11 May, 2025
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Quale futuro per l’industria nel Sulcis Iglesiente? E’ il tema dibattuto martedì 1 aprile nell’incontro organizzato dalle segreterie territoriali FIOM-CGIL, FSM-CISL e UILM-UIL, nell’anfiteatro di piazza Marmilla, a Carbonia. All’invito degli organizzatori hanno risposto in tanti: sette sindaci (Pietro Morittu, Carbonia; Ignazio Atzori, Portoscuso; Pietro Cocco, Gonnesa; Debora Porrà, Villamassargia; Paolo Dessì, Sant’Anna Arresi; Andrea Pisanu, Giba, presidente dell’Unione dei Comuni del Sulcis; Marcellino Piras, Villaperuccio); due consiglieri regionali, Luca Pizzuto di Sinistra Futura e Gianluigi Rubiu di Fratelli d’Italia; amministratori di diversi Comuni del Sulcis Iglesiente; don Antonio Mura, responsabile della Pastorale per il Sociale e il Lavoro della diocesi di Iglesias; i sindacalisti Franco Bardi (segretario generale della Camera del Lavoro CGIL della Sardegna Sud Occidentale), Simona Fanzecco (CGIL Cagliari), Efisio Lasio (segretario SPI CGIL), Federico Matta (UIL territoriale); lavoratori di varie aziende; rappresentanti delle organizzazioni sindacali dei pensionati; cittadini.

I lavori sono stati aperti dalla relazione del segretario regionale della FIOM CGIL Roberto Forresu, che a nome delle tre organizzazioni sindacali FIOM-CGIL, FSM-CISL e UILM-UIL, ha esposto le ragioni che hanno portato all’organizzazione dell’incontro, che ha parlato a braccio sulla base del testo che riportiamo integralmente.

