22 November, 2024
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Questo l’annuncio ufficiale dato, domenica 9 settembre 2018, dal direttore del Dipartimento di Storia, scienze dell’uomo e della formazione dell’Università di Sassari, prof. Marco Milanese: «Ieri è mancata Caterina Virdis Limentani, già ordinaria di Storia dell’arte moderna nella Facoltà di Lingue del nostro Ateneo e già Direttrice del Dipartimento di Scienze dei Linguaggi. La sua produzione è prevalentemente dedicata alla pittura e alla miniatura del Rinascimento europeo e alle indagini tecnologiche relative alla pittura. Ha inoltre rivelato interesse continuo per l’estetica e la produzione degli artisti del nostro tempo, dimostrandosi attenta in particolare ai classici della pittura contemporanea».

Caterina Virdis Limentani ha insegnato Storia dell’arte moderna, Storia dell’arte fiamminga e olandese, Iconografia e iconologia nelle Università di Padova (1970-2006), Milano Cattolica (Scuola di specializzazione, 1999-2002) e Sassari (2007-2011).

Ha partecipato in campo internazionale a numerosi congressi, pubblicazioni scientifiche, mostre, mentre in campo nazionale ha diretto rilevanti campagne di ricerca, ha curato mostre e organizzato convegni specialistici in sedi prestigiose. Suoi allievi insegnano Storia dell’Arte Moderna in varie Università italiane e occupano posizioni di rilievo in istituzioni museali. La sua produzione scientifica comprende riflessioni metodologiche e studi su specifici artisti del Nord, come Rubens e Van Dyck. Si è inoltre particolarmente dedicata alla pittura e alla miniatura del Cinquecento europeo, con una particolare attenzione a Hieronymus Bosch, sul quale è intervenuta anche recentemente nel catalogo della mostra di Madrid.

L’ultima sua fatica,  firmata con Maria Vittoria Spissu, è stata presentata qualche settimana fa a Stintino, quando la prof.ssa Virdis stava già male: «La via dei retabli. Le frontiere europee degli altari dipinti nella Sardegna del Quattro e Cinquecento».

Se si controlla l’OPAC (il catalogo online) dell’ICCU (Istituto Centrale per il Catalogo Unico delle biblioteche italiane), sono oltre sessanta le pubblicazioni registrate a nome di Caterina Virdis Limentani come autrice, come coautrice, come prefatrice, come postfatrice.

Da quest’elenco riportiamo le opere che hanno per oggetto artisti e fenomeni artistici dell’isola di Sardegna, terra natale alla quale Caterina rimase sempre affettivamente legata. I cataloghi seguenti sono una testimonianza viva della sua appassionata collaborazione con la F.A.S.I. (Federazione delle Associazioni Sarde in Italia) e in particolare con il Circolo sardo “Eleonora d’Arborea” di Padova, di cui era attualmente presidente.

  • Insularità: percorsi del femminile in Sardegna / a cura di Caterina Limentani Virdis; Sassari: Chiarella, 1996; 247 p.; 30 cm. In testa al front.: Comune di Sassari.
  • Paola Dessy: sculture e grafica / a cura di Giuliana Altea, Marco Magnani, Caterina Limentani Virdis, Gian Franco Martinoni; stampa 1999 (Rubano: Grafiche Turato); 46 p.: ill.; 22 cm. Catalogo della mostra tenuta a Padova dal 4 dicembre 1999 al 9 gennaio 2000.
  • Stanis Dessy: dipinti e opere grafiche nel centenario della nascita / a cura di Caterina Limentani Virdis; Padova : Il poligrafo, 2000; 142 p. : ill.; 27 cm. Catalogo della Mostra tenuta a Padova nel 2000.
  • L’ arte dell’incisione a Sassari nel Novecento: produzione, formazione, politiche espositive / a cura di Caterina Virdis Limentani e Paola Dessy; testi di Caterina Virdis Limentani;  Villanova Monteleone: Soter, 2008; 58 p.: ill.; 22×22 cm.
  • Vincenzo Manca: opere 1937-2009 / a cura di Caterina Virdis Limentani; con scritti di Annalena Manca; Padova: Cleup, 2010; 82 p.: ill.; 21×23 cm. Catalogo della mostra tenutasi a Sassari, Palazzo della Frumentaria, 9-26 aprile 2010
  • Albino Manca: L’officina di uno scultore dal mito di Roma al sogno americano / a cura di Giuliana Altea e Caterina Virdis; Roma: Gangemi, 2010; 206 p.: ill.; 24 x 31 cm. Mostra tenuta a Roma al Vittoriano nel 2010. La mostra andò anche nella sede della Legione di Carabinieri di Cagliari dove ci sono quattro statue gigantesche,  realizzate da Albino Manca, proprio sul frontone della Legione.
  • Ascoltare la pietra: sculture di Pinuccio Sciola / a cura di Caterina Virdis Limentani e Roberto Favaro; con uno scritto di Claudio Mazzoli; Roma: Gangemi, 2013; 143 p. : ill.; 22 x 24 cm. Catalogo della Mostra tenuta a Padova nel 2013.
  • Stanis Dessy: maestro del colore e delle tecniche / testi di Caterina Virdis Limentani; Nuoro: Ilisso,  2013; 112 p.: ill.; 30 cm. Catalogo della mostra tenuta presso la Pinacoteca comunale “Carlo Contini”, Oristano 17 maggio-6 luglio 2013.
  • Album delle ore d’ozio di Enrico Costa (1841-1909): impiegato di banca / [a cura di] Paolo Cau; postfazione di Caterina Virdis Limentani; Sassari: Mediando, 2014; 122 p.: ill.; 25 x 29 cm.

