22 November, 2024
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«Il ministro Boccia bene farebbe a chiarire come e perché i cittadini sardi siano discriminati in alcune regioni senza che il Governo abbia detto una parola. Lazio, Campania e Puglia hanno adottato ordinanze che impongono a chi rientra dalla Sardegna il tampone e la quarantena. E’ di oggi la notizia di una famiglia sarda con bambini, che riconosciuta all’ingresso dello zoo di Roma per via della nostra lingua, è stata fermata e le è stato impedito l’accesso sulla base di disposizioni amministrative della Regione Lazio, per paura che potesse contagiare gli animali. E su questo il Governo di Boccia, quello che si dichiara “vicino alla Sardegna” , non ha avviato nessuna istruttoria, nessuna verifica di legittimità costituzionale, non ha nemmeno sentito il bisogno di chiedere scusa.»

Il presidente della Regione Sardegna, Christian Solinas, ha risposto così alle dichiarazioni rese dal ministro degli Affari regionali, Francesco Boccia.

«Abbiamo subito dalla metà di Agosto un attacco politico e mediatico senza precedenti nei confronti della Sardegna da parte di Regioni del centrosinistra, che hanno creato un danno enorme all’immagine dell’Isola volendola rappresentare come epicentro della nuova ondata di Coronavirus. Ora ha aggiunto il Governatore sardo“stranamente” lo stesso leitmotiv viene ripreso dal Ministro Boccia con una inaccettabile mistificazione della realtà. Basti vedere i numeri diffusi oggi dallo stesso Governo per smentire le sue parole e comprendere chi stia facendo propaganda sulla pelle dei sardi: su 1.458 nuovi casi in Italia, solo 33 sono segnalati in Sardegna mentre il Lazio e l’Emilia sono a 143 e la Campania a 122. E il problema saremmo noi? Boccia addirittura afferma che solo in Sardegna i protocolli nazionali non funzionerebbero ma dimentica di sottolineare che nel resto d’Italia stanno funzionando talmente meglio che ci sono 37.105 casi attuali contro i nostri 1.404, la cui genesi epidemiologica è interamente riconducibile a casi d’importazione o di ritorno.»

«L’indagine epidemiologica nazionale ha certificato che con il più basso indice di sieroprevalenza del Paese, pari a 0,3, fino a luglio la Sardegna non ha avuto circolazione virale – ha rimarcato il presidente della Regione -. Avevamo chiesto di preservare questa situazione attraverso un sistema di controlli che il Governo non ha voluto accettare ed in particolare il ministro Boccia ha osteggiato in qualsiasi modo a favore di una riapertura senza filtri della circolazione di persone in tutto il territorio nazionale e dall’estero. Risultato: i grandi flussi turistici registrati in Sardegna, con oltre 10 milioni di presenze, hanno riportato il virus e favorito la sua diffusione, che abbiamo comunque affrontato in maniera ordinata e tempestiva con il nostro servizio sanitario regionale.»

«La proposta di accordo con la sola Regione Lazio, che non abbiamo accettato, era a dir poco paradossale: proponeva i controlli ( che in quel caso sarebbero stati inspiegabilmente “costituzionali” ) solo lungo le rotte marittime tra porti sardi e Civitavecchia, lasciando che sul resto delle linee via mare ed in tutti gli aeroporti la gente potesse continuare ad entrare in Sardegna senza controllo – ha sottolineato Christian Solinas -. L’ordinanza non parla di alcun passaporto sanitario. Anche questa volta è la propaganda di regime che cerca di mistificare il nostro modello per contrastarlo, esattamente come ha fatto con i numeri dei positivi: abbiamo assistito ad annunci di positivi in un camping dati a reti unificate prima ancora che fossero effettuati i test di laboratorio, che hanno certificato l’esatto opposto. Si è creato un caso nazionale su un noto locale della Costa Smeralda, attribuendogli oltre 60 casi positivi mentre i dati ufficiali ci dicono che erano 32 e, soprattutto, lascia sgomenti come tutta la comunicazione si sia concentrata su questo mentre nelle stesse ore venivano registrati 133 casi positivi in una discoteca di Cervia. Stranezze di una propaganda geopoliticamente selettiva.»

«I pasticci e la propaganda non appartengono certo all’operato della Regione Sardegna ma suggerisco cristianamenteha concluso il presidente Christian Solinas -, a chi rivolge queste accuse di indagare dentro il proprio occhio, perché ne trarrebbe nuove e più corrette consapevolezze.»

 

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Il ministro per gli Affari generali e le Autonomie, Francesco Boccia, interviene sul decreto approvato dal governatore Solinas per contrastare e prevenire la diffusione del Coronavirus.

