22 November, 2024
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Alimentazione, stili di vita, basi genetiche e variabili psicologiche che influenzano e mediano un invecchiamento in salute e benessere. Ancora, racconti di alcuni centenari, magnifici testimonial viventi, che con le rispettive storie faranno da collante tra gli interventi degli addetti ai lavori e la narrazione delle evidenze scientifiche.

Sono questi gli argomenti al centro della tavola rotonda dal titolo “La Sfida dei longevi” in programma sabato 20 ottobre dalle ore 10.00 nella sala conferenze dell’Hotel Corte Bianca a  Cardedu. All’appuntamento inserito nell’ambito della manifestazione Terra Nostra e moderato dal giornalista di Vistanet Mario Marcis, partecipano Roberto Pili presidente della Comunità Mondiale della Longevità (CMdL), Aliaksandr Shatsko, Andrea Loviselli, Sebastiano Banni, Fernanda Velluzzi, Aksana Krupenich, Claudia Mulas, Donatella Petretto e una nutrita rappresentanza di centenari Ogliastrini.

Ai lavori sarà presente un parterre di relatori che incarna la visione integrata che la Comunità Mondiale della Longevità promuove e sostiene da anni secondo un approccio scientifico transdisciplinare, di tipo biopsicosociale e che partendo dalle basi biologiche, costituzionali, genetiche, psicosociali e socio-culturali, affronta la sfida dell’analisi della grande scommessa della longevità. Nella tavola rotonda un ruolo centrale sarà svolto dai centenari, le cui narrazioni faranno da collante tra i diversi interventi.

«La tavola rotonda, unica nel suo genere – dichiara Roberto Pili – non si limiterà alla sola enunciazione delle evidenze scientifiche ma, ha l’ambizione di mettere nel giusto rilievo il percorso esperienziale unico ed originale di ciascun centenario nel raggiungimento del loro grande traguardo di vita, in una terra, l’Ogliastra, tra le più belle al mondo.»

Il convegno è rivolto ad una vasta platea di pubblico e si inserisce nell’ambito di una nutrita serie di eventi organizzati dall’associazione Vista Net all’interno della splendida cornice dell’Hotel Corte Bianca di Cardedu, la nuova struttura del gruppo Bovi’s Hotel affacciata sul mare d’Ogliastra e arricchita in ogni dettaglio da elementi che richiamano la cultura sarda. Una convention di tre giorni che sicuramente rappresenterà un punto di riferimento importante per il mondo che ruota attorno all’Aging. La convention di particolare rilevanza scientifica, sarà l’occasione per ricercatori, docenti e professionisti del settore di approfondire tematiche inerenti gli studi sulla Scienza della nutrizione umana, le sue implicazioni cliniche per la presenza tra i relatori di scienziati di fama Internazionale, che vantano numerose pubblicazioni in journals scientifici, in una tre giorni densa di iniziative in cui gli chef stellati interpreteranno in maniera intrigante ed innovativa i gioielli della dieta Sardo-Mediterranea. “Ambasciatore della longevità” sarà anche il cantautore sardo Piero Marras, che si esibirà in un concerto intimo e suggestivo nella serata del 20 ottobre.

Foto di Daniela Zedda.

 

 

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Alberto Concu, Andrea Manuello Bertetto, Luigi Meloni, Fernanda Velluzzi, coordinati da Andrea Loviselli, stanno portando a termine una sperimentazione riguardante gli effetti di lunghe traversate oceaniche in barca a vela e in solitario sui meccanismi omeostatici dedicati al controllo di variabili essenziali per la sopravvivenza dell’individuo. È noto che queste condizioni estreme di navigazione tra l’altro danno luogo a una deprivazione del sonno, da cui un aumento dei livelli d’ansia e quindi di rischio di incidenti. Inoltre, possono verificarsi anche squilibri idrico-salini da cui potenziali rischi cardiaci. «A tutt’oggi mancano però osservazioni dirette su navigatori solitari oceanici impegnati in regate di lunga durata, e quindi con un valore aggiunto di stress legato alla componente agonistica difficilmente immaginabile e che è sempre presente giorno e notte. Lo studio su Andrea Mura, pluridecorato sailor oceanico, durante la partecipazione alla Ostar Cup, si propone – spiega il professor Loviselli – di aumentare le conoscenze sugli aggiustamenti funzionali a cui questo particolare tipo di atleti va incontro».