– La via dei retabli: le frontiere europee degli altari dipinti nella Sardegna del Quattro e Cinquecento / Caterina Virdis Limentani, Maria Vittoria Spissu; Sassari: Carlo Delfino, 2018; 335 p.: ill.; 31 cm.

Mostre organizzate dalla F.A.S.I. a cura di Caterina Virdis Limentani

Mostra “Sul filo dell’Arte: tessiture d’artista in Sardegna”, catalogo ed. Charta, Teulada, Casa Baronale Sanjust dal 25 agosto al 29 settembre 2001; Cagliari, Centro d’Arte “Exma” dal 26 ottobre al 1° dicembre 2001.

Mostra “Trafitture Preziose” di Giovanna Sechi, Padova, Oratorio di San Rocco, dal 30 settembre al 15 ottobre 2005.

Mostra “Francesco Ciusa: gli anni delle Biennali (1907-!928), coordinatrice Caterina Virdis Limentani, Venezia, Palazzo Molin Adriatica, dal 3 novembre 2007 al 6 gennaio 2008; Firenze, Palazzo Medici Ricciardi, dal 25 gennaio 2008 al 26 febbraio 2008.

Mostra “Antonio Corriga. Pitture e grafiche”, Padova, Circolo culturale sardo, dal 18 marzo al 30 maggio 2016.

Mostra “Elio Pulli dalla terra al sole”, Padova, Circolo culturale sardo, dal 16 al 30 dicembre 2017.

Mostra “Antonio Corriga. Pitture e grafiche”, Siena, Circolo “Peppino Mereu”, aprile 2018.

Testimonianze personali su Caterina dall’interno della  F.A.S.I.

Serafina Mascia, presidente: «Amica carissima, donna generosa e tenace, grande intellettuale impegnata nel trasmettere e far conoscere l’arte, la cultura e la storia della Sardegna lavorando con semplicità nei circoli della F.A.S.I. e nelle nostre città di emigrazione. Curatrice delle più prestigiose mostre della F.A.S.I. e delle attività culturali del Circolo sardo di Padova».

Tonino Mulas, presidente onorario: «Piccola, minuta, dolce e forte. Grande Caterina. Storica dell’arte e intellettuale impegnata, in politica e nel sociale, consigliera regionale veneta del PCI-PDS (dal 1990 al 1993), poi nella F.A.S.I.  Un esempio di rigore,  di misura, di generosa partecipazione, per tutti noi».

Sia Pierangela Abis (già responsabile del Coordinamento Donne) che Francesca Concas (attuale coordinatrice) ricordano con rimpianto il contributo dato da Caterina alle iniziative del  movimento delle donne dei Circoli della F.A.S.I.

Personalmente, dopo averla avuta come giovane e appassionatissima (era appena laureata) docente di Storia dell’ arte al Liceo classico “Azuni” di Sassari, ho ritrovato Caterina nel mondo F.A.S.I. La prima volta di questo “ritrovarci” le manifestai il positivo ricordo che in classe avevamo del Suo insegnamento, finalmente in grado di motivarci allo studio della storia dell’arte, dopo precedenti esperienze con professori didatticamente incapaci. Con mia grande meraviglia si ricordava di un mio tema che il prof. Brigaglia aveva letto in un consiglio di classe per motivare il voto più alto.

Nell’occasione mi regalò una copia del libro di memorie scritto da Marcella Piras Zara, Tramariglio: 1941-1945: cronache familiari da un luogo singolare della Sardegna (Padova: Cleup, 2002). Caterina, parente dell’autrice, è nominata spesso nel libro, ambientato nella colonia penale di Tramariglio (dal catalano Tramarill, “tra due mari”), vicino ad Alghero. Qui il direttore non era un carceriere nel senso vero, ma una figura bonaria che trattava i carcerati come se fossero figli suoi con l’intenzione, forse, di redimerli.

