22 November, 2024
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La commissione Salute del Consiglio regionale, presieduta da Mondo Perra (Upc-Socialisti), a maggioranza (6 a favore e 5 astenuti, tra cui il consigliere del centrosinistra, Luca Pizzuto, Art. 1 – Sdp) ha espresso parere positivo ma con quattro raccomandazioni al regolamento applicativo per l’accreditamento istituzionale dei servizi di diagnostica dei laboratori e dei relativi punti di prelievo esterni, approvato dalla Giunta regionale il 2 agosto del 2016 con la deliberazione n. 45/39. Il via libera del parlamentino della Sanità è arrivato dopo un’ampia discussione alla quale ha partecipato anche l’assessore Luigi Arru che nel corso dell’audizione ha ribadito più volte l’urgenza del pronunciamento della commissione ed anche le finalità del provvedimento che ha suscitato non pochi dubbi e perplessità non soltanto tra i consiglieri delle opposizioni.

Le principali criticità evidenziate dai consiglieri intervenuti nel corso dei lavori, principalmente Augusto Cherchi ( Pds) e Mariano Contu (Sardegna) hanno riguardato la “soglia minima di attività” di 200.000 esami/anno per il rilascio dell’accreditamento delle strutture, mentre per quelle che non raggiungono tale livello di produttività si prevede l’associazione tra soggetti erogatori accreditati così da  poter produrre il numero delle prestazioni prestabilite. Sul punto è stato particolarmente critico il consigliere della maggioranza, Luca Pizzuto (Art. 1 – Sdp) che ha denunciato il rischio di vedere penalizzati i servizi nelle aree periferiche («questo è un progetto sbagliato e insieme con le preoccupazioni per i servizi emergono quelle per un ridimensionamento del numero di occupati nei laboratori dell’Isola»).

L’assessore Luigi Arru ha insistito invece sulle indicazioni della conferenza Stato\Regioni che evidenziano lo stretto rapporto tra il volume delle attività e la qualità dei servizi garantiti al cittadino («prima di ogni cosa abbiamo il compito di tutelare la qualità dei servizi e la sicurezza ai nostri concittadini»).

I consiglieri della maggioranza Fabrizio Anedda (Misto), Rossella Pinna e Gigi Ruggeri (Pd) pur senza nascondere le perplessità sulla soglia minima delle prestazioni hanno sostanzialmente mostrato favore per il documento ed il consigliere dell’Udc, Giorgio Oppi, ha esplicitato la proposta per prevedere il raggiungimento della soglia delle 200.000 prestazioni con gradualità e in un arco temporale  di almeno un triennio.

La commissione ha quindi proceduto con la votazione del parere ed ha inserito quattro raccomandazione che ricalcano i suggerimenti avanzati alla commissione dalle sigle associative di categoria Federlab, Sapmi e Med.Net e che possono essere così sintetizzate:

• consentire ai laboratori appartenenti alla rete lo scambio dei campioni senza limitazioni, in modo tale che anche il laboratorio non dotato tecnologicamente, o di personale specializzato, possa usufruire delle specialità degli altri laboratori;

• per evitare la formazione di trust, prevedere che le aggregazioni di strutture di laboratorio non possono essere costituite da società che possiedono quote in altre strutture di laboratorio presenti nel resto del territorio nazionale;

• introduzione graduale della soglia minima di prestazioni;

• adesione alla rete libera e volontaria.

Conclusa la pratica dei laboratori la commissione ha proceduto con l’audizione congiunta dell’assessore della Salute, Luigi Arru, e dei vertici dell’Aias e della Fondazione Randazzo, per fare il punto sull’annosa vertenza che da tempo vede l’Aias reclamare il pagamento delle prestazioni erogate nel corso dell’ultimo vent’ennio (circa 42 milioni di euro di crediti vantati nei confronti del sistema sanitario sardo, principalmente le ex Asl, e dei Comuni) e i dipendenti dell’Aias protestare per la mancata corresponsione degli stipendi (oltre sei mensilità in arretrato).

Dopo un breve confronto (al quale hanno preso parte i consiglieri Giorgio Oppi, Udc;  Stefano Tunis, Fi; Luca Pizzuto, Art. 1 – Sdp)  il direttore dell’Aias, Vittorio Randazzo, l’assessore della Salute, Luigi Arru e il presidente della commissione Mondo Perra hanno convenuto sulla opportunità di esperire ogni tentativo utile per favorire la risoluzione del contenzioso con l’Aias in via transativa, così come stabilito al punto 3 comma b) dell’ordine del giorno approvato l’11 aprile del 2017 dal Consiglio regionale.

Il direttore Vittorio Randazzo ha a questo proposito precisato che l’associazione italiana assistenza spastici compirà ogni sforzo per favorire una soluzione transattiva ma che questa potrà riferirsi solo alle cifre eventualmente dovute a titolo di interessi e spese legali ma non già all’importo dovuto ad Aias (circa 42 milioni di euro) per le prestazioni già erogate. Vittorio Randazzo, su invito dei consiglieri, ha anche dichiarato che con la corresponsione di una cifra vicina ad un terzo del dovuto (circa 12 milioni di euro) «l’Aias garantirebbe il pagamento delle mensilità di stipendio arretrate agli oltre mille dipendenti».

L’assessore Luigi Arru, dal suo canto, ha confermato l’intento di risolvere la vertenza Aias ed ha preannunciato l’attivazione delle strutture dell’assessorato, ad incominciare dalla direzione generale, e dell’Ats nella figura del suo direttore amministrativo.

Il presidente della commissione, Mondo Perra, nel suo intervento di conclusione dei lavori ha quindi annunciato la costituzione di un tavolo tecnico al quale parteciperanno l’Aias, l’Ats e l’assessorato della Salute, «così da valutare dati e cifre e procedere, senza il ricorso alle vie legali, alla definizione delle pendenze con l’Aias ed alla regolarizzazione dei pagamenti con i lavoratori».  

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«Garantire maggiore  rimuneratività agli agricoltori e allo stesso tempo tutelare i percorsi di filiera». Sono questi gli obiettivi indicati dal presidente della Commissione “Attività produttive” del Consiglio regionale Luigi Lotto al termine dell’audizione dei rappresentanti delle associazioni agricole sull’assegnazione del bando per la certificazione del Grano Cappelli. La decisione del Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria) di assegnare alla Società Italiana Sementi la certificazione del prodotto preoccupa i soci del Consorzio sardo “Grano Cappelli”. La multinazionale semenziera bolognese avrà infatti diritto di esclusiva sulla varietà di frumento, il rischio è che salti per aria il percorso virtuoso che negli ultimi anni ha permesso di chiudere una filiera tutta sarda (ditta semenziera, agricoltori, mugnai e panificatori).

«E’ una preoccupazione legittima – ha detto il vicepresidente regionale di Coldiretti Efisio Perra – sulla vicenda però occorre sgombrare il campo da alcune imprecisioni. Sis è di proprietà degli agricoltori, il suo obiettivo è garantire redditività a chi coltiva il grano. Per questo chiede che il prodotto da ammasso venga pagato almeno 60 euro al quintale mentre per quello biologico il prezzo dovrebbe raggiungere gli 80 euro (attualmente il prezzo per l’ammasso oscilla tra i 45 e i 55 euro al quintale, quello biologico arriva a 60/70 euro). Sulla valorizzazione del prodotto e il giusto riconoscimento per il lavoro dei contadini non possiamo non essere d’accordo. Tutto questo deve essere fatto trovando una soluzione per la tutela della filiera.»

Efisio Perra ha poi smentito un conflitto di interessi di Coldiretti nella vicenda vista la presenza del suo vicepresidente nazionale nel Cda di Sis: «Coldiretti Sardegna riconosce il lavoro trentennale fatto dal Consorzio sardo per la tutela del grano Cappelli – ha detto Efisio Perra – le condizioni di mercato oggi sono cambiate. Occorre trovare una soluzione che metta d’accordo tutti gli interessi in campo. Per questo abbiamo favorito un incontro tra la Sis e il Consorzio “Grano Cappelli” nel quale, però, non si è riusciti a trovare un accordo. Noi continuiamo a lavorare perché non venga disperso il patrimonio di conoscenze ed esperienze che si è sviluppato in Sardegna».

Di diverso avviso il direttore di Copagri Pietro Tandeddu che, a nome di Agrinsieme (organismo che comprende anche Cia e Confagricoltura), ha invocato chiarezza sulle procedure di assegnazione del bando per la certificazione del seme a Sis. «Si è trattato di una procedura impropria – ha affermato Tandeddu – Crea più che su un bando con tutti i crismi ha puntato su una semplice manifestazione di interesse. Non erano infatti richiesti requisiti particolari né si assegnava priorità ai soggetti con esperienza pluriennale nel settore come accade in tutti i bandi pubblici. Proprio per questo motivo è stata presentata una richiesta di accesso agli atti e annunciato un ricorso. Sulla vicenda ci sono poi iniziative parlamentari a vari livelli». Una questione non di poco conto secondo Tandeddu: «Nella manifestazione di interesse Crea ha comunicato un sensibile aumento delle royalties da pagare per lo sfruttamento dei diritti di brevetto. Eppure, occorre ricordarlo, è un ente pubblico vigilato dal Ministero dell’agricoltura. E’ il soggetto titolare delle certificazioni del grano e il garante della genetica, ma non può speculare sul prodotto come qualsiasi ente privato. A tutto questo si aggiunge una scarsa trasparenza nel bando. Nel sito di Crea non c’è infatti traccia della valutazione dei requisiti né dell’esito delle gare». Per Pietro Tandeddu il rischio è un arretramento della filiera sarda: «Chiediamo alla Commissione di intervenire con un atto formale (risoluzione o mozione) per difendere una realtà nata in Sardegna e che vorremmo rimanesse nell’Isola». Il direttore di Copagri, infine, si è detto favorevole a una soluzione pacifica della vicenda: «E’ vero che Sis, su sollecitazione di Coldiretti Sardegna, ha incontrato i rappresentanti del Consorzio “Grano Capelli” – ha affermato Tandeddu – in quella sede sono state avanzate alcune proposte che per essere adeguatamente valutate hanno però bisogno di essere formalizzate per iscritto».  

Considerazione condivisa dal direttore regionale di Coldiretti Luca Saba: «Noi abbiamo avanzato una proposta per un progetto di commercializzazione del grano – ha detto Saba – Sis era d’accordo a consentire alla ditta semenziera sarda Selet di trattare con i propri produttori a condizioni che si pagassero almeno 60 euro a quintale, Selet proponeva di meno, su questo punto è saltata la trattativa. In ogni caso la produzione non si fermerà, la multinazionale bolognese ha già chiuso due accordi in Sardegna con altri due soggetti per la coltivazione di 400 ettari. C’è inoltre l’impegno da parte di Sis a ritirare tutto il grano prodotto a 60 euro a quintale. Mi auguro che si trovi un’intesa con il Consorzio, solleciteremo la formalizzazione da parte di Sis di una proposta scritta».

Preoccupazione per il mantenimento di una filiera sarda ha espresso il presidente regionale della Cia Martino Scanu: «Le produzioni si sono sviluppate in un determinato territorio – ha detto Scanu – i nostri associati esprimono forti perplessità sulla eventuale presenza nella filiera dei Consorzi agrari. C’è il rischio che gli agricoltori non chiudano i contratti e continuino a coltivare il grano Cappelli senza certificazione».

Una soluzione positiva hanno auspicato alcuni componenti della Commissione.

Secondo Fabrizio Anedda del Gruppo Misto «l’obbligo per gli agricoltori di rivendere il prodotto a Sis lede il principio della libertà d’impresa. Chi compra il seme certificato deve avere la possibilità di rivendere il grano da macina a chi gli pare. Ai soci del Consorzio sardo deve essere consentito di vendere il grano ai trasformatori sardi. Solo così si garantisce la qualità del prodotto».

Per Piero Comandini (Pd) deve essere fatto ogni sforzo per favorire il dialogo: «Sis presenti una proposta scritta – ha detto – nostro interesse è che venga tutelata la filiera sarda. Serve un accordo che leghi la produzione al territorio».

Per chiarire la posizione di Sis e ascoltare le sue proposte sul progetto di valorizzazione del Grano Cappelli, il presidente Luigi Lotto ha annunciato la convocazione in Commissione dei rappresentanti della Società italiana sementi. «Nostro interesse è impedire che il percorso avviato dalla filiera sarda si blocchi – ha detto Lotto – l’obiettivo è garantire le migliore remunerazione agli agricoltori e, allo stesso tempo, creare percorsi virtuosi di filiera».

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«Il Consiglio regionale ha tutto l’interesse a tutelare le produzioni di qualità della Sardegna. Insieme alla Giunta proveremo a trovare una soluzione per tutelare la filiera che ruota intorno al grano Cappelli». Lo ha affermato il presidente della Commissione “Attività produttive” del Consiglio regionale, Luigi Lotto, al termine dell’audizione dei rappresentanti del Consorzio “grano Cappelli” preoccupati per la decisione del Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria) di assegnare alla Società Italiana Sementi la certificazione del prodotto. La multinazionale semenziera bolognese avrà il diritto in esclusiva sulla varietà di frumento nata nel 1915 grazie al genetista Nazareno Stampelli e ribattezzata Cappelli in omaggio al senatore Raffaele che alla fine dell’800 diede il via alle trasformazioni agrarie in Puglia.

«E’ un’autentica ingiustizia che non tiene conto del lavoro fatto da noi sardi negli ultimi 25 anni – ha detto Santino Accalai, titolare della ditta semenziera Selet di Tuili che per prima, nei primi anni ’90 decise di scommettere sulla riscoperta di questa varietà di grano – con l’esclusiva alla Sis si mette in ginocchio un’intera filiera. Intorno al grano Cappelli è nato un Consorzio che comprende agricoltori, mugnai, panificatori e commercianti. Una realtà importante per l’economica sarda che rischia adesso di sparire.»

«In Sardegna si producono 8.000 quintali di grano da seme e 10.000 da macina – ha aggiunto Roberto Congia, socio del Consorzio – con la decisione del Crea nessun agricoltore potrà in futuro certificare il proprio prodotto. Noi chiediamo di lavorare e di poterlo fare serenamente.»

Dello stesso avviso Valentina Sirigu, titolare di Kentos, azienda che da nove anni ha deciso di puntare sul pane di qualità: «La mia azienda lavora solo grano biologico – ha affermato Valentina Sirigu – il Consorzio è nato per sopperire alla carenza della materia prima. Con l’aggiudicazione del bando a Sis, che promette di pagare il prodotto a 80 euro al quintale, si rischia di drogare il mercato. Aziende come la nostra rischiano di non essere più competitive.»

Tutti i componenti della Commissione hanno espresso preoccupazione per la situazione creatasi e sollecitato un approfondimento con la Giunta per studiare un’azione comune a tutela della filiera. Il consigliere del Pd Piero Comandini, dopo aver rimarcato il ritardo con cui si arriva ad affrontare la questione ha sollecitato l’approvazione di una risoluzione in Commissione. Proposta che potrebbe essere attuata dopo le interlocuzioni con l’assessore all’Agricoltura Pierluigi Caria, la cui audizione è in programma per giovedì 9 novembre. «Il Crea non ha tenuto conto del percorso che ha portato alla valorizzazione del grano Cappelli – ha detto Comandini – in  questo modo si autorizza uno scippo e si va verso una situazione di monopolio con tutte le conseguenze del caso».

Da parte del consigliere Antonio Gaia (Cps) è invece arrivata la proposta di costituire un marchio Deco coinvolgendo i comuni dove si produce il grano Cappelli: «Il marchio comunale a tutela delle produzioni di qualità potrebbe essere la soluzione per arginare il dominio delle multinazionali».

«Perdere una produzione di eccellenza è inaccettabile – ha aggiunto Gianluigi Rubiu dell’Udc – sarebbe una sconfitta per il Consiglio che da poco ha approvato una legge sul pane di qualità. La Sardegna faccia fronte comune con la Puglia contro la multinazionale emiliana». Una soluzione positiva ha invocato anche il consigliere Fabrizio Anedda di Sinistra Sarda mentre Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha chiesto di accertare eventuali responsabilità delle agenzie regionali per l’agricoltura.

«La Sardegna non può subire inerme questo scippo – ha detto il consigliere del Pd Alessandro Collu – il Consorzio ha creato le condizioni per una filiera perfetta. Adesso che si gioca una bella partita qualcuno ha deciso di venire a prendersi il pallone.»

Mario Tendas (Pd), infine, ha sollecitato un coinvolgimento dell’Ufficio legale della Regione: «La gara è ormai aggiudicata – ha detto Mario Tendas – ho paura che si possa risolvere solo per via giudiziaria accertando se il bando è stato regolare o meno».