La Ostar è la regata più antica e leggendaria per navigatori solitari e si svolge ogni quattro anni da Plymouth (Uk) a Newport R.I. (Usa), sulla scia dei Padri Pellegrini che nel 1620 la percorsero a bordo del veliero Myflower. Con le sue 2.850 miglia, è considerata la più dura delle regate oceaniche in solitario perché contro vento, contro mare, contro corrente e a temperature polari intorno ai 5° sia dell’aria che dell’acqua, e per le alte latitudini (sino al 59° parallelo nord). «L’idea progettuale? Nasce grazie all’incontro tra una trasversalità di competenze fisiologiche, meccaniche, cardiologiche, informatiche, dietologiche, psicologiche e di scienze motorie, residenti nel nostro ateneo e con un rapporto proficuo con il tessuto imprenditoriale. L’obiettivo è duplice: garantire la buona condizione di salute fisica e mentale del velista Andrea Mura mentre si cimenta in questa durissima performance psico-fisica e costruire il modello funzionale del velista di lungo percorso con cui fornire alla comunità del mondo della vela, dagli agonisti ai diportisti o anche a quanti pensano alla propria salute, strumenti e conoscenze adatte a soddisfare interessi e necessità» aggiunge Andrea Loviselli. Ma non solo. Fa capo alla terza missione dell’Università di Cagliari la necessità di sperimentare e adattare nuove tecnologie ai bisogni contingenti del velista e della barca. Con la possibilità di acquisire nuove conoscenze tecnologiche che possono tradursi in un know how trasferibile in prodotti industriali con alto livello di competitività e inserimento in mercati specifici nazionali e internazionali.

La sperimentazione si è aperta con la valutazione funzionale e clinica, pre-navigazione, di Andrea Mura, attuata tra il Centro obesità e la Clinica cardiologica. «Durante la navigazione, grazie anche alle competenze di telemedicina di Nomadyca, alcune importanti variabili cardiovascolari, metaboliche e psicologiche del nostro sailor sono state periodicamente monitorate in remoto – spiega il coordinatore del progetto. Andrea Mura ha vinto l’edizione 2017 della coppa Ostar entrando a Newport il 15 giugno scorso con Vento di Sardegna -. Dopo quattro giorni di riadattamento alla terra ferma, in base alla partnership attivata dalla 2C Technologies con Hank Wu, cardiologo e direttore del Center for Cardiac Fitness of the Rhode Island hospital, a Providence-Newport, Andrea Mura è stato sottoposto a una valutazione cardiopolmonare e metabolica post-regata, per verificare gli effetti della traversata oceanica su questi apparati, sulla base della comparazione con gli stessi parametri rilevati alla Aou di Cagliari nel test cardiopolmonare pre-navigazione. I dati sono ancora in fase di elaborazione ma questa è la prima volta al mondo che un oceanic sailor viene studiato accuratamente da una équipe internazionale di tecnici e scienziati. I risultati dell’esperimento – conclude il professor Loviselli – faranno ulteriore luce su quale può essere il costo per un essere umano di una prova estrema. Sul piano delle scienze motorie e sportive, i dati consentiranno un incremento delle conoscenze sugli adattamenti funzionali che l’organismo subisce in tali condizioni di attività. Un aspetto utile per costruire il modello funzionale dell’atleta oceanic sailor d’élite».

Dall’ambito medico sportivo alla meccanica e alla robotica. I dati relativi ai danni/inefficienze tecnico-strutturali subiti dall’imbarcazione nel corso della regata, sono all’esame dei ricercatori del Laboratorio di meccanica e robotica. Gli specialisti valuteranno le cause degli eventi e attueranno uno studio atto a migliorare l’efficienza generale dell’imbarcazione. I risultati di questa fase della ricerca, di ambito meccatronico, rappresenteranno un prodotto potenzialmente trasferibile nel comparto produttivo della nostra regione, in sintonia con quanto prevede la terza missione dell’Università di Cagliari.

