22 November, 2024
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Il Consiglio regionale, nella seduta odierna, ha approvato le leggi sull’abbattimento dei costi delle trasferte sportive nelle isole minori e sul sostegno alle imprese del comparto ovino. Via libera anche alle variazioni di bilancio. Rinviata ancora la nomina del garante per l”infanzia e l’adolescenza perché i due candidati non hanno raggiunto il quorum.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con le procedure collegate alla terza votazione del Garante regionale per ‘Infanzia e l’adolescenza.

Prima dello scrutinio, sull’ordine dei lavori, il consigliere Emilio Usula dei Rossomori ha richiamato l’attenzione della presidenza dell’Assemblea sul grave incendio nella discarica di Bolotana del 30 luglio scorso, durato per circa 10 ore e domato, ha ricordato Usula, «solo dopo l’intervento dei Vigili del Fuoro di Nuoro, e del personale del Comune di Bolotana». Dall’incendio, ha aggiunto Usula, «si è sviluppata una enorme nube nera, causata probabilmente dalla combustione di materiali a base di carbone altamente tossici ed altri radioattivi ed inoltre, nei giorni precedenti, la Provincia di Nuoro aveva adottato un provvedimento di diffida al gestore della struttura per il mancato adempimento di alcune prescrizioni relative a materiali simili a quelli distrutti dalle fiamme». Usula, in conclusione, ha chiesto alla presidenza del Consiglio di adoperarsi per fare piena luce sulla vicenda, anche in relazione all’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) rilasciata alla discarica, «che impone regole molto stringenti che evidentemente sono state eluse».

Subito dopo l’Assemblea ha proceduto allo scrutinio per l’elezione del Garante regionale per l’Infanzia e l’adolescenza. I candidati con il maggior numero di voti sono stati Donatella Olla (16) e Gian Giacomo Pisotti (14). 6 le schede bianche.

Nessuno dei candidati ha raggiunto il quorum previsto di 40 voti; quindi il Consiglio ha proceduto ad una quarta votazione nella quale il quorum è pari alla maggioranza assoluta. Anche la quarta votazione si è rivelata infruttuosa: a fronte della maggioranza richiesta di 31 voti Donatella Olla ha ottenuto 30 preferenze e Gian Giacomo Pisotti 17 (3 schede bianche). Il presidente Ganau ha quindi annunciato che l’elezione del Garante si terrà in una prossima seduta.

Successivamente il Consiglio ha iniziato l’esame della Pl n. 391 (Desini e più). Modifiche alla legge regionale n. 17/99 – Abbattimento dei costi per la partecipazione alle trasferte sportive nelle isole minori della Sardegna.

Per illustrare il contenuto, il presidente ha dato la parola al relatore Roberto Desini (Partito dei Sardi).

Nel suo intervento Roberto Desini ha affermato che «scopo della proposta è quello di contenere ed abbattere i costi delle trasferte per isole minori ed eliminare la disparità di trattamento fra residenti e non residenti». In sostanza, ha aggiunto Desini, «stiamo affrontando una specifica forma di insularità con un provvedimento a costo zero, perché si va a cambiare l’. art 38 della nostra legge 17 (fra le migliori leggi in Italia nel suo settore) con il trasferimento di una quota del 6% dei fondi Coni, fermo restando che la Regione può sottoscrivere accordi migliorativi con i vettori aerei marittimi». In questi anni, ha però lamentato Desini, «numerose società, soprattutto di calcio e basket, hanno preferito rinunciare alle trasferte e pagare una ammenda alla federazione di competenza, determinando una distorsione che colpisce gravemente il movimento sportivo e va assolutamente eliminata. Sotto questo profilo – ha continuato il consigliere rivolgendosi agli assessori dello Sport Giuseppe Dessena e dei Trasporti Carlo Careddu – dobbiamo lavorare con molto impegno per risolvere il problema del trasporto per gli sportivi con tariffe mirate; ricordo che il Governo ha fatto convenzione con Alitalia a favore delle società sportive che vengono in Sardegna con tariffe agevolate di 80 euro andata e ritorno mentre uno sportivo sardo paga la tariffa piena di 150 euro perché in regime di continuità territoriale; all’assessore Dessena, in particolare, ricordo anche che forse è necessario rivedere la recente delibera di approvazione del programma per lo sport 2017 con una correzione che consenta l’inserimento dei fondi previsti dalla nuova legge per la prossima nuova stagione agonistica e con una ulteriore attenzione ai portatori di handicap che sono costretti a trasferte ancora più onerose perché viaggiano con accompagnatori».

Il capogruppo di Cps Pierfranco Zanchetta ha espresso apprezzamento per la proposta ribadendo di averla condivisa e sottoscritta, avvertendo tuttavia che «resta sullo sfondo la scarsa considerazione per le nostre isole minori; in proposito, ricordo al nuovo assessore Careddu che ormai abbiamo superato l’anno di prova del nuovo servizio pubblico per isole minori e vogliamo conoscere come stanno le cose, partendo da funzionalità del servizio, tariffe e personale». «La questione – ha ricordato Pierfranco Zanchetta – è stata gestita pessimamente con una gara al ribasso e conseguente perdita di risorse preziose che potevano essere reinvestite nel sistema; l’argomento però riguarda tutti i sardi va affrontato e risolto positivamente perchè tutti i sardi dovrebbero avere la stesa tariffa».

Il consigliere di art. 1 – Mdp Luca Pizzuto ha parlato di «una legge importante che qualifica il Consiglio che con questo provvedimento isola sempre meno le comunità locali delle isole, sostenendo lo sport ed affermando il diritto alla mobilità interna». «Quanto al trasporto pubblico locale post-privatizzazione – ha concluso Luca Pizzuto – l’argomento va ripreso soprattutto nell’interesse dei lavoratori e sono convinto che dovremo riparlare molto presto della vicenda ex Saremar».

La vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda, manifestando la sua adesione alla proposta, ha dichiarato che «essere un’isola nell’isola è ancora più mortificante quando si parla di sport, come testimonia la triste storia delle rinunce di molte società sportive; purtroppo la storia di tante nostre squadre è quella di giocare in gironi massacranti o addirittura di non disputare i campionati, quindi diciamo grazie al Coni in questo caso ma serve una soluzione strutturale, sia per isole minori che per rispolverare altre iniziative legate a campionati nazionali giovanili o a vincitori di gironi sardi che devono accedere alla fasi nazionali».

Sempre per Forza Italia il consigliere Edoardo Tocco ha detto di non avere nessun dubbio sulla bontà della proposta del collega Desini, «che va nella giusta direzione con le nostre società che devono essere uguali alle altre». Tocco, dopo aver ricordato, un recente lungo dibattito in commissione sugli accordi fra Regione e banche per evitare fidejussioni personali ed attivare linee di credito dedicate per le iscrizioni ai campionati», ha ribadito che «i costi maggiori per i trasporti vanno decisamente abbattuti per le squadre che danno una buona immagine alla Sardegna con i loro grandi risultati in ogni disciplina».

L’assessore Dessena ha rassicurato l‘on. Desini: «Da qui a brevissimo porterò la delibera e risolveremo il problema segnalato dall’on. Desini».

L’Aula ha votato il passaggio agli articoli e poi gli articoli 1, 2, 3, 4 e poi la legge.

Il presidente Ganau ha portato all’esame il ddl 442/A, ovvero una variazione di bilancio relativa al risanamento del bilancio delle Province e altri interventi finanziari per gli enti locali.

Il ddl è stato illustrato dal presidente della commissione Bilancio, Franco Sabatini. Per la minoranza è intervenuta l’on. Alessandra Zedda, che ha detto: «Sarebbe stato come sparare sulla Croce rossa se ci fossimo messi contro questo provvedimento». Per l’assessore Paci «è un provvedimento che fa un po’ di manutenzione che però svolge anche un’attenta operazione di spending rewiew».

L’Aula ha votato il passaggio agli articoli e poi gli articoli 1. Sul punto è intervenuto l’on. Gianfranco Congiu (Pds), che si è espresso favorevolmente sulla norma che prevede interventi a favore del sistema idrico e dei consorzi di bonifica.

Per l’on. Attilio Dedoni (Riformatori) «un approccio diverso nelle politiche del consumo dell’acqua renderebbe meno grave questa crisi che stiamo vivendo. Ma è anche chiaro che sono necessarie opere idriche e collaudi per evitare si sprechino milioni di metri cubi a Samugheo come sull’Omodeo».

L’emendamento sostitutivo parziale 7 è stato approvato insieme al 3 e al 4.

Approvato anche l’’emendamento aggiuntivo 2 con l’articolo 2.

Approvato anche l’articolo 3 e così il 4 e poi il 5.

L’emendamento soppressivo totale all’articolo 5 bis sul tema di Ati Ifras è stato presentato dall’on. Annamaria Busia (Cps). L’oratrice ha ricordato la nascita di Ati Ifras e il problema dell’impiego dei vecchi Lsu. «In questo sistema ci sono figli e figliastri  tanto che persino i consulenti e gli avvocati sono entrati a far parte di questo sistema. Non so cosa rispondere a quei disoccupati che ci scrivono: perché ai dipendenti del San Giovanni Battista viene data una possibilità e a noi no? Perché non si procede a fare le stabilizzazioni? Perché in questa legislatura si è sprecato il tempo e non è stata fatta la gara internazionale? L’Insar ha dato persino una consulenza a un avvocato perché raccolga la documentazione da consegnare alla Guardia di Finanza. Mi auguro un voto responsabile su questa norma».

Per il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, «non è il caso di mettere in mezzo cose che non c’entrano nulla. Qui siamo davanti ai 520 lavoratori del progetto Parco geominerario. Ma oggi stiamo parlando di appena 20 lavoratori di questi, che non possono prestare i loro servizi nei cantieri, soprattutto archeologici. Peraltro questo provvedimento è stato concordato con i sindacati. La collega Busia avrà tante ragioni per la sua veemenza ma non c’entra nulla con questo articolo».

 L’on. Pietro Pittalis, capogruppo di Forza Italia, ha annunciato il voto contrario all’emendamento Busia: «Ai lavoratori bisogna sempre dare una risposta. Raccolgo la denuncia dell’on. Busia, che parla di un immobilismo sulle politiche attive del lavoro e sugli investimenti. Ma questo non toglie che dove sono in gioco i destini di lavoratori noi siamo a sostegno».

Della stessa opinione l’on. Marco Tedde (FI) e Angelo Carta (Psd’Az), tutti contrari all’emendamento soppressivo Busia.

L’articolo 5 bis è stato approvato e così il anche l’articolo 5 ter. A seguire anche gli articoli 6 e 7. Approvati anche gli allegati.

L’emendamento 1 all’allegato 6 a firma dell’on. Busia prevede il finanziamento senza interessi a favore dei dipendenti della Regione per il pagamento delle spese del mutuo per l’acquisto della prima casa.

Contrario l’on. Pietro Pittalis (FI): «Non basta che una legge lo prevedesse in passato: i privilegi non possono più aleggiare nel sistema pubblico, soprattutto in un momento come questo in cui bisogna evitare di suscitare ancora di più l’ira dei comuni mortali, che devono  invece pagarsi di tasca al momento dell’atto le spese notarili per la casa».

Anche l’on. Tedde ha annunciato il voto contrario: «La stessa collega che qualche istante fa si è schierata contro i lavoratori Ati Ifras sostiene invece un provvedimento che stanzia risorse di una categoria di lavoratori soltanto. Noi diciamo no».

L’emendamento Busia è stato respinto.

Approvati gli altri allegati sino all’11 e poi la legge.

L’Aula ha poi affrontato il ddl 445/A sul comparto ovino, illustrato dal presidente della commissione Agricoltura, on. Lotto. «In questi mesi il Consiglio regionale si è occupato più volte della crisi dell’allevamento sardo e il crollo del prezzo del latte. La situazione si sta aggravando ma il Consiglio e la Giunta intendono dedicare la massima attenzione a questo comparto, perché ci sia un rilancio vero del comparto agropastorale ma in generale dell’agroalimentare. Per questo chiedo un voto celere al provvedimento».

Per l’on. Deriu (Pd) «in Sardegna due fatti storici del diciannovesimo secolo hanno provocato l’attuale situazione: la fine del sistema feudale e la guerra doganale con la Francia che ha portato gli industriali del pecorino nell’Isola. Così è cambiato l‘assetto proprietario delle terre, che non sono state più coltivate ma sono diventate pascolo. Questa è ancora la situazione della Sardegna. E’ arrivato il momento di una riforma lungimirante per riequilibrare il comparto agricolo con quello zootecnico. Insomma, serve una strategia. Questo ci chiedono gli allevatori, chiedendoci al tempo stesso di sollevare lo sguardo dalle emergenze e dalle fasi congiunturali». 

Secondo l0’on. Giovanni Satta «non tutti i problemi dell’agricoltura sarda sono risolvibili ma il nostro obiettivo è intervenire per tempo e non dopo mesi su queste emergenze. Avevamo ragione noi a dire che i 14 milioni di euro per comprare le rimanenze del formaggio non servivano a nulla. Oggi stiamo assistendo a una crescita del prezzo del latte e a breve sono convinto che il prezzo del latte aumenterà ancora, sulla spinta della richiesta degli industriali. Ecco perché sono contrario a questo provvedimento, anche se qualche agricoltore non sarà d’accordo. Ma la gran parte del mondo agricolo ritiene che questa legge non serva a nulla».

Per l’on . Gaetano Ledda (LaBase – Psd’Az) «tra neve, gelate e siccità in Sardegna negli ultimi sei mesi è successa una catastrofe. Ma non sono in crisi gli industriali: sono in crisi gli allevatori, che producono 250 mila quintali di pecorino romano l’anno per il mercato americano. Ne abbiamo prodotto circa centomila in più nel 2016, perché il prezzo era salito a quasi nove euro al chilo. E’ chiaro che dobbiamo mettere le quote latte, sennò il problema si ripeterà. Il mondo agropastorale è deluso e amareggiato e ve ne accorgerete domani quando saranno a Cagliari».

Per l’on. Piermario Manca (Pds) «ci sono certo delle cose da rivedere in questa legge ma sono convinto che si debba aggredire il problema lavorando con una programmazione strategica. Siamo in ritardo in tutti i pagamenti, liberiamoci dei problemi burocratici».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni, commentando i dati emersi dal dibattito sull’andamento ciclico del prezzo del latte, ha sostenuto che «viene fuori una situazione drammatica del nostro sistema produttivo, perché i veri problemi del settore agricolo riguardano una politica che si è occupata più di provvedimenti-tampone che di una visione di prospettiva, mentre anche alcune componenti del sistema hanno lucrato sulla mancanza di liquidità dei pastori». Il provvedimento di oggi, per Dedoni, «è una elemosina intollerabile che gli agricoltori farebbero bene a tirarci in faccia, me compreso, diamo piuttosto mangime per gli animali che è veramente necessario, quanto alla legge meglio riportarla in commissione per una valutazione accurata sulle misure più adatte per venire incontro alle esigenze dei pastori».

Il consigliere Fabrizio Anedda (Misto) ha definito «sbagliato» l’acquisto del pecorino da distribuire agli indigenti ed anche «offensivo per i pastori, trattati da poveracci che chiedono l’accesso ai contributi per le estreme povertà». «Di conseguenza – ha aggiunto – con questo provvedimento rischiamo ancora una volta di offendere la categoria, mentre la vera chiave è quella dell’accesso al credito per dare gi operatori la liquidità che consente di loro di lavorare». Sarebbe stato molto più utile, ha proposto, «consentire ad ogni pastore di conferire la materia prima ed ottenere in cambio il prodotto trasformato mentre un terzo soggetto dovrebbe occuparsi della commercializzazione; così il pastore diventerebbe imprenditore di se stesso partecipando a tutte le fasi economiche».

Il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu, ha affermato che il messaggio che passa alla società sarda «è che per ottenere qualcosa basta indire una manifestazione ma questo è il fallimento della politica; in altre parole la manifestazione di domani è sacrosanta perché il momento è drammatico ma la società riceve un senso di vuoto e di mancanza di programmazione, una situazione che in qualche modo ripete quanto già accaduto per Forestas, l’Ati Ifras e la sanità ma questo non è il ruolo del Consiglio regionale, che deve invece occuparsi di una politica in grado di costruire e indicare un futuro». «Ad aprile – ha ricordato Rubiu – abbiamo fatto una legge per spendere subito 14 milioni e 5 mesi dopo siamo qui a discutere del perché non li abbiamo spesi, cioè siamo tutti bravi a spendere parole per l’agricoltura come chiave di sviluppo della nostra Regione ma poi non concretizziamo niente». Ora però dobbiamo fare una scelta (imposta dalla Ue), ha avvertito il consigliere, «ma non è una scelta di sostegno alle imprese, è una paghetta o forse una elemosina a parte il fatto che poi bisogna parlare anche del quando perché forse il prossimo agosto saremo allo stesso punto a causa dei cosiddetti tempi tecnici della burocrazia». «Manteniamo tutte le riserve sul provvedimento – ha concluso – ma comunque voteremo a favore».

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha detto fra l’altro che «in questa girandola di informazioni che ha caratterizzato il dibattito c’è una vivacità dialettica che fa vedere l’attenzione del Consiglio solo per una parte del problema dell’agricoltura sarda e tuttavia, a questa vivacità, si contrappone il grande silenzio sul tentato scippo del marco pecorino romano dop perché è in atto una vera campagna di aggressione sia sul mercato con prodotti succedanei che sul piano giuridico e commerciale con la richiesta di revoca del marchio alla Ue». «Almeno dal novembre del 2016 – ha ricostruito Congiu – questa campagna, che pure ha coinvolto solo alcuni imprenditori laziali ha visto scendere il campo il Governatore del Lazio Luca Zingaretti e la Coldiretti della Regione, invece qui in Sardegna tutti zitti, invece bisogna intervenire immediatamente in maniera forte e decisa». «Siamo solidali con gli agricoltori e a favore del provvedimento – ha concluso – ma la Regione deve farsi sentire difendendo il suo marchio».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha premesso che «nessuno pensa di risolvere i problemi dell’agricoltura con questa legge che ha bisogno di interventi che peraltro l’assessorato in buona parte sta facendo, però va riconosciuto che si è già voltato pagina con la costituzione organismo inter-professionale che lavora ad una visione unitaria del settore». Nel merito, a giudizio di Cocco, «non si può votare contro questa legge, abbiamo votato ad aprile una legge che stanziava 14 milioni per destinare il formaggio in eccedenza agli indigenti e poi è stato adottato un nuovo schema per i contributi de minimis e la Giunta incrementa le risorse a disposizione con altri 3 milioni;  per questo è un intervento-tampone che però va fatto, senza dimenticare che per l’agricoltura sono in arrivo altri fondi, dal fine-ciclo delle bestie ai danni per le calamità naturali, dai fondi Argea alle cerealicoltura per una cifra complessiva superiore ai 60 milioni, sono cifre importanti di cui si può parlare a testa alta anche alla manifestazione di domani».

Il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde ha affermato che «la crisi dell’agricoltura è l’emblema del fallimento delle politiche regionali di questa legislatura, dal flop dei bandi del Psr alle risorse che non si riuscirà a spendere». «Il problema del prezzo del latte non nasce oggi – ha ricordato – però è davvero strano che la Sardegna, Regione leader del mercato, sia sempre la più esposta ai processi di instabilità, cosa che non accade negli altri Paesi del Mediterraneo e che costituisce una grande anomalia rispetto ad un contesto internazionale favorevole per il prodotto-latte ed aumenterà la domanda». «Di fronte a questa crisi – ha continuato il vice capogruppo di Forza Italia – servono soluzioni strutturali e non i soliti pannicelli caldi che ci propone il governo regionale, non si vedono segnali di una inversione di tendenza e forse domani qualcuno dirà che si è fatto qualcosa ma è evidente che siamo di fronte ad una assoluta mancanza di strategia, per cui non possiamo che essere contrari».