«Sulla Sardegna c’è tanta propaganda politica e le conseguenze rischiano di pagarle i cittadini sardidice il ministro Francesco Boccia -. Sui test la Regione Sardegna ha rifiutato diverse volte di sottoscrivere un accordo con la Protezione civile ed il ministero della Salute, rinviando senza motivi. Il Governo è sempre a totale disposizione della comunità sarda ma fare propaganda su un passaporto che non c’è, che non può esistere, è molto grave. Il passaporto sanitario non c’entra nulla con la reciprocità dei test in ingresso e in uscita che abbiamo più volte proposto e organizzato con la stessa regione Lazio. Quella proposta era semplicemente una richiesta di forte assistenza inoltrata al ministro della Salute per la Sardegna e il Lazio per mettere in campo tutte le misure adeguate per prevenire e bloccare la diffusione del contagio. Peraltro avevamo proposto che l’iniziativa si estendesse anche ad altre Regioni con legami frequenti attraverso i porti per evitare assembramenti rischiosi.»
«In questi mesi abbiamo organizzato test ovunque e fornito a richiesta test d’ingresso ogni tipo in caso di esigenza a partire da quelli molecolari e assicurato anche attraverso la Protezione civile qualsiasi supporto; la Regione Sardegna avrà sempre il nostro supporto ma deve chiarirsi le idee su cosa fare aggiunge Francesco Boccia -. Non esiste una ‘soluzione sarda’ al Coronavirus, ma azioni sinergiche tra Stato e Regioni per bloccare la diffusione del contagio.»

«La Sardegna è l’unica Regione italiana che ha avuto problemi con le linee guida nazionali approvate all’unanimità anche dalla stessa Sardegna; le regole funzionano ovunque tranne in Sardegna o si fa propaganda sulla pelle dei sardi? Il nostro obiettivo è sempre e solo garantire la massima sicurezza. In questi mesi tra Stato e Regione abbiamo sempre lavorato per trovare accordi di varia natura sulle entrate, sui trasporti, sul federalismo fiscale, la Regione Sardegna ha avviato da marzo un’importante collaborazione con il ministero della Difesa e la sanità militare; arrivare allo scontro adesso su un’ordinanza in materia di Covid-19, dopo i mesi passati a lottare fianco a fiancoconclude Francesco Boccia -, rischia soltanto di far strumentalizzare politicamente l’emergenza sanitaria.»

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Il Consiglio dei ministri, su proposta del presidente Giuseppe Conte e del ministro della Salute Roberto Speranza, ha approvato un decreto-legge che introduce ulteriori misure urgenti per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da Covid-19.
Il decreto delinea il quadro normativo nazionale all’interno del quale, dal 18 maggio al 31 luglio 2020, con appositi decreti od ordinanze, statali, regionali o comunali, potranno essere disciplinati gli spostamenti delle persone fisiche e le modalità di svolgimento delle attività economiche, produttive e sociali.

– Spostamenti

A partire dal 18 maggio 2020, gli spostamenti delle persone all’interno del territorio della stessa regione non saranno soggetti ad alcuna limitazione. Lo Stato o le Regioni, in base a quanto previsto dal decreto-legge 25 marzo 2020, n. 19, potranno adottare o reiterare misure limitative della circolazione all’interno del territorio regionale relativamente a specifiche aree interessate da un particolare aggravamento della situazione epidemiologica.
Fino al 2 giugno 2020 restano vietati gli spostamenti, con mezzi di trasporto pubblici e privati, in una regione diversa rispetto a quella in cui attualmente ci si trova, così come quelli da e per l’estero, salvo che per comprovate esigenze lavorative, di assoluta urgenza o per motivi di salute; resta in ogni caso consentito il rientro presso il proprio domicilio, abitazione o residenza.
A decorrere dal 3 giugno 2020, gli spostamenti tra regioni diverse potranno essere limitati solo con provvedimenti statali adottati ai sensi dell’articolo 2 del decreto-legge 25 marzo 2020, n. 19, in relazione a specifiche aree del territorio nazionale, secondo principi di adeguatezza e proporzionalità al rischio epidemiologico effettivamente presente in dette aree.
Tali norme varranno anche per gli spostamenti da e per l’estero, che potranno essere limitati solo con provvedimenti statali anche in relazione a specifici Stati e territori, secondo principi di adeguatezza e proporzionalità al rischio epidemiologico e nel rispetto dei vincoli derivanti dall’ordinamento dell’Unione europea e degli obblighi internazionali. Saranno comunque consentiti gli spostamenti tra la Città del Vaticano o la Repubblica di San Marino e le regioni confinanti.
È confermato il divieto di mobilità dalla propria abitazione o dimora per le persone sottoposte alla misura della quarantena per provvedimento dell’autorità sanitaria in quanto risultate positive al virus Covid-19, fino all’accertamento della guarigione o al ricovero in una struttura sanitaria o altra struttura allo scopo destinata.
La quarantena precauzionale è applicata con provvedimento dell’autorità sanitaria ai soggetti che hanno avuto contatti stretti con casi confermati di soggetti positivi al virus Covid-19 e agli altri soggetti indicati con i provvedimenti adottati ai sensi dell’articolo 2 del decreto-legge n. 19 del 2020.
Resta vietato, l’assembramento di persone in luoghi pubblici o aperti al pubblico.
Le funzioni religiose con la partecipazione di persone si svolgono nel rispetto dei protocolli sottoscritti dal Governo e dalle rispettive confessioni, contenenti le misure idonee a prevenire il rischio di contagio.

