22 December, 2024
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La difesa dell’identità e delle diversità culturali quali elementi portanti del dialogo tra i popoli. «Perché i diritti culturali sono parte dei diritti fondamentali dell’uomo che devono essere preservati, anche per il rispetto della dignità umana». E nella ricerca di questo dialogo c’è la necessità di creare reti, network e ponti per facilitare l’incontro tra i popoli che tenga conto dei valori per generare inclusione.

Sabato si è aperto centrando, sin da subito, i temi portanti dell’appuntamento che, dal 2015 a oggi, ha messo il paese di pescatori al centro del bacino Mediterraneo, rappresentando una vera e propria occasione di apertura e dialogo tra popoli. La quinta edizione di Dialogando, che ha trovato nelle sale del museo della Tonnara la sua location ideale, ha messo attorno al tavolo esperti di cooperazione, studiosi, docenti universitari ed esponenti religiosi che hanno dato vita a un convegno che ha concentrato l’attenzione su religione, dialogo interculturale ed interreligioso quindi sul ruolo della donna. Al centro anche argomenti quali la diplomazia, il paecekeeping, il ruolo delle reti di supporto per le donne e le vittime di tratta, quindi l’università nell’educazione e nella cooperazione.

Ad aprire il convegno è stato il primo cittadino Antonio Diana che ha ricordato l’importanza di Dialogando, nato nel 2015, in un periodo complesso e caratterizzato dagli attentati terroristici in Francia.

E a rompere il ghiaccio per prima, nella sezione moderata dal direttore della Nuova Sardegna Antonio Di Rosa, è stata Anna Paolini, direttore Unesco a Doha, che nel focalizzare il ruolo dell’agenzia da lei rappresenta in Qatar, ha ricordato come nel mondo oltre 70 milioni di persone, a causa di particolari condizioni economiche e politiche, vivono lontani dai loro paesi di origine. Di questi 70 milioni circa 41 milioni sono sfollati, 36 milioni sono rifugiati e circa 3,5 milioni richiedenti asilo. «È un momento particolare – ha detto – in cui abbiamo visto crescere atti di estremismo religioso, di violenze, di odio verso le minoranze etniche e religiose. Si parla di conflitti di ordine nazionale e internazionale che aggiungono povertà. A questi si aggiungono disastri di origine naturale, movimenti interni di persone, atti di terrorismo e pandemia».

Il ruolo dell’Unesco è quello di favorire la pace e la sostenibilità. La difesa della pace deve iniziare dal diaologo tra i popoli, ha detto ancora la rappresentante dell’Unesco che ha ricordato alcuni progetti particolari sostenuti dall’Agenzia e incentrati sulla promozione culturale, interreligiosa, l’educazione, la comunicazione e la prevenzione degli estremismi.

Un dialogo che l’arcivescovo di Sassari, monsignor Gianfranco Saba, ha avvicinato al concetto di casa e dell’abitare «che – ha affermato – significa prendersi cura, della persona, dell’ambiente. Ecco allora che non possiamo non abitare e la casa è la cosa tangibile del nostro essere, che ci lega al prenderci cura, come fatto distintivo dell’essere umano. La capacità di abitare interiormente prepara l’ambiente attorno a noi, ci interpella su come stiamo strutturando la nostra vita».

L’abitare quindi ci pone di fronte agli altri, implica tensioni verso un processo culturale che deve portare l’uomo a superarli. E sebbene possa sembrare strano, una delle vie per sviluppare il dialogo è l’esperienza del silenzio. «Nel silenzio matura la parola vera – ha detto ancora monsignor Saba – e la parola è una risonanza del silenzio».

A sottolineare la necessità di un dialogo laico è stato l’arcivescovo di Damasco Jihad Mtanos Battah che si è concentrato sul dialogo religioso e interculturale in Siria.