A nome della Giunta l’assessore dell’Agricoltura Pierluigi Caria, dopo aver ringraziato il Consiglio per la velocità con cui ha consentito l’esame della legge, ha detto che «certamente il mondo agro pastorale sardo è in difficoltà come sistema e i 14 milioni servono per aiutare i pastori come avevamo sostenuto in sede di organismo inter-professionale che, autonomamente, ha poi deciso in modo diverso ma all’unanimità». Tuttavia, a suo giudizio, «è sbagliato considerare il provvedimento come di sola emergenza perché c’è anche una componente strutturale, rappresentata dall’obbligo di comunicare le produzioni aprendo la strada alla buona programmazione ed alla diversificazione evitando gli eccessi di offerta». «Per quanto riguarda le calamità naturali – ha precisato Caria – siamo stati i primi ad ottenere dallo Stato la procedura di emergenza che ci ha dato la possibilità sia di attingere dal fondo nazionale che di accedere a percorsi collaterali come sospensione dei muti agrari e dei contributi previdenziali». «Sempre nel campo degli interventi strutturali – ha aggiunto l’assessore – la Giunta ne sta portando avanti molti, dal ciclo dell’acqua alla banda ultra larga e quest’anno avremo complessivamente 24 milioni in più, sul sistema dei pagamenti siamo fra le prime Regioni d’Italia avendo erogato 215 milioni nel 2016 ed 81 nel 2017, altri fondi del Psr arriveranno fra breve nelle casse delle aziende ed oggi approveremo in Giunta due delibere in materia di cereali e grano duro». «C’è quindi una risposta significativa della Regione anche se parziale – ha concluso Caria – e siamo fortemente impegnati sia nella difesa dei nostri marchi a tutela dei produttori sardi, che alla revisione del Psr per trasformarlo da strumento di sostegno ad occasione di sviluppo, anzi sarà questa la vera scommessa del futuro».

Dopo l’intervento dell’assessore sono iniziate le dichiarazioni di voto.

Antonio Gaia (Cps), favorevole, ha parlato di «provvedimenti positivi anche se non bastano; il problema è molto sentito però occorre incidere in modo radicale sulla cultura dell’impresa agricola per impostare un nuovo programma di rilancio».

Piermario Manca (Pds), favorevole, ha condiviso la sostanza delle dichiarazioni dell’assessore auspicando una revisione del Psr. Quanto però ai risultati della gestione, secondo Manca ci sono inefficienze «sui bandi infrastrutturali per 160 milioni che sono ancora bloccati e siamo l’ultima Regione in Italia».

Alessandro Collu (Pd), favorevole, ha riconosciuto che calamità naturali e ritardo nei pagamenti hanno avuto una forte incidenza sulla crisi dell’agricoltura sarda osservando però che «il crollo del prezzo del latte è stato determinato da una bolla di sovra-produzione e questa non è certamente colpa della Regione, del resto anche le leggi prevedono una penale per questi casi ma molto probabilmente è troppo bassa».

Sempre per il Pd Gianmario Tendas ha ricordato che «nel confronto in commissione con le organizzazioni di categoria è stato messo l’accento sulla necessità di una nuova strategia per superare i problemi strutturali dell’agricoltura sarda, i cui protagonisti del sistema sono spesso in lotta fra loro, ora c’è l’organizzazione inter-professionale ma c’è ancora molto da fare».

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu, favorevole, ha valutato positivamente l’operato della Regione a difesa del marchio del pecorino romano, ma ha ipotizzato una strategia molto più profonda e pericolosa che ha portato alla richiesta di revoca del marchio in sede UE nei confronti della quale «bisogna mantenere una attenzione altissima».

Il consigliere Giovanni Satta (Misto) ha ribadito la sua posizione contraria, chiarendo che «non stiamo processando la Giunta ma cercando soluzioni per l’agricoltura sarda, confermo che ad aprile il provvedimento aveva un senso, oggi non più perché è solo una elemosina, uno spreco di soldi pubblici».

Il presidente della commissione Agricoltura Luigi Lotto, partendo dall’«importanza» del dibattito, si è detto d’accordo con Congiu sulla difesa forte del marchio e la valorizzazione degli altri marchi di qualità ed ha difeso i risultati dell’azione della Regione in materia di pagamenti «nei quali non siamo al meglio ma sicuramente siamo più efficienti rispetto a settori artigianato e commercio». «Definire l’utilizzo dei 14 milioni uno spreco – ha concluso – è molto sbagliato anche perché è stata una richiesta del mondo agricolo; ora andiamo avanti su basi nuove muovendoci a 360 gradi».

Daniele Cocco (Art. 1 – Sdp), favorevole, ha ricordato che «il provvedimento di aprile fu una scelta precisa di larghi settori del Consiglio e di tutto il mondo agricolo, così come tutti parlammo di traguardo storico per la nascita dell’organismo inter-professionale dal quale oggi sembra vogliamo prendere le distanze; quanto ai soldi, quelli non spesi oggi non sarebbero spesi nemmeno domani».

Al termine dell’intervento di Cocco il Consiglio ha approvato il passaggio agli articoli della legge ed iniziato la discussione sull’art. 1.

Hanno preso la parola i consiglieri Giovanni Satta e Gaetano Ledda (Misto) ed il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni che hanno ribadito la loro posizione contraria, mentre per il Pd Antonio Solinas e Franco Sabatini hanno confermato il voto favorevole.

L’assessore dell’Agricoltura Pierluigi Caria, intervenuto per alcune precisazioni, ha affermato che «i bandi infrastrutturali sono stati rallentati per una serie di problemi ai modelli applicativi ma il lavoro sta andando avanti, mentre piuttosto è emerso che nell’80% dei casi le pratiche non erano complete e comunque la settimana scorsa è stato pubblicato il primo elenco delle domande, evitando il rischio di restituire risorse». «I numeri – ha ribadito Caria – dicono che per quanto riguarda i pagamenti siamo fra i primi in Italia; quanto poi alla proposta di distribuire mangimi sarebbero serviti 40 milioni restando comunque obbligati a rispettare un tetto di 5.000 euro, per cui in questa fase quello che abbiamo fatto è l’unico provvedimento possibile, oltre che condiviso, senza dimenticare che stiamo mettendo a punto strumenti (anche finanziari) a sostegno del sistema per abbattere i costi del credito e che la Giunta sta producendo uno sforzo molto significativo per l’agricoltura, lo diremo domani ai pastori nell’incontro con i capigruppo parlando delle loro richieste che, in realtà, sono state recepite all’80%».

Al termine dell’intervento dell’assessore, il Consiglio ha approvato l’art.1 integrato da un emendamento della Giunta che aumenta di 3 milioni di euro la disponibilità finanziaria della legge. Subito dopo sono stati approvati gli altri articoli e la legge nel suo complesso, con 30 voti favorevoli e 12 contrari.

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Il Consiglio regionale ha approvato il disegno di legge sulla destagionalizzazione dei flussi turistici e tre mozioni, tra le quali quella sulla Portovesme srl.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con il Dl n. 429 – Giunta regionale – “Interventi di promozione e comunicazione finalizzati alla destagionalizzazione dei flussi turistici.”

Prima di avviare la discussione generale sul provvedimento che stanzia 40 milioni di euro per la comunicazione e il marketing attraverso il sistema di trasporto aereo fino al 2020, numerosi consiglieri regionali hanno preso la parola sull’ordine dei lavori.

Il capogruppo di Cps Piefranco Zanchetta ha ribadito la sua richiesta di restituire piena operatività alla commissione Governo del territorio perché, a fronte della indisposizione del presidente, «si registra il vuoto dell’assessore e si brancola nel buio e non si può sostenere l’impossibilità di convocare l’assessore dei Trasporti».

Il presidente Gianfranco Ganau ha assicurato che, una volta cessato l’impedimento del presidente Giuseppino Pinna, la commissione riprenderà la sua attività.

Anche il consigliere Luca Pizzuto (Art. 1 – Sdp) si è associato alla richiesta del collega Pierfranco Zanchetta.

Il consigliere del gruppo Misto Francesco Agus ha invece sollecitato un incontro con i capigruppo sulle questioni aperte che riguardano l’Agenzia Forestas, ricordando che «la prima commissione sta proseguendo lo studio del contratto e bisogna fare il punto su una questione che riguarda un servizio primario della Regione».

Il presidente Ganau, annunciando che la conferenza dei capigruppo è già convocata per le 15.00, ha assicurato che il problema sarà affrontato in quella sede.

Il capogruppo di Art. 1 – Sdp Daniele Cocco ha richiamato l’attenzione della presidenza sull’impegno formale, già assunto, per calendarizzare in tempi brevissimi due proposte di legge su Forestas,

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, esprimendo il suo sostegno alla richiesta dei colleghi Zanchetta e Pizzuto, sottolineando l’importanza del problema dei trasporti interni per isole minori.

Anche il consigliere del Pds Roberto Desini, si è associato alla richiesta evidenziando la necessità di discutere al più presto una proposta di legge, di 2 soli articoli, ora in commissione.

Dopo quest’ultimo intervento il presidente ha dato la parola al relatore di maggioranza del Dl n. 429, il consigliere Antonio Gaia (Cps), per illustrare il provvedimento.

In apertura, Antonio Gaia ha espresso un plauso all’assessore ed all’intera commissione per i tempi rapidi con cui il provvedimento è stato assegnato all’Aula, mettendo l’accento sul fatto che si tratta «di una legge scarna ma ricca di sostanza perché movimenta risorse importanti per 40 milioni di euro, a sostegno della domanda turistica in bassa stagione; è una scelta strategica e di marketing molto innovativa che non comporta alcun aiuto alle compagnie aeree ed è quindi al riparo da rilievi dell’Unione europea». E’ importante quindi, ha aggiunto, «approvarla in tempi rapidi evitando il rischio di perdere risorse preziose, perché il turismo è parte fondamentale dell’economia sarda e, in questi anni, c’è stato un trend positivo ma con risultati non ancora soddisfacenti, per cui bisogna lavorare molto per sfruttare tutte le potenzialità della Sardegna ed il suo un patrimonio naturale, ambientale e culturale non ancora pienamente valorizzato». Il turista che viene in Sardegna, ha poi ricordato Gaia, «si sposta prevalentemente in aereo; servono quindi collegamenti efficienti e a costi competitivi per invertire una rotta che ha causato gravi danni nella zona di Alghero ma anche nel Nuorese, in definitiva la legge deve il primo passo e la pietra angolare di una nuova pianificazione regionale che dovrà coinvolgere tutto il sistema regionale».

Per la minoranza, il relatore Marco Tedde (Forza Italia) ha parlato di un «singolare prelievo di soldi dai Trasporti, che evidentemente hanno fallito, per trasferirli al Turismo, certificando il fallimento delle politiche di settore dell’assessore Deiana». Il provvedimento, secondo Tedde, «è in parte positivo negli obiettivi generali e però manifesta una totale e pericolosa indeterminatezza, non c’è un progetto o una idea forte e, d’altra parte, il Consiglio è confinato nel ruolo di collettore di risorse, approvando di fatto uno stanziamento di 48 milioni di euro al buio delegando tutto alla Giunta dopo che per 3 anni e mezzo non si è varata nemmeno una bozza di piano di sostegno al low cost». Dopo aver ricordato lo stanziamento precedente della Giunta di 6 milioni di euro per promuovere la Sardegna negli scali sardi che ha prodotto esiti insignificanti, Tedde ha criticato con forza la strategia turistica della Giunta che «solo ad Alghero, ha causato la perdita di 300.000 passeggeri nel 2016 con ricadute negative anche sull’economia sarda in termini di Irpef e Iva». Tornando al merito della legge in esame, il vice capogruppo di Forza Italia ha sottolineato che «da una parte si fa riferimento al modello Abruzzo rivolto ai mercati nazionali e internazionali ma si dimentica che, in quella Regione, c’è solo un aeroporto per cui occorre adattarlo alle esigenze della Sardegna dove invece ce ne sono tre e vanno valutate bene le quote di traffico; in proposito, è il Consiglio che deve dire dove e come».

Il consigliere del gruppo Misto Francesco Agus ha manifestato il suo apprezzamento per il lavoro svolto dalla Giunta e dalla commissione, e la sua approvazione piena per «un provvedimento snello ed essenziale che copre un buco che però viene coperto un po’ in ritardo rispetto alle esigenze reali della Sardegna». Finalmente abbiamo uno strumento, ha precisato Agus, «ma le decisioni dovranno essere di fronte ad una burocrazia comunitaria spesso molto attenta alle forme più che alla sostanza e, del resto, la destagionalizzazione non è formula magica perché richiede il consolidamento di tutto il sistema Sardegna, dei trasporti interni e di destinazioni attrezzate a rispondere alla domanda turistica; questa tipologia di turismo, in altre parole, può essere una incredibile occasione di sviluppo a condizione che ognuno faccia la sua parte a cominciare da amministratori locali, realtà produttive ed istituzioni regionali».

Il presidente della commissione Attività produttive Luigi Lotto (Pd) ha affermato che «fa piacere che il Consiglio affronti questo problema, il grande tema di come promuovere la crescita del turismo in Sardegna con uno strumento mirato che consente di iniziare un percorso virtuoso». Sotto questo profilo, ha aggiunto, «è sbagliato parlare del passato più o meno recente, bisogna invece sostenere il progetto della Giunta senza però rinunciare al ruolo della commissione e del Consiglio, di qui l’impegno della maggioranza e dell’assessore per un passaggio in commissione non appena il piano sarà definito concretamente, per cui non c’è nessuna delega al buio ed anche la settimana prossima la commissione potrà esaminare il progetto». Auspichiamo comunque, ha concluso, «un ritorno positivo che sostenga in termini reali la ripartenza del turismo della Sardegna, un tema su quale ho fiducia che ci sarà anche il consenso della minoranza».

Il consigliere dei Riformatori Luigi Crisponi ha ricordato che «il progetto è stato valutato con grande attenzione dalla commissione, comprese le criticità che contiene a cominciare dal ritardo di 3 anni e mezzo nell’individuazione di un percorso, per cui è vero che le politiche passate di questa Giunta sono fallite». Della destagionalizzazione peraltro, ha detto ancora Luigi Crisponi, «si parla dagli anni ’80 ed è vero che oggi ci sono risorse significative ma è anche vero che il riferimento al modello Abruzzo da una parte ci protegge dalla burocrazia europea ma dall’altra ci mette di fronte ad un progetto che non conosciamo, senza dimenticare che non c’è destagionalizzazione al mondo che funzioni senza che sia accompagnata da iniziative su tutto il territorio, perché il turismo è un settore economico veloce che non ammette ritardi». Quanto al riferimento al modello Abruzzo secondo Crisponi «si tratta di un percorso ben preciso con presidi intermedi, progetti di filiera e raccordo con i territori per cui occorre trasferire questo schema anche in Sardegna prestando attenzione anche alle piccole comunità delle zone interne».

Il consigliere del Pd Salvatore Demontis ha definito «ottima» l’iniziativa dell’assessore e dell’intera Giunta, perché «promuovere e comunicare il brand Sardegna è cosa diversa dal sostenere le compagnie low cost, cercando invece di fidelizzare il turista senza dimenticare che gli incentivi, pur essendo cosa diversa, non vanno trascurati». Lavorare nei mesi invernali compresi nella finestra da novembre a marzo, a giudizio di Demontis, «è una scelta importante che va sostenuta e, dopo le risorse, dovranno essere definiti gli indirizzi e, in particolare, ora serve che il sistema aeroportuale sia all’altezza di questo compito con particolare attenzione all’aeroporto di Alghero che ancora vive una situazione di forte sofferenza».

Per Forza Italia il consigliere Mariano Contu ha evidenziato che «il disegno di legge affronta per la prima volta nella legislatura il problema della destagionalizzazione turistica, iniziativa importante ma però arriva con grandissimo ritardo dopo la consistente perdita di flussi turistici che in parte ha vanificato il trend di crescita del settore». Le risorse a disposizioni sono ingenti, ha affermato ancora Contu, «ma pianificazione resta inadeguata, per cui è auspicabile che la Giunta faccia presto a tracciare gli indirizzi per gli interventi che poi verificheremo in commissione ed in Consiglio».

Il consigliere del Pd Piero Comandini ha dichiarato che «l’economia del turismo va molto veloce e può cambiare rapidamente e, per questo, dobbiamo essere consapevoli di un mercato altamente competitivo; quindi tutto quello che si fa per radicare questo settore in un sistema come quello sardo è un passo in avanti, soprattutto se riusciremo a risolvere il problema trentennale della destagionalizzazione finora confinato nei dibattiti e nei seminari». Il nostro turismo, ha proseguito Comandini, «fa registrare un aumento soprattutto con gli stranieri ma l’84% delle presenze è concentrato in 4 mesi mentre il resto sono briciole, intercettate da imprenditori particolarmente dinamici». In definitiva, ha concluso, «lo strumento è giusto e l’esperienza dell’Abruzzo è utile anche perché lì si è puntato su risorse assegnate in parte con quota fissa e in parte dopo i risultati, con le compagnie diventate partner di un progetto di comune interesse; significativo, infine, il riferimento al sistema aeroportuale regionale che rafforzerà il messaggio promozionale, anche con l’inserimento del programma all’interno della continuità territoriale 2017-2021».

Per Daniele Cocco (Art. 1 – Sinistra per la Democrazia e il Progresso) questo provvedimento è atteso da tempo. Si tratta di una variazione di bilancio che però deve procedere in sinergia  con  la legge sul turismo ancora all’esame della Terza commissione. Daniele Cocco auspica che  l’iter di approvazione della legge sul turismo si concluda al più presto e che la legge vada nel più breve tempo possibile in Aula. Anche perché tutto il sistema aeroportuale va considerato a 360 gradi con tutti gli aeroporti presenti nell’isola e si deve ragionare con la volontà di entrare in sinergia con le zone interne. Il capogruppo di Art.1 – Sinistra per la Democrazia e il Progresso crede che la proposta licenziata dalla regione Abruzzo ci possa aiutare molto. Le risorse non devono essere assegnate a pioggia ma in base ai risultati prodotti dalle compagnie aeree. 

Angelo Carta (Psd’az – La Base)  ha sottolineato la condivisione che c’è su questo DL anche da parte della minoranza.  Il ruolo del Consiglio però, approvando il testo così come è, è mortificato. L’Assemblea – per Angelo Carta – deve  poter dare un contributo costruttivo e serio.  Per questo sarebbe meglio approvare l’emendamento presentato da Marco Tedde.

Gianluigi Rubiu (Udc Sardegna) ha detto che questo Disegno di legge è  una variazione di bilancio mascherata .  Già in commissione – ha detto Rubiu – abbiamo espresso delle perplessità  e per questo ci asterremo. Noi siamo d’accordo – ha aggiunto il capogruppo dell’Udc – a trovare forme di finanziamento per incentivare le compagnie aeree e navali per destagionalizzare il turismo in Sardegna. Ma in questo DL ci sono troppi elementi di genericità e, a volte, sembra che la gara sia stata prevista per una compagnia aerea ben precisa e già individuata.  L’idea è buona: trovare dei fondi da destinare alla promozione della Sardegna ma non condividiamo che sia solo la giunta  a fare questo. Il Consiglio deve avere un suo ruolo preciso. 

Gianfranco Congiu (Partito dei sardi) trova similitudini tra questo Disegno di legge e la legge 9 del 98 “la legge alberghi” . Congiu nel suo intervento ha  sottolineato che va bene la fretta ma  è necessario stare attenti alle regole degli “aiuti di Stato”. Il capogruppo  del Partito dei sardi ha parlato di “slalom legislativi” e di “equilibrismi  giuridici”.  Sono stufo – ha aggiunto – di dover procedere in questo modo perché alla Sardegna  non è stato ancora riconosciuto uno  status  in virtù della sua insularità.  Attenzione:  ancora una volta stiamo mettendo in campo una norma  programmatica senza un piano d’azione che deve essere a prova di infrazione.

