corsi non finanziati dal 2009 ad oggi, artigianato e sanità, che ha un disavanzo di oltre 200 milioni». In sintesi, il consigliere Anedda ha affermato che l’assestamento non è altro che un passaggio necessario «verso una finanziaria nuova e responsabile, con i conti in ordine».

Il capogruppo del Centro Democratico, Roberto Desini, sul piano generale, ha respinto con forza l’interpretazione della manovra di assestamento come «macelleria sociale», termine che denota «un approccio non corretto e fuori luogo, che non aiuta a migliorare il dibattito in Consiglio». La manovra è limitata e vincolata, ha riconosciuto Desini, «ma realista e, soprattutto, legata ad una legge finanziaria predisposta dal centro destra, in altre parole una strada obbligata, anche perché solo il fatto di avere 130 milioni in meno rende il percorso particolarmente difficile». Sarà poi opportuno in fase di finanziaria, ha suggerito l’esponente del Centro democratico, «manifestare concretamente una attenzione reale per gli Enti locali, che hanno mostrato in questi anni una capacità organizzativa e di spesa che va valorizzata, come hanno giustamente sottolineato i consiglieri Carta e Truzzu, al di là delle appartenenze». Voteremo l’assestamento con grande convinzione, ha infine assicurato Desini, «come fase preliminare per preparare buona finanziaria in cui faremo emergere tutto il nostro impegno per porre al centro di quella legge il problema dell’equità sociale».

Il presidente ha dato la parola al capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, il quale in apertura del suo intervento si è detto dispiaciuto se le sue parole di ieri hanno offeso l’on. Solinas: «Non era mia intenzione». Dedoni ha auspicato che il clima di collaborazione torni in aula e che la maggioranza ascolti anche i suggerimenti dell’opposizione e non ritenga di essere depositaria della verità assoluta. L’esponente della minoranza non ha risparmiato critiche all’assestamento di bilancio, ricordando che fuori dal palazzo «le persone non riescono a mettere insieme il pranzo con la cena». Dedoni ha poi chiesto alla Giunta maggiore vigilanza nei confronti delle banche che gestiscono i fondi regionali e ha ribadito la convinzione che sia necessaria una Commissione d’Inchiesta sul sistema del credito.

Il presidente Ganau ha dato, poi, la parola al capogruppo di Sardegna Vera, Efisio Arbau. L’esponente de La Base ha risposto all’opposizione che ieri ha accusato la maggioranza di essere stata scorretta in commissione. Arbau ha ricordato che  l’atteggiamento rigido è stato una risposta alle azioni ostruzionistiche della minoranza, che ha abbandonato l’aula quando si esaminava il settore della sanità e ha presentato oltre 300 emendamenti. «E’ un assestamento di un bilancio di una Finanziaria elettorale fatto in campagna elettorale – ha ricordato – abbiamo dovuto coprire il Fondo unico degli enti locali, 30 milioni per i fondi perenti, 103 milioni relativi agli ammortamenti non sterilizzati. Somme da mettere obbligatoriamente». Per Arbau si tratta di un assestamento tipico di un buon padre di famiglia che si proietta verso il 2015. Ha poi analizzato i singoli tagli: per i cantieri verdi 10 milioni di euro, programmati nel pluriennale perché i Comuni stanno facendo ancora i programmi, 5milioni di euro dell’imprenditoria femminile che non potevano essere spesi per il Patto di stabilità e non c’era programmazione, «l’ente foreste ha 20 milioni di avanzo di amministrazione ed è stato deciso di stornare 8 milioni per il 2014 per essere utilizzate per altro». Mentre per gli artigiani Arbau ha annunciato che la Giunta sta organizzando “Artigiani in fiera” con 300mila euro.

Per il capogruppo di Soberania e Indipendentzia, Emilio Usula, è evidente il grave momento di difficoltà che vive la Sardegna e «questo provvedimento non può essere motivo di gaudio per molti cittadini», ma «questa Giunta sta facendo il massimo per trovare le soluzioni possibili». Per Usula non si può attribuire la crisi della Sardegna all’assessore Paci, ma ai governi precedenti che non hanno saputo trovare le soluzioni per lo sviluppo dell’Isola. «Mi chiedo se non sia il caso che tutti si assumano le proprie responsabilità. Occorre superare le logiche di partito per il bene della Sardegna». Usula ha annunciato il suo voto favorevole, «consapevole che questo assestamento non sia la panacea di tutti i mali».

Secondo il capogruppo del Psd’Az, Christian Solinas, l’assestamento in discussione viene presentato come un atto di “manutenzione in corso” ma in realtà opera delle scelte precise. «E’ vero che il disegno di legge della Giunta prevede uno stanziamento di oltre 100 milioni di euro per coprire il deficit della Sanità – ha affermato Solinas – ma, allo stesso, tempo stanzia 232 milioni per la copertura di nuovi e maggiori oneri. Si cominciano ad intravedere le strategie della Giunta che decide di dare risposte ad alcuni settori piuttosto che ad altri».

Il capogruppo sardista ha quindi invitato la maggioranza ad avviare un confronto serio sulle questioni di merito. «Noi abbiamo proposto un percorso condiviso in Commissione – ha proseguito Solinas – occorre mettere in campo interventi mirati ed individuare coperture finanziarie certe. La Giunta punta sulla efficienza e non sull’efficacia dell’azione di Governo. Così, però, non si risolvono i problemi della Sardegna». Solinas ha poi segnalato i tagli lineari operati per le politiche linguistiche e culturali della Regione, la cancellazione dei fondi per i circoli degli emigrati sardi e per l’insegnamento del sardo curriculare nelle scuole: «Si pensa alle vertenze industriali dove ci sono numeri importanti ma si tralasciano i numeri di altri settori, forse meno chiassosi». Solinas, al termine del suo intervento, ha lanciato una proposta alla maggioranza: «Abbandoniamo le polemiche sterili e proviamo a entrare nel merito delle questioni per ragionare insieme sul futuro della Sardegna».   

Il consigliere Peppino Pinna, a nome del Gruppo Udc, ha espresso forti perplessità sull’impianto del disegno di legge di assestamento di bilancio: «Non si capisce quale criterio sia stato adottato. Forse sarebbe stato meglio lasciare tutto com’era». Pinna ha poi contestato i tagli operati ai fondi per le famiglie in difficoltà e rimarcato l’assenza di interventi a favore dell’agricoltura, dell’artigianato e per le politiche attive per il lavoro. Giudizio negativo anche sui tagli ai cantieri verdi e all’università diffusa, alla sanità, agli enti locali e alla cultura: «Da una parte si dà importanza alla salute e poi si definanziano le bonifiche per l’amianto – ha affermato Pinna – gli enti inutili invece continuano ad operare, mentre non si colgono le opportunità offerte dal nostro patrimonio culturale. Non si investe un euro per la campagna di scavi a Mont’e Prama, così si spreca una grande occasione».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco (Pd) ha invece difeso le decisioni della Giunta: «Bisogna capire da dove si parte – ha detto Cocco – questo assestamento di bilancio è una correzione dell’ultima finanziaria approvata dal centrodestra. Abbiamo trovato la Sardegna in pessime condizioni e ora cerchiamo di porvi rimedio». Il capogruppo del Pd ha quindi respinto al mittente le accuse arrivate dai banchi del l’opposizione: «Le nostra scelte politico-finanziarie si vedranno nella manovra di bilancio. Adesso ci limitiamo ad intervenire per coprire il disavanzo della sanità di 350 milioni di euro e garantire gli stipendi ai dipendenti delle società partecipate della Regione come l’Igea e la Carbosulcis». Cocco ha attaccato alcuni consiglieri della minoranza che avevano definito un atto di “macelleria sociale” il disegno di assestamento di bilancio presentato dalla Giunta: «E’ un’accusa vergognosa. Dovreste arrossire per ciò che avete fatto nella passata legislatura – ha detto l’esponente del Pd – non ricordo un punto qualificante della vostra azione di governo». Pietro Cocco ha ricordato «gli interventi per la copertura del buco della sanità (103 milioni di euro) per i trasporti, la scuola, il ripristino del Fondo Unico per gli enti locali, accusando il centrodestra di non aver fatto nulla per sostenere l’industria, la pastorizia e le altre attività produttive dell’Isola».

Un accenno infine alla sanità: «Nella scorsa legislatura – ha affermato il capogruppo del Pd rivolgendosi alla minoranza – il vostro primo atto fu il commissariamento delle ASL con la promessa del varo di una riforma poi non andata in porto. Oggi, con la scusa della razionalizzazione della spesa, qualcuno continua a rappresentare interessi privati che non hanno nulla a che vedere con la sanità pubblica. Noi andremo avanti spediti nel nostro progetto di riforma, convinti della bontà delle nostre idee».

Il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, ha affermato che il suo gruppo «è disponibile a ragionare ma non ad impegnarsi su inutili schermaglie; è il momento della responsabilità, del buon senso e dell’autocritica, come ci impone la situazione drammatica della nostra terra». «Nessuno più dell’assessore Paci – ha aggiunto Cocco – ha verificato con attenzione e rigore i conti della Regione da cima a fondo dimostrando grande disponibilità a ragionare sul merito, perciò ogni giudizio deve essere sospeso in questa fase e rimandato, semmai, alla finanziaria». In ogni caso, secondo il consigliere di Sel, «l’assestamento consente di pagare tutti i debiti ed è già un grande risultato, poi si spendono oltre 200 milioni mentre altre risorse accantonate saranno riprogrammate; dal 2015, in altre parole, daremo ai Sardi le risposte che giustamente si aspettano». «Non ci sto – ha detto ancora Cocco – ad essere accusato di macelleria sociale e di aver dimenticato gli ultimi, sono accuse irricevibili, sui cantieri verdi ed in particolare sull’Ente Foreste l’assessore ha risposto in modo esauriente in commissione; noi siamo impegnati in prima persona a fianco dei disoccupati e dei precari e vigileremo attentamente su questi temi, sicuri che con sacrificio e fatica terremo fede alla parola data ai sardi 7 mesi fa». 

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha invitato la maggioranza «ad uscire da equivoci ed inesattezze, attribuendo tutti i demeriti al centro destra mentre il centro sinistra sta rimediando con un intervento tecnico: in realtà è un intervento che assesta un colpo mortale all’economia della Sardegna». «La maggioranza – ha insistito – è in imbarazzo a parlare dei cassintegrati, dei lavoratori in mobilità e dei settori trainanti dell’economia regionale, delle famiglie e degli emigrati: confermo che avete operato una autentica macelleria sociale». Pittalis è poi entrato nel dettaglio delle cifre dell’assestamento: «Sono state tagliate le risorse alle aziende alluvionate, al fondo per l’occupazione, all’imprenditoria femminile, ai Comuni, ai corsi di musica, al cinema, all’artigianato, al commercio, alla lingua sarda, alla famiglia, all’università, agli emigrati, altro che correzioni migliorative del bilancio del centro destra, è una falsità!». Dopo aver accusato il centro sinistra di aver messo in campo una politica pubblica «recessiva» davanti ad una crisi gravissima, Pittalis ha concluso affermando che le uniche azioni concrete della maggioranza, condivise con l’opposizione, sono state il piano di edilizia scolastica e gli interventi contro la lingua blu («peraltro entrambi ancora privi di effetti pratici») mentre, quelli sui quali il centro sinistra è andato avanti da solo, con operazioni «eccellenti», sono l’abolizione del Piano casa «con un disegno di legge che provocherà confusione e contenziosi e l’abolizione del Piano paesaggistico senza proporre nulla in alternativa, limitandosi a riesumare quello di Soru contestato da destra e sinistra, recentemente da anche dal sottosegretario Barracciu». «Altro che documento tecnico, ha concluso il capogruppo di FI, «qui ci sono scelte vere e pesanti, tecniche e ragionieristiche, di chi se ne infischia dei problemi e delle emergenze della Sardegna».

L’assessore della Programmazione Raffaele Paci, intervenendo a nome della Giunta, ha presso che si abituerà a malincuore «al gioco delle parti, che non fa bene all’opinione pubblica». Nel merito, Paci ha ribadito che l’assestamento è un provvedimento tecnico «perché nei conti non c’erano le nostre scelte politiche, da un lato, e perché, dall’altro, occorreva fare una correzione per effetto delle minori entrate di 34 milioni dovute al bonus di 80 euro sul quale, ovviamente, si può essere d’accordo o meno». Paci ha poi smentito i tagli sul fondo unico dei Comuni, «che ha tagliato la giunta Cappellacci», annunciando un emendamento per aumentare la dotazione di un fondo «per eventuali dissesti occupazionali» da assegnare alle Province, aggiungendo che la più grande voce di spesa riguarda i 103 milioni per i debiti commerciali della sanità riferiti al 2013 e parte del 2014, «certamente non attribuibili alla nostra responsabilità». «Quando sei obbligato a maggiori spese per 170 milioni – ha spiegato l’assessore – devi tagliare in proporzione da altre parti, cercando di minimizzare l’impatto sul tessuto economico e sociale della Sardegna, cioè da una parte  spostando in nel bilancio pluriennale le spese di investimento come quelle per il dissesto idrogeologico (stanno per essere pubblicati i bandi e ai Comuni arriverà un 10% di anticipo)». «Dove ci sono enormi residui – ha continuato Paci – è inutile aumentare stanziamenti, è il caso dei cantieri verdi con 24 milioni che non si riuscivano a spendere per i vincoli del patto di stabilità, ma i cantieri partiranno tutti, così come sarà sostenuta l’università diffusa; insomma si è messo ordine nella grande massa di residui attivi, 3 miliardi, cioè impegni di pagamento non onorati o perché inseriti in piano di investimento di lungo periodo perché bloccati dal patto». «Poi – ha concluso Paci – abbiamo sistemato alcune altre cose: la situazione dell’Arst per 80 milioni all’Arst, i fondi per il museo Nivola e la biblioteca Satta, i ciechi, lo spettacolo, le borse di studio universitarie ed altro; avremmo voluto fare di più ma alcuni vincoli non sono superabili, fra qualche settimana presenteremo la finanziaria dove, compatibilmente con i limiti del bilancio, porteremo avanti le nostre politiche, alle quali si può guardare con attenzione ed un certo ottimismo perché abbiamo molti fondi europei da spendere ed ampi spazi per contrarre mutui da destinare alle infrastrutture». 

Subito dopo l’intervento dell’assessore Paci, il presidente Ganau ha dichiarato conclusa la seduta. I lavori del Consiglio riprenderanno alle 18.00.

Dichiarazioni_program_presidente_pigliaru_02042014

Consiglio regionale 1 copia

I lavori del Consiglio regionale sono ripresi questo pomeriggio per l’esame degli altri punti all’ordine del giorno. Si è iniziato con la mozione, primo firmatario il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni, “sulla Fondazione Banco di Sardegna”.

Attilio Dedoni, dopo aver premesso che «alcuni contesti sono estranei ai veri interessi della Sardegna» ha ricordato che la Sardegna vive una crisi più drammatica delle altre Regioni: disoccupazione, difficoltà allo sviluppo, cassintegrati da tutte le parti, un motore alimentato esclusivamente dal sistema bancario che non gira, nonostante interessi tutte le famiglie. Il problema, insomma, per Dedoni è molto chiaro: «Il Consiglio ha il dovere di dare indirizzi alla Fondazione che, è bene ricordarlo, gestisce un patrimonio di 900 milioni di euro proprietà del polo sardo, controllato dalle istituzioni, mentre chi amministra dovrebbe essere distante dalla politica per non subirne le contiguità». Non voglio accusare un partito, ha chiarito il consigliere dei Riformatori sardi, «ma vorrei che un partito facesse un atto di moralità, che controllasse e verificasse se la Fondazione fa gli interessi del popolo sardo, è una cosa che riguarda tutti». Soffermandosi poi sui contenuti specifici della mozione, Dedoni ha criticato la composizione degli vertici societari: «E’ grave e anomalo che la Fondazione detenga il 49% delle quote azionarie del Banco (mentre altre fondazioni superano di poco il 20%) attraverso patti parasociali che suo tempo imposero un certo assetto, riconoscendo alla Bper una prelazione su queste quote e sulle nomine dei vertici». Il consigliere ha poi lamentato la scarsa trasparenza di alcune operazioni della Fondazione, come dismissioni patrimoniali, plusvalenze, obbligazioni, fondi inglesi ed altre partecipazioni a volte opache (come una società lussemburghese che gestire distributori di bevande): «Scelte incomprensibili – ha proseguito – che appaiono distanti dall’interesse pubblico». Lo stesso presidente Pigliaru, ha concluso il capogruppo dei Riformatori, «in più circostanze, come hanno affermato anche autorevoli esponenti del Pd come Bersani e Fassina ed altri, si schierò contro certe operazioni; ragione in più per recuperare moralità e distinguere nettamente fra sistema bancario e politica».

Il consigliere Cesare Moriconi (Pd) ha detto in apertura di non sapere se è giusto tirare in ballo moralità ed etica, affermando che è molto più importante «portare la discussione su un terreno adeguato ad una discussione utile, fuori dal gioco delle parti». «Nel caso specifico – ha sostenuto Moriconi – occorre individuare strumenti davvero utili alle politiche del credito e non alle contrapposizioni politiche». Certamente, ha aggiunto il consigliere del Pd, «è sbagliato cercare colpevoli di una parte e dall’altra, col risultato di mancare l’obiettivo di un sistema creditizio che avremmo voluto più partecipe dello sviluppo locale». Forse non è utopia immaginare una banca legata al territorio in un quadro organico di sostegno alle nostre comunità, ha dichiarato il consigliere Moriconi, «vicino a giovani, imprese, ambiente, qualità della vita, istruzione, salute, ad ogni settore il cui sviluppo possa accendere una speranza». Serve in altre parole, a giudizio dell’esponente del Pd, «una discussione nobile per capire se esiste una nuova possibilità per il credito in Sardegna, favorendo il nostro tessuto locale e sociale, riflessione che serve perché questa discussione non si esaurisca nelle contrapposizioni».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha riferito che fra poco a Lei, piccolo paese del Marghine, arriverà il cosiddetto bancomat intelligente dove si potrà pure versare. In realtà, ha detto, «siamo davanti al frutto di una politica che colpisce le realtà più deboli, ma poi perché non si deve parlare della Fondazione quasi fosse una no fly zone?»

