24 November, 2024
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Parte dal Consiglio regionale della Sardegna un tentativo di riforma del Parlamento italiano e di quello europeo: questa mattina sono state presentate dall’on. Roberto Deriu (primo firmatario) le proposte di legge elettorale per la Camera e il Senato e per l’elezione dei membri italiani del Parlamento di Strasburgo.

«Si tratta di proposte di legge chiaramente antifasciste perché è necessario richiamare in continuazione il vaccino democratico contenuto nella Costituzione. Leggi come queste sono proprie dei sistemi democratici ed è per questo che in un Parlamento italiano appena rinnovato, attento alla democrazia diretta e alle istanze dei territori, sono sicuro che la nostra proposta troverà rapida discussione», ha detto Roberto Deriu, che ha siglato i testi insieme ai colleghi di maggioranza Francesco Agus, Piero Comandini, Antonio Gaia, Raimondo Perra e Pierfranco Zanchetta. Spetta ora al presidente Gianfranco Ganau inviare le due proposte alla presidenza della Camera per l’avvio dell’iter legislativo.

Alla presentazione ha preso parte anche Maurizio Turco, esponente italiano del Partito radicale. Per Maurizio Turco «quelli che sono diventati dittatori, anche in epoca recente, lo sono diventati attraverso elezioni e leggi elettorali apparentemente democratiche. Ormai la declinazione di democrazia è sempre più sfumata ma per fortuna in Sardegna ancora si ragiona sui pilastri e sui fondamentali della democrazia. E spero che altre regioni vogliano sostenere questa proposta, che va contro i regimi totalitari e risponde agli esiti di referendum disattesi del tutto dal Parlamento italiano».

Per l’on. Piero Comandini «le leggi elettorali vigenti sono una delle cause dell’astensionismo registrato in Italia a livelli mai visti. Dobbiamo eliminare il pericolo che i candidati eleggibili davvero siano calati dall’alto e le nostre iniziative vanno in questa direzione».

Nel merito, la proposta di legge elettorale per Camera e Senato prevede l’introduzione del sistema uninominale a turno unico con voto diretto attribuito ai candidati che concorrono in circoscrizioni uninominali.

Quanto alla proposta per il Parlamento europeo, l’attribuzione dei seggi è prevista con il sistema proporzionale. La ripartizione dei seggi si effettuerà dividendo il numero degli abitanti della Repubblica per il numero dei membri che spettano all’Italia in seno al Parlamento europeo.

 

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Sei consiglieri di maggioranza, Francesco Agus, Anna Maria Busia, Roberto Deriu, Piero Comandini, Valter Piscedda e Giuseppe Meloni, hanno presentato un’interrogazione all’assessore regionale della Pubblica istruzione, Giuseppe Dessena, sui ritardi nel saldo delle risorse del programma “Tutti a Iscol@” messe a disposizione per l’anno scolastico 2016/2017.

«Si tratta dei laboratori scolastici della Linea B2 – relativa alle attività extracurriculari di laboratori innovativi –  realizzati dagli operatori economici che nel precedente anno scolastico hanno progettato e realizzato i laboratori tecnologici nelle scuole sarde, e che, nonostante siano concluse da mesi le attività di rendicontazione, ancora attendono una risposta dalla Regione per il pagamento del saldo dei finanziamento. Una situazione inaccettabile – spiega l’esponente di Campo Progressista Sardegna, Francesco Agus – considerando che le risorse sono disponibili nelle casse regionali, che i laboratori si sono svolti tutti entro l’estate scorsa e che le attività di rendicontazione sono state completate da tempo. Tutti a Iscol@” è un piano lodevole e strategico per la scuola sarda, sul quale la Regione ha investito oltre 20 milioni di euro. Ha inoltre permesso a numerosi professionisti di lavorare in questo settore, promuovendo nella scuola l’innovazione al servizio dei ragazzi e del loro futuro, specialmente nei piccoli centri a rischio spopolamento. Purtroppo, il grande sforzo finanziario rischia di essere reso meno utile da inaccettabili ritardi burocratici che non permettono l’erogazione di compensi.»

«La Presidenza della Regione e l’assessorato alla Pubblica Istruzione risolvano l’impasse ed evitino che un programma meritorio come “Tutti a Iscol@” si trasformi in un boomerang. La macchina regionale ha gravi difficoltà organizzative che, senza interventi più incisivi, rischiano di rendere meno efficace anche la politica più meritoria. In questo caso parliamo di 70 operatori economici – sottolinea Francesco Agus – molti dei quali hanno svolto più laboratori. Si tratta per lo più di piccole società che hanno investito tempo, denaro, energie, ma che oggi si trovano in difficoltà nell’adempiere agli obblighi fiscali e tributari, piccole realtà economiche che non dispongono della capacità finanziaria necessaria per farsi carico dei ritardi della Regione, e di lavoratori che mensilmente sono tassativamente chiamati a saldare rate di mutui e prestiti.»

«Al di la di tutti i ritardi finora accumulati – conclude Francesco Agus –  e così come già avvenuto in altre situazioni simili, ritengo che su questo tema ci debba essere tutta l’attenzione dell’Esecutivo regionale per la risoluzione del problema, da effettuarsi in giorni e non in settimane e men che mai in mesi.»

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Il Consiglio regionale ha approvato il disegno di legge n. 507/A. “Misure urgenti per il reclutamento di personale nel sistema Regione. Modifiche alla legge regionale 13 novembre 1998, n. 31”.

La seduta è stata aperta dal presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con il disegno di legge n. 507/A-Misure urgenti per il reclutamento del personale nel sistema Regione – Modifiche alla legge regionale 31/88. Per illustrare il provvedimento il presidente ha dato la parola alla relatrice, la consigliera Daniela Forma del Pd.