Per Pierfranco Zanchetta (Cristiano Popolari socialisti)  il provvedimento è straordinario e  apre una nuova frontiera. Anche il capogruppo dei Cristiano Popolari socialisti però ha  richiamato l’attenzione sulla deroga agli aiuti di Stato. Non è pensabile – ha detto – che non riusciamo a estendere tariffe accettabili  sui trasporti marittimi ai sardi e a tutti i cittadini,  la Sardegna deve rivendicare la sua specificità.

Marco Tedde (Forza Italia Sardegna) ha rimarcato che  questo DL arriva in aula così veloce per  volontà  dei capigruppo dell’opposizione che, nonostante abbiano ritenuto da subito  che questo DL fosse insufficiente,  hanno fatto  un’apertura di credito nei confronti dell’assessore Argiolas. Per Tedde questo DL  doveva  essere presentato  3 anni e mezzo fa.  Tedde è molto  critico sulle politiche trasportistiche della giunta Pigliaru che ha definito “bizzarre”  e che hanno  fatto perdere centinaia di migliaia di passeggeri  nel 2016 nel solo aeroporto di Alghero. Per Tedde questo DL ha delle falle. Il Consiglio regionale è un mero passacarte e non  si possono attribuire risorse solo secondo il criterio del numero dei passeggeri arrivati nei singoli scali. Per questo – ha aggiunto Tedde –  abbiamo presentato un emendamento per  introdurre un piccolo meccanismo per non penalizzare gli scali del nord Sardegna già in condizioni precarie grazie alla  politica dei trasporti fallimentare di questa giunta.  Questo Disegno di legge è  un primo passo, che presenta aspetti di novità. Ma rischia di essere un mero passaggio finanziario se non si inserisce in un quadro di un progetto complessivo.

Il presidente Ganau ha quindi dato la parola, per la replica, all’assessore al Turismo Barbara Argiolas. L’esponente della Giunta, dopo aver ringraziato la Quinta Commissione e l’Aula per il lavoro svolto, ha ribadito l’obiettivo del Disegno di legge: l’allungamento della stagione turistica con interventi di promozione e comunicazione  attraverso il sistema di trasporto aereo.

«Puntiamo ad un sistema integrato. Questo è un primo passo – ha detto Argiolas – nelle prossime settimane avremo modo di affrontare un discorso più ampio con la discussione del Testo Unico sul Turismo che si fonda su tre asset: governance, offerta turistica e comunicazione. Serve una strategia generale e una condivisione di intenti di carattere territoriale. Parlare oggi di destagionalizzazione non è facile. L’assessorato è al lavoro e crede nella crescita del settore».

Argiolas ha poi ricordato le iniziative messe in campo in questi mesi attraverso i bandi per l’internazionalizzazione delle imprese, le ciclovie, il turismo lento e sostenibile, la valorizzazione dei piccoli borghi.«Anche la delibera approvata ieri sui centri commerciali naturali è un intervento a favore dei piccoli comuni e un altro strumento per contrastare lo spopolamento».

Sul contenuto del Dl, Argiolas ha voluto tranquillizzare il consigliere Tedde (Forza Italia): «Stanziamo risorse per la comunicazione e la promozione – ha detto l’assessore – le linee di indirizzo saranno sottoposte all’attenzione della Quinta Commissione, su questo c’è il mio personale impegno e quello della Giunta. I criteri terranno conto dei dati sul traffico dei passeggeri nei singoli aeroporti dai quali emergeranno le difficoltà dei territori».

Argiolas ha quindi concluso il suo intervento sottolineando la necessità di mantenere una linea comune per arrivare all’allungamento della stagione turistica e all’infrastrutturazione dell’offerta.«Serve un pacchetto di azioni che consenta a Regione, comuni e imprese di attivare un’offerta qualitativa alta per i mesi di spalla. Il sogno è pensare che si possa lavorare per 9 mesi l’anno. Per far questo serve però l’aiuto di tutti».

Annamaria Busia (capogruppo Misto) ha annunciato il suo voto favorevole: «Nel Dl c’è il riconoscimento di buone prassi come quelle dell’Abruzzo, è inevitabile tener conto delle indicazioni dell’Ue – ha detto Annamaria Busia – l’argomento consente però di tornare alla vexata quaestio del superamento del sistema di deroghe e de loro aggiornamento che mi auguro venga sollecitato dalla Giunta e dal Governo. Questa è la vera questione e il punto dolente sul quale occorre lavorare. Il Presidente riferisca sulle ricadute che il G7 ha avuto in Sardegna».

Voto favorevole ha preannunciato anche Fabrizio Anedda (Sinistra Sarda): «Il provvedimento è un buon esempio di sinergia tra gli assessorati. Il turista non deve essere solo trasportato ma accolto e fatto diventare un testimonial dell’Isola – ha detto Anedda – per questo sarebbe utile coinvolgere anche gli assessorati all’agricoltura e alla cultura. Occorre inoltre favorire il trasporto interno. Il Trenino Verde è  un elemento di forte attrazione ma serve più attenzione».

Emilio Usula (Rossomori), pur d’accordo con il provvedimento, ha proposto un emendamento orale: «Se vogliamo destagionalizzare non basta la comunicazione attraverso il trasporto aereo ma serve anche quella su nave. La tipologia dei passeggeri è infatti diversa, in nave arrivano cicloturisti, motociclisti e famiglie».

Luigi Crisponi (Riformatori) ha invece annunciato il suo voto di astensione: «Finalmente oggi si parla di turismo, ma se l’Aula fosse davvero conseguente dovrebbe incentivare il settore anziché tagliare i fondi in Finanziaria. Ci sono due elementi che non convincono: i 12 milioni di euro virtuali cassati dalla Commissione bilancio, che vanno assolutamente recuperati, e la mancata previsione di un criterio basato sui risultati. Le risorse devono essere erogate sulla base dei passeggeri trasportati, altrimenti la discussione è vana».

Anche Marco Tedde (Forza Italia) ha dichiarato il suo voto si astensione. «E’ però un’apertura di credito nei confronti dell’assessore che ha un obiettivo strategico chiaro e condivisibile. Mette in campo risorse importanti ma rimane nell’indeterminatezza quanto a modalità e criteri di spendita delle risorse – ha affermato Tedde – il Consiglio deve poter decidere sui criteri, altrimenti non svolge un ruolo dignitoso. Prendiamo atto dei buoni propositi dell’assessore ma la cornice l’avremmo dovuta scrivere noi e invece non lo stiamo facendo. La Giunta di fatto traccia la cornice entro la quale deve muoversi. E’ una Giunta pigliatutto. Non è un buon risultato per l’Assemblea legislativa».

Il presidente della Commissione “Attività Produttive” Luigi Lotto (Pd) ha invece affermato che la definizione dei criteri  è di competenza della Giunta. «La Commissione darà un parere preventivo e questo non è di secondaria importanza. Oggi va rinnovato l’impegno a mantenere il programma che ci siamo dati. Vedremo insieme i criteri in Commissione, a noi il compito di migliorarli e di fare proposte».

Per Attilio Dedoni (Riformatori): «La maggioranza finora nulla ha fatto sul fronte dei trasporti. La cura del ferro che propone l’assessore significa che le ferrovie soffrono di anemia. La Giunta sta attuando politiche sul ferrato diverse da quelle utili per la Sardegna. Qual è la possibilità di raggiungere le zone interne attraverso le ferrovie? Quali sono le scelte a favore per il Trenino verde, mezzo efficace per scoprire le tradizioni e la cultura delle zone interne? Non sappiamo programmare. Rimangono scoperti gli scali di Tortolì e Fenosu».

Il relatore del disegno di legge Antonio Gaia (Upc) si è detto contrario agli emendamenti proposti: «Non possono trovare accoglimento per il semplice fatto che la norma non è un sostegno al trasporto aereo, riguarda la comunicazione e il marketing. Attraverso alchimie giuridiche si è cercato di trovare una soluzione al problema ed evitare gli strali dell’Unione europea».

Alessandra Zedda (Forza Italia) ha espresso disagio per tutti i complimenti rivolti alla Giunta. «Siamo tre anni a fare nulla. Il nostro voto sarà di astensione perché non vogliamo essere partecipi in negativo. Vediamo cosa riuscirete a fare, la nostra è un’apertura di credito ma noi non condividiamo metodi e contenuti della Giunta che sono assolutamente fallimentari».

Pierfranco Zanchetta, capogruppo Upc, pur ribadendo la necessità di un coinvolgimento della Commissione “Governo del Territorio”, ha annunciato il suo voto a favore.

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione il passaggio agli articoli che è stato approvato con 35 voti a favore e uno contrario.

Si è quindi passati all’esame dell’articolo 1 “Finalità” e dell’emendamento aggiuntivo presentato dal consigliere Tedde (Forza Italia) che chiede di prevedere criteri compensativi per la perdita di passeggeri.

«E’ un emendamento che introduce un principio generale di perequazione – ha detto Marco Tedde – un accorgimento che consentirebbe di rimediare alla situazione dello scalo di Alghero che ha avuto problemi in questi anni. I dati di Assoaeroporti dicono che ha perso 150mila passeggeri nei primi cinque mesi del 2016, -25%. E’ una crisi generale dell’economia del territorio. L’emendamento è un atto di giustizia nei confronti di un’intera provincia».

Emilio Usula (Rossomori) ha ribadito la sua richiesta di inserire un emendamento orale a favore del trasporto navale, mentre Roberto Desini (Pds), condividendo lo spirito della proposta di Marco Tedde, ha presentato un emendamento orale  all’emendamento per  la prevedere  canali prioritari per gli aeroporti che hanno registrato un calo di passeggeri nel 2016.

Giuseppe Fasolino (Forza Italia) si è detto contrario alla proposta di Desini: «Nell’emendamento manca solo il nome dell’aeroporto. Finora abbiamo parlato di visione generale e adesso puntiamo a misure di compensazione territoriale. Perché Desini è stato zitto finora? Adesso che c’è un’opportunità di meritocrazia si vuole premiare chi a causa della politica o di demeriti propri non ha ottenuto gli stessi risultati degli aeroporti virtuosi».

Il relatore Antonio Gaia (Upc) ha nuovamente precisato che il Dl punta alla promozione e al marketing e non ad aiutare il trasporto aereo. «Se così non fosse la norma rischierebbe di essere cassata».

Anche Salvatore Demontis (Pd), pur d’accordo con Tedde ha evidenziato il rischio di un intervento della Commissione Ue. «La perequazione può servire a migliorare il sistema dei trasporti, il Dl però si muove sulla linea della promozione del brand Sardegna. Non vorrei che i buoni intenti dell’emendamento indebolissero il Dl esponendolo alla procedura di infrazione da parte di Bruxelles».

L’assessore Argiolas ha ribadito che le linee guida che verranno sottoposte all’attenzione della Commissione prenderanno le mosse dai dati sulle presenze turistiche e terranno conto delle condizioni dei singoli territori.

Il presidente Ganau ha quindi sospeso la seduta per alcuni minuti. Alla ripresa dei lavori il consigliere Antonio Solinas (Pd) ha dichiarato la sua contrarietà alla presentazione di emendamenti orali.

Ganau ha quindi messo in votazione l’articolo 1 che è stato approvato con 31 sì e un no. Respinto invece, con 26 voti contrari e 21 favorevoli, l’emendamento aggiuntivo presentato dal consigliere Tedde.

L’Aula ha quindi approvato in rapida successione, con l’astensione della minoranza, gli articoli 2 “Autorizzazione di spesa”, 3 “Criteri”, 4 “Norma Finanziaria” e 5 “Entrata in vigore”.

Il testo finale della legge ha ottenuto il via libera con i voti della maggioranza (32 su 32 votanti). L’opposizione ha confermato l’astensione.

Il Consiglio ha poi affrontato l’esame di due mozioni sul trasporto ferroviario, la n. 319 (Pittalis e più) sull’istituzione di un treno veloce sulla linea Nuoro-Macomer e la n. 325 (Deriu e più) sul sistema ferroviario sardo, con particolare riferimento alla direttrice Abbasanta-Olbia.

Il presidente Gianfranco Ganau ha dato quindi la parola al capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis per illustrare la mozione n. 319.

Pietro Pittalis ha ricordato all’inizio del suo intervento che «grazie all’iniziativa Trenitalia-Nuorese è stata avviata una petizione popolare inviata ad interlocutori regionali e nazionali per l’istituzione di un treno veloce Nuoro-Macomer per Nuoro e le zone della Sardegna centrale, iniziativa che ha raccolto un grande consenso con oltre 10.000 sottoscrizioni». Il comitato promotore, ha aggiunto Pittalis, «ha messo in evidenza due aspetti: la salvaguardia del diritto costituzionale alla continuità territoriale interna ed la necessità di incentivare l’uso dei mezzi pubblici nell’ottica di una economia sostenibile ed inoltre, quanto allo strumento con cui rispondere alla richiesta, va data attenzione al piano da 400 milioni destinati alla Regione anche se non risulta che la Giunta abbia previsto progetti per la modernizzazione delle infrastrutture ferroviarie in quei territori ed il collegamento con le altre componenti del sistema regionale». Siamo rimasti sorpresi, ha affermato Pietro Pittalis, «da dichiarazioni su un progetto futuristico Cagliari-Bastia in 40 minuti; ce lo auguriamo ma prima bisogna preoccuparsi di rendere possibile un collegamento efficiente fra i vari centri della Sardegna e, in particolare, vogliamo capire se nella programmazione della Giunta c’è spazio per progetti che riguardino le zone interne e consentano di superare la marginalità di quelle comunità locali».

Successivamente ha preso la parola il vice capogruppo del Pd Roberto Deriu per l’illustrazione della mozione n. 325.

Roberto Deriu, primo firmatario della proposta, ha dichiarato che «le due mozioni non sono identiche perché partono da punti di vista differenti; la nostra, in particolare, propone al Consiglio un grande investimento strategico che completi la rete sarda con Olbia, Nuoro, Oristano e Cagliari che adesso non sono connesse e su questo intendiamo impegnare la Giunta su una grande decisione». Questa azione di completamento della rete, ha continuato, «sarà un grande investimento per la Sardegna che impegnerà almeno 15 anni ma ci pare un modo corretto per fare politiche di lungo respiro sulle infrastrutture del territorio, per le quali servono grandi risorse e grandi progetti, il coordinamento di diverse istituzioni, lo stimolo presso il Governo e l’Unione europea, insomma un enorme lavoro politico amministrativo». L’altra mozione, ha concluso Roberto Deriu, «che in qualche modo riguarda una parte del tutto, è una cosa diversa, ma si può tentare una sintesi fra i due documenti».

Il consigliere dei Luigi Crisponi ha osservato che «la mozione Pittalis è particolare perché viene dal basso, dai cittadini che sentono un forte isolamento infrastrutturale, ma se poi con un’altra mozione si affronta una realtà più ampia non si può che condividere». Però fa specie, secondo Luigi Crisponi, «sentir parlare della cura del ferro se si confrontano questi annunci con una realtà ben diversa, tenendo presente anche che recentemente hanno portato il Freccia Rossa in Basilicata con 3 milioni e in Puglia con la stessa cifra un treno veloce da Taranto, in entrambi i casi con interessanti ritorni economici». Sono piuttosto preoccupato, ha concluso Luigi Crisponi, «per il continuo sperpero di risorse che non arrivano mai nelle zone interne e aumentano la desertificazione della Sardegna centrale; proprio stamane, per restare in tema, ho depositato una mozione per incrementare la velocità da 90 a 110 sulla Dcn, altrimenti il Nuorese resterà isolato in eterno rispetto al resto dell’Italia e del mondo».

Il consigliere Emilio Usula (Misto-Rossomori) ha annunciato di aver firmato sia la petizione che le due mozioni, anche se «sicuramente una prevede un progetto che può essere realizzato in tempi brevi mentre l’altra ha una prospettiva di lungo termine, siamo comunque di fronte ad una buona occasione per sapere le intenzioni della Giunta sul sistema ferroviario regionale e su quello del Nuorese in particolare». Citando alcune iniziative realizzate in altre Regioni, Usula ha ricordato che «in Umbria sono stati impiegati 50 milioni per ammodernare la rete con fondi Fesr ed il ministro Del Rio ha detto che ci sono 300 milioni per la  sicurezza e 400 per le linee più isolate, risorse importanti cui la Sardegna deve guardare con attenzione». Facciamo il punto su quanto fatto e quanto c’è da fare per il futuro, ha suggerito Usula, «perché non ci possiamo accontentare delle promesse del G7 proiettate in un orizzonte lontano ed invece dobbiamo sapere quali risorse sono state impegnate in questa legislatura e con quali risultati, anche per una necessità di trasparenza nei confronti dei cittadini». Se vi avviasse la nuova linea Macomer Nuoro, ha concluso, «sarebbe un grande risultato di legislatura con macchine nuove, più sicure e meno inquinamenti sulla stessa rete».

Angelo Carta (Psd’az – La Base)  ha sottoscritto  la mozione 319 perché la posta in gioco è il diritto alla mobilità per tutto il nuorese.  Il capogruppo ha ricordato che dopo l’iniziativa della minoranza, la maggioranza ha  rilanciato presentando un’altra mozione sull’intero sistema regionale ferroviario. Per Carta, però, è necessario porre l’attenzione soprattutto sul  nuorese , che è a rischio isolamento. Parlare di treno veloce a Nuoro – ha aggiunto –  è chiaramente una provocazione, invece il diritto alla mobilità è un’invocazione. Perché il nuorese deve essere aiutato.

Dopo l’on. Angelo Carta ha preso la parola l’on. Pierfranco Zanchetta (Upc), che ha detto: “Altro che ferro, nel trasporto interno siamo ancora all’età del bronzo. Siamo ancora allo scartamento ridotto e con una rete ferroviaria che davvero grida vendetta. Le due mozioni possono trovare una sintesi ma quella della maggioranza ha un respiro più ampio e mi vede più soddisfatto perché collegare Olbia con Nuoro ed Abbasanta è un’operazione di prospettiva importante per la Sardegna”. L’oratore ha poi aggiunto: «Non dimentichiamo però che ancora la Abbasanta, Buddusò Olbia e la Olbia, Palau, Santa Teresa devono essere completate: anche l’Anas ha molto da fare per la Sardegna».

Per la Giunta ha preso la parola l’assessore Massimo Deiana (Trasporti), che ha replicato agli interventi: ”La rete ferroviaria sarda è mista: 450 km di Rfi Italia a scartamento ordinario e 600 km a scartamento ridotto delle Ferrovie della Sardegna. La Regione ha competenza solo sulla rete a scartamento ordinario e solo su quella può investire. Negli anni ’70 fu persa una grande occasione per potenziare la rete ferroviaria a Nuoro, quando veniva costruita la statale 131 DCN, a non mi pare che oggi Rfi abbia in mente di farlo né possiamo farlo noi.

Sulla tratta Macomer – Nuoro, invece, di appena 58 km, abbiamo investimenti per 81,9 milioni di euro con lavori in corso per la sicurezza e l’ammodernamento, lavori che a breve saranno conclusi. Su quella tratta metteremo in funzione 4 treni che abbiamo appena acquistato e che dovrebbero entrare in funzione a settembre”.

L’esponente della Giunta ha proseguito: “Costruire una rete ferroviaria a scartamento ordinario, senza particolari opere viarie, si devono calcolare tra i 15 e i 18 milioni di euro a chilometro. Dunque, rifare da zero la rete ferroviaria sarda per aumentare la velocità sulla tratta Cagliari – Nuoro o Cagliari – Abbasanta costerebbe circa 900 milioni di euro. Al momento non abbiamo una somma così né noi né Rfi. Abbiamo invece in corso le opere sulla Monserrato – Senorbì e dobbiamo procedere sulla tratta Senorbì – Isili. 