 La politica, secondo Crisponi, ha invece «titolo per entrare nelle questioni a cominciare dallo smantellamento del sistema del credito nella nostra regione, passano per il tema dell’influenza della politica nel credito, anche perché ormai non si parla più di sviluppo e ripartenza della Sardegna perché i rubinetti del credito sono chiusi». «Per queste ragioni – ha proseguito Crisponi – è giusto reclamare una politica diversa più attenta ai territori, spezzando una catena strana che avvolge un sistema di califfati, su un solco simile a quello del #Monte dei Paschi dove la politica ha creato sfracelli e danni». La situazione è delicata, ha concluso il consigliere dei Riformatori, «perciò dobbiamo togliere il velo e far diventare tutto più trasparente e accessibile, perché dopo il Marghine ci saranno altre chiusure e ci troveremo ben presto a domandarci cosa fare: apriamo porte e finestre, ricordando soprattutto che degli 82 miliardi che la Bce ha assegnato recentemente alle banche, 2 miliardi sono andati a Bper, ma per fare cosa? Ricordiamoci che sono soldi che arrivano dalle tasche dei nostri cittadini».

Il consigliere del gruppo Pd, Franco Sabatini, ha escluso operazioni condotte al di fuori delle norme e delle leggi da parte della Fondazione e del Banco di Sardegna. «Se fossero vere le dichiarazioni rese in Aula dall’onorevole Dedoni – ha attaccato il presidente della commissione Bilancio – dovrebbe recarsi in procura e denunciare le violazioni di legge». A giudizio di Sabatini tutte le operazioni del Banco e della Bper, compresa quella relativa a Sardaleasing, sono avvenute nel pieno rispetto delle procedure e, laddove necessario, sono state verificate da advisor indipendenti. L’esponente della maggioranza ha quindi approfondito il tema dei rapporti che intercorrono tra il Consiglio regionale e gli istituti di credito che operano in Sardegna. «Ci limitiamo – ha spiegato Sabatini – alle audizioni in occasione delle formalità della discussione della manovra finanziaria, ma servirebbe maggiore confronto e maggiore collaborazione». L’esponente del Pd auspica un maggiore confronto in tema di servizi offerti alle imprese, alle cooperative, insieme con una nuova attività di coordinamento nei diversi interventi della Fondazione nei settori della cultura, della ricerca, dello spettacolo e dello sport. Sabatini ha concluso replicando alle ulteriori critiche mosse dal capogruppo dei Riformatori alla gestione della Fondazione e del Banco di Sardegna ed ha rassicurato sulla solidità patrimoniale della Fondazione Banco di Sardegna.

Il consigliere dei Riformatori, Michele Cossa, ha cercato, in premessa, di ricondurre il dibattito al tema oggetto della mozione consiliare. «Poniamo il tema del rispetto delle regole – ha dichiarato il coordinatore regionale dei Riformatori sardi – e della commistione tra politica e banche». «E’ il tema – ha aggiunto Cossa – che ha posto anche il presidente Pigliaru, quando ancora non governava la Regione, all’indomani del caso #Monte Paschi». Michele Cossa ha quindi declinato i valori della Carta delle fondazioni ad incominciare da quello che indicano il patrimonio delle fondazioni come patrimonio originario delle comunità. A giudizio del consigliere della minoranza nella Fondazione Banco di Sardegna permane l’anomalia di una “forte” presenza politica e la situazione è ancor più grave se si considera che la Fondazione con l’erogazione di contributi e risorse, è in grado di condizionare la vita dei cittadini sardi in misura maggiore di quanto non lo faccia la stessa Regione. Michele Cossa ha concluso auspicando un intervento della Giunta per quanto attiene l’esercizio dei poteri di vigilanza e ha invitato il Consiglio ad occuparsi di un tema centrale per lo sviluppo dell’Isola. «Siamo pronti a portare in piazza – ha ammonito Cossa – per spiegare ai sardi che il Banco di Sardegna è diventato una succursale del Pd».

Per Piero Comandini (PD), la mozione presentata dal centrodestra manca di originalità. «Vengono elencati vecchi problemi – ha detto Comandini – ma non c’è una parola, un indirizzo che sollevi il problema del credito in Sardegna». Comandini ha poi concentrato l’attenzione sulla Sardaleasing, difendendo l’operazione di fusione con l’ABF: «Questa decisione – ha sottolineato il consigliere del Partito Democratico – ha consentito di salvare Sardaleasing che oggi continua ad esistere e ad operare nella nostra regione».

L’esponente delle maggioranza ha poi invitato i presentatori della mozione a distinguere tra banche e fondazioni. «Queste ultime – ha spiegato Comandini – svolgono un ruolo fondamentale per le comunità, sono una risorsa imprescindibile per i territori in cui operano. Sono state infatti create per limitare il peso della politica all’interno del sistema creditizio. Oggi, invece, si chiede di tornare indietro e di rafforzare il legame tra politica e credito. Credo che non sia questa la strada giusta». Comandini, al termine del suo intervento, ha ricordato che «oggi a Firenze si tiene la seconda Conferenza europea delle Fondazioni. Questa opportunità noi non la cogliamo per le solite discussioni da cortile che non risolvono le questioni importanti. Non è difendendo uno sportello bancario di un piccolo comune che si rilancia l’economia dell’Isola».

Stefano Tunis (Forza Italia) ha criticato l’approccio al problema del credito: «Parte dei colleghi individuano i mali del sistema creditizio nella presenza di esponenti politici legati a un partito – ha detto Tunis – altri invece scaricano le responsabilità. Alle banche, elemento centrale della nostra economia, si attribuisce un ruolo superiore slegato da qualsiasi attività di indirizzo da parte della politica. Ma per quale motivo – si è chiesto Tunis – dovremmo rinunciare ad un ruolo della politica?». L’esponente di Forza Italia ha quindi segnalato all’Aula la distanza tra le banche e gli interessi di cittadini e imprese. «Per questo motivo – ha aggiunto Tunis – occorre oggi dare alla politica un ruolo più forte perché le istanze della società vengano ascoltate e si esca dai freddi meccanismi del sistema creditizio».

Paolo Truzzu (Fratelli d’Italia) in apertura del suo intervento ha ricordato i tre perni su cui si è costruito in passato il sistema del credito: il Banco di Sardegna (per il credito alle famiglie e alle imprese), il Cis (per quello alle industrie) e la Sfirs. «Oggi il Cis sta sparendo – ha sottolineato Truzzu – mentre il Banco di Sardegna è oggettivamente in difficoltà visto il ruolo predominante della Banca Popolare dell’Emilia».

Truzzu ha poi ricordato le preoccupazioni espresse da autorevoli intellettuali come l’economista Antonio Sassu e lo storico Paolo Fadda. «C’è una preoccupazioni viva nella società – ha detto Truzzu – è vero che le fondazioni esistono per allontanare la politica dalle banche, ma è anche vero che il Consiglio regionale ha il compito di vigilare». Il consigliere di Fratelli d’Italia ha poi evidenziato il ruolo dominante del Partito Democratico all’interno della Fondazione Banco di Sardegna. «All’interno della Fondazione è rappresentata solo una parte, non è un problema solo per la Sardegna ma per lo stesso Partito Democratico. Quello di cui oggi si discute è l’opportunità di certe scelte. Ciò oggi sembra lecito e legale può lasciare dei dubbi. Anche la quotazione di #Parmalat è avvenuta secondo le regole poi è successo quello che è successo. Per questo – ha concluso Truzzu – è necessario riflettere sul ruolo del Consiglio.»

Il vice presidente, Eugenio Lai, ha assunto la presidenza del Consiglio regionale e ha dato la parola al consigliere di Forza Italia, Antonello Peru, il quale ha sottolineato come sia necessario fare chiarezza su un ente che gestisce il patrimonio di tutti i sardi. Per il vice presidente del Consiglio Peru è grave quanto sta accadendo nel Banco di Sardegna. Gli emiliani della «Bper si preparano all’azzeramento della gestione dell’istituto di credito sardo. Un altro pezzo di autonomia della Sardegna che va via». Per Peru è necessario che il presidente Pigliaru spieghi con chiarezza quale sarà il futuro della Fondazione Banco di Sardegna e ha ribadito che il 49 per cento delle azioni del Banco di Sardegna detenute della Fondazione debbano restare in mano al pubblico,  patrimonio di tutti i sardi. Per questo Peru ha esortato ai Comuni a esercitare il diritto di prelazione per l’acquisto delle azioni, sottraendole al controllo della Bper, in modo da salvaguardare l’autonomia della Sardegna. L’esponente della minoranza ha ricordato come in questi anni i dipendenti del Banco di Sardegna siano diminuiti della metà, perdendo oltre 2000 lavoratori e stipendi per 70 milioni di euro, mentre la Bper ha raddoppiato i dipendenti. Stiamo assistendo, secondo Peru, a un governo coloniale del credito sardo: il corpo è in Sardegna, ma la testa è a Modena.

Per Fabrizio Anedda (Rifondazione-Comunisti italiani-Sinistra sarda-Misto) è giusto considerare il Banco di Sardegna la banca dei sardi. «Chi l’ha fatta diventare grande è stata la politica e i governi che si sono succeduti. Quindi chi ha fatto diventare grande il Banco è stata la Regione Sardegna. Non ci si deve meravigliare se ci sono nomine politiche che hanno il compito di vigilare, non vedo dove sia il problema». Anedda ha sollevato un altro problema, ossia quello relativo alla voce insistente che il Banco di Sardegna stia cedendo i crediti vantati nei confronti delle imprese in sofferenza. «Siccome anche le imprese hanno contribuito a far diventare grande il Banco di Sardegna mi sembra una situazione grave». Anedda ha chiesto alla Giunta di verificare la veridicità di queste notizie e, se confermate, intervenire a favore delle imprese. II consigliere dell’Udc, Giorgio Oppi, ha subito affermato di essere contrario allo spirito di questa mozione che ha l’obiettivo di attaccare il presidente della Fondazione del Banco di Sardegna. «Conosco Antonello Cabras e ne apprezzo le qualità politiche e morali», ha affermato. L’esponente della minoranza ha evidenziato come nella mozione ci siano delle contraddizioni: da una parte si chiede la divisione tra finanza e politica e dall’altra si vuole però interferire nelle nomine interne alla Fondazione. La politica, secondo Oppi, è sempre stata legata al credito così da agire nel miglior modo possibile a favore del territorio e delle sue imprese. «La politica – ha auspicato Oppi – deve tornare a essere il perno della società».

Il consigliere Modesto Fenu (Zona Franca) ha dichiarato che «il Consiglio eletto dai cittadini ha il dovere morale di tutelare gli interessi della comunità; se politica deve essere il primo potere dello Stato è giusto che intervenga sulla materia, semmai bisogna chiedersi se l’intervento della politica possa ridursi a quello di una sola parte». Fenu ha poi sostenuto che è «più utile mettere l’accento sul sistema del credito oggi chiamato a supportare la vita e lo sviluppo delle aziende mentre invece fa il contrario, non supporta il tessuto produttivo e spesso agisce per accelerarne la scomparsa dal mercato». Il consigliere ha denunciato inoltre «i numerosi i casi di usura e anatocismo riconducibili ad una parte del sistema bancario: se è vero che oltre l’80% dei mutui sardi hanno questo vizio bisognerebbe bloccare le azioni di pignoramento in corso, forse è abbastanza per una commissione d’inchiesta». Se non la facciamo, ha avvertito il consigliere Fenu, «la residua fiducia riposta dai cittadini nella politica sarebbe fortemente a rischio, interroghiamoci piuttosto sul sistema del credito senza spaventarci se con questo mettiamo in difficoltà le banche, riflettiamo sulle centinaia di milioni distribuiti dalla Regione per i mutui prima casa, casa oggi molti cittadini stanno rischiando di perdere».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, ha esordito affermando che «in questi casi la cautela è dovuta e necessaria, cautela che è mancata ai presentatori della mozione, retaggio di un certo passato come ha ricordato il consigliere Oppi». «Che le fondazioni debbano uscire dalle banche – ha continuato Cocco – è giusto ma questo deve valere per tutti gli altri contesti a cominciare dalle Asl e, in proposito, scandalizza l’intervento di Peru dopo le vicende della sanità sassarese  o quello di Dedoni che soffre di nostalgia del passato, ma qui bisogna parlare di politica ed occuparsi di tutte le questioni, compresa quella che riguarda le banche». Questo dibattito, ha ricordato il capogruppo del Pd, «poteva essere una occasione per parlare del credito a livello generale, con l’attenzione dovuta ai problemi quotidiani di famiglie ed imprese ma la mozione ha contenuti inesatti, contraddittori, approssimativi, velleitari e confusi, deve essere respinta al mittente a cominciare dal passaggio all’impegno del presidente del Consiglio regionale, del tutto privo di fondamento». «Respingo anche – ha concluso il consigliere Cocco – i riferimenti all’etica ed alla moralità fatti dai Riformatori sardi, abbiamo perso l’occasione di fare una discussione seria».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha rivolto, in apertura del suo intervento sottolineature critiche verso i toni utilizzati dal capo gruppo del Pd, Pietro Cocco, ed ha riaffermato lo spirito prettamente politico della mozione presentata dai consiglieri dell’opposizione (ad esclusione del gruppo Udc). «Non sono in discussione le persone – ha spiegato Pittalis – e tantomeno i presidenti di Fondazione e Banco ma il ruolo, le funzioni e il rispetto delle regole dell’ente e dell’istituto di credito che operano in Sardegna». L’esponente di Fi ha quindi ripercorso l’iter istitutivo delle fondazioni e le dinamiche che in alcuni casi («Mps e Unicredit, ad esempio») hanno portato ad autentiche degenerazioni.

Pietro Pittalis ha concluso invitato il presidente della Regione a illustrare quali azioni intenda mettere in campo per garantire la correttezza dell’operato di Fondazione e Banco, insieme con la salvaguardia delle funzioni e del ruolo di controllo proprio della politica, nel delicato comparto del credito in Sardegna.

«Auspico l’uscita della Fondazione dal capitale del Banco di Sardegna». E’ quanto ha affermato il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, nel suo intervento in Consiglio, nello spazio riservato alla replica della Giunta, nel corso della discussione della mozione n. 68. Il presidente della Giunta, ha riconosciuto, in premessa, l’importanza del tema oggetto della mozione illustrata in Aula dal capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ed ha mostrato apprezzamento per gli spunti offerti dal confronto che si è sviluppato in Consiglio.

Francesco Pigliaru ha ricordato inoltre che Fondazione e Banco sono un ente e un’impresa privati e ha definito “non utile” entrare nel recinto delle questioni proprie della gestione aziendale.

«Ma – ha aggiunto il presidente della Regione – c’è un tema dal quale non intendo sottrarmi e riguarda il rapporto tra politica e credito, ed affermo con chiarezza che la politica deve restare fuori dalla gestione del credito e deve limitarsi ai compiti di indirizzo e controllo, intervenendo quando ci sono episodi di malfunzionamento del mercato». Il governatore ha citato a questo proposito il caso del mercato dell’accesso al credito per esplicitare gli esempi positivi di “intervento complementare” tra parte pubblica e sistema del credito, ad incominciare dai consorzi fidi.

«Nessuna ingerenza con gli istituti di credito», ha insistito il Pigliaru, nell’evidenziare il dettato dello statuto della Fondazione Banco di Sardegna nella parte in cui norma il cosiddetto “comitato di indirizzo”. Il presidente della Regione ha dunque ricordato che le indicazioni sono in capo ad enti che rappresentano i cittadini e non già la politica (Università, Camere di Commercio, Province e Regione). «La prima ricetta che ho da proporre – ha dichiarato il capo dell’esecutivo – è quella di nominare le persone giuste e non procedere con nomine legate alle appartenenze politiche».

Il presidente Pigliaru ha quindi affrontato il tema centrale del dibattito in Consiglio, inerente il patrimonio della Fondazione e la partecipazione al capitale sociale del Banco di Sardegna. «Auspico che il patrimonio della Fondazione sia utilizzato per favorire lo sviluppo dei nostri territori nei previsti settori di intervento – ha spiegato il leader della maggioranza – e ritengo che perseguire questi obiettivi la Fondazione debba gestire in modo adeguato il proprio patrimonio, per investire le necessarie risorse a sostegno dell’economia e della società sarda».

«La mia opinione, il mio auspicio – ha proseguito Francesco Pigliaru – è che la Fondazione Banco di Sardegna esca dal capitale sociale del Banco di Sardegna». A giudizio del governatore sono due le ragioni che supportano la posizione espressa. La prima è che si diversificherebbe il portafoglio titoli della Fondazione e si potrebbe contare su maggiori risorse per gli investimenti nell’Isola, rispetto a quelle che derivano dalla partecipazione (350 milioni di euro) al capitale del Banco; la seconda è che con l’uscita della Fondazione dal Banco si romperebbe l’anacronistico legame tra fondazione e banca, eliminando i rischi di possibili commistioni tra politica e banche.

«Quelli espressi – ha concluso Pigliaru – sono auspici che mi auguro siano ascoltati da chi opera nella Fondazione con l’autonomia propria del suo mandato».

Nella sua replica, il primo firmatario delle mozione, Attilio Dedoni, ha espresso soddisfazione per le parole di Francesco Pigliaru. «L’intervento del presidente – ha detto Dedoni – va nella direzione giusta. La necessità di separare politica e credito è stata recentemente sollecitata anche dal Fondo Monetario Internazionale  che ha denunciato il peso eccessivo delle partecipazioni bancarie sulle fondazioni».

Attilio Dedoni ha poi rimarcato lo spirito della sua mozione orientata a promuovere un dibattito sul tema del rapporto banche-politica. «Discussioni a parte – ha detto il capogruppo dei Riformatori sardi – abbiamo posto delle domande a cui il presidente ha dato una risposta chiara». Dedoni ha poi invitato Pigliaru a farsi promotore di un’iniziativa in Consiglio per dare regole certe al rapporto della politica con le fondazioni. «Noi – ha concluso Dedoni –  siamo disponibili a lavorare insieme, anche per altri settori come la sanità».

Il presidente Ganau ha quindi posto in votazione la mozione che è stata respinta dall’Aula (34 i voti contrari, 17 quelli a favore).

L’assemblea è passata quindi ad affrontare l’esame della mozione n. 69 (Truzzu e più) “per esprimere solidarietà ai due marò ingiustamente detenuti in India”.

Il primo firmatario del documento ha parlato di “vicenda surreale”. «Massimiliano La Torre e Salvatore Girone operavano su una nave della Marina militare italiana impegnata in un’operazione di contrasto della pirateria – ha ricordato Truzzu – sono stati arrestati con l’accusa di aver ucciso due pescatori indiani “ma dovevano essere giudicati in Italia».