Un concetto quello dell’uguaglianza che è stato ribadito da Amal Al Masri, rappresentante del forum libanese delle donne, che ha ricordato come le donne arabe siano ancora discriminate e non possano partecipare alla vita politica, fatte alcune sparute eccezioni.

Di dialogo interreligioso, interculturale, interlinguistico ha parlato Fabrizio Lobasso, console d’ambasciata e Capo ufficio Africa Orientale e Corno d’Africa, sottolineando i progetti realizzati in Sudan.

Accanto al dialogo un ruolo importante lo gioca la cooperazione. E questo è stato il tema della seconda parte del convegno che ha visto protagonista l’Università di Sassari impegnata nell’attivazione di nuovi corsi nei Paesi in via di sviluppo.

Nell’ambito della cooperazione decentrata, interessante il progetto presentato da Giustina Casu dell’Associazione di volontariato Acos che da 12 anni si occupa del supporto alle donne e ai minori vittime di tratta. «Dal 2007 al 2012 abbiamo contattato 167 donne – ha detto – in gran parte provenienti dalla Nigeria». Per la maggior parte si tratta di donne sfruttate dal punto di vista lavorativo e sex-workers.

«Dal 2016 al 2019 il numero si è ridotto a 137. Questo – ha ripreso – può far pensare che il fenomeno sia in diminuzione o superato, ma non è così. Il rachet sta spostando le donne negli appartamenti, non facilmente raggiungibili dai volontari delle unità di strada che, con difficoltà hanno contatto con le donne per far conoscere quali siano i loro diritti di salute», ha concluso.

Infine spazio anche all’esperienza locale stintinese, rappresentata dai ragazzi di Stintino Holidays che con Fabrizio Contini ha spiegato il significato del progetto turistico e non solo, in particolare di quello fotografico dedicato a Hospitaly has no boundaries. Un progetto – è stato illustrato – volto a creare dialogo con gli stranieri e attraverso il quale scambiare esperienze e tradizioni.

Il convengo è stato organizzato dall’associazione il Tempo della Memoria in collaborazione con il comune di Stintino, il Mut, il Centro studi sulla civiltà del mare, l’Università di Sassari, il corso universitario sulla Sicurezza e cooperazione internazionale e la Fondazione Accademia.

Al convegno, durante il quale sono state proiettate le immagini realizzata da Mauro Fancello sull’Asinara ai tempi del carcere e sulla Vela latina degli anni Novanta, hanno partecipato, il prefetto di Sassari Maria Luisa D’Alessando, il questore di Sassari Diego Buso, Gennaro Capoluongo, consigliere ministeriale aggiunto della segreteria del Dipartimento della Pubblica sicurezza in materia di cooperazione internazionale di polizia, il docente dell’Università di Sassari Salvatore Rubino quindi Massimo Carpinelli, rettore dell’Università di Sassari, Aziz Pollozhani, rettore dell’Università Mother Theresa di Skopije in Macedonia, lo storico Attilio Mastino e già rettore dell’Università di Sassari, Piero Cappuccinelli dell’Accademia nazionale dei Lincei quindi Luciano Gutierrez, pro-rettore Università di Sassari con la delega al programma Erasmus e cooperazione internazionale. E ancora il docente dell’Università di Sassari Quirico Migheli, Angela Mameli, vice presidente della Fondazione di Sardegna, Luca Bondioli del Museo delle Civiltà, Federico Chiodi, direttore della Associazione italiana per la solidarietà tra i popoli, Francesco Squarotti del Gruppo Umana Solidarietà,Fabrizio Contini di Stintino Holidays. Infine, Stefania Zanetti dell’Università di Sassari e gli studenti del corso Sicurezza e cooperazione internazionale Salvatore Correddu, Gabriele Dore, Isabella Fois, Norma Luisa Migheli, Alessandra Rubelli.

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Religione, cultura, processi di pace e cooperazione internazionale, ritorna ricca di temi di attualità la quinta edizione di Dialogando, il convegno internazionale che dal 2015 rappresenta una vera e propria occasione di apertura e dialogo tra popoli. Il 30 novembre, a partire dalle ore 9,30 a ospitare l’evento sarà il museo della Tonnara di via Lepanto.