Anche Rfi sta investendo in Sardegna circa 350 milioni di euro e sono previsti nel contratto di programma tra il governo e Rfi. Nei prossimi mesi i treni a scartamento ordinari di Rfi dovrebbero pendolare e raggiungere velocità più elevate. Ma non avendo l’elettrificazione in Sardegna non possiamo avere nemmeno l’alta velocità, che ha costi notevoli: 60 milioni di euro a chilometro”. Rispetto alle mozioni l’assessore ha detto: “Siamo disponibilissimi a fare degli studi per valutare meglio gli investimenti”.

Per replica l’on. Pietro Pittalis (FI) ha detto: “Riconosco serietà nella risposta che ha dato all’Aula, anche in virtù del fatto che a breve andrà ad occuparsi di altro incarico all’Autorità portuale. Ma il quadro tracciato sul sistema ferrato è drammatico e impietoso. Il Consiglio regionale ha il dovere di dare a chi succederà all’assessore Massimo Deiana un impegno che sia chiaro e vincolante. Se non si parte non si arriverà mai”.

Per l’on. Roberto eriu (Pd) “il Consiglio regionale non è un consiglio d’amministrazione, come mi hanno sempre insegnato. E il valore delle nostre azioni si misura nella visione alta di quello che facciamo, come ricordava anche il presidente Pietro Pittalis poco fa. Vogliamo che la nostra Regione presenti gli interessi effettivi dell’Isola presso il governo nazionale, anche nella specificità della Sardegna. Se è vero che non si può fare tutto subito non è però nemmeno impossibile fare qualcosa: facciamo qualcosa, interveniamo sugli assetti infrastrutturali. E per fare questo serve avere ambizione”.

Il presidente Ganau ha disposto una breve sospensione della seduta.

Alla ripresa dei lavori sono state messe in votazione le due mozioni che sono state approvate all’unanimità: la 319 (Pietro Pittalis e più) con 46 voti su 46 e la 325 (Roberto Deriu e più) con 48 voti su 48.

Il presidente del Consiglio ha poi dato la parola a Cesare Moriconi (Pd), primo firmatario della mozione 322 sulla situazione di incertezza che preoccupa i lavoratori della Portovesme srl e sul rischio fermata degli impianti, con gravi conseguenze socio economiche.

La mozione, firmata da 31 consiglieri di maggioranza e di opposizione, impegna la giunta regionale a intraprendere, e riferire al Consiglio regionale, tutte le iniziative utili, urgenti e necessarie al fine di evitare l’interruzione delle attività produttive della Portovesme srl. Moriconi, illustrando la mozione, ha ricordato che la Portovesme srl è la più importante impresa del Sulcis, attualmente, conta 666 dipendenti diretti e circa 600 dipendenti indiretti, ha un fatturato annuo di circa 500 milioni di euro e una ricaduta sul territorio del Sulcis, la provincia più povera d’Italia, di grande rilevanza socioeconomica. L’azienda non ha mai ricorso agli aiuti della finanza pubblica regionale o statale e ha fatto investimenti per circa 300 milioni di euro negli ultimi 15 anni, destinati sia all’ammodernamento tecnologico, sia alla sicurezza negli impianti, sia allo svolgimento delle operazioni di bonifica. L’azienda, da  oltre 15 anni, conferisce gli scarti del proprio processo produttivo nella discarica di Genna Luas, un progetto grazie al quale è stato possibile bonificare un vecchio sito minerario che, così come altri, dopo tanti anni di attività, ha generato gravissime condizioni di inquinamento e rischio ambientale. Però questa discarica entro il 2017 esaurirà la capacità di conferimento e, se non saranno trovate soluzioni alternative, le attività produttive industriali dovranno essere interrotte. L’azienda, sin dal 2010  ha avviato le procedure per l’individuazione di un sito idoneo alla realizzazione della nuova discarica ma a 7 anni di distanza l’iter autorizzativo non è stato ancora concluso. La situazione – ha detto Cesare Moriconi – è gravissima e il rischio della fermata degli impianti, se non si trova una soluzione è molto alto. Dalla  sopravvivenza della Portovesme srl dipende il futuro non solo del Sulcis ma della Sardegna intera. Il Sulcis – ha ricordato Moriconi – è il territorio più povero d’italia, è una delle zone della Sardegna con il più alto tasso di spopolamento, c’è una nascita ogni due decessi. Per la Portovesme srl è necessario trovare soluzioni emergenziali. Questa mozione non è contro qualcuno, ma è una mozione per fornire un aiuto alla Giunta. Perché se entro l’autunno non dovesse arrivare  una soluzione l’impianto è destinato a fermarsi e la linea di produzione non è riavviabile. La Giunta regionale – ha concluso Moriconi – ha il dovere di informare l’aula e vogliamo impegni chiari.

Pietro Cocco (Pd) ha ribadito che la Portovesme srl ha un ruolo importante non solo per il Sulcis ma per l’intera Sardegna. La discarica di Genna Luas – ha ricordato – ha raggiunto il suo limite, con 9 argini realizzati. Ora è arrivato il tempo di dare risposte. Gli uffici devono agire in  fretta, per bene e in maniera zelante. Questo è il compito della politica:  accelerare la burocrazia per evitare che per  paura di decidere non si diano risposte. La Portovesme srl però ha bisogno di un luogo dove scaricare i rifiuti. In attesa che la soluzione definitiva  venga trovata per Pietro  Cocco ci sono due strade: o il commissario della provincia autorizza a scaricare ancora nel nono argine (autonomia 1 mese) oppure il ministero concede l’autorizzazione a scaricare nelle vasche all’interno dello stabilimento (autonomia sette mesi).

Secondo Gianluigi Rubiu, capogruppo dell’Udc, è sbagliato parlare di rifiuti e di discarica. «Quelli prodotti dalla Portovesme srl sono scarti di lavorazione che fanno parte della filiera di produzione, tra 20 anni potranno essere riutilizzati. La discarica può essere una risorsa».

Per l’esponente dell’Udc occorre trovare una soluzione definitiva scartando da subito l’ipotesi della costruzione del decimo anello nella discarica di Genna ‘e Luas. «Occorre accelerare l’iter per la costruzione del nuovo sito per il conferimento degli scarti di lavorazione – ha detto Gianluigi Rubiu – nel frattempo si faccia pressing sul Ministero dell’Ambiente per l’autorizzazione all’utilizzo temporaneo delle vasche di contenimento presenti all’interno della Portovesme srl».

Secondo Rubiu non è invece percorribile la strada del conferimento a discariche private. «Se questa è l’idea c’è qualcuno che non vuole bene alla Portovesme srl – ha detto il capogruppo – le discariche private sono state costruite con vecchi criteri che non garantiscono la sicurezza dell’ambiente. Quella progettata dall’azienda è invece una discarica moderna e sicura».

Ugo Cappellacci (Forza Italia) ha ricordato che il tempo a disposizione per evitare la chiusura della fabbrica è di sole 12 settimane. «Il 30 di settembre scadrà la concessione per l’utilizzo della discarica di Genna Luas – ha detto Cappellacci – il tempo passa velocemente, ogni minuto perso può essere quello decisivo».

Secondo l’ex presidente della Regione «la Portovesme srl è un fiore nel deserto con tecnologia e persone straordinarie. E’ un’azienda competitiva a livello mondiale che opera nel Sulcis e non ha problemi di mercato. In passato si sono fatte battaglie storiche per risolvere la questione energetica. Sarebbe un paradosso, direi un crimine, se si consentisse di chiuderla per un problema burocratico».

Cappellacci ha quindi proposto di individuare un percorso straordinario: «Serve una task force, un’unità di crisi, un commissario. Alla politica si impone di trovare una soluzione. Ci sono due possibilità: l’utilizzo delle tre vasche o il conferimento a discariche private. La seconda è da scartare, rimane la prima sulla quale la competenza è del ministero dell’Ambiente, serve un intervento forte del presidente della Giunta nei confronti del ministero per accelerare il processo. Non commettiamo il crimine di far morire un’azienda sana».

Giorgio Oppi (Udc) dopo aver ricordato la vicenda storica dell’industria pesante nel Sulcis, ha sottolineato la necessità di un intervento forte della politica per provare ad individuare una soluzione.

«Ho fatto l’assessore all’Ambiente e il presidente del Consorzio industriale del Sulcis. In passato abbiamo risolto tanti problemi – ha detto Oppi – i funzionari devono capire che questo è un problema di grande rilevanza economica e sociale per tutto il territorio. La Giunta deve prendere l’iniziativa per accelerare l’iter autorizzativo della nuova discarica. Basta rinvii, serve una risposta chiara. Nel frattempo occorre premere sul Ministero per ottenere il via libera all’utilizzo delle vasche di contenimento».

L’assessore al bilancio Raffaele Paci, in qualità di vice presidente della Giunta, dopo aver ricordato che l’assenza in aula dell’assessore Spano era stata ampiamente preannunciata, ha ribadito l’impegno della Giunta ad assumere tutte le iniziative per difendere il tessuto produttivo del Sulcis.

«Pensare a un futuro diverso di quell’area non significa abbandonare l’esistente – ha detto Raffaele Paci – quello va difeso in tutti i modi, sono posti di lavoro e produzione. Tutto va fatto però difendendo l’ambiente. Non si baratta il lavoro con la salute. La Portovesme srl da questo punto di vista dà tutte le garanzie».

Secondo Paci occorre superare i prossimi mesi in modo da avere la nuova discarica che poi potrà funzionare per i prossimi anni. «La pratica non è vero che va avanti da 7 anni, è stata presentata nel 2016. Abbiamo istituito una cabina di regia che viene seguita dal Capo di gabinetto presso la Presidenza della giunta per dare supporto a tutte le amministrazioni coinvolte. Il tavolo tecnico si è riunito anche questa mattina, i tecnici dell’assessorato e dell’azienda stanno lavorando insieme. Nel giro di qualche mese contiamo che si concluda positivamente l’iter di autorizzazione alla nuova discarica, poi occorrerà preparare il sito. Nel frattempo ci sono altre soluzioni: prima di tutto l’utilizzo delle vasche che assicurano un’autonomia di alcuni mesi. La competenza è del Ministero dell’Ambiente, la Regione ha segnalato l’assoluta priorità della pratica, è stato contattato il Ministro, i tecnici della Regione in continuo contatto con quelli del ministero. L’azienda adesso deve presentare la richiesta per l’utilizzo delle vasche di contenimento, la Regione farà di tutto per farla avere prima del 30 settembre».

Paci, infine, ha ricordato che con le nuove tecnologie i rifiuti possono diventare una risorsa. «Possono essere utilizzati come materie prime. E’ una nuova visione di economia circolare che garantisce allo stesso tempo posti di lavoro e tutela dell’ambiente. Il parere della Giunta alla mozione è favorevole».

In sede di replica il consigliere Cesare Moriconi ha precisato che l’iter per la costruzione della nuova discarica è partito nel 2010. «Non è questo però il problema – ha detto – bene l’impegno della Giunta chiedo però che la prossima settimana venga convocata la Quinta Commissione una ricognizione e una verifica sull’evolversi della situazione».

E’ quindi intervenuto Daniele Cocco (capogruppo Art. 1- Sdp) che ha annunciato il suo voto a favore.

Posta in votazione, la mozione è stata approvata per alzata di mano.

Il Consiglio ha poi iniziato la discussione sulla mozione, presentata dal capogruppo sardista Angelo Carta e sottoscritta anche da altri capigruppo e semplici consiglieri, con cui si sollecita un intervento umanitario a favore dell’indipendentista Doddore Meloni, detenuto nel carcere di Uta da oltre 2 mesi in sciopero della fame e, di conseguenza, in condizioni di salute preoccupanti.

Illustrandone il contenuto, il capogruppo del Pd’Az Angelo Carta ha auspicato l’ampia condivisione del documento, sottolineando che la mozione è animata soltanto da scopi umanitari e si propone di individuare soluzioni dalla detenzione a tutela della salute di Meloni.

Il consigliere Piermario Manca (Pds) ha suggerito di semplificare il testo della mozione concentrandone il dispositivo su contenuti concreti e ricordando che si tratta della vita di una persona che ha lottato per ideali non sempre condivisibili ma è anziano e non mangia da circa 2 mesi.

Il consigliere del Pd Antonio Solinas, premettendo di parlare a titolo personale, ha affermato che è volontà comune non fare il processo alle idee politiche di Meloni e tuttavia, ha precisato, migliaia di cittadini italiani detenuti nelle carceri si trovano oggi nelle sue stesse condizioni. Preannunciando il suo voto contrario, Antonio Solinas ha concluso affermando che non è competenza del Consiglio intervenire su detenuti in carcere per reati comuni.

La consigliera Daniele Forma del Pd ha invece espresso solidarietà umana a Doddore Meloni, pur senza entrare nel merito delle vicende giudiziarie che lo riguardano né dei suoi convincimenti politici, e comprendendo la difficoltà di separare la sua scelta di lotta politica dalla vicenda personale e dalla decisione estrema di fare lo sciopero della fame. La consigliera, condividendo la preoccupazione dei familiari di Meloni e dei militanti del suo movimento Meris, ha poi preso lo spunto dalla vicenda per suggerire che il Consiglio reintroduca fra le sue competenze quella sui diritti civili.

La consigliera Annamaria Busia del gruppo Misto, favorevole alla mozione, ha messo l’accento sul fatto che l’argomento in questione impone una sorta di mea culpa al Consiglio che non ha nominato il Garante per i diritti del detenuto, figura che avrebbe potuto intervenire a pieno titolo sulla vicenda come su altre. La consigliera si è poi soffermata più in generale sulla situazione della sanità penitenziaria (settore in grande sofferenza) auspicando un momento di riflessione di tutto il Consiglio.

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu si è detto favorevole senza alcun dubbio nel sostenere le ragioni che hanno indotto Meloni a fare lo sciopero della fame, aggiungendo che la mozione è mossa da uno spirito umanitario al di sopra di ogni strumentalizzazione politica, e punta ad alleviare per quanto possibile una situazione oggettivamente grave.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha parlato di un segnale si solidarietà che non sarebbe giusto negare, di un accorato appello che non interferisce sulla vicenda giudiziaria e non ha carattere politico ma esprime solo vicinanza nei confronti di chi da 2 mesi fa lo sciopero della fame e si trova in precarie condizioni di salute. In altre occasioni, ha ricordato Pittalis, abbiamo espresso solidarietà verso persone che vengono da altri continenti, dobbiamo farlo anche per un sardo, compiendo un gesto nobile.

A nome della Giunta il vice presidente Raffaele Paci ha precisato che l’Esecutivo non ha una posizione sul problema né competenza ad intervenire su una mozione che, peraltro, è rivolta al presidente del Consiglio. Tuttavia, ha concluso, se fossi un consigliere la voterei.

Il presidente Ganau, non essendoci altri interventi, ha chiesto al capogruppo sardista Angelo Carta, primo firmatario della mozione, di esplicitare la sua posizione in riferimento alle modifiche del testo suggerite dal consigliere Piermario Manca.

Il consigliere Carta, confermando di voler mantenere il documento nel suo testo integrale, ha chiarito che si prefiggeva tre obiettivi: non alimentare un caso politico, non tracciare un profilo della persona, non sconfinare dalle competenze del Consiglio.

Messa ai voti, la mozione è stata approvata.

Dopo lo scrutinio, il presidente Gianfranco Ganau ha comunicato la convocazione della commissione Sanità per domani alle 10.00 e l’immediata convocazione della conferenza dei capigruppo. Successivamente ha tolto la seduta. 

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Il Consiglio regionale ha approvato il disegno di legge n. 408/A “Disposizioni urgenti in materia urbanistica ed edilizia” e ha dato il via libera al Conto consuntivo.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il Consiglio ha ripreso l’esame dell’ordine del giorno, con l’art. 14 (“Contributi per la predisposizione degli strumenti urbanistici”) del Dl n. 408/A – Giunta regionale – “Disposizioni urgenti in materia di urbanistica ed edilizia”, che è stato approvato con 28 voti favorevoli e 14 contrari.

Numerose le modifiche apportate al testo a seguito dell’approvazione di specifici emendamenti.

L’art. 15 (“Disposizioni di salvaguardia dei territori rurali”), in particolare, è stato approvato nel testo integrale.

L’art. 15bis (“Superamento delle condizioni di degrado dell’agro”) è stato integrato a seguito dell’approvazione di un emendamento del capogruppo di Cps Pierfranco Zanchetta che proroga la presentazione dei permessi di costruire fino al 31 dicembre 2020.

L’art. 15ter (“Frazionamento delle unità immobiliari a seguito di incremento volumetrico”) è stato approvato integralmente.

L’art. 16 (“Interventi di incremento volumetrico del patrimonio edilizio esistente”) è stato integrato con l’approvazione dell’emendamento n. 22 (Antonio Solinas e più) che assegna priorità assoluta alle pratiche relative ad immobili in cui siano presenti portatori di handicap.

L’art. 17 (“Interventi di incremento volumetrico in aree destinate ad attività turistico-ricettive”) è stato approvato integralmente, così come gli articoli 18 (“Interventi per il riuso e recupero dei sottotetti esistenti”) e 19 (“Interventi per il riuso degli spazi di grande altezza”).

L’art. 20 (“Condizioni di ammissibilità degli interventi”) è stato invece modificato dall’emendamento n.305, presentato dalla Giunta, che abroga la lettera C dell’art.34 della legge regionale 8/2015. Approvati integralmente gli articoli 21 (“Disposizioni comuni”) e 22 (“Interventi di trasferimento volumetrico per la riqualificazione ambientale e paesaggistica”).

L’art. 23 (“Rinnovo del patrimonio edilizio con interventi di demolizione e ricostruzione”) è stato integrato da alcuni emendamenti: il n.289 (Agus) che esenta gli interventi nelle zone A e B dall’individuazione di nuovi spazi per parcheggi o dalla relativa monetizzazione in caso di accertamento dell’impossibilità tecnica documentata da un progettista abilitato; il n. 306 (Giunta) che prevede l’applicazione della procedura precedente anche nelle zone A localizzate all’interno dei centri di antica a prima formazione, il n.307, sempre della Giunta, che indica i criteri per la determinazione dei costi di costruzione ed il 290 (Agus) che scorpora, dai costi di costruzione, quelli per lo smaltimento o trattamento dei materiali derivanti dalla demolizione.

L’art. 24 (“Misure di promozione dei programmi integrati per il riordino urbano”) è stato approvato integralmente, così come il 24bis (“Disposizioni transitorie della legge regionale 4/2009”).

All’art. 25 (“Competenza del Comune”) sono state apportate alcune modifiche contenute in altrettanti emendamenti: il n. 265 (Solinas Antonio-Pier Mario Manca) che consente interventi limitati di mantenimento dei terreni anche in assenza di regolamento sugli usi civici, il 266 (idem) ed il 308 (che specifica le procedure di valutazione degli aspetti paesaggistici dei terreni da parte della Regione e del ministero dei Beni culturali, il 268 ed il 310 (idem) in materia di sdemanializzazione di terreni civici, il 276 ed il 309 (idem) sui poteri sostitutivi del Ministero, il 269 (idem) sui trasferimenti del diritto di uso civico ed il 267 (idem) riferito alle condizioni per la sdemanializzazione.

Soppressi gli articoli 26 e 27, sono stati approvati integralmente gli articoli 27 bis (“Demanio marittimo-funzioni dei Comuni”), mentre sono stati soppressi gli articoli dal 28 al 32 compreso.

All’art. 33 (“Disposizioni finali-abrogazioni”) sono state apportate alcune modifiche, contenute negli emendamenti n.9 (Antonio Solinas -Pier Mario Manca-Pietro Cocco) e 312 (Giunta). Il primo prevede l’abrogazione di disposizioni precedenti mentre il secondo, in relazione alle legge regionale 45/89, mantiene in vigore le norme dei Pul (Piani urbani dei litorali) già approvati.