Truzzu ha poi definito “raccapricciante” il ruolo dello Stato e dei vari governi che non sono stati in grado di tutelare i due marò. A differenza dei casi Sigonella e Achille Lauro ha aggiunto – lo Stato non ha mostrato fermezza nel difendere le sue prerogative. «Ciò che si chiede è che venga fatta giustizia – ha detto Truzzu – La Torre e Girone devono essere giudicati in Italia, nel rispetto delle norme internazionali». Al termine del suo intervento, l’esponente della minoranza ha chiesto di esprimere solidarietà e sostegno ai due marò con l’esposizione di uno striscione nella facciata del Palazzo del Consiglio e della Regione e a inviare al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro degli esteri una copia della mozione.

Il presidente ha dato la parola al consigliere regionale dei Riformatori sardi, Michele Cossa, il quale ha ringraziato il collega Truzzu per aver presentato questa mozione. «Credo che facciamo bene a dedicare il nostro tempo a questa vicenda, che vede i nostri due militari coinvolti in una vicenda allucinante». Cossa ha poi aggiunto: «L’auspicio è che la vicenda si chiuda in maniera definitiva. L’Italia non ha fatto una bella figura e neanche l’Unione europea». Per Cossa se al posto dei militari italiani ci fossero stati militari americani la situazione sarebbe stata risolta con più celerità. Anche il capogruppo dei Riformatori sardi, Attilio Dedoni, ha ringraziato l’onorevole Truzzu per aver presentato la mozione che mette «in evidenza la vicenda di questi due eroi. Io non credo che se fossero stati militari russi starebbero ancora lì». Per Ignazio Locci (Forza Italia) «siamo davanti a due servitori dello Stato, a due militari che partecipavano a una missione internazionale contro la pirateria e che sono incappati in un incidenti. Il Consiglio – ha affermato – non può non esprimere solidarietà a suoi militari».

Il consigliere Modesto Fenu (Zona Franca) si è detto convinto che non ci sia da scandalizzarsi davanti all’iniziativa doverosa del consigliere Truzzu. «I due marinai – ha detto – stavano facendo il loro dovere al servizio dello Stato nel quadro di un patto di reciproca lealtà, di qui l’impegno totale per riportarli in Patria, di fronte a questa situazione è auspicabile che l’intero Consiglio possa votare a favore di questa mozione, anche con l’esposizione degli striscioni su alcuni edifici».

Il consigliere Giuseppe Fasolino (Forza Italia) ha riconosciuto che «forse l’intervento del Consiglio non produrrà grandi risultati ma la nostra sensazione di italiani, a parte l’aspetto umano della vicenda dei due marinai e la sofferenza della loro famiglie, è quella della vergogna di vedere abbandonati due militari in missione all’estero, caso per certi aspetti simile a quello dei migranti che tutti considerano ingiustamente un fatto interno dell’Italia, a cominciare dall’Unione europea». Che questa vicenda, ha concluso Fasolino, «ci serva per riflettere sulla condizione di tanti militari impegnati in missione di pace all’estero».

A nome della Giunta il vice presidente Raffaele Paci ha dichiarato l’attenzione dell’ esecutivo per queste tematiche che peraltro sembrano in fase di risoluzione. Paci ha espresso un parere favorevole parziale alla mozione, nel senso che «si approva l’iniziativa di manifestare solidarietà e sostegno ai due militari perché la detenzione dei due marò non rispetta il diritto internazionale ed è ingiusta,ma si valuta inopportuno sia per il momento (uno dei due è in Italia) che per le trattative in corso l’esposizione dello striscione sulle facciate dei palazzi». «Se facciamo passare questo tipo di manifestazione – ha precisato Paci – lo dovremmo fare anche per italiani rapiti, le cooperanti e così via; le istituzioni hanno modi propri per manifestare ed esprimere solidarietà e partecipazione ed è perciò auspicabile una soluzione per contemperare la posizione Giunta e quella dei sostenitori della mozione».

Il consigliere Paolo Truzzu (Fdi) ha in primo luogo apprezzato il parere favorevole della Giunta sullo spirito della mozione, chiarendo tuttavia di non comprendere «le difficoltà per appendere lo striscione, è già accaduto per Rossella Urru con un voto unanime del Consiglio, si tratta della stessa manifestazione già svoltasi in tanti Comuni e tante Regioni d’Italia». «Spero – ha concluso Truzzu – che questo non sia un motivo per non sostenere la mozione, sarebbe paradossale e forse poco degno, non capisco quale sensibilità potrebbe urtare: si chiede solo giustizia e oggi mi vergogno un po’».

Il capogruppo di “Sardegna”, Modesto Fenu, ha espresso contrarietà alla proposta del voto per parti della mozione di solidarietà ai due marò e replicando alle dichiarazioni rese dal vice presidente della Giunta, Raffaele Paci, ha dichiarato piena disponibilità per manifestare pari sentimenti di solidarietà «verso tutti coloro che si trovano privati della libertà per mano dell’Isis e per esprimere ferma condanna contro ogni forma di illecita privazione della libertà dell’uomo».

Il consigliere di Forza Italia, Marco Tedde, ha espresso condivisione per le affermazioni del consigliere Paolo Truzzu e ha invece dichiarato la non condivisione per quanto affermato dall’assessore Paci in occasione del suo intervento di replica in Aula. «Non si può fare un parallelo tra le situazioni che riguardano le cooperanti e quelle che riguardano due soldati ingiustamente carcerati», ha spiegato Tedde che ha concluso evidenziando le responsabilità di tre governi nazionali “nel fallimento del caso marò”.

Il consigliere di Forza Italia, Giuseppe Fasolino, ha dichiarato il proprio favore all’intero dispositivo della mozione 69 e  è detto negativamente sorpreso dalla contrarietà espressa dall’esecutivo all’ipotesi di affiggere uno striscione di solidarietà a La Torre e Girone.

Il consigliere di Forza Italia, Ignazio Locci, ha definito “una solidarietà a metà” quella che l’esecutivo e il centrosinistra vogliono offrire ai due marò e alle loro famiglie.

Roberto Deriu (Pd) ha sollecitato l’Aula a ricercare una posizione pacata, non una soddisfazione di parte o un motivo di divisione. «Il proponente della mozione – ha detto Deriu – mi pare interessato a sollevare la questione a fare in modo che la Sardegna sia vicina ai marò e alla Repubblica italiana che sta soffrendo una difficile situazione internazionale». Sul tema, secondo il consigliere del PD, non si può però dare una risposta definitiva, meglio pensare a un documento unitario.

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu, annunciando il parere favorevole alla mozione, ha espresso disappunto per le parole dell’assessore Paci «che ha cercato di evitare un giudizio della Sardegna sulla questione dei marò».

Luca Pizzuto, a nome del gruppo Sel, ha espresso solidarietà ai due marò e alle loro famiglie per le sofferenze patite. Pizzuto si è detto d’accordo sulla parte della mozione in cui si chiede di giudicare i due militari in Italia, contrario invece alla richiesta di esporre striscioni fuori dal palazzo del Consiglio regionale «perché – ha detto – c’è stato un reato su cui devono ancora pronunciarsi i giudici».

Nella replica, il primo firmatario della mozione Paolo Truzzu ha ribadito l’obiettivo del documento: esprimere solidarietà ai marò anche attraverso l’esposizione di uno striscione nelle sedi istituzionali. Truzzu ha poi definito “gravi” le parole di dell’assessore Paci. «Non si può mettere sullo stesso piano cooperanti e militari – ha detto Truzzu –  occorre distinguere tra chi si reca volontariamente in regioni di guerra e chi invece lo fa per lavoro e spirito di servizio verso lo Stato. Paci – ha aggiunto il consigliere di minoranza – non ha avuto la capacità di volare alto come invece ha fatto Pigliaru sulla #Fondazione Banco di Sardegna».

Truzzu, infine, ha ribadito la necessità di esprimere la solidarietà dei sardi ai marò. «Sarebbe vergognoso – ha concluso – non intervenire».

Il presidente ha dato la parola al capogruppo del Pd, Pietro Cocco, il quale ha dato la disponibilità a votare la mozione ed esprimere solidarietà ai marò, ma si è detto contrario a esporre lo striscione nella facciata nel Consiglio regionale. Cocco ha chiesto la votazione per parti. Il presidente Ganau ha messo in votazione il dispositivo della mozione per parti.

Il Consiglio regionale ha approvato la mozione n. 69 (Truzzu e più) per esprimere solidarietà ai due marò detenuti ingiustamente in India. Il testo, approvato con 43 voti a favore e 6 astenuti, impegna il presidente della Regione: ad esprimere solidarietà e sostegno ai due marò, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, detenuti ingiustamente in India e ad inviare al presidente del Consiglio dei ministri e al ministro degli Esteri copia della presente mozione. Respinta la parte della mozione che prevedeva «l’esposizione di uno striscione nella facciata del Palazzo del Consiglio regionale e della Regione» (23 voti favorevoli, 28 contrari e 1 astenuto).

Il presidente ha quindi messo in discussione la mozione n. 73 (Rubiu e più) per l’attivazione delle procedure per la ricollocazione dei lavoratori ex #Rockwool. Questa mozione abbiamo presentato per il ricollocamento ex Rockwool, in particolare per trovare una soluzione per gli ultimi 13 lavoratori che da dicembre 2013 sono alla disperazione, senza cassa integrazione e che stanno occupando la #galleria Villamarina della miniera di piombo e zinco di Monteponi a Iglesias. «Gli operai – ha spiegato Gianluigi Rubiu, capogruppo dell’Udc – sono finiti in cassa integrazione dal 2010, ma lo scorso 31 dicembre è scaduta la mobilità (percepivano appena 480 euro) e hanno perso anche quel minimo sostegno economico e si ritrovano senza nessuno strumento di integrazione al reddito e nessuna forma di ammortizzatore sociale».

«Il Consiglio, già di allora nel 2009 si era occupato della vicenda e ha destinato i lavoratori  alla linea di intervento 2 della Regione (ovvero «azioni di formazione per le iniziative del territorio»), il cui obiettivo primario era finalizzato alla riqualificazione ed al reinserimento lavorativo, con un processo volto ad una loro ricollocazione nel mondo del lavoro; tuttora però, nessun provvedimento in materia di riqualificazione e ricollocamento è stato attuato».

Il capogruppo dell’Udc ha poi proseguito: «Vogliamo sollevare l’attenzione per questi 13 lavoratori, detti gli invisibili, perché vengano inseriti in un processo produttivo. Proporrei ai capigruppo un ordine del giorno unitario per trovare una soluzione».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, ricordando le numerose occasioni in cui il Consiglio si è occupato della vicenda, ha affermato che «i lavoratori potrebbero essere inclusi in un percorso di recupero pur provenendo da agenzie interinali, per effetto del loro accesso alle procedure di mobilità». «Una soluzione di può trovare – ha detto Cocco – ci sono state interlocuzioni con l’Assessore, sono stati ascoltati anche i lavoratori, il problema non è semplice ma l’iniziativa del consigliere Rubiu ha il sostegno del Pd».

Il consigliere Luca Pizzuto (Sel) si è espresso in modo favorevole alla mozione del consigliere Rubiu. La vicenda dei lavoratori #Rockwool, ha sintetizzato, «è emblematica di un mercato del lavoro che progressivamente ha perduto ogni regola rendendo assai difficoltosi anche gli interventi di protezione con strumenti di welfare». «L’azienda – ha concluso Pizzuto – ha chiuso non perché non guadagnava ma perché non guadagnava abbastanza, spostando la produzione in un’altra parte del mondo. Per questo, al di là dei casi specifici, servono risposte di sistema».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia), riallacciandosi agli interventi precedenti, ha sottolineato il permanere del problema del precariato, di cui il Consiglio si è occupato recentemente a proposito dei lavoratori ex Csi e Cesil, i servizi per il lavoro «stanno avvenendo molti episodi analoghi e servono momenti di grande unità per sostenere tutti».

Il consigliere Giorgio Oppi (Udc) ha brevemente ripercorso le vicende della Rockwool e quelle dei lavoratori collocati in mobilità dopo la fine dell’attività dell’azienda. «Dopo il tentativo di inserirli nell’Igea – ha aggiunto Oppi – alla fine si è individuata la soluzione del corso di formazione, anche se il sindacato non ha aiutato, risolvendo in parte l’emergenza perché alcuni sono rimasti per strada: è giusto però che tutti, oltre ad avere il massimo della solidarietà, abbiano le stesse opportunità».

L’assessore regionale del Lavoro, Virginia Mura, ha ripercorso l’iter dei provvedimenti e delle iniziative adottate nel corso delle ultime due legislature per la stabilizzazione dei lavoratori ex Rockwool, sottolineando come i 13 lavoratori oggetto della mozione n. 73, non erano alle dirette dipendenza della società Rockwool ma operavano come “lavoratori somministrati”. L’assessore Mura ha ricordato l’incontro avuto con i lavoratori ed ha evidenziato come non abbia avuto seguito la richiesta rivolta agli operari in protesta di abbandonare l’occupazione della miniera («promessa fatta dagli ex Rockwool all’assessore dell’Industria, Maria Grazia Piras, ma che al momento non ha avuto alcun seguito»). «Siamo impegnati – ha assicurato la rappresentante dell’esecutivo – a trovare una soluzione per i 13 lavoratori, rispettosa delle norme e dei profili di legittimità ma non riteniamo percorribile l’ipotesi avanzata di un utilizzo dei corsi di formazione professionale come surrogato degli ammortizzatori sociali». Virginia Mura ha inoltre precisato che i lavoratori oggetto della mozione consiliare hanno usufruito degli ammortizzatori sociali e che al momento non godono di sostegno al reddito per le note difficoltà del governo nazionale a procedere con gli stanziamenti dei fondi necessari («ma abbiamo già raggiunto gli accordi con le parti sociali»).

Per quanto riguarda le iniziative per la ricollocazione degli ex operai Rockwool, l’assessore Mura ha ipotizzato il ricorso ad alcune misure contenute nel #“Piano Sulcis” ed ha confermato positive interlocuzioni al livello ministeriale per la realizzazione di appositi progetti per il tramite anche delle agenzie.

Il capogruppo dell’Udc, Luigi Rubiu, primo firmatario della mozione n. 73, ha mostrato perplessità per il ricorso al #Piano Sulcis ed ha evidenziato l’urgenza di interventi per la soluzione del “caso” dei 13 dipendenti ex Rockwool. «Restiamo in attesa di fatti concreti – ha concluso Rubiu – perché parliamo di lavoratori che vivono in una grotta e che soffrono fame e enormi disagi».

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, nel dichiarare la disponibilità ad una breve interruzione per la predisposizione di un ordine del giorno unitario per la conclusione del dibattito della mozione n. 73, ha annunciato la presentazione alla presidenza del testo unitario dell’ordine del giorno sulla vertenza Meridiana, oggetto dell’interpellanza n. 52 (Arbau e più) e della mozione n.77 (Busia e più). Il presidente Ganau ha quindi concesso la parola al consigliere Mario Floris (gruppo “Sardegna”) per le dichiarazioni di voto. L’ex presidente della Regione ha manifestato apprezzamento per il garbo e la prudenza con il quale il presidente della Giunta e l’assessore dei Trasporti, affrontano la vertenza. «Ma – ha spiegato Mario Floris – gli strumenti nella disponibilità della Regione sono insufficienti, per questo è urgente che il presidente Pigliaru incontri il principe Karim Aga Khan, proprietario della compagnia aerea». Mario Floris ha quindi chiesto l’inserimento nel dispositivo dell’ordine del giorno unitario dell’impegno al presidente della Giunta per un incontro con #Karim Aga Khan.

Il presidente del Consiglio, non avendo altri iscritti a parlare, ha posto in votazione con procedimento elettronico palese, l’ordine del giorno sottoscritto da tutti i capigruppo che impegna la Giunta a «partecipare attivamente e in modo propositivo al tavolo istituzionale e definire tutte le iniziative utili a garantire: i livelli occupazionali e la continuità di impegno e presenza di Meridiana in Sardegna». L’ordine del giorno impegna inoltre il presidente della Regione «ad investire della vertenza il presidente del Consiglio dei ministri».

L’ordine del giorno è stato approvato con 52 voti favorevoli e con una astensione. Il presidente del Consiglio ha quindi accordato una breve sospensione dei lavori.

Alla ripresa dei lavori il presidente Ganau ha quindi dato lettura dell’ordine del giorno unitario sulla Rockwool.
Il documento impegna la Giunta a: 1) continuare un tavolo di confronto per favorire il reinserimento nel processo occupazionale dei tredici operai della ex Rockwool attualmente in occupazione nella galleria della Miniera di Monteponi; 2) esprimere la dovuta vicinanza ai lavoratori e alle loro famiglie mediante la convocazione urgente del Consiglio regionale.
L’assessore Mura ha espresso parere favorevole al documento. Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione l’ordine del giorno che è stato approvato all’unanimità. Al termine della votazione, il presidente Ganau ha dichiarato chiusa la seduta e convocato il Consiglio per domani mattina, alle 10.00.

Consiglio regionale 2 copia

Il presidente Gianfranco Ganau, ha aperto i lavori comunicando al Consiglio i contenuti della programmazione bimestrale dei lavori, definita in base all’art.23 del regolamento dalla conferenza dei capigruppo e dalla conferenza dei presidenti di commissione. l’Assemblea ha poi iniziato l’esame dell’ordine del giorno con l’esame del DL n. 94 “Misure urgenti per il funzionamento dei centri servizi per il lavoro (CSL), Centri servizi inserimento lavorativo (CESIL) e dell’Agenzia di sviluppo locale. Riforma dei servizi e delle politiche del lavoro e superamento del precariato nei CSL, nei CESIL e nelle Agenzie di sviluppo locale”. Il presidente ha quindi dato la parola al presidente della Seconda Commissione Gavino Manca, relatore del provvedimento.

Il consigliere Gavino Manca ha ringraziato in apertura per la costruttiva collaborazione su un tema delicato e complesso anche dal punto di vista giuridico, la struttura tecnica della commissione, tutti i componenti della stessa a cominciare da quelli della minoranza, e l’assessore del Lavoro. Sul piano generale, Manca ha osservato che il fenomeno del precariato in Sardegna ha «assunto dimensioni molto rilevanti ma la Regione, ha aggiunto, non intende operare facendo figli e figliastri, anzi avvieremo un monitoraggio capillare che interesserà la Regione in tutte le sue articolazioni, compresi Enti ed Agenzia, al termine del quale avremo dati precisi e saremo0 in condizioni di capire cosa dobbiamo fare». Verificheremo caso per caso e situazione per situazione, ha detto ancora il presidente della commissione Lavoro, «condizioni giuridiche e percorsi professionali, in modo da indicare concrete prospettive di accesso ai concorsi pubblici sia per i lavoratori che già hanno operato ed operano al suo interno, sia soprattutto ai giovani, che devono avere spazi di accesso ai concorsi in cui saranno privilegiati merito e qualità».