«Grazie a tutti per la partecipazione, non era scontata la riuscita di un’iniziativa del genere. Il nostro ringraziamento va a tutti i sindaci del territorio per la disponibilità dimostrata immediatamente, ma soprattutto al sindaco di Carbonia Pietro Morittu per l’accoglienza e l’attenzione dimostrata sin dalla prima richiesta. Noi lo abbiamo scritto nel comunicato, abbiamo la convinzione che l’attenzione dedicata al territorio dalla politica ai massimi livelli, vada ricercata nelle mobilitazioni messe in campo in questo periodo. Contrariamente a quanto pensa qualcuno, non intendo le sole iniziative dei metalmeccanici, ma le metto insieme tutte, a partire da quella che i sindaci hanno promosso alla Portovesme srl, guarda caso qualche giorno prima della venuta dei ministri e della Presidente della Regione Alessandra Todde insieme agli assessori il 27 dicembre 2024. Così come hanno sicuramente dato risonanza i tanti appelli lanciati dalla Chiesa ed in particolare da don Antonio Mura, sempre presente a tutte le iniziative delle Lavoratrici e dei Lavoratori. Lo sono stati anche i tanti articoli sui giornali e sulle Tv, delle Confederazioni, dalle categorie, direttamente interessate agli accadimenti industriali contemporanei. Perché dico questo? Per sgomberare il campo da equivoci o da alibi, che vogliono assegnare titolo di prim’ordine ai metalmeccanici, colpevoli secondo alcuni, di voler primeggiare in una contesa che in realtà non ci appartiene. Vogliamo primeggiare in una contesa che mette al centro le difficoltà, che parla delle Lavoratrici e dei Lavoratori. Vogliamo lavorare fianco a fianco con tutti coloro che sentono il problema della decadenza industriale, come un problema proprio e non accettano le imposizioni aziendali, le delocalizzazioni industriali, la mancanza di politica industriale, che ci sta portando a perdere economia nel territorio, abitanti, giovani che sempre più spesso decidono di partire per cercare fortuna, o semplicemente lavoro altrove. Di sicuro abbiamo bisogno di chiarezza su quello che deve essere il futuro industriale del territorio e, allo stesso tempo, abbiamo urgenza che questa chiarezza venga a realizzarsi nel più breve tempo possibile. Perché come andiamo a ripetere da tempo, non esprimersi, o perdere del tempo nel decidere il futuro, equivale a bocciare prospettive di rilancio occupazionale e produttivo. Pensiamo a quanto sta avvenendo nella fabbrica di alluminio primario. Invitiamo tutti a pensare cosa deriva dalla fabbrica di alluminio primario. Qualsiasi prodotto che noi utilizziamo ha a che fare con l’alluminio, pensiamoci, pentole, infissi, telefonini, tv, motorini, biciclette, antenne, qualsiasi cosa ha a che fare con l’alluminio. Pensate che dal 2012 non si produce più un kg di alluminio in Italia. Uno pensa, beh sarà andato in crisi il mercato cosa ci possiamo fare? Eh no, il mercato dell’alluminio non è mai andato in crisi, anzi è sempre rimasto costante. Il Paese Italia ha semplicemente deciso di dipendere totalmente dalle produzioni straniere. Ma col passare del tempo ha fatto anche peggio, ha regalato lo stabilimento ad un privato, la Sider Alloys, anzi non è che l’ha solo ceduto, gli ha dato pure dei soldi, 148 milioni di euro dall’accordo di programma più 20 milioni di euro dall’Alcoa per il riavvio. In 4 anni si dovevano rioccupare oltre 500 persone e tornare alla produzione. Sapete cosa è accaduto? Pandemia, Via, Aia, PAUR, accordo bilaterale, piano industriale stravolto ogni sei mesi, hanno fatto passare sette anni inutilmente, dove di produzione non se ne parla neanche, e dove anziché fare il revamping per rilanciare lo stabilimento si è andati incontro ad uno smantellamento della sala elettrolisi e l’impianto è diventato una discarica a cielo aperto. Dopo la denuncia delle organizzazioni sindacali dei metalmeccanici ai massimi livelli, al prefetto, al MIMIT, all’assessore dell’Ambiente, alla Provincia, hanno cominciato a porre dei sigilli all’azienda. Siamo soddisfatti? Assolutamente no, perché il nostro unico intento è far ripartire quello stabilimento. Ci preoccupa che, nonostante tutto, il 27 marzo scorso sia venuta nuovamente Invitalia a visitare lo stabilimento, lo abbia fatto in compagnia di un’importante società straniera interessata all’acquisizione dello stesso, e dopo due di giri a vuoto, in cui non gli si è fatto vedere nulla di interessante, si torna a casa. Capite che c’è qualcosa nella politica che non funziona? Mesi e mesi a chiedere verifiche, controlli, poi avvengono, e si ricomincia da capo. Vogliamo, pretenderemo, che il 7 aprile prossimo, quando ci sarà una nuova convocazione al MIMIT, il Governo ci relazioni sulla visita in stabilimento, e ci chiarisca del perché una visita di quel valore, non viene affrontata con le dovute attenzioni. Vorrei ricordare che in quello stabilimento dovevano rientrare al lavoro oltre 500 unità, il picco massimo si è raggiunto a ottobre 2023 con poco più di 110 persone, oggi sono diventate meno di 70. Stiamo chiedendo la discontinuità rispetto a quanto avvenuto sino ad oggi. Sider Alloys, secondo noi, non è in grado di far ripartire un bel niente, il Governo assuma rapide decisioni che portino alla sostituzione in tempi brevi dell’attuale proprietà, alla quale non deve essere riconosciuto nessun altro tipo di finanziamento. Che attendono questo cambio, ci sono oltre 350 lavoratrici e lavoratori ancora in mobilità che hanno fatto lotte, subito denunce in conseguenze delle tante battaglie fatte per garantire il rilancio dello smelter di alluminio primario. Portovesme srl. La crisi della Portovesme, non è iniziata il 5 settembre 2024, lo sanno anche i muri, non prendiamoci in giro. Il patto con il territorio la Glencore lo decide quando alla guida dello stabilimento arriva l’attuale amministratore, che con azioni mirate decide di tagliare il personale incorporando determinate lavorazioni che prima erano di competenza degli appalti e vengono assegnate ai lavoratori diretti. Per un tozzo di pane vengono incorporate delle lavorazioni che danno qualcosa in più ai lavoratori ma riducono gli appalti all’interno dello stabilimento. Si passa nel giro di qualche anno da 1.500 lavoratori a 1.200, vengono interrotte le produzioni derivanti dal calcinato, prodotto nei reparti di arrostimento e lisciviazione, si ferma successivamente la linea del piombo, l’azienda nel periodo della pandemia decide di abbandonare le tariffe energetiche agevolate che attraverso accordi specifici le permettevano di avere costi energetici competitivi e passare per sua scelta al mercato del giorno prima. L’energia, non si consumava, c’era la pandemia, la gente era reclusa in casa, non si poteva uscire, i consumi energetici erano ridotti ai minimi termini, l’ente erogatore abbatteva i costi, quasi sino a regalarla l’energia. I profitti di quel momento erano esorbitanti, ma si sapeva che prima o poi sarebbero terminati. Passa la pandemia fortunatamente, ma questo mondo in cui viviamo non si fa mancare nulla, scoppiano le guerre aggiuntive, vicine come non mai, i mercati impazziscono per la mancanza di circolazione delle materie come avveniva precedentemente, i semiconduttori garantiti per le auto non si trovano più, mandando in crisi una delle più importanti filiere mondiali, quella dell’auto. I governi più industrializzati cominciano a interrogarsi sulle facili delocalizzazioni favorite negli anni, ma è tardi, è tremendamente tardi. Le guerre ci toccano da vicino, scelte discutibili impongono piani di investimento sul riarmo, il prezzo dell’energia elettrica torna ad aumentare a dismisura, e coloro che prima si erano avvantaggiati delle scelte derivanti dal mercato corrente, che prima avevano fatto utili a non finire, cominciano a porsi il problema del costo energetico. A come rinunciare volontariamente ad accordi energetici, favorevoli per guadagnare di più, intaschi soldi a palate dalle scelte che hai deciso di portare avanti, e non appena il mercato ti fa pagare il conto sulla tua ingordigia scarichi tutto sulla collettività? Allora diventa inconveniente produrre in Italia, ed ecco che si portano le produzioni di zinco in altri paesi come Spagna e Germania che garantiscono tariffe energetiche migliori delle nostre. Certo anche noi abbiamo bisogno di tariffe energetiche che permettono alle aziende di essere competitive, ma non abbiamo bisogno di aziende, che privatizzano gli utili e condividono le perdite, perché questo è quello che è avvenuto con Glencore. Che porta alla situazione attuale in cui si rinuncia a produrre zinco in Italia. Attenzione, si rinuncia a produrlo attraverso il processo elettrolitico, non si rinuncia alle produzioni attraverso il Waelz, dove vengono bruciati i fumi di acciaieria.