Nel suo intervento, Daniela Forma ha dichiarato che il disegno di legge, nonostante l’applicazione degli strumenti giuridici disponibili, ha determinato nella Regione una situazione complessiva di sofferenza rispetto alla normativa nazionale di contenimento della spesa pubblica e di forte limitazione del turn over, e difficoltà strutturali collegate alle loro dimensioni, che la Sardegna ha peraltro ridotto nel 2014 e nel 2015 riducendo anche il numero dei dirigenti: ora sono 96 che diventeranno 80 entro la fine dell’anno e 78 entro il 2019. «Con uno specifico piano triennale – ha aggiunto la Forma – sono stati riavviati concorsi ed i procedimenti di mobilità per dirigenti e funzionari, introdotte norme per il superamento del precariato e le assunzioni delle categorie protette, ma servono correttivi per migliorare la qualità dei processi concorsuali per dirigenti ed assicurare copertura delle posizioni vacanti nelle more di espletamento dei concorsi». «Fra questi correttivi – ha specificato la relatrice della legge – la soppressione del divieto di ricorso a dirigenti esterni, il ruolo unico del personale, la contrattazione regionale, la retribuzione dei coorl’affidamento dei bandi alla struttura interna».

Il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde ha criticato la legge, a suo giudizio «singolare perché punta ad accrescere il numero dei dirigenti della Regione attraverso uno strumento ordinario e flessibile per fare fronte alle carenze di queste figure, ma in realtà serve a mettere alcune toppe agli errori della Giunta su alcuni concorsi». «Inoltre – ha osservato – non è vero che la Regione ha pochi dirigenti: attualmente nel sistema Regione, in media, c’è un 1 dirigente ogni 24 dipendente ed in alcuni casi anche 1 ogni 10, mentre il rapporto su scala nazionale è di 1 a 50 e al Nord addirittura 1 ad 80; peraltro nella nostra Regione vi sono situazioni ben più anomale con un rapporto paritario di 1 ad 1 fino ad un massimo di 1 a 16, per cui non si può parlare di penuria ma semmai di pletora e con questa legge si aumentano ancora». «Non mancano altre anomale – ha detto ancora Marco Tedde – che riguardano le assunzioni senza concorso di dirigenti nel Corpo forestale ed il recente annullamento del Tar di un concorso per 20 posti da dirigente, eludendo il percorso tracciato per le assunzioni nella pubblica amministrazione». «In definitiva, ha concluso l’esponente di Forza Italia, «emerge una gestione del tutto insufficiente frutto di palesi incapacità cui si cerca di mettere rimedio, perpetuando inoltre l’ambiguità di fondo per le aliquote di personale che si trovano ora dentro ed ora fuori dal sistema Regione, come Forestas e l’Ats».

Per la Giunta l’assessore del Personale Filippo Spanu ha affermato che, con il provvedimento, «si fa un passo avanti rispetto alla legge 24 istitutiva del sistema Regione, che doveva razionalizzare risorse umane evitando sovrapposizioni, (a parte l’Ats e le agenzie sanitarie), senza però creare percorsi concreti, per cui questo disegno di legge è un passaggio necessario che consente di inquadrare la dimensione enti per il futuro in tanti settori. In questo contesto si colloca, ha proseguito l’assessore, «il deficit strutturale della dirigenza derivante in parte dal blocco turn over e dall’età media elevata determinando la necessità di un nuovo reclutamento, mirato, aggiornato e specialistico». «La Regione – ha ricordato ancora Filippo Spanu – ha tentato di fare immediatamente un concorso pur in assenza di un concreto strumento normativo, cosa che avviene in tutta la pubblica amministrazione per quanto riguarda l’assunzione di dirigenti a termine per almeno una quota, ma queste iniziative hanno avuto difficoltà». Abbiamo quindi rilanciato a tutto campo il confronto sindacale, con giudizi sostanzialmente positivi ed in qualche caso del tutto positivi prima di sottoporre questa norma al Consiglio. «Di qui – ha concluso – la previsione dell’assunzione di dirigenti a termine, attivando il corso-concorso che non si poteva fare con la 31/88, valorizzando per il 40% le figure interne ed aprendo all’esterno, per creare una nuova classe dirigente testata sul campo». Quanto al numero ha detto, infine, l’assessore del Personale, «non è massimo possibile ma sta dentro il limite fissato dal quadro di finanza pubblica e comunque di dirigenti c’è bisogno perché le posizioni sono diminuite nel tempo da 195 a 152 a 137 (60 in meno dall’inizio della legislatura) e forse con il ruolo unico potremo fare ancora di più in termini di razionalizzazione, di miglioramento della circolazione interna delle competenze e della stessa contrattazione».

Successivamente, il presidente ha messo in votazione il passaggio agli articoli che il Consiglio ha approvato con 29 voti favorevoli e 9 contrari. A seguire è stato approvato anche il titolo della legge.

Subito dopo è iniziata la discussione dell’emendamento aggiuntivo n.13 (prima firmataria la relatrice Forma) collegato all’art. 1/bis (Modifiche all’art.21 della legge regionale 31/98 – Ruolo unico del personale dirigenziale) che prevede la possibilità per le amministrazioni del sistema Regione «di attivare contratti di diritto privato a tempo determinato per la copertura di posizioni dirigenziali nei limiti dell’8% delle dotazioni organiche». La proposta prevede di lasciare all’Aula la decisione finale.

Il consigliere di Campo Progressista Francesco Agus ha preannunciato la sua astensione, sostenendo che «interventi emergenziali non si adattano alla fine della legislatura dopo ripetuti rinvii che, in enti ed agenzie, hanno lasciato mano troppo libera alle singole amministrazione, causando una serie di ricorsi che determinando una situazione di incertezza».