Qui si ritroveranno esperti di cooperazione, studiosi, docenti universitari ed esponenti religiosi per dare vita a un convegno che concentrerà l’attenzione su religione, dialogo interculturale e interreligioso quindi sul ruolo della donna. Al centro ci saranno anche argomenti quali la diplomazia, il paecekeeping, il ruolo delle reti di supporto per le donne e le vittime di tratta, quindi l’università nell’educazione e nella cooperazione.

Sei le sessioni previste che sabato daranno spazio anche al dibattito e al confronto. Ad aprire i lavori sarà l’intervento del prefetto di Sassari Maria Luisa D’Alessandro. Si inizia subito con il tema portante che ha sempre distinto Dialogando: Il dialogo interreligioso e interculturale. A moderare la prima sezione, che inizierà alle 9,30, sarà Antonio Di Rosa, direttore del quotidiano La Nuova Sardegna. Sono previsti gli interventi di Anna Paolini, direttore Unesco a Doha, dell’arcivescovo di Sassari, monsignor Gian Franco Saba, dell’arcivescovo di Damasco Jihad Mtanos Battah e di Amal Al Masri, componente del Forum libanese delle donne.

La seconda sessione, dal titolo Dialogo sul nuovo Sudan, sarà moderata dal docente universitario Piero Cappuccinelli e vedrà la partecipazione di Fabrizio Lobasso, console d’ambasciata e Capo ufficio Africa Orientale e Corno d’Africa, Dgmo – Maeci, oltre che già ambasciatore italiano in Sudan, quindi di Abdelwahab Eltayib Bashir Babiker del Center for African Research and Studies dell’università internazionale dell’Africa a Khartoum.

L’ultima sessione mattutina, La cooperazione sulla sicurezza e peacekeeping, sarà moderata dal questore di Sassari Diego Buso. Sono previsti gli interventi di Gennaro Capoluongo, consigliere ministeriale aggiunto della segreteria del Dipartimento della Pubblica sicurezza in materia di cooperazione internazionale di polizia, quindi di Andrea di Stasio, comandante della Brigata Sassari.

Il pomeriggio si aprirà con la sessione dedicata alla cooperazione universitaria, moderata dal docente dell’Università di Sassari Salvatore Rubino. Interverranno Massimo Carpinelli, rettore dell’Università di Sassari, Aziz Pollozhani, rettore dell’Università Mother Theresa di Skopije in Macedonia, lo storico Attilio Mastino e già rettore dell’Università di Sassari, Piero Cappuccinelli dell’Accademia nazionale dei Lincei quindi Luciano Gutierrez, pro-rettore Università di Sassari con la delega al programma Erasmus e cooperazione internazionale.

La quinta sessione dedicata a La cooperazione decentrata sarà moderata dal docente dell’Università di Sassari Quirico Migheli. Interverranno Angela Mameli, vice presidente della Fondazione di Sardegna, Luca Bondioli del Museo delle Civiltà, Federico Chiodi, direttore della Associazione italiana per la solidarietà tra i popoli, Giustina Casu dell’Associazione di volontariato Acos, Francesco Squarotti del Gruppo Umana Solidarietà, Fabrizio Contini di Stintino Holidays.

A chiudere il convegno la sessione dedicata a Educare alla cooperazione e sarà moderata da Stefania Zanetti dell’Università di Sassari. Interverranno Salvatore Correddu, Gabriele Dore, Isabella Fois, Norma Luisa Migheli, Alessandra Rubelli.