Veniamo al dunque. Quelle scelte, che ripeto, partono da lontano e non dal 5 settembre 2024, ad oggi fanno varcare i tornelli a poco più di 300 lavoratrici e lavoratori. Siamo davanti a un bivio, dettato dalle dichiarazioni dei ministri e della Presidente della Regione, fatte in fabbrica il 27 dicembre 2024, in cui hanno dichiarato strategiche le produzioni di piombo, zinco e alluminio. Vogliamo provare a conservarle davvero queste produzioni o vogliamo permettere che si continui a produrre solo attraverso i fumi di acciaieria, inventandosi i possibili rilanci produttivi derivanti dal litio e dalle black mass, o dalle filiere terminanti il ciclo con le batterie? Quanti anni ci vorranno? Soprattutto delle due l’una: mettiamo insieme due considerazioni: Glencore dichiara di non volere più produrre zinco in Italia e spara l’idea del litio in futuro. Il Governo dichiara che oltre a essere strategica la produzione di zinco, ci sono soggetti definiti importanti interessati allo stabilimento, e che questo non potrà essere fatto a spezzatino (parole del ministro Adolfo Urso), che quindi non ci potranno essere due galli nel pollaio. Quindi o si produce zinco o si punta al litio, tutte e due le cose non si possono perseguire, io propendo per la prima, sapete perché? Perché la seconda è un salto nel buio, perché la prima è un processo noto che occupava almeno mille persone, e vorrei provare a sfidare il Governo a rispettare gli impegni presi, ma il motivo più importante che fa pendere la bilancia verso quella decisione è essenzialmente uno: le imprese d’appalto e tutti i loro lavoratori, non reggono a lungo l’attuale situazione di 20 a lavoro e 80 in cassa integrazione, guardate che questa situazione l’abbiamo già vissuta in Eurallumina ed in Alcoa. Tutte le aziende in appalto sono fallite e noi vogliamo provare a non rivivere una situazione simile. Per questo siamo disponibili a mettere in campo ulteriori iniziative di lotta.