Non sarà un percorso facile, ha però avvertito l’esponente del Pd, perché «dovremo essere capaci di dire la verità ai cittadini sulle scelte da fare per superare l’attuale sistema, tracciando una linea netta rispetto al passato ed assumendoci la responsabilità di scelte difficili». Il disegno di legge, ha aggiunto, «parte dalla necessità di una riforma complessiva dei servizi per il lavoro, che dovranno avere più risorse umane e più capacità di stare sul territorio, in una prospettiva che dovrà vedere l’Agenzia regionale del Lavoro assorbire definitivamente queste strutture creando un sistema unico per le politiche attive del lavoro». A fronte di questo scenario di medio termine, collegando con le riforme nazionali in materia di lavoro ora in discussione, è stato necessario – secondo Manca – un «intervento urgente perché si avvicinava la scadenza dei contratti prevista per il 30 settembre; con questo disegno di legge i contratti saranno prorogati per 3 anni, in modo da avviare e concludere da un lato le procedure di stabilizzazione ma, dall’altro, di implementare il programma europeo #Garanzia Giovani al quale hanno già aderito oltre 9000 giovani sardi». 

Il presidente Ganau ha quindi dichiarato aperta la discussione generale e concesso la parola al primo iscritto a parlare, il consigliere Rossella Pinna. L’esponente del Pd ha espresso soddisfazione per il lavoro fatto dalla Giunta e dalla Seconda Commissione permanente del Consiglio regionale. «Questo disegno di legge – ha detto – è importante per assicurare il funzionamento e la continuità dei Csl e Cesil, in attesa di una riorganizzazione complessiva delle politiche del lavoro. Il provvedimento mette in sicurezza il personale che ha maturato professionalità nei servizi per l’impiego, un passo necessario verso la stabilizzazione di questi lavoratori precari».

Per Stefano Tunis (Forza Italia), quello all’attenzione del Consiglio è un provvedimento «che segna un momento storico nella vicenda di Csl e Cesil per i lavoratori che attendevano da 10 anni una soluzione per la loro posizione contrattuale». Tuttavia, ha proseguito l’esponente azzurro, «non è una svolta per le politiche del lavoro, non è vero che la Giunta sta andando verso la giusta direzione. Oggi si conferma un impegno assunto nella scorsa legislatura». Secondo Tunis, l’esecutivo regionale sta facendo il contrario di quanto annunciato dal presidente Pigliaru nelle sue dichiarazioni programmatiche: «Pigliaru disse in aula che la sua non sarebbe stata la Giunta delle assunzioni senza concorso, oggi si fa il contrario con l’accordo di tutte le forze politiche». 

Il presidente Ganau ha dato, quindi, la parola al consigliere del Pd, Roberto Deriu, il quale ha condiviso «le considerazioni fatte dai colleghi». «Si tratta di un provvedimento importante – ha affermato – si va nella direzione giusta». Il Consiglio, però, ha continuato Deriu, deve guardare oltre e vedere anche l’aspetto istituzionale del problema. «Non dirò tutto quello che penso, perché in questo momento stiamo risolvendo un problema contingente, e siamo per questo soddisfatti, ma non abbiamo risolto i problemi del lavoro». Secondo il consigliere del Pd tutti i soggetti interessati dovranno aggredire il problema e risolvere la situazione nel suo complesso.  Serve un pensiero lungimirante e severo, ha concluso, una politica che tracci un ordine durevole della materia.

Soddisfatto per il lavoro che è stato fatto in Seconda commissione anche il vicepresidente del parlamentino, Ignazio Locci (FI): «Confermo il grande clima di collaborazione che c’è stato all’interno della Seconda commissione, con il presidente Manca – ha affermato Locci – che ha anche dovuto vincere qualche resistenza dalla parte del governo regionale, che non era molto convinto di questa soluzione». Locci ha ricordato che la commissione ha dedicato molto tempo alla risoluzione di questa situazione che coinvolge 300 lavoratori. «Dobbiamo superare, come ha detto il presidente Manca, tutti i precariati. A tutti i precari della Regione Sardegna dobbiamo dare stabilità, con una buona utilizzazione di strumenti come garanzia giovani». Locci ha poi concluso: «La Giunta non pensi di esercitare i suoi poteri sul Consiglio, non pensi che il Consiglio sia una servitù della Giunta e si confronti con serenità».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha affermato che «siamo in una fase difficile che deve trovare una soluzione definitiva e dobbiamo dire basta ad un sistema che non ha funzionato». Serve, ha detto ancora, «una linea chiara che dia fiducia e speranza alle tante persone che sono in attesa di risposte concrete che, è bene chiarirlo, non arriveranno nemmeno da questo provvedimento». Tuttavia, ha sostenuto, «è importante mettere le basi per tracciare un percorso diverso e definitivo che dovrà essere tradotto in atti amministrativi della Giunta; non c’è altra strada se vogliamo dare certezze ai lavoratori ed ai cittadini, a cominciare dai concorsi che però sono legati all’applicazione di una serie di leggi nazionali, in attesa della riforma dei servizi per il lavoro».

Il consigliere Antonello Peru (Forza Italia) ha sottolineato il grande senso di responsabilità della minoranza, riconosciuto dallo stesso presidente della commissione. «Lo sentiamo – ha dichiarato Peru – come un dovere morale nei confronti di quanti subiscono situazioni di precarietà ed in questo siamo coerenti con quanto abbiamo fatto anche recentemente, per esempio a sostegno della lotta dei lavoratori della Multiss di cui parleremo più avanti». E’ il nostro modo di fare e di essere opposizione, ha aggiunto il consigliere di FI, «e daremo il nostro contributo per accompagnare i lavoratori fino alla loro stabilizzazione, però dobbiamo dire che la Giunta finora non ha prodotto provvedimenti significativi, come promesso in campagna elettorale, ha solo ripreso iniziative del centro destra, all’epoca molto criticate». «Aspettiamo quindi di conoscere la vostra agenda al di là di commissariamenti e soluzioni tampone perché – ha affermato Peru – anche voi dovete essere responsabili; c’è da intervenire sulla situazione dei lavoratori Ara che non sono ancora entrati in Laore, nonostante leggi approvate dal Consiglio, c’è la complessa realtà degli ex dipendenti dei Consorzio agrari e l’elenco potrebbe continuare». «Il punto è – ha concluso esponente di FI – che il lavoro non può restare imbrigliato da scelte strangolate dalla burocrazia; ed anche quella delle entrate è una battaglia per il lavoro perché non si può fare niente senza risorse. E’ ora che la maggioranza ci ascolti di più, il periodo rodaggio è terminato ed è arrivato il tempo delle decisioni che dobbiamo affrontare insieme».

Per il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, il Dl della Giunta è un atto propedeutico a quello che necessariamente dovrà arrivare per consentire la stabilizzazione dei lavoratori Csl e Cesil. «Portare in Aula questo provvedimento era un dovere morale – ha detto  Cocco – non potevamo tenere nel precariato chi deve risolvere i problemi dei precari». L’esponente della maggioranza ha poi sottolineato l’alta professionalità del personale dei centri servizi per il lavoro e l’impiego chiedendo all’assessore di affidare loro la competenza sul piano “Garanzia Giovani”. «Ciò – ha evidenziato Cocco – consentirebbe agli oltre 9.000 ragazzi che si sono iscritti al programma di ottenere risposte più celeri alle domande presentate».

Anche Alessandra Zedda (Forza Italia) ha sottolineato l’importanza del Dl in discussione. «Si tratta di un adempimento obbligatorio, c’è però il rischio concreto che si trasformi nel solito provvedimento temporaneo, nell’ennesimo spot simile a quelli fatti dalla Regione per altri atti in materia di lavoro e precariato».  Zedda ha quindi suggerito di legare la riforma dei Cesil e Csl a quella più complessiva della riorganizzazione della Regione e degli Enti locali. «C’è bisogno di un intervento organico che dia riposta a tutte le situazioni poco chiare. Oltre ai lavoratori dei servizi per l’impiego, occorre dare risposte anche a quelli dei servizi ripartimentali per l’agricoltura e al personale degli enti e delle agenzie regionali. Sulla situazione specifica dei Cesil e dei Csl occorre bandire i concorsi per risolvere definitivamente la questione».

 Il presidente Ganau, dopo aver rilevato che non c’erano altri iscritti a parlare, ha dato la parola alla Giunta per esprimere il parere sulla proposta di legge. Per l’esecutivo è intervenuta Virgina Mura, assessore regionale del Lavoro, la quale ha proposto un emendamento aggiuntivo al comma 3 dell’articolo 2 della legge. In particolare l’assessore Mura ha chiesto di inserire alla fine del comma 2 la seguente frase: «Con particolare riferimento all’indizione di concorsi pubblici per l’assunzione di personale a tempo indeterminato».

Il capogruppo di Sel, Daniele Secondo Cocco, ha chiesto una breve sospensione della seduta per poter analizzare l’emendamento della Giunta. Il presidente Ganau ha sospeso la seduta per 10 minuti.

Alla ripresa dei lavori ha chiesto di intervenire il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, il quale si è detto «sconcertato per la conclusone del dibattito» e le conclusioni dell’assessore competente. Secondo Pittalis «l’emendamento altera i termini della questione e la sintesi fatta dal presidente della commissione che ha trovato accordo di tutti». Il capogruppo di Forza Italia ha chiesto all’assessore di ritirare l’emendamento e ha evidenziato che non si è contrari all’attività concorsule, ma che per questi lavoratori c’è già stata una selezione pubblica. Pittalis ha esortato la Giunta, con il suo emendamento, a non pregiudicare il percorso per la stabilizzazioni di questi lavoratori.

Il presidente Ganau ha dato, poi, la parola al capogruppo del Pd, Pietro Cocco, il quale ha affermato che le iniziative della maggioranza sono concordate con l’Esecutivo e che l’assessore non aveva ancora avuto modo di esprimersi in maniera compiuta.

Il presidente ha dato quindi la parola all’assessore Mura per darle la possibilità di rispondete alla richiesta di ritiro dell’emendamento. L’esponente dell’Esecutivo ha ritirato l’emendamento.

Il presidente Ganau ha messo in votazione il passaggio agli articoli: l’Aula ha espresso il voto favorevole. Il presidente ha messo, quindi, in votazione il titolo della legge che è stato approvato con 41 voti favorevoli e 3 astenuti.

Il consigliere Fabrizio Anedda (Sinistra sarda), dopo aver sottolineato positivamente l’impegno dell’Assessore per il superamento del precariato, ha evidenziato una serie di situazioni complesse riguardanti precari dell’amministrazione regionale non stabilizzati «per la mancanza di procedure concorsuali» e, di conseguenza, ha sollecitato un impegno dell’assessore degli Affari Generali Gianmario Demuro anche per questa vertenza. «Il lavoro deve essere al primo posto – ha proseguito – ma dal territorio arrivano segnali preoccupanti, a cominciare dalla vertenza di Meridiana, mentre molte imprese chiudono; c’è insomma la necessità di interventi urgenti per far ripartire l’economia ed abbassare il costo del lavoro per le imprese, visto che il micro credito è servito a poco, diventando per molti quasi un viaggio della speranza».

Il presidente Ganau ha invitato il consigliere ad attenersi al tema in discussione, cioè l’art.1 del provvedimento in esame.

Il consigliere Stefano Tunis (FI) ha condiviso il rilievo del presidente. «Stiamo sull’argomento – ha esortato – le cose da fare sono tante e finora la Giunta non ha fatto niente, qui stiamo parlando della corretta contrattualizzazione dei lavoratori dei Centri servizi per il lavoro con un provvedimento ponte di 36 mesi».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente ha messo in votazione l’art.1 che è stato approvato con 44 voti favorevoli e 3 astensioni. Successivamente, sono stati votati anche l’art.2 e l’art.2/bis sempre con 44 voti favorevoli e 3 astensioni ed il complesso del provvedimento con lo stesso risultato.

L’Aula è quindi passata all’esame del secondo punto all’ordine del giorno, “Provvedimenti urgenti a favore della Provincia di Sassari”.
Roberto Deriu, consigliere regionale del PD, è stato il primo a intervenire evidenziando il fatto che il provvedimento arriva all’esame del Consiglio con la procedura d’urgenza grazie all’accordo di tutti i capigruppo. «Oggi – ha detto Deriu – prendiamo atto che la Provincia di Sassari non è in  grado di provvedere a una delle sue funzioni essenziali: la manutenzione delle scuole. C’è la necessità di una riflessione più attenta e approfondita. La Regione – ha aggiunto l’esponente del PD – soffre del complesso di Saturno,  divinità che divorava i propri figli. Allo stesso modo la Regione divora le amministrazioni che compongono l’insieme dell’Autonomia». Per questo, secondo Deriu, il provvedimento in discussione è un segnale di grande disponibilità da parte dell’Aula per un riordino complessivo del sistema istituzionale. «Dobbiamo riuscire a impegnare questo Consiglio alla valutazione di provvedimenti ben più importanti, altrimenti il nostro ruolo si limiterà alla decisioni emergenziali». 
Marco Tedde (Forza Italia) ha rimarcato il grande senso di responsabilità dimostrato dall’opposizione in questo frangente: «Sarebbe stato facile per noi – ha detto Tedde – intervenire a gamba tesa sui difficili rapporti tra Regione e Provincia di Sassari. Abbiamo invece lavorato per consentire all’ente intermedio di incamerare quei fondi necessari per continuare a vivere».
Tedde ha quindi invitato la maggioranza a non guardare indietro: «Mi dispiace – ha affermato – che in questa vicenda si accusi la precedente maggioranza di governo di aver sottratto i soldi alla provincia, dimenticando che l’ultimo bilancio della Regione è stato approvato in tre ore con il consenso di tutti».

Il presidente ha dato, quindi, la parola al consigliere del Pd, Daniela Forma, la quale si è detta in difficoltà a trattare una problematica legata a una sola provincia. L’esponente della maggioranza, che è anche consigliere provinciale di Nuoro, ha spiegato all’Aula che tutte le Province sono in difficoltà e hanno dovuto fare scelte dolorose, come aumentare le tasse, per garantire i servizi essenziali e chiudere il bilancio in pareggio. Per questo motivo e per non fare passare il principio per cui «chi più alza la voce più ottiene» e per una questione di giustizia e parità «vengano date uguali risposte a tutte le Province». Per il consigliere di Forza Italia, Ignazio Locci, traspare ancora qualche problema sul riordino degli enti locali. L’esponente della minoranza ha ricordato ai colleghi che le Province sono superate. «Se il problema è il riordino degli enti locali sta a voi, alla maggioranza, affrontare il problema nella sua complessità». E ha aggiunto che ora c’è un problema di tanti lavoratori e famiglia di una società in house e arriveranno sicuramente, all’attenzione di questo Consiglio, altre società in house in difficoltà. «Oggi diciamo sì», ha affermato Locci che ha aggiunto la volontà di affrontare tutte le altre situazioni in cui ci siano a rischio gli stipendi dei lavoratori.

Il consigliere Salvatore Demontis (Pd) ha apprezzato la disponibilità della minoranza, ma ha rilevato che la difficoltà della Provincia di Sassari deriva dal taglio delle risorse relative al fondo unico degli Enti Locali stabilito a suo tempo dal centro destra. Non è tuttavia il momento delle polemiche, ha affermato, «perché abbiamo di fronte la realtà di una Provincia che taglia servizi essenziali per la comunità, dalla manutenzione delle strade al trasporto dei disabili anche se occorre chiedersi se i tagli hanno riguardato anche attività non essenziali». «Una domanda per la quale oggi non c’è una risposta – ha proseguito Demontis – a causa delle diverse procedure con cui si formano i bilanci, procedure che vanno invece armonizzate per consentire, ad esempio, di rendere efficace lo stanziamento della Regione di 35 milioni a valere sul prossimo fondo unico degli Enti Locali, ora non concretamente spendibile perché tardivo rispetto alle tempistica contabile del sistema delle Autonomie. E’ un problema su cui la Giunta sta lavorando e bisogna accelerare». «In questo momento – ha concluso – resta al primo posto la questione delle 160 famiglie dei lavoratori Multiss in gravissime difficoltà».

Il consigliere Antonello Peru (Forza Italia) ha attribuito alla politica la maggiore responsabilità della vicenda Multiss ma in questo caso, ha detto, «c’è stato un impegno comune per ricercare soluzioni e non trovare colpevoli». «Il provvedimento – ha continuato Peru – arriva in Aula grazie alla responsabilità dell’opposizione perché il centrosinistra ha mostrato di non avere piena consapevolezza del ruolo di governo, ma va riconosciuto che la corsia preferenziale del provvedimento in base all’art. 102 del regolamento è del consigliere Pittalis e non è vero che si sta mettendo riparo ai disastri della precedente Giunta, come ha dimostrato il presidente della Provincia di Sassari in un incontro pubblico individuando responsabilità precise dell’attuale Esecutivo». «Oggi la minoranza – ha concluso Peru – sta evitando il blocco dei servizi della Provincia di Sassari e la crisi drammatica dei lavoratori della Multiss, problemi che non potevano essere affrontanti aspettando l’assestamento di bilancio come aveva proposto la maggioranza».

Il consigliere Francesco Agus (Sel) ha ribadito che «il lavoro è la prima delle priorità, ma è sbagliato pensare alle soluzioni strutturali senza fronteggiare l’emergenza ed è altrettanto sbagliato appropriarsi di questi interventiۚ». Quello degli interventi-tampone, secondo Agus, non deve però «diventare un metodo perché fra poco avremo di fronte i problemi degli altri enti intermedi, dove c’è anche molto precariato storico, ragioni che ci devono spingere ad accelerare la riforma organica degli Enti Locali». Su questa riforma, ha sostenuto il consigliere di Sel, «non possiamo tardare; non potremo mettere d’accordo tutti in un quadro di risorse insufficienti ma dobbiamo superare sia l’impasse politico in cui ci troviamo che le attuali gestioni commissariali delle Province, che in molti casi sono andate ben oltre l’ordinaria amministrazione».

Il capogruppo dei Riformatori sardi, Attilio Dedoni, ha subito precisato che il via libera del suo partito alla procedura d’urgenza per il provvedimento in esame è determinato esclusivamente dal fatto che occorre dare risposte urgenti ai lavoratori della Multiss, società di servizio della Provincia di Sassari: «Siamo dalla parte dei lavoratori, non da quella degli amministratori». Dedoni ha quindi polemizzato con il consigliere del PD Roberto Deriu accusandolo di avere una “posizione retriva” che lo porta a una difesa perdente delle province. «Cinquecentomila elettori – ha detto il capogruppo dei Riformatori sardi – hanno deciso di cancellarle con un referendum, il presidente del Pd è favorevole alla loro abolizione. Le sue, caro Deriu, sono dichiarazioni insulse, prive di fondamento, non rispondenti a verità. Lei si è iscritto alla categoria delle rattoppatrici, non è colpa nostra se l’argomento non è stato ancora iscritto all’ordine del giorno del Consiglio».