– Attività economiche, produttive e sociali

A partire dal 18 maggio, le attività economiche, produttive e sociali devono svolgersi nel rispetto dei contenuti di protocolli o linee guida, idonei a prevenire o ridurre il rischio di contagio nel settore di riferimento o in ambiti analoghi, adottati dalle regioni o dalla Conferenza delle regioni e delle province autonome, nel rispetto dei principi contenuti nei protocolli o nelle linee guida nazionali. In assenza di quelli regionali trovano applicazione i protocolli o le linee guida adottati a livello nazionale. Le misure limitative delle attività economiche e produttive possono essere adottate, nel rispetto dei principi di adeguatezza e proporzionalità, con provvedimenti statali emanati ai sensi dell’articolo 2 del decreto legge n. 19 del 2020 o, nelle more di tali provvedimenti, dalle Regioni.
Per garantire lo svolgimento in condizioni di sicurezza delle attività economiche, produttive e sociali, le regioni monitorano con cadenza giornaliera l’andamento della situazione epidemiologica nei propri territori e, in relazione a tale andamento, le condizioni di adeguatezza del sistema sanitario regionale. I dati del monitoraggio sono comunicati giornalmente dalle regioni al Ministero della salute, all’Istituto superiore di sanità e al Comitato tecnico-scientifico.
In relazione all’andamento della situazione epidemiologica sul territorio, la singola regione, informando contestualmente il Ministro della salute, può introdurre misure derogatorie, ampliative o restrittive, rispetto a quelle disposte a livello statale.

– Sanzioni

Il mancato rispetto dei contenuti dei protocolli o delle linee guida regionali o, in assenza, nazionali, che non assicuri adeguati livelli di protezione, determina la sospensione dell’attività economica o produttiva fino al ripristino delle condizioni di sicurezza.
Salvo che il fatto costituisca reato diverso da quello di cui all’articolo 650 del codice penale (“Inosservanza dei provvedimenti dell’Autorità”), le violazioni delle disposizioni del decreto, o dei decreti e delle ordinanze emanati per darne attuazione, sono punite con la sanzione amministrativa di cui all’articolo 4, comma 1, del decreto-legge 25 marzo 2020 n. 19, che prevede il pagamento di una somma da euro 400 a euro 3.000, aumentata fino a un terzo se la violazione avviene mediante l’utilizzo di un veicolo.
Nei casi in cui la violazione sia commessa nell’esercizio di un’attività di impresa, si applica altresì la sanzione amministrativa accessoria della chiusura dell’esercizio o dell’attività da 5 a 30 giorni. Ove necessario per impedire la prosecuzione o la reiterazione della violazione, l’autorità procedente può disporre la chiusura provvisoria dell’attività o dell’esercizio per una durata non superiore a 5 giorni, eventualmente da scomputare dalla sanzione accessoria definitivamente irrogata, in sede di sua esecuzione. In caso di reiterata violazione della medesima disposizione la sanzione amministrativa è raddoppiata e quella accessoria è applicata nella misura massima.

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Deliberazioni a norma del Testo unico sugli Enti locali

Il Consiglio dei ministri, su proposta del ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, ha deliberato lo scioglimento del Consiglio comunale di Maniace (CT) in esito ad accertati condizionamenti della vita amministrativa da parte delle organizzazioni criminali locali.

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Leggi regionali

Il Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro per gli affari regionali e le autonomie Francesco Boccia, ha esaminato nove leggi delle Regioni e delle Province autonome e ha quindi deliberato di non impugnare:

  1. la legge della Regione Campania n. 6 del 12/03/2020, recante “Misure a sostegno dei proprietari di immobili abusivi acquistati in oggettiva buona fede e modifiche urgenti di leggi regionali in materia di governo del territorio”;
  2.  la legge della Regione Basilicata n. 12 del 20/03/2020, recante “Collegato alla legge di stabilità regionale 2020”;
  3. la legge della Regione Umbria n. 1 del 20/03/2020, recante “Disposizioni collegate alla Legge di stabilità 2020-2022 della Regione Umbria”;
  4. la legge della Regione Umbria n. 2 del 20/03/2020, recante “Disposizioni per la formazione del bilancio di previsione 2020-2022 della Regione Umbria (Legge di stabilità regionale 2020)”;
  5. la legge della Regione Umbria n. 3 del 20/03/2020, recante “Bilancio di previsione della Regione Umbria 2020-2022”;
  6.  la legge della Regione Valle d’Aosta n. 4 del 25/03/2020, recante “Prime misure regionali urgenti di sostegno per famiglie, lavoratori e imprese connesse all’emergenza epidemiologica da Covid-19.”;
  7. la legge della Regione Puglia n. 8 del 27/03/2020, recante “Interventi regionali di tutela e valorizzazione processioni della settimana santa: le settimane sante pugliesi patrimonio immateriale della Regione”;
  8. la legge della Regione Puglia n. 10 del 27/03/202019, recante “Promozione e sostegno alle attività di valorizzazione dei luoghi della memoria del novecento e degli archivi storici della Puglia”.
  9.  la legge della Regione Puglia n. 11 del 27/03/2020 “Esenzione dal pagamento dell’imposta regionale sulle attività produttive (IRAP)”.

