22 November, 2024
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Lunedì 23 ottobre il comitato promotore, i rappresentanti dei sindaci che hanno aderito alla campagna referendaria sull’insularità (sono ben 180 i primi cittadini che hanno aderito alla promozione del referendum) ed il comitato scientifico, terranno una conferenza stampa per illustrare l’iter verso l’atteso appuntamento referendario. «I sindaci hanno ben chiaro il ritardo nello sviluppo e lo spopolamento delle comunità – spiega Roberto Frongia, presidente del comitato -, sia stato sinora affrontato dallo Stato in prevalenza con interventi di tipo assistenziale, che hanno impedito di sviluppare un’economia autopropulsiva. Per questo motivo hanno aderito in modo massiccio per promuovere il referendum». 

Alla conferenza stampa saranno presenti, tra gli altri, i seguenti sindaci:

  • Stefano Delunas, Quartu
  • Tomaso Locci, Monserrato
  • Paola Secci, Sestu
  • Giacomo Porcu, Uta
  • Andrea Pisanu, Giba
  • Laura Cappelli, Buggerru
  • Elio Mameli, Villaspeciosa
  • Alessandro Scano, Decimoputzu 
  • Marco Pisano, Mandas
  • Alessio Piras, Selegas
  • Celestino Pitzalis, Tuili
  • Marco Floris, Siris
  • Fausto Piga, Barrali
  • Nello Cappai, Guamaggiore.

Saranno invece collegati via Skype sindaci dalle diverse zone del territorio regionale, tra i quali Nicola Sanna, sindaco Sassari, Andrea Soddu, sindaco Nuoro, Andrea Lutzu, sindaco di Oristano, Flavia Loche (Tonara), Costantino Tidu (Teti), Ester Satta (Olzai), Roberto Ragnedda (Arzachena), Gianni Orrù (Busachi), Franceschino Serra (Pau), Andrea Nieddu (Berchidda).

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Insularità’: una battaglia talmente forte che sfonda anche ad agosto. La Sardegna si unisce intorno alla bandiera del principio di insularità! 

Mentre crescono le adesioni di importanti personalità al Comitato Scientifico, parte con il botto anche il comitato degli amministratori: sono già scesi in campo 70 sindaci, con oltre 300 tra consiglieri ed assessori, pronti a mettere a ferro e fuoco la Sardegna per ottenere ciò che ci spetta di diritto!

L’iniziativa referendaria per l’inserimento del principio dell’insularita in Costituzione, lanciata soltanto da una settimana, trova dunque spazi crescenti.

Tra i sindaci hanno aderito Andrea Lutzu (sindaco di Oristano), Roberto Ragnedda (Arzachena), Giorgio Alimonda (Portoscuso), Ivan Mameli (Barisardo), Roberto Uda (sindaco di Loceri), Diego Loi (Santu Lussurgiu), Antonio Cappai (Guamaggiore), Paola Secci (Sestu), Flavia Loche (Tonara), Tomaso Locci (Monserrato), Giusepppe Fasolino (Golfo Aranci), Massimo D’Agostino (Bonorva), Massimo Cannas (Tortolì), Antonello Figus (Santa Giusta), Marco Falchi (Muravera), Costantino Tidu (Teti), Gianfranco Trullu (Perdaxius), Marco Pisano (Mandas), Giovanni Porcu (Irgoli), Domenico Gallus (Paulilatino), Andrea Piroddi (Ilbono), Maristella Lecca (vice sindaco di Monserrato), Sandro Pili (Terralba), Claudio Pinna (Zeddiani), Martino Salis (Oliena), Celestino Pitzalis (Tuili), Luca Pilia (Isili), Andrea Nieddu (Berchidda), Fausto Orrù (Gonnosfanadiga), Giovanni Santo Porcu (Galtellì), Pietro Moro (Laerru), Gabriella Mameli (vice sindaco di Selargius), Vincenzo Cosseddu (Benetutti), Ester Satta (Olzai), Marco Atzei (Pompu), Mario Sassuolo (Siligo), Marco Floris (Siris), Andrea Santucci (Marrubiu), Serena Massa (Senis), Alessandro Scano (Decimoputzu), Pierandrea Deias (Nuxis), Giorgio Scano (Simala), Mauro Steri (Gonnosnò), Luciano Barone (Mamoiada), Antonio Diana (Stintino), Renzo Ibba (Morgongiori), Gianfranco Pinducciu (Telti), Gianni Orrù (Busachi), Pierpaolo Sitzia (Gonnoscodina), Agostino Pirredda (Luogosanto), Elio Mameli (Villaspeciosa), Alessio Piras (Selegas), Franceschino Serra (Pau), Giovanni Daga (Nuragus), Antonello Pirosu (Villaperuccio), Antonello Demelas (Samugheo), Paolo Spezziga (Valledoria), Francesco Caggiari (Bortigali), Tito Loi (Osini), Pietro Arca (Sorradile), insieme a 312 amministratori comunali.