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Il Movimento dei pastori sardi non ritira la richiesta di dimissioni dell’assessore all’agricoltura Pierluigi Caria e rivendica procedure rapide per l’erogazione dei 45 milioni di euro stanziati a settembre dal Consiglio regionale per far fronte alle difficoltà del settore ovicaprino. La linea del Movimento è stata illustrata in tarda mattinata da una nutrita delegazione dei pastori ricevuta dai capigruppo del Consiglio regionale. «Abbiamo deciso di sospendere la protesta di oggi dopo l’incontro con il prefetto – ha detto il leader di Mps Felice Floris – il nostro giudizio sull’operato dell’assessore e della struttura burocratica dell’assessorato all’Agricoltura non cambia. Chiediamo al Consiglio di agire con forza perché faccia rispettare le leggi che vota. E’ assurdo che una norma approvata in tempi rapidissimi dall’Assemblea rischi di non trovare applicazione».

I pastori, dunque, confermano la tregua firmata sabato scorso davanti al prefetto di Cagliari Giovanna Costantino: «Aspetteremo fino al 10 novembre – ha detto Felice Floris – l’assessore Caria ha garantito l’erogazione delle risorse entro cinque giorni a partire dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della dichiarazione ministeriale dello stato di calamità naturale per la Sardegna. In assenza di risposte concrete siamo pronti a tornare in piazza con nuove e clamorose azioni di protesta». Mps contesta la procedura che impone ai beneficiari di stornare dai contributi per la siccità i debiti nei confronti dell’Inps. «Sono soldi del bilancio regionale – hanno detto in coro i rappresentanti del Movimento – servono a sfamare il bestiame e non entrano nelle tasche dei pastori. E’ assurdo che una Regione da anni in conflitto con lo Stato per il mancato trasferimento delle compartecipazioni erariali trasferisca i suoi soldi nelle casse romane».

A difesa dell’assessore, i rappresentanti della maggioranza: «Tutta la Regione (Consiglio, assessore e struttura burocratica) è consapevole della difficoltà della situazione – ha detto il presidente della commissione Attività produttive Luigi Lotto – si è fatto tutto in tempi rapidissimi, ora si tratta di superare gli ultimi ostacoli. A oggi l’assessorato ha ricevuto 1907 richieste di contributo, la media è di 400 al giorno. Credo che entro novembre tutte le 12mila aziende sarde riusciranno a presentare una richiesta alla Regione. La speranza è che i 45 milioni stanziati dal Consiglio vengano spesi entro l’anno».

Di diverso avviso il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis: «Non chiediamo le dimissioni di Caria ma le responsabilità dell’assessorato sono sotto gli occhi di tutti – ha affermato Pittalis – la situazione delle campagne è gravissima. Noi chiediamo che sia la presidenza della Giunta a prendere in mano la situazione».

A difesa dell’operato dell’assessore si è schierato anche il capogruppo del Pd Pietro Cocco: «Chiedere le sue dimissioni non ha senso – ha detto Cocco – l’assessore ha lavorato con serietà per far arrivare rapidamente i soldi ai pastori. Adesso occorre portare a casa il risultato per cui si è lavorato in questi mesi. Tutti i pastori devono fare domanda all’assessorato. L’obiettivo è superare insieme le difficoltà burocratiche».

D’accordo sulla necessità di arrivare presto a una soluzione anche gli altri capigruppo. Una strategia complessiva per il comparto ovicaprino ha invocato il numero uno del Pds Gianfranco Congiu per il quale la scelta di puntare su contributi a pioggia è stata sbagliata, mentre per Antonio Gaia (Cristiano Popolari Socialisti) l’unica soluzione per permettere ai pastori di incassare i premi è quella di una sospensione ministeriale dei pagamenti Inps.

Proposta condivisa anche da dai capigruppo di Art1-Mpd, Daniele Cocco, e dell’Udc, Gianluigi Rubiu, che hanno suggerito di lavorare per ottenere la deroga da parte del Governo e allo stesso tempo rimuovere tutti gli ostacoli burocratici (trasmissione domande via Pec e documentazione Inps) attraverso il ricorso all’autocertificazione. Secondo Fabrizio Anedda (Misto) un’altra via per sbloccare la situazione di stallo potrebbe essere quella della rateizzazione dei debiti Inps, soluzione che consentirebbe ai pastori di incassare da subito i contributi.

Angelo Carta (Psd’Az) e Attilio Dedoni (Riformatori), infine, hanno offerto la loro disponibilità a un fronte comune per affrontare la drammatica crisi del comparto. Per il primo «il ruolo di Mps è importantissimo. La speranza è che si possano gettare le basi per individuare una strategia complessiva ed efficace da mettere al servizio del mondo delle campagne», mentre Dedoni ha insistito sulla necessità «di scardinare un sistema burocratico sardo che troppe volte limita le aspettative dei cittadini. Sarebbe utile capire quando costano le agenzie agricole e quali benefici portino al comparto».

«E’ stato un incontro molto proficuo – ha detto il presidente del Consiglio Gianfranco Ganau al termine della riunione – è servito a chiarire le posizioni e a individuare un obiettivo comune. C’è stato un difetto di comunicazione, probabilmente legato alla rapidità con la quale sono state messe in campo le procedure per l’erogazione dei contributi. Credo che non ci saranno difficoltà ad accogliere le richieste dei pastori per uno snellimento delle pratiche con l’autocertificazione. Sul fonte dei contributi Inps, aspettiamo di capire quale sarà la risposta del Ministero, in ogni caso il problema potrebbe essere risolto con una richiesta di rateizzazione del debito. Auspico che entro il 10 novembre sia tutto risolto e che ci si possa ritrovare per festeggiare il risultato per cui si è lavorato duramente in questi mesi».

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Il Consiglio regionale ha approvato a maggioranza (30 sì, 20 no) il progetto di riordino della rete ospedaliera.

La seduta è stata aperta dal presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con alcuni ordini del giorno e le dichiarazioni di voto finali sul Documento n.6/XV/A – Proposta di riforma della rete ospedaliera della Regione autonoma della Sardegna.

Sull’ordine del giorno n. 1 (Pittalis e più) riguardante la complessa vicenda che vede contrapposti il governo centrale spagnolo e quello regionale della Catalogna il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha proposto una integrazione con cui, nell’ambito del passaggio relativo all’inasprimento dei rapporti politici fra governo di Madrid e Generalitat catalana, a seguito degli arresti di parlamentari ed esponenti di associazioni culturali, chiede «la scarcerazione dei detenuti per fatti connessi a referendum».

Il Consiglio ha accolto la proposta.

Subito dopo il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha chiesto una breve sospensione della seduta che il presidente ha accordato.

Alla ripresa dei lavori, il presidente della Regione Francesco Pigliaru ha proposto una ulteriore integrazione inserendo nel testo l’auspicio riguardante l’avvio di un percorso pacifico nel quale sia garantito alle comunità il diritto ad esprimersi su qualunque riforma inclusa quella dell’autodeterminazione.

Il Consiglio ha accolto anche quest’ultima proposta.

Sull’ordine dei lavori, il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi ha ricordato la richiesta formulata da otto consiglieri della commissione Sanità riguardante l’incontro con l’assessore Luigi Arru per fare il punto sulla vertenza Aias. Completata la riforma, ha affermato, «l’incontro si deve fare quanto prima, a norma di regolamento».

Riprendendo la discussione sull’ordine del giorno relativi alla crisi catalana, il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta si è detto d’accordo con le proposte di modifica del documento, aggiungendo che «il governo spagnolo ha sbagliato nell’uso della forza dando ancora più ragioni alla Catalogna; bastava dichiarare illegale il referendum senza mandare l’esercito, con un atteggiamento repressivo che ha rafforzato la battaglia identitaria del popolo catalano».

Il consigliere del Misto Fabrizio Anedda ha lamentato lo sconfinamento del dibattito sulla riforma della rete ospedaliera, «all’interno della quale non ci siamo fatti mancare niente compresi gli ordini del giorno, che mischiano argomenti diversi, annuncio quindi la mia astensione».

Il consigliere Antonio Gaia (Cps) ha annunciato che non parteciperà al voto perchè, ha chiarito, «pur condannando ogni forma di violenza, va ricordato che il rispetto della costituzione vale per tutti senza eccezioni ed una parte del popolo catalano non le ha rispettate; del resto, sono gli stessi principi contenuti nella nostra stessa Costituzione all’articolo 5».

Il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde, primo firmatario del documento, ha ribadito che l’ordine del giorno «non sostiene la tesi della violazione della legge ma si limita a condannare le violenze consumate dal governo nei confronti di manifestati pacifici che non hanno opposto nemmeno resistenza passiva, per esprimere la loro volontà di autodeterminazione della loro autonomia, in forme democratiche e libere».

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha condiviso l’impostazione del collega Marco Tedde che ha recepito le integrazioni riguardanti il riconoscimento dell’autodeterminazione come diritto umano fondamentale dalle più importanti istituzioni della comunità internazionale, una strada seguita anche dalla Sardegna in questa legislatura nelle relazioni con le Baleari e la Corsica».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha dichiarato che l’ordine del giorno sulla crisi catalana offre al Consiglio «un grande spunto per una riflessione ampia su come anche la Sardegna vive e pratica la propria autonomia». Pittalis ha poi invitato, presidente della Regioni ed assessori a dare l’esempio, «facendosi portatori dei valori identitari della nostra specialità, nel momento in cui altre Regioni come Veneto e Lombardia si sono espresse nella stessa direzione». Anche per la Sardegna, ha sostenuto, «è venuto il momento di uscire dal silenzio e per questo invito il capogruppo del PSd’Az a farsi promotore del dibattito sulla mozione relativa all’indipendenza presentata nel 2014, perché indipendenza è una parola che non deve far paura ma rappresentare la base per una serena discussione; su questi temi stanno intervenendo presso il Governo i presidenti di tutte le Regioni tranne la Sardegna che si perde in chiacchiere e fumo, occorre perciò che il Consiglio dia al presidente un mandato forte per non cancellare storia autonomistica e che il presidente Gianfranco Ganau convochi al più presto una sessione ad hoc dell’Assemblea».

Il consigliere del Misto-Rossomori Emilio Usula ha annunciato il voto favorevole su un documento che «esprime solidarietà ad un popolo che difende propria storia, il proprio futuro e la propria identità in modo libero e pacifico».

Il consigliere Paolo Zedda (Art.1-Mdp), favorevole, ha preso spunto dalla sua esperienza a Barcellona per definire «inaccettabile la reazione dello stato spagnolo nei confronti del popolo catalano che si è comportato in modo assolutamente pacifico». Resta però, ha sottolineato, «il problema di consentire ai popoli d’Europa la possibilità di decidere sul proprio futuro, problema molto complesso perché in effetti il diritto internazionale traccia principi universali che non si trasformano in diritto positivo ed in realtà trovano applicazione solo dopo una concessione degli Stati come è accaduto in Inghilterra con la Scozia o nel Montenegro con la repubblica serba».

Il consigliere Francesco Agus (Misto-Campo progressista) non parteciperà al voto perché, a suo giudizio, «il Consiglio ha espresso un parere troppo simile alle chiacchiere da bar, mentre si tratta di un tema da trattare con la dovuta serietà». Il documento, ha aggiunto, «è tuttavia importante per rilanciare un ragionamento a tutto tondo sulla nostra autonomia; siamo in mezzo a grandi processi di cambiamento da cui non possiamo stare assenti, anche nella sanità dove ci troviamo in una situazione di autonomia limitata ed operiamo con parametri fermi a 10 anni fa, rischiando che in futuro i sardi abbiano di meno e non di più».

Il consigliere dei Riformatori Michela Cossa, favorevole, ha avvertito che il documento va approvato «senza sovraccaricarlo di significati che non ha, non si schiera per una parte ma condanna gli episodi violenza della polizia spagnola;  rispettiamo gli indipendentisti ma non ci crediamo, noi siamo per l’Italia e per l’Europa in un percorso di ricostruzione che anzi va rafforzato».

Il capogruppo di Art. 1 – Mdp Daniele Cocco, favorevole, ha detto che «non si possono dimenticare le immagini insopportabili di violenza gratuita a Barcellona, fatti dai quali prendiamo fermamente le distanze». Al più presto, ha auspicato, «dobbiamo occuparci della mozione del collega Paolo Zedda sull’autonomia sarda per riaffermare le tante prerogative della Regione che finora non vengono riconosciute».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha invitato il Consiglio «a non attribuire all’ordine del giorno significati che non ha, al di là della solidarietà al popolo catalano contro ogni forma di violenza». Cocco ha poi raccolto l’invito ad una discussione sulla  specialità e sull’autonomia della Sardegna.

Il consigliere del Pd Alessandro Collu, dopo aver premesso che nessuno è contrario alla condanna della violenza, ha detto di non voler votare un passaggio relativo all’autodeterminazione.

Messo ai voti, l’ordine del giorno è stato approvato con 40 voti favorevoli.

Successivamente il Consiglio ha iniziato la discussione di un ordine del giorno (prima firmataria Daniela Forma del Pd) che assegna un ruolo di primo piano all’ospedale Zonchello di Nuoro, come riferimento regionale della rete di riabilitazione.

Il consigliere del Misto Rossomori Emilio Usula ha annunciato che non parteciperà al voto. Siamo di fronte, ha dichiarato, «ad un atto di ipocrisia politica, perché ancora non abbiamo approvato la riforma e stiamo già proponendo una struttura complessa messa già in pericolo dall’atto aziendale, in pratica stiamo correggendo un provvedimento che non c’è».

La consigliera Daniela Forma ha espresso dispiacere per le parole di Emilio Usula «nei confronti di un ordine del giorno che non viene calato dall’alto a scatola chiusa ma è stato lungamente discusso dalla commissione e dall’Aula oltre che con l’assessore, per il riconoscimento di un ruolo che non toglie niente a nessuno, senza alcuna ipocrisia».

La vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda ha affermato che «nelle parole di Usula c’è molta verità, noi voteremo per senso di responsabilità ma si sta facendo il processo alle intenzioni riconoscendo che a Nuoro non è stato concesso nulla e, al di là degli ordini del giorno, con gli atti aziendali si è andati ben oltre».

Il consigliere Francesco Agus (Misto-Campo progressista), a favore, ha però preso le distanze da una riforma infarcita di emendamenti molti dei quali hanno creato non poco imbarazzo. Il Consiglio, ha sostenuto, «ha svolto un ruolo non suo con modifiche settoriali, parziali, territoriali, addirittura reparto per reparto, col risultato che in alcuni casi si è migliorato ma senza un disegno complessivo».

La consigliera Annamaria Busia (misto-Cd), favorevole, ha parlato però di una riforma che «con gli emendamenti è stata indebolita e peggiorata, senza una coerenza interna; abbiamo assistito a legittime attività del Consiglio davanti ad una situazione grave con territori molto sguarniti, si sono fatti molti rattoppi e gli argomenti degli ordini del giorno torneranno comunque alla nostra attenzione perché bisognerà tamponare i danni».

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta ha messo in evidenza che «i due ordini del giorno sullo Zonchello e Santa Maria bambina sono contraddittori, mi sembra un derby fra Nuoro e Oristano e siamo al ridicolo, a questo punto la cosa migliore è ritirare entrambi e cercare un testo condiviso sui centri di riabilitazione in Sardegna».

Il capogruppo di Art. 1 – Mdp Daniele Cocco ha manifestato grande imbarazzo «perché i due ordini del giorno sono molto diversi e quello su Nuoro, in particolare, nasce (come l’assessore sa bene) perché atto aziendale sopprimeva le strutture complesse di Nuoro nel settore della riabilitazione e non si poteva intervenire in sede di riforma». Nuoro ed Oristano, a suo avviso, non sono comunque in contrapposizione, per cui sarebbe giusto approvare i due documenti.

Il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi ha lamentato che «di fatto stiamo riaprendo il discorso della rete che avremmo dovuto fare prima, è necessario uno specifico approfondimento per arrivare ad un ordine del giorno unitario».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni si è detto «contrario ad animare guerre fra poveri ma il problema nasce dal fatto che quando fu ridimensionato il Santa Maria Bambina si prese l’impegno davanti ai consiglieri regionali oristanesi, all’Arcivescovo ed al Cda della struttura di potenziare l’ospedale come centro regionale del risveglio e della cura riabilitativa». Meglio ritirare entrambi i documenti, ha proposto, «per un discussione serena finalizzata ad organizzazione seria di questo settore della sanità sarda».

La consigliera Annamaria Busia ha annunciato il ritiro del suo ordine del giorno sull’arresto di alcuni giornalisti turchi.

Il consigliere del Pd Luigi Ruggeri ha manifestato preoccupazione per i livelli attuali della qualità della riabilitazione. Il modello, ha spiegato, «deve essere quello di una rete multipolare senza auto proclamazioni non solo Oristano e Nuoro; apprezzo perciò le questioni sollevate sui diversi presidi, che vanno tutelati ma in un disegno complessivo».