Poi ci sono le situazioni contingenti che sicuramente non sono meno importanti. Abbiamo urgente bisogno dell’arrivo del gas, della soluzione del DPCM Sardegna, perché sono soluzioni che potrebbero rilanciare l’Eurallumina, azienda che è pronta a mettere a correre un investimento imponente di oltre 300 milioni di euro e che permetterebbe l’assorbimento di gran parte della mano d’opera che sta per perdere il lavoro, che soddisferebbe la fame di lavoro delle aziende che fino a ieri hanno lavorato e in regime di monocommittenza in Glencore, e che permetterebbe di far trovare sfogo a nuove occupazione, non più attraverso gli ammortizzatori sociali CHE NON VOGLIAMO PIÙ, CHE SIA CHIARO. VOGLIAMO IL LAVORO! Così come diventa importante il futuro della centrale dell’Enel e fare in modo che continui la ricerca di appalto all’esterno. Con mano d’opera che non viene pagata, proveniente dall’esterno. È quanto sta accadendo in quella centrale. Vogliamo parlare, infine, dell’importanza del dragaggio del porto è di cosa potrebbe scaturire se si riuscisse a puntare sull’opportunità derivante dal polo nautico. Insomma, non solo crisi ma opportunità importanti che bisogna perseguire giorno dopo giorno. Il momento è adesso.»

Sono intervenuti, nell’ordine: don Antonio Mura, responsabile della Pastorale per il Sociale il Lavoro della Diocesi di Iglesias; Pietro Morittu, sindaco di Carbonia; Luca Pizzuto, consigliere regionale e segretario regionale di Sinistra Futura; Gianluigi Rubiu, consigliere regionale di Fratelli d’Italia; Ignazio Atzori, sindaco di Portoscuso; Renato Tocco, segretario territoriale della UILM UIL; Andrea Pisanu, sindaco di Giba e presidente dell’Unione dei Comuni del Sulcis; Giuseppe Masala, segretario territoriale e componente della segreteria regionale della FSM CISL; Manolo Mureddu, assessore dei Lavori pubblici e dell’Ambiente del comune di Carbonia; Giacomo Guadagnini, presidente della commissione Lavori pubblici del comune di Carbonia e consigliere d’amministrazione del Consorzio industriale provinciale Carbonia Iglesias; Mauro Manca (FIOM CGIL,), Massimiliano Lampis, Mauro Usai (RSU CQ-NOL), Luigi Manca, un lavoratore della Portovesme srl in pensione, Elio Cancedda.

Al termine è stato sottolineato che l’incontro è la prima tappa di un nuovo percorso che le organizzazioni sindacali dei metalmeccanici hanno deciso di iniziare, auspicando la massima unità fra tutte le segreterie e le categorie delle organizzazioni sindacali, le forze politiche e sociali, per rilanciare la vertenza dell’intero polo industriale di Portovesme e restituire al territorio quanto gli è stato tolto in termini di lavoro e quindi di economia, per costruire tutti insieme un futuro migliore a breve, medio e lungo termine, partendo dall’industria e diversificando il tessuto produttivo.