Il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde ha ribadito le sue censure alla legge aggiungendo che «rispetto alle fattispecie astratte che devono caratterizzare ogni legge sono comparsi emendamenti molto particolari che la stravolgono, motivati da esigenze pre-elettorali che configurano pericolosi processi di stabilizzazioni ed assunzioni»

Per il Pd la relatrice Daniela Forma ha sottolineato che «in realtà l’emendamento è ragionevole, non inventa nulla ma introduce nella 31 un istituto proveniente dal Dlgs 165/2001 che consente flessibilità nell’assunzione dei dirigenti, con procedure selettive collegate ad incarichi e contratti di diritto privato fino ad un massimo dell’8% delle dotazioni organiche».

Il vice capogruppo del Pd Roberto Deriu, favorevole, ha detto di non capire le letture negative della proposta provenienti dalle opposizioni, perché a suo avviso l’emendamento ha il solo scopo di far funzionare meglio il sistema.

Non essendoci altri iscritti a parlare il presidente ha messo in votazione sia l’art. 1/bis che l’emendamento che il Consiglio ha approvato.

Approvato anche l’art. 1/ter (Modifiche all’art.32 della Legge regionale 31/98 – Accesso alla dirigenza), integrato dall’emendamento n.18 proposto dal capogruppo di Fdi Paolo Truzzu, riguardante la definizione recisa della retribuzione spettante al personale delle Unità di progetto non in possesso della qualifica di dirigente.

Sull’articolo 2 e sugli emendamenti il presidente Ganau ha dichiarato aperta la discussione. L’on. Forma (Pd) ha illustrato l’emendamento 15 e ha chiesto all’Aula di poter aggiungere un emendamento orale. L’on. Paolo Truzzu (Fdi) ha dichiarato il voto favorevole all’emendamento 5, «teso a porre rimedio a un’evidente disparità tra amministrazioni differenti».

L’articolo 2 è stato approvato insieme all’emendamento 5 (uguale al 15).

E’ stato respinto l’emendamento aggiuntivo 4. Invece, l’on. Gennaro Fuoco (Fdi) ha spiegato il senso dell’emendamento 6: «Lo scopo è coprire, con mobilità preconcorsuale tra gli attuali dirigenti della Regione, la carenza di dirigenti del Corpo forestale di vigilanza ambientale». L’assessore Filippo Spanu ha confermato «la grave criticità del Corpo forestale ma questo emendamento introduce un automatismo che creerebbe problemi procedurali». L’emendamento 6 al termine del dibattito è stato respinto dall’Aula.

Approvati senza emendamenti gli articoli 2 bis e l’articolo 3.

In discussione poi l’articolo 3 bis, approvato. Respinto invece l’emendamento 7 (Fuoco e più).

Approvato l’articolo 3 ter e pure il 3 quater con l’emendamento soppressivo totale 12 a firma Forma e più.

In discussione l’articolo 3 quinquies, sul quale l’on. Gianfranco Congiu (Pds) ha detto: «Mi chiedo per quale ragione slitti di un anno il termine per concludere i processi di stabilizzazione in corso ai sensi della legge 37».

L’assessore Filippo Spanu ha ricordato le procedure di inserimento nei ruoli previste per il personale precario nella legge 37: «La Regione ha esaurito la fase della stabilizzazione a domanda con 103 nuovi dipendenti inseriti. Ci sono poi 16 persone che hanno diritto alla stabilizzazione con procedura riservata e le procedure sono in corso. Per quanto riguarda i soggetti che hanno la proroga dei contratti ma hanno titolo a partecipare ai bandi di concorso generali, avranno una procedura che scavallerà il 31 dicembre prossimo  ma ci stiamo già lavorando. La proroga che abbiamo previsto è dunque un atto di prudenza da parte nostra».

Sull’emendamento 2 è intervenuto anche l’on. Francesco Agus (CpS), che ha detto: «Una modifica anche di un comma della legge 37 potrebbe avere il risultato di bloccare le procedure in atto. Dunque abbiamo scelto di  procedere con l’emendamento 2, fissando una proroga».

L’on. Gianfranco Congiu (Pds) ha suggerito di «precisare che la proroga è dato soltanto ai fini del reclutamento del personale di cui alla lettera C».

Approvato dunque l’emendamento sostitutivo totale 2 (Agus). Ritirato l’emendamento 3 (a firma Eugenio Lai e più) relativo ad altre stabilizzazioni di personale non dirigente e respinto l’emendamento 8 (Fuoco e più).

Sull’emendamento 10 (accesso alla dirigenza del Corpo Forestale mediante corso concorso) l’on. Forma si è rimessa all’Aula in considerazione del fatto che la Prima commissione sta già lavorando a un testo di disciplina organica del Corpo forestale. Per questo l’oratrice ha chiesto una sospensione breve dei lavori, accordata dal presidente Gianfranco Ganau.

Alla ripresa dei lavori la relatrice Daniela Forma (Pd) ha comunicato il ritiro dell’emendamento n. 10 a causa del mancato accordo tra le forze della maggioranza e si è proceduto con l’approvazione dell’emendamento n. 14 (Forma e più) che introduce l’articolo 3 quinquens bis e riguarda il trasferimento del personale degli uffici territoriali della protezione civile.

Sul contenuto dell’emendamento n. 17 (Forma e più) è intervenuto con tono critico il consigliere del Partito dei sardi, Piermario Manca, che ha lamentato in materia di contrattazione collettiva negli enti del comparto regionale un sostanziale aumento della spesa in contrasto con quanto disposto dall’articolo 4 del provvedimento in discussione. L’intervento dell’assessore del Personale, Filippo Spanu, che ha affermato che quanto previsto dal secondo comma dell’emendo 17, non rappresenta un aumento della spesa ma è da considerarsi come l’autorizzazione agli enti regionali ad approvare variazioni di bilancio una volta ottenuti gli stanziamenti, non ha convinto il consigliere della maggioranza Piermario Manca che ha dichiarato voto contrario. Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha dichiarato voto contrario ed ha chiesto l’inserimento agli atti della seduta di una «procedura – a suo giudizio – contra legem con il relativo aumento di spesa».