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha affermato che «siamo tutti portatori di una verità ed entrambi i documenti hanno elementi di interesse ma sono sbagliate le dispute territoriali per cui è meglio uscire dall’impasse, è auspicabile perciò un impegno dell’assessore per attivare un tavolo tecnico per riflessione su rete regionale».

A nome della Giunta l’assessore della Sanità Luigi Arru ha invitato il Consiglio a ritirare gli ordini del giorno, assicurando l’attivazione di un tavolo tecnico per la riabilitazione, che potrà contare fra l’altro sul risultato straordinario ottenuto dalla Sardegna con la scuola di specializzazione in fisiatria, nell’ottica di una governance in rete capace di valorizzare storie ed esperienze di qualità.

I due primi firmatari degli ordini del giorno Attilio Dedoni e Daniela Forma ne hanno annunciato il ritiro.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha protestato annunciando di voler andare al voto sui documenti. Anzi, ha detto, «denuncio che il centro sinistra, a rete ospedaliera conclusa sta tornando indietro per tappare i buchi, segno evidente che la riforma non sta in piedi e non si può fare con parole che volano senza fatti concreti che non si vedono».

Il capogruppo del Pd Pietro Pietro Cocco ha ricordato che sugli ordini del giorno c’era un accordo fra maggioranza e minoranza per il ritiro dei documenti ed è quindi sbagliato interpretare i fatti strumentalmente per finalità politiche come ha fatto Pittalis.

Il capogruppo di Art. 1 – Mdp Daniele Cocco si è detto d’accordo con il collega Pietro Cocco, ribadendo la diversità dei due documenti.

Il presidente ha chiesto al Consiglio di pronunciarsi sulla proposta di rinvio dei due ordini del giorno.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha protestato vivamente perché, a suo giudizio, «si trova sempre una scappatoia per coprire le vergogne con interpretazioni occasionali del regolamento; l’opposizione alla riforma l’abbiamo fatta noi, mentre voi vi siete occupati di altre cose particolari e avete votato tutto, avete suonato, cantato e ballato, ed ora volete mettete la sordina alle vostre inefficienze, gli ordini del giorno sono collegati alla forma e c’è un problema regolamentare insuperabile».

Il presidente ha assicurato che gli ordini del giorno saranno votati alla fine.

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha ribadito la sua disponibilità al ritiro del documento, aggiungendo che «si è capito che la riforma non ancora nata è già debolissima, il ritiro bilaterale era per approfondire l’argomento dopo dichiarazioni dell’assessore che peraltro aveva già fatto».

Messi ai voti, i due ordini del giorno sono stati approvati. Il n. 2 (Forma) con 35 voti favorevoli e 3 contrari, ed il n. 3 (Dedoni) con 40 voti favorevoli.

Il presidente Gianfranco Ganau ha messo in discussione l’ordine del giorno 4 (Comandini e più)

Il primo firmatario, on. Piero Comandini (Pd), ha illustrato l’ordine del giorno 4 che punta alla stabilizzazione dei lavoratori precari della Sanità. L’on. Piero Comandini ha annunciato “il ritiro auspicando una mozione dell’Aula che applichi in Sardegna i principi della legge Madia e le sue garanzie per favorire la stabilizzazione”.

Ritirato dall’on. Michele Cossa (Riformatori sardi) l’ordine del giorno 5 (integrazione tra gli ospedali del Sulcis Iglesiente) e l’ordine del giorno 6 a firma dell’on. Daniela Forma (Pd) sul reparto di Dermatologia dell’ospedale San Francesco di Nuoro.

Prima del voto finale sul Doc 16 di riforma della rete ospedaliera, il presidente del Consiglio ha consentito all’Aula le dichiarazioni. Il primo a parlare è stato l’on. Edoardo Tocco (FI), che ha detto: “I problemi restano, nonostante questo provvedimento, perché l’Areus è al palo e l’Ats ancora non funziona bene. Tutto questo accade a discapito dei pazienti e i territori della Sardegna non potranno che subire un danno da tutto ciò. Siamo alla sconfitta dei sardi, che si erano illusi sino all’ultimo che qualcosa potesse cambiare in meglio almeno sulla Sanità. Valuterò anche se lasciare la vicepresidenza della commissione Sanità”.

L’on. Daniela Forma (Pd) ha detto: “Sono tra i pochi che ha lavorato perché Nuoro fosse Dea di secondo livello e alla fine ho dovuto desistere in cambio di un presidio di primo livello con servizi di secondo livello. Rigetto le pesantissime accuse di smantellamento della Sanità nuorese che sono state lanciate sulla stampa in questi giorni  e voterò a favore perché la soluzione di compromesso raggiunta si affianca a una soluzione di principio: il riutilizzo delle risorse recuperate dall’annullamento del project financing. Avrei preferito che in questa battaglia il territorio di Nuoro avesse contato su un consigliere in più”.

Invece, l’on. Angelo Carta (Psd’Az) ha esordito ricordando i lavori della commissione di inchiesta sulla Sanità, “che è un settore fuori controllo nella spesa pubblica. Ci sono costi di milioni di euro che lievitano ogni anno e non vengono mai giustificati: sui presìdi, sul personale, sulle commissioni di invalidità. Contro la commissione c’è stato un vero e proprio sabotaggio ma non accettiamo che questa storia senza pudore, durata anni, possa finire così. Non è questa riforma quella che migliorerà la sanità sarda e per questo esprimo il mio voto contrario”.

Per l’on. Giovanni Satta (Psd’Az-La Base) “la riforma doveva comunque essere fatta e per questo diedi credito alla maggioranza. Ma oggi questo credito lo avete esaurito e io voterò contro una riforma che produce gravi danni per la sanità gallurese, che esce a pezzi perché non si valutano i numeri reali della popolazione. Al di là della vittoria del collega Pierfranco Zanchetta per salvare il punto nascite di La Maddalena”.

Campo progressista Sardegna ha preso la parola con l’on. Annamaria Busia, che ha esordito così: “Il senso di appartenenza a una maggioranza e l’atto di fiducia che si deve avere registrano dall’altra parte  la lesione  dei principi minimi di civiltà. Che spesso è venuta a mancare. Ecco perché il mio voto non può che essere contrario perché è un voto politico, non personale”.

Anche l’on. Emilio Usula (Rossomori) ha annunciato il voto contrario e ha raffrontato “la nostra regione con la Puglia, che ha saputo come altre scrivere una legge adeguata alle domande di sanità dei propri cittadini. Ci sono Regioni che hanno saputo superare il Dm 70, non guardarlo come un totem. E intanto l‘eliambulanza in Sardegna esiste solo nella brochure e per la sanità nuorese non ci sono novità positive. Per questo i Rossomori votano contro”.

Voto favorevole per l’on. Rossella Pinna (Pd), che ha detto: “Abbiamo migliorato e riscritto il testo della giunta, abbiamo ascoltato i sardi con la volontà di tutelare il loro diritto alla salute nella costruzione della nuova rete ospedaliera, per non lasciare indietro nessuno. Il Medio campidano avrà dignità, grazie a questo provvedimento, con un nuovo ospedale e uno stabilimento di riabilitazione a Guspini”.

Per l’on. Fabrizio Anedda (Misto), che ha segnalato alcuni aspetti della riforma, “non basta un manager, bisogna sistemare la questione dei volontari perché il servizio è retto da volontari non retribuiti ma al di là delle mie considerazioni il mio voto è favorevole alla proposta di legge”.

Ha preso la parola l’on. Salvatore Demontis (Pd) ”il voto è favorevole perché aumenterà con questa riforma il livello di sicurezza per i nostri cittadini nei nostri ospedali.  E non è vero che era necessario attivare prima la rete territoriale e solo dopo quella ospedaliera: la Giunta ha già approvato gli indirizzi sulla rete territoriale e le due reti, che sono complementari, saranno attivate insieme”.

Per l’on. Roberto Desini (PDS) “migliorie sostanziali alla riforma sono arrivate grazie all’approccio e all’apporto del mio gruppo e in particolare del mio collega Augusto Cherchi. Apprezzo lo sforzo di tutta la maggioranza: i toni sono saliti ma siamo poi stati capaci di fare sintesi. Per questo il mio voto è sì”.

Anche l’on. Antonio Gaia (Upc) ha annunciato il voto favorevole “a una riforma che produrrà sicuramente effetti. Se ce ne sarà bisogno di farlo, rimetteremo mano alle norme strada facendo. Ma c’è stato un grande lavoro di sintesi da parte dell’intero Consiglio, che ha dato un importante contributo”.

Per l’on. Francesco Agus (Campo progressista Sardegna) “le modifiche al testo hanno evitato disastri agli ospedali della città metropolitana ed è vero che ci sono stati importanti passi in avanti ma il giudizio non può cambiare perché non è questa la riforma attesa e per questo  annuncio la mia astensione. L’Areus è al palo, l’elisoccorso non si vede, molte scelte sono basate su assiomi non dimostrabili: sarà vero che il potenziamento degli ospedali oltre la città metropolitana decongestionerà quelli della città metropolitana? Avrei voluto dare un voto più consapevole. La Sanità, anche dal punto di vista del bilancio, è e sarà sempre più il vero banco di prova della nostra economia”.

Per l’on. Alfonso Marras (Udc) “le nostre proposte rigettate non possono che farci mantenere il giudizio negativo su questo piano. Alcuni sardi saranno avvantaggiati, altri no: quelli che abitano nei distretti periferici. Avete potenziato invece le eccellenze e diminuito i posti letto, addirittura”.

Per i Riformatori sardi, l’on. Michele Cossa ha detto: “Abbiamo ribadito più volte che la riforma della rete ospedaliera era ineluttabile. Ma non aver curato il rapporto con il governo e con gli amministratori locali portano molta preoccupazione e c’è il rischio, come sottolineato dall’on. Gaia, di un’impugnativa del governo nazionale a causa delle deroghe che avete adottato. Dando l’impressione che le vostre deleghe sia state orientate da un atteggiamento clientelare”. L’oratore ha definito “ambiguo il testo sul punto nascite di La Maddalena contenuto nell’emendamento approvato”.

Per FdI l’on. Paolo Truzzu ha detto che “è entrato in Aula un cavallo ed è uscito un asino. Non sono convinto che la qualità dell’offerta di salute sia migliorata e se facessimo un test della verità ognuno di voi direbbe che non è così, al di là dei colori. Per questo, per quello che vivremo nei prossimi mesi, io voto contro”.

L’Udc è intervenuto con l’on. Gianluigi Rubiu: “Siamo alla commedia e con grandi attori, capaci di grande recitazione. Questa è un riforma di campanile e di primariati da inventare in modo disorganico, in perfetto contrasto con l’atto aziendale approvato dal vostro supereroe Fulvio Moirano. La più spudorata spartizione vi ha caratterizzato in questa riforma, nonostante tutti i moralismi che mostrate nelle piazze. Questa riforma è invece il disastro della Sanità sarda e dovremmo ringraziarvi perché state producendo un danno incalcolabile: altro che mettere il paziente al primo posto”.

Eugenio Lai (Art. 1 – Mdp), favorevole («una riforma tra le più dibattute della storia dell’autonomia che pone nelle stesse condizioni tutti i territori e tutti i presidi ospedalieri»). «La riforma – ha affermato il consigliere del centrosinistra – favorisce condivisione e collaborazione tra i presidi e consente a tutti i sardi di potersi curare».

Giorgio Oppi (Udc) ha dichiarato voto contrario («censuro i ritardi frutto della guerra tra bande interna alla maggioranza per la difesa dei rispettivi territori di appartenenza»). Il consigliere della minoranza ha parlato di rivendicazioni localistiche («così non si riorganizza la sanità né si riduce la spesa») ed ha definito le modifiche introdotte per La Maddalena, Lanusei e Nuoro “un bluff da pokeristi” («giocate con la salute sardi e scontentate tutti: medici, territori e operatori della salnità»).

Luigi Crisponi (Riformatori) ha dichiarato voto contrario («la riforma è un vero mostro sanitario che crea disequilibri e penalizza Nuoro e il centro Sardegna»). L’esponente della minoranza ha concluso con l’invito alla Giunta affinché riconosca una onorificenza a chi, in questi ultimi diciassette anni, ha svolto eroicamente il servizio di elisoccorso: i Vigili del Fuoco.

Franco Sabatini (Pd), ha dichiarato voto favorevole e ha lamentato che “in troppi parlano senza neppure conoscere la proposta di riordino della rete ospedaliera” «Le definizioni contenute nel documento – ha affermato il presidente della Terza commissione – sono sostanza e garantiscono i servizi nei diversi presidi ospedalieri ma ora serve dare gambe alla riforma ponendo il malato al centro della nostra missione».

Attilio Dedoni (Riformatori) ha dichiarato voto contrario: «Avete fatto le clientele più barbare e salvaguardato interessi localistici, strapazzando il DM 70». L’esponente della minoranza ha criticato esecutivo e maggioranza ed ha concluso definendo “insipiente” il governo sardo nella guida della sanità, come della scuola o dei trasporti.

Augusto Cherchi (Pds) ha dichiarato voto favorevole ed ha invitato esecutivo e Consiglio ad impegnarsi nelle azioni conseguenti all’approvazione della ridefinizione della rete ospedaliera. «Focalizziamo la nostra attenzione – ha dichiarato l’esponente della maggioranza – sui servizi e la loro efficacia, ricordando che oggi l’efficienza è scarsa ed è assodato che si tagliano le sedute operatorie perché mancano gli anestesisti».

Paolo Zedda (Art.1-Mdp) ha dichiarato voto favorevole: «È una legge di cui avevamo urgente bisogno». «La sanità – ha concluso l’esponente della maggioranza – è uno spazio di sovranità importante: se spendiamo bene avremo una sanità migliore».

Alessandra Zedda (Fi) ha dichiarato voto contrario: «È una riforma che non rispetta l’autonomia e applica il DM 70 ad uso e consumo dgli amici». «Non si intravede – ha concluso la consigliera della minoranza – alcuna capacità di incidere e nessuna riduzione dei costi. Ribadisco il favore per il Mater Olbia senza che la struttura gallurese sia autorizzata  a discapito della salute pubblica e privata».

Daniele Cocco (Art. 1 – Mdp) ha dichiarato voto favorevole: «È una riforma irrinunciabile che è partita da principi antichi come quello della perequazione tra i territori». «La sanità in Sardegna – ha concluso il capogruppo della maggioranza – non è all’altezza dei troppi bisogni dei sardi e serve intervenire immediatamente sulle lungaggini nelle liste d’attesa».

Piero Comandini (Pd) ha annunciato voto a favore: «Noi portiamo facciamo le riforme e accettiamo la sfida del cambiamento anche se l’opposizione ci ha invitati a restare in un porto sicuro dove però l’acqua è più torbida». «La prima proposta di ridefinizione della rete ospedaliera – ha concluso l’esponente della maggioranza – ha spaventato molti ma poi la riforma è stata migliorata quando l’assessore Arru ha forse tolto il camice da medico e indossato la tuta della politica».

Domenico Gallus (Psd’Az-La Base) ha dichiarato voto di astensione, sottolineando però i miglioramenti apportati per la sanità oristanese. «Il San Martino esce rinforzato, l’ospedale di Bosa ha mantenuto il grado di ospedale e il presidio Delogu di Ghilarza è migliorato».

Voto contrario ha dichiarato Antonello Peru (Fi): «La riforma non è ottima ma non tutto è da buttare alle ortiche». «È chiaro – ha concluso il consigliere della minoranza – che l’organizzazione è sbilanciata in due poli e nella riforma della rete ospedaliera è assente la medicina territoriale e il collegamento sinergico con i presidi ospedalieri».

Marco Tedde (Fi) ha annunciato voto contrario («ma anche alcuni consiglieri di maggioranza annunciano voto contrario e così dimostrano sofferenze delle quali la giunta dovrà tener conto»).  «Il documento è levantino – ha concluso il consigliere della minoranza – ed è naufragato il rigore tecnico e metodologico dell’assessore».

Gianmario Tendas (Pd) ha dichiarato voto a favore: «La rete è un tassello importante della riforma sanitaria e mette a sistema questa organizzazione un con progetto organico e strutturato». «Ci sarà molto da fare – ha concluso il consigliere della maggioranza – e ora serve la rete territoriale e la rete dell’emergenza-urgenza».

Antonio Solinas (Pd) ha annunciato voto favorevole: «Per fare le riforme è importante il e nella passata legislatura non c’è stata alcuna riforma perché non si sono voluti toccare alcuni interessi». «Vogliamo fornire servizi di qualità – ha concluso il consigliere della maggioranza – e dimostriamo di non chiudere gli ospedali».