Dedoni ha poi precisato che l’intervento finanziario a favore della Provincia di Sassari non è nient’altro che un’anticipazione del #Fondo Unico, sono danari che saranno poi previsti nell’assestamento di bilancio».  Infine l’invito a portare in Aula la riforma delle province. «Ci vuole innovazione seria per la Sardegna e voi non la volete proporre. E’ vero che anche nella scorsa legislatura non si è fatto molto, ma voi non avete fatto nessun passo.»
Daniele Cocco (Sel) ha chiesto all’Aula di evitare inutili e sterili polemiche. «Ringrazio il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis – ha detto Cocco – per aver avanzato la proposta che stiamo portando oggi in Consiglio. Siamo riusciti a fare sintesi per risolvere problemi gravi, come quello della Multiss, ma poi veniamo in Aula a fare polemiche inutili. Ricordo a qualche consigliere di minoranza che la campagna elettorale è finita».

Alessandra Zedda  (Forza Italia) ha ricordato che 56 milioni di euro sono stati detratti dal Fondo Unico in attesa dell’allentamento dei vincoli del Patto di stabilità. «Ancora oggi – ha detto Zedda – nonostante sia stato prorogato il termine del 30 settembre per la deroga del Patto, i comuni non hanno potuto approvare i bilanci di previsione». Zedda ha quindi rivendicato «il grande senso di responsabilità dimostrato dalla minoranza quando si tratta di risolvere i problemi della Sardegna».

Il presidente ha dato quindi la parola alla Giunta per esprimere il parere sulla proposta di legge. Ha preso la parola l’assessore degli Enti locali, Cristiano Erriu, il quale si è detto favorevole al provvedimento, rilevando che anche la Giunta aveva individuato soluzioni tecniche con la Provincia di Sassari per risolvere i problemi sollevati dai lavoratori e dalla società, dando le linee guida ai commissari per garantire i servizi essenziali. Ha però evidenziato che questo provvedimento «ci consente di accelerare i tempi». Erriu ha anche reso noto all’Aula che l’11 settembre scorso è stato approvato l’accordo in sede di Conferenza Stato-Regioni, tra Regioni, Governo, #Anci e #Upi in materia di criteri per l’individuazione delle risorse umane, finanziarie, organizzative e strumentali per il trasferimento dagli enti strumentali agli enti subentranti. Un  accordo importante perché determina i valore di trasferimento dai fondi dallo Stato alle province, ricordando che si sta parlando di oltre 2.500 persone. L’assessore ha anticipato anche che a breve la Giunta porterà in Aula, su sua proposta, un disegno di legge per il riordino degli Enti locali, e ha auspicato la modifica dell’articolo 43 dello Statuto sardo per evitare sovrapposizioni.

Il presidente Ganau ha chiuso la discussione generale e ha messo in votazione il passaggio agli articoli. Per dichiarazione di voto è intervenuto Gianni Tatti (Udc), il quale ha dichiarato il voto favorevole a questo provvedimento da parte del gruppo Udc. Il consigliere ha però sottolineato anche in gruppo si è discusso l’opportunità discutere il provvedimento ai sensi del articolo 102, perché «non vogliamo che si apra una prassi secondo cui chi più alza la voce più ottiene». «Mi auguro – ha aggiunto – che non sia così, e che nell’arco di 15 giorni arrivino le soluzioni anche per le altre province e per le società in house che si trovano nella stessa situazione.»

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori) ha dichiarato che l’approccio del suo gruppo al problema è stato quello di mettere al centro il dramma dei lavoratori rispetto a tutto il resto. Dopo aver polemizzato con il consigliere del Pd Roberto Deriu, Cossa ha ricordato la situazione della società in house della Provincia di Cagliari, passata in poco tempo da 38 dipendenti ad oltre 100, «tutti assunti senza alcuna selezione, cosa che pone un problema rispetto alle centinaia di migliaia di disoccupati che non hanno nemmeno la speranza di un posto».

Il consigliere Marcello Orrù (Pasd’Az) ha percepito «il ritorno della politica dei campanili» ma non è così, ha precisato, «perché la situazione dei lavoratori Multiss va affrontata e risolta».

Il consigliere Mario Floris (Sardegna) ha ricordato di essere stato sempre contrario a queste procedure (articolo 102 del Regolamento) «perché di fatto hanno impedito al Consiglio di valutare correttamente le questioni, per deliberare bisogna conoscere e non andare alla rincorsa delle emergenze, mi auguro che sia davvero l’ultima volta».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha richiamato l’attenzione dell’Aula su un  provvedimento condiviso da tutti i capigruppo. «Siamo a favore – ha aggiunto – soprattutto per il metodo, il Consiglio ha deciso nei confronti di situazioni emergenziali di intervenire con un provvedimento di legge nei confronti degli Enti locali, nei confronti di chiunque, anticipando e ottenendo poi la restituzione con una manovra all’interno del fondo unico». Ognuno di noi rappresenta un territorio, ha concluso Cherchi, «e ne risponderà; auspico quindi che tutti siano d’accordo per ogni territorio della nostra Regione».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, tornando all’oggetto del provvedimento in esame, ha ribadito che «si tratta solo una anticipazione, poi ognuno tira la coperta dalla sua parte a volte con argomentazioni fuori tema e fuori luogo; mettiamo invece al centro il dramma quotidiano dei lavoratori, il resto non c’entra nulla e spero sia l’ultima volta». 

Attilio Dedoni, Riformatori,  ha replicato al capogruppo del Pd Pietro Cocco sostenendo di essere intervenuto per rispondere ad affermazioni gratuite. «In ogni caso – ha proseguito – non mi sono discostato dall’argomento, ho parlato di anticipazioni del Fondo Unico e rimarcato la necessità di una riforma organica per indirizzare a meglio le risorse della Regione. Io sono disponibile a confrontarmi dappertutto con chiunque». Dedoni ha quindi annunciato il suo voto favorevole al provvedimento.

E’ quindi intervenuto Roberto Deriu (Pd). «Dovrei sentirmi toccato da alcuni interventi – ha detto – ho sentito parole spiacevoli e addirittura una valutazione sull’opportunità del mio discorso  in Aula. Sono un liberale, un consigliere eletto che esprime liberamente le sue opinioni e sempre lo farò. Ribadisco che sulle province si è fatta una grande  confusione alla quale oggi si tenta di porre rimedio».

Giorgio Oppi (UDC) ha criticato il modo con cui si è affrontata la discussione. «Quando si porta in Consiglio un provvedimento con la procedura d’urgenza prevista dall’art. 102 del Regolamento, di solito lo si approva in 30 secondi – ha detto Oppi – non capisco questo ping pong tra maggioranza e opposizione. Noi abbiamo firmato questo documento e lo voteremo. Basta però andare fuori argomento, occorre essere coerenti con gli impegni assunti».

Dopo l’intervento dell’on. Oppi il presidente del Consiglio ha messo in votazione l’articolato. L’Aula ha approvato l’articolo 1 e poi l’articolo 2 e il testo con 44 favorevoli e un solo astenuto. Il Consiglio è passato poi all’esame dell’ultimo punto all’ordine del giorno, ovvero il parere sulla proposta della Giunta regionale per la nomina dei due rappresentanti sardi nella commissione paritetica Stato Regione ex articolo 56 dello Statuto. Il presidente della Prima commissione, on. Francesco Agus, ha illustrato il punto e ha riferito che «la commissione ha esaminato con urgenza la proposta della Giunta anche alla luce delle vicende nazionali. La proposta riguarda la nomina del direttore generale della presidenza Alessandro Demartini e del dottor Mario Scano, già procuratore e presidente della Corte dei conti della Sardegna».

L’Aula ha espresso parere favorevole votando un ordine del giorno a sostegno che recepisce la proposta della Giunta. Al termine il presidente Ganau ha dichiarato chiusa la seduta. Il Consiglio regionale sarà convocato a domicilio.

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Le politiche per il lavoro della #Giunta Pigliaru non hanno prodotto finora risultati apprezzabili. Il giudizio negativo sull’operato dell’esecutivo regionale non arriva dall’opposizione di centrodestra ma da #Sinistra Sarda, partito della maggioranza di centrosinistra: «La nostra vuole essere una critica costruttiva – precisa il segretario regionale Giovannino Deriu – il tema del lavoro è stato al centro della nostra campagna elettorale e, in questo momento di forte difficoltà per la Sardegna,  deve essere la priorità dell’azione della Giunta». Sinistra Sarda rileva “un forte ritardo” da parte dell’assessorato competente: «In questi mesi abbiamo assistito a qualche annuncio ma – prosegue Deriu – i risultati sono davvero pochi».  

Per la responsabile del Dipartimento Lavoro di Sinistra Sarda, Lorena Cordeddu, ciò che manca è una programmazione seria che permetta di avere un efficiente sistema di governance delle politiche per il lavoro. Il partito della sinistra contesta la mancata istituzione della Commissione regionale per i servizi e le politiche del lavoro (organismo previsto dalla legge n.20 del 2005).

«Si tratta di uno strumento fondamentale – ha spiegato Lorena Cordeddu – per la definizione delle scelte strategiche e di indirizzo della Regione.»

Secondo Sinistra Sarda, le iniziative portate avanti dalla Giunta in questi mesi per rilanciare l’occupazione sono insoddisfacenti. In qualche caso, come per il microcredito ed il bando “Lunga estate”, si tratta della conferma di misure già adottate dalla precedente Giunta di centrodestra; in altri, si è assistito ad un autentico flop. Il riferimento è al piano “Garanzia Giovani”, ancora al palo per la mancata attuazione dei programmi e la mancanza di coordinamento tre le strutture incaricate di mandare avanti le iniziative.

«Il risultato è che oggi i servizi per il lavoro si trovano a dover dare risposte a centinaia di persone su un piano che si è rivelato un contenitore vuoto: mancano infatti gli avvisi e i bandi necessari alla sua operatività.» Critiche anche sul fronte degli ammortizzatori sociali («serve un intervento urgente per impedire che 12mila sardi perdano gli indennizzi della mobilità in deroga come previsto dal Decreto Poletti») e sulla mancata riprogrammazione dei fondi #Por.

Sinistra Sarda chiede dunque una cambio di rotta al presidente, Francesco Pigliaru, e all’assessore del lavoro, Virginia Mura. «E’ necessaria un’iniziativa forte per ridare fiato alle piccole e medie imprese – afferma il consigliere regionale dei Comunisti Italiani, Fabrizio Anedda – con il congelamento dei loro debiti con l’erario e l’abbattimento del costo del lavoro attraverso un bonus occupazionale finanziato con le risorse destinate agli ammortizzatori sociali e quelle recuperate grazie all’allentamento dei vincoli del Patto di stabilità.»

Più collegialità nelle scelte chiede, infine, il consigliere regionale di Rifondazione Comunista, Alessandro Unali: «Il lavoro deve essere la priorità assoluta di questa Giunta. All’impegno preso in campagna elettorale devono seguire i fatti. Abbiamo il dovere di dare risposte ai giovani senza lavoro e a chi il lavoro lo ha perso. Su questo versante notiamo una certa lentezza da parte dell’esecutivo e dell’assessorato competente.»

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Seduta animata, come ampiamente previsto, ieri pomeriggio, in Consiglio regionale, per il dibattito sulle comunicazioni del presidente, Francesco Pigliaru, sul grave incidente verificatosi la scorsa settimana a #Capo Frasca.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il presidente ha rivolto il saluto dell’Assemblea ad una delegazione di sindaci ed amministratori locali dei territori della Sardegna interessati, a vario titolo, al problema delle servitù militari, presenti ai lavori. Successivamente, ha dato la parola al presidente della Regione Francesco Pigliaru, ai sensi dell’art. 121 del regolamento, per riferire al Consiglio sull’incidente avvenuto il 4 settembre scorso nel poligono militare di Capo Frasca e più in generale sul problema delle servitù militari in Sardegna. Sulla base delle decisioni della conferenza dei capigruppo, ha informato il presidente, il presidente della Regione avrà a disposizione 20 minuti mentre 10 minuti a testa saranno assegnati ad ogni gruppo fatta eccezione per i gruppi del Pd e di Forza Italia, che avranno a disposizione 15 minuti.

Il presidente Pigliaru ha esordito affermando che «chi guida ha il dovere di svolgere al meglio le sue funzioni nei luoghi a ciò dedicati e governare significa anche saper interpretare anche i bisogni di chi protesta». «Vogliamo risultati concreti che perseguiremo con fatica, disciplina, forza, capacità e coesione – ha continuato il presidente – ed abbiamo detto con chiarezza ciò che vogliamo.» Ricordando l’intervento dell’allora assessore regionale dell’Ambiente Mario Melis, nel 1981, alla prima conferenza sulle servitù militari, Francesco Pigliaru ha sottolineato alcune valutazioni politiche ancora di attualità, sulla pace e sull’art. 11 della #Costituzione.

«Quella cornice resta invariata – ha precisato Francesco Pigliaru – ed ancora oggi la Sardegna ha pagato e paga un prezzo troppo altro rispetto ad altre regioni d’Italia e forse d’Europa, al netto ritiro Usa da La Maddalena; 3 poligoni c’erano allora e 3 ce ne sono oggi». Una situazione che, secondo Pigliaru, deve cambiare secondo il percorso tracciato dal Consiglio e seguito dalla Giunta, «aprendo un conflitto istituzionale con Stato sui poligoni, negando l’assenso alle servitù, un conflitto che proseguirà senza un accordo serio, posizione rafforzata che sentiamo rafforzata dall’insofferenza e dal disagio dell’opinione pubblica sarda».

Il presidente ha poi riassunto i fatti verificatisi a #Capo Frasca il 3 e il 4 settembre scorso: «Due incendi prima sulla superficie di un ettaro, poi un secondo su 13 ettari e mezzo, provocati dall’aviazione tedesca che paga allo Stato per effettuare esercitazioni, due incendi domati grazie all’intervento di uomini e mezzi del Corpo forestale regionale, uno dei quali sviluppatosi a soli 50 metri dagli operatori di soccorso, costretti a lavorare in condizioni di sicurezza molto precarie».

Conseguenze degli incidenti, ha riassunto il presidente, «33 ettari di territorio bruciati, 86 lanci elicottero, 20.000 euro  spese che fattureremo alla Difesa al netto dei danni ambientali». Dal ‘98 ad oggi, ha aggiunto, «si sono verificati sempre incendi, che hanno distrutto oltre 440 ettari di bosco, c’è un pericolo reale, contrastato con norme e misure inadeguate, mentre da oggi ci sarà la sorveglianza della forestale per proteggere ambienti e popolazioni, sulla base di un piano dell’assessorato dell’Ambiente che sta integrando prescrizioni della Regione, che dovranno sempre essere rispettate dal 1 giugno al 30 settembre».

«Ciò rafforza la nostra convinzione – ha aggiunto il presidente della Regione – che la prospettiva servitù non può più essere incerta, serve una dismissione significativa in questa legislatura, combatteremo con armi legali, attraverso il confronto istituzionale ed il conflitto se occorre conflitto, non con manifestazioni verbose accompagnate da richieste di dismissione immediata.»

«La posizione della Giunta è quella uscita da quest’Aula con un ordine del giorno votato all’unanimità», ha detto ancora Pigliaru, confermando che l’Esecutivo proseguirà su questa strada fino alla stipula di una nuova intesa con lo Stato che dovrà essere approvata dal Consiglio. «Chiediamo in altre parole – ha continuato – un impegno del Governo per riequilibrio del gravame militare sull’Isola, la dismissione di alcuni siti e la riconversione di altri, per questo non abbiamo firmato l’intesa: chiediamo giustizia, certezza del diritto, equa distribuzione dei doveri.»

Soffermandosi sulle iniziative di maggiore attualità, il presidente ha affermato di aver scritto qualche giorno fa al ministero della Difesa chiedendo segnali chiari ed ottenendo la sospensione delle esercitazioni fino al 15 settembre, «risposta che apprezziamo come apertura di dialogo ma che non ci soddisfa nella sostanza perché mostra la difficoltà da parte dello Stato a porsi in sintonia con volontà dei sardi, valuteremo le azioni percorribili, consapevoli che ciò non significa rinunciare ad una prospettiva ma aprirla e che alcune cose potranno essere ottenute mentre per altre servirà un lavoro nel medio termine».

Allo Stato, ha concluso Pigliaru, «chiediamo un forte riequilibrio in tempi certi e con percorsi chiari, pronti a sederci ad un tavolo ma tenendo ferma la richiesta della dismissione di Capo Frasca e la definizione dei tempi per la riduzione e la dismissione di #Teulada, sono le richieste del parlamento confermate da consiglio, questa è la base incomprimibile: nello stesso tempo ci opporremo al rinnovo della convenzione per la base di #Santo Stefano a #La Maddalena, scaduta il 3 marzo e per noi legalmente morta».

«Ad oggi – ha concluso il governatore – non esiste una stima del costo pagato dalla Sardegna per le servitù ed esiste quindi anche una sete di giustizia e di documentare la verità, lo faremo con cifre e dati redatti seguendo standard internazionali e convocheremo la seconda conferenza regionale sulle servitù militari per aumentare conoscenza e confrontarci con la comunità sarda.»

Il presidente del Consiglio regionale ha quindi concesso la parola al consigliere, Gavino Sale (Irs). Il capogruppo del “Misto” ha sottolineato la rilevanza del tema delle servitù militari ma ha evidenziato come Capo Frasca e i poligoni rappresentino solo la punta di un iceberg di una serie di questioni vitali per la nostra Isola (dai trasporti all’energia). A giudizio di Gavino Sale le servitù militari sono la “negazione del principio di sovranità” e, a questo proposito l’esponente di Irs ha rimarcato condivisione per il dispositivo dell’ordine del giorno unitario approvato in Consiglio regionale lo scorso 17 giugno nella parte in cui si afferma l’impegno per la Giunta «per la graduale dismissione dei poligoni ed il loro superamento».

Il consigliere di Irs ha quindi ribadito l’impegno per la battaglia contro le servitù ed ha affermato che «l’attuale maggioranza manterrà la promessa fatta ai sardi, al contrario di quanto ha fatto coloro che hanno preceduto il centrosinistra al governo dell’Isola». Sale ha dunque confermato apprezzamento per la decisione, a suo tempo assunta dal presidente della giunta, di non sottoscrivere nuovi accordi con il #ministero della Difesa ed ha annunciato la partecipazione di Irs alla manifestazione in programma il prossimo 13 settembre a #Capo Frasca per dire no alle servitù militari in Sardegna.