Vediamo le interviste realizzate al termine dell’incontro, in piazza Marmilla, con i segretari Roberto Forresu, Giuseppe Masala e Renato Tocco.

 

 

«Vanno bene i progetti per il futuro ma ricordiamo che devono essere sempre garantiti i piani occupazionali e che non si può pensare di portare avanti un programma così importante e articolato giocando al ribasso.»

Fausto Durante (Cgil Sardegna), Emanuele Madeddu (Filctem Sardegna Sud Occidentale), Antonello Saba (Cisl Sulcis Iglesiente, Vincenzo Lai (Femca Cisl Sud Sardegna), Federico Matta (Uil Sulcis Iglesiente e Pierluigi Loi (Uiltec Uil), hanno commentato così l’esito della prima riunione del gruppo di lavoro sul futuro della Portovesme srl, svoltasi questo pomeriggio al Mimit.

Il confronto si è chiuso con un leggero passo avanti e qualche apertura: l’azienda ha illustrato il progetto e i piani per il futuro, confermando l’intenzione di rimanere nel territorio dentro una prospettiva che guarda alla transizione ecologica e alla decarbonizzazione.

A questo proposito i sindacati hanno sottolineato l’urgenza di definire la compatibilità ambientale e la sostenibilità delle nuove produzioni e chiesto sin da ora che venga implementata la filiera a monte e a valle delle stesse produzioni previste.

Nel corso del confronto è emersa da parte dell’azienda un’apertura rispetto alla riattivazione, seppur graduale, della linea zinco.

«In questa fase, che pure è tutta ancora da vedere e valutare, resta da risolvere una questione che riguarda lo stabilimento di San Gavino hanno commentato i sindacati -. A nostro parere l’intero compendio deve far parte del complessivo piano di ristrutturazione e rivalorizzazione attraverso un processo di continuità produttiva e industriale e di pieno inserimento dentro il quadro di transizione prevista per gli impianti di Portovesme garantendo, in prospettiva, una missione produttiva anche per quelli di San Gavino.»

 

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Marina Manconi è la nuova presidente dell’EBAS, Ente Bilaterale dell’Artigianato della Sardegna. Panificatrice gallurese di Tempio Pausania, e dirigente di Confartigianato Gallura, la Manconi guiderà l’Ente per i prossimi 3 anni.

Nel suo incarico verrà affiancata dal VicePresidente Federico Matta (UIL), e dai Componenti il Comitato di Presidenza Marianna Orru (CNA) e Samuele Piddiu (CGIL).

L’Ente Bilaterale per l’Artigianato della Sardegna, costituito nel 1993 su iniziativa delle quattro associazioni regionali dell’artigianato (Confartigianato, CNA, Casartigiani e Claai), e dai tre sindacati confederali (CGIL, CISL e UIL) ha il compito di raccogliere, da imprese e lavoratori, i Fondi previsti dalla contrattazione collettiva per ridistribuirli, sotto forma di prestazioni e servizi, a favore delle stesse aziende e dei loro dipendenti.

Nel rispetto del CCNL del settore artigiano e della normativa in materia di ammortizzatori sociali, aderiscono all’Ente 3.550 imprese, con i loro 10.668 addetti. La provincia più rappresentata è Sassari con 1.256 aziende e 3.916 addetti, seguita da Cagliari con 911 e 3.013 dipendenti.

Tra le attività dell’Ente c’è il sostegno al reddito con l’FSBA, il Fondo di Solidarietà Bilaterale alternativo, la sicurezza e la prevenzione degli infortuni nei luoghi di lavoro attraverso l’Opra Sardegna, che ha compiti in materia di tutela della salute, la sanità integrativa con San.Arti., il Fondo di Assistenza Sanitaria Integrativa per i lavoratori dell’artigianato, e la formazione, che con Fondartigianato promuove, realizza e diffonde le attività formative e di valorizzazione delle risorse umane nelle piccole e medie imprese. Inoltre, l’EBAS, eroga direttamente contributi a fondo perduto per l’occupazione, l’ambiente e la sicurezza, gli incentivi alla formazione e l’aggiornamento, gli eventi ordinari e gli eventi eccezionali.