Luigi Ruggeri (Pd) ha dichiarato voto a favore: «Un grande traguardo che produce un cambiamento reale». «Non abbiamo ceduto ai localismi – ha spiegato il consigliere della maggioranza – e abbiamo fatto i riformisti. Abbiamo tolto autoreferenzialità ai territori e ai professionisti e la riforma produce equità».

Giuseppe Fasolino (Fi) ha annunciato il voto contrario: «Dell’originaria proposta di riforma non è rimasto niente e il DM 70 è stato stravolto». «Voto contro – ha affermato il consigliere della minoranza perché con questa riforma ha vinto chi tirava più forte la giacchetta e per il trattamento riservato alla Gallura che considerate la Cenerentola della sanità sarda».

Pierfranco Zanchetta (Upc) ha annunciato voto favorevole («la riforma mette a nudo le criticità del sistema e bisogna intervenire per superarle»). «Conquistiamo servizi che non avevamo e che ci erano stati sottratti – ha concluso il capogruppo di maggioranza – e sul punto nascita della Maddalena abbiamo fatto un passo in avanti rispetto alla proposta iniziale».

Alessandro Collu (Pd) ha dichiarato voto favorevole: «Dopo 38 riunioni di commissione e il lavoro in Aula approviamo una legge che non sarà perfetta ma tutti sanno che le leggi perfette sono quelle che restano chiuse nei cassetti». «È il Medio Campidano la Cenerentola della sanità sarda – ha concluso il consigliere della maggioranza – e per meritiamo un riequilibrio, così come ci è riconosciuto nel piano di riordino della rete ospedaliera». 

Il consigliere Giuseppe Meloni (Pd), annunciando il suo voto a favore, ha parlato di «grande lavoro svolto da Giunta e Commissione sanità» e di perfetta «sintesi delle varie istanze provenienti dalla Sardegna».

Meloni ha poi espresso soddisfazione per il risultato ottenuto dalla Gallura: «Le situazioni deficitarie non dipendono dal riordino. Il riordino della rete ospedaliera è un grande passo avanti per superare il deficit. Grazie alla riforma i presidi galluresi cresceranno». Infine una difesa del Mater Olbia: «Non è un imbroglio – ha concluso il consigliere del Pd – saprà coniugarsi con il sistema pubblico evitando ai cittadini sardi i viaggi della speranza. L’imbroglio si è fatto prima non rispettando, in alcune zone della Sardegna, i parametri abitanti-posti letto. In futuro occorrerà concentrarsi per migliorare i servizi, soprattutto nelle periferie».

Giudizio positivo anche da parte di Roberto Deriu (Pd): «Pannella diceva che il centrosinistra era quello dei buoni a nulla mentre il centrodestra quello delle persone capaci. Con questa riforma qualcosa di buono lo abbiamo concluso anche noi – ha detto Roberto Deriu – siamo davanti ad una modifica della costituzione materiale della Sardegna con la riorganizzazione del sistema sanitario. Le critiche che mirano a delegittimare l’operazione vogliono sottacere il riconoscimento della realtà sarda che ha dato equilibrio ai numeri e alle aspirazioni del sistema sanitario. La Sardegna è nella media nazionale sia per quanto riguarda il primo che il secondo livello. La salute, invece, è negli atti di governo, dentro la cornice della riforma, un lavoro da proseguire nella programmazione pluriennale. Occorre adesso superare gli ostacoli, il primo è la nomina del direttore generale dell’Areus che attendiamo nelle prossime ore».

Anche Luigi Lotto (Pd) ha annunciato il suo voto a favore. «E’ stato fatto un buon lavoro in un contesto difficile – ha esordito Lotto – si è affrontato con saggezza un tema molto complicato. Si poteva fare meglio? La domanda è un’altra: cosa è il meglio? La discussione sarebbe troppo lunga». Il dibattito sulla riforma, secondo il consigliere del Pd, poteva essere condotto in modo diverso: «In alcuni casi è stato falsato dai localismi. Il risultato raggiunto è buono. L’intervento sulla sanità dovrà adesso proseguire con il riordino della rete territoriale e dell’emergenza-urgenza».

Di riforma storica ha parlato invece il presidente della Commissione Sanità Raimondo Perra : «E’ una riforma socialista perché mette al centro gli interessi dei sardi che fino ad oggi non hanno avuto risposte adeguate ai bisogni di cura – ha sottolineato Raimondo Perra – si è tenuto conto delle richieste dei territori, della densità  abitativa e della viabilità precaria della Sardegna. La riforma ha inoltre derogato al D.M. 70, è una decisione tutta nostra, il rischio è che la potessero fare altri. Finora siamo ultimi in Italia per l’uso inappropriato dell’ospedali e per le lunghe liste d’attesa. Sono sicuro che ci sarà un miglioramento del sistema».

Per il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu, l’Aula si è finalmente riappropriata di una sua competenza. «Qualche mese fa facemmo una scommessa: portare in aula l’atto più importante di programmazione sanitaria – ha ricordato Gianfranco Congiu – credo che il risultato sia stato raggiunto. La riforma sarà utile quanto più sarà accompagnata dagli altri due atti fondamentale: il riordino della rete territoriale e quello del sistema di emergenza urgenza». Soddisfazione da parte del capogruppo del Partito dei Sardi anche per un altro aspetto della riforma: «Non ci interessa mettere bandierine – ha concluso Gianfranco Congiu – ma per una forza come la nostra aver prestato attenzione ai presidi di zona disagiata è motivo di grande orgoglio, un premio per l’impegno profuso». 

Giudizio condiviso dal capogruppo del Pd Pietro Cocco: « E’ una giornata importante per la quale abbiamo lavorato a lungo, un risultato che arriva in una data simbolo – ha sottolineato Cocco – oggi si celebrano i cento anni della rivoluzione d’ottobre. E’ dunque una giornata rivoluzionaria, diverso sarebbe stato approvarla ieri nel giorno della disfatta di Caporetto». Secondo Pietro Cocco «il riordino della rete ospedaliera andava fatto. Ci vuole coraggio nel fare le riforme, ci sono state lunghe discussioni all’interno della coalizione e nei territori, il risultato è che non si chiude un ospedale, i posti letto sono gli stessi, rimangono i servizi. C’è stata grande forza di volontà da parti di tutti».

Di parere opposto il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis che ha annunciato il voto contrario del suo partito: «Continuate a chiamarla riforma, ma una riforma è tale quando migliora le condizione di vita dei cittadini – ha detto Pietro Pittalis – è invece un pasticcio che aggrava le condizioni di una sanità che non funziona. In questi 4 anni di governo avete mandato la spesa sanitaria fuori controllo senza riuscire a razionalizzarla. Siamo davanti a  un’operazione al ribasso imposta al territorio contro la volontà dei cittadini con una visione dirigista e centralista». Preoccupazioni infine sulla qualità dei servizi nelle periferie: «Assumetevi tutta la responsabilità degli effetti pregiudizievoli che la riforma produrrà su tutto il sistema – ha concluso Pietro Pittalis – non tutti avranno il diritto alla salute garantito, soprattutto, chi vive nelle zone più disagiate. E’ un’operazione vergognosa alla quale noi ci opponiamo».

Terminati gli interventi dei consiglieri, ha preso la parola l’assessore alla Sanità Luigi Arru che ha voluto ringraziare tutti, opposizione compresa, per il risultato raggiunto: «Completiamo un viaggio iniziato nel 2012. Ci siamo riusciti come sardi, ora abbiamo uno strumento su cui confrontarci». L’assessore ha poi rivolto un ringraziamento particolare al presidente Francesco Pigliaru «per la sua serietà e sobrietà – ha detto – a lui dico grazie per essere rimasto fermo anche nei momenti più difficili». Secondo Luigi Arru la riforma segna il cambiamento radicale di un modello organizzativo. «Parliamo di ospedali per intensità di cura in cui si mette al centro il cittadino e i professionisti danno il meglio di loro stessi – ha concluso Luigi Arru citando un caso di buona sanità al Brotzu – per questo dico grazie ai medici ed agli infermieri che in un momento di difficoltà hanno lavorato seriamente. Andiamo avanti per migliorare, è un successo del Parlamento sardo».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione il testo finale della riforma che ha ottenuto il via libera con 30 voti a favore e 20 contrari.

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Il Consiglio regionale ieri sera ha approvato il capitolo 7 (distribuzione discipline e posti letto) della proposta di ridefinizione della rete ospedaliera. La seduta è stata aperta dal presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno e, intervenendo sull’ordine dei lavori, il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha osservato che la seduta si è aperta con un’ora di ritardo per cui, a nome dell’opposizione, ha chiesto una sospensione di almeno 30 minuti per una riunione della minoranza nella quale concordare una posizione comune sugli emendamenti da discutere. Il presidente Gionfranco Ganau ha accolto la richiesta e sospeso la seduta per 30 minuti. Alla ripresa dei lavori, la commissione e la Giunta hanno espresso il parere sugli emendamenti presentati.

In sede di discussione generale, il consigliere Edoardo Tocco (Forza Italia) ha sottolineato che «intento della riforma è quello di risparmiare ma lo si fa nel modo peggiore riducendo i posti letto senza aver programmato una rete territoriale; esempio emblematico di tale situazione è quello degli ospedali di comunità che in Sardegna hanno ancora una presenza molto limitata e lasciano scoperte esigenze fondamentali per i pazienti come quelle del decorso post-operatorio mentre, soprattutto per quelli più anziani magari provenienti da zone distanti dalle principali strutture sanitarie, la degenza andrebbe prolungata negli ospedali evitando inutili trasferimenti nei cosiddetti ospedali di comunità, dove sono attivi». Dopodomani, ha ricordato Tocco, «ci sarà un’altra mobilitazione sotto il palazzo, segno evidente di un malessere profondo che la stessa maggioranza ha percepito senza però sentire la necessità di una riflessione profonda sulle scelte principali della riforma e sulla stessa ripartizione dei posti letto sul territorio». Quanto al Mater Olbia, ha concluso, «non si capisce quando questa struttura potrà entrare a far parte del sistema sanitario regionale».

Dopo l’on. Edoardo Tocco ha preso la parola l’on. Fabrizio Anedda (Misto), secondo cui «ai territori in queste settimane è stato detto di tutto sui rischi di chiusura di ospedali e reparti. Tutto questo ha creato l’attenzione della stampa verso gli emendamenti di qualche consigliere regionale in cerca di facile consenso elettorale. Ma il provvedimento uscito dalla commissione è continuamente oggetto di emendamenti, persino di maggioranza. In realtà si vuole lasciare inalterata la situazione sanitaria sarda, nelle mani dei soliti noti e dei feudatari locali. E questo vale per La Maddalena e per l’Ogliastra». Rivolto al presidente Pigliaru, l’oratore ha detto: «Noi dobbiamo riformare la sanità sarda ma la dignità non si può barattare, come la tutela della salute. Meglio andare a casa subito».

Per il consigliere Emilio Usula (Misto) «quale credibilità ha la Sardegna sulla richiesta di riconoscimento dell’insularità? Non si tratta di riconoscere che abbiamo il mare che ci circonda ma che esiste uno squilibrio, un’ingiustizia che i sardi soffrono. E la sanità, insieme al disastro demografico, è proprio uno di quegli elementi che legittimano la nostra rivendicazione di insularità. Da questo avremmo dovuto pretendere una organizzazione della Sanità secondo una nostra visione derivante dalla condizione reale del nostro territorio. Altro che decreto ministeriale 70: vi è mancato il coraggio in questa riorganizzazione della Sanità. In compenso difendiamo il Mater Olbia, che esiste solo sulle carta e che riteniamo struttura di eccellenza: ci vuole coraggio a riconoscere l’alta specializzazione, che manco esiste ed è già punto di riferimento per le popolazioni del Mediterraneo meridionale».

Ha preso poi la parola l’on. Alessandra Zedda (FI), che ha detto: «Il dottor Fulvio Moirano ha già detto con chiarezza che il buco della Sanità sarda si allarga e nel frattempo lo Stato ci invita a un mutuo trentennale di 300 milioni per la copertura del disavanzo: sarà un gravissimo indebitamento per le casse della Regione, casse già martoriate per gli accordi che avete siglato con il governo italiano”. Sul tema dei posti letto, l’on. Alessandra Zedda ha detto: «Nel Medio Campidano avete previsto strutture complesse con appena 4 posti letto: dove e per chi andate in deroga al Dm 70? Dovreste spiegarcelo quale è il criterio che vi porta a decidere cosa è struttura complessa e di quanti posti letto necessita».

Sempre per Forza Italia ha preso la parola l’on. Marco Tedde: «Non è vero che si dà attuazione al DM 70 con questa riforma. E’ vero che state facendo legittime scelte politiche. E le state facendo sui territori della Sardegna, modulando le norme alla bisogna, penalizzando e avvantaggiando altri. Abbiamo visto cosa accade a San Gavino, dove riconoscete il primo livello senza monitoraggio. Mentre il monitoraggio lo prevedete per Alghero e Ozieri, che meritano il primo livello senza dubbio. Ma ci sono anche altri obiettivi dietro le vostre scelte politiche: risparmiare sui costi della Sanità, coperta dalla politica come una cupola».

Per l’on. Giorgio Oppi (Udc) «questo documento è lacunoso e non si comprende il rapporto tra i posti letto e la popolazione dei singoli territori. Qual è il modello di attivazione di alcune strutture? Sembrano proprio non idonee a garantire l’assistenza specialistica. Anche sotto il profilo della spesa non si capisce come pensate di riuscire a risparmiare: sarebbe stato meglio e più utile scrivere un nuovo piano sanitario completo, come ho suggerito al presidente della Regione durante una riunione in commissione. E mi preoccupa quel che è scritto nelle tabelle, anche se ne parlerò meglio al capitolo 10: sono sbagliate queste tabelle di Olbia, dalle quali ogni tanto scompare l’Oculistica, la Cardiologia, l’Urologia. Questi errori vanno corretti prima che facciano danni dentro la legge«.

I Riformatori sardi hanno preso la parola con l’on. Michele Cossa, secondo cui «riconoscere come noi facciamo che la rete ospedaliera vada riformata non significa però regalare l’illusione che la Sanità offra i servizi a tutti. Perché così non è, soprattutto per le fasce più deboli della popolazione. Avete smarrito la bussola nella discussione di questo provvedimento e in questo capitolo si coglie bene il disorientamento che vi ha colpito. Le pulsioni territoriali spesso sono apparse come un tentativo di mettere la bandierina in un determinato territorio. Nel frattempo, la Giunta ha iniziato a fare la riforma sanitaria partendo dalla coda e non dalla testa, ovvero dalla rete dei servizi. Cosa saranno in concreto le case della salute e gli ospedali di comunità? Nessuno è in grado di dirlo perché nessuno in concreto lo ha capito. Ecco, io temo una gran confusione prodotta da questa riforma e un aumento dei costi, unito alla demotivazione – che già si coglie – del personale sanitario».

L’on. Paolo Truzzu è intervenuto per FD’I anticipando una notizia: «A breve, nel giro di una settimana, verrà nominato il direttore dell’Areus e non sarà un sardo, così sembra.  Ormai pare che sia una condanna essere sardi quando c’è di mezzo un posto da manager nella Sanità. L’altro dato è che la maggiore contestazione a questo provvedimento arriva da settori della maggioranza, al punto che stiamo facendo un provvedimento incomprensibile e che nulla ha a che fare con il testo licenziato dalla Giunta. Sarebbe bene che i colleghi di maggioranza che hanno contestato il testo votassero anche di conseguenza. E sarebbe bene che qualcuno ci dicesse come volte cambiare la rete ospedaliera e come volete distribuire i posti letto: secondo razionalità e bisogni dei territori o secondo altre finalità? Io ho l’impressione dalla lettura di queste tabelle che la logica che vi ha animato sia altra: non i costi né i bisogni ma la difesa delle enclave territoriali e degli amici. Una deriva pericolosissima».

Il consigliere del gruppo Misto Giovanni Satta ha parlato di un dibattito nel quale «molti hanno pensato alla propria rielezione piuttosto che pensare al bene dei sardi come dimostra una legge partita con i criteri oggettivi e finita col premiare chi urlava di più in questo o quel territorio, determinando una situazione che alla fine porterà solo ad una riforma dei campanili». Soffermandosi sul ruolo della struttura del Mater Olbia, Giovanni Satta ha ricordato che «dopo una riunione presso la struttura a maggio era stata assicurata la partenza a  settembre con i laboratori ma ancora non c’è nemmeno una bozza di convenzione e, a questo punto, la situazione sanitaria della Gallura diventa preoccupante». Nel centro gallurese, ha proseguito il consigliere, «transitano per almeno sei mesi l’anno milioni di persone, un flusso elevatissimo di turisti che avrebbe dovuto spingere la Regione, secondo le positive esperienze di altre Regioni d’Italia, a potenziare i servizi sanitari, mentre invece oggi non si possono fare nemmeno operazioni normali come cataratta o prostata ed i posti letto assegnati sono del tutto insufficienti».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni ha affermato che «riformare significa dare una nuova forma alle cose con un equilibrio fra vecchio e nuovo, nel nostro caso però è accaduto il contrario, prima la Giunta ha fatto molte proposte riformatrici e poi sono state completamente stravolte o per questioni interne o per la fretta di portare a casa un risultato, dimenticando fra l’altro che la rete ospedaliera è solo una parte essenziale del sistema sanitario regionale ma non la riforma ed è questa la lacuna più profonda di una legge costruita dal tetto prima che dalle fondamenta». Quanto al settimo capitolo, secondo Attilio Dedoni, «si usa la parola grossa di riorganizzazione mentre in realtà si configura un sistema ancora più vecchio del precedente e si prendono in considerazione posti-letto risalenti a periodi superati; noi diciamo No alle logiche particolari perché privilegiamo il vero interesse dei sardi che è quello di poter essere curati in qualunque luogo risiedano».