Approvati senza modifiche, infine, gli art. 34 (“Norma finanziaria”) e 35 (“Entrata in vigore”).

Approvato il disegno di legge 408, l’Aula è passata all’esame del conto consuntivo del Consiglio.

Il questore Fabrizio Anedda ha illustrato il documento, ha esposto i numeri finanziari e ha detto che il Consiglio ha «introdotto il nuovo sistema di contabilità per l’eliminazione dei residui passivi, avvicinando la spesa prevista a spesa effettiva. «Abbiamo un fondo cassa al primo gennaio di oltre 17 milioni e un risultato di amministrazione di 19 milioni».

Il conto consuntivo e gli allegati sono stati approvati dall’Aula.

Anche il rendiconto del Corecom è stato approvato insieme al rendiconto dei fondi dei Gruppi.

Il presidente del Consiglio ha dichiarato conclusi i lavori, che riprendono oggi alle 10.00.

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La commissione Sanità, presieduta da Raimondo Perra (Psi), ha completato le audizioni sugli atti aziendali con l’intervento dei responsabili dell’Azienda ospedaliera Brotzu di Cagliari e dell’Azienda mista ospedaliero-universitaria di Sassari.

Per l’Azienda Brotzu, il Direttore generale Graziella Pintus ha affermato in apertura che, in base agli indicatori del Piano nazionale esiti (il principale strumento di valutazione delle strutture sanitarie sul piano clinico ed organizzativo), «l’azienda si colloca nella fascia medio-alta, confermando il suo ruolo di principale hub sanitario del sistema regionale, con alcune aree di eccellenza». Fra queste vanno segnalate quella dei trapianti (100 interventi nel 2016) e della cardio chirurgia (dallo scorso mese di maggio sono stati eseguiti due interventi di Vad, cosiddetto “cuore artificiale”, ed i pazienti sono in buone condizioni).

«Sono dati – ha aggiunto – che trovano conferma anche nei conti economici, in linea con la media nazionale per le aziende di analoghe dimensioni e abbondantemente all’interno del budget di 328 milioni assegnatoci dalla Regione.»

«Con l’atto aziendale – ha detto ancora la Pintus – puntiamo a consolidare e migliorare i risultati complessivi dell’azienda che nasce dall’accorpamento di strutture (San Michele, Businco, Microcitemico) con storie e vocazioni diverse oggetto di specifici percorsi di integrazione e diversi interventi di riorganizzazione, dai reparti ai laboratori di analisi, che perfezioneremo dopo l’atto aziendale lavorando sui dipartimenti e le strutture complesse, sempre con la massima attenzione ai volumi di attività ed all’appropriatezza delle prestazioni.»

A nome dell’Azienda ospedaliero universitaria di Sassari il Direttore generale Antonio D’Urso ha esposto invece una realtà molto diversa, parlando di «un’azienda che, al di là degli atti formali, è ancora da costruire, ha profonde difficoltà e nelle condizioni attuali non è in grado di svolgere la sua funzione di hub del Nord Sardegna». «Questa piuttosto – ha osservato D’Urso – è una scommessa importante che si può vincere solo recuperando il tempo perduto attraverso un intervento straordinario della Regione e soprattutto del Consiglio».

Soffermandosi sui problemi strutturali dell’azienda sassarese, il Direttore generale ha messo l’accento soprattutto sul personale, ricordando che circa un terzo delle 2600 unità sono al di fuori del normale ciclo di turnazione, e sulla struttura amministrativa, non in grado perché molto sotto dimensionata rispetto alle numerose gare da bandire nel settore dell’acquisto di beni e servizi. «Sotto questo profilo il quadro resta molto critico – ha lamentato D’Urso – anche se abbiamo cercato di intervenire con provvedimenti di emergenza; ho assunto 6 amministrativi a tempo determinato attingendo dalle graduatorie ed il controvalore delle gare è passato dai 21 milioni del periodo precedente all’accorpamento ai 127 del 2016 ed ai 103 dei primi 5 mesi di quest’anno mentre, con il ricorso agli interinali, sono stati abbattuti i tempi di liquidazione dei fornitori».

Nel successivo dibattito sono intervenuti numerosi componenti della commissione: Edoardo Tocco ed Alessandra Zedda di Forza Italia, Luigi Ruggeri, Rossella Pinna e Lorenzo Cozzolino del Pd, Giorgio Oppi dell’Udc, Michele Cossa dei Riformatori, Luca Pizzuto di art.1-Sdp, Augusto Cherchi del Pds e Fabrizio Anedda del Misto.

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La seduta antimeridiana n. 233 si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau che, dopo le formalità di rito, ha comunicato all’assemblea l’elezione di Annamaria Busia (Cp) a presidente del gruppo Misto e del consigliere dei Rossomori, Emilio Usula, vice capogruppo.

Gianfranco Ganau ha inoltre comunicato la modifica della denominazione del gruppo Partito Sardo d’Azione in “Psd’Az-La Base” e la richiesta del capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, per l’istituzione di una commissione speciale d’inchiesta sul rischio amianto in Sardegna, nonché la sentenza della Consulta sulla illegittimità costituzionale di alcune parti della legge di stabilità 2016.

Quindi il presidente del Consiglio ha pronunciato un breve intervento per ricordare il drammatico attacco terroristico di Manchester e portare la solidarietà e la vicinanza dell’assemblea sarda al popolo britannico: «Consentitemi in apertura dei lavori di questa Assemblea di ricordare quanto accaduto avantieri a Manchester, di porre per qualche istante la nostra attenzione alle ventidue vittime, al momento accertate, di un nuovo e terribile attacco, frutto dell’odio jihadista che ha guidato purtroppo la mano di un giovane cittadino inglese, nato in Gran Bretagna da genitori libici fuggiti dal regime di Gheddafi. Un matto, un terrorista, un giovane di 22 anni con la mente annebbiata da una ideologia che semina orrore e terrore, che cresce e si insinua nel disagio che caratterizza le grandi periferie della nostra Europa». «Un ventiduenne che sceglie di farsi saltare in aria, uccidendo ventidue persone e mutilando decine di ragazze e ragazzi – ha proseguito Ganau – adolescenti e bambini, riuniti per un concerto, durante un momento di festa e divertimento per condividere la stessa passione. Colpisce la scelta e la giovanissima età delle vittime, la più piccola aveva appena otto anni, e il bilancio dei feriti. Oggiha concluso il massimo rappresentante dell’Assemblea sarda – qualsiasi commento rischia forse di stridere di fronte a tanto orrore, ma credo che l’Europa, l’Italia e con esse la nostra isola, abbiano ancora tanta strada da fare per non alimentare quest’odio e tutta questa follia. Alla Gran Bretagna e al suo popolo quest’Assemblea esprime tutta la propria vicinanza».

Al termine dell’intervento, l’Aula, su invito del presidente del Consiglio, ha osservato un minuto di silenzio.

Il presidente ha quindi introdotto il tema della sostituzione dei consiglieri regionali sospesi, a fare data dal 20 febbraio 2017, per effetto della legge Severino, Oscar Cherchi (Fi), Alberto Randazzo (Fi) e Mario Floris, e si è proceduto con il giuramento dei nuovi consiglieri Gennaro Fuoco e Mariano Contu, candidati nel collegio provinciale di Cagliari, rispettivamente nelle liste di Uds e Forza Italia, che sono così subentrati agli onorevoli Mario Floris e Alberto Randazzo.

Terminate le formalità del giuramento, il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha chiesto una breve sospensione dei lavori che il presidente del Consiglio ha accordato.

Alla ripresa, il presidente Ganau, ha informato l’assemblea che in merito alla sostituzione del consigliere Oscar Cherchi (Fi), la giunta delle elezioni – riconoscendo fondate le cause di ineleggibilità denunciate a partire dallo scorso febbraio da Domenico Gallus (secondo dei non eletti nella lista Fi del collegio provinciale di Oristano) contro Emanuele Cera (primo dei non eletti nella lista Fi del collegio provinciale di Oristano) per non avere rassegnato, entro il 13 gennaio 2014, le dimissioni da presidente della Saremar – ha proposto all’Aula la votazione della sospensione del giuramento di Emanuele Cera.

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha chiesto la votazione segreta.

Il consigliere dell’Udc, Giorgio Oppi, ha annunciato l’abbandono dell’Aula («la giunta delle elezioni  è disorganica e conta sei componenti della  maggioranza e solo tre della minoranza»), seguito dal consigliere Psd’Az-La Base, Giovanni Satta («la Giunta delle elezioni non ha svolto il suo compito e investe il Consiglio di competenze che non sono proprie») e da Roberto Desini, Pds («evidenzio l’incongruità della legge Severino che consente al collega sospeso di percepire parte dell’indennità»). Il consigliere di Fi, Stefano Tunis, ha lamentato “una votazione al buio” («non ci sono stati i dovuti approfondimenti e non possiamo sostituirci al tribunale ordinario ed assistiamo all’oscena applicazione della legge Severino»).

Il presidente Gianfranco Ganau ha prima confermato che «spetta alla giunta delle elezioni la valutazione delle incompatibilità e ineleggibilità» ed ha quindi aperto la votazione a scrutinio segreto. L’Aula con 32 voti e favore e 12 contrari, ha accolto la proposta della giunta delle elezioni ed ha sospeso il giuramento di Emanuele Cera. 

Al termine dello scrutinio il Consiglio ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con Dl 415-Giunta regionale-che modifica le leggi regionali n.32 e 36 del 2016 in materia di bilancio 2016 e pluriennale 2016-2018 a seguito del ricorso del Governo e della sentenza della Corte Costituzionale che ha sancito l’incostituzionalità delle norme.

Prima di affrontare il testo del provvedimento, sempre sull’ordine dei lavori, il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha richiamato l’attenzione dell’Aula sul fatto che «il 18 maggio scorso la conferenza di servizi relativa alla ripresa dell’attività dell’impianto della Portovesme srl si è conclusa con un nuovo rinvio determinando un forte allarme fra i lavoratori, i sindacati e la politica». L’assessore dell’Ambiente Donatella Spano, ha poi ricordato Gianluigi Rubiu, «ha esposto ieri alla commissione quella che potrebbe essere la tempistica ma è evidente che, di fronte alla possibilità di perdere mesi ad attendere i pareri del Genio civile e del ministero dei Beni culturali, occorre una azione molto incisiva della Giunta per accelerare le procedure ed evitare che il 15 giugno prossimo la società sia costretta a chiudere l’impianto».

Il presidente Gianfranco Ganau ha assicurato che il problema è all’attenzione della conferenza dei capigruppo, che incontrerà a breve i lavoratori e le organizzazioni sindacali.

Successivamente il presidente ha dato la parola al relatore di maggioranza del Dl 415, il presidente della commissione Bilancio Franco Sabatini (Pd) per illustrare il provvedimento.

Franco Sabatini ha affermato in apertura che la legge, approvata in commissione dalla maggioranza col voto contrari dell’opposizione, «nasce dalla necessità di adeguare le leggi regionali alle decisioni della Corte Costituzionale, pronunciatasi a seguito di un ricorso del governo relativo alla copertura di un disavanzo di 32 milioni». Una interpretazione rigorosa della Consulta, ha sottolineato Franco Sabatini, «che ha determinato una sorta di paradosso considerando sia la rivendicazione della Regione di ingenti crediti dallo Stato, sia la correzione già operata dalla Regione all’interno dei dati di bilancio». «Con il Dl 415 – ha poi sostenuto – si effettua l’adeguamento al nuovo quadro previsionale, riformulando in parte il testo per renderlo più comprensibile, al termine di un grande lavoro della struttura tecnica regionale per allinearsi al Dl 118 che ha introdotto il principio del bilancio armonizzato pur non avendo partecipato alla sperimentazione triennale fatta da altre Regioni». Restiamo comunque in un contesto normativo, economico e finanziario molto complesso, ha concluso il presidente della commissione Bilancio annunciando alcuni emendamenti concordati con gli uffici, la Corte dei Conti e lo stesso ministero dell’Economia, «che richiede in prospettiva il rafforzamento delle risorse umane, finanziarie e strumentali della Regione».

Intervenendo per la relazione di minoranza, il consigliere Paolo Truzzu (Misto-Fdi) ha parlato di un provvedimento tecnico correttivo della legge di bilancio per questione «forse minimale» sollevata dalla Corte Costituzionale, chiarendo però che l’opposizione ha votato contro «per questioni politiche perché i problemi del passaggio al bilancio armonizzato sono stati determinati dalla scelta della Giunta e della maggioranza di saltare la fase di sperimentazione; oggi, di fatto, siamo di fronte alle conseguenze di quella scelta sbagliata che la Giunta ha voluto fare ignorando i nostri rilievi e forse non è finita qui perché ci sono perfino emendamenti che correggono la correzione». Riflettiamo, dunque, ha concluso il consigliere, «se questo sia il modo corretto di procedere, proseguendo la strada della leale collaborazione con lo Stato che nella realtà si è tradotta nella politica di confrontarsi con lo Stato con il cappello in mano».

La vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda ha sottolineato che «il comportamento della Giunta sulle leggi di bilancio è indefinibile, perché è vero che ci sono difficoltà oggettive ma questo non può far dimenticare che è stato concesso al Governo di fare a suo piacimento salvo poi bacchettare la Regione, che si è proceduto con parifiche della Corte dei Conti in tappe successive e perfino con emendamenti della Giunta all’ultimo momento scavalcando per l’ennesima volta il Consiglio». Insomma, ha sintetizzato la Zedda, «i tecnicismi non possono nascondere gli errori politici per cui il nostro giudizio resterà contrario, anche perché ogni momento di ritardo è una pena per chi deve ricevere fondi dalla Regione e molto spesso si tratta delle categorie più deboli della società sarda e del sistema delle imprese».

Per la Giunta l’assessore della Programmazione Raffaele Paci ha dichiarato che, ferma restando la natura tecnica del provvedimento che comporta un aggiustamento delle leggi di bilancio dopo sentenza della Consulta, ha riconosciuto che la situazione «non fa piacere come non fanno piacere gli emendamenti, mi auguro che ci sia la parola fine ma non ne sono certo, spero di sì». «Questi sono i formalismi di cui stiamo morendo – ha lamentato l’assessore – pur comprendendo che affrontiamo una materia complicatissima nella quale è auspicabile che la sentenza della Corte serva a fare chiarezza». «Gli uffici della Regione – ha ricordato Raffaele Paci – hanno lavorato per mesi per riallineare disposizioni formali senza niente di gestionale movimentando gli stessi numeri, per cui spero davvero che siamo arrivati alla fine del percorso». «Credo anche – ha continuato Paci – che la nostra macchina istituzionale debba essere adeguata ed integrata da esperti e riorganizzata, fermo restando che col bilancio armonizzato stiamo garantendo più trasparenza e la possibilità di una costante verifica dell’andamento della spesa, mi preoccupa piuttosto che gli uffici regionali abbiamo dovuto tralasciare in questi mesi altre cose molto importanti come la finanziaria 2017, spero perciò che ora si possano concentrate nel dare risposte dalla Sardegna».

Per dichiarazione di voto il consigliere Emilio Usula (Misto-Rossomori) si è chiesto se sia normale e compatibile con dignità del Consiglio «correggere a maggio 2017 la legge di stabilità 2016, è la terza o la quarta volta che lo facciamo mentre la Corte Costituzionale sottolinea la grande confusione della nostra Regione». «Mi chiedo a questo punto – ha aggiunto – quando arriverà un bilancio credibile e definitivo e quando si abbandoneranno l’approssimazione e la supponenza che ha caratterizzato la vertenza entrate con la pretesa di fare pure l’apripista». «Oggi – ha concluso – Raffaele Paci ammette che ci vogliono esperti ma non dobbiamo dimenticare che abbiamo fatto la figura dei dilettanti allo sbaraglio davanti al Governo».

Il capogruppo sardista Angelo Carta, contrario, ha detto di non voler sparare sull’assessore «che comunque non può eludere la sua responsabilità è nonostante l’atteggiamento costruttivo nei confronti dell’Aula». E’vero che «gli uffici hanno il fiato corto», ha concluso Carta, auspicando che da subito si inizi a lavorare sulla parte corrente, di cui la Sardegna ha molto bisogno.

La vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda ha sostenuto che «la Sardegna ha commesso l’errore di applicare per prima il Dl 118 per cui adesso occorre fermarsi e definire le azioni necessarie per trovare la strada maestra per procedere correttamente e possibilmente in tempi rapidi, attraverso una task force di specialisti».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni ha definito forse superfluo affrontare i problemi della nostra Regione nei rapporti con lo Stato nella materia finanziaria. Esiste invece, a suo giudizio, «un serio problema politico perché ci sono debolezze strutturali da aggredire, dopo il contenzioso chiuso nel modo sbagliato col ritiro dei ricorsi che ha dimostrato la nostra debolezza, la mancanza di un tavolo di confronto e di una linea politica forte; la Sardegna ha bisogno di politiche di sviluppo e occupazione e di un fronte politico unitario disposto ad impegnarsi per il bene comune della Regione».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il Consiglio ha approvato gli articoli e gli emendamenti collegati alla legge, fino al voto finale, che ha visto 30 voti favorevoli e 19 contrari.

Dopo che l’on. Eugenio Lai ha chiesto l’inversione dell’ordine dei lavori per discutere subito le mozioni iscritte all’ordine del giorno, l’on. Antonio Solinas (Pd) ha sollecitato invece la discussione della proposta di legge sui funghi e così l’on. Attilio Dedoni (Riformatori sardi). Per l’on. Roberto Deriu (Pd), invece, è opportuno meditare meglio sulla proposta di legge sui funghi.

Il vicepresidente del Consiglio Eugenio Lai, ha chiesto dunque la una breve sospensione dei lavori e il presidente Ganau ha convocato la conferenza dei capigruppo.

Alla ripresa, il presidente Ganau ha comunicato che la conferenza dei capigruppo ha deciso di rinviare alla prossima seduta la discussione sulla proposta di legge sui funghi. I lavori sono dunque proseguiti con la mozione 239 del 18 giugno 2016 sul poligono militare di Teulada presentata dall’on. Gianluigi Rubiu (Udc). L’oratore ha detto: «Ho dialogato informalmente con il presidente Pigliaru e  abbiamo convenuto che sarebbe bene un approfondimento nella commissione competente. E magari in commissione possiamo chiedere ai rappresentanti delle Forze armate di essere presenti». Il Consiglio ha disposto il rinvio della mozione alla Prima commissione.

A seguire la mozione 136  (on. Paolo Zedda e più) sulla cannabis. L’oratore ha ricordato in premessa che il primo firmatario dell’atto fu l’ex on. Gavino Sale e ha aggiunto che «in Italia la cannabis è la sostanza psicotropa largamente più utilizzata, soprattutto dai giovani. Un mercato illegale che vale circa 60 miliardi di euro l’anno solo nel nostro Paese grazie al fallimento delle politiche proibizionistiche. Anche il dipartimento nazionale antimafia segnala la necessità di contrastare la criminalità organizzata con politiche di depenalizzazione della materia. I dati sulla legalizzazione sono incoraggianti, anche sotto il profilo della salute oltre che su quello della prevenzione della criminalità. Anche il consenso in ambito mondiale sta cambiando, nel senso che sta finendo l’associazione tra la cannabis e le altre droghe». L’oratore ha poi aggiunto: «Le caratteristiche della Sardegna consentono in modo ottimale la coltivazione della cannabis e la sperimentazione, con notevoli vantaggi per l’incremento delle entrate. Se legalizzassimo la cannabis in Italia, spenderemmo 541 milioni di euro in meno per i detenuti, 228 milioni di meno sull’ordine pubblico e 7 miliardi di incremento di entrate erariali. Evidenti sarebbero i riflessi per la Sardegna. Ecco perché noi chiediamo che la Sardegna sia capofila di un progetto sperimentale, in modo coraggioso».