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Il Consiglio dei ministri, sospeso alle 16.05, è ripreso alle 17.40. Sospeso nuovamente alle 18.05, è ripreso alle 22.55 ed è terminato all’1.20 di sabato 16 maggio 2020.

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Si tratterà di una riapertura in autonomia, in cui saranno le Regioni a decidere. Coinvolti, stavolta, saranno bar e ristoranti, oltre a parrucchieri ed estetiste, ove non già riaperti. È ciò che trapela dal risultato della videoconferenza tenutasi tra il premier Giuseppe Conte, i ministri Francesco Boccia e Roberto Speranza e i governatori delle Regioni. Il presidente Giuseppe Conte accoglie, dopo un tira e molla durato giorni, le richieste dei diversi enti locali. La responsabilità ricadrà sui singoli Governatori, che decideranno anche in base alle esigenze del territorio. Il Governo manterrà, comunque, la facoltà di intervenire, con nuove restrizioni, in caso di aumenti dei contagi.
Entro venerdì, verranno rese note le nuove linee guida ed i protocolli da seguire. Intanto, il Comitato tecnico-scientifico, in collaborazione con i tecnici incaricati dall’INAIL, emana un documento sulle misure contenitive nel settore della ristorazione, affinché venga salvaguardata la salute di utenti e personale.
Innanzitutto, il distanziamento all’interno dei locali: la disposizione di tavoli e posti a sedere verrà rimodulata, in modo da garantire uno spazio di 4 metri quadri per cliente, per una distanza minima di 2 metri tra un tavolo e l’altro. Se si opterà per l’utilizzo di barriere in plexiglas, tale distanza potrà essere inferiore. Non si potrà sostare al banco, né per l’ordinazione del pasto da asporto né per prendere un aperitivo o un caffè, che andranno sempre consumati al tavolo. Per i ristoranti, quale strumento di prevenzione, è indicata la prenotazione. L’uso delle mascherine, all’interno dei locali, è sempre obbligatorio e sarà consentito toglierle solo durante la consumazione dei pasti. Non potranno essere forniti ai clienti menù cartacei ed i piatti del giorno verranno segnati su delle lavagne o si potranno consultare attraverso il sito web del locale. La sanificazione delle sale, delle toilettes e dell’arredamento, dovrà essere costante e clienti e personale avranno a disposizione prodotti igienizzanti per la pulizia delle mani. Il pagamento avverrà preferibilmente tramite contactless e le casse potranno essere isolate da barriere separatorie. Tutte le superfici dovranno essere sanificate al termine di ogni utilizzo. Il personale dovrà indossare, per tutto il tempo del servizio, la mascherina ed i guanti in nitrile.
Nuove regole sono previste anche per la riapertura delle spiagge e dei litoranei. Nelle spiagge ove sia presente uno stabilimento balneare, la distanza tra gli ombrelloni deve essere di 5 metri tra le file e di 4,5 metri lungo la stessa fila. Lettini e sdraio, senza ombrellone, dovranno essere posizionati ad almeno 2 metri l’uno dall’altro. Tale distanza, potrà essere inferiore solo in caso di utilizzo da parte di conviventi. Non si potranno effettuare giochi da spiaggia e le cabine potranno essere utilizzate
solo da persone appartenenti allo stesso nucleo familiare, o comunque co-abitanti.
All’arrivo in spiaggia, si dovrà indossare la mascherina, che si potrà togliere una volta raggiunta la propria postazione.
Per quanto riguarda, invece, le spiagge libere, si prevede la mappatura degli spazi. Verranno tracciati dei perimetri precedentemente misurati, calcolati in base allo spazio occorrente per il posizionamento di un ombrellone, di una sdraio o di un asciugamano. Gli spazi saranno possibilmente definiti da nastri.
Potrebbero essere previste delle turnazioni. Non sarà possibile sostare sulla battigia, onde evitare assembramenti. Le spiagge dovranno essere tenute costantemente pulite e sarà valutata la possibilità di affidarne la gestione ad associazioni di volontariato o a personale adeguatamente formato.

Diverse le reazioni sia contro che a favore di queste nuove regolamentazioni.

Federica Selis

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Un appello di 11 Regioni e 2 Province Autonome al presidente del Consiglio Conte: alcune Regioni, tra cui la Sardegna, possono riavviare le attività produttive e allentare i vincoli dell’isolamento sociale in totale sicurezza.
«Abbiamo scritto al presidente del Consiglio comunica il presidente Christian Solinas -, come Governatori della maggioranza delle Regioni italiane e delle Province autonome e alla luce dell’incontro odierno col Governo per chiarire, con spirito di collaborazione, la nostra posizione sulla fase 2. Nelle richieste avanzate, è possibile ritrovare i punti fondamentali per la ripartenza già illustrati nei giorni scorsi, che hanno trovato ampia condivisione tra tutti i colleghi, nel segno del rispetto delle Autonomie e delle peculiarità territoriali, e dell’esigenza di diversificare le misure in atto.»
«Anche in Sardegnaribadisce il presidente Christian Solinas -, alla luce dei dati è possibile avviare finalmente una ripresa ordinata, prudente ma più rapida, del nostro sistema economico e produttivo, e consentire un graduale ritorno a quella nuova normalità della vita sociale tanto attesa da tutti.»