Nel quadriennio 2015-2018, l’EBAS nell’Isola ha erogato 723mila euro di servizi. Di questi, 135mila sono stati destinati alle aziende, 125mila ai dipendenti e 462mila per gli ammortizzatori sociali. Nell’ultimo anno, nel 2018, è stato erogato un totale di 146mila euro, di cui 43mila alle aziende, 41mila ai dipendenti e 62mila come ammortizzatori sociali.

Per la presidente Manconi, «nonostante i timidi segnali di ripresa registrati dal settore, il settore artigiano soffre ancora il perdurare dell’incertezza economica e le imprese continuano ad accusare il colpo di oltre 10 anni di crisi e dell’allargarsi del cuneo fiscaleA pagare le spese della crisi, in questi anni, sono stati anche i dipendenti che nelle piccole imprese artigiane diventano spesso persone di famiglia, anche loro vittime innocenti di un’economia stagnante, talvolta recessiva».

«L’azione dell’EBAS – conclude Marina Manconi – quindi, ha il compito di stare vicino alle imprese e ai lavoratori che ne fanno parte. Nel prossimo periodo, imprese e addetti potranno godere di prestazioni, anche innovative, che siano vicine alle esigenze concrete, specifiche del sistema produttivo sardo, alle dimensioni medie che la caratterizzano, riducendo al minimo le difficoltà di accesso legate alla burocrazia interna

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Strepitosa impresa della Vba/Olimpia Sant’Antioco sabato sera al PalaGiacomoCabras, nel derby della 4ª giornata del girone di ritorno con la capolista Pol. Sarroch, travolta per 3 set a 1! I parziali dei set sono chiarissimi: 25 a 17, 25 a 20, 22 a 25 e 25 a 20.
La squadra di Tony Bove ha disputato la partita perfetta. Trascinata da un PalaGiacomoCabras infuocato, ha aggredito la partita e la capolista con una carica straordinaria: grande difesa, attacco efficace e muro spesso invalicabile! Dopo i primi due set vinti senza storia (25 a 17 e 25 a 20), una sola leggera flessione in avvio di terzo set, poi ripreso e, infine, perso 25 a 22.
Ma la serata magica non poteva finire che con una netta e convincente vittoria biancoblu, maturata nel quarto set con un netto 25 a 20, tra il tripudio del PalaGiacomoCabras!

In evidenza l’opposto Matteo Rossetti e lo schiacciatore Edgardo Ceccoli, trascinatori della squadra e migliori realizzatori dell’incontro, ma ieri sera hanno brillato tutti pressoché indistintamente, andando probabilmente anche al di là delle stesse aspettative del coach Tony Bove e dell’appassionata tifoseria.

Con questi 3 punti la salvezza della Vba/Olimpia ora è molto più vicina, mentre il vantaggio della Pol. Sarroch sulle più immediate inseguitrici si è ridotto, con la Roma Volley seconda a 2 punti e la Fenice Pallavolo Roma terza a 4 punti di distanza, rendendo la lotta per la prima posizione assai incerta

VBA/Olimpia Sant’Antioco: Puggioni Luca, Pugliatti Marco 1, Meleddu Valentino 8, Hueller Andrea 5, Mocci Simone, Ceccoli Edgardo 18, Aversano Claudio, Di Franco Max, Rossetti Matteo 26, Pugliatti Francesco 12, Matta Federico 1, Cussotto Stefano 3. Coach: Tony Bove.