La presidente del gruppo Misto Annamaria Busia ha ribadito che «a fronte di premesse condivisibili la riforma mostra carenze molto significative e nel caso del settimo capitolo è sbagliata anche la premessa perché, per esempio, parlando dei posti letto per detenuti ci si perde in una grande vaghezza procedendo su dati non attendibili». Complessivamente, ha aggiunto, «emerge la necessità di un atto di umiltà che sarebbe apprezzato dal Consiglio e da tutti i sardi, fermarsi ed evitare di andare avanti nella discussione del provvedimento, che risulta notevolmente peggiorato dall’apporto di molti emendamenti che danno risposte positive solo in apparenza ma del tutto slegate dal contesto regionale». «Il punto – ha concluso – non è questa o quella struttura ma saper ascoltare la richiesta di diritti che viene dalla società sarda e trovare ispirazione in quanto fatto da altre Regioni, che hanno lavorato bene realizzando una nuova rete ospedaliera insieme ad una rete di servizi filtro sui territori ed alla struttura di emergenza urgenza».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha lamentato che, di fatto, «la distribuzione ipotizzata dalla riforma è in realtà una suddivisione di quote di posti letto secondo i voleri di potentati locali e campanili». Qui, ha sostenuto, «la maggioranza gioca una partita tutta interna a colpi di ricatti, trattative, emendamenti concordati e riparatori con i quali si cerca di far quadrare i diversi elementi della riforma, segno di una legge che sicuramente scontenterà tutti». Soprattutto perchè, a suo avviso, «le norme ministeriali di riferimento contenute nel Dm 70 vengono utilizzate a mò di elastico a seconda del caso con una facilità sconcertante, anziché procedere in aderenza alle nostre specificità regionali: noi siamo un’isola con mille difficoltà ed il solo pensare a prendere un aereo o una nave per curarsi è un problema enorme». Soffermandosi infine sulla situazione del Sulcis, Rubiu ha parlato di una «sanità impoverita di strutture, personale e posti letto, una vergogna che ha prevalere la logica dei due pesi e due misure, tendenza peraltro confermata in tutto il territorio regionale in cui si registra un forte arretramento della periferia a favore dei due hub principali di Cagliari e Sassari».

A nome della Giunta, l’assessore della Sanità Luigi Arru ha ribadito che «il Dm 70 parte dai dati scientifici, ad esempio con le evidenze delle malattie cardio-vascolari, distribuendo i servizi in modo omogeneo ed assicurando le migliori competenze specialistiche». Non abbiamo fatto una fotografia dell’esistente sovrapponendo una nuova etichetta, ha detto fra l’altro l’assessore, «ma siamo intervenuti su un sistema che si è sviluppato in molti casi anche con iniziative lodevoli ma senza logica unitaria, ed anche il riferimento ai volumi degli interventi è un riferimento a persone e non un calcoli ragionieristico». Parlando del ruolo del Mater Olbia, Luigi Arru ha ricordato che esiste dal 1991 anche se con un altro nome e che, con l’accordo del 2006 e quello sottoscritto da noi nel 2014 «ha un partner di prim’ordine nel quadro di un ragionamento basato su standard di eccellenza che, fra latro, consentiranno a circa 15.000 sardi di evitare ricoveri in altre Regioni che Lombardia, Emilia e Lazio, e su una forte integrazione con il sistema universitario regionale: nessun mistero, dunque, ma precise condizioni sulla qualità e sulle migliori risposte ai bisogni dei sardi». Quanto all’Areus, ha concluso l’assessore, «c’è l’impegno della Giunta e colgo l’occasione sia per ringraziare tutti i medici del 118 e ricordare che, per la prima volta, potremo contare su un elicottero-ambulanza attrezzato secondo i migliori standard internazionali». «Stiamo in definitiva migliorando tutto il sistema – ha detto infine Luigi Arru – in un quadro di sostenibilità dei conti che comunque sono sotto controllo anche se ci riserviamo la scelta di attivare un mutuo; i debiti della sanità sarda, peraltro, vengono da molto lontano e sarebbe interessante risalire alla loro vera origine».

Il presidente Gianfranco Ganau ha quindi messo in votazione l’emendamento soppressivo  n.10=510=742 che è stato respinto dall’aula. Identica sorte per tutti gli altri emendamenti soppressivi parziali proposti dall’opposizione (n.511, 512, 513, 514, 515, 516, 517, 60=518=789, 519, 520, 521, 522, 523, 524, 525, 526, 527,528, 529, 530, 531, 532, 533=790).

Si è poi passati all’esame dell’emendamento n. 882 (Truzzu) che è stato bocciato. Respinti in rapida successione anche gli emendamenti sostitutivi parziali 794, 795, 291, 715,

Sull’emendamento sostitutivo n. 647 (Zedda, Tocco) che proponeva una modifica della tabella sulla distribuzione dei posti letto della chirurgia plastica è stato chiesto il voto segreto. Messo in votazione l’emendamento è stato respinto. Sull’esito del voto è intervenuta la consigliera Daniela Forma che ha segnalato il rischio di un depotenziamento del reparto di dermatologia del San Francesco di Nuoro: «Su 20 posti letto a livello regionale se ne tagliano 5 e tutti a Nuoro – ha detto Daniela Forma – abbiamo più volte sollecitato l’impegno dell’assessore Luigi Arru perché ciò non avvenga. Il reparto di dermatologia di Nuoro è stato per anni un fiore all’occhiello della sanità sarda. Ancora oggi ha un grande grado di attrattività ed i posti letto hanno un indice di occupazione che va oltre il 100%».

Sulla stessa lunghezza d’onda Daniele Cocco, capogruppo Art. 1- Mdp: «A Nuoro il servizio di radiologia è l’unico in Sardegna che ricovera pazienti che hanno problemi dermatologici – ha detto Daniele Cocco – è incomprensibile che si vadano a ridurre posti letto nell’unico presidio di riferimento per i pazienti dermatologici. Perché si vuole depotenziare?»

Il consigliere dei Rossomori Emilio Usula ha sottoscritto le dichiarazioni dei colleghi Forma e Cocco. «Dermatologia di Nuoro è da sempre un reparto di eccellenza, in questo caso lo si vuole trasformare da struttura complessa in struttura dipartimentale».

E’ quindi intervenuto il consigliere del Psd’Az Christian Solinas che ha annunciato la richiesta di voto segreto sull’854. Richiesta sulla quale ha espresso parere contrario il relatore di maggioranza Gigi Ruggeri. Il presidente Gianfranco Ganau ha fatto notare che l’emendamento in questione tratta una questione già affrontata in precedenza e lo ha dichiarato inammissibile. 

Si è poi passati all’esame dell’emendamento n.292 sul quale ha annunciato voto favorevole il consigliere Marco Tedde: «E’ una proposta di buon senso che mira a creare un hub pediatrico a Sassari». Posto in votazione l’emendamento è stato respinto.

Via libera invece all’emendamento n. 792 (Sabatini) che proponeva l’aumento dei posti letto del reparto di unità coronarica dell’ospedale di Lanusei da 2 a 3.

L’aula ha poi bocciato gli emendamenti n. 716 e 362. IL presidente Ganau ha quindi messo in votazione il testo del capitolo 7  he è stato approvato con 28 voti a favore e 22 contrari.   

Una volta licenziato il testo, il Consiglio ha approvato due emendamenti aggiuntivi proposti dal Pds. Il primo (718) prevede una particolare tutela degli ospedali di zone disagiate dove la riduzione dei posti letto delle specialità di urologia, chirurgia generale e pediatria potrà essere fatta solo a determinate condizioni. Il secondo (719) prevede che nel caso di mancata assegnazione dei posti letto di urologia al Mater di Olbia le stesse prestazioni vengano erogate dall’ospedale Giovanni Paolo II di Olbia.

Contro questa previsione si era espresso il consigliere dei Rossomori Emilio Usula: «Non sono d’accordo, l’emendamento propone che i posti letto di urologia non attivati all’interno del Mater Olbia vengano creati nell’ospedale Giovanni Paolo II. Chiedo: sono di nuova istituzione? A Olbia c’è solo un urologo che lavora nel reparto di chirurgia e collabora con l’urologia di Nuoro».

Favorevole invece il consigliere Giuseppe Fasolino (Forza Italia): «Quello di Usula è un intervento campanilistico. Dobbiamo capire se questi posti letto servano o meno per il territorio». Il primo firmatario Augusto Cherchi ha ribadito la posizione del suo partito: «Con questo emendamento si vuole soltanto inserire una clausola di salvaguardia per il territorio nel caso in cui il  Mater Olbia non istituisca il servizio di urologia»

L’assessore Arru ha ricordato che il testo di riferimento per l’apertura del Mater di Olbia rimane quello de del 2014 votato in commissione.

Dopo aver ottenuto il parere di Commissione e Giunta, il presidente Gianfranco Ganau ha aperto la discussione sul capitolo 8 “Indicatori per il monitoraggio”.

Il consigliere Giorgio Oppi (Udc) ha ammonito l’aula sul rischio che i posti non assegnati al Mater Olbia non vengano poi recuperati dal settore pubblico. «L’ultimo piano della Qatar Foundation stravolge gli accordi precedenti».

D’accordo con il collega Giorgio Oppi la consigliera Alessandra Zedda (Forza Italia). «E’ un giusto rilievo. L’ultimo documento della Qatar Foundation cambia le carte in tavola. L’assessore Arru spieghi quale è la situazione».

Edoardo Tocco (Forza Italia) è entrato nel merito del capitolo 8 chiedendo chiarimenti su come sarà fatto il monitoraggio: «Chi lo farà? Come sarà organizzato nelle strutture di eccellenza e nei piccoli presidi? – ha chiesto Edoardo Tocco – nell’ospedale di Alghero-Ozieri cosa succederà? Potrà ottenere il primo livello?»

«Chi controlla i controllori? – ha aggiunto Marco Tedde (Forza Italia) – sarebbe stato meglio prevedere commissioni che possano rapportarsi con i controllori e segnalare tutti quei casi in cui il monitoraggio può dare esiti negativi. Il monitoraggio a posteriori del presidio di Alghero Ozieri è una bizzarria e una singolarità oltre che un’ingiustizia immensa, ne risponderete politicamente ed elettoralmente. I sardi del Nord Ovest non meritano questo trattamento. Luigi Arru non può continuare a trattare in modo sperequato questo presidio. Non può far finta che le esigenze del Nord Ovest non siano uguali a quelle di San Gavino Monreale. Si metta una mano sulla coscienza».

Daniele Cocco (Art. 1 – Mdp) ha espresso dubbi sul monitoraggio del presidio Ozieri-Alghero: «Risulta incomprensibile. Non è il caso di sopprimerlo?»

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha sottolineato l’importanza del tema trattato: «E’ un argomento che rischia di essere banalizzato, probabilmente non interessa – ha affermato Pietro Pittalis – rischiamo di approvare un’altra legge che aggrava la situazione come è successo con la legge per gli aiuti alla pastorizia. Fermatevi, non chiediamo di bloccare la riforma ma di discutere le questioni di sostanza».

Anche Giorgio Oppi (Udc) ha ricordato che in commissione si era presentato un emendamento di sintesi che stabiliva una data certa per il monitoraggio del presidio Alghero-Ozieri: «Era previsto che si facesse nel 2018, non si può dire adesso che si farà dopo. Occorre prevedere una data. Oggi è un ospedale di primo livello dopo cosa succederà?»

Per Augusto Cherchi (Pds) l’argomento del capitolo 8 introduce un tema importante per la messa a regime della riforma. «Il monitoraggio non può essere esclusivo di una singola struttura ospedaliera ma deve essere esteso a tutti e fatto in modo attento. Ogni riforma è condizionata dal monitoraggio».

L’assessore Luigi Arru ha replicato agli interventi ricordando che il capitolo 8 è di carattere generale: «Introduce una nuova metodologia e si danno indicatori che servono per il monitoraggio clinico – ha sottolineato Luigi Arru – quanto alla situazione Mater Olbia tocca al Consiglio esaminare e approvare l’ultima proposta. Se questa non passerà si farà riferimento a quella del 2014. I posti letto ci sono già, eventualmente potranno essere redistribuiti». In conclusione Luigi Arru ha annunciato che martedì prossimo sarà nominato il direttore dell’Areus.

Il presidente Gianfranco Ganau ha quindi messo in  votazione gli emendamenti soppressivi. L’Aula in rapida successione ha respinto il n.11=534=743, il 535 e il 536.

Subito dopo il presidente ha dichiarato chiusa la seduta. I lavori del Consiglio riprenderanno questa mattina alle 10.00.

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E’ proseguito oggi, in Consiglio regionale, l’esame della proposta di ridefinizione della rete ospedaliera. Il presidente Gianfranco Ganau, ha aperto i lavori della seduta e, dopo le formalità di rito ha prima comunicato il nuovo rinvio dell’elezione del vice presidente del Consiglio e della nomina del garante dell’adolescenza e dell’infanzia, quindi la convocazione della commissione Sanità per domani alle 11.00 e la riunione dell’Aula alle 15.30 e, infine, ha annunciato la discussione del testo e degli emendamenti del capitolo 5 della proposta di riordino della rete ospedaliera (doc. n. 16/XV/A).

Il relatore di maggioranza, il presidente della commissione Raimondo Perra (Upc-Socialisti) ha dichiarato il parere agli emendamenti (tutti negativi ad eccezione di tre annunci al ritiro) a cui è seguito il parere conforme a quello del relatore, da parte della Giunta regionale nella persona dell’assessore della Sanità, Luigi Arru.

Il relatore di minoranza, Edoardo Tocco (Fi), dunque, è intervenuto in sede di dibattito ed ha criticato metodo e sostanza del piano di riordino proposto dall’esecutivo Pigliaru ed ha insistito sul mancato riconoscimento del cosiddetto Dea (dipartimento d’emergenza e accettazione) di secondo livello in Ogliastra e della mancata previsione del punto nascita a La Maddalena. L’esponente dell’opposizione ha quindi annunciato il voto favorevole agli emendamenti soppressivi del capitolo 5 del documento n. 16.

Alessandra Zedda (Fi) ha invece incentrato il suo intervento sulla delibera adottata dal manager Ats, Fulvio Moirano, per il collegamento telematico delle aziende sanitarie locali a fronte di una previsione di spesa di circa otto milioni di euro. La vice capogruppo di Forza Italia ha contestato in particolare la scelta di rivolgersi ad un operatore privato nonostante sia operante la rete telematica regionale che – a giudizio della consigliera – offrirebbe all’Ats gratuitamente i servizi di connessione, con maggiori capacità di trasmissione dati rispetto a quelli garantiti dall’operatore privato. «Noi ci impegniamo a ridurre la spesa della Sanità – ha concluso Alessandra Zedda – mentre il manager Moirano spende milioni di euro per gare superflue».

Il consigliere dei Rossomori, Emilio Usula, ha criticato aspramente la differenziazione dei territori sulla base della densità demografica: «Così non si fa una riforma ma si fa un pasticcio e un imbroglio». Il consigliere del centrosinistra ma da tempo all’opposizione della Giunta Pigliaru ha quindi puntato il dito sulle scelte che riguardano i servizi della Sanità a Nuoro («cosa vuol dire un Dea di primo livello potenziato a Nuoro?») ed ha paventato il rischio di un potenziamento delle strutture ospedaliere del centro della Sardegna. Usula ha quindi fatto appello al Consiglio perché ci si adoperi con atti concreti per combattere lo spopolamento ed ha dichiarato che la proposta di riordino della rete ospedaliera nega gli irrinunciabili principi di sussidiarietà ed equità.