Ultimamente, Le avevo fatto avere una copia del libretto  di Teresa Mannu, Canzunetti, giogghi firastrocchi e gobbuli…: testi inediti della tradizione orale sassarese raccolti dalla mamma di Salvator Ruju / a cura di Sandro Ruju; Sassari: Edes, 2016.

Mi aveva scritto: «Caro Paolo, grazie del bel libretto, curato, elegante, sorprendente per l’impegno della raccoglitrice e  degnamente corredato dall’ottima introduzione del nostro amico Sandro Ruju. Mi dispiace di essere mancata all’appuntamento, ma ultimamente passo da un malanno all’altro. […] Non voglio affliggerti con questi resoconti sanitari, invece preferisco dimostrarti quanto mi stia a cuore il possesso di un libro che contenga i testi  popolari sassaresi di antica tradizione. Sono certa che mi sarà utile per un mio lavoretto dedicato alle memorie familiari, del quale mi permetto di farti conoscere un capitolo».

Il dolore che mi procura la scomparsa di u’amica ritrovata nel modo che ho appena detto è molto forte. Per quello che Lei ha fatto per la F.A.S.I. merita un ricordo adeguato alla Sua professionalità di studiosa e al Suo amore per le iniziative a favore della nostra organizzazione.

A Padova è intitolata al marito di Caterina prematuramente scomparso, Alberto Limentani (1935-1986; professore di Filologia Romanza nelle Università di Cagliari, di Venezia e di Padova), la biblioteca della Accademia Galileiana di Scienze, Lettere e Arti.

L’Università di Padova ha pubblicato il volume Uno sguardo verso Nord : scritti in onore di Caterina Virdis Limentani / a cura di Mari Pietrogiovanna; cura editoriale di Chiara Ceschi, Padova: Il poligrafo, 2016, 494 p.: ill.

Speriamo che – oltre Padova – anche l’amata città di Sassari e la mai dimenticata isola di Sardegna facciano la loro doverosa parte in memoria di una studiosa sarda così illustre!

Paolo Pulina

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Con Salvatore Cubeddu, a  Meolo (Venezia), presso Palazzo Cappello, sabato 23 giugno 2018, ho dato vita a un piccolo convegno  sul tema: “Attilio Deffenu (Nuoro, 28 dicembre 1890 – Croce di Musile di Piave, 16 giugno 1918): intellettuale, giornalista, esponente del sindacalismo e dell’autonomismo sardo”. L’occasione è stata offerta dalle celebrazioni del Centenario della Grande Guerra. I luoghi della memoria: “Battaglia del Solstizio 15-22 giugno 1918”, organizzate dalla F.A.S.I. (Federazione Associazioni Sarde in Italia presieduta da Serafina Mascia), dai comuni di Fossalta di Piave, di Meolo, di Musile di Piave e dal Circolo culturale sardo “Ichnusa” di Mestre-Venezia, in collaborazione con Coldiretti Nord Sardegna – Associazioni Combattentistiche e Protezione Civile – Campagna Amica, e con il patrocinio della Regione del Veneto, della Regione Autonoma della Sardegna e della Città Metropolitana di Venezia.

Salvatore Cubeddu, da storico particolarmente esperto del sardismo e dei sardisti, ha ben ricostruito, con il sussidio di ampi documenti e delle autorevoli pagine commemorative scritte da Camillo Bellieni, il percorso biografico del giovane nuorese e l’evoluzione del suo pensiero riguardo alle sorti della Sardegna: da socialista e sindacalista rivoluzionario a teorico dell’antiprotezionismo; da nemico ideologico della guerra a fervente interventista, allo scoppio di quella che sarà la Prima guerra mondiale, essendosi convinto  della «necessità del conflitto in nome della civiltà europea e dell’avvenire della classe operaia, contro l’imperialismo dei tedeschi».