Polisportiva Sarroch: Grugnetti Fabrizio 4, Bizzotto Claudio 3, Genna Luca 11, Stara Simone, Romoli Marco 7, Grandi Amedeo, Skuodis Ridas 2, Lai Gabriele, Pentassuglia Pasquale, Pau Riccardo, Romoli Riccardo 21, Pintus Enrico, Donzella Salvatore 1, Pisu Gabriele 8. Coach: Enrico Balletto.

                   

 

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La Vba/Olimpia Sant’Antioco nel campionato di serie B di volley che inizierà il 14 ottobre, ripartirà dai giovani. La compagine lagunare, inserita nella girone F del Centro Italia (con formazioni arde, laziali e campane), è stata presentata domenica sera all’Hotel Maladroxia.

Il “progetto giovani” voluto dalla dirigenza, in parte rinnovata, ha portato in laguna l’allenatore campano Tony Bove che ha allenato anche squadre di A2 e che sarà affiancato da Angelo Mocci, già alla guida della squadra per diverse stagioni. Agli atleti si aggiunge lo staff tecnico,è composto dallo scoutman & videoman Stefano “Caf” Cafini, il direttore sportivo Pierpaolo Lai e la fisioterapista Valentina Bachis.

«Ogni nuova avventura comporta sacrifici che ogni anno superiamo con nuovi stimoli – dice il presidente Rolando Serra -. Quest’anno abbiamo voluto dare la possibilità a dei giovani atleti di crescere con la pallavolo di Sant’Antioco.»

Dei 14 componenti del roster, la metà sono giocatori locali, per lo più giovanissimi: Luca Puggioni, schiacciatore; Riccardo Sabeddu, centrale; Federico Matta, libero; Simone Mocci, libero; Davide Puddu, palleggiatore; Stefano Cussotto e Francesco Granara, entrambi centrali, sono i due veterani, rispettivamente 39 e 36 anni.

I nuovi acquisti sono sette: Fabrizio Andreatta, schiacciatore; Marco Pugliatti, palleggiatore; Valentino Meleddu, centrale; Andrea Hueller, palleggiatore; Edgardo Ceccoli, schiacciatore; Matteo Rossetti e Francesco Pugliatti ambedue opposti. I senior della rosa Cussotto e Granara ed i nuovi arrivi Rossetti e Andretta faranno da chioccia al folto gruppo di giovani: dal libero Federico Matta, 15 anni, allo schiacciatore Francesco Pugliatti, 22 anni, che compongono la squadra.

«A Sant’Antioco è la mia prima volta ma non sono nuovo ad esperienze in Sardegna – dice il nuovo allenatore Tony Bove -. Sarà una bellissima avventura che mi darà la possibilità di alvoarre a tempo pieno. L’obiettivo è la salvezza ma giacché sono per natura un “vinciriccio” posso dire che oseremo.» E’ quello che chiedono tifosi e Lyons che non si tireranno indietro neppure quast’anno di incitare la squadra al palasport Giacomo Cabras. La prima giornata del nuovo campionato, il 14 ottobre, vedrà la Vba/Olimpia impegnata in trasferta, a Marcianise, in Campania.

Tito Siddi

VBA Olimpia - Cagliari Volley

La Vba Olimpia Sant’Antioco si aggiudica un match fondamentale contro la Pallavolo Saronno che vale il terzo posto in classifica.

Quella che la Vba Olimpia Sant’Antioco ha ottenuto ieri sera al Pala Giacomo Cabras è stata una grande vittoria. I ragazzi di Adrian Pablo Pasquali hanno dominato l’incontro e in circa un’ora e mezza si sono imposti contro la compagine lombarda per tre set a zero.