Il capogruppo del “Misto” ha quindi rivolto l’invito ai presidenti di Giunta e Consiglio, e a tutti i consiglieri, perché partecipino alla manifestazione di Capo Frasca, ed ha concluso ricordando la possibilità di indire un referendum consultivo sulle servitù. «Sul tema delle servitù militari – ha affermato Gavino Sale – Irs non arretrerà di un millimetro né in quest’Aula, né al di fuori dell’Aula consiliare».

Il capogruppo dei Riformatori sardi, Attilio Dedoni, ha ricordato come il Consiglio regionale, anche di recente, si sia espresso con chiarezza sul tema delle servitù, oggetto delle comunicazioni rese dal presidente della Giunta all’Aula sugli incidenti a #Capo Frasca. Il consigliere dell’opposizione ha citato sommariamente i numeri dell’occupazione dei territori sardi e sottolineato una generale assenza di correttezza istituzionale negli atteggiamenti politici intrapresi dallo Stato italiano verso la regione sarda.

Attilio Dedoni ha quindi fatto riferimento a quanto accade in Friuli, dove tante aree sottoposte al vincolo militare sono state liberalizzate e rese disponibili per fini produttivi. «A Capo Frasca – ha quindi dichiarato Dedoni – il problema non è una manifestazione ma risolvere un problema che si trascina da anni». Il capogruppo dei Riformatori sardi ha proseguito elencando le ulteriori penalizzazione cui va incontro la Sardegna in ordine ai trasporti, all’energia e al credito ed ha evidenziato polemicamente, in riferimento a #Teulada, come «allo Stato italiano sia consentito bombardare i nuraghi e i nostri beni identitari». «Serve serietà – ha concluso Dedoni – e serve affrontare con determinazione il problema delle servitù, perché la Sardegna sta tornando indietro e rischia di non avere più sviluppo e occupazione.»

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco, in apertura del suo intervento, ha ricordato il contenuto dell’ordine del giorno unitario approvato dal Consiglio lo scorso 17 giugno con il quale si impegnava la giunta regionale a rivendicare, nei confronti del Governo nazionale, la graduale dismissione dei poligoni militari e il loro superamento dal punto di vista economico, sociale ed ambientale. «Il sentimento del popolo sardo è di assoluta contrarietà alla presenza delle servitù militari nell’Isola – ha detto il consigliere della maggioranza – per questo servono percorsi istituzionali da portare avanti con fermezza: solo così si potrà chiedere la dismissione e la riconversione dei poligoni». Cocco ha quindi ricordato il peso della presenza militare nell’isola pari al 61% dell’intero territorio nazionale: «Da oggi si cambia pagina – ha aggiunto Cocco – indipendendisti e sovranisti non saranno soli nella battaglia che vorranno intraprendere contro le servitù militari. Sel sarà presente il 13 settembre alla manifestazione di Capo Frasca. E’ il momento di avviare una nuova fase nei rapporti tra lo Stato e la Regione. Questa volta riusciremo ad affermare la volontà del popolo sardo e la sua contrarietà alle servitù».

Angelo Carta (Psd’Az) ha ricordato all’Aula l’intervento pronunciato da Mario Melis nel 1981 alla Conferenza Nazionale Stato-Regione sulle servitù militari. «Ho riletto anch’io l’intervento di Melis. In 33 anni non è cambiato nulla: ci ritroviamo a discutere delle stesse cose. Perché in tanto tempo non si è riusciti ad ottenere nessun risultato? Non so dare una risposta posso fare però una constatazione: finché non saremo uniti non otterremo nulla». Carta ha quindi lanciato la proposta per un grande progetto di riconversione e di sviluppo dei poligoni militari. «Regione e Comuni pensino a un’iniziativa comune, all’interno delle servitù ci sono persone contrarie alle dismissioni perché hanno un lavoro sicuro. Se non si riparte da un progetto, fra 30 anni saremo nelle stesse condizioni di oggi. Occorre andare oltre gli steccati – ha concluso il consigliere sardista – altrimenti assisteremo ad altri disastri come quello accaduto nei giorni scorsi a Capo Frasca».

Augusto Cherchi (Partito dei Sardi) ha denunciato in aula la «la politica arrogante dello Stato italiano nei confronti della Sardegna, una condizione che potrà essere superata solo dalla costituzione di uno Stato sardo. Fino a quando non ci sarà una Sardegna sovrana non riusciremo a ottenere la dismissione dei poligoni». «Per questo – secondo Cherchi – occorre oggi puntare a risultati concreti: «L’azione della Giunta – ha detto l’esponente del PdS – va nella giusta direzione con la richiesta della progressiva smilitarizzazione dell’Isola». Cherchi ha quindi lanciato la proposta di una raccolta di firme per un referendum consultivo che chieda ai sardi se sono favorevoli o meno alla chiusura delle basi militari. «Il risultato del referendum – ha concluso il consigliere sovranista – darà più forza all’azione della Giunta nei confronti del governo nazionale.»

Il consigliere Fabrizio Anedda (Misto-Sinistra sarda) ha fatto una premessa storica ricordando il momento in cui «per accedere al piano Marshall l’Italia ed il governo di De Gasperi dovettero obbedire a molte ordini fra cui l’esclusione dal governo di Togliatti, leader di un partito democraticamente eletto; la Sardegna divenne da allora una grande area strategica e luogo adatto per servitù al servizio di equilibri strategici mondiali sia pure sotto l’ombrello del patto atlantico». «Un dazio pesante pagato per anni – ha lamentato Anedda – di cui si occuperanno gli torici ma oggi il clima è cambiato e le servitù non hanno ragione d’essere, sono un peso effettivo e ingiusto, come è profondamente ingiusto scambiare lavoro e tutela della salute, dobbiamo piuttosto tutelare i lavoratori danneggiati dai poligoni nei settori dell’agroalimentare e del turismo.» Anedda ha poi respinto l’interpretazione secondo la quale le servitù sarebbero un fatto ineluttabile: «Nel ‘69 Orgosolo impedì la nascita di un nuovo poligono di tiro a Pratobello e non era nemmeno scontata, molti anni più tardi, la partenza degli americani da La Maddalena». Dopo aver criticato l’espansione dell’industria italiana degli armamenti anche per la sua enorme capacità di inquinamento, il consigliere Anedda ha auspicato il passaggio delle aree ora gravate da servitù al demanio regionale, attivando nello stesso tempo procedure di rigoroso controllo dell’inquinamento con esperti della Regione.

Il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi) ha affermato di volersi attenere ai fatti, «evitando di ergersi a portavoce della difesa nazionale senza rinunciare – ha detto – a denunciare il solito armamentario anti-militarista». «La disoccupazione dilagante della Sardegna – ha dichiarato Truzzu – non dipende certo dai poligoni perchè i numeri dicono altro: se è vero che il 65% delle servitù sono in Sardegna, è vero anche che i militari garantiscono alla Regione 5000 stipendi, mentre il territorio occupato è solo lo 0.5% della superficie regionale e rappresenta il 4 % della popolazione, dov’è lo scandalo per l’esplosione di materiali inerti dopo attività addestrative?». Il vero problema, a giudizio del consigliere di Fdi, «è rendere compatibili gli obiettivi della difesa nazionale compatibili con le esigenze dello sviluppo economico e gli esempi di riconversione di siti militari in Sardegna non sono certo esaltanti: La Maddalena, Monte Urpinu e Calamosca non hanno visto un solo progetto di riqualificazione e proprio queste alternative di sviluppo, casomai, ci avrebbero resi forti di fronte al governo». Paolo Truzzu ha concluso esprimendo forti critiche all’operato del ministro della Difesa Pinotti e suggerendo che gli indennizzi corrisposti dal governo per le servitù siano liberati dai vincoli del patto di stabilità, «questo significherebbe davvero dimostrare coraggio, con cose forti in grado di portare a risultati concreti.»

La consigliera del Centro Democratico, Anna Maria Busia, ha aperto il suo intervento ricordando le dichiarazioni dell’allora ministro della difesa tedesca, quando nel 2004 annunciò la chiusura di 105 basi militari in Germania, per ribadire l’impegno, assunto all’unanimità dal Consiglio regionale, per la dismissione dei poligoni militari in Sardegna. Busia ha quindi manifestato apprezzamento e sostegno per l’azione fino ad ora condotta dal presidente della giunta, Francesco Pigliaru, ed ha dichiarato condivisione per la proposta finalizzata all’indizione del referendum consultivo sul tema delle servitù militari. L’esponente della maggioranza ha infatti ricordato come sia importante e opportuno tenere nella dovuta considerazione anche l’opinione di quella parte della popolazione sarda che vive nei territori laddove le basi militari insistono.

Anna Maria Busia si è quindi soffermata sull’opportunità di una raccolta firme per promuovere la consultazione popolare, sulla base di quanto stabilito dalla legge 20 del 1957 e sulla necessità di predisporre un quesito referendario “inattaccabile” sotto l’aspetto giuridico e costituzionale. La consigliera del centrosinistra ha dunque invitato il presidente Pigliaru a valutare l’opportunità di procedere con la costituzione della #Regione sarda come parte civile nel processo in corso a Lanusei per i veleni e le morti sospette nel poligono di Quirra. La Busia ha concluso il suo intervento auspicando la rapida istituzione del “registro tumori” («sarà così possibile evidenziare il diverso peso dei casi tumorali nei diversi territori dell’Isola»).

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi concesso la parola al consigliere del gruppo Pd, Antonio Solinas. Il presidente della Quarta commissione si è congratulato col presidente della giunta «per la determinazione dimostrata, dopo cinque anni di silenzio in Regione». Solinas ha ricordato le dimensioni delle servitù che insistono nell’Isola ed ha definito “antistorica” una presenza militare che i sardi ormai percepiscono oltremodo “sproporzionata”.

L’esponente della maggioranza ha quindi sollevato il caso del poligono di tiro sul lago Omodeo che è oggetto, ormai da tempo e con cadenza quotidiana, di ripetuti divieti al transito per le persone e gli animali, emanati con apposito decreto della prefettura. Antonio Solinas ha chiesto al presidente Pigliaru di inserire nel confronto con il #ministero della Difesa anche la questione del lago Omodeo. «Gli amministratori e le popolazioni – ha spiegato Solinas – vedono nelle attività turistiche e produttive che possono svilupparsi lungo l’Omodeo un’autentica opportunità di crescita  che rischia però di essere vanificata da quella che è diventata nei fatti una nuova servitù». Il consigliere del Pd ha quindi ricordato le diverse proposte alternative per lo svolgimento delle esercitazioni, formulate dai sindaci in occasione degli incontri col prefetto e il questore di Oristano. «Proposte – così ha affermato Solinas – rimaste, al momento senza seguito.»

Per Marcello Orrù Psd’Az, l’incidente intollerabile avvenuto a Capo Frasca non deve essere utilizzato strumentalmente per sparare a zero sulle #Forze Armate in un momento molto complesso per l’Europa e per l’Italia. «L’esercito merita rispetto – ha detto Orrù – occorre evitare un antimilitarismo fine a se stesso.»

Orrù, rivolgendosi al presidente Pigliaru, ha poi detto di aver apprezzato il suo rifiuto di sottoscrivere il protocollo con il Ministero e la sua determinazione nel chiedere trasparenza e chiarezza. «Peccato – ha detto l’esponente della minoranza – che nonostante ciò il ministro Pinotti ed il governo nazionale abbiano dato a quel rifiuto un’importanza pari allo zero». Secondo Orrù serve oggi un’azione forte da parte della Giunta con la richiesta di dimissioni del ministro Pinotti «per la leggerezza, la superficialità nel gestire un incarico cosi importante e soprattutto perché nell’ultimo mese ha calpestato più volte una Regione a Statuto speciale e la sua dignità». 

A questo proposito il consigliere del Psd’Az ha  ricordato «la missione balneare del ministro al #poligono di Teulada nel periodo di ferragosto senza che né il #presidente Pigliaru né alcun altra rappresentante sardo delle istituzioni ne sapesse nulla, è stato un gesto gravissimo che ha manifestato in pieno l’arroganza del governo nei confronti della nostra Regione. Non soddisfatto, il ministro Pinotti, all’inizio di settembre, nonostante la mancata firma da parte della Sardegna del protocollo con il ministero sulle esercitazioni e ignorando il parere negativo fornito dal comitato paritetico, ha autorizzato le esercitazioni e ha dato l’ok alle stesse. Se a tutto questo, si aggiunge che dagli uffici ministeriali, se pur in maniera informale, l’incendio di 26 ettari di terreno intorno a #Capo Frasca sarebbe stato definito incendio di qualche sterpaglia, dobbiamo ammettere di trovarci di fronte ad un’arroganza reiterata da parte dell’attuale governo che, così come il governo Monti e il governo Letta, ogni giorno prende a schiaffi la nostra terra».

In conclusione del suo intervento, Orrù ha invocato le dimissioni del ministro della Difesa e citato lo scrittore sardo Sergio Atzeni: «Sono sardo, sono italiano e sono anche Europeo». «Presidente Pigliaru – ha detto Orrù – accetti questo consiglio gratuito: queste parole non le scordi mai. Sardi innanzitutto e prima di tutto e tutti.»

Efisio Arbau capogruppo di Sardegna Vera ha rivolto un saluto alla delegazione dei sindaci presente nelle tribune del Consiglio. «Dai sindaci e dai territori che rappresentano – ha detto Arbau – bisogna ripartire. I primi cittadini hanno il polso della situazione. Oggi bisogna richiedere la progressiva dismissione dei poligoni militari con proposte serie. Pensare che dopo 40 anni di chiacchiere si possa ottenere la loro chiusura è un’utopia.» Arbau ha quindi sottolineato la necessità di un’azione unitaria per arrivare a un risultato: «Distinguere tra filo militaristi e rivoluzionari non serve a nulla – ha aggiunto Arbau – i passi che si sono fatti tutti assieme in queste settimane sono importanti. Pigliaru ha detto con onestà qual è lo stato dell’arte. Le servitù sono sempre più odiose, a quelle militari si aggiunge la servitù del patto di stabilità. Serve uno spirito unitario sulle grandi questioni. Altrimenti non si andrà da  nessuna parte».

Secondo il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu «gli ultimi eventi di Capo Frasca sono la classica goccia che fa traboccare il vaso. Uno schiaffo ai sardi e al Consiglio regionale». Rubiu ha quindi ricordato i dati sulla presenza militare nell’Isola pubblicati oggi sull’Unione sarda. «Sono dati inquietanti – ha sottolineato il capogruppo dell’Udc – in un paese civilizzato pensare a un ministro che da turista decide di visitare un poligono senza avvisare il presidente della Regione non è tollerabile, è un’offesa a tutto il popolo sardo. Un fatto del genere avrebbe dovuto indignare tutta la politica e portare a una richiesta unanime di dimissioni del ministro». Gianluigi Rubiu ha poi ricordato l’eccessivo peso delle servitù militari nell’Isola: «Il popolo sardo è stanco – ha detto – la Sardegna non deve diventare il tiro a segno degli eserciti di tutto il mondo». L’esponente della minoranza ha quindi ricordato le mancate bonifiche delle aree militari nelle quali si svolgono le esercitazioni: «Tutto questo è inaccettabile – ha detto Rubiu – è un’invasione  che non porta benefici alla Sardegna, gli indennizzi non coprono i costi del mancato sviluppo». Il capogruppo dell’Udc ha quindi evidenziato la pericolosità delle sostanze usate nelle esercitazioni. «Ci sono testimonianze di ex militari che parlano dell’utilizzo di gas nervino e altre sostanze pericolose nei poligoni – ha detto Rubiu – le bonifiche ambientali sono urgenti ma finora nulla è stato fatto. La giunta dica basta a questo scempio.»

Al termine del suo intervento, il capogruppo dell’Udc ha chiesto al presidente Ganau «di valutare l’opportunità di una convocazione straordinaria del Consiglio regionale a Roma per manifestare davanti a Montecitorio il disappunto dei sardi di fronte a uno Stato patrigno».

Il consigliere Emilio Usula (Sardegna vera-Pds) ha rivolto in apertura un «plauso convinto alle posizioni espresse dal presidente Pigliaru, anche per la presenza compatta della Giunta e degli amministratori dei territori interessati». Trentamila ettari di territorio occupati, tredicimila ettari interdetti al libero utilizzo, ottanta km di costa non accessibili rappresentano per Usula un primato europeo che la Sardegna non più sopportare. «Sovranità vuol dire responsabilità – ha detto Usula – e quindi riduzione, bonifica e messa in sicurezza dei territori della Sardegna gravati da servitù per restituirli ad un uso produttivo». Il consigliere Usula ha quindi illustrato le proposte dei Rossomori: progressiva dismissione dei poligoni, avvio di un percorso di riqualificazione, realizzazione entro 3 mesi di interventi di riduzione delle servitù, in vista della dismissione di Capo Frasca e Teulada, riqualificazione di Quirra, eliminazione di ogni attività suscettibile di danni alla salute di persone ed animali, ampliamento della finestra estiva di sospensione delle esercitazioni, pagamento degli indennizzi senza vincoli del patto di stabilità, bonifica delle aree liberate, finanziamento per attività alternative. Usula ha infine rinnovato il mandato al presidente per negoziare con il governo «a schiena dritta, pretendendo pieno rispetto per il Consiglio regionale: questa è sovranità».

Il consigliere Modesto Fenu (Misto-Zona Franca) ha espresso apprezzamento per le parole del presidente Pigliaru, quando ha detto di non credere a governi amici, perché «è giusto trattare col governo con un patto di lealtà reciproca, anche se la congiuntura internazionale impone di evitare false demagogie pur non essendo scritto da nessuna parte che la situazione della Sardegna non debba cambiare, continuando a subire la slealtà dello Stato». Secondo Fenu è arrivato il momento «di ridiscutere tutto e chiedersi se, invece, non ci sia la volontà del governo nazionale di mantenere la Sardegna come piattaforma militare del #Mediterraneo, anziché come isola di crescita economica e sociale di quell’area». «Il nodo del problema – ha continuato Fenu – è che il governo non si è mai posto il problema di compensare svantaggi così pesanti per la nostra Isola; continuerò a sostenere posizioni del presidente Pigliaru su questo punto ma resto preoccupato per l’atteggiamento del governo e mi chiedo: quali saranno le nostre azioni se il governo manterrà il suo atteggiamento sleale? Cosa faranno i sovranisti? Quali posizioni assumeremo? Chiediamo pure ai Sardi di esprimersi con un referendum, ma assicuriamo fin da ora che rispetteremo la loro volontà.»