Il consigliere Fabrizio Anedda (Misto-Sinistra sarda) ha dichiarato una sostanziale condivisione del documento anche alla luce delle intervenute modifiche a seguito del confronto con l’Anci e il Cal. L’esponente della maggioranza ha invitato il centrosinistra a diffidare dei “cattivi consigli da parte di chi vuole mantenere lo status quo insieme con inutili primariati e sistemi gestionali orientati a favore dei  privati o dei monopoli”. In conclusione del suo intervento, Anedda ha quindi denunciato “lo sfruttamento dei volontari del 118” e evidenziato la troppa vicinanza con la campagna elettorale delle regionali ed ha affermato: «La riforma della rete ospedaliera sarà una buona riforma se scontenterà i potentati della sanità».

Marco Tedde (Fi) ha ribadito le critiche al documento («emergono con più chiarezza errori e contraddizioni che più volte abbiamo denunciato») ed ha lamentato una eccessiva discrezionalità da parte dell’esecutivo a vantaggio dei cosiddetti “territori amici”. L’esponente della minoranza ha ricordato la non obbligatoria applicazione in Sardegna delle direttive contenute nel famigerato DM 70 ed ha rimarcato i danni che ne deriverebbero dalla trasposizione nell’Isola, soprattutto in danno di quei territori maggiormente penalizzati dalle carenze infrastrutturali e dai collegamenti: «Alla Sardegna – ha affermato Tedde – serve un piano di riordino cucito sui bisogni dei sardi e sulle necessità della nostra Regione». Il consigliere ha quindi contestato la decisione di premiare i territori senza il requisito dei 150mila abitanti “mentre Alghero e Ozieri, che vantano quel requisito, non vedono riconosciuto il Dea di primo livello”.

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni ha ribadito le aspre critiche al documento ed ha polemizzato,s eppur indirettamente con il consigliere della sinistra sarda, Anedda (»non comprendo come, chi si dice veterocomunista, possa affermare che bisogna fare economia chiudendo i servizi della sanità»). «Serve fortificare le strutture nei territori – ha incalzato il consigliere della minoranza – soprattutto nelle aree più deboli o penalizzate dallo spopolamento come l’Ogliastra e La Maddalena». Attilio Dedoni ha concluso accusando il Pd di bloccare la nomina del direttore dell’Areus e invitando il presidente della commissione Sanità, Mondo Perra, a non mostrarsi succube nelle decisioni che gli sono proprie.

Il capogruppo di Art. 1 – Mdp, Daniele Cocco, ha svolto il suo intervento incentrato sul “no” al ricorso alle agenzie interinali per il reclutamento del personale in Sanità: «Siamo contrari a questi metodi soprattutto perché non si attinge dalle graduatorie tutt’ora valide».

Gianluigi Rubiu (Udc) ha parlato di riforma calata dall’alto “che non tiene conto delle peculiarità territoriali e delle caratteristiche patologie della Sardegna, come il diabete e la Sla”. «La riforma – ha insistito il capogruppo dei centristi – non tiene conto di queste esigenze e non considera le proteste di amministratori e cittadini». «La Sardegna non è pronta per questa riforma – ha concluso Rubiu – e gli emendamenti presentati dimostrano quanto non sia calata nella realtà sarda».

Per la Giunta ha replicato l’assessore Luigi Arru, che ha esordito in replica ad alcuni interventi con un detto nuorese: “Pista s’abba pista, abba fit e abba s’istat (pesta pure l’acqua: acqua era e acqua resta trad.)”. Smettiamola, dunque,  di creare terrore e diamo informazioni corrette ai cittadini. Nessuno toccherà la Neurochirurgia di Nuoro o la Chirurgia vascolare, ad esempio. I numeri sono molto chiari e mai una volta abbiamo ragionato in termini economici, nemmeno quando ci siamo resi conto che ci sono ospedali che producono 3 milioni di euro in Drg mentre noi gliene trasferiamo 14”.

Per dichiarazione di voto sul capitolo 5 l’on. Annamaria Busia (Campo progressista Sardegna) ha detto: “Ancora più convintamente dico che le questioni poste all’Aula non riguardano i numeri ma l’impostazione generale di questa riorganizzazione, che non garantisce il diritto alla salute a tutti i cittadini. Dobbiamo anche raccontare in questa sede le vicende personali ai pronto soccorso? Racconterò anche la mia se ci sarà il tempo”.

Il capogruppo di Forza Italia, on. Pietro Pittalis,  ha annunciato il voto favorevole all’emendamento soppressivo: “Non è negoziabile al banco degli emendamenti del centrosinistra il diritto alla salute di tutti i cittadini sardi. Di Seui e Isili e non solo di chi abita a Cagliari e a Sassari. Per questo vi chiediamo di fermarvi, ancora una volta lo chiediamo e con noi ci sono ampi settori della maggioranza”.

Per il Pd ha parlato il capogruppo Pietro Cocco: “Non far nulla non è la soluzione. Noi stiamo facendo il possibile ed è evidente che si stanno toccando interessi ma siamo consapevoli che la rete sanitaria ospedaliera vada riorganizzata”.

L’emendamento 8 (Pittalis e più) è stato respinto.

A seguire gli interventi sull’emendamento 410. Per il consigliere Usula (Rossomori) “il Dm 70 dovrebbe essere interpretato nella sua complessità  e non in modo riduttivo. Perfino i dati del ministero vengono considerati in difetto con riguardo alle strutture sanitarie dei piccoli territori. E non parlo solo di Austis e Teti: avete idea di quanto tempo si impiega ad agosto ad arrivare da Cala Gonone a Cagliari o a Sassari, dove ci saranno i Dea di secondo livello in h.24?”.

L’on. Edoardo Tocco ha riferito all’Aula: “Poco fa una persona ha chiamato il Cup per chiedere una visita diabetologica e l’hanno fissata al 2019. Mi pare sufficientemente emblematico. Dov’è il vostro occhio di riguardo per la sala operatoria dell’ospedale di Isili, ancora da finire, o per il presidio di Muravera?”.

Sempre per Forza Italia ha preso la parola l’on. Marco Tedde, che ha detto: “Voto favorevole per questo emendamento”. Dello stesso parere anche l’on. Alessandra Zedda: “La riforma con voi parte e con voi finisce. Non è la nostra riforma e possiamo solo farvi vedere gli errori che state commettendo, soprattutto non coinvolgendo i sindaci e i medici. Avete fatto questa riforma voi e i vostri manager: è la verità e si vede”.

Per l’on. Annamaria Busia “non è la soppressione di un capitolo a migliorare la situazione. Voto contrario all’emendamento”. Favorevole, invece, l’on. Gianluigi Rubiu (Udc), che ha detto: “Avete tenuto conto di numeri freddi nella vostra divisione di ospedali in Sardegna. E non avete tenuto conto della realtà dell’Isola, al di là dei numeri d’inverno e sotto la stagione turistica. Noi possiamo sforare le prescrizioni del DM 70: lo avete capito? Volete distruggere la sanità sarda, ora è chiaro”.

Per l’on. Attilio Dedoni (Riformatori) “nessuno se la può cavare nel dire che la colpa di tutto è di Ugo Cappellacci. Voi non avete fatto altro che prendere un sistema e peggiorarlo, passando soprattutto per quel che hanno fatto i governi di centrosinistra”.

“Sono andato nei territori a incontrare i sindaci”, ha detto l’on. Giuseppe Fasolino (Forza Italia) “spesso con l’on. Edoardo Tocco, fuori dai particolarismi dei bacini elettorali. Per questo ringrazio il collega, perché insieme a lui ho ascoltato e capito che cosa i sardi chiedono alla sanità. Il capogruppo del Pd non deve parlare di interessi, come ha appena fatto, perché sono i sindaci che si stanno muovendo e il loro unico interesse è l’interesse della comunità che guida. Francamente non è possibile non avere un presidio di primo livello nel nord est della Sardegna”.

Per il capogruppo di Forza Italia, on. Pietro Pittalis: “Questo è il vostro cavallo di Troia e determinerà la vostra rovina. La rovina di tutto il centrosinistra. Il problema è che questa riorganizzazione rovina tutta la Sardegna, con un gesto dall’alto che è del tutto privo di consensi”.

Il leader del Psd’Az, Cristian Solinas, ha chiesto “una riflessione in più alla giunta e alla maggioranza. Si prenda atto che non si può governare a dispetto dei sardi, c’è quantomeno bisogno di modificarla e approfondirla per farla comprendere meglio ai destinatari. La Sardegna merita una vera riforma del sistema sanitario nel suo complesso: visto che ce la paghiamo tutta con i soldi dei sardi, dobbiamo avere anche il diritto di governarcela come ci sembra più giusto”.     

Respinto anche l’emendamento 410 (Oppi e più).

Sull’emendamento 411 l’on. Edoardo Tocco (FI) ha detto all’assessore Luigi Arru: “Siete arrivati troppo avanti e ora non riuscite più a fermarvi. Ma una presa di coscienza in questo momento farebbe bene: la riforma è partita in modo disorganico. Una settimana di riflessione non farebbe danno a nessuno”.

A seguire l’on. Marco Tedde (FI) ha annunciato il voto a favore.

Respinti gli emendamenti 411, 412, 413, 414, 415, 416, 417, 418, 420, 421, 422, 423, 409, 419, 675, 281.

L’on. Christian Usula (Rossomori) ha letto l’emendamento 605 e ha sollecitato alla Giunta “il diritto per la Sardegna di avere due hub non distanti 220 chilometri l’uno dall’altro. Per questo chiedo il voto elettronico”.

Il consigliere Antonio Solinas (Pd) ha proposto un emendamento orale con l’indicazione di quattro e non tre aree nel testo dell’emendamento 605.

L’on. Gianluigi Rubiu (Udc) ha annunciato il voto favorevole all’emendamento 605: “Così si colmerà un grande errore”. A seguire l’on. Annamaria Busia (Cps), che ha detto: “Sono favorevole al contenuto ma ritengo di dovermi astenere. Comunque, tre aree non cambieranno il senso di quanto ho affermato”.

Forza Italia con il capogruppo Pittalis ha annunciato il voto a favore: “Non è un problema solo dei nuoresi. Quella del collega Emilio Usula è una mediazione di equilibrio ma facciamo un appello a tutti i consiglieri di buona volontà, soprattutto a quelli che si riempiono la bocca di spopolamento. Caro collega Solinas, le provocazioni non servono: state penalizzando la Sardegna più debole”.

Per l’on. Daniele Cocco (Mdp) “è chiaro lo spirito dell’emendamento Usula. L’assessore dovrebbe farsi carico dell’ambito territoriale sanitario di Nuoro e di tutte le strutture periferiche che sembrano sfumare negli atti aziendale. Noi vigileremo su questo”.

L’on. Augusto Cherchi (Pds) ha aggiunto: “Da parte nostra contano i servizi, solo quelli. Non farò mai battaglie su etichette da appendere all’ingresso degli ospedali: abbiamo la garanzia che i servizi di Nuoro saranno mantenuti e pure potenziati”.

L’emendamento 605 è stato respinto.

L’Aula ha affrontato poi l’emendamento 282 (Tedde), al quale la maggioranza ha presentato con l’on. Ruggeri un emendamento sostitutivo totale 866.

L’on. Marco Tedde ha illustrato l‘emendamento 282, riferendosi ad Alghero: “Non riusciamo a capire per quale motivo nel nord ovest della Sardegna, dove si superano i 150 mila abitanti,  ci siano i parametri per un ospedale di primo livello ma non se ne vede traccia. E’ un atto che serve soltanto per riequilibrare il sistema rispetto ad alcuni presidi del sud della Sardegna o si tratta di una vista?”.

Per l’on. Edoardo Tocco (FI) “è chiaro che il primo livello possa non essere assegnato anche se ci sono i presupposti. Per questo chiedo che dal primo gennaio 2018 Alghero abbia riconosciuto il primo livello”.

Il consigliere Salvatore Demontis (Pd) ha rifiutato la logica degli interventi campanilistici osservando però che «si stanno dicendo inesattezze, poiché il Dm 70 richiede la presenza di tutte le specialità per cui, se fosse primo livello, l’ospedale di Alghero dovrebbe avere la rianimazione, ma non è possibile in questa fase come confermato da pareri legali». Di fronte a tale situazione, ha aggiunto Demontis, «abbiamo chiesto ed ottenuto l’inserimento specialità che ad oggi non ci sono mentre nel 2018 sarà istituita anche la rianimazione determinando la riclassificazione della struttura come primo livello».

Il consigliere Antonello Peru (Forza Italia) ha ricordato che «l’assessore Arru ha detto una grande verità sottolineando che, nella riforma della sanità sarda, non si sta applicando il Dm 70». Ma, ha precisato, «proprio per questo chiediamo il primo livello per Alghero-Ozieri, realtà con grandi peculiarità ed una storia di prim’ordine, e ci preoccupa l’arroccamento della maggioranza sull’accentramento attorno a due grandi poli come abbiamo dimostrato sostenendo l’emendamento del collega Usula per Nuoro; purtroppo assistiamo a comportamenti che, al di là delle parole, privilegiano l’economia sull’assistenza, anche per questo è il momento che si facciano sentire i consiglieri del Nord Sardegna».

Il consigliere Pier Mario Manca (Pds), annunciando la firma del gruppo del Pds all’emendamento, ha rivendicato alla sua forza politica il merito di aver condotto da tempo «una grossa battaglia per le zone interne, per questo sosteniamo l’emendamento del collega Luigi Ruggeri che interviene su situazioni che vanno sanate, attenderemo perciò il 2018 con la garanzie che per il prossimo gli stabilimenti di Alghero-Ozieri diventeranno di primo livello».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha posto due condizioni per l’adesione del suo gruppo all’emendamento: «eliminare la formula di rinvio al 2018 per Alghero-Ozieri ed inoltre respingere la logica di figli e figliastri che ha portato alla considerazione dell’Ogliastra e di Lanusei come figli di un Dio minore, mentre le due strutture dovrebbero esser equiparate, al contrario della formula attuale che non risolve niente di concreto in termini di perequazione fra territori».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha parlato di emendamenti per certi versi molto simili che individuano cinque presidi di primo livello «con alcuni elementi di ambiguità soprattutto per quanto riguarda il Sulcis ma, al di là di questo aspetto, non ha senso pensare al 2018 per il Nord Ovest e di conseguenza, senza questo passaggio potremmo votarlo tutti per sancire la volontà comune di rappresentare tutti i territori».

Il capogruppo di Art.1-Mdp Daniele Cocco ha ribadito la sua richiesta all’assessore Arru di precise garanzie sulla costituzione delle due strutture come unico presidio senza classificazioni singole, «soprattutto per la presenza di eccellenze come la radiologia extra vascolare macchinario fondamentale per le prestazioni cui si rivolge un larghissimo bacino di utenza».

Il consigliere Luigi Ruggeri (Pd) ha invitato il Consiglio a «non cedere alla tentazione di pensare che con una definizione si possa modificare lo stato delle cose, nel merito c’è impegno del Consiglio condiviso dalla Giunta che riforma le determinazioni precedenti». Le comunità locali, ha ricordato, «hanno proposto una serie di specializzazioni per l’area di Alghero-Ozieri e l’indicazione è stata accolta con riferimento al complesso dei due stabilimenti, ferma restano la necessità della rianimazione da cui non si può prescindere, ma è un percorso che ha bisogno di un certo lasso di tempo e di passaggi amministrativi, per cui se lo scrivessimo adesso non avrebbe significato».

Il consigliere Franco Sabatini (Pd) ha criticato l’emendamento perché a suo avviso «contiene alcune frasi che lasciano perplessi come la valorizzazione dei flussi turistici che però non esistono solo ad Alghero, ed inoltre poi si pone l’esigenza di una unità di rianimazione ad Alghero e non a Lanusei che pure ha una struttura attiva». C’è insomma, ha concluso, «una allocazione disorganica di funzioni nei territori a danno di una area della Sardegna».

Dopo quest’ultimo intervento il presidente Gianfranco Ganau ha messo ai voti l’emendamento n. 866, che il Consiglio ha approvato con 26 voti favorevoli e 16 contrari.

Successivamente è stato posto in votazione il testo del quinto capitolo (Rimodulazione dei presidi ospedalieri rispetto ai territori di riferimento).

Per dichiarazione di voto, il consigliere Emilio Usula (Misto-Rossomori) ha segnalato la evidente difformità atteggiamento dei consiglieri di maggioranza, «che prima accettano garanzie verbali dell’assessore senza fermarsi sulle etichette dei vari presidi ospedalieri salvo poi fare una battaglia per il primo livello su Alghero-Ozieri».Io, ha concluso, «sono favorevole ad un riconoscimento formale e normativo ma anche per Lanusei e per il secondo livello di Nuoro, sono i costi il vero freno».

Il consigliere Francesco Agus (Misto-Campo progressista) ha dichiarato che «il riordino della rete ospedaliera è parte di una riforma più complessa che comprende la rete territoriale e l’emergenza urgenza e, sotto questo profilo, le proteste dei Sindaci (comprese quelle di oggi) meritano rispetto perché effettivamente su alcune cose non ci sono stati passa avanti ma solo emendamenti territorio per territorio». Un po’ come accadde l’anno scorso, ha ricordato, «quando si doveva decidere quale azienda sanitaria doveva incorporare le altre: allora si risolse tutto con un voto segreto ed oggi stiamo ricadendo nello stesso errore, noi voteremo contro».