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Un ponte tra le comunità, una cooperazione per lo sviluppo tra i popoli e il dialogo interreligioso. E ancora, la necessità di investimenti in cultura, ambiente, sanità e integrazione sociale per sostenere i governi e le comunità e arrivare a condizioni di equità. Si è aperta su questi temi, sabato al Mut di Stintino, la quarta edizione del convegno internazionale Dialogando che ha messo al centro dell’attenzione le questioni della religione, dell’identità e della cooperazione tra l’Europa, l’Africa e il vicino Oriente.

Il convegno, organizzato dal Comune di Stintino con il contributo dell’Università di Sassari e dell’associazione il “Tempo della memoria”, ha colto nel segno ancora una volta e le testimonianze, alcune arrivate anche da terre di frontiera, hanno dimostrato un forte desiderio di confronto e di apertura. La voglia di abbattere il muro delle differenze e la volontà, pur nelle diversità e specificità, di costruire legami veri e di amicizia tra i popoli.

«È un piccolo contributo – ha detto il sindaco di Stintino, Antonio Diana – che la nostra amministrazione vuole dare. Un’attività iniziata nel 2015 e siamo orgogliosi che questa prosegua con una forte risposta. Siamo convinti della necessità del dialogo continuo tra i popoli, perché da qui possono nascere quelle azioni di sviluppo, di cooperazione, amicizia e scambio economico, fattori cruciali per la pace e la prosperità economica.»

È stato il presidente del consiglio regionale Gianfranco Ganau a sottolineare come ci sia bisogno di «luoghi di confronto come questo, dove i rappresentanti dei Paesi diversi, di culture differenti, gettano ponti di dialogo convinti che solo dall’integrazione, dal rispetto e, soprattutto, dalla conoscenza possano germogliare i semi di una società giusta». Per Gianfranco Ganau è importante far riferimento alle Carte costituzionali, ai valori fondamentali e, per coloro che sono religiosi, ai principi e ai dettami della fede. Il presidente del consiglio, infine, ha voluto citare come buona pratica sul territorio del Sassarese la proposta avanzata dall’arcivescovo di Sassari Gianfranco Saba di attivare proprio a Sassari un polo di alta formazione interculturale ed interreligioso per la ricerca e la formazione specialistica. Un progetto che ha trovato la condivisione con l’Ateneo turritano, il comune di Sassari e la Regione.

«Il progetto culturale e sociale in atto nel nostro territorio – ha precisato l’arcivescovo Gianfranco Saba – rappresenta un’opportunità per lo sviluppo umano e la crescita culturale. Sono certo che il sostegno proseguirà e che sia necessario dare un’accelerata, perché le sfide sociali non ci permettono ritardi, soprattutto nel Nord Ovest Sardegna». Un territorio che guarda a una redenzione sociale e che può trovare nella proposta dell’arcidiocesi turritana un progetto al servizio del bene comune e della Chiesa di Sassari. E sulla necessità di dialogo, l’alto prelato si è soffermato sulla relazione tra testi religiosi e al bisogno di rileggere le fonti. «È necessaria una rialfabetizzazione – ha sottolineato – perché si è creata una profonda ignoranza tra cattolici e musulmani. Allora, una nuova forma di dialogo è quella che ci consente di andare verso le sorgenti, riconoscendo le specificità di ciascuno, interpretando quello che ci accomuna.»

Sulla questione dei giovani si è concentrato, invece, l’intervento del principe libanese Majid Talal Arslan, ricercatore in Scienze politiche e relazioni internazionali. «In Libano – ha detto – sono presenti divisioni che si identificano più dal punto di vista settario e che hanno elementi politici ed economici ancora più che religiosi». Ma quello che più preoccupa il ricercatore libanese è la problematica giovanile. «Molte persone che hanno preso parte ad attività estremistiche – ha proseguito – sono giovani». Per la maggior parte provengono da famiglie povere e disfunzionali. In piccola parte sono disoccupati e nella maggior parte dei casi si tratta di lavoratori sottopagati.