Il Centro obesità (Fernanda Velluzzi) e la Clinica cardiologica (Luigi Meloni e Roberto Solinas) della Azienda ospedaliera universitaria di Cagliari, assieme al Laboratorio di meccanica e robotica del dipartimento di meccanica (Andrea Manuello Bertetto) e al corso di laurea in Scienze motorie (Andrea Loviselli), entrambi dell’ateneo, rappresentano il “core” accademico dell’impresa. Un pool scientifico che si completa con l’apporto delle imprese 2C Technologies Srl (spin-off dell’Università di Cagliari, amministrato da Alberto Concu) e Nomadyca Ltd (società Ict italo-ugandese amministrata da Andrea Fois).

 

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Esiste nell’organismo del nutrito gruppo di supercentenari sardi un tipico Microbiota isolano responsabile di lunga vita? A questo fondamentale quesito cercherà di dare soluzione inappuntabile il “Centro Studi Centenari Sardi” realtà scientifica frutto della collaborazione tra Roberto Pili, presidente della Comunità Mondiale della Longevità, Fernanda Velluzzi UO di Obesità della AOU di Cagliari, Andrea Loviselli, coordinatore del Corso di Scienze Motorie dell’Ateneo cagliaritano, Paolo Usai Satta Gastroenterologo dell’Azienda Brotzu, Donatella Petretto, Aldo Manzin e Carlo Carcassi dell’Università di Cagliari.

«In genere pensiamo ai batteri come a una delle cause per cui ci si può ammalare – sottolinea Roberto Pili – questo è’ vero solo in parte perché negli ultimi vent’anni anni abbiamo cominciato a conoscere come ci siano decine di miliardi di batteri presenti nel nostro intestino il così detto “Microbiota”, un ecosistema integrato che porta beneficio alla salute intestinale, al sistema immunitario, alle nostre ghiandole.»

L’organismo umano ospita un numero di batteri sino a 2,7 volte maggiore delle nostre cellule. Col travaglio del parto, passano dalla madre nell’intestino del neonato, determinando già nei primi istanti una trasmissione dei dati ambientali. Questa flora batterica che nell’adulto consta di circa 600 generi e oltre 40.000 specie di batteri può arrivare anche a decine di miliardi di unità, costituisce un organismo vero e proprio chiamato “Microbiota” che continuamente riceve e trasmette informazioni all’ospite uomo.

Numerose ricerche scientifiche hanno dimostrato che in particolare il Microbiota condiziona la spesa energetica e soprattutto condiziona ed è condizionato dall’ambiente alimentare in cui si vive e produce di conseguenza fattori che possono peggiorare o migliorare lo stato di salute. Nell’obesità, la “grande madre” di tutte le malattie cosiddette non trasmissibili, quali tumori, diabete e cardiopatie ischemiche, il microbiota può essere causa per sé dell’aumento di peso o può condizionarne la risposta alla terapia.

«Dati recenti hanno individuato una sorta di firma di estrema longevità nella alta frequenza del genere Eubacterium limosum nei centenari studiati – riprende il presidente della Comunità Mondiale della Longevità – è ormai consolidato che la Sardegna, è una delle zone blu del pianeta per l’alta prevalenza di centenari, caratteristicamente e insolitamente di sesso maschile. Queste evidenze rendono il Microbiota un candidato ideale per ulteriori studi sui markers dell’invecchiamento e le patologie correlate con l’età, le disabilità e la mortalità.»

Questa equipe di ricerca ha in progetto la verifica e la codificazione sulla popolazione centenaria dell’isola, di un potenziale Microbiota isolano e l’analisi di particolari relazioni genetiche con l’espressione microbiotica intestinale. L’insieme dei dati anamnestici, clinici, di laboratorio (totalmente non invasivi) saranno oggetto di indagine statistica per la costruzione del “modello ideale” confrontabile con analoghe rilevazioni in zone del pianeta a bassa “centenarietà” come la Bielorussia, per valutarne le differenze di composizione ed un eventuale nesso causale con la longevità stessa.