Per il capogruppo del Pd Pietro Cocco quello che è accaduto l’altro giorno a #Capo Frasca, è stato la classica «goccia che ha fatto traboccare il vaso». Cocco ha espresso preoccupazione per l’incidente avvenuto nel poligono e ha assicurato la massima attenzione, il pieno appoggio e la condivisione per l’azione svolta dal presidente Pigliaru e dalla Giunta.« Non è, infatti, tempo di polemiche ma di ricerca di unità per portare avanti risultati concreti. La Sardegna – ha aggiunto – ha già dato tanto. I poligoni oggi possono essere fatti in altre regioni.»  

«L’argomento delle servitù militari – ha ricordato Pietro Cocco – era stato già affrontato in una seduta del Consiglio regionale del giugno scorso che era terminata con l’approvazione di un ordine del giorno. Un documento che ha rafforzato l’azione dell’esecutivo che ha partecipato a una conferenza di servizi convocata dopo ben 33 anni. Cocco ha criticato l’atteggiamento del centrodestra che “fa attacchi continui e ingiustificati”.» Pietro Cocco ha annunciato che una delegazione del Pd parteciperà all’assemblea organizzata per il 13 settembre a #Capo Frasca da alcuni partiti indipendentisti.

L’ex presidente della Giunta, Ugo Cappellacci, in premessa al suo intervento ha escluso l’intenzione di alimentare ulteriori polemiche e ha invitato il presidente Pigliaru a considerare in termini costruttivi i rilievi critici formulati dall’opposizione in Consiglio. L’esponente di Forza Italia ha quindi ricordato le parole della giovane Giulia La Torre (figlia del marò prigioniero in India) per evidenziarne i toni di sfogo verso lo Stato, accusato, nella circostanza, di aver abbandonato il padre. «E’ un grido di dolore contro uno Stato fattosi patrigno – ha incalzato Cappellacci – ed è questa la voragine che si è ormai aperta tra lo Stato e la comunità». Il consigliere dell’opposizione ha quindi rivolto apprezzamento e riconoscenza per l’operato dei tanti militari italiani impegnati nel Mondo per garantire la pace ed ha ribadito come il centrodestra «non abbia mai avuto e non ha un approccio antimilitarista». «La nostra indignazione – ha proseguito Cappellacci – è rivolta contro una politica e una burocrazia che si dimostra sorda verso i bisogni e i diritti della Sardegna e che continua a vedere la nostra Isola solo come una terra utile solo per proseguire nelle esercitazioni di guerra o ad essere destinata a Cayenna». «La nostra controparte – ha spiegato l’ex governatore – non è qui in quest’Aula ma è il governo italiano e in questa circostanza è rappresentata dal comportamento del ministero della Difesa». Ugo Cappellacci ha quindi sottolineato con tono polemico la differente condotta tenuta nella passata legislatura dall’allora opposizione ed ha rimarcato come anche in occasione della polemica per la recente visita del ministro Pinotti alla Maddalena, il centrodestra non abbia ricercato “il caso” contro il presidente Pigliaru ma abbia con nettezza chiesto le dimissioni del ministro Roberta Pinotti. Cappellacci ha definito la titolare del dicastero della Difesa “una irresponsabile” ed ha ricordato che la firma sul decreto che ha autorizzato le esercitazioni nei poligoni sardi sia arrivata dopo l’incontro con il presidente Pigliaru e con il parere contrario formulato dal Comitato misto paritetico sulle servitù militari. «Ma l’episodio della visita della Pinotti alla Maddalena (la polemica ha riguardato il fatto che la Regione non fosse stata tempestivamente informata) – ha aggiunto il consigliere di Fi – serve a dimostrare che aldilà dei buoni rapporti di facciata tra la Giunta ed il Governo, nella realtà continui ad esistere una questione sarda che è da considerare come una ferita ancora sanguinante della Repubblica italiana». «Anche per queste ragione – ha proseguito l’ex governatore – invito l’esecutivo e la maggioranza a far cessare l’atteggiamento di supponenza che fino ad oggi li ha caratterizzati e a mettere gli interessi della Sardegna al primo posto e al di sopra delle appartenenze.»

Ugo Cappellacci ha quindi sollevato perplessità sull’efficacia del referendum («mi auguro non serva ad allungare il brodo») e sulla opportunità della riunione del Consiglio per le comunicazioni del presidente della giunta sull’incidente a #Capo Frasca («auspico che non serva per offrire una scappatoia alle responsabilità»). Per il consigliere della minoranza il Consiglio, infatti, sul tema delle servitù militari si è già espresso con chiarezza lo scorso 17 giugno «con un ordine del giorno unitario e sulla cui validità dei contenuti non sono stati sollevati dubbi». Cappellacci ha quindi rivolto critiche a Pigliaru per alcuni incontri definiti “riservati” ed in particolare per quello tenuto con il #sottosegretario alla Difesa, Domenico Rossi, ed ha definito la sospensione delle esercitazioni militari fino al 15 settembre «un’autentica presa in giro». Ugo Cappellacci ha concluso con l’invito rivolto al presidente della giunta «perché trasformi l’incidente di #Capo Frasca in un momento storico, chiedendo l’immediato ridimensionamento delle servitù militari in Sardegna, evitando di proseguire nel confronto con lo Stato con il metodo utilizzato nella vertenza sul Patto di stabilità». «Presidente – è stata la sfida dell’esponente di Forza Italia – porti risultati e non proclami e progetti in corso.» 

Conclusi gli interventi dei gruppi, il presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau, ha dato la parola al presidente della Regione per la replica finale.

Francesco Pigliaru ha mostrato soddisfazione per l’esito del dibattito e si è dichiarato “contento” per l’ordine del giorno approvato dall’Aula lo scorso 17 giugno. «Quel documento indica la strada per il confronto con il Governo nazionale.» Il capo dell’esecutivo ha quindi rivendicato alcuni importanti passi in avanti e l’aggiornamento delle prospettive rispetto al contenuto del documento votato dal Consiglio: «Lavoriamo per la graduale riduzione della presenza militare in Sardegna – ha detto – c’è la massima determinazione da parte nostra per raggiungere il risultato». Il presidente Pigliaru ha poi definito “poco rilevanti” le critiche avanzate dall’ex presidente della Regione Cappellacci: «La lettera al ministro Roberta Pinotti non è un passo indietro. Ho fatto riferimento a uno dei punti dell’ordine del giorno votato dall’Aula nel quale si chiedeva la sospensione delle esercitazioni militari dal 1° giugno al 30 settembre». Per Pigliaru non si deve gridare allo scandalo se ci sono incontri informali con il Governo. «C’è una strategia chiara. Vogliamo raggiungere risultati in tempi certi. Ministro e comandi militari fanno fatica a comprendere il clima che si respira in Sardegna. Questa difficoltà dovrà essere superata in tempi rapidi. Il ministro ha fatto aperture che in passato non sono state fatte. Per il momento sono solo parole, occorrerà vigilare perché alle parole seguano i fatti.»

Il presidente ha poi ribadito l’obiettivo della sua Giunta: la riduzione dei poligoni in Sardegna nel corso di questa legislatura. «Siamo ambiziosi – ha detto Pigliaru – credo sia giunto il momento di  ottenere risultati concreti. Puntiamo alla dismissione in tempi rapidi di Capo Frasca e al ridimensionamento di Teulada. Non possiamo garantire risultati ma possiamo assicurare la nostra determinazione per portare avanti le aspirazioni del popolo sardo. Per fare valere le nostre ragioni dobbiamo essere seri e convincenti,  occorre raccogliere dati e dimostrare fatti che finora sono sconosciuti all’opinione pubblica». Da Francesco Pigliaru, infine, la richiesta al Consiglio regionale perché valuti l’opportunità di indire la seconda Conferenza sulle servitù militari: «Sarebbe l’occasione – ha concluso il presidente della Regione – per dare concretezza alle nostre prospettive».

La sesta Commissione (Sanità, politiche sociali), presieduta dall’on. Fabrizio Anedda (Misto-Sinistra sarda – in sostituzione del presidente Raimondo Perra), ha completato la discussione generale sulla PL n. 71 – Norme urgenti per la riforma del sistema sanitario regionale – ed ha deliberato il passaggio agli articoli.

Nella stessa seduta, all’unanimità, è stato espresso parere favorevole con raccomandazioni alla P/10 relativa ai fondi della legge regionale 8/2007 – Contributi per l’organizzazione ed il funzionamento dei Centri antiviolenza e della Case di accoglienza. Le risorse provengono dal fondo nazionale per le politiche sociali per un 1.490.000 euro e da fondi regionali per 500.000 euro.

Palazzo del Consiglio regionale 3 copia

Il consigliere regionale Fabrizio Anedda interviene oggi sulla critica avanzata ieri dal presidente di Confartigianato, Luca Murgianu, nei confronti dei consiglieri regionali, che a suo dire sono insensibili ai problemi degli artigiani, snocciolando numeri sugli atti che Giunta e Consiglio avrebbero dedicato al settore dell’artigianato.
«Luca Murgianu – scrive Anedda – si scaglia inoltre su alcuni consiglieri regionali che sarebbero “quasi totalmente inattivi” su internet ed in particolare sui Social Network Facebook e Twitter. Mi stupisce come il presidente della Confartigianato, sicuramente conoscitore del settore artigiano e del mondo delle imprese, si affidi a twitter per tastare il polso di ciò che accade intorno alla categoria. Il sottoscritto è (e sarà) poco presente sui “social network” ma continua, in maniera più tradizionale, il suo costante impegno per il mondo del lavoro, ed in particolare per artigiani e piccole e medie imprese.»

«Oggi uno dei problemi maggiormente sentiti dalle categorie produttive, visto il perdurare della crisi – aggiunge Fabrizio Anedda – è la difficoltà del pagamento degli oneri fiscali e contributivi e spesso l’impossibilità del pagamento dei debiti con l’erario riscossi da Equitalia col suo sistema che in poco tempo fa lievitare il carico fiscale degli inadempienti fino a due o tre volte la cifra non pagata. Per questo motivo ho presentato una mozione che impegna della Giunta regionale ad intraprendere un’azione forte per scongiurare la chiusura di molte imprese e la conseguente perdita di posti di lavoro. La mozione di cui sono primo firmatario (forse è sfuggita ma può essere facilmente consultato nel sito ufficiale del Consiglio http://www.consregsardegna.it/XVLegislatura/Mozioni/Moz035.asp) riguarda in particolare gli artigiani, ed è frutto di incontri  svolti nel territorio, a cui ho partecipato, prima da imprenditore e presidente dello Sno Cna, e oggi da consigliere regionale.»

«Fin qui una parte del mio impegno – conclude Fabrizio Anedda – con la considerazione che, pur partecipando a svariate iniziative nel territorio e pur essendo stato presente alle recenti audizioni fatte nelle Commissioni consiliari con le associazioni di categoria, non ho mai avuto il piacere di incontrare il presidente Murgianu.»

                                                                                            

Occupazione sala consiliare 2 Occupazione sala consiliare 1

Muro contro muro in Consiglio regionale tra maggioranza e opposizione. Lo scontro tra gli schieramenti si consuma durante il dibattito sul recente accordo firmato dalla Regione con lo Stato sul patto di stabilità. Al termine degli interventi dei capigruppo e prima della replica della Giunta,  la minoranza di centrodestra ha deciso di occupare l’Aula. Il presidente Ganau ha sospeso la seduta e rinviato i lavori a domani mattina alle 10.00.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Ganau. Dopo le formalità di rito l’Aula ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno, con l’avvio del dibattito sulle dichiarazioni del presidente della Regione Francesco Pigliaru relative all’accordo con il Governo sul patto di stabilità.

Il presidente ha sospeso brevemente la seduta in attesa dell’arrivo del presidente della Regione ed analoga richiesta, per esigenze del gruppo di Forza Italia, è stata formulata dal consigliere Alessandra Zedda.

Alla ripresa dei lavori, il presidente ha dato la parola al consigliere del gruppo Misto Fabrizio Anedda.

Anedda ha ribadito l’apprezzamento per il presidente Pigliaru e l’assessore Paci già espresso in precedenza. Il fatto che il centro destra si dimostri contrariato, ha affermato, «rafforza la giustezza della nostra linea». Per noi, ha aggiunto Anedda, «le risorse recuperate dovranno servire per creare sviluppo e lavoro di cui la Sardegna ha tanto bisogno, ma non bisogna perdere di vista l’obiettivo di eliminare gli sprechi, soprattutto nella sanità, dove i manager del centro destra sono ancora al loro posto». Gli obiettivi che abbiamo di fronte sono molto chiari, secondo Anedda: «Dobbiamo stabilizzare le imprese ed il nostro tessuto economico per creare occupazione e sviluppo reale, puntando su settori come agro alimentare e turismo che possono creare vera ricchezza».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni ha commentato l’esordio del collega del centro sinistra dicendo che «allora è rimasto davvero poco da discutere». Dedoni ha poi criticato duramente le dichiarazioni dell’assessore Paci secondo il quale bisognava sfoltire i contenziosi con lo Stato. Questo atteggiamento, per Dedoni, «non porterà sviluppo alla Sardegna, si potrà dire tutto come nel 2006, ma la realtà è che siamo partiti con 1.2 miliardi, salvo poi dire che il centro destra aveva rotto il patto di stabilità per dare fondi agli enti locali e che quel provvedimento poteva astrattamente essere sanzionato».  Per il capogruppo dei Riformatori la realtà è un’altra: «Il Governo non ha mai riconosciuto alla Sardegna quanto le spettava, oggi come nel 2006 e per giunta sarà lo Stato a certificare l’accertamento delle entrate, altro che la regionalizzazione che invocano i sovranisti, siamo totalmente nelle mani dello Stato». Alla Sardegna è stato tolto con la mano destra e con la sinistra, ha proseguito Dedoni, «questo vuol dire pareggio di bilancio, eppure abbiamo lasciato perdere la giusta battaglia sulle accise ed abbiamo perfino accettato di ritirare tutti i ricorsi contro lo Stato, è vergognoso». In questo quadro, ha concluso il consigliere, «non ci potrà essere spazio per sviluppo e occupazione, speriamo che almeno il Consiglio modifichi questo atteggiamento passivo e subalterno, mostrando spina dorsale e consapevolezza delle esigenze di un popolo».

Il consigliere Gavino Sale ha criticato il consigliere Dedoni, affermando che sino ad oggi che dal Governo Soru a Cappellacci hanno visto sentenze che riconoscono il debito ma il governo Pigliaru, molto pragmatico, ha ottenuto risultati concreti. Citando un antico proverbio sardo, ha aggiunto che «è meglio un uccello catturato che cento liberi (Mezus unu puzone tentu chi chentu ‘olende)». Le risorse reali servono, ha aggiunto l’esponente di Irs, «e contano molto più di quelle virtuali, anche se dello Stato italiano ci fidiamo pochissimo, anzi nulla». Ma oltre non si può andare, ha avvertito Sale, «perché ad oggi non sappiamo ancora qual è il gettito fiscale della Sardegna, per questo chiediamo l’Agenzia sarda delle entrate e chiediamo che tutte le aziende cambino residenza fiscale comprese quelle multinazionali: da E.on avremmo potuto ottenere 162 milioni, da Tirrenia ne potremmo ottenere altri 38, ecco perché quel principio per noi è fondamentale». E’stato fatto tutto il possibile con una nuova logica, ha concluso Gavino Sale, «ma ora dobbiamo agire concretamente per gli interessi della nostra Nazione».

Il capogruppo del Centro democratico, Roberto Desini, si è detto orgoglioso di far parte della coalizione che sostiene la Giunta e il presidente Pigliaru, perché – ha spiegato il consigliere della maggioranza – «con la firma dell’accordo sul pareggio di bilancio si è ottenuto un risultato davvero straordinario: non solo per gli aspetti giuridici e finanziari ma soprattutto perché è stata restituita credibilità alla Regione sarda e trovo ovvio che le forze dell’opposizione tentino di ridimensionare e sminuire il risultato ottenuto a Roma». Il capogruppo del Cd ha proseguito il suo intervento ricordando che sono trascorsi solo quattro mesi dall’insediamento del nuovo esecutivo e che con la firma dell’accordo sulla parità di bilancio «siamo davanti ad un risultato che si può definire di speranza».

Roberto Desini ha poi ricordato le dichiarazioni programmatiche del presidente della Giunta nelle parti in cui si fa riferimento all’assenza di governi amici e/o governi nemici ma alla necessità di procedere nel confronto con lo Stato con chiarezza, responsabilità e schiena dritta. «Il presidente Pigliaru – ha aggiunto l’esponente del centrosinistra – ha condotto con successo il confronto con il governo e la Sardegna sarà la prima Regione d’Italia ad avere il pareggio di bilancio». Per Desini l’accordo è inoltre una vittoria della politica («si è riappropriata del suo ruolo») sulla burocrazia e ha inoltre il pregio di dimostrare come il presidente Pigliaru stia dando un forte “segnale di fiducia” verso il governo. «Perché – ha dichiarato il capogruppo del Cd – i tribunali e i ricorsi non portano spazi finanziari mentre è vero che ci allontanano dalla realtà». A giudizio del consigliere di maggioranza i 364 milioni di euro di ulteriori spazi finanziari, sono solo “un primo passo” e – ha aggiunto Desini in riferimento alle critiche dell’opposizione circa la mancata informazione – il presidente Pigliaru e l’assessore Paci hanno sempre e costantemente aggiornato la maggioranza sull’evoluzione del confronto Stato-Regione». «Non è più tempo di spot e slogan – ha aggiunto – ma di fatti concreti e tutti siamo chiamati ad affrontare la realtà e a guardare i bisogni e le necessità della gente comune». Il capogruppo del Centro democratico ha dunque auspicato che si individuino in tempi brevi le priorità di intervento e ha suggerito che si incominci dal comparto degli Enti Locali e dalle politiche del lavoro («dobbiamo restituire la dignità a chi l’ha perduta e soffre per l’attuale momento di crisi»). «Con l’accordo siglato dal presidente Pigliaru – ha proseguito Desini – abbiamo ottenuto maggiore sovranità finanziaria e questo significa maggiore impegno per spendere le risorse e per razionalizzare la spesa regionale». «In questa sfida – ha concluso – dobbiamo dimostrare di avere maturità personale e politica perché avere maggiore capacità di spesa significa lavorare per dare risposte efficaci ai bisogni dei sardi».

Il consigliere del Psd’Az, Marcello Orrù, è intervenuto nel dibattito per 5 minuti (la metà del tempo a disposizione di ciascun gruppo nello spazio riservato al dibattito) ed ha rivolto pesanti critiche ai contenuti dell’accordo sottoscritto dal presidente della Giunta, Francesco Pigliaru.