Ha preso poi la parola l’on. Mariano Contu (FI), che ha detto: «Parlo da cittadino, da politico, da medico e da genitore di tre figli adolescenti. Da cittadino penso che i danni provocati da sostanze voluttuarie come alcol e fumo siano davanti a tutti. E da medico dico abbiamo bisogno di un ripasso sugli effetti dell’uso terapeutico della cannabis. Da genitore, poi, dico che è vero che i ragazzi si sballano col fumo della cannabis e questo è molto pericoloso per il loro sviluppo».

Per l’on. Fabrizio Anedda (Misto) «la cannabis è usata da millenni come analgesico. Un tempo regalavamo noi ragazzi la piantina alla nonna, che la coltivava per noi quando questo era proibito. E oggi siamo in grado di suggerire noi ai nostri nipoti come coltivare e usare la cannabis. Buona canna se uno vuole fumare».

Per l’on. Paolo Truzzu (Fratelli d’Italia) «non so che nonne avete avuto voi ma la mia non ha mai coltivato cannabis. Non sono però così convinto del fatto che l’Autonomia della Sardegna cresca approvando questa mozione. Attenzione che pure Luca Pani, il presidente della commissione del farmaco, ribadisce che un conto è l’uso a fine medico e un altro è la coltivazione libera. Se è vero che uno spinello non hai ucciso nessuno è anche vero che l’uso prolungato ha un impatto sul sistema sanitario e sociale».

Ha preso poi la parola l’on. Roberto Deriu (Pd), secondo cui «la mozione è troppo timida e non chiede nulla di speciale perché chiede al governo che ci pensi e che la Regione continui a pensarci. Se si vuole dare un segnale bisogna dire che questa pianta è dannosa per la salute quanto altre piante che noi abbiamo tra le più care e che ci danno quelle sostanze che consumiamo in modo abbondante. L’esito di questa mozione sarà minimo, quasi inesistente: dobbiamo impegnarci invece per intensificare un dibattito in Sardegna che ci porti a risultati concreti».

Luca Pizzuto (Sdp) ha invitato il Consiglio a riflettere sui vantaggi che il proibizionismo ha portato alle mafie e alle organizzazioni criminali. «La legalizzazione della cannabis consente di controllare il fenomeno, occorre liberarsi da posizioni ideologiche – ha detto Pizzuto – ricordo che Pasolini, pur contrario all’aborto, disse di essere favorevole alla sua legalizzazione perche consentiva di avere un controllo pubblico sulle interruzioni di gravidanza».

Il consigliere di Sdp ha quindi suggerito di provare a ragionare su come la Sardegna possa svolgere un ruolo d’avanguardia. «Non si può negare che molti ragazzi sardi si rechino in Olanda per sperimentare la cannabis. Quanto alla possibilità di coltivarla non è vero che nell’Isola non ci sia disponibilità di terreni, si tratta di una scelta. Possiamo provare a pensarci? Perché rinunciare a priori a produrre una sostanza che può avere effetti benefici per la salute?».

Il capogruppo di Cps, Pierfranco Zanchetta annunciando il suo voto favorevole alla mozione ha chiesto di poter aggiungere la sua firma al documento. «Finalmente si toglie il velo di ipocrisia. Stiamo parlando di legalizzazione e non di liberalizzazione della cannabis con prospettive interessanti per il suo uso a fini terapeutici».

Critico invece il giudizio del capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu: «Sono contrario alla liberalizzazione delle droghe. Contrario a discutere su un tema non decisivo per le sorti della Sardegna. Abbiamo rinviato legge sui funghi e discutiamo la mozione sulle droghe. Sono in difficoltà, da padre, a parlare di questo argomento. Mi vergogno delle cose sentite in quest’aula. Vorrei parlare della Sardegna dei pastori e dei centenari, mi dispiace invece parlare della Sardegna dei migranti, degli spacciatori di droga e dei delinquenti. Perché non liberalizzare anche le rapine in banca?».

Rubiu, infine, ha criticato l’intervento del consigliere Mariano Contu: «Il suo è stato un pessimo esordio. Gli agricoltori sardi non sono coltivatori di droga, Contu si vergogni di ciò che ha detto».

Pietro Pittalis, capogruppo di Forza Italia, ha preso le difese del collega Contu: «Si riferiva a un fenomeno diffuso e conosciuto. C’è una tendenza all’estirpazione di vigneti e alla coltivazione più redditizia della marijuana. Contu non parlava delle  aziende agricole ma di fenomeni criminosi che si verificano nell’Isola e sostituiscono forme sane di agricoltura».

Pietro Pittalis ha poi detto di essere contro ogni forma di protezionismo ma ha suggerito di affrontare il tema con attenzione. «Occorre pensare anche ai minorenni e una fascia di età che non ha la capacità di comprendere ciò che fa. Verso queste persone bisogna mostrare attenzione, la marijuana è porta d’ingresso per il consumo di droghe pesanti. Minimizzare dicendo che è meno pericolosa di altre droghe non ha senso. Se si parla di uso terapeutico stiamo parlando d’altro. Gli esperti confermano l’esistenza di danni all’apparato respiratorio. I consumatori abituali di cannabis sono a rischio più alto per schizofrenia e psicosi. Perché minimizzare e non tenere conto del problema?

Il presidente Ganau ha quindi dato la parola all’assessore alla Sanità Luigi Arru per il parere della Giunta.

Secondo Luigi Arru la discussione deve essere affrontata su piani diversi: «Non c’è dubbio alcuno sull’utilità della cannabis a fini terapeutici. La sostanza ha effetti benefici nella terapia contro il dolore cronico, nel trattamento associato a chemioterapia e nella cura delle spasticità dei pazienti affetti da sclerosi multipla – ha affermato l’assessore della Sanità – penso che sia da valorizzare l’ipotesi che la Sardegna possa svolgere un ruolo importante sul fronte della ricerca. Ho perplessità invece sull’utilizzo della cannabis a fine ludico, nei giovani c’è un rischio più alto di psicosi. Dal punto di vista sanitario va bene valorizzare il prodotto a fini terapeutici. La produzione della molecola è oggi affidata a un istituto militare di Firenze. Occorre capire se può essere facilitata la produzione in Sardegna. Sulla mozione la Giunta si rimette alla decisione dell’Aula».

Ha preso quindi la parola Paolo Zedda (Sdp) primo firmatario della mozione.

«La cannabis è nociva. Nessuno lo mette in dubbio, è importante combatterne l’abuso – ha detto Paolo Zedda – è però meno nociva del tabacco e dell’alcol. Non si giustifica il fatto che per i primi due la vendita sia normata e per la marijuana no».

Secondo il primo firmatario della mozione la legalizzazione funziona meglio della repressione: «In nove Stati americani la legalizzazione ha determinato un calo dei consumi soprattutto tra i più giovani. Con un atteggiamento repressivo i giovani tendono a consumarne di più. La legalizzazione consentirebbe di sperimentare altre modalità di consumo per esempio attraverso la nebulizzazione della cannabis meno dannosa dell’inalazione del fumo».

Paolo Zedda, infine, ha ribadito l’obiettivo della mozione: «In parlamento non si riesce ad approvare una legge. Se l’Italia non se la sente perché non fare noi da apripista? E’ una buon provvedimento che produce effetti benefici prima di tutto sulla salute e a caduta sul sistema sanitario e giudiziario. Ciò che chiedo è avere, in modo responsabile, un po’ di coraggio. Concordiamo con lo Stato una normativa utile e mettiamola in pratica».

Rossella Pinna (Pd) ha annunciato il suo voto contrario alla mozione per come è stata formulata. «L’intervento dell’assessore dimostra che la cannabis non è una sostanza innocua – ha detto Rossella Pinna – la letteratura dichiara e certifica rischi più alti di schizofrenia e psicosi per i consumatori, stati d’ansia e aumento degli incidenti stradali. Va potenziato l’altro aspetto quello dell’utilizzo a fini terapeutici per il trattamento del dolore cronico. Faccio una proposta: cerchiamo di stralciare dal testo le parti che trattano l’uso ricreativo e ludico e concentriamoci invece sull’aspetto del miglioramento della salute dei pazienti e sull’uso terapeutico per il trattamento del dolore. Non si tratta di scegliere tra repressione e legalizzazione ma tra informazione e disinformazione».

Giudizio condiviso da Daniela Forma (Pd): «Non è corretto mettere insieme una discussione sull’uso della cannabis a uso terapeutico con il tentativo di dare un taglio ideologico sull’utilizzo a fini ludici – ha detto Daniela Forma – c’è inoltre un problema di coerenza: in passato il Consiglio ha approvato leggi per combattere la fetopatia alcolica e la ludopatia,  ora si vorrebbero legalizzare altre dipendenze. Serve invece un’azione di sensibilizzazione e informazione sull’utilizzo della cannabis nelle scuole, nei giornali e nelle tv. Questo consentirebbe di combattere l’uso delle droghe tra i giovanissimi. La mozione va riformulata, così com’è non la voto».

Anche Augusto Cherchi (Pds) ha annunciato il suo voto contrario: «Non si possono fare differenze tra droghe più o meno dannose. Condivido la posizione dell’assessore. Chiedo al presidente della Commissione di mettere in discussione una proposta di legge sull’uso terapeutico della sostanza. C’è bisogno di un approfondimento, sono contrario all’uso ludico della cannabis».

Anche il neo consigliere Gennaro Fuoco si è detto d’accordo con l’assessore sulla necessità di distinguere i due aspetti. «A livello nazionale lo studio per l’uso terapeutico della cannabis è in fase avanzata, attualmente noi la compriamo all’estero a costi esagerati, sarebbe auspicabile la produzione in Italia. No invece all’uso ludico».

Voto contrario anche da parte di Paolo Truzzu (FdI): «Per una volta sono d’accordo con Arru, da oggi è iscritto al gruppo dei moralisti bigotti – ha affermato Paolo Truzzu – certi ragionamenti sono disarmanti: come Aula abbiamo il dovere di proporre soluzioni che aiutino la comunità che amministriamo a migliorare le condizioni sociali».

Roberto Deriu (Pd) dopo essersi schierato a favore della proposta avanzata dalla collega Rossella Pinna ha replicato ad alcuni interventi dei consiglieri che lo avevano preceduto: «Il problema ideologico non è posto da chi chiede la legalizzazione. Ideologica è la posizione che differenzia sostanze ugualmente nocive. Il proibizionismo ha fallito in tutto il mondo. E’ sbagliato continuare a dire che occorre tenere alta la guardia aumentando il sovraffollamento carcerario e criminalizzando l’uso di alcune sostanze per difendere posizioni securitarie che non sono utili alla società e che fanno aumentare i reati. Il protezionismo è praticato dagli amici della criminalità. Occorre consentire la libera scelta senza pensare al posto degli altri, l’atteggiamento paternalistico è insopportabile».

Fabrizio Anedda (Comunisti Italiani) ha dichiarato la propria astensione e sostenuto la necessità di arrivare alla legalizzazione della cannabis per uso personale.

Per Michele Cossa (Riformatori) serve un approccio pragmatico e senza ideologie. «Condivido la posizione equilibrata assunta da Rossella Pinna. Sono disposto a discutere di tutto ma non posso accettare che il modello siano gli squallidi coffee shop olandesi. Sull’ uso terapeutico nessuno può dire nulla, le posizione ideologica sulla liberalizzazione hanno nuociuto sulla discussione. Sì all’uso terapeutico, molta prudenza sugli aspetti ludici».

Angelo Carta (Psd’Az), firmatario della mozione, condividendo la posizione della collega Pinna ha invitato gli altri presentatori a modificare l’impianto del documento escludendo l’uso ludico: «Sarebbe in ogni caso un passo in avanti – ha detto Angelo Carta – io voterò a favore ma chiedo agli altri firmatari di fare uno sforzo accettando di legalizzare la parte sull’uso terapeutico e rinviare la discussione sull’uso ludico».

Alessandro Collu (Pd) ha annunciato il suo voto a favore: «Non capisco certe affermazioni. Non è vero che con la liberalizzazione si aumenta il consumo – ha detto Alessandro Collu – in questo modo verrebbe eliminato il principale soggetto portatore di interessi: lo spacciatore».

Il presidente Ganau ha quindi chiesto il parere dell’Aula sull’emendamento orale presentato da Rossella Pinna.

Paolo Zedda (Sdp) ha quindi chiesto una breve sospensione della seduta per valutare la proposta.

Alla ripresa dei lavori Paolo Zedda ha espresso contrarietà alle modifiche proposte dalla collega Pinna chiedendo di mettere ai voti la mozione: «Limitare l’uso della cannabis a fini terapeutici cambierebbe completamente il significato della mozione. Ci sono altre 11 regioni che lo hanno già fatto. Serve un cambio di passo, anche l’uso ludico si combatte  meglio con la legalizzazione e non con la repressione».

Il presidente Gianfranco Ganau ha quindi messo ai voti il documento che è stato respinto con 23 no e 19 sì.

Al termine della votazione Gianfranco Ganau ha dichiarato chiusa la seduta e convocato la conferenza dei capigruppo. Il Consiglio sarà convocato a domicilio. 

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Il Direttore generale dell’Ats (Azienda per la tutela della salute) Fulvio Moirano ha partecipato ai lavori della commissione Sanità, presieduta da Raimondo Perra (Psi), con un’audizione sugli atti aziendali della stessa Ats e delle altre aziende sanitarie.

«Vivendo qui mi sono reso conto che il Dm 70 (che definisce gli standard qualitativi, quantitativi, strutturali e tecnologici dell’assistenza ospedaliera) non può essere applicato in Sardegna così com’è e, soprattutto in alcuni territori della Regione, occorre trovare soluzioni diverse – ha detto Fulvio Moirano -. La Giunta, direi in modo ragionevole, ha utilizzato questi spazi di autonomia senza i quali la situazione della sanità sarda sarebbe stata davvero molto diversa.»

Dopo aver annunciato che, una volta approvati gli atti aziendali, l’Ats entrerà a regime entro la fine dell’estate, Moirano ha messo l’accento sul alcuni grandi “mali” della sanità sarda sui quali ha concentrato il suo lavoro: la mancanza di gare pubbliche per l’acquisizione di beni e servizi, le liste d’attesa, il personale.

Dovremo fare centinaia di gare importanti e non sarà facile, ha spiegato il manager, aggiungendo che «l’Ats costituirà a breve una struttura amministrativa specializzata in questo tipo di attività, senza trascurare il ricorso a centrali di acquisto presso altre Regioni, in modo da accorciare i tempi, spuntare prezzi migliori e raggiungere risultati economici positivi».

Per quanto riguarda le liste d’attesa, Fulvio Moirano ha sottolineato che sono in qualche modo il frutto di 8 gestioni diverse che hanno determinato una bassa qualità dell’offerta pubblica: «Solo il 50% delle prenotazioni affluisce ai Cup mentre una quota rilevante è dei primari, uno squilibrio che va corretto e ci lavoreremo anche con un progetto speciale di miglioramento inserito nel budget 2017».

Sul personale, il Direttore generale dell’Ats ha confermato l’attenuazione del blocco del turn over (su 1000 uscite potranno esserci 660 ingressi) che sarà accompagnato da una verifica molto precisa sull’impiego delle risorse umane e professionali nelle varie strutture. «In Sardegna – ha aggiunto Moirano – c’è una spesa molto elevata per il personale, concentrato in larga parte negli ospedali ed utilizzato spesso in modo non appropriato, in alcuni casi gli organici sono sotto dimensionati ma in altri c’è un surplus e molte unità sono collocate (per vari motivi) fuori turno». «Il discorso – ha continuato – va esteso anche agli interinali per i quali ci sono margini soprattutto per quanti hanno maturato una certa anzianità».

Affrontando il problema del disavanzo del sistema sanitario regionale, attorno ai 300 milioni, il Direttore dell’Ats ha affermato che «per 220 milioni è attribuibile alle aziende ed in parte ai cosiddetti extra Lea (ad esempio farmaci contro l’epatite C molto diffusa in Sardegna), spese straordinarie che non sono un male in assoluto ma che comunque aprono un buco cui va data copertura».

Sui risultati economici della gestione, al netto della rete ospedaliera, Mirano ha assicurato risparmi attorno ai 90 milioni precisando che «il bilancio 2017 sarà quello in cui si potranno verificare gli effetti concreti delle varie misure di razionalizzazione introdotte nel sistema».

«Sono consapevole delle difficoltà – ha concluso il manager piemontese – ma credo di saper fare il mio mestiere e che qui in Sardegna ci sia lo spazio per far bene.»

Nel dibattito che si è sviluppato dopo la relazione del Direttore generale dell’Ats hanno preso la parola numerosi consiglieri regionali: Edoardo Tocco e Alessandra Zedda di Forza Italia, Micheloe Cossa dei Riformatori, Angelo Carta del Psd’Az, Luigi Ruggeri e Rossella Pinna del Pd, Augusto Cherchi del Pds, Giorgio Oppi dell’Udc, Luca Pizzuto di Art 1-Sinistra per la Democrazia ed il Progresso, Emilio Usula e Fabrizio Anedda del Misto.

Dopo la pausa di domani per i lavori del Consiglio, la commissione riprenderà i lavori giovedì con le audizioni dei responsabili dell’azienda ospedaliera Brotzu e delle due Aziende ospedaliero universitarie di Cagliari e Sassari.

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L’assessore dell’Industria, Maria Grazia Piras, nel corso dell’audizione in Quinta commissione ha riferito sulla crisi del sugherificio Ganau di Tempio, sul rinnovo della concessione della cava “Su Padru” a Ossi e sull’evolversi della situazione nella miniera di bauxite ad Olmedo.

In merito alla crisi del sugherificio Ganau, l’assessore Piras ha illustrato le risultanze dell’incontro tenutosi in assessorato con i vertici dell’azienda tempiese ed i sindacati, all’indomani dell’attivazione delle procedure di licenziamento per 75 addetti. «L’azienda – ha spiegato l’assessore Piras – ha confermato le difficoltà derivanti dalla sempre crescente domanda, nei mercati internazionali di riferimento, del cosiddetto “tappo tecnico in agglomerato”, ottenuto da una miscela di granella di sughero e collanti, che garantisce la qualità dell’imbottigliato e riduce al minimo il “difetto di tappo”,  in luogo del tradizionale turacciolo di sughero che risulta più esposto al difetto per la presenza di composti organici e muffe nel sughero». Lo stabilimento gallurese, al momento, può contare solo su due linee di produzione, su un totale di sette, destinate al tappo tecnico e, così come hanno dichiarato i responsabili dell’azienda, nei magazzini sono presenti ingenti scorte di tappi tradizionali.

L’assessore ha quindi dichiarato di aver rivolto un invito all’azienda Ganau perché compia una valutazione più approfondita della situazione nel suo complesso anche in considerazione dell’ipotesi di avvio della cassa integrazione per la durata di almeno un anno, in luogo dei licenziamenti.

Sollecitata anche dalle richieste di chiarimento e dalle domande dei consiglieri Fabrizio Anedda (Misto), Gianluigi Rubiu (Udc) e Luigi Crisponi (Riformatori), l’assessore Piras ha auspicato una «politica di lungo periodo per il rilancio del comparto del sughero» ed ha mostrato favore anche per il varo di nuove norme a sostegno della coltivazione e la produzione del sughero nell’Isola.

Il presidente della commissione, Luigi Lotto (Pd), ha quindi confermato la calendarizzazione di un’audizione con l’assessore dell’Agricoltura sul tema della coltivazione del sughero.   

Quanto alle proteste dell’amministrazione comunale di Ossi contro il rinnovo e la proroga della coltivazione della cava di “Su Padru” l’assessore ha confermato la regolarità e la correttezza delle procedure e dell’operato delle diverse amministrazioni coinvolte ma ha affermato che «nel caso siano confermate le emergenze archeologiche evidenziate dal Comune, saranno riviste le autorizzazioni rilasciate per il completamento del progetto di coltivazione della cava di Ossi».