«Questo progetto – conclude Roberto Pili – intende individuare sia elementi nutrizionali migliorativi per arrivare alla definizione di una Dieta mediterranea funzionale, sia testare soluzioni che potrebbero indirizzare verso la tipizzazione riconosciuta più correlata a longevità e benessere.»

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Il velista Andrea Mura, in procinto di salpare per la prestigiosa regata transatlantica Ostar, domani mattina giovedì 20 aprile, sarà visitato dai medici dell’Azienda ospedaliero universitaria di Cagliari negli ambulatori dell’ospedale San Giovanni di Dio. Alle 11.00, al centro obesità, verrà sottoposto a impedenzometria dal professor Andrea Loviselli e dalla dottoressa Fernanda Velluzzi e gli verrà applicato un sistema telematico di valutazione cardiodinamica dal dottor Alberto Concu. Alle 12.oo, in cardiologia, verrà sottoposto a test cardiopolmonare da sforzo dal dottor Roberto Solinas e dal professor Luigi Meloni.

Andrea Mura.

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Cagliari Wellness, come on! Si è conclusa la prima edizione del progetto Cagliari Wellness, ideato dall’Università di Cagliari (dipartimenti di Matematica e informatica e Scienze mediche) con la collaborazione a titolo gratuito della spin off di UniCa Everywhere Sport. L’evento ha preso inizio il 10 settembre scorso con il patrocinio del comune di Cagliari. Il progetto, nato per promuovere, motivare e supportare i cittadini Cagliaritani verso uno stile di vita attivo, salutare e sano, ha riscosso un grande successo ottenendo un numero di richieste di adesione superiore a quello massimo prefissato di cento partecipanti.

Salvatore Mario Carta e Fabrizio Mulas (docente e specialista dipartimento Matematica e informatica), Andrea Loviselli e Fernanda Velluzzi (docente e specialista dipartimento Scienze mediche, Scienze motorie e sportive) sono stati i riferimenti accademici e scientifici del progetto. «Un percorso proficuo che coniuga ricerca, formazione, territorio e benessere. Dalle richieste e dal grado di soddisfacimento, sono più che mature le condizioni per la replica» dice il professor Carta.

Un tecnico con laurea in Scienze motorie ha valutato i partecipanti. «Una valutazione scrupolosa inerente il livello di attività fisica, benessere psicofisico e aspetto motivazionale: sono stati sottoposti alla misurazione di vari valori antropometrici quali, per esempio, peso con bilancia impedenziometrica, circonferenza addominale e misura con plicometro» sottolinea il professor Loviselli. Inoltre, gli aderenti (tutti a titolo gratuito) hanno compilato un questionario standardizzato di valutazione dell’attività fisica e benessere psico-fisico. L’allenatore ha creato un percorso di lavoro personalizzato. In due mesi i partecipanti hanno seguito le schede di allenamento con la supervisione a distanza del tecnico. Ovvero, una guida passo-passo e la motivazione a dare il massimo. I risultati sono stati consultati con un adattamento delle schede di ciascun partecipante.

Per gli allenamenti del gruppo – guidato e monitorato a distanza dall’allenatore – è stata impiegata la piattaforma tecnologica u4fit, app mobile per il fitness nata qualche anno fa da un’idea di un team di ricercatori del dipartimento di Matematica e informatica. «La app conta migliaia di utilizzatori. Il dialogo tra allenatore e partecipanti è stato reso possibile dall’utilizzo di u4fit attraverso una chat interna all’applicazione: aspetto – segnala il dottor Mulas – apprezzato dai partecipanti, che si sono sentiti guidati e monitorati costantemente».

Al termine del progetto allenatore e partecipanti hanno valutato misurazioni e performance. Di fatto, dall’analisi dei risultati di fine percorso emerge che gli uomini hanno perso una percentuale totale di grasso corporeo pari al 21 per cento, mentre è del 10 il calo segnalato dalle donne. «Dati che da un confronto con i tipici risultati di percorsi di attività fisica sono da considerarsi ottimi» spiega la dottoressa Velluzzi. Inoltre, è stato constatato che i partecipanti mediamente sono passati da “quasi inattivi” a “attivi”, aumentando di più del doppio la rispettive quantità di attività fisica. Il progetto, oltre ai miglioramenti per la salute fisica, ha avuto un impatto marcatamente positivo anche per quanto riguarda il benessere psicologico: è stata dichiarata una maggiore vitalità (+14 per cento), un miglioramento del proprio stato emotivo (+7) e della propria condizione mentale (+7).