Posto in votazione, l’emendamento 17 sulla integrazione del fondo per la contrattazione collettiva, è stato approvato con 24 favorevoli e 16 contrari. Approvati, di seguito, l’emendamento n. 11 (Forma e più) che sostituisce totalmente l’articolo 4 (Copertura finanziaria)  e l’articolo 5 (Entrata in vigore).

Il Consiglio regionale ha quindi approvato il testo finale del provvedimento con 28 sì e 10 contrari. Il presidente Ganau ha quindi ricordato il termine delle 20 per la presentazione degli emendamenti al testo unificato sulla lingua, la convocazione per domani, alle 11.00. della commissione Cultura ed ha annunciato la convocazione dell’Aula per domani alle 15.30.

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L’on. Francesco Agus (Campo Progressista Sardegna), ha annunciato oggi la presentazione di un’interrogazione sulla vertenza degli ex lavoratori del call center Dynamicall di Cagliari.

«L’ennesimo call center della zona di Cagliari chiude, lasciando per strada e senza stipendio 18 lavoratori e altrettante famiglie. Eppure si tratta di lavoratori che troverebbero impiego immediato nella nuova azienda a cui è stata affidata la commessa Enel Energia, se non fosse che le storture del sistema degli appalti e degli incentivi per le assunzioni rappresentino una tentazione non trascurabile per le imprese meno attente ai risvolti sociali ed etici delle proprie attività.»

Agus, nell’interrogazione sottoscritta dai consiglieri Roberto Deriu, Franco Sabatini, Piero Comandini ed Emilio Usula, contesta i meccanismi sulla base dei quali sono affidati i servizi di call center.

«Il meccanismo contorto degli appalti di servizi dei call center, invece di generare vantaggi e tutele per i lavoratori e le imprese virtuose, offre opportunità a chi vuole trarre vantaggi a discapito dei lavoratori del settore. I trasferimenti dei lavoratori da un’impresa all’altra comportano spesso riduzione dell’orario di lavoro, decurtazione delle retribuzioni, azzeramento anzianità di servizio, rispetto alle medesime mansioni svolte per la stessa commessa affidata all’appaltatore precedente. Altre volte, come nel caso Dynamicall, lasciano a casa i “vecchi” lavoratori per lasciare spazio a nuove assunzioni per svolgere le medesime attività. Tutto il settore dei call center – aggiunge Francesco Agus – è caratterizzato da procedure di affidamento dei servizi nelle quali è ricorrente che gli appaltatori scarichino totalmente sui lavoratori la minimizzazione dei costi di produzione, mi auguro che in Parlamento affrontino il problema.»

«In tutta l’area di Cagliari quello delle telecomunicazioni è un settore fondamentale, nei soli call center si contano almeno 10.000 impiegati. Negli ultimi 10 anni la generazione dei 30/40enni ha trovato occupazione che riteneva fosse stabile: occorre vigilare per non disperdere questo enorme capitale di professionalità e per tutelare i diritti dei lavoratori, giovani e meno giovani. Chiedo – conclude Francesco Agus – che su questo settore ci sia tutta l’attenzione della Giunta regionale e della politica sarda

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«Il presidente della Giunta deve immediatamente verificare “le gravi omissioni” contenute nel procedimento di nomina del direttore generale di Abbanoa e valutare “la revoca della fiducia nei confronti dell’assessore dei Lavori pubblici”.»

Lo sostengono, in un’interpellanza (primo firmatario Antonio Gaia), i consiglieri regionali Pierfranco Zanchetta, Emilio Usula, Annamaria Busia, Francesco Agus, Domenico Gallus, Fabrizio Anedda, Daniele Cocco e Roberto Deriu secondo i quali la nomina è avvenuta violando le disposizioni del decreto legislativo 175/2016 – Testo unico in materia di società a partecipazione pubblica.

Il decreto, ricordano i consiglieri, prevede fra l’altro che «le società a controllo pubblico stabiliscano criteri e modalità di reclutamento del personale nel rispetto dei principi di trasparenza, pubblicità e imparzialità contenuti nel Decreto legislativo 165/2001». «Nel caso di Abbanoa – prosegue l’interpellanza – queste disposizioni non sono state affatto rispettate, in particolare, dall’assessore dei Lavori pubblici cui la Regione ha assegnato già del 2017 i poteri di controllo di Abbanoa Spa, di cui detiene il 70.95% del capitale».

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Sassari

«La difficile situazione degli enti intermedi della Sardegna impone l’immediata istituzione di un Tavolo tecnico-politico permanente per individuare i fabbisogni finanziari, tenere in funzione gli apparati amministrativi e garantire i servizi essenziali ai cittadini.»