Sul futuro della miniera di Olmedo, infine, all’indomani della nota con la quale la società greca ha annunciato la rinuncia della concessione del sito della bauxite, l’assessore Piras ha informato la commissione che «l’azienda greca dovrà garantire per 50 giorni la custodia e la manutenzione del sito, degli impianti e delle strutture mentre nel frattempo si darà corso ad un nuovo avviso pubblico per la concessione della miniera». L’assessore si è quindi detta “fiduciosa” che altre aziende possano essere interessate ad operare ad Olmedo.   

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Il turismo sintesi delle politiche di sviluppo dell’Isola e un assessorato che sia realmente dell’Artigianato e del Commercio ma che, soprattutto, sappia integrarsi con il resto degli assessorati della Regione sarda. È l’obiettivo strategico enunciato dall’assessore Barbara Argiolas nel corso del suo intervento nella V commissione del Consiglio regionale, presieduta da Luigi Lotto, convocata per l’illustrazione del programma di mandato della neo assessore.

Tra le priorità evidenziate dal già responsabile delle politiche per il Turismo al comune di Cagliari: la definizione di un modello di governance regionale del turismo che abbia alla base una DMO (destination management organization) regionale capace di mettere a sistema pubblico e privato e le progettualità territoriali; la riprogrammazione degli interventi e delle risorse destinate alle manifestazioni di grande interesse turistico (la legge n. 7 del 1955); interventi nel comparto dell’artigianato (sono disponibili circa 3.5 milioni di euro) ed in particolare dell’artigianato artistico (si ipotizza una biennale per l’artigianato artistico); il rilancio dei centri commerciali naturali («possono essere partner privilegiati delle amministrazioni locali»); un complessivo miglioramento della tempestività dei dati sull’andamento turistico («la piattaforma informatica, il SIRED ha già degli upgrade importanti di sistema di rilascio dati giornalieri, ma è necessario  che anche gli albergatori facciano la loro parte e garantiscano i dati nei tempi e con le modalità concordate»).

«Obiettivi – ha dichiarato l’assessore Barbara Argiolas – che devono però fare i conti anche con la criticità rappresentata dalla scarsità dell’organico dell’assessorato che può contare solo su 75 impiegati». Ed è proprio sui problemi riguardanti la dotazione del personale che il consigliere Gianmario Tendas (Pd) e il presidente Luigi Lotto, insieme a Piero Comandini (Pd) ed Antonio Gaia (Upc), hanno rimarcato come la questione riguardi anche altri assessorati, ad iniziare da quello dell’Agricoltura, ed hanno quindi assicurato opportune sollecitazioni nei riguardi del competente assessore Filippo Spanu. «Resta il fatto – ha aggiunto Piero Comandini – che deve trovare piena applicazione la legge approvata dal Consiglio che stabilisce il passaggio del personale ex Ept all’assessorato del Turismo».

L’assessore ha approfondito, dunque, una serie di temi che sono stati oggetto di specifici quesiti posti dai diversi consiglieri regionali intervenuti ed in particolare ha precisato che per ciò che attiene la legge n. 7 che, come è noto,  ha una programmazione triennale degli interventi, si ravvisa l’opportunità di una verifica del programma così da valutare anche una rimodulazione delle risorse («si consideri che dagli undici grandi eventi  identitari originariamente previsti si è arrivati oggi a circa 53 manifestazioni»). A questo proposito l’assessore ha specificato che le domande ricevute per l’annualità 2016 sono state circa 400 a fronte di una dotazione complessiva tra triennale e risorse libere di circa  6.7 milioni di euro e che per le domande relative al 2016 restano da istruire soltanto 30 pratiche caratterizzate da un particolare livello di complessità.

Il consigliere Antonio Gaia (Upc) ha posto in evidenza la crisi del comparto dell’artigianato artistico e il proliferare del cosiddetto “lavoro in nero” avanzando l’ipotesi della defiscalizzazione per le attività del settore, mentre Fabrizio Anedda (Misto) ha invitato l’assessore a concentrare i suoi sforzi «sull’artigianato che crea produzione ed in particolare per quell’artigianato di trasformazione dei prodotti dell’agroalimentare che devono poter contare su opportune politiche di commercializzazione».

L’assessore, interrogata in proposito sul futuro della Fiera di Cagliari ha quindi affermato: «Il centro fieristico dovrà avere un futuro e reputo improbabile che possa diventare “altro” perché è in una posizione strategica ed è impensabile che la Regione rinunci ad avere uno spazio espositivo e congressuale, seppure ridimensionato».

Sui cosiddetti “spazi ex Isola” l’assessore Argiolas ha dichiarato che «dovranno reggersi nei costi e nelle attività e come tali dovranno operare in un contesto di attrattività» confermato quindi una serie di richieste per la riapertura del punto ex Isola di Porto Cervo.

Un’ulteriore domanda ha riguardato il futuro del marchio Isola sulle maglie del Cagliari calcio anche per il prossimo campionato della serie A e l’assessore non ha nascosto la preferenza per  l’impiego di un altro messaggio che espliciti in maniera più efficace e appropriata la promozione dell’artigianato sardo.

A conclusione dell’audizione, il presidente della commissione Luigi Lotto ha quindi annunciato un nuovo confronto in commissione con l’assessore Barbara Argiolas sul testo della proposta di legge unificata in materia di Turismo, così da introdurre eventuali proposte migliorative prima dell’approvazione definitiva in commissione della proposta di legge che fa sintesi di 14 Pl e che conta, al momento, 52 articoli. 

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La commissione Sanità del Consiglio regionale presieduta da Raimondo Perra (Psi) ha approvato, con l’astensione dell’opposizione, le nuove linee guida del Reis (reddito di inclusione sociale) e, con voto unanime, i regolamenti istitutivi delle Consulte di cittadinanza.

Nell’esposizione delle nuove linee guida del Reis, frutto di un confronto approfondito con l’Anci ed i portatori di interesse, l’assessore della Sanità Luigi Arru ha sottolineato che «si tratta di una misura qualificante della legislatura che vede la Sardegna all’avanguardia in Italia nell’introduzione di uno strumento che cambia profondamente il sistema di welfare regionale, privilegia l’approccio inclusivo e di crescita sociale degli interventi, mette in rete le diverse parti della pubblica amministrazione che operano nel settore. valorizza le buone pratiche che, anche in Sardegna, si sono affermate in questi anni, assicura il monitoraggio delle varie misure ed il controllo dei risultati».

«Per quanto riguarda le risorse – ha proseguito Arru – sono a disposizione per il 2017, complessivamente, ben 44 milioni che contiamo di spendere per circa l’80% in tempi molto brevi, cui si aggiungeranno fondi nazionali e probabilmente europei anche se, per questi ultimi, restano da superare alcuni problemi procedurali; in definitiva, pur sapendo che il percorso sarà difficile, siamo determinati a raccogliere la sfida di un approccio globale agli interventi di protezione sociale, non solo per ridurre la povertà ed il disagio ma, soprattutto, per riportare dentro la nostra comunità, sotto ogni punto di vista, persone e famiglie rimaste ai margini.»

«Posso inoltre assicurare – ha sottolineato ancora l’assessore della Sanità – proprio perché questo è stato uno dei temi centrali del confronto col sistema delle autonomie e il mondo dell’associazionismo, che non ci sarà una centralizzazione regionale del welfare e che, anzi, le nuove linee guida consentiranno a tutto il nostro sistema di andare a regime in modo graduale ed ordinato percorrendo una necessaria fase di transizione.»

Nel successivo dibattito sono intervenuti i consiglieri regionali Fabrizio Anedda (Misto), Luigi Ruggeri e Rossella Pinna (Pd), Giorgio Oppi (Udc) e Luca Pizzuto (Sdp), formulando suggerimenti ed osservazioni.

Il secondo argomento all’attenzione della commissione ha riguardato le Consulte di cittadinanza, organismi con una composizione articolata che, a livello regionale e locale, intervengono con pareri e proposte in materia di programmazione della politica sanitaria. Una quota dei membri (3) delle Consulte, che resteranno in carica per 3 anni e lavoreranno a titolo gratuito, sarà espressa dal Consiglio regionale e comprenderà la rappresentanza dell’opposizione.

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Al termine di un lungo dibattito sulla vertenza Aias, il Consiglio regionale ha approvato l’ordine del giorno Cocco Pietro (Pd) e più.

Aperta la seduta, il presidente Ganau, dopo la lettura del processo verbale, ha messo in discussione la mozione n. 297, presentata dalla maggioranza, sulla difficile situazione dei dipendenti dell’Aias (Associazione italiana spastici) e della Fondazione Randazzo da circa otto mesi senza stipendio.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, intervenendo  sull’ordine dei lavori, ha contestato la procedura con la quale è stato definito l’ordine del giorno dell’Aula.

«Voglio innanzitutto precisare che l’opposizione è favorevole al dibattito sulla situazione dell’Aias ma non è questo il modo giusto di discutere – ha detto Pietro Pittalis – sarebbe stato più utile esaminare prima l’argomento in Commissione in modo da acquisire i dati e sentire tutte le parti in causa: azienda, sindacati e assessorato.»

Il capogruppo azzurro ha poi paventato il rischio che il Consiglio si trasformi in un ring: «Non consentiamo a nessuno di lucrare a danno dei lavoratori – ha aggiunto Pietro Pittalis – l’ordine del giorno è un falso. La Conferenza dei Capigruppo non ha mai deciso di inserire alcuna mozione all’ordine del giorno ma di venire in Aula bypassando il lavoro istruttorio in Commissione. Si elimini la mozione e si faccia un dibattito concordato, altrimenti si viola il regolamento e si rischia di compiere un abuso. Non si può pensare di inserire argomenti a discrezione di chicchessia. Chiediamo che il dibattito sia aperto dall’assessore. La documentazione sull’Aias è arrivata solo oggi alle 12,45. Non abbiamo interessi e privilegi da difendere ma vogliamo salvaguardare i lavoratori e l’azienda. Il dibattito si svolga serenamente senza alchimie. Non ci prestiamo ad assecondare situazioni che inquinano una corretta dialettica tra maggioranza e opposizione».

Sulla stessa lunghezza d’onda il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu: «Nella Conferenza dei capigruppo del 3 aprile scorso abbiamo chiesto che la questione venisse affrontata in una seduta pubblica della Commissione Sanità alla quale invitare l’assessore, i sindacati e l’azienda. Ciò che serve è un confronto serio sui dati. La maggioranza ha invece scelto di portare la discussione direttamente in Consiglio. Oggi ci sarà l’assessore a raccontare ma nessuno a controbattere».

Gianluigi Rubiu ha poi contestato i ritardi nell’acquisizione dei dati sui rapporti tra Regione e Aias: «Sono arrivati stamattina alle 12.40, io ne ho preso visione alle 15.00. Ci è stata fornita una montagna di documenti che ha bisogno di essere letta e capita, altrimenti il dibattito è inutile. I lavoratori rischiano di tornare a casa delusi. I problemi dei dipendenti Aias e dei pazienti ci stanno a cuore. Ci interessa però salvare anche l’azienda. Questo non è il modo di procedere, non si opera con l’inganno con una mozione costruita ad arte e presentata il giorno dopo la Conferenza dei capigruppo. Impensabile arrivare oggi a un ordine del giorno unitario».

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta ha confermato le versioni dei colleghi dell’opposizione auspicando però un percorso che consenta di arrivare a una soluzione condivisa. «L’inserimento nell’ordine del giorno della mozione del centrosinistra va contro l’intendimento della Conferenza dei Capigruppo. Sembrerebbe che la maggioranza abbia voluto mandare un messaggio ai lavoratori – ha detto Angelo Carta – qui non c’è nessuno che vuole andare contro i loro diritti, la manovra della maggioranza è un inganno. Qui c’è la volontà di trovare una strada unanime per trovare una soluzione che miri alla salvaguardia dei lavoratori e dell’azienda».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, primo firmatario della mozione, ha respinto le accuse definendo “gravissime” le affermazioni della minoranza. «Vogliamo semplicemente discutere su un argomento serio. Abbiamo pensato di farlo con una mozione, normale strumento per sollecitare un dibattito. Noi volgiamo solo discutere senza la pretesa di avere la verità in tasca».

Pietro Cocco è poi tornato sulla seduta della Conferenza dei capigruppo nella quale si decise di portare in Consiglio la vertenza Aias. «La verità è una sola – ha sottolineato Pietro Cocco – noi abbiamo detto che era necessario aprire un dibattito sul tema, la minoranza chiedeva invece di discuterne in Commissione. Noi abbiamo replicato che la Commissione aveva già affrontato il tema e sentito tutte le parti in causa. Io stesso ho partecipato ad alcune riunioni. Ritenevamo che fosse utile discuterne in Aula, senza fare melina chiedendo all’assessore di venire a riferire in Consiglio. La minoranza ha chiesto di mettere la questione ai voti, la maggioranza ha così deciso di arrivare in Aula. Nonostante ciò, è nostro intendimento discutere serenamente e trovare una via d’uscita. Questa è una situazione che si trascina da anni, non troveremo oggi la soluzione».

A Pietro Cocco ha replicato Alessandra Zedda (Forza Italia): «La minoranza non ha votato alcun documento in Conferenza dei capigruppo. Chiedevamo di fare un lavoro diverso con un’istruttoria in Commissione – ha detto Zedda – l’opposizione non ha votato contro i lavoratori e contro nessuna mozione. Chiedevamo una procedura differente. Anche noi no abbiamo amici o nemici. Chiediamo solo il rispetto delle regole».

Contro la decisione di portare in Aula il dibattito sull’Aias senza un passaggio in Commissione Sanità si è schierato il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni: «Avremmo voluto parlarne serenamente in Commissione dove potevano essere trovate le soluzioni. Noi non vogliamo imbrogliare nessuno, vogliamo sapere la verità e ne chiediamo conto all’assessore. Ormai non si risponde più  ai quesiti che pone un consigliere. E’ ora di farla finita con la difesa di interessi indifendibili. Bisogna pensare prima di tutto ai malati e a chi ha bisogno di essere curato. Occorre capire perché non si pagano gli stipendi, perché un’azienda non viene messa nelle condizioni di pagarli – ha detto Dedoni – non vorrei che qualcuno mirasse a ripetere errori fatti in altre aziende del Sulcis».

Un invito a un dibattito pacato è arrivato dal capogruppo di Sdp Daniele Cocco: «Sono convinto che le proposte di soluzione possano essere condivise da tutti i 60 consiglieri presenti in questa assise – ha detto Cocco – nessuno ha la verità in tasca. Quale occasione migliore di chiedere all’assessore le informazioni che finora non abbiamo avuto. Al centro delle politiche sanitarie devono essere messi prima i pazienti poi i lavoratori e l’Azienda. L’obiettivo è risolvere il problema in modo definitivo, ci sono dipendenti che da 9 mesi non ricevono lo stipendio. Mi auguro che l’assessore possa dare oggi le risposte alle nostre domande».

Secondo Cocco, dunque, non va persa l’occasione per fare chiarezza: «Nessuno è contro nessuno. Il Consiglio non vuole esprimere giudizi, il nostro compito è quello di proporre una soluzione o condividere un percorso che porti a una soluzione – ha concluso il capogruppo di Sdp – l’assessore chiarisca, non buttiamola in caciara questo è un argomento serio, stiamo parlando della vertenza più importante dell’Isola».

Antonio Solinas (Pd) ha difeso il diritto della maggioranza di presentare una sua mozione. «Questo è previsto dal regolamento – ha detto Antonio Solinas – non abbiamo interessi da difendere, non so se questo valga per tutti. Sembra quasi che la minoranza abbia difficoltà, quasi paura a discutere. Nostra preoccupazione è che ci sono lavoratori senza stipendio da nove mesi».

Edoardo Tocco (Forza Italia) ha precisato che in Commissione non c’è mai stato un confronto serio tra le parti in causa. «I dirigenti Aias solo stati sentiti solo una volta».

Giuseppe Fasolino ha contestato la decisione di inserire la mozione all’ordine del giorno. Il presidente Gianfranco Ganau lo ha invitato a limitare il suo intervento sull’ordine dei lavori. Ne è nato un vivace scambio di battute al termine del quale Gianfranco Ganau ha tolto la parola all’esponente della minoranza.

Anche Marco Tedde (Forza Italia) ha contestato l’oggetto dell’ordine del giorno. «La mozione è stata inserita in modo surrettizio. Il documento è stato presentato il giorno dopo la Conferenza dei capigruppo. Noi chiedevamo invece di avere i dati per poter capire la situazione e intervenire in aula con cognizione di causa. Come possiamo interloquire con un assessore che interverrà alla fine del dibattito? Sarebbe meglio sentirlo subito».

Anche Oscar Cherchi (Forza Italia) ha appoggiato la richiesta presentata dai suoi colleghi di partito: «Si elimini la mozione e sentiamo invece la relazione dell’assessore Arru».

Il consigliere di Forza Italia Stefano Tunis, dopo aver ricordato che ci sarà la discussione di merito, ha affermato che dal punto di vista procedutale «è utile che l’assessore apra il dibattito che poi potremmo concludere con un ordine del giorno unitario; propongo una nuova riunione della conferenza dei capigruppo per riformulare l’ordine del giorno in linea con il sentire comune già espresso dal Consiglio».

Per i Riformatori sardi il consigliere Michele Cossa ha osservato che «la procedura fin qui seguita va corretta come ha suggerito il collega Daniele Cocco perché è interesse di tutti evitare una inutile corrida e concentrarsi, invece, sul destino dei lavoratori che non ricevono lo stipendio da mesi». «Il nostro dibattito – ha sostenuto – deve essere aperto all’insegna della chiarezza e per questo dobbiamo partire dalla relazione dell’assessore».

Il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi ha espresso in apertura dispiacere perché «fra bugie e verità abbiamo perso un ora senza risolvere il problema, anche se in capigruppo l’accordo per discussione in Consiglio doveva andare di pari passo con un  approfondimento in commissione che però non c’è stato». «Lo stesso capogruppo di Sdp Daniele Cocco – ha proseguito Oppi – ha detto che fino ad oggi non ci sono state risposte, ma l’esigenza di una mozione unitarie c’è e rimane; il problema è se la Regione è disponibile a dare risorse all’Aias, cosa accaduta altre volte in passato generando problemi difficilissimi poi risolti con una trattativa, quindi è opportuno ritrovare le opportune convergenze».

Il presidente Gianfranco Ganau ha precisato che la procedura seguita dalla conferenza dei capigruppo è stata regolare e conclusa con un voto di maggioranza; quanto alla mozione, ne è stata presentata una ma potevano essercene altre.

Intervenendo ancora sull’ordine dei lavori, il capogruppo di Forza Italia Pittalis, ha manifestato «grande rispetto per le decisioni della presidenza ma qui si sta mistificando la realtà e vorremmo che lei fosse sempre garante delle regole». «Chiedo alla maggioranza ed alla presidenza – ha aggiunto Pittalis – di introdurre il dibattito con l’intervento dell’assessore della Sanità; è un problema di forma ma anche di sostanza, altrimenti da oggi in poi saremo irremovibili su tutto, senza alcuna eccezione alle regole».

Il presidente Gianfranco Ganau ha ribadito che i lavori proseguiranno con la presentazione della mozione, seguita dall’intervento dell’assessore.

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha chiesto una breve sospensione dei lavori, che il presidente ha accordato.

Alla ripresa della seduta, il presidente dell’Assemblea ha dato la parola al primo firmatario della mozione Pietro Cocco (Pd) per illustrarne il contenuto.

Il capogruppo del Pd ha dichiarato in apertura che l’iniziativa della mozione nasce «dal perdurare di una situazione molto grave di cui il Consiglio deve occuparsi, senza pregiudizi e preconcetti, per restituire serenità a chi lavora e garantire ai cittadini le necessarie prestazioni socio-assistenziali, tenendo presente che c’è una questione particolarmente urgente riguardante il destino di 1200 lavoratori che hanno un arretrato di 9 mesi più la tredicesima e vivono uno stato di tensione altissimo, anche perché al momento sono falliti tutti i tentativi di mediazione».