La consigliera Annamaria Busia (Misto-Cd) ha ribadito che le perplessità iniziali sul testo restano tutte, «anzi sono aumentate con l’approvazione dell’ultimo emendamento come ha detto il collega Sabatini con argomentazioni molto convincenti; poi, in generale, è vero che le date contano poco, tanto è vero che il servizio di emergenza-urgenza non è ancora partito, voterò contro».

Il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde ha parlato di «una seduta bizzarra per la sottrazione con destrezza del ruolo di opposizione, portata avanti da consiglieri che interpretano ruoli di lotta ma poi partecipano a tutte le azioni di governo, entrando ed uscendo dalla maggioranza». Noi voteremo no al quinto capitolo, ha concluso, «perché è un obbrobrio sotto il profilo tecnico e giuridico ed anche in rapporto al Dm 70 che viene usato come un elastico solo quando serve, mentre in realtà ci sono territori con meno di 150.000 abitanti hanno avuto il primo livello subito a differenza di Alghero, tanto poi per la maggioranza le date servono per non rispettarle».

Non essendoci altri iscritti a parlare il presidente ha messo in votazione il capitolo quinto che il Consiglio ha approvato con 27 voti favorevoli e 23 contrari.

Successivamente si è sviluppato un dibattito sull’emendamento n. 1 (Cossa e più) riguardante il riconoscimento dell’ospedale Paolo Merlo di La Maddalena come struttura di base.

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha accusato la maggioranza di essere sorda a qualunque richiesta dei territori, «soprattutto dei più lontani con comitive di turisti che appaiono e scompaiono; io invece spezzo una lancia per La Maddalena che merita ogni riconoscimento per l’insularità di cui da sempre parliamo a proposito della nostra Regione».

Il consigliere di Forza Italia Giuseppe Fasolino ha parlato di un emendamento fondamentale, «senza demagogia ma con un ragionamento di coscienza che vale anche per quei consiglieri impegnati nella salvezza del punto nascita di La Maddalena; a questi colleghi dico che non si può salvare senza la classificazione dell’ospedale di base con i servizi annessi».

Sempre per Forza Italia, Edorardo Tocco ha definito il capitolo «quasi una sfida ai territori ed alle comunità che chiedono servizi e sicurezza, mentre se si hanno davvero a cuore questi principi l’emendamento va approvato come quelli a sostegno di Sorgono e Muravera».

Per il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu «La Maddalena rappresenta il simbolo dello sfascio della riforma, di una isola nell’isola che si vede privata di un servizio, specchio di una Sardegna piena di servizi di serie A e di serie B che spingerà i sardi ad emigrare per veder riconosciuto il loro diritto alla salute».

Messo al voto l’emendamento Cossa è stato respinto con 28 voti contrari e 19 favorevoli.

Subito dopo il Consiglio ha iniziato l’esame del Sesto capitolo (Volumi e qualità dell’assistenza)

Il presidente della commissione Sanità Raimondo Perra ha fornito il parere sugli emendamenti presentati; la Giunta ha espresso parere conforme.

Preso atto del parere di Commissione e Giunta, il presidente Ganau ha  aperto la discussione sul capitolo 6. Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, in aperta polemica con il Presidente della Commissione Sanità Raimondo Perra, ha annunciato la decisione di far propri tutti gli emendamenti per i quali è stato annunciato il ritiro: «Lei non è l’arcangelo Gabriele – ha detto Pietro Pittalis rivolto al presidente Perra – non  può impedire a nessuno di far proprio un emendamento. Lei si deve limitare a dare parere positivo o negativo senza annunciare il ritiro degli emendamenti. Vogliamo capire qual è il parere della commissione sugli emendamenti ritirati».

A Pittalis ha replicato il presidente Ganau: «In commissione è stato annunciato il ritiro degli emendamenti. Se sono ritirati non si dà il parere. Su questi la commissione non si è espressa».

Stefano Tunis (Forza Italia) ha insistito sulla necessità di un chiarimento: «Vogliamo sapere se la presidenza metterà in discussione gli emendamenti per i quali è stato annunciato il ritiro, è necessario per capire come dobbiamo comportarci».

Il presidente della Commissione Raimondo Perra ha ribadito di aver rispettato, con il supporto degli uffici, la volontà della Commissione.

Il presidente Ganau ha allora chiarito: «Gli emendamenti sono presentati in aula. Spetta al presentatore dire se li ritira o se li conferma, salva la possibilità di ciascun consigliere di farli propri».

Alessandra Zedda (Forza Italia) ha lamentato l’irritualità del parere sugli emendamenti: «Il procedimento corretto è l’espressione del parere da parte del presidente della Commissione. Nessuno ha annunciato il ritiro degli emendamenti. Bastava che il presidente si limitasse a dare parere positivo o negativo o invitare al ritiro».

Ganau ha quindi chiuso la polemica: «Penso di interpretare la volontà della Commissione per intendere che su quegli emendamenti ci sia un invito al ritiro, dopodiché l’aula deciderà».

Ha quindi preso la parola la consigliera Daniela Forma (Pd) che è entrata nel merito del capitolo 6 esprimendo gradimento per l’impostazione data dalla Giunta e dalla commissione. Forma ha però invitato l’Aula a riflettere su alcuni aspetti oggetto di due diversi emendamenti da lei presentati: il primo mira a trasformare il centro di riabilitazione dell’ospedale Zonchello di Nuoro in centro di riferimento regionale: «Nell’ospedale sono state realizzate strutture e adeguati impianti che garantiscono una riabilitazione intensiva neurologica, cardiologica e ortopedica. Per trasformarlo in  centro di riferimento regionale servirebbero pochi arredi e l’adeguamento della dotazione organica». Il secondo emendamento punta invece alla costituzione di Comitati consultivi misti come strumento per facilitare uno degli obiettivi della riforma: l’umanizzazione dei servizi sanitari basata su centralità del paziente.

Al termine dell’intervento dell’on. Daniela Forma, il presidente Gianfranco Ganau ha chiuso la seduta e aggiornato i lavori a domani alle ore 16.00. In mattinata, alle 11.00, si riunirà invece la commissione Sanità.

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Dura presa di posizione di 13 consiglieri regionali di maggioranza e minoranza sul futuro della Conservatoria delle Coste.

«La Giunta non può decidere il futuro della Conservatoria delle Coste, peraltro cambiando idea troppo spesso, cercando di sostituirsi al Consiglio regionale – sostengono in un’interpellanza rivolta al presidente della Regione e all’assessore dell’Ambiente, 13 consiglieri regionali di diverse forze politiche Emilio Usula, Christian Solinas, Antonio Gaia, Angelo Carta, Pierfranco Zanchetta, Luca Pizzuto, Eugenio Lai, Daniele Cocco, Paolo Flavio Zedda, Francesco Agus, Fabrizio Anedda, Raimondo Perra ed Alfonso Marras – che, nel documento, ripercorrono le vicende della Conservatoria, istituita con una legge regionale del 2007 e commissariata con successivi provvedimenti di proroga fin dal 2014.»

«Con la nomina del primo commissario che risale a circa 3 anni fa – sottolineano i consiglieri – la Giunta aveva approvato un disegno di legge che prevedeva l’abrogazione della legge istitutiva ed il trasferimento di competenze all’assessorato dell’Ambiente ma il mandato del commissario insediato il 7 settembre scorso è profondamente diverso, perché viene ipotizzato il passaggio all’assessorato degli Enti locali ed urbanistica.»

Un percorso contraddittorio e tortuoso sul quale occorre fare chiarezza nel metodo e nel merito, concludono i firmatari dell’interpellanza. Nel metodo, «perché non si possono aggirare le prerogative del Consiglio e, nel merito, perché l’inutilità della Conservatoria è tutta da dimostrare, dato il successo di molte esperienze internazionali che invece hanno individuato analoghi organismi come strumenti efficaci di gestione delle aree di conservazione costiera; nello specifico, inoltre, dovrebbe essere evidente – concludono Emilio Usula, Christian Solinas, Antonio Gaia, Angelo Carta, Pierfranco Zanchetta, Luca Pizzuto, Eugenio Lai, Daniele Cocco, Paolo Flavio Zedda, Francesco Agus, Fabrizio Anedda, Raimondo Perra ed Alfonso Marras – l’interesse della nostra Regione alla costituzione di un demanio costiero sardo».

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E’ iniziato, in Consiglio regionale, l’esame della proposta di ridefinizione della rete ospedaliera. All’esterno del Palazzo è montata la contestazione da parte di associazioni ed amministratori di diversi territori, con l’intero Consiglio comunale di Carbonia riunito in seduta straordinaria, che chiedono uno stop alla riforma per una sua completa revisione.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il presidente ha comunicato che le elezioni di un nuovo vice presidente dell’Assemblea e del Garante regionale per l’infanzia si terranno in una delle prossime sedute.

Successivamente hanno preso la parola diversi consiglieri regionali, con interventi sull’ordine dei lavori.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha sottolineato che «la presenza di due relatori di maggioranza che forse non è conforme al regolamento, è cosa davvero inusuale, come se la relazione di maggioranza di Raimondo Perra non fosse completa o affidabile per la stessa maggioranza, segno evidente delle difficoltà della coalizione sul piano politico, con molte componenti che non si fidano l’una dell’altra». Il provvedimento, ha concluso, «parte col piede sbagliato e deve essere ritirato, così è un teatrino delle parti; se avesse dignità politica, il collega Raimondo Perra si dovrebbe dimettere perché, evidentemente, è sotto tutela».

Il presidente Gianfranco Ganau ha chiarito che il regolamento prevede la presenza di uno o più relatori.

Il consigliere Domenico Gallus (Psd’Az-La Base) ha denunciato quello che, a suo avviso, «è un gravissimo fatto, una mascalzonata nei confronti di 30 Comuni compiuta dall’Egas che li ha pugnalato a tradimento con la delibera che li costringe ad entrare in Abbanoa». Appena ho giurato, ha ricordato Gallus, «ho prospettato all’assessore dei Lavori pubblici Edoardo Balzarini una leggina per quei Comuni che volevano proseguire nella gestione autonoma, assicurando servizi e risparmi per la Regione; Edoardo Balzarini ha assicurato il suo impegno ma poi l’ha tradito favorendo l’approvazione della delibera, così come il sindaco di Sassari che aveva garantito una riunire con quegli amministratori locali». Ora, ha annunciato, «su questo problema farò una battaglia a tutto campo».

Il consigliere Paolo Truzzu (Misto-Fdi), tornando sulla sanità, ha segnalato «la situazione incresciosa dell’Azienda per l’emergenza urgenza, perché pare che esista la nomina del direttore che viene citata in altri atti dell’assessorato ma il provvedimento non si trova più, per cui o siamo davanti ad un falso in atto pubblico questa delibera non è stata mai consegnata».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, dopo aver polemizzato con il collega Pittalis per il suo intervento definito «del tutto fuori luogo e di pessimo gusto», ha messo in luce sul piano politico che «la riforma è il frutto di un lavoro corale della commissione andato avanti per mesi con un confronto molto intenso con i territori e degli amministratori locali; in questo contesto il presidente Perra ha il pieno sostegno di tutta la maggioranza e la divisione dei compiti è stata una idea condivisa».

Il capogruppo di Art. 1 – Sdp Daniele Cocco, rivolgendosi al presidente Pigliaru, lo ha invitato «a farsi carico di quanto dichiarato da Gallus, un fatto gravissimo contro 30 Comuni della Sardegna».

Il consigliere Emilio Usula (Misto-Rossomori) ha sollecitato un chiarimento formale perché «il documento relativo alla riforma contenuto nella convocazione del Consiglio è presente sul sito internet ma in versione diversa da quella esitato dalla commissione; non credo sia una cosa regolare perché fra i due documenti ci sono differenze profonde».

Il presidente Ganau ha chiarito che il documento ufficiale è quello della commissione distribuito ai consiglieri assieme alla convocazione.

Il consigliere Antonio Solinas (Pd), in apertura ha risposto al collega Pittlis affermando che, «se ha letto relazioni, avrà capito la scelta di differenziare i compiti». Riferendosi poi all’intervento del consigliere Gallus, ha ricordato che «si era trovato un accordo con il precedente assessore dei Lavori pubblici Maninchedda per lasciare ad alcuni Comuni la gestione autonoma del servizio idrico, perché in effetti questi Comuni hanno una situazione molto diversa dagli altri; il discorso va quindi ripreso dal nuovo assessore che deve riferire al più presto in commissione».

Il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi, dopo aver lamentato che «da tempo assistiamo in Consiglio a discorsi fuori tema, ha condiviso le considerazioni del collega Usula, perché nella realtà il testo finale della riforma è parzialmente diverso da quello trasmesso all’Aula e per correttezza doveva essere rettificato».

Al termine di questo intervento, il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con la discussione generale del Documento n.16/XV/A “Proposte di ridefinizione della rete ospedaliera della Regione autonoma della Sardegna”.

Il presidente ha dato la parola al primo relatore di maggioranza, il presidente della commissione Sanità Raimondo Perra (Cps-Psi).

Dopo aver premesso di voler rinunciare ad ogni polemica, Raimondo Perra ha ribadito l’ampia condivisione della riforma da parte di tutto il centro sinistra ed ha ringraziato per il grande lavoro iniziato nel 2016 sia la commissione che i consiglieri Oppi e Gallus,   l’assessore Arru e i funzionari degli uffici, perché «tutti hanno contribuito in modo importante ad documento fondamentale per il riordino del servizio sanitario regionale, una opportunità fondamentale per un cambiamento lungamente atteso che, come tale, non poteva che suscitare comprensibili preoccupazioni pur essendo necessario perché la Sardegna è agli ultimi posti in Italia per efficienza del sistema». La riforma, ha aggiunto, «riqualifica la sanità sarda senza tagli né chiusure, facendo sintesi e raggiungendo posizioni condivise, anche attraverso un testo della commissione notevolmente differente dalla prima ipotesi della Giunta, frutto sia dell’ascolto dei territori e del coinvolgimento degli operatori, che di un confronto di merito con opposizione». Esprimo quindi soddisfazione, ha continuato Perra, «per un buon risultato ottenuto lavorando su problemi complessi fermo restando che, se ci sono errori, questo è il momento di correggerli, non per accontentare questo o quello ma per garantire appropriatezza sul tutto il territorio regionale». C’è d’altra parte il rammarico, ha concluso, «per non essere riusciti a spiegare bene la riforma, fatta di buone pratiche e costruita sulle migliori acquisizioni della scienza medica, senza smantellamento delle strutture esistenti e con la massima considerazione della specificità della Sardegna».

Sempre per la maggioranza, il secondo relatore Luigi Ruggeri, del Pd, ha sottolineato che la riforma non opera nessuna chiusura e non fa riferimento a priorità legate ad equilibri finanziari, «individua invece precisi paletti nella costruzione di una offerta  sanitaria in rete, perché è sbagliato parlare di salute uguale posti letto mentre la medicina è cambiata e dà risposte efficaci proprio fuori dall’ospedale e la rete serve ad esaltare le specializzazioni di ciascuna struttura». In Sardegna, ha continuato Ruggeri, «ricoveriamo molto per problemi di bassa complessità a differenza della Penisola, per cui abbiamo operato una classificazione corrispondente ad un dato demografico, per concentrare le casistiche aumentando il livello di sicurezza». Inoltre, «la nostra struttura regionale è stata resa più omogenea sul territorio, come ad esempio in Ogliastra, zona più decentrata rispetto agli hub principali». Piuttosto, ha osservato il consigliere, «c’è bisogno di far leggere meglio il documento perché molte richieste delle comunità sono in realtà contenute e vanno magari specificate in alcuni passaggi; una classe politica che si rispetti non esclude nessuno, perciò riteniamo di aver fatto una riforma equa che garantisce i cittadini molto più di chi chiede il mantenimento dell’esistente».

Parlando per l’opposizione il consigliere Edoardo Tocco (Forza Italia) ha criticato l’accesso di ottimismo della maggioranza, rispetto ad una sanità migliore che per i cittadini non c’è, «anzi questa riforma ha enormi lacune per tante ragioni ma soprattutto perché, pur nel confronto formale, non sono stati ascoltati i cittadini più deboli, e lo stesso testo è pieno di acronimi e neologismi per addetti ai lavori incomprensibili ai più: altro che comunicare meglio». Sintetizzando il suo lavoro in commissione, Tocco ha ricordato di aver compiuto «diversi sopralluoghi in molte realtà dove rispetto alle disfunzioni riscontrate non si è fatto alcun intervento, a differenza dell’attivismo che ha caratterizzato nomine molto discutibili di manager chiamati a riformare una sanità che i Sardi non vedranno così come non vedranno l’elisoccorso». La verità, ha aggiunto Tocco, «è che ci sono molte cose che non quadrano, provvedimenti da adottare e persone da ascoltare, mentre purtroppo ha prevalso all’interno della maggioranza la linea di chi vuole andare avanti fino al disastro: i sardi non lo dimenticheranno».