«Non capisco l’esultanza per l’accordo – ha attaccato l’esponente dei Quattro Mori – e ricordo al presidente Pigliaru che perseverare è diabolico». Orrù ha fatto riferimento alla cosiddetta intesa sulle entrate siglata dal Pigliaru (in veste di assessore alla Programmazione) con il governo Prodi, e che a giudizio del consigliere dell’opposizione «non ha portato alcun beneficio alla Sardegna, scaricandogli in cambio il costo di Sanità e Trasporti». Il consigliere Orrù si è dunque rivolto direttamente al presidente della Giunta per domandare quali siano i benefici che avrà la Sardegna dai 364 milioni di euro di nuovi spazi finanziari che sono stati liberati con l’accordo sottoscritto nei giorni scorsi a Roma. Orrù ha poi mostrato perplessità sui possibili risultati positivi che potrebbero derivare dal pareggio di bilancio a partire dal 2015 («è forse peggio anche del patto di stabilità»). «Con l’accordo sul pareggio di bilancio – è stata l’accusa lanciata dal consigliere del Psd’Az – è stata decretata la fine dell’Autonomia sarda e ricordiamoci che è stato siglato un accordo con chi dal 2007 dimostra di non rispettare l’intesa istituzionale in materia di entrate». A giudizio di Orrù con l’accordo si “stringono tre cappi al collo della Sardegna”: il primo è il pareggio di bilancio, il secondo è il pareggio di competenza per cassa e il terzo è il blocco delle opere pubbliche. «L’Italia – ha proseguito l’esponete della minoranza – ha chiesto all’Europa una proroga di un anno per l’entrata in vigore del pareggio di bilancio mentre il presidente della Regione sarda firma un’intesa col governo italiano per anticiparne di un anno l’applicazione al bilancio regionale». Il consigliere del Psd’Az ha ricordato le “grandi battaglie” dei diversi presidenti della Giunta che, nel corso dell’Autonomia si sono contrapposti anche ai governi del medesimo colore politico, pur di rivendicare e ottenere le risorse che spettavano ai sardi. «Mentre oggi – ha concluso Orrù – Renzi ci scippa l’Autonomia con le riforme costituzionali e il presidente Pigliaru va a Roma con il cappello in mano».

Il presidente del Consiglio ha dato, quindi, la parola al capogruppo di Sel, Daniele Secondo Cocco, il quale ha ringraziato il presidente Pigliaru per il risultato ottenuto sul Patto di stabilità. Cocco ha ribadito che Sel terrà comunque la guardia altissima nei rapporti con il governo. «Da oggi si riparte, la deroga ottenuta servirà a lenire le sofferenze più urgenti». Cocco ha ricordato la situazione drammatica che vive la Sardegna con una disoccupazione giovanile che ha raggiunto il 40 per cento. Troppi ancora i problemi da risolvere, ma con il risultato ottenuto da Pigliaru, secondo il capogruppo di Sel, «dall’anno prossimo la nostra maggioranza sarà messa alla prova perché dovremo sanare con quelle risorse la grave situazione in cui versa l’Isola».

Tra gli obiettivi di Sel c’è il reddito di cittadinanza, risolvere la situazione dei precari e portare avanti tante battaglie per il lavoro. «Credo che quel miliardo e duecento milioni di euro – ha affermato – ci consentirà di provare a risolvere i problemi e di equiparare tutti i cittadini per quanto riguarda il diritto alla salute». Per Cocco è necessario risolvere le emergenze ma anche programmare per il futuro. «Siamo orgogliosi e contenti di quanto ha ottenuto il presidente Pigliaru perché la Sardegna è la prima regione a uscire dal Patto di stabilità. Bravo presidente». Secondo Cocco la Giunta dal 2015 dovrà «dare risposte agli enti locali perché sono loro che risolvono i problemi dei cittadini».

Sull’ordine dei lavori ha chiesto la parola Mario Floris (Sardegna), il quale ha chiesto se ci fosse un ordine del giorno previsto come conclusione del dibattito. Il presidente Ganau ha spiegato che, in base al Regolamento, la discussione termina con la replica della Giunta e che, per adesso, non sono stati predisposti ordine del giorno.

Ganau ha quindi dato la parola al capogruppo del Psd’Az, Christian Solinas: «Non è senza amarezza che intervengo in quest’aula perché purtroppo ci rendiamo conto che il cammino verso l’autonomia del popolo sardo è ancora molto lungo». L’esponente della minoranza ha affermato di essere stanco di sentire le lodi al presidente come se chi è venuto prima non avesse fatto niente e non fosse depositario di serietà, credibilità e competenza. «I sardi non hanno scelto voi, hanno solo decretato che siete maggioranza. Il Consiglio regionale – ha detto – deve essere tenuto costantemente informato, non basta che il presidente tenga informata la maggioranza».

Solinas ha evidenziato che l’unico risultato ottenuto è l’applicazione anticipata per la Sardegna sul pareggio di bilancio, e di contro «si è rinunciato a un risultato che si era ottenuto. Si è rinunciato agli effetti di una sentenza della Corte costituzionale. Quella sentenza non è negoziabile e non è nella disponibilità di nessuno: la Corte ha decretato un diritto dei sardi. Su quell’accordo, nell’interesse di tutti, ci dobbiamo tornare ma per darle, presidente Pigliaru, maggiore forza perché l’accordo sottoscritto è inaccettabile».

Per il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu, l’accordo firmato dalla Regione con il Governo sul patto di stabilità non ha nulla di epocale: prevede, infatti, l’aumento del tetto di spesa di 320 milioni di euro per il 2014 ma, allo stesso tempo, introduce il principio del pareggio di bilancio. «Ciò – ha detto Rubiu – comporterà un blocco della spesa per Regione e comuni e metterà a rischio i servizi essenziali. E’ un patto scellerato che costringerà i sardi a pesanti sacrifici». Per l’esponente dell’Udc, l’intesa sottoscritta a Roma è, non solo un accordo “patacca” come lo ha definito l’ex presidente della Regione Cappellacci, ma un vero e proprio «atto di sottomissione totale allo Stato italiano».

Secondo Rubiu, la Regione avrebbe dovuto agire diversamente e portare avanti una trattativa che consentisse di assicurare all’Isola una soglia di sopravvivenza per tutelare le famiglie e le imprese. «Garantire il pareggio di bilancio significa attuare una politica di rigore che in passato ha portato all’aumento delle tasse e all’incremento la disoccupazione». Dall’esponente dell’UDC è poi arrivato un duro attacco alla Giunta per la decisione di rinunciare ai ricorsi contro lo Stato in materia finanziaria per il periodo 2014-2017. «Un atto scellerato – ha detto Rubiu – che impedisce di riconquistare e vedere riconosciuti i nostri diritti. Non è stata rispettata la volontà dei cittadini, l’accordo è una beffa per il popolo sardo». In conclusione del suo intervento, Rubiu ha criticato la decisione della Giunta di firmare l’accordo con lo Stato senza il preventivo coinvolgimento del Consiglio regionale.

Secondo Emilio Usùla (Soberania indipendentzia), l’accordo Stato-Regione in materia di finanza pubblica introduce elementi  importanti, seppure da perfezionare. «Lo riteniamo positivo – ha detto Usùla – tornerà utile per l’economica sarda. Dal 2015 la Sardegna potrà spendere e utilizzare le sue entrate, speriamo maggiori entrate, potrà investire di più per dare opportunità ai giovani e ai disoccupati».

Il principio del pareggio di bilancio è, secondo l’esponente della maggioranza, «una conquista di sovranità, per renderla più compiuta servono però ulteriori certezze sulle risorse che ci spettano e su come gestirle in autonomia». Usùla ha quindi rilanciato la proposta della costituzione dell’Agenzia sarda delle entrate. «Consentirebbe di quantificare e gestire l’esatto ammontare delle risorse a nostra disposizione. Uno strumento funzionale al principio del pareggio di bilancio». «In attesa della costituzione dell’Agenzia – ha spiegato Usùla – occorrerà attivarsi per ottenere dallo Stato:

a) la reversione dei flussi, tale per cui le entrate prodotte in Sardegna siano immediatamente girate dallo Stato a un conto della Regione Sardegna;

b) l’immediata attivazione – come previsto dall’accordo del 2006 fra Regione e Stato e come accaduto di recente per la Sicilia  di un codice tributo che consenta alla Sardegna di incassare le tasse delle imprese che lavorano in Sardegna pur avendo sede fiscale fuori dalla nostra terra. «I due elementi sono in stretta relazione con l’accordo sottoscritto – ha concluso il capogruppo di Soberania e Indipendentzia – se dal 2015 dobbiamo poter spendere le nostre entrate, queste devono essere nella nostra immediata, completa, certa disponibilità».

Il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi) ha esordito affermando che, a differenza del consigliere Desini, in Sardegna non si percepisce un miglioramento della situazione economica della comunità regionale. Il presidente Pigliaru, ha affermato, «non è un politico dio professione ma in questa circostanza ha mostrato di aver imparato la lezione vendendo per oro ciò che oro non è oro, ha raccontato la favola della buona famiglia che fa debiti e li restituisce quando le cose vanno meglio». Ma ora, ha osservato Truzzu, in questa famiglia c’è un’altra situazione, «la Sardegna ha sentenze che gli fruttano risorse aggiuntive ed invece, in cambio, accetta 253 milioni avendo diritto ad 1.2 miliardi; non solo, poi dal 2015 potrà spendere tutto il suo stipendio». Con la firma su quell’accordo, ha continuato il consigliere, «la Regione ha accettato il diktat del governo Renzi e meno male che si è firmato, se le cose fossero andate avanti per qualche altro mese avremmo pagato noi». Rivolgendosi ai settori del Consiglio che si richiamano al sovranismo, il consigliere di Fdi ha sottolineato che «il governo amico è lo stesso che ha negato i fondi per l’alluvione ed è singolare che, essendo di Fdi, finisca per superare proprio i sovranisti su certe battaglie». Dopo aver invitato la maggioranza a smetterla con la retorica della serietà, Truzzu ha chiesto di passare dalle parole ai fatti: «sulle cose serie, sul lavoro, su Garanzia giovani che è una truffa costata 54 milioni perché nessuno ha ricevuto una chiamata da una azienda e soprattutto perché non si può pensare solo ai precari mentre  una generazione di sardi non ha nemmeno potuto partecipare ad un concorso». Sulla proposta di costituzione di una Agenzia sarda delle entrate, il consigliere Truzzu ha sfidato i sovranisti a presentare una loro proposta di legge, assicurando un contributo costruttivo.

Il capogruppo di Sardegna vera Efisio Arbau ha dichiarato che «sta andando in onda l’ennesima puntata di quello che la stampa scrive sulla vertenza entrate, io credo nella buona fede delle persone e nella collaborazione, non ho mai detto che Cappellacci voleva distruggere la Sardegna, anzi sottolineo che in questi mesi abbiamo discusso e affrontato argomenti nel dettaglio, trovando soluzioni condivise». Però, ha precisato, «prendiamo atto che la minoranza vuole mettersi di traverso; la maggioranza ha responsabilità di governo e deve andare avanti, tenendo presente che la Sardegna non è una repubblica indipendente ma una articolazione dello Stato italiano». «Quindi dobbiamo accettare le sfide del futuro – ha aggiunto Arbau – ragionando sugli spazi finanziari come ogni altra regione “de iure condendo”, sul 2014 ci sono emergenze importanti e sugli Enti locali bisogna dare risposte importante». Per il futuro, ha continuato il capogruppo di Sardegna vera, «chiediamo allo Stato sugli accantonamenti per togliere dal Patto le risorse degli Enti locali, questi sono i ragionamenti da fare da adesso in poi». Per 2015, ha concluso, «dobbiamo fare un bilancio di cassa, un euro in entrata, uno in uscita, non ci possiamo più permettere molte cose, a cominciare da certi accessi della sanità». Sul piano politico, Arbau ha detto che «si faranno i conti alla fine della legislatura, impegniamoci a fare una legge elettorale per fare una partita reale, il risultato ottenuto è importante ma finiamo di dirci bravi da soli, ora dimostriamo di essere all’altezza».

Il capogruppo del Partito democratico, Pietro Cocco, ha replicato duramente alle critiche rivolte dall’opposizione al presidente e alla giunta. «L’opposizione – ha attaccato Cocco – recita la sua parte in commedia e spara contro chi governa anche davanti ad un argomento serio come è quello che riguarda l’accordo sottoscritto con il governo per il pareggio in bilancio. Su questo e su altri temi – ha proseguito l’esponente della maggioranza – serve invece ragionare e lasciare da parte la commedia». Pietro Cocco ha rivolto critiche all’atteggiamento tenuto nel corso del dibattito in Aula dal capogruppo dei Rifomatori, Attilio Dedoni («dimentica di aver governato per cinque anni la Regione e di averla lasciata in queste condizioni») ed ha affermato che «la maggioranza e la giunta vogliono tirare fuori la Sardegna dalle macerie lasciate dal centrodestra». «Ma – ha precisato – non dobbiamo seguire la strada tracciata nella passata legislatura ed ogni altro percorso è meglio di quello indicato dal centrodestra».

«L’accordo tra la Regione e lo Stato – ha incalzato Cocco – è un punto di svolta e rafforza la nostra sovranità. E’ un grande risultato conseguito con spirito di collaborazione e lealtà dal presidente Pigliaru e dall’assessore Paci, a distanza di soli cinque mesi dall’insediamento del nuovo esecutivo regionale».

Pietro Cocco ha poi ricordato le dichiarazioni rese dal centrodestra nella passata legislatura riguardo alle negative conseguenze dei tetti di spesa derivanti dal patto di stabilità, mentre oggi – ha sottolineato l’esponente del Pd – si afferma che il patto non deve essere superato e si fanno dichiarazioni “fuori dalla logica”. Per il capogruppo della maggioranza con l’accordo sul pareggio di bilancio ci saranno maggiori opportunità per programmare le risorse in favore della crescita e dello sviluppo. «Abbiamo messo in piedi un percorso virtuoso che va sostenuto e apprezzato – ha spiegato Cocco – e che rappresenta un tentativo per risolvere una vertenza centrale per il futuro dell’Isola». L’esponente del centrosinistra ha definito “una balla spaziale” l’accusa secondo la quale con l’accordo sul pareggio di bilancio la Sardegna perderebbe quote di sovranità ed ha concluso il suo intervento polemizzando duramente con il suo collega capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni. «Non hanno ottenuto alcun risultato utile alla Sardegna – ha affermato Pietro Cocco – e anche sulle province hanno soltanto sostituito amministratori eletti con i commissari nominati ed oggi, protestano e si scandalizzano per la riforma sanitaria che ha l’obiettivo di liberare risorse e ridurre spesa e sprechi».

Il presidente del Consiglio, Gianfranco  Ganau, ha dunque concesso la parola per il tempo riservato al gruppo di Forza Italia, all’ex presidente della Regione, Ugo Cappellacci.

Ugo Cappellacci ha espresso rammarico per l’andamento del dibattito in Aula «che si consuma – così ha affermato – su un copione vecchio che non porterà alcun beneficio ai sardi. A giudizio dell’ex governatore del centrodestra l’attuale maggioranza commette l’errore di considerare la minoranza una controparte, mentre – ha dichiarato Cappellacci – in questa vertenza la controparte è solo lo Stato». L’esponente di Forza Italia ha quindi ricordato alcune importanti convergenze registrate in Consiglio nella scorsa legislatura, dalla riduzione dell’Irap, alle votazioni unanimi in materia di entrate e ha riaffermato che le azioni poste in essere dalla Giunta nei confronti del governo («ad incominciare da quelle che hanno portato alla sentenza della Corte Costituzionale che afferma che entrate e spese devono avere una correlazione») sono state promosse su indicazione e iniziativa dell’assemblea sarda con l’approvazione condivisa di documenti, mozioni e ordini del giorno. «Quando sono in gioco interessi alti – ha ammonito Cappellacci – non ci si può soltanto scontrare ma serve dimostrare di saper fare sintesi e raggiungere un punto di mediazione».

L’ex presidente della Regione è quindi entrato nel merito dei contenuti dell’accordo sul pareggio di bilancio ed ha affermato in premessa che «in alcun modo può essere considerato un risultato straordinario e eccezionale non fosse altro perché si applicherà a tutte le Regioni per effetto delle nuove norme statali». Ugo Cappellacci ha dunque domandato le ragioni e le motivazioni che hanno spinto la giunta regionale a siglare l’accordo che prevede il ritiro da parte della Regione di tutti i contenziosi aperti con lo Stato in materia di entrate. «Il presidente Pigliaru ci dice che così si evitano  le sanzioni?», ha domandato polemicamente Cappellacci che ha aggiunto: «Ma quali sanzioni se la Sardegna non ha sforato i tetti di spesa del patto di stabilità 2013, come ha affermato lo stesso Pigliaru con la Corte dei Conti e come è riportato in tutte le note ministeriali?». L’esponente del centrodestra ha inoltre ricordato come le stesse cifre indicate nell’accordo sul pareggio di bilancio siano del tutto insoddisfacenti e al di sotto delle previsioni fatte dalla stessa giunta regionale: «Si è partiti con la richiesta di 1.200 milioni di euro e si è arrivati a 320 milioni di euro». Cappellacci ha inoltre criticato la parte dell’accordo che riserva al governo l’accertamento delle entrate della Regione sarda («nell’ultimo anno la differenza tra quelle denunciate dallo Stato e quelle accertate dalla Regione è stata di 750 milioni di euro») ed ha proseguito dando lettura del testo dell’accordo sottoscritto a Roma fino al rigo in cui è scritto «….con la Regione siciliana». «Questo – ha denunciato l’ex governatore di Forza Italia – non è un errore, è la dimostrazione che è un testo fotocopia a quello che il governo aveva proposto alla Regione Sicilia e che il governatore della Sicilia ha però rifiutato perché poco vantaggioso».

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi invitato l’assessore al Bilancio e alla Programmazione, Raffaele Paci, a svolgere il suo intervento nello spazio per la replica riservato alla Giunta. Dai banchi dell’opposizione si sono levate vibrate proteste e il presidente del Consiglio ha invitato il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ad intervenire per spiegare le ragioni di tale condotta. Il presidente, Gianfranco Ganau, dinanzi al perdurare delle proteste e constatato che alcuni consiglieri del centrodestra sventolavano la bandiera sarda in segno di disappunto, ha sospeso la seduta. I consiglieri dell’opposizione hanno quindi indossato una T-shirt bianca con la scritta “Sardegna” e il simbolo dei Quattro Mori e hanno occupato i banchi dell’Aula che sono riservati ai componenti la Giunta.

Il presidente Gianfranco Ganau ha sospeso la seduta e convocato il Consiglio per domani, mercoledì 30 luglio, alle 10.00.