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Giovedì 12 maggio, alle 17.00, la sala conferenze del Cus Cagliari, in via Is Mirrionis, n. 3, ospita il seminario organizzato dal Centro obesità dell’Azienda ospedaliera universitaria di Cagliari, dal dipartimento di Matematica e informatica e dal corso di laurea in Scienze motorie dell’ateneo. Nel corso dei lavori, finalizzati alla motivazione all’attività fisica e al supporto che può essere offerto alla pratica delle attività dalle nuove tecnologie, gli specialisti presentano una app innovativa che permette sia di svolgere un’attività personalizzata, sia l’interazione tra l’utente (in particolare, pazienti affetti da obesità e patologie metaboliche) e gli operatori.

L’approccio e gli studi curati dal dipartimento di Matematica (responsabile Salvatore Carta, con la collaborazione di Fabrizio Mulas), dal Centro obesità dell’Aou (guidato da Fernanda Velluzzi) e da Scienze Motorie (coordinatore Andrea Loviselli) sono un gol prezioso anche sul piano dell’interazione a favore dei pazienti, degli studenti e delle buone pratiche in ambito accademico e sanitario. Il team multidisciplinare del Centro obesità (medico, nutrizionista e laureato in Scienze motorie), sfruttando una piattaforma web appositamente realizzata dai ricercatori del professor Carta, nel corso del seminario illustra i principi e i benefici derivanti dalla pratica regolare di un’attività fisica individualizzata e monitorizzata. Sul tema, la professoressa Velluzzi ribadisce i pregi motivazionali e di carattere medico. L’informatico (Fabrizio Mulas) spazia sulle caratteristiche tecniche dell’applicazione. Mentre, su tipologia di esercizio e interrelazioni con i laureati in Scienze motorie, interviene la specialista Daniela Lai.

Il seminario prevede anche la possibilità di scaricare gratuitamente l’app (occorre uno smartphone con sistema operativo Android) ed effettuare una prova del programma. Gli operatori sono a disposizione per chiarimenti e il reclutamento, sempre gratuito, dei pazienti che intendono intraprendere il percorso.

«Abbiate passione e perseveranza, qualsiasi cosa voi facciate. Concimate la vostra idea, non arrendetevi mai». Gaetano Ranieri – docente di Geofisica applicata, alla ribalta internazionale per le ricerche sui Giganti di Mont’e Prama – sferza affettuosamente i circa centoventi ragazzi iscritti alla terza edizione del ContaminationLab dell’ateneo di Cagliari. La giornata conclusiva di presentazione del CLab 2015 racconta di competenze e servizi del territorio. Interventi, relazioni e confronto serrato grazie a relatori di vaglia. I docenti dell’università di Cagliari – nell’aula magna di Medicina, Cittadella universitaria, Monserrato – spaziano su dinamiche, appeal, apertura internazionale e determinazione, anche passionale, indispensabile per alimentare le idee di talento che conducono alla nascita delle start up e all’esaltazione del territorio con percorsi tecnologici e innovativi.

