19 November, 2024
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E’ iniziato questa mattina, in commissione Lavoro, con una serie di audizioni, il monitoraggio delle situazioni di precariato nell’amministrazione, nelle agenzie e negli enti della Regione Sardegna nonché negli Enti locali. L’iniziativa, illustrata dal presidente della Seconda commissione, Gavino Manca, ha come obiettivo quello di favorire una conoscenza approfondita del fenomeno, in vista della predisposizione di adeguati e tempestivi interventi normativi «che – così come ha dichiarato il presidente Manca – garantiscano la continuità lavorativa». Ai lavori ha partecipato anche il presidente della Prima commissione, Francesco Agus, che ha tra le sue competenze quella che attinente il personale della Regione.

I primi ad essere auditi in commissione sono stati i rappresentati dei lavoratori precari dell’amministrazione regionale. I cosiddetti “precari storici” (sono 13 in totale) che prestano la loro opera negli uffici della presidenza della Giunta (7 unità), nell’assessorato dei Trasporti (6) e in quello del Lavoro (3). Lavorano ininterrottamente da dieci anni in Regione (unico ed esclusivo datore di lavoro) e svolgono mansioni e funzioni – così hanno dichiarato i portavoce della delegazione, Francesca Puggioni e Simona Deiana – tipiche dei lavoratori in pianta organica. L’emergenza segnalata nel corso dell’audizione è quella della ormai prossima scadenza – 31 dicembre 2014 – dei contratti in essere, in coincidenza con la scadenza del piano pluriennale per il superamento del precariato (articoli 3 e 4 della Legge regionale 12\2012). I precari storici dell’amministrazione regionale hanno auspicato un intervento del Consiglio regionale e invitato la Seconda commissione a procedere con “una soluzione definitiva ed equa”.

I lavori sono proseguiti con l’audizione dei rappresentanti dei precari dell’amministrazione provinciale di Cagliari. Il “caso” riguarda 86 lavoratori (nel 2000 erano 140) che in media da 10 anni svolgono funzioni equiparabili agli istruttori amministrativi (categoria C) con le varie formule cococò, cocoprò, interinali e somministrazione lavoro. Tipologie contrattuali, il cui utilizzo prevalente da parte dell’amministrazione provinciale, ha impedito il ricorso alle disposizioni della legge finanziaria 2007 dello Stato, per quanto attiene la stabilizzazione del personale precario. La scadenza dei contratti è, dunque, fissata al 31 dicembre 2014 e l’amministrazione provinciale non ha a disposizione risorse per procedere con la proroga. L’ulteriore preoccupazione, emersa nel corso dell’audizione, riguarda la riforma degli Enti Locali che – a giudizio dei lavoratori – potrebbe compromettere definitivamente il loro futuro occupazionale.

Già dal novembre del 2011 hanno invece terminato il loro lavoro i 12 funzionari selezionati da apposita “vetrina pubblica” in servizio all’Arpas a seguito dell’adesione dell’agenzia regionale per la protezione dell’ambiente in Sardegna al bando “Master and Back” 2008. Partiti con un contratto della durata di 24 mesi hanno usufruito di una proroga di 12 mesi. La criticità evidenziata nel corso dell’audizione dei rappresentanti dei precari #Arpas, riguarda, in particolare, quanto previsto nella Proposta di legge n. 66, presentata in Consiglio regionale il 26 giugno 2014, e che prevede la possibilità di stabilizzazione soltanto per i precari con più di 36 mesi di contratto.

Periodo del quale potrebbero beneficiare, invece, un altro gruppo di lavoratori precari (12 funzionari), anch’essi auditi nel corso dei lavori della commissione, e che sono stati assunti in Arpas nel 2010, a seguito del bando “Master and Back” 2009, e che hanno potuto proseguire nel lavoro fino a 40 mesi in totale (contratti scaduti il 30 dicembre 2014). Un percorso simile a quello che riguarda 6 funzionari al lavoro in #Enas (audito il loro rappresentante, Enrico Cordeddu) a seguito del bando “Master and Back” 2009 e che sono rimasti al lavoro fino al giugno del 2013.

Sempre con riferimento all’ Arpas si è tenuta l’audizione dei rappresentanti dei cosiddetti “idonei graduatorie Arpas 2010”. Coloro che sono inseriti nella vigente graduatoria, approvata dopo il regolare svolgimento dei concorsi pubblici banditi dall’Arpas nel 2009 per diverse figure professionali (prova preselettiva, due prove scritte e prova orale). Gli idonei al concorso contestano la proposta di legge n. 66 (Lai e più) nella parte in cui prevede la stabilizzazione dei dodici lavoratori entrati in Arpas nel 2010 a seguito del bando “Master and Back” 2009. I portavoce degli “idonei” hanno ricordato le disposizioni nazionali, in particolare la legge 125\2013, e il pronunciamento della Corte Costituzionale sulla legge regionale 17\2012 per affermare che «l’Arpas avrebbe dovuto assumere il personale necessario attraverso il naturale scorrimento delle graduatorie e non con nuove selezioni per colloquio«. Tutte le delegazioni interessate dalla situazione dell’Arpas hanno quindi evidenziato, nel corso delle rispettive audizioni, come l’agenzia regionale abbia intensificato nel corso degli ultimi anni il ricorso alle esternalizzazione per svolgere i servizi che gli competono.

La delegazione dei cosiddetti “lavoratori in utilizzo” ha invece illustrato alla commissione Lavoro la situazione che interessa circa 50 lavoratori impiegati nella Asl 8 (Cagliari), Asl 6 (Sanluri) e Asl 1 (Sassari), introdotti nei vari a Enti, a partire dal 2010, attraverso l’accordo quadro sottoscritto dalla Regione con le Province, l’Anci, Italia Lavoro, i sindacati e le rappresentanze datoriali, per l’attuazione delle politiche attive del lavoro. A seguito dell’entrata in vigore del decreto interministeriale 83473 del 1 agosto 2014, con la modifica dei termini per la concessione degli ammortizzatori sociali in deroga, sono però cambiate le condizioni di utilizzo dei lavoratori beneficiari. Per la maggior parte di essi la Regione ha quindi previsto un sussidio di 700 euro mensili sino al 31 dicembre 2014, a fronte di un’attività lavorativa di 80 ore mensili. I “lavoratori in utilizzo” hanno chiesto lumi sulle caratteristiche del “servizio civico” e le ragioni per le quali la Regione, pur in presenza della richiesta di compartecipazione da parte dell’ente utilizzatore, dei lavoratori abbia formulato una risposta negativa.