La proposta è sta avanzata questa mattina dall’assessore degli Enti locali Cristiano Erriu ed è stata accolta all’unanimità dai presidenti delle Commissioni consiliari Autonomia e ordinamento regionale e Programmazione, bilancio e politiche europee, Francesco Agus e Franco Sabatini, dagli amministratori straordinari delle province di Sassari, Nuoro, Oristano e Sud Sardegna (rispettivamente Guido Sechi, Costantino Tidu, Massimo Torrente e Mario Mossa), dal sindaco metropolitano di Cagliari Massimo Zedda e dal presidente del Consiglio delle Autonomie locali Andrea Soddu, che si sono incontrati all’Assessorato degli Enti locali per discutere dei problemi di bilancio delle Amministrazioni provinciali.
«Il lavoro del Tavolo – spiega Cristiano Erriu – aiuterà sia la Regione che il Consiglio regionale a costruire una piattaforma per le rivendicazioni nei confronti dello Stato, alla luce del protrarsi dei tagli nei conferimenti statali ben oltre il triennio inizialmente programmato (2015-2017). Chiediamo con forza che le Province sarde e la Città metropolitana di Cagliari siano messe nelle stesse condizioni di operare delle altre Province italiane. In questa vicenda vi sono molteplici aspetti: politici, tecnico contabili-finanziari e giuridici. Ecco perché è più che mai indispensabile istituire un Tavolo che possa individuare intanto i fabbisogni finanziari minimi per chiudere i bilanci, e poi per vedere riconosciuti i diritti dei nostri enti intermedi.»
Tutti, nei loro interventi, hanno riconosciuto che la situazione finanziaria non può più essere gestita e risolta con il solo intervento del Fondo Unico, che in Sardegna è cospicuo ma ormai insufficiente a far fronte ai deficit segnati nei bilanci.
«I prelievi forzosi dello Stato – ha sottolineato l’assessore Erriu nel corso dell’incontro – sono di gran lunga inferiori alle entrate. Un paradosso che va contro i dettati della Costituzione, nella quale è previsto che le Province debbano vivere in virtù delle entrate proprie. Pur nella momentanea assenza di un interlocutore, cioè del Governo nazionale, dobbiamo prepararci a questa importante e complessa battaglia politica per vedere applicata anche dallo Stato la leale collaborazione istituzionale che la Regione Sardegna ha sempre garantito e rispettato.»
La prima riunione del Tavolo tecnico-politico, alla quale parteciperanno anche i responsabili amministrativi degli enti intermedi, è prevista per la prossima settimana.

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Il Consiglio regionale ha approvato il rendiconto generale della Regione. La seduta è stata aperta dal presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con la discussione della Dl n. 509 – Giunta regionale – Approvazione del rendiconto generale della Regione per il 2016 e del rendiconto consolidato. Il presidente ha quindi dato la parola al presidente della commissione Bilancio Franco Sabatini (Pd), relatore di maggioranza, per illustrarne il contenuto.

Nel suo intervento, Franco Sabatini ha ricordato l’approvazione del documento in commissione, il 16 maggio scorso, la parificazione della Corte dei Conti, e la soluzione della Vertenza entrate sancita dal dlgs n.114 che recepiva le disposizioni sulle quote di gettito spettanti alla Regione dopo la riforma dell’art. 8 dello Statuto. Tuttavia, ha dichiarato, «i risultati del 2016 evidenziano conseguenze negative per l’ammontare degli accantonamenti collegati al concorso della Regione per il raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica che hanno un peso insopportabile per il nostro bilancio: in pratica la Sardegna deve avere dallo Stato 1 miliardo ma è stata costretta ad un mutuo dopo che gli accantonamenti hanno superato i 400 milioni, un paradosso non più sostenibile che impone una nuova regolamentazione dei rapporti fra Stato e Regione». Un nuovo quadro normativo, ha sostenuto, «all’interno del quale dovremo prestare attenzione ai principi fissati in alcune recenti sentenze della Corte Costituzionale nel 2017 e nel 2018, attraverso accordi da recepire nello Statuto e norme di attuazione di valore quinquennale con il congelamento di norme peggiorative tranne il caso, predeterminato, di un specifico accordo come ha fatto il Trentino-Alto Adige». Senza questo tipo di accordo, ha concluso Sabatini, «si deve comunque prendere atto che lo Stato può determinare anche se in via provvisoria l’entità del contributo delle Regioni nel quadro della manovra di stabilità; si tratta di un tema importante e delicato sul quale dobbiamo lavorare a fondo coinvolgendo tutto il Consiglio».

Per la minoranza il relatore Paolo Truzzu, capogruppo di Fdi, ha dato atto all’assessore Raffaele Paci della parificazione del rendiconto da parte della Corte dei Conti e però, ha osservato, «dalla relazione emergono alcuni fattori politici vanno analizzati e non lasciati cadere. Primo, a due anni di distanza dalle nuove norme sul bilancio armonizzato la Corte dice che siamo in ritardo ed abbiamo agito con leggerezza, senza un lavoro preparatorio all’interno della Regione sulle procedure contabili. Secondo, la maggioranza aveva detto di voler risolvere la vertenza entrate e liberare risorse dalla sanità per la programmazione unitaria per non disperdere risorse, invece viene fuori che la sola cosa parzialmente realizzata è la vertenza con lo Stato che deve 1 miliardo alla Sardegna, mentre poi viene richiamato l’accordo del Trentino che ha contenuti del tutto diversi da quello della la Sardegna, la sanità ha conti fuori controllo con costi di produzione sono cresciuti dell’1,3% fra 2015 e 2016, c’è ancora un alto indebitamento con più di 800 euro pro capite dal 2014 al 2016, e il volume delle entrate ha molti residui attivi che a fine anno non corrispondono, per cui o non c’è capacità di incassare o le previsioni sono gonfiate. Terzo, sulla programmazione unitaria la Corte dei Conti dice che nel 2016 sul ciclo 2014-2020 non è stato certificato manco un euro compresi fondi comunitari e nel 2017 la situazione non è migliorata perché viene certificato appena il 7%, per cui c’è il rischio che a fine anno prendiamo una multa, cosa che forse riguarderà la prossima Giunta ma comunque abbiamo il dovere di vigilare e controllare».