«La soluzione – ha aggiunto – potrà essere trovata nel consolidamento dei principi democratici. Le istituzioni devono accompagnare i loro interventi con investimenti di impatto, efficaci, che devono andare verso le necessità espresse dalle comunità locali». Questo anche per evitare che i giovani debbano trovare altrove il modo «di alleviare la sete di appartenenza e identità. Ecco allora, la necessità di un dialogo costante tra i giovani – ha chiuso – di ogni estrazione, di ogni religione, questo può essere l’approccio giusto per la realizzazione degli obiettivi».

Per l’ambasciatore italiano in Sudan, Fabrizio Lobasso, «alzare i muri vuol dire interrompere le comunicazioni quindi non comprendere il prossimo. Il contributo che oggi arriva da qui – ha concluso – è un esempio di diplomazia ibrida, che si realizza non per forza dall’attività statale ma arriva dall’associazionismo».

Due quindi i temi centrali della mattinata che hanno visto alternarsi numerosi relatori: da una parte la cooperazione per lo sviluppo tra i popoli e dall’altra il dialogo interreligioso e civile. E di cooperazione internazionale ha parlato l’assessore regionale agli Affari generali Filippo Spanu. Il rappresentante della giunta di Francesco Pigliaru ha ricordato il ruolo della Sardegna nel contesto geopolitico del Mediterraneo africano. L’Isola, che sostiene un approccio partecipato, sostenibile alle politiche di sviluppo, è parte di reti e relazioni con i Paesi del Mediterraneo dell’Africa sub-Sahariana. La Sardegna, poi, in tema di migrazioni ha l’obiettivo di lavorare sulle cause profonde delle migrazioni che – è stato detto – non deve essere la riduzione dei flussi, quanto piuttosto fare della migrazione una scelta per chi la sceglie e un’opportunità per chi ne è destinatario.

La prima e la seconda sessione quindi, “Il Sudan come modello di cooperazione allo sviluppo” e “Il Libano come modello interreligioso”, moderate da Piero Cappuccinelli e dall’arcivescovo Gianfranco Saba, sono state dedicate ai rapporti tra la Sardegna, il Libano e il Sudan al fine di individuare nuovi spazi di cooperazione allo sviluppo. Al tavolo dei relatori si sono alternati l’ambasciatore Fabrizio Lobasso, Abdalla Ali Mohammed Hamad rettore dell’Università di Kassal in Sudan, Federico Chiodi direttore dell’Aispo e Salvatore Rubino docente dell’Università di Sassari e responsabile dei progetti di cooperazione in Sudan. Quindi ancora, il vescovo di Beirut Youhanna Jihad Battah, il presidente della Syriac Legue in Libano Hbib Edmond Ephrem quindi il direttore del consiglio direttivo del Council of resarch and strategic studies Faisal Mosleh.

La sessione pomeridiana, moderata da Graziano Milia e dal titolo “Identità religiose e culturali tra conflitto e cooperazione in europa”, è stata dedicata ad alcuni aspetti della cultura sarda che la pongono in relazione con la vicina Corsica e con le altre regioni dell’Unione europea. A darsi il cambio al tavolo dei relatori, lo studioso Alberto Mario Carta che ha parlato di gemellaggi tra città e networks, Paolo Botta che ha illustrato le attività della Fondazione Hymnos, quindi monsignor Paolo Manfredi della diocesi di Mainz che ha parlato della Settimana interculturale, Antonio Remiddi che si è concentrato sul modello di dialogo inter-universitario nella transizione democratica. A questi si sono aggiunti Ioannis Korinthios ed Antonio Zedda che hanno parlato della diaspora greca nella storia moderna, quindi ancora Aziz Pollozhani dell’Università di Skopje sulla gestione della diversità etnica e culturale.

A chiudere gli interventi è stato Quirico Migheli dell’Ateneo turritano che ha presentato il corso di laurea in “Sicurezza e cooperazione internazionale”.

A concludere l’importante incontro internazionale è stata la passeggiata inaugurale al presepe a grandezza naturale che quest’anno è arrivato alla sua undicesima edizione.