Il testo integrale della lettera-appello.

Al presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte

Al ministro degli Affari regionali Francesco Boccia

e p.c. Al presidente della Repubblica Sergio Mattarella

Al presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati

Al presidente della Camera dei deputati Roberto Fico

Proposte al Governo per la Fase 2: più competenze alle Regioni

La Fase 1 dell’emergenza Covid-19 ha visto un accentramento dei poteri normativi in capo al Governo, secondo lo schema decreto-legge + DPCM attuativi che ha posto problemi di compatibilità con la Costituzione, sia con riferimento al coinvolgimento parlamentare, sia con riferimento al rispetto delle competenze regionali. Tale accentramento è stato comunque responsabilmente accettato dalle Regioni a causa dell’assoluta emergenza e del principio di leale collaborazione tra livelli di governo, ma il protrarsi, anche nell’attuale fase di superamento della stretta emergenza, di risposte eccezionali, date rigidamente con atti del presidente del Consiglio dei Ministri sprovvisti di forza di legge, potrebbe portare alla luce criticità anche notevoli circa la tenuta di un impianto giuridico basato su atti amministrativi che, in quanto tali, sono sì successivamente sindacabili innanzi al giudice amministrativo e, per ciò che concerne le Regioni, anche presso la Corte Costituzionale, ma che sfuggono al controllo preventivo da parte del potere pubblico e costituzionale. Ad ogni modo adesso inizia la Fase 2. È una fase nuova, che si giustifica per una progressiva diminuzione dell’emergenza. Per questo motivo, è essenziale che si ritorni progressivamente ad un più pieno rispetto dell’assetto costituzionale e del riparto di competenze tra lo Stato e le Regioni, sempre in applicazione dei principi di sussidiarietà e leale collaborazione. È necessario giungere progressivamente ad una “normalizzazione dell’emergenza”, che consenta un ritorno agli equilibri democratici previsti dalla Costituzione. E che porti, da un lato, a svolgere quanto prima le elezioni nelle Regioni a fine consiliatura e, dall’altro, a riconsegnare alle Regioni le competenze provvisoriamente avocate al livello centrale. Ogni territorio, infatti, ha le proprie specificità, sia da un punto di vista strutturale, sia da un punto di vista epidemiologico. Essendoci, dunque, situazioni di oggettiva disomogeneità di condizioni sul territorio nazionale, è necessario che si possano dare regolamentazioni differenziate. Si deve perciò passare dalla logica dell’uniformità alla logica dell’uguaglianza. Diversamente, trattando in modo uniforme situazioni diverse, si giungerebbe al paradosso di aumentare le disuguaglianze, con una lesione della logica dei livelli essenziali da garantire su tutto il territorio (art. 117, c. 2, lett. m, Cost.), del principio di valorizzazione delle autonomie (art. 5 Cost.) e, soprattutto, del principio di uguaglianza sostanziale tra i cittadini italiani (art. 3, c. 2, Cost.). Come ha recentemente detto il presidente della Corte costituzionale non si può affermare che esista un diritto speciale per i tempi eccezionali, quali quelli che stiamo vivendo. È dunque necessario mettere a punto un sistema di collaborazione tra governo centrale e governi regionali maggiormente in linea con le prerogative costituzionali. Un ordinato sistema di regolazione dell’emergenza Covid-19 dovrebbe portare il livello di governo centrale ad adottare la cornice di riferimento, prevalentemente con atti normativi primari, sottoposti al controllo parlamentare. Tali atti potranno essere integrati da atti amministrativi (Dpcm) nello stretto limite di quanto previsto dalle competenze statali, o richiesto dal principio di sussidiarietà. Le prescrizioni concrete poste dal Governo centrale dovranno comunque lasciare uno spazio di regolazione alle Regioni, per adattare le previsioni alle specifiche condizioni dei territori. In entrambi i casi, lo spazio per la regolazione regionale dovrà essere sottoposto ad un rigoroso controllo da parte del Governo centrale, utilizzando parametri scientifici oggettivi riferiti ad ogni sistema sanitario regionale, come ad esempio la saturazione dei posti letto [in terapia intensiva / semi-intensiva] o l’indice R0, con scansioni temporali settimanali. Ciò premesso in generale, con riferimento in particolare al mondo produttivo (ma senza, per questo, ridimensionare in alcun modo gli enormi problemi presenti in altri settori quali, ad esempio, la scuola dell’infanzia e dell’istruzione) si osserva che con il protrarsi delle chiusure delle attività produttive e di quelle del terziario, come il commercio, il turismo, i servizi, i trasporti e le professioni, e con la prospettiva che questa situazione si prolunghi nel tempo, il quadro economico è destinato a peggiorare drasticamente e i consumi rischiano un crollo generalizzato. Pertanto, ci attendiamo che il Governo recepisca da subito le istanze delle diverse categorie produttive, in quanto prolungare il lockdown significa continuare a non produrre, perdere clienti e relazioni internazionali e non fatturare, con l’effetto che molte imprese finiranno per non essere in grado di pagare gli stipendi del prossimo mese. A questo punto è fondamentale realizzare un percorso rapido e chiaro, con decisioni condivise basate su una interlocuzione costante tra Pubblica Amministrazione, associazioni di categoria e sindacati che indichi le tappe per arrivare alla piena operatività. È chiaro che la salute è il primo e imprescindibile obiettivo, ma non può essere l’unico. Del resto il bene della vita ‘salute’ è caratterizzato da una molteplicità di profili: innanzitutto, fisico e psicologico ed è evidente che quest’ultimo è gravemente compromesso dalla perdita del lavoro e dai debiti Le Regioni condividono le fondate preoccupazioni delle categorie più volte espresse e quindi, pur essendo pienamente consapevoli che il virus non conosce confini geografici, sottolineano l’importanza di produrre il massimo sforzo per contemperare la doverosa tutela della salute con la salvaguardia del tessuto economico, non solo per limitare allo strettissimo indispensabile la compressione delle più importanti libertà fondamentali dei cittadini ma anche per evitare che la gravissima crisi economica in atto diventi irreversibile, con le catastrofiche conseguenze sociali correlate. Per fare ciò pare assolutamente necessario che l’attuale struttura del DPCM 26 aprile 2020, imperniato su regole previste rigidamente in funzione della sola tipologia di attività economica svolta e con la possibilità di adottare, nelle singole regioni, solamente misure più restrittive, venga riformata in quanto non dotata della necessaria flessibilità capace di riconoscere alle Regioni, laddove la situazione epidemiologica risulti migliorata e i modelli previsionali di contagio in sostenuta decrescita, la possibilità di applicare nei loro territori regole meno stringenti di quelle previste a livello nazionale, con una compressione delle libertà costituzionali strettamente proporzionata all’esigenza di tutela della salute collettiva. Si ritiene che un tanto sia conseguibile col riconoscimento alle singole Regioni della facoltà di calibrare le aperture delle varie attività produttive. È fondamentale, per quanto riguarda le attività produttive, industriali e commerciali, mutare radicalmente la prospettiva, superando la logica della disciplina in base all’enumerazione delle attività consentite in base, ad esempio, ai codici ATECO, per giungere alla possibilità di definire le aperture in base alla capacità effettiva di rispettare e far rispettare le misure di sanità pubblica atte a evitare il diffondersi del virus, da definire in modo chiaro sulla base dell’interlocuzione tra Pubblica Amministrazione, associazioni di categoria e sindacati e comunque non meno restrittive di quelle contenute nel DPCM 26 aprile 2020. In estrema sintesi, dunque, le Regioni propongono, in presenza di una data situazione epidemiologica riscontrabile oggettivamente e certificata dall’Autorità sanitaria delle singole Regioni e sottoposta ad uno scrupoloso controllo del Governo, di garantire la possibilità di poter riaprire la propria attività a tutti coloro che rispettino le misure già previste dal DPCM del 26 aprile 2020 e dai protocolli di sicurezza aziendali.