Aprendo la discussione generale il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde ha dichiarato che «è evidente che il rendiconto presenta fortissime criticità, certificate sia dalla Corte dei Conti che dal Crenos, per cui le questioni che poniamo sono suffragate dai dati; l’equilibrio di bilancio a pareggio è frutto del ricorso all’indebitamento per oltre 1 miliardo, 800 euro a sardo, in aumento dal 2015, ed inoltre la spesa sanitaria evidenzia un aumento di corsi di produzione così come la, spesa farmaceutica, per cui l’apparente riduzione del disavanzo deriva solo dall’immissione di risorse fresche». In definitiva, ha proseguito, «i costi del sistema sanitario sono più alti della media nazionale 3.2 miliardi pari al 10% del Pil contro il 6-7% della media nazionale, 1981 euro per sardo, cifra più elevata dell’ultimo decennio». Dal punto di vista economico generale, ha aggiunto Tedde, «il Crenos segnala che la Sardegna è l’unica regione del Mezzogiorno in fase recessiva e figura fra le 65 Regione più povere della Ue, sono dati che contraddicono la propaganda di alcuni assessori perché siamo in pieno area del sotto sviluppo, abbiamo meno investimenti (noi meno 2%, gli altri più 4.5%) il grafico della nostra disoccupazione è piatto e comunque siamo agli ultimi posti, siamo molto indietro anche per quanto riguarda la disponibilità di capitale umano qualificato, il turismo cresce ma per cause indotte e siamo in ritardo su tutto, dall’attuazione della legge che risale all’inizio 2017, al piano strategico, dal piano attuativo per la destinazione Sardegna all’osservatorio, dal bando di destagionalizzazione ai trasporti, in sintesi molta incertezza e molti annunci e zero risultati».

Sempre per Forza Italia la capogruppo Alessandra Zedda che ricordato che «il rendiconto ovviamente è già chiuso ma, proprio in quell’anno, discutemmo a fondo su qualche percorso avviare per lo sviluppo per la Sardegna e sotto questo profilo bisogna riconoscere che i risultati sono totalmente negativi: il bilancio armonizzato era obbligatorio ma sono stati sbagliati i tempi ed anzi il bilancio 2016 è stato addirittura impugnato dalla Corte Costituzionale, sul patrimonio ci sono poste quantificate erroneamente e comunque finora non abbiamo venduto nulla, alla fine è stato l’anno in cui si sono registrate le maggiori criticità». Fra queste, «la programmazione unitaria incagliata nonostante dovesse abbattere la burocrazia, i crediti dallo Stato per 1 miliardo, il mutuo per investimenti che non ha mostrato alcuna spinta keynesiana, i costi insostenibili a totale carico della Regione per sanità e trasporti, la macchina regionale imballata mentre si continua a reclutare dirigenti esterni, attivando nuove collaborazioni che sfondano i parametri di rapporto col personale, l’andamento della disoccupazione». Tutti gli indicatori economici vi danno torto, ha concluso la Zedda, «comprese le misure  molto propagandante come buone soluzioni, per esempio garanzia giovani».

Replicando a nome della Giunta l’assessore della Programmazione Raffaele Paci, soffermandosi brevemente sui contenuti del rapporto Crenos ha sostenuto che non è corretto fare un raffronto con l’Italia, perché si rivela certamente più adatto un confronto con la Regioni del Mezzogiorno con dati che, in questo caso, diventano significativamente diversi. Stiamo lavorando su infrastrutture, capitale umano ed innovazione tecnologica, ha detto Paci, «ma i temi sono necessariamente lunghi anche se arrivano alcuni buoni risultati come quelli sull’abbandono scolastico che ci vedono al primo posto in Italia per la sua riduzione». Per questo riguarda la parificazione del rendiconto della Regione questo risultato è arrivato, ha continuato Raffaele Paci, «ma questo non significa che va tutto bene ed anzi alcune osservazioni ci devono far riflettere; davanti alla Corte dei Conti c’è stato un dibattito in cui ho difeso le prerogative del Consiglio sottolineando alcuni risultati importanti che sono oggettivi: la gestione delle partite attive e passive nel 2013 era negativa per 5 miliardi ed attiva per 4 miliardi, oggi quelle negative sono scese da 5 a 3 miliardi e quelle attive ammontano a 3.7 miliardi, quindi con un avanzo di 500 milioni; le perenzioni sono passate da 2.3 miliardi del 2015 ad 1.3 del 2016 e sono ancora in calo, abbiamo fatto pagamenti per 1.3 miliardi, e la percentuale di questi flussi è passata dal 76 all’82% del 2016 collocandosi all’interno della media dell’Italia e della Ue». Parlare di fallimento con questi numeri, ha detto ancora il vice presidente della Regione, «mi sembra eccessivo ed oltretutto può dare all’esterno una ide distorta della realtà che, nell’incertezza delle origini di questi fenomeni complessi, potrebbe travolgere politica ed istituzioni». Dopo aver ribadito che, a suo avviso, i risultati stanno arrivando, l’assessore Raffale Paci ha riconosciuto che «che c’è ancora molto da fare a cominciare da accantonamenti relativi al 2017 con una nuova vertenza che affronteremo con molta determinazione per ottenere una risposta della politica». Nel frattempo, ha concluso con alcuni dati dell’attività di governo, «la nostra economia cresce anche se ad un ritmo non soddisfacente, sui fondi Ue abbiamo chiuso la rendicontazione 2013 molto positivamente e al 31.12.2018 affronteremo il primo traguardo intermedio del nuovo ciclo di programmazione mentre sul patrimonio abbiamo qualche perché la Corte dei Conti chiederà, a noi come agli Enti locali, una accurata contabilità patrimoniale anch’essa soggetta a parifica, una cosa che non la fa nemmeno lo Stato: noi abbiamo censito circa 15.000 proprietà e la maggior parte valorizzata tranne 1500 che però non potranno entrare nel rendiconto 2017».