Sempre per Forza Italia, il consigliere Stefano Tunis ha auspicato che la riforma non venga approvata, evitando «il titolo di coda del mandato di questa Giunta». Ricostruendo l’iter della legge Tunis ha detto che «vuol dire che c’era dolo nel portare all’ultimo momento la riforma della rete ospedaliera, cominciando dalla fine per non farsi cadere tutto in testa». Quella che doveva essere la Giunta delle competenze attenta all’oggettività delle cose, ha osservato Tunis, «è la stessa che poi non è riuscita nemmeno a chiudere il bilancio della sanità sarda costringendo lo stesso Sabatini ad una difesa d’ufficio che si scontra con numeri inattaccabili, e mette in luce l’enorme contraddizione fra la Sardegna Regione canaglia e quella miracolosamente salvata da una grande riforma». Nel concreto, ha spiegato Tunis, «la Regione sarà commissariata nonostante il maxi mutuo che forse nemmeno coprirà il disavanzo e rappresenterà invece l’ennesima ipoteca sullo sviluppo della nostra Isola». Confido ancora in un sussulto, ha auspicato infine il consigliere, «anche se sappiamo che non andrete a casa occorre mettere il Consiglio nelle condizioni di fare una buona riforma, cancellando gli errori di un progetto irrealizzabile, senza una verifica sui costi di produzione, senza emergenza urgenza e senza la garanzia sulla fase del trattamento dei pazienti post acuti a costi accettabili: tutto il resto è avanspettacolo e fumo negli occhi per nascondere ai sardi la verità».

Il consigliere Lorenzo Cozzolino (Pd), ha riconosciuto che l’argomento trascina inevitabilmente molte polemiche, e tuttavia «la Sardegna ha bisogno di una riforma per una sanità efficiente, moderna e a dimensione umana, eliminando sprechi e migliorando le prestazioni; la sanità sarda non è in uno stato fallimentare, anzi è ricca di professionalità e punte di eccellenza rispetto a realtà italiane ed estere più famose, però è una struttura vecchia, piena di doppioni che va cambiata». Non ci siamo affatto appiattiti sulle normativi nazionali di settore, ha assicurato Cozzolino, «anzi abbiamo lavorato due anni per costruire un percorso aderente a specificità del territorio regionale, una proposta originale, un meccanismo complesso che ci fa fare un salto in avanti verso la medicina moderna, fatta di buona prevenzione e e del trattamento efficace dei post acuti, è un cambiamento epocale». Inoltre, ha aggiunto, «con la riforma arriveranno anche 250 milioni di euro per ammodernare strutture, che non basteranno ma daranno comunque una prima significativa risposta». Sul piano politico, Lorenzo Cozzolino ha riconosciuto che «è vero che la maggioranza ha posizioni diversificate perché è una grande riforma all’interno della quale alcune realtà territoriali hanno rinunciato a qualcosa, e comunque si tratta di un provvedimento emendabile con lacune che vanno colmate nell’emergenza urgenza e nella medicina territoriale, così come occorre lavorare sui difetti di comunicazione e sulla percezione indotta della legge nelle zone disagiate che si sono sentite abbandonate, mentre al contrario queste strutture saranno potenziate con servizi che consentiranno ai pazienti acuti di essere stabilizzati e trasferiti per i trattamenti più complessi».

Dopo l’on. Lorenzo Cozzolino ha preso la parola l’on. Domenico Gallus che ha detto. “La legge di riforma arriva in aula dopo tre lustri e il percorso accidentato che ha avuto fa capire l’importanza del provvedimento. La riforma paga il prezzo di essere un tetto della costruzione di un edificio a cui mancano le stesse mura e le fondamenta: l’Areus e la sanità di prossimità o territoriale. E’ inspiegabile che a distanza di un anno l’Areus non abbia ancora un direttore perché ogni anima della maggioranza, e soprattutto del Pd ha il proprio cavallo da far correre per nominare il direttore”. L’oratore ha proseguito: “Chiunque si sieda sullo scranno della Sanità sarda è ormai evidente che non riesca ad evitare l’aumento dei costi. In realtà la Sanità sarda va del tutto rifondata e anche le obiezioni avanzate dai sindaci e dai territori dopo l’approvazione del testo in commissione sono sacrosante.  E la minoranza, voglio dirlo, è stata determinante per l’iter della legge, garantendo sempre il numero legale in commissione. Per tutti noi è chiaro che la riforma è necessaria e urgente”.

Per l’on. Emilio Usula (Rossomori) “questa riforma ha come obiettivo il risparmio e a nulla vale il dato che in Sardegna non si spende certo più della media nazionale e che i costi della sanità sarda sono insopprimibili. Alla fine questa riforma porterà più spesa e meno sanità, meno garanzia di servizi per il cittadino . E’ inaccettabile che in periferia non ci possa essere qualità della sanità, è inaccettabile che si accentri tutto nelle grandi città. Questo atteggiamento ha creato un danno di credibilità verso i medici che non lavorano negli ospedali cittadini, in  contrasto se posso dirlo con la mia storia professionale ma anche quella dell’assessore. Con questo riordino si concentrano risorse e fiducia nei grandi ospedali di Cagliari e di Sassari, con grandi accorpamenti che creeranno mega conflitti e megaconfusione”. L’oratore ha poi aggiunto: “In Sardegna la Sanità ce la paghiamo noi e da noi si dimensionano i servizi utilizzando i criteri della popolosità dei territori delle vecchie province. Non un criterio che tenga conto delle condizioni orografiche della Sardegna e non certo contrastando il fenomeno di spopolamento che investe ampie aree della Sardegna. Non posso poi tacere la mia grande preoccupazione per il destino dell’ospedale San Francesco di Nuoro, per il quale pretendo una classificazione come Dea di secondo livello”.

E’ intervenuto poi per Forza Italia l’on. Marco Tedde, che ha detto: “Mi piacerebbe poter dire, caro assessore Arru, che andiamo al riordino della rete ospedaliera dopo aver fatto funzionare l’Areus o in generale dopo aver riorganizzato la sanità sarda nel suo complesso. Invece non abbiamo avuto il piacere di aver visto nulla di tutto ciò. Questa riforma ha una gamba sola, considera solo gli ospedali e ha generato vere e proprie rivolte nei territori, con migliaia di sardi che si stanno lamentando. Questo vostro piano di riorganizzazione non è frutto di una scelta normativa, il più volte invocato DM70, ma di una scelta politica: dovete dire come stanno davvero le cose. Voi potete fare un piano che tenga conto delle esigenze reali della Sardegna ma non vi interessa, al di là delle parole che pronunciate. E se il buco della Sanità sarda si allarga ancora vuol dire che non funziona chi è al volante”.

L’on. Rossella Pinna (Pd) ha esordito dicendo: “Cercherò di non usare toni trionfalistici per descrivere questa riforma ma ho ascoltato quelli apocalittici del collega Usula che mi lasciano pensare che abbiamo visto un film diverso. Il centrosinistra ha messo con coraggio il diritto alla salute al centro delle sue politiche e lo fa in un momento storico in cui il consenso dei cittadini verso le istituzioni è molto affievolito. E altri strumentalizzano la nostra riforma a scopi demagogici. Noi abbiamo dedicato spazio alla mediazione e all’ascolto: forse non siamo riusciti a comunicare bene con questa riforma e forse non abbiamo fatto politica. Almeno, quella giusta: perché la buona politica è comunicazione. Solo così si spiega la percezioni infondata, di tanti, secondo cui questa riforma porterà a un taglio dei servizi.  Per questo non ci stancheremo di dialogare in questi giorni, soprattutto con il sistema delle autonomie locali della Sardegna.   Se avessimo applicato pedissequamente il DM 70 avremmo dovuto chiudere 15 presidi ospedalieri della Sardegna”.

L’esponente dem ha aggiunto: “Stiamo, dunque, riordinando un sistema che ha inefficienze e costa metà del bilancio regionale. La nuova rete riequilibra l’offerta ospedaliera nelle diverse aree della Sardegna, aumentando la sicurezza delle cure in un’ottica di rete. E nella consapevolezza che aumentano gli anziani e diminuiscono le nascite”.

Ha preso la parola l’on. Augusto Cherchi (Pds), che ha detto: “Inutile dire che stiamo sprecando risorse nella Sanità e non possiamo far finta di niente. Dobbiamo cambiare la Sanità, facendola arrivare a tutti e con qualità . Certo non basta riorganizzare la rete ospedaliera: serve potenziare le strutture territoriali e di questo siamo consapevoli.   Ma deve essere chiaro che l’ospedale non è la risposta a tutti i bisogni sanitari, a soddisfare ovunque il diritto all’assistenza.  Siamo consapevoli della complessità del tema e della necessità di garantire certezza di assistenza: noi non abbandoneremo i territori al loro destino e difenderemo i pronto soccorso e le chirurgie, abbiamo chiesto la migliore definizione degli ospedali di Tempio e di Alghero. Abbiamo tempo  per discutere ancora e per ascoltare le richieste di Ghilarza e di Iglesias per i centri territoriali.  Ma non firmeremo cambiali in bianco su accordi che non conosciamo e mi riferisco particolarmente a Olbia”.

L’on. Fabrizio Anedda (Misto) ha preso la parola e ha detto: “L’altro giorno ho visto sfilare a una manifestazione esponenti di estrema sinistra e di destra. Mi sono chiesto che cosa li unisca: la sanità pubblica è sempre un buon affare per i politici spregiudicati. E mi riferisco a quelli del passato che hanno governato. In Sardegna ci sono circa 50 mila anziani che non possono acquistare la dentiera: protestare è lecito e doveroso ma per cambiare in meglio. Non per tutelare rendite di posizione. E nel merito della riorganizzazione ospedaliera, il testo che la commissione della quale faccio parte ha licenziato prevede la perdita di qualche primariato di famiglia ma in compenso le esigenze dei territori sono potenziate. Ecco, dobbiamo potenziare i servizi territoriali ancora di più”.

“Rinuncio a dirvi di soprassedere con questa riforma, avete intrapreso questa strada”, ha detto l’on. Alessandra Zedda (Forza Italia), “ormai non riflettete più. Mi limito ad osservare quanto stridono le cose che dite con quello che scrivete nel testo. Intanto, visto che il carico della spesa sanitaria è sulla nostra testa valeva la pena davvero di derogare alle prescrizioni del DM70: io mi auguro che questa riforma possa migliorare i servizi territoriali e farci risparmiare. Ma purtroppo so che non sarà così. Anche perché non avendo riformato la rete dei servizi non porterà grande risultato la riforma della rete ospedaliera. Voi tagliate da subito 261 posti letto e le conseguenze le pagheranno i cittadini: chi non sarà ricoverato per assenza di posti letto? Che faranno i medici e gli infermieri dei posti letto soppressi? Pensate davvero di ridurre la spesa sanitaria così?”.

L’on. Alessandra Zedda ha detto, rivolta all’assessore: “Forse sono miei limiti ma io non capisco tante cose, tanti accorpamenti di reparti, tanti doppi incarichi anche negli ospedali di Cagliari. Da subito io scorgo una riduzione dell’offerta ospedaliera, questo io leggo tra le righe della riforma”.

Critico anche l’on. Paolo Truzzu (FLI), che rivolto all’on. Fabrizio Anedda ha detto: “Da tre anni e sei mesi governa il presidente Pigliaru, è a lui che dobbiamo rivolgerci: non al centrodestra. Questa vostra riforma è da bocciare in toto perché non è migliorabile: se non vengono potenziati i servizi territoriali non si riduce il fenomeno dei ricorsi inappropriati. Era il caso di potenziare i territori e garantire a tutti i sardi un elevato livello di cura: non lo avete fatto e vedrete che il numero dei ricoveri non calerà né si fermerà l’intasamento negli ospedali dei grandi centri. In questi anni avete compiuto una serie di atti del tutto contrari alle vostre enunciazioni e posso portare innumerevoli esempi, anche banali, per dimostrarlo. I vostri manager contraddicono quel che voi dite”. Poi l’esponente di FLI ha proseguito: “Siete gli stessi che hanno rinunciato ai ricorsi contro lo Stato per un piatto di lenticchie, quelli che hanno detto sì al referendum sulla Costituzione e che hanno raccontato ai sardi che la Asl unica avrebbe garantito qualità migliore e riduzione della spesa. Perché dovremmo avere fiducia in voi”.

L’on. Antonio Solinas (Pd) ha detto rivolto all’ultimo oratore. “Non intendo fare polemiche ma potevamo fare questa riforma e fare finta di nulla. Invece non sarà così. Mi sarei aspettato qualche proposta nel merito dalla minoranza, visto che abbiamo lavorato per mesi. E invece non abbiamo ricevuto nulla da parte loro. Certo, se avessimo riorganizzato prima la rete territoriale e fatto partire l’Areus, se avessimo fatto tutto questo e solo all’ultimo la riorganizzazione della ospedaliera è chiaro che ci saremmo risparmiati qualche critica e il malcontento, che in alcuni casi è dovuto a posizioni strumentali.   Certo, si poteva e doveva comunicare meglio ma non è vero. Ma la commissione ha lavorato molto e bene, modificando il testo di legge che proveniva dalla Giunta”.

Rivolto all’assessore Luigi Arru, l’on. Solinas ha detto: “Visto che in questi giorni è in circolazione l’atto aziendale della Asl unica a mio parere va evitato di parlare di tre dipartimenti e dobbiamo anche preferire i reparti all’eccellenza sanitaria. Abbiamo fatto la scelta in questa legislatura di non applicare ticket, di non aumentare Irpef e Irap. E le conseguenze di queste scelte si pagano”.

Il consigliere Pizzuto (Art. 1 – sinistra per la democrazia e il progresso) ha detto che in materia sanitaria non si deve fare una questione di soldi e di risparmio ma si deve tendere  a garantire a tutti i cittadini il diritto alla salute. Per Luca Pizzuto bisogna partire dalla domanda se il sistema sanitario attuale funzioni o meno e se i pazienti siano contenti. Per Luca Pizzuto bisogna cambiare le cose perché oggi la possibilità di cura è “riservata al caso”. Questo tema – ha aggiunto – è particolarmente delicato. Troppo spesso i pazienti sono considerati solo un mezzo per costruire carriere politiche o sanitarie. Questa Riforma, seppure da emendare, comincia a far diventare il paziente un fine. Per il consigliere di Art.1  questa riforma è  l’unico atto di sovranità vera che questo Consiglio regionale sta facendo.

Il presidente Gianfranco Ganau ha chiuso la seduta. Il consiglio è convocato alle 15,30.

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Dopo aver definito alcune operazioni di mercato che hanno riportato in maglia biancoblu il difensore Nicola Boi, il centrocampista Riccardo Milia e l’attaccante Gabriele Concas, gli arrivi dell’attaccante Momo Konatè (ex Atletico Narcao), l’esterno d’attacco è Lorenzo Loi (ex Arzachena) e il portiere Omar Galizia (ex Grosseto) e le conferme del portiere-capitano Daniele Bove, e dei difensori Cristian Mameli e Simone Giovagnoli, il nuovo gruppo dirigente del Carbonia Calcio ha completato gli organici tecnici e dirigenziali.

Confermato Andrea Marongiu per la terza stagione consecutiva alla guida della prima squadra, il suo secondo è Manuel Contu; collaboratore tecnico Fabrizio Anedda; preparatore dei portieri Simone Di Franco; fisioterapista Alessandro Massaiu; massaggiatore Stelio Pusceddu; allenatore juniores
Manuel Contu, vice allenatore Fabrizio Anedda; allenatore allievi regionali Fabio Piras, collaboratore Giovanni Sabiu; allenatore giovanissimi regionali Floriano Congiu, collaboratore Antonello Murroni.

I quadri dirigenziali sono stati così definiti:
presidente Antonio Desogus;
vice presidenti: Carlo Foti, Geppo Contu e Checco Fele;
cassiere Antonio Guiso; 
direttore area tecnica e responsabile settore giovanile e scuola calcio Giorgio Melis;
direttore sportivo Ferruccio Atzori;
responsabile organizzativo Stefano Canu.

La nuova stagione inizierà il 17 settembre, con il primo turno eliminatorio della Coppa Italia, che vedrà di fronte il Carbonia di Andrea Marongiu ed il Carloforte di Tony Poma. Il campionato scatterà il 1° ottobre.

Antonio Desogus.

Geppo Contu.

Carlo Foti.

Checco Fele.