Al di la della situazione, comunque, c’è secondo Pietro Cocco «la necessità di conoscere per intero lo stato dei rapporti fra azienda e Regione, del dare e dell’avere, dei contratti in essere e dei servizi erogati, di verificare se i servizi erogati corrispondono ai soldi pubblici corrisposti all’azienda». «Un lavoro molto complesso – ha precisato il capogruppo del Pd – a causa di lunghi arretrati, contenziosi e sentenze di diversi tribunali nel frattempo intervenute». «La richiesta che formuliamo – ha concluso l’esponente del Pd – è che siano pagati gli stipendi arretrati ex art 1676 codice civile ed inoltre che la Regione tratti con l’azienda per reintegrare i lavoratori licenziati; insomma occorre intervenire con rapidità per garantire i diritti dei lavoratori ed il diritto alla salute dei cittadini».

A nome della Giunta l’assessore della Sanità Luigi Arru ha auspicato in apertura che «le cose siano ricondotte ad un giusto clima di ragionamento», sottolineando di «non aver mai negato piana disponibilità al confronto sia al Consiglio che alla commissione ed invitando i lavoratori a sospendere lo sciopero della fame».

Quello dell’Aias, ha proseguito Arru, «è un problema vecchio e complesso, nato quando ero uno studente di medicina e sviluppatosi in un periodo molto lungo durante il quale si sono avvicendati ben 13 assessori della Sanità, per cui mi atterrò ai numeri».

Al 2014, ha detto l’assessore entrando nel dettaglio del riepilogo delle cifre, «esisteva, secondo i dati del prefetto Giuffrida, un contenzioso di 44 milioni risalente in parte al 1995, un periodo precedente alla nascita delle Asl; su questa ed altre partite ho chiesto una verifica ai commissari dando disposizioni per i pagamenti che risulta siano stati effettuati nell’arco di 60-90 giorni». «Riepilogando – ha spiegato ancora l’assessore, «dal 2014 al 2016 le Asl hanno versato all’Aias circa 88 milioni, più 25 nel triennio versati a strutture sul territorio, un flusso di circa 40 milioni l’anno». «La complessità della situazione – ha sintetizzato Arru, «nasce anche da un possibile credito contestato di 12 milioni, dico possibile perché in realtà non si tratta di un debito del sistema sanitaria ma di superamento dei tetti di spesa e di fatture tariffe contestate, un contesto delicato in cui esistono dubbi sull’autorizzazione ad erogare le prestazioni. Da parte nostra c’è tutta la disponibilità a proseguire le verifiche superando le versioni contrapposte delle parti che probabilmente potrebbero essere risolte trasferendo il compito dell’approfondimento ad un soggetto terzo». «Mi riservo di intervenire ancora» ha detto infine Arru, a conclusione del dibattito.

Dopo l’assessore Arru ha preso la parola l’on. Tunis (FI), che ha detto: «Ringrazio l’assessore Arru per la garbata ed esaustiva informativa che ha dato all’assemblea. E’ necessario mettere in relazione tutte le informazioni che si possono ottenere da tutti i punti di vista, non solo quello dei lavoratori o dell’Aias. Certo, c’è il dubbio sul quantum che la Regione deve all’Aias ma non c’è dubbio sul fatto che queste somme siano andate a montare nel tempo dentro i bilanci dell’Aias, che così è diventata insolvibile. Dopo tanti anni non possiamo parlare di crediti deteriorati e oggetto di transazione, perché i bilanci approvati in passato non lo consentirebbero. Allo stesso modo è del tutto indispensabile che l’Assemblea si faccia carico del fatto che le prestazioni devono essere erogate a migliaia di persone: questo e soltanto questo è il nostro compito, al di là dei disastri che l’amministrazione regionale ha prodotto in questo tempo con le sue disfunzioni e i suoi ritardi».

Per Oscar Cherchi (FI) «vanno date risposte istantanee a questo problema e la mozione del centrosinistra non offre nessuna soluzione in questo senso. Dobbiamo uscire stasera dal Consiglio regionale con una risposta importante per i pazienti e per i lavoratori. Certo, si tratta di prestazioni convenzionate attraverso le Asl e le Asl ogni anno hanno il terrore di superare il tetto di spesa. Sono corretti i dati che hanno fornito all’assessore Arru o sono inventati? Dobbiamo accertarlo rapidamente per individuare davvero una soluzione che duri nel tempo. E non è dentro un’aula che si può effettuare questo confronto tecnico».

Ha preso la parola Francesco Agus (CP), secondo cui «questo dibattito è solo l’ultimo capitolo di una lunga serie di vicende politiche che riguardano l’Aias. Un tema come questo merita una discussione pubblica perché le implicazioni di questa vicenda sono abnormi, per i pazienti e per i lavoratori, che non percepiscono lo stipendio anche da nove mesi. Lo stipendio dei lavoratori è sacro, non sono legittimi gli scudi umani: su questo dobbiamo essere chiari. Soprattutto quando parliamo di lavoratori che portano avanti un servizio pubblico sanitario. L’auspicio è che la giornata di oggi sia utile e che i lavoratori riprendano da questo mese a ricevere la loro retribuzione. Parallelamente chiedo sia data certezza sul pagamento degli arretrati: prima o dopo ma non mai».

Per Ignazio Locci (FI) «la politica non può restare insensibile davanti alle proteste estreme dei lavoratori. Ci chiediamo, però, chi autorizza le prestazioni che l’Aias ha erogato. Vogliamo sapere chi le richiede dentro le aziende sanitarie, se lo fa con leggerezza o meno. Presto o tardi dovremo affrontare anche nuove vertenze sul numero degli operatori rispetto ai servizi sociosanitari erogati, soprattutto se ci saranno tagli al personale. Diciassette milioni di euro di prestazioni contestate, dodici milioni di euro di debiti dalla Regione verso Aias. Mi pare una situazione molto complessa».

E’ intervenuto anche Fabrizio Anedda (Misto), secondo cui «il sistema Aias conta circa 1400 dipendenti che vantano 9 mensilità arretrate. Non so se per scelta o per idiozia la politica sarda ha lasciato il monopolio ad Aias della riabilitazione. In trent’anni l’assessorato alla Sanità non si è organizzato: è possibile? Dobbiamo decidere rispetto all’alternativa al monopolio».

Annamaria Busia (CP) «se è vero che questo non è un tribunale è anche vero che la politica serve per dare indicazioni e soluzioni ai problemi. Che cosa intende fare l’assessore Arru per trovare una soluzione a questo contenzioso che sta ingessando un intero comparto della Sanità oltre ai profili di responsabilità per danno erariale? C’è poi un ulteriore punto da chiarire, non secondario: la Regione ha pagato prestazioni extrabudget o no?   A quale anno risalgono i crediti più vecchi? Sono prescritti o sono oggetto di cause civili? Ecco, servono risposte concrete su questo e le attendiamo dall’assessore Arru, al quale ho avuto modo in altre occasioni di affrontare il tema”.

Alessandra Zedda (FI) ha esordito dicendo che «siano trenta giorni o novanta o mesi ma la Regione è in ritardo con i pagamenti e siamo in grado di dimostrarlo. Dobbiamo chiarire il discorso del budget, soprattutto nel 2016 perché è da quell’anno che si sono manifestati i maggiori ritardi nei pagamenti. Non discuto i dati dell’assessore Arru ma discuto sulla necessità di trovare un percorso che possa consentire ad Aias di pagare gli stipendi. Il mio vuole essere un contributo propositivo: possiamo anche pensare di pagare direttamente i dipendenti, com’è avvenuto in passato».

Per Marco Tedde (FI) «l’argomento è serio ma deve essere l’assessore a risolverlo. E se l’assessore Luigi Arru ne è a conoscenza da tempo perché siamo ancora a questo punto. Non ci devono spaventare i problemi vecchi quando siamo al governo: chi governa si fa carico di tutto. Ma chi dovrebbe essere il terzo, nel ragionamento dell’assessore Arru, che deve occuparsi di incontrare le parti e risolvere questo problema. Intanto, la Regione cominci a pagare le somme non contestate altrimenti gli interessi e le spese legali si aggiungeranno al capitale che già la Regione deve, con sentenze non più impugnabili».

Dopo Marco Tedde ha preso la parola l’on. Eugenio Lai (SDP), che ha detto: «Sarà per la mia giovane età o perché non mi piace girare introno sui problemi ma non può essere messo sullo stesso piano chi viene pagato a 90 giorni e chi non paga da nove mesi i lavoratori. E non accetto che si dica che alcuni consiglieri regionali vogliono cavalcare questa situazione sulle spalle dei lavoratori. Al primo piano ci devono essere i diritti dei lavoratori e il servizio da erogare. E’ dovere della politica intervenire nei confronti dei più deboli, ovvero i lavoratori: ben venga una commissione sull’Aias ma si paghino subito i lavoratori. E nessuno dica che “solo dieci dipendenti stanno facendo lo sciopero della fame”. Riportiamo nel servizio pubblico il servizio della riabilitazione».

Per Edoardo Tocco (FI) «alla fine dei giochi è l’assessore Arru che deve prendere la palla in mano. Non siamo noi oggi a risolvere il problema ma Luigi Arru e il manager Fulvio Moirano. Anche se oggi votiamo un parere favorevole domani i lavoratori non avranno gli stipendi. L’assessore chiami Moirano e trovino una soluzione: noi siamo già d’accordo per tutelare i lavoratori e chiedo che la commissione Sanità sia convocata nelle prossime 48 ore».

Per l’on. Luigi Ruggeri (PD) «non c’è dubbio che l’Aias si sia manifestata con professionalità e cultura della sanità quando la Regione non c’era. Ma oggi non è più così e dobbiamo interrogarci sul fatto se questo modello abbia un futuro sostenibile. Abbiamo il dovere di interrogarci in particolare sulla gestione dei lavoratori, che devono essere nei pensieri del committente pubblico insieme ai pazienti.  I lavoratori non sono carne da macello, come spesso capita nelle vertenze industriali della Sardegna. L’altro vero tema è la qualità e la appropriatezza del servizio erogato oggi, soprattutto dentro le residenze psichiatriche. Per questo chiediamo che si attivi l’assessore, per i competenti doveri di indirizzo e di controllo. Compreso il dovere di accertare come avviene la remunerazione dei dipendenti».

Il consigliere dei Riformatori sardi, Michele Cossa, ha invitato il Consiglio ad avere un approccio terzo nei confronti della vertenza Aias, definito «un problema gigantesco che coinvolge migliaia di dipendenti e di pazienti ed una platea enorme di fornitori». «Il problema non è nuovo – ha aggiunto l’esponente della minoranza – ma in questi ultimi anni è vero che ha assunto dimensioni mai viste prima». Michele Cossa ha definito paradossale la situazione del ritardo dei pagamenti che costringe l’Aias alle anticipazioni bancarie: «Così una parte consistente del denaro pubblico se ne va in interessi bancari».

Il consigliere dei Riformatori ha quindi replicato a quanti hanno ipotizzato l’erogazione pubblica dei servizi resi dall’Aias («Costerebbe molto di più e parlare di 12 milioni di debiti contestati ci fa capire l’assurdo della situazione»). Michele Cossa ha quindi auspicato che la Regione paghi almeno le somme che non sono oggetto di contestazione per agevolare il pagamento degli stipendi arretrati ed ha invitato l’azienda a revocare licenziamenti e sanzioni nei confronti dei dipendenti.

Antonio Solinas (Pd) ha affermato che «la prima azione da porre in essere è la verifica della convenzione tra la Regione e l’Aias e quindi garantire che il personale sia messo nelle condizioni di offrire prestazioni e servizi”. L’esponente della maggioranza ha invitato l’assessore ad adoperarsi per accelerare la definizione del  contenzioso e dare «una boccata d’ossigeno all’azienda». A giudizio di Solinas, il Consiglio dovrà quindi adoperarsi «per ristabilire un clima di serenità tra lavoratori e azienda» per far sì che «la Regione possa pagare direttamente gli stipendi arretrati ai dipendenti».

Il consigliere dell’Udc, Giorgio Oppi, ha evidenziato la riduzione dei fondi erogati all’Aias nel corso dell’ultimo triennio («si è passati dai 36 milioni di euro del 2014 agli attuali  24 milioni») ed ha lamentato il ritardo nella presentazione dei documenti ai consiglieri nonché il mancato accoglimento della richiesta per un incontro chiarificatore in commissione con l’assessore. A giudizio dell’esponente della minoranza la cosa fondamentale «è sapere a quanto ammonta il credito che la Regione ha riconosciuto all’Aias». Giorgio Oppi ha quindi ricordato la riduzione del budget 2016 con effetto retroattivo («comunicata cioè alla fine dell’anno a valere però sulle prestazioni erogate a partire da gennaio») ed ha auspicato una allentamento delle tensioni. «Propongo che la Regione – ha affermato il leader dei centristi – anticipi parte delle somme dovute ai lavoratori e ricordo a tutti che una riduzione del budget del 20% significa una riduzione del personale del 20%».

Il consigliere Luca Pizzuto (Sdm) ha affermato di avere una impostazione ideologica al problema: «Ho un impostazione ideologica secondo la quale i lavoratori hanno ragione anche quando hanno torto, ma non è il caso dell’Aias perché i suoi dipendenti hanno solo ragione». A giudizio di Pizzuto i crediti vantati dall’Aias non sono tali da giustificare il ritardo di 9 mesi nel pagamento degli stipendi e l’esponente della maggioranza ha quindi sollecitato un accordo con l’azienda che preveda il pagamento immediato delle retribuzioni arretrate. «Se così non sarà – ha affermato Pizzuto – si passi ad altre misure come la sospensione dell’accredito e ai pagamenti diretti ai lavoratori, preparando nel contempo l’ingresso del pubblico nei servizi della riabilitazione e ponendo fine al monopolio dell’Aias».

«L’onorevole Pizzuto si ispira alla Cina e alla Corea del Nord», ha replicato il capogruppo dei Riformatori sardi, Attilio Dedoni, «e mi chiedo come si faccia ad accettare che una pubblica amministrazione riduca il budget dei servizi offerti da operatori privati a fine anno ma con effetto retroattivo». «La verità – ha aggiunto l’esponente della minoranza – è che in questi anni si tende a pagare meno per nascondere il mancato contenimento della spesa in sanità». Dedoni ha invitato l’assessore a pagare direttamente gli stipendi ai dipendenti dell’Aias: «È una cosa semplice, pagate direttamente i lavoratori e smettetela di strumentalizzare il loro disagio».

Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, ha evidenziato il ruolo centrale dell’assessorato nella definizione della vicenda ed ha ricordato che «l’Aias è un’azienda sarda che non scappa come invece hanno fatto tante altre aziende a cui non avete né chiesto il Durc né altro tipo di patenti». «La vertenza Aias – ha dichiarato l’esponente della minoranza – può concludersi positivamente ma l’azienda ritiri i licenziamenti e i dipendenti cessino sciopero della fame, solo così potremo favorire un confronto con la Regione con l’impegno di pagare subito le somme non in contenzioso».

Il capogruppo di Sinistra democrazia e progresso, Daniele Cocco, ha insistito «sull’inaccettabile e ingiustificato ritardo nel pagamento degli stipendi ai lavoratori» ed ha rimarcato la necessità di dati certi sui crediti e sui contenziosi di Aias con la Regione. Il capogruppo di maggioranza ha quindi invitato l’assessore ad un «passaggio in commissione insieme ai tecnici» per un quadro definito e certo della questione.

«Dopo quattro ore di dibattito la maggioranza arriva alla proposta che abbiamo formulato in sede di capigruppo e in apertura di seduta – ha attaccato il capogruppo Udc, Gianluigi Rubiu – e come avevamo previsto i lavoratori non avranno nessuna risposta da questo confronto in Consiglio». L’esponente della minoranza ha ribadito la proposta formulata in precedenza da Oppi con l’invito all’assessore di anticipare il pagamento degli stipendi ai dipendenti dell’Aias.

Dopo Gianluigi Rubiu è intervenuto Giovanni Satta (gruppo misto) che ha detto che bisogna iniziare a essere lineari. «Ci sono dei diritti e dei doveri – ha aggiunto – che devono essere rispettati». Per Giovanni Satta l’azienda va salvata. E’ necessario, pertanto,  che si vada subito in commissione per dare risposte ai lavoratori.

Gianfranco Congiu (Partito dei sardi) ha spiegato che il suo gruppo ha aderito alla mozione 297 perché la formulazione era la più opportuna. «Siamo vicini alle persone che in questo momento stanno soffrendo – ha aggiunto – e il testo laico della mozione era quello che più si adatta alle esigenze del momento. Non si possono trovare in qualche ora soluzioni che non sono trovate in 60 anni. Noi dobbiamo tracciare – ha concluso –  il baricentro della nostra attività per il futuro. Dobbiamo cercare di colmare quelle discrasie contrattuali che esistono. Dobbiamo giungere a una riscrittura di un nuovo modello di erogazione di quei servizi.  Si devono riscrivere i rapporti».  

Il capogruppo Pietro Pittalis (FI) ha detto che questo dibattito è stato utile ma non produttivo. Perché non ci sono state  proposte per dare soluzioni  a questo problema. L’assessore stasera – ha sottolineato – ha fatto il suo dovere: ha dato i dati. Non condivido invece il parlarsi addosso della maggioranza che doveva invece individuare almeno qualche proposta concreta. Pietro Pittalis ha detto che in Aula non è stato riconosciuta l’attività meritoria dell’Aias e della Fondazione che spesso si sono  sostituite al pubblico. Sembra quasi – ha aggiunto – che ci sia  il tentativo di regolare i conti con la fondazione e con una famiglia perché forse c’è qualcuno che vuole accaparrarsi il mercato. Quando i colleghi del centrosinistra dicono che alla fine del dibattito si torna in commissione danno  ragione alla minoranza: il dibattito doveva svolgersi nella sede competente: la commissione.

Alla fine dell’intervento dei capigruppo ha preso la parola l’assessore Arru che ha garantito l’ impegno a confrontarsi in commissione per cercare la soluzione più  adatta, sempre nel rispetto del diritto positivo. Quindi, massima disponibilità e massima apertura nei confronti dei lavoratori.

Pietro Cocco (Pd), primo firmatario della mozione,  ha annunciato la predisposizione di un ordine del giorno e ha confermato che la discussione su questa vertenza era meglio farla in Consiglio, alla luce del sole, davanti al pubblico. Le proposte che faremo speriamo siano condivise anche dalla minoranza.

Per consentire la predisposizione dell’ordine del giorno i lavori sono stati sospesi  per qualche minuto.

Alla ripresa dei lavori il presidente Ganau ha detto che sono stati presentati due ordini del giorno. Il primo (Pietro Cocco e più) è stato approvato (presenti 46, sì 26, no 17). Bocciato il secondo (Pietro Pittalis e più) con 18 voti a favore e 25 contrari. L’ordine del giorno approvato impegna il presidente della Regione, la Giunta e l’assessore della Sanità a sollecitare l’AIAS ad effettuare la certificazione dei propri bilanci per accertare l’effettiva consistenza dei crediti vantati; a prevedere che nei contratti stipulati dall’ATS con gli erogatori privati vi siano esplicite clausole di salvaguardia delle retribuzioni dei lavoratori che, se disattese, potranno essere causa di revoca dell’accreditamento;  ad adottare un atto di indirizzo in base al quale il pagamento delle retribuzioni pregresse avvenga ex articolo 1676 del codice civile e che il contenzioso, se possibile, venga risolto in via transattiva. L’ordine del giorno impegna anche ad avviare una ricognizione degli operatori privati potenzialmente interessati a svolgere questi servizi sanitari e socio sanitari  in grado di superare il monopolio in atto.