Con spirito di collaborazione, Regione Abruzzo – Presidente Marco Marsilio Regione Basilicata – Presidente Vito Bardi Regione Calabria – Presidente Jole Santelli Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia – Presidente Massimiliano Fedriga Regione Liguria – Presidente Giovanni Toti Regione Lombardia – Presidente Attilio Fontana Regione Molise – Presidente Donato Toma Regione Piemonte – Presidente Alberto Cirio Regione Autonoma della Sardegna – Presidente Christian Solinas Regione Siciliana – Presidente Nello Musumeci Regione Umbria – Presidente Donatella Tesei Regione Veneto – Presidente Luca Zaia Provincia Autonoma di Trento – Presidente Maurizio Fugatti

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Renato Loddo, l’infermiere del reparto Dialisi dell’ospedale Sirai di Carbonia, parte questa mattina a bordo di un aereo della Guardia di Finanza, destinazione Asl 1 Sistema Sanitario Regione Liguria, ospedale di Sanremo, con il contingente di infermieri individuato dalla Protezione Civile, dove presterà la sua opera professionale in soccorso alle popolazioni e ai sanitari così pesantemente provati dall’emergenza Covid-19. Gli infermieri in partenza, nei prossimi minuti, riceveranno la visita ed il saluto del ministro per gli Affari regionali e le Autonomia, Francesco Boccia.

Sono 93 i professionisti che, tra ieri ed oggi, raggiungeranno le strutture sanitarie impegnate a fronteggiare l’emergenza in corso, nell’ambito dell’iniziativa “Infermieri per Covid”Un secondo contingente, con altri infermieri sardi, partirà il prossimo 10 aprile.