Un segnale molto forte quello che stanno dando gli amministratori locali con un numero di adesioni che cresce di ora in ora. 

La mobilitazione ha avuto una forte accelerazione a seguito dell’indizione dei referendum che si terranno in Lombardia e Veneto il 22 ottobre prossimo, finalizzati ad ottenere “particolari forme di autonomia” e maggiori risorse: un evento di forte impatto politico, destinato a modificare radicalmente il sistema di ripartizione delle risorse tra le regioni italiane. La Sardegna nella sua condizione di insularità ha uno svantaggio geografico permanente e grave, di cui la comunità nazionale sembra non accorgersi. Da qui l’idea di portare il caso Sardegna all’attenzione del dibattito politico e dell’opinione pubblica nazionale: il “caso Sardegna”, attraverso un referendum sardo.

In prima linea da oggi dunque anche i sindaci e tutti gli amministratori: «È stata una risposta immediata, forte e entusiasta – ha dichiarato Lucia Tidu del comitato promotore del referendum che coordina il gruppo Amministratori a sostegno del referendum -. Il segnale fortissimo dato dai sindaci e amministratori in pochi giorni ci porterà a fine agosto con la maggioranza dei sindaci sardi a una grande mobilitazione.»

«Una battaglia di tutti i sardi che va oltre tutte le appartenenze politiche – ribadisce Roberto Uda sindaco di Loceri (Pd) – e che porteremo avanti nei nostri territori». «Il riconoscimento dell’insularità in costituzione è centrale per lo sviluppo della nostra Sardegna – aggiunge Giuseppe Fasolino, sindaco di Golfo Aranci (Forza Italia) -, qualsiasi strumento che possiamo mettere in campo lo perseguiremo con la massima determinazione».

«Queste adesioni, che seguono di pochi giorni la formazione del Comitato scientifico – sottolinea Roberto Frongia, coordinatore del Comitato referendario -, servono a legare in modo formidabile la battaglia Referendaria ai  diversi territori sardi.»

 «Questa battaglia va al di là di ogni appartenenza politica e gli amministratori ne hanno dato un segnale fortissimo – dice ancora Lucia Tidu -. Questa è la nostra battaglia, la battaglia di tutti noi sardi uniti e coesi.»

«Contiamo di avere molte decine di migliaia di adesioni, per riaffermare che essere isolani non voglia dire essere isolati. Non per avere assistenzialismo ma semplicemente pari opportunità: vogliamo gli stessi diritti e le stesse opportunità degli altri cittadini italiani. Nulla di più, ma neanche nulla di meno», conclude Roberto Frongia che ribadisce che la raccolta delle firme inizierà ai primi di settembre e si protrarrà sino alla fine dell’anno.

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I sindaci dei comuni di Carbonia, Calasetta, Gonnesa, Santadi, Narcao, Villasalto, Orani, Sant’Antioco, Morgongiori, Ballao, Gonnosnò, Donori, Pau, Laconi, preoccupati per il la tragica evoluzione del destino dei lavoratori impegnati nei lavori del Parco Geominerario della Sardegna, chiedono al presidente della Giunta regionale, Francesco Pigliaru, al presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau e ai capigruppo del Consiglio regionale, un’urgente e definitiva revisione del provvedimento che farà sprofondare oltre 520 lavoratori Ati Ifras nella disoccupazione a partire dal 1 gennaio 2017.

I lavoratori pretendono a gran voce una continuità occupazionale che deve essere garantita con certezza! E ciò è rappresentato solo dalla prosecuzione dei lavori nei cantieri, anche solo per il periodo necessario all’eventuale passaggio diretto ad altre società o all’espletamento della gara della quale ancora, nonostante le rassicurazioni della Regione, non è stato fatto alcun passo in avanti.