Inizia bene il primo set per la squadra sulcitana che macina subito qualche punto di vantaggio grazie alle giocate di Pasciuta e agli spunti di Sarpong e Thiaw. Nella seconda parte del set i ragazzi di coach Pasquali vanno al time out tecnico sul punteggio di 19-18, segnale questo che gli avversari ci sono e non demordono. Nel proseguo del set le due squadre si contendono il set a suon di belle giocate. Ma “l’uomo in più” lo ha la squadra locale: sia il pubblico che lo speaker danno un sostegno immenso ai propri beniamini. Sostegno che dall’esterno giunge sul campo di gioco, trascinando la squadra alla conquista del set con il punteggio di 25-22. È di Tataru la schiacciata decisiva, valevole per il venticinquesimo punto. Questi i parziali del primo set: 8-6; 11-6; 16-12;19-18; 23-21; 25-22.

Parte bene anche il secondo set per i ragazzi di casa. Giuliano Tataru pare davvero in gran spolvero, autore di schiacciate decisive), così come il resto della formazione lagunare. Ottimo Gabbanelli nella retroguardia, Piazza la solita certezza. Dal palazzetto emerge comunque una realtà non indifferente. È la voce al microfono dello speaker la marcia in più. Pronta ad accompagnare i ragazzi alle battute e ad incitarli dopo un punto conquistato, è stato un elemento vincente. Il secondo set vede sempre in vantaggio i biancoblù, come confermano dai parziali: 8-7; 16-13; 23-19; 25-20. La squadra locale ha cinismo da vendere, mostrando a tutto il pubblico che, nonostante le situazioni di difficoltà, è viva e crede nei sogni. Nel secondo set fa ingresso in campo anche Mocci, giovane promessa antiochense, autore di un punto dalla battuta che fa riscaldare la gente sugli spalti. A chiudere il set è una brillante invenzione di Lorenzo Piazza, abile nell’appoggiare la palla sul campo avversario con un tocco delizioso.

Come nel secondo set, anche nel terzo il dominio è biancoblù (8-7; 10-7; 16-10; 22-17; 25-19). Tataru, che si conferma tra i migliori dei suoi, trascina la squadra alla conquista del set che vale una vittoria schiacciante con il punteggio di 3-0. Ma questa vittoria casalinga ha ancora più sapore in termini di classifica. Questo successo, infatti, vale la terza piazza della classifica, grazie alla clamorosa sconfitta odierna del Volley Parella Torino sul campo della Benassi Alba Cuneo (3 a 1), con 33 punti, alla pari con lo stesso Volley Parella Torino, i Lupi Santa Croce, travolti sul campo della capolista Emma Villas Chiusi per 3 a 0, la Caloni Agnelli Bergamo che oggi ha travolto come da pronostico il Volley Iglesias per 3 a 0 (25-11, 25-12, 25-7) e ancora tre giornate da disputare.

Il coach sulcitano ha regala qualche istante in campo al giovane Federico Matta, classe 2002, che può vantare l’esordio, a soli 13 anni, nel campionato di volley di B1.

Dopo prestazioni del genere, perdersi nei sogni è semplice. Ci si perde in un batter d’occhio. Ma la maturità della squadra va oltre queste particolarità. Negli sguardi dei giocatori, del coach, dello staff, del presidente e tutta la dirigenza, c’è un’immensa voglia di rivalsa. A dispetto delle avversità e dei tanti ostacoli che si sono palesati. Questa è anche la vittoria di una cittadina che crede nello sport e lo sa supportare. Il comando Lions è roba straordinaria. Come è straordinario l’attaccamento dei cittadini sulcitani alla squadra che rappresenta Sant’Antioco in lungo e in largo per lo stivale. In tanti hanno sposato l’iniziativa della società di volley in collaborazione con Bon’Ora-Prodotti di Sardegna, denominata “Adotta l’Olimpia”. Acquistando le confezioni con i prodotti  creati artigianalmente dall’azienda agroalimentare antiochense, il pubblico ha potuto dare un piccolo contributo per sostenere la propria squadra del cuore, che versa in un periodo di difficoltà finanziarie. Perciò a vincere, ieri sera, è stata una cittadina intera. Perché insieme si può vincere, questa è roba risaputa. E adesso occhi puntati sul prossimo match. La scalata richiede ancora tanto sudore e tanta, tantissima, determinazione.

Riccardo Sanna