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Il presidente della Regione Christian Solinas ha preso parte alla videoconferenza convocata dal presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte con tutti i presidenti di Regione, e con la partecipazione dei ministri Francesco Boccia e Roberto Speranza, del Capo della Protezione Civile Angelo Borrelli e del commissario Domenico Arcuri, incentrata sui problemi delle Regioni nel contrasto alla pandemia.

Il presidente Christian Solinas nel suo intervento ha sollecitato al Governo l’invio in Sardegna dei dpi e di tutto il materiale ancora non pervenuto, e particolarmente dei tamponi e reagenti necessari per lo screening diffuso che è urgente attuare non solo tra il personale e gli ospiti delle strutture sanitarie, ma anche nelle case di riposo, tra le forze dell’ordine e tra la popolazione. Christian Solinas ha inoltre sollecitato il Governo a concedere l’attivazione della piattaforma informatica, già realizzata dalla Regione Sarda, affinché possa al più presto entrare in funzione e consentire la geolocalizzazione degli spostamenti e dei contatti dei pazienti positivi e dei soggetti in isolamento.

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E’ terminata alle 20.00 di oggi, sabato 21 marzo, la possibilità di presentare la propria candidatura per entrare a far parte della task force di 300 medici che opereranno a supporto delle strutture sanitarie regionali, impegnate nell’emergenza Covid-19.

L’operazione “medici per la Protezione civile” era stata lanciata ieri dal ministro per gli Affari regionali e Autonomie, Francesco Boccia, durante la conferenza stampa nella sede del Dipartimento della Protezione civile.

Nelle 24 ore in cui è stato possibile compilare il form online dedicato, il Dipartimento ha raccolto oltre 7.900 candidature che saranno valutate nelle prossime ore.

«Ringraziamo tutti i medici – ha detto il ministro Francesco Boccia – che, su base volontaria, hanno aderito all’iniziativa.​»

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«No allarmismo, ma è importante che i cittadini capiscano che il virus circola esclusivamente con la popolazione. Per abbattere i contagi è necessario ridurre la circolazione delle persone. Questo consentirà di evitare un picco incontrollato e farà in modo che il nostro sistema possa reggere anche in presenza di un alto numero di contagi. Ai cittadini chiedo di essere responsabili, di rispettare le norme igieniche e di profilassi emanate dal ministero e che noi abbiamo provveduto a rendere operative e a pubblicizzare.»

E’ un appello alla responsabilità collettiva quello rivolto dall’assessore regionale della Sanità, Mario Nieddu, durante la conferenza stampa odierna per fare il punto sull’emergenza Covid-19.

A livello nazionale, secondo quanto riferito dal governo, il numero dei contagiati per 10mila abitanti è sceso, decretando il passaggio delle zone rosse a zone arancioni. «Un aspetto che – ha precisato Mario Nieddu – fa ben sperare sull’evoluzione della problematica». La situazione sarda è attualmente di 19 contagiati, di questi 2 in condizioni di criticità ed i restanti in condizioni di salute che non destano preoccupazione.

«Ad oggi – ha spiegato l’assessore regionale della Sanità – la Sardegna si trova nella fortunata condizione di non avere focolai autoctoni. Siamo sempre riusciti a ricostruire la catena di contagio dei casi di positività che si sono registrati nell’Isola e abbiamo la sicurezza che tutti siano derivati dalle ex zone rosse.»

«Una capacità di risposta che la Sardegna vuole mantenere – ha proseguito Mario Nieddu -, motivo per il quale abbiamo richiesto al governo la chiusura al traffico aereo e marittimo per evitare al massimo l’importazione di nuovi contagi. Una misura di buonsenso ora che la situazione in Sardegna è contenuta e nel momento in cui l’unica arma che abbiamo contro questo virus è l’abbattimento della sua circolazione.»

Nel corso dell’incontro l’assessore è ritornato sulle richieste avanzate a Roma: «Avevamo chiesto al ministro Speranza un emendamento al DPCM, per la chiusura di porti e aeroporti. L’emendamento era stato inserito in bozza e compariva come articolo 1 bis, poi respinto nella versione approvata». Una richiesta ribadita nel corso del vertice avvenuto ieri in videoconferenza: «Per il governo è una misura eccessiva, ma il ministro Francesco Boccia ha fatto sapere che rivaluteranno comunque la richiesta. In ogni caso siamo convinti che possa essere la strada giusta e sulla posizione della Giunta registriamo una convergenza anche da parte delle opposizioni. Metteremo in campo ogni strumento per far valere le prerogative della nostra Regione, per tutelare la salute e la sicurezza dei cittadini».

Attualmente sono attivi i controlli negli aeroporti e nei porti di Cagliari ed Olbia. A Porto Torres è in corso il potenziamento del personale da dedicare alle verifiche dei termoscanner. A seguito dell’ultima ordinanza emanata dal presidente Christian Solinas, Ats ha attivato l’indirizzo mail info.viaggicovid19@atssardegna.it , al quale le persone indicate nel provvedimento, che dovranno rispettare la quarantena obbligatoria, potranno inviare la propria autosegnalazione.