«Con la contaminazione potete trovare idee vincenti. Ma chiedetevi sempre che società volete e in che modo la vostra idea può migliorare voi e il mondo che vi circonda» rimarca Paola Meloni (dipartimento Ingegneria meccanica, chimica e dei materiali). «La chimica offre numerose applicazioni interdisciplinari. Ad esempio, il recupero dei metalli dai rifiuti incrementa vari spin off e permette di trarre spunti per la chimica verde» rilancia Angela Serpe (dipartimento Scienze chimiche e geologiche). Per Michele Saba (dipartimento di Fisica) il bersaglio è «una delle principali industrie al mondo: quella energetica. Adesso l’energia si produce con il ricorso ai combustibili fossili. Un’industria che andrà rovesciata per un approdo all’energia sostenibile: passaggio che offre enormi opportunità e permette di inserirsi in maniera intelligente e meditata sui mercati internazionali». Fernanda Velluzzi e Andrea Loviselli (dipartimento Scienze mediche) rimarcano un aspetto: «L’integrazione delle competenze è fondamentale per dare gambe e futuro a qualsiasi idea. Innovazione e ricerca vanno di pari passo, ciascun lavoro risponde a domande precise e ne suscita altre». Tassello vincente condiviso e rilanciato da Gianni Fenu (dipartimento Informatica): «La trasversalità della nostra disciplina permette di individuare percorsi fecondi. L’esperienza insegna che proprio la commistione disciplinare è foriera di idee vincenti. Sappiate trovarle». Alla mattinata conclusiva della presentazione di CLab interessanti intervenuti anche di Sebastiano Banni (dipartimento Scienze Biomediche), Carlo Luglié (dipartimento Storia, beni culturali e territorio), Rita Cannas e Maria Manconi (dipartimento Scienze della vita e dell’ambiente)

«In questi tre giorni si è percepita una modalità di trasmissione del sapere universitario più vivace e con maggiore appeal. I ragazzi devono cogliere appieno le opzioni insite nella contaminazione. Ma attenzione: contaminarsi non significa essere superficiali. Tutt’altro. L’idea di start up è indispensabile quanto il possedere competenze profonde, conoscenza e voglia di condividere i lavori e la ricerca. Mettere assieme questi fattori – spiega Annalisa Bonfiglio, pro rettore Territorio e innovazione – significa alimentare nel modo migliore processi e percorsi virtuosi». Anche dal direttore scientifico di ContaminationLab, Maria Chiara Di Guardo, input ad alto valore aggiunto: «In tre giorni CLab ha mostrato un’offerta ricca sia di opportunità, sia di conoscenze. Il percorso di eccellenza del nostro ateneo si amplia in un contesto che conferma la validità dei progetti, con i ragazzi che percepiscono le opzioni attuali e future. Un aspetto di cui possiamo essere soddisfatti? L’università di Cagliari parla sempre più la lingua dei suoi allievi».

Alcuni marcatori immunologici possono predire il rischio di contrarre il diabete giovanile. Possono essere assai utili quando compaiono i primi sintomi per capire che si tratta di diabete. È questo, in sintesi, il risultato di uno studio, pubblicato di recente su Acta Diabetologica, effettuato da un gruppo di specialisti dell’Università di Cagliari e dell’ospedale Brotzu. Fernanda Velluzzi (endocrinologa), Stefano Mariotti (direttore dipartimento scienze mediche), Marco Songini (direttore diabetologia azienda Brotzu) e Andrea Loviselli (endocrinologo, responsabile corso laurea Scienze motorie), in collaborazione con i colleghi del Bambin Gesu di Roma e dell’Italian Hospital di Londra procedono spediti.

«La Sardegna detiene il triste primato di un’alta incidenza di diabete giovanile, seconda nel mondo solo alla Finlandia. Questo tipo di diabete – spiega l’endocrinologo Andrea Loviselli, ateneo di Cagliari – non è familiare e quindi non è prevedibile la sua acuta insorgenza in bambini sino a quel momento apparentemente sani. In realtà, la malattia nasce tempo prima ma non dà sintomi sino al momento della sua insorgenza acuta o addirittura al coma, la cui causa può sfuggire alla diagnosi vista l’assenza di marcatori di rischio.»

Lo studio, condotto su oltre ottomila scolari delle elementari e delle medie di 35 paesi e città della Sardegna, ha potuto identificare «in oltre dieci anni di osservazione continua, dei marcatori immunologici che possono predire il rischio di contrarre il diabete giovanile. Inoltre, visto che gli sforzi dei diabetologi di tutto il mondo vertono sulla ricerca di fattori che possano bloccare questo processo immunologico rivolto contro il proprio pancreas, la coorte – spiega il professor Loviselli – di questi soggetti che non hanno ancora contratto diabete potrà essere sottoposta a trattamenti preventivi, capaci di ridurre o addirittura eliminare l’avanzata del danno del pancreas e quindi di evitare l’insorgere della malattia».