Dopo la replica  dell’assessore al bilancio, la capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda ha chiesto 5 minuti di sospensione. Alla ripresa dei lavori  è stato  votato il passaggio agli articoli con votazione elettronica: è stato approvato (votanti 33, sì 22, no 11). Senza discussione sono stati approvati anche i nove articoli della legge: l’1 (votanti 34,sì 23, no 10), il 2 (votanti 33, sì 23, no 10), il 3 (votanti 38, sì 28, no 10) il 4 (votanti 38, sì 28, no 10), il 5 (votanti 38, sì 28, no 10), l’art 6 (votanti 39, sì 28, no 11), l’articolo 7 (votanti 39, sì 28, no 11), l’articolo  8 (votanti 40, sì 28, no 12) e l’ articolo 8 bis (votanti 39, sì 27, no 12). Per dichiarazione di voto è intervenuto Marco Tedde (Forza Italia) che ha detto che l’assessore Raffaele Paci ha ben poco da difendere. Ancora una volta è dimostrato che questa giunta regionale, nonostante le grandi promesse, non è riuscita a mantenere neanche un impegno. Avrei preferito – ha aggiunto – un atteggiamento da parte dell’assessore di maggiore difesa di questo rendiconto. Il disegno di legge è stato approvato (votanti 42, si 28, no 14)

La mozione 401 sulle procedure di stabilizzazione del personale presso le amministrazioni del sistema Regione finalizzate al superamento del precariato e sulle modalità di attivazione da parte della Giunta regionale è stata illustrata dal primo firmatario Valter Piscedda (Cristiano Popolari Socialisti) che ha sottolineato l’importanza di richiamare l’attenzione  sulla necessità di superare il  precariato interno nella Regione Sardegna. A distanza di un anno e mezzo dall’approvazione della legge regionale n. 37 del 2016  – ha sottolineato – si registra che è stata ampiamente disapplicata o sorvolata. Per questo la mozione presentata impegna il presidente della regione a garantire l’applicazione della legge regionale n. 37 del 2016 ai lavoratori precari entrati nel sistema Regione attraverso selezioni poste in essere con modalità analoghe a quelle del programma operativo nazionale 2000/2006 PON ATAS (misure 1.1, 1.2, 2.2) e dell’Accordo di programma quadro (APQ), così come attestato dalla documentazione rilasciata e in possesso della stessa Amministrazione regionale. Il consigliere Valter Piscedda ha illustrato le varie situazioni di ambiguità che ci sono nell’applicazione della legge ed ha chiesto alla Giunta di sanare tali situazioni. Come si può mantenere credibilità – ha chiesto – se siamo di fronte a un apparato amministrativo che non ottempera alle disposizioni del Consiglio regionale? Invito l’Assemblea – ha concluso – a reiterare la richiesta alla giunta di rispettare la volontà del Consiglio e superare le situazioni di precarietà in essere.

L’interpellanza 293/A è stata illustrata da Augusto Cherchi (Partito dei Sardi) che ha rimarcato il mancato rispetto  della volontà dell’aula e ha invitato a una riflessione  sull’utilizzo che si fa del precariato.

Nella discussione generale è intervenuto Marco Tedde (Forza Italia) che ha detto che anche in materia di superamento del precariato la  Regione è inadempiente e ha ricordato i vari provvedimenti legislativi approvati e non applicati. Mentre nella maggior parte delle regioni italiane si applicano le norme di superamento del precariato – ha concluso – in Sardegna si fa il contrario: si continua ad assumere i lavoratori interinali e non aumenta il personale stabile. Le norme devono essere applicate, basta con la precarietà.

L’assessore regionale agli Affari generali Filippo Spanu ha ricordato l’innovatività della legge 37 del 2016, una legge  tesa a superare le forme di precariato e evitare che se ne creino ulteriori. L’applicazione della legge – ha detto l’assessore – ha avuto delle difficoltà in materia di interpretazione, ma la Regione ha fatto di tutto per superarle firmando, per esempio, un accordo  sui rapporti di lavori coordinati e continuativi che  ha consentito di cominciare l’attività di stabilizzazione. Sono stati stabilizzati 106 ex lavoratori precari “a domanda”. Il vero problema – ha ammesso l’assessore – è la stabilizzazione di alcune figure professionali che sono entrate con il tirocinio. Qui il problema nasce dalla natura degli atti dell’accesso perché il tirocinio formativo non costituisce rapporto di lavoro.»

Il consigliere Valter Piscedda, nella controreplica, ha detto di non condividere la posizione dell’assessore. «La 37 è chiara – ha affermato – anche i tirocinanti devono essere stabilizzati a domanda. Queste persone stanno lavorando da oltre 10 anni e il tirocinio è stato solo lo strumento attraverso il quale loro sono stati selezionati. Poi sono stati contrattualizzati. Io non vedo nessuna differenza con altri lavoratori».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha chiesto una breve sospensione.  Alla ripresa ha proposto all’aula di aggiungere alla mozione un impegno per  il presidente della Regione e per la giunta di verificare la possibilità di far rientrare nell’applicazione della legge anche i lavoratori entrati a lavorare con un  tirocinio formativo.

Attilio Dedoni (Riformatori sardi) ha dichiarato il voto favorevole del suo gruppo alla mozione. La Regione – ha detto – tolga il precariato dappertutto questo serve per dare dignità ai lavoratori.

Alessandra Zedda ha chiesto di apporre la firma alla mozione dei consiglieri del gruppo di Forza Italia.

Il consigliere Francesco Agus (Misto) ha dichiarato voto favorevole per la mozione e l’emendamento ed ha ricordato l’iter seguito per l’approvazione delle norme per il superamento del precariato nel sistema regionale (legge n. 37 del 22 dicembre 2016). Voto favorevole anche dai consiglieri Augusto Cherchi (Pds) e Angelo Carta (Psd’Az-La Base) che ha chiesto anche di apporre la firma alla mozione, dichiarazione analoga a quella del capogruppo Psd’Az-La base, Gaetano Ledda e del consigliere Pd, Roberto Deriu.

Posta in votazione la mozione Piscedda e più ha ottenuto 38 voti favorevoli su 38 votanti e il presidente del Consiglio ha quindi comunicato la convocazione della conferenza capigruppo (15.30) e dell’Aula (16.00).