La Regione – secondo i 14 sindaci – deve assumersi le proprie responsabilità fino in fondo e trovare una soluzione certa che eviti un grave disastro per il territorio e le oltre cinquecento famiglie. Non si può accettare che la legge che ha assicurato una proroga all’azienda, sia stata calpestata – e con essa la volontà Unanime del Consiglio regionale – senza uno straccio di autorevole parere e solo sulla presunzione univoca di una ventilata illegittimità.

Noi non ci stiamo e pretendiamo con forza – domani 30 dicembre 2016 –  concludono i 14 sindaci – la revoca di un provvedimento capestro per 520 famiglie.

I sindaci

Paola Massidda – Carbonia

Antonio Vigo – Calasetta

Hansal Christian Cabiddu – Gonnesa

Elio Sundas – Santadi

Danilo Serra – Narcao

Paolo Maxia – Villasalto

Antonio Fadda – Orani

Mario Corongiu – Sant’Antioco

Renzo Ibba – Morgongiori

Severino Cubeddu – Ballao

Mauro Steri- Gonnosnò,

Lucia Meloni – Donori

Franceschino Serra – Pau

Lucia Zaccheddu – Laconi.

La Prima Commissione del Consiglio regionale guidata da Francesco Agus (Sel) ha sentito oggi i rappresentanti delle Unioni dei Comuni sugli aspetti della riforma che riguardano la gestione associata dei servizi e delle funzioni. Attualmente sono 35 le Unioni operanti in Sardegna, alcune delle quali costituite prima della legge n. 12 del 2005.

Il coordinatore regionale delle U.d.C. Giuseppe Cappai ha evidenziato alcune criticità emerse dall’esperienza di questi anni che hanno ostacolato l’attività quotidiana degli enti. «Uno degli aspetti da superare – ha detto Cappai – è il vincolo che impedisce alle Unioni di avere una propria pianta organica, la gestione associata di alcuni servizi richiede la disponibilità di personale a tempo pieno, non basta quello fornito dai singoli comuni». Tra gli aspetti da correggere, secondo Cappai, anche la discontinuità dei flussi finanziari e i ritardi nei trasferimenti delle risorse del Fondo Unico nelle casse delle Unioni.

Giuseppe Cappai, infine, ha rimarcato la necessità di prevedere nella riforma l’individuazione di ambiti territoriali “congrui”: «L’esperienza ci dice che la gestione associata può funzionare solo se fatta su aree omogenee».

Su questo punto si è soffermato anche Pier Sandro Scano, nella doppia veste di presidente dell’Anci e presidente dell’Unione dei comuni della Bassa Marmilla. Scano ha suggerito una modifica dell’art.8 del DL di riforma che consenta ai singoli paesi di individuare il percorso migliore per per favorire l’associazionismo. «Siamo per il superamento del vincolo della gestione associata delle funzioni fondamentali – ha detto il presidente dell’Anci – questa, però, deve avvenire su base volontaristica. Una volta individuate le funzioni, i comuni potrebbero trasferirle all’Unione che, in seguito, potrebbero ragionare per sub-ambiti: In alternativa si potrebbe pensare a una gestione associata attraverso lo strumento della convenzione». Scano ha poi rimarcato l’esigenza di rafforzare il ruolo delle Unioni nella programmazione territoriale: «E’ un concetto sul quale abbiamo aperto un ragionamento con la Giunta, un dialogo proficuo che ha già prodotto qualche effetto positivo in alcune delibere dell’esecutivo».

Rispondendo ad una sollecitazione del consigliere del Pd Roberto Deriu, sulla possibilità di individuare un modello flessibile che preveda la differenziazione delle Unioni vista la disomogeneità dei territori, Scano ha invocato una riforma per gradi: «Costringere i Comuni a stare assieme non funziona – ha detto il presidente dell’Anci – occorre mettere in moto un processo per arrivare a gestioni associate reali. Serve un ordine giuridico per i percorsi di aggregazioni già in atto».

Franceschino Serra, presidente dell’Unione dell’Alta Marmilla, infine, ha chiesto tempi rapidi per l’approvazione della riforma. «La norma è attesa da anni – ha detto Serra – occorre far presto per consentire alle Unioni di diventare davvero il braccio operativo dei comuni».

Francesco Agus