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Proseguono i lavori della Commissione d’inchiesta sull’insularità. Dopo la seduta della scorsa settimana con una delegazione di senatori sardi, oggi la riunione del parlamentino presieduto da Michele Cossa (Riformatori sardi) è stata interamente dedicata alle audizioni dei deputati eletti in Sardegna. Alla chiamata della Commissione hanno risposto, per ragioni diverse, solo quattro deputati dei 17 eletti in Sardegna: i democratici Andrea Frailis e Romina Mura, il leghista Guido de Martini e Pietro Pittalis di Forza Italia. Da parte di tutti è arrivata la piena disponibilità a lavorare per raggiungere l’obiettivo dell’inserimento del principio di insularità in Costituzione.

Secondo Romina Mura (Pd): «Vivere in un Isola può rappresentare un’opportunità ma prima occorre superare il gap infrastrutturale rispetto ad altre regioni d’Europa – ha detto Romina Mura – sul principio di insularità è opportuno mettere in campo una battaglia di popolo simile a quella portata avanti alcuni anni fa sulla vertenza entrate. Forse sarebbe opportuno, visto lo stallo in cui si trova il Senato, presentare una proposta di legge anche alla Camera. Per portare avanti questa iniziativa serve però creare un fronte comune dei deputati sardi e trovare il sostegno dei rispettivi gruppi parlamentari. Il ministro degli Affari regionali, Francesco Boccia, ha mostrato sensibilità su questo tema. Un’altra strada da seguire è quella dell’attuazione della legge delega sul federalismo fiscale che obbliga lo Stato a trovare strumenti perequativi a favore delle regioni più deboli». Dalla deputata del Pd, infine, un invito a tutte le forze politiche rappresentate in Consiglio regionale e in Parlamento: «Occorre cambiare le regole europee sugli aiuti di Stato – ha sottolineato Romina Mura – le regioni svantaggiate hanno necessità di un allentamento dei vincoli. Per raggiungere questo obiettivo serve assoluta unità tra tutte le forze politiche».

Argomentazioni condivise da Pietro Pittalis che ha però indicato un’altra strada per dare più forza ad un’eventuale iniziativa parlamentare: «Sono d’accordo sulla necessità di presentare una proposta di legge alla Camera – ha detto Pietro Pittalis – per questo ho fatto preparare una bozza all’ufficio legislativo di Montecitorio. Se però vogliamo avere la certezza che la proposta vada avanti è necessario coinvolgere anche i colleghi della Sicilia. Il gruppo dei parlamentari sardi è troppo piccolo per incidere, su un tema come questo il contributo dei siciliani potrebbe essere decisivo. Da tempo stanno chiedendo di potere mutuare un sistema di continuità territoriale simile al nostro e sono d’accordo con la nostra iniziativa sull’insularità».

Proposta sulla quale si è detto d’accordo anche il deputato del Pd Andrea Frailis: «Credo che sia un percorso da seguire. Ho il timore che il clima non sia favorevole in Parlamento. Oggi si discute di autonomia differenziata e le rivendicazioni delle regioni più deboli non sono viste di buon occhio – ha detto Andrea Frailis – bisogna per questo rafforzare le nostre rivendicazioni. Il tema dell’insularità deve essere portato fuori dal palazzo. Magari con un’iniziativa che coinvolga le scuole e spieghi ai giovani quali sarebbero i vantaggi economici e sociali che scaturirebbero dall’inserimento del principio di insularità in Costituzione».

Anche per il deputato della Lega Guido De Martini l’unità delle forze politiche è la condizione irrinunciabile per sperare di ottenere qualche risultato: «La Sardegna è una regione superidentitaria. Caratteristica che manca però in Parlamento tra i rappresentanti eletti nell’Isola. Su questi temi non si può non essere d’accordo. La Commissione d’inchiesta può fare molto e svolgere un ruolo di raccordo che ci consenta di portare avanti una battaglia unitaria».

Nel dibattito sono intervenuti i consiglieri regionali Antonio Mario Mundula (Fratelli d’Italia), Roberto Li Gioi (M5S), Eugenio Lai (Leu), Giuseppe Meloni (Pd), Roberto Caredda (Misto), Antonello Peru (Udc-Cambiamo) e Francesco Agus (Progressisti). Tutti d’accordo, con diverse sottolineature, nel portare avanti una battaglia comune sull’insularità con un obiettivo prioritario: la modifica delle norme europee sugli aiuti di Stato.

Soddisfatto il presidente della Commissione: «Questa è una battaglia che ci vede tutti coinvolti. E’ una questione che va oltre la trasversalità tra le forze politiche perché investe i sentimenti di tutti i sardi – ha detto Michele Cossa – oggi abbiamo sentito proposte molto interessanti. Su una nuova iniziativa da portare avanti alla Camera suggerisco un confronto con il Comitato promotore della proposta di legge di iniziativa popolare sull’insularità. Ciò che è certo è che la Sardegna ha condizioni differenti rispetto a tutte le altre regioni d’Italia. Da questo concetto occorre partire per vedere riconosciuti i nostri diritti».

La Commissione si riunirà giovedì prossimo. In programma l’audizione dell’ex presidente della Regione Ugo Cappellacci.