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La riforma del Corpo forestale muove i suoi passi decisivi. Presieduta da Francesco Agus, si è riunita questa mattina, per la prima volta, la sottocommissione incaricata di intervenire sul testo di riforma del Corpo forestale, sul quale la commissione Autonomia aveva espresso l’esigenza di una revisione.

Ai lavori hanno partecipato i consiglieri regionali Roberto Deriu e Gianfranco Congiu per la maggioranza mentre la minoranza è rappresentata dal consigliere Stefano Coinu.

La sottocommissione ha deciso lo stralcio delle norme sui dirigenti per consentire la loro rapida approvazione nel DL 507 che giungerà presto in Aula. Deciso anche il coordinamento del testo con le altre proposte di legge presentate dai consiglieri, evidenziando le parti comuni a tutti. Il lavoro di sintesi inizierà con le norme che riguardano in generale l’organizzazione del personale, il trattamento e i compiti di polizia giudiziaria dell’Ente.

La sottocommissione sarà convocata mercoledì e giovedì della prossima settimana con l’obiettivo di portare entro giugno in Aula il testo di riforma del Corpo forestale.

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Potrebbe arrivare nelle prossime settimane in Consiglio regionale un disegno di legge per il reclutamento dei nuovi dirigenti della Regione e del Corpo Forestale. Il tema, contenuto nel disegno di legge 507, è stato affrontato questo pomeriggio dalla Commissione Autonomia presieduta dall’on. Francesco Agus: in audizione nel parlamentino erano presenti l’assessore degli Affari Generali Filippo Spanu e tutti i sindacati della funzione pubblica (domani, alle 11.00, verrà audito lo Sdirs) e del Corpo Forestale.

L’assessore Filippo Spanu ha illustrato il testo del DL 507 spiegando che «in questi mesi la Giunta ha cercato di intensificare le attività relative al Piano di reclutamento, tenendo conto del fatto che alcuni vincoli come quello del blocco del turn over sono caduti e che, dunque, astrattamente, si può rimpiazzare ciascuno dei dipendenti pubblici che va in pensione. Ma tra tutte le priorità del Piano previsto dalla legge Madia noi riteniamo di dover pensare prima di tutto a risolvere il problema della mancanza di dirigenti nella Regione e, in particolar modo, nel Corpo Forestale. Alla Regione ci sono 86 dirigenti che di questo passo nel 2019 saranno 76 mentre sono stati contrattualizzati 11 dirigenti facenti funzioni e non è permesso andare oltre». Per l’assessore Filippo Spanu «il DL 507 serve, dunque, a sostenere il Piano di reclutamento, che ha carattere triennale”.

L’articolo 2 del DL 507 prevede la fattispecie del corso concorso: «Si tratta della miglior selezione dei dirigenti – ha detto il presidente Francesco Agus, sostenuto da tutti i rappresentanti sindacali Cgil, Cisl e Uil oltre alle sigle autonome dei dirigenti presenti in Regione -, auspico la rapida approvazione del provvedimento con le dovute riflessioni che matureranno anche in Aula ma ritengo che non sia più possibile attendere oltre per dare alla Regione una dirigenza giovane, preparata e all’altezza di un compito istituzionale sempre più elevato. E’ chiaro che il problema della dirigenza è ancora più grave dentro il Corpo Forestale, dove gran parte dei 12 dirigenti svolge l’incarico facendone le funzioni: per questo dobbiamo omogeneizzare le procedure previste oggi nel Corpo forestale  con quelle previste ora nel resto della Regione, evitando così ogni forma di discriminazione». Contrari al corso concorso nel Corpo Forestale i sindacalisti del Saf: «Non si può aprire a tutti la dirigenza di un corpo di polizia».

All’audizione hanno partecipato Fabiano Atzeni ed Enrico Lobina (Cgil), Davide Paderi (Cisl), Giampaolo Spanu e Valeria Soru (Uil), Corrado Rossi e Luciano Melis (Sadirs), Umberto Speranza (Siad), Marcello Cucca (Saf), Ignazio Masala e Maurizio Montis (Fenders).

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Le precipitazioni degli ultimi giorni hanno provocato l’ennesima moria di cozze e vongole nella laguna di Santa Gilla. Un durissimo colpo per l’universo di pescatori, circa 230 operatori inglobati nella Cooperativa, che sono stati obbligati ad interrompere la loro attività per i valori fuori norma dovuti al riversamento d’acqua dolce nello stagno. Ieri si è svolta l’assemblea davanti allo stabulario, a due passi dalla chiesetta di San Simone, ai piedi della Sulcitana, con la partecipazione dei consiglieri regionali Edoardo Tocco (Forza Italia), Valter Piscedda (Partito democratico) e Francesco Agus (Campo progressista) che hanno assicurato «un impegno dell’aula di via Roma per sostenere i mitilicoltori ormai ridotti sul lastrico dal provvedimento di fermo pesca». Un intervento indispensabile – condiviso anche da Legambiente (con il presidente Vincenzo Tiana), Città Metropolitana ed Autorità di distretto idrografico – per fronteggiare il fermo pesca che si trascina da ormai dieci giorni.

«Chiederemo un iter accelerato per l’approvazione di una legge – spiegano Edoardo Tocco, Valter Piscedda e Francesco Agus – che possa garantire agli operatori del Consorzio Pescatori di Santa Gilla il riconoscimento degli adeguati indennizzi per affrontare le difficoltà dovute alla perdita della produzione. Nello specchio d’acqua stiamo assistendo ad una vera e propria strage di pesci e molluschi dovuti a queste precipitazioni fuori stagione, con i pescatori che stanno pagando i danni causati al settore dai valori dell’acqua fuori norma. Una situazione che sta compromettendo tutta l’economia della zona. C’è una perdita economica stimata intorno ai 500mila euro – concludono i tre consiglieri regionali -, con un blocco che sta mettendo in ginocchio centinaia di famiglie.»

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