Da parte mia ho innanzitutto ricordato che Salvatore Murgia, nella quinta  puntata del suo scritto “Storie nostre. Francesco Dore (1860-1940), un medico olzaese prestato al giornalismo e alla politica” (ci si colleghi al link: http://www.labarbagia.net/notizie/attualita/8963/storie-nostre-francesco-dore-un-medico-olzaese-prestato-al-giornalismo-e-alla-politica-5-puntata), ha sottolineato la preoccupazione di Attilio Deffenu che gli fosse negata la partenza per il fronte dati i suoi trascorsi rivoluzionari e ha precisato come Attilio Deffenu riuscì a ottenere l’agognato arruolamento in prima linea: «Francesco Dore ebbe un ruolo decisivo, si può dire “fatale”, nell’aiutare Attilio Deffenu a raggiungere il fronte, da cui era tenuto lontano perché il Governo “temeva che egli vi volesse andare per farvi propaganda sovversiva contro lo Stato e la monarchia”. Nel febbraio 1916 Attilio Deffenu è, infatti, bloccato nell’Ospedale di Cagliari, dove divide la stanza con Carmelo Floris che “vorrebbe lavorare per la Sardegna”. A Cagliari ritrova anche il suo concittadino Francesco Ciusa “che mi sembra lavori, ma anche senta il peso della stanchezza”, e Mario Delitala “giovine e ardente, soldato di sanità”. In una lettera del giugno 1917 Attilio Deffenu chiede a Francesco Dore, “stimatissimo amico” delle antiche battaglie, “di fare qualche pratica perché quei precedenti non abbiano a costituire un ostacolo alla nomina” di aspirante ufficiale: egli voleva essere poi inviato “lassù dove farò con molto piacere alle schioppettate con gli austriaci”. E, alla fine, Francesco Dore riesce a convincere il generale Alfieri – allora sottosegretario al ministero della Guerra – “soltanto dopo avergli fatto garanzia che Attilio Deffenu avrebbe fatto al fronte il suo dovere di soldato, di patriota, e non la propaganda di un sovversivo”».

Sul ruolo del giovane Attilio Deffenu, che, raggiunto finalmente lo stato maggiore della Brigata “Sassari”, viene incaricato del servizio  propaganda, è fondamentale il  libro (quasi 400 fitte pagine)  sulla storia della Brigata curato da Giuseppina Fois nel 1981 per le Edizioni Gallizzi di Sassari (ripubblicato presso Della Torre nel 2006, riproposto in versione non integrale, in due volumi, dal quotidiano “La Nuova Sardegna” nel 2014). Alle pagine 169-172 la Fois pubblica la Relazione sui mezzi più idonei di propaganda morale da adottarsi fra le truppe della Brigata scritta dal sottotenente Attilio Deffenu nell’aprile 2018 e sottolinea che in essa viene «affermata la specificità del soldato sardo, che Attilio Deffenu tende a consolidare anche attraverso l’apprestamento di forme stabili di comunicazione sia all’interno della Brigata (un bollettino) sia  fra i sardi della Brigata e i sardi rimasti in Sardegna (un notiziario)».

Sul coraggio di Attilio Deffenu, che chiede di essere esonerato dalla carica di ufficiale addetto alla propaganda e all’assistenza presso il comando del 152° reggimento della Brigata “Sassari” perché vuole che gli sia affidato un plotone, e sulle ultime ore della sua giovane vita – cade valorosamente a Croce (frazione di Musile di Piave), al mattino del 16 giugno 1918 – il riferimento d’obbligo è al volume di Leonardo Motzo (che era stato comandante della compagnia d’assalto della “Sassari”), intitolato “Gli intrepidi Sardi della Brigata Sassari“, prima edizione 1930: si vedano le pagine 223-224 della terza edizione (Della Torre, 2007).

Il C.A. (aus) Enrico Pino, nel suo prezioso volumetto su “La Brigata ‘Sassari’ sul Piave  nella Battaglia del Solstizio”, opportunamente ristampato dalla F.A.S.I. per le manifestazioni del Centenario di quella battaglia dalle quali abbiamo preso le mosse, così racconta: «Alle ore 5,30 le prime pattuglie del 152° reggimento arrivano a nord di Croce, che trovano apparentemente sgombro e si dirigono verso Case Gradenigo. Alle ore 6,30 il 2° battaglione del 152° ha il primo contatto con il nemico a nord di Croce. Dopo un breve combattimento in cui fa prigionieri, continua il suo movimento, ma la resistenza degli austriaci, che possono usufruire anche dei nostri reticolati che erano stati posti a difesa del caposaldo, aumenta. Contemporaneamente, il movimento del 3° battaglione trova maggiori ostacoli e resistenza sulla destra del dispositivo del reggimento. Unità esploranti  sono state inviate in ogni direzione per frugare ogni casa, per individuare dove sono nascoste le mitragliatrici nemiche che sparano da ogni dove. Una di queste unità è agli ordini di Attilio Deffenu, il quale giunge con i suoi uomini davanti a Croce ma si rende immediatamente conto che il reparto è accerchiato; sente, però, che dietro di sé il battaglione ha preso contatto con il nemico ed ha iniziato il combattimento. La situazione è difficile ed il cerchio si sta stringendo. La pattuglia reagisce con violenza per sganciarsi, combattendo contro ingenti forze nemiche. Attilio Deffenu dirige gli uomini nel combattimento, ma una bomba raggiunge l’ufficiale che, ferito, in più parti del corpo, muore; è il primo degli ufficiali caduti nella giornata».

Ritornando alla Relazione sui mezzi più idonei di propaganda morale da adottarsi fra le truppe della Brigata, c’è solo un cenno ad uno “strumento” sul quale può far leva questa propaganda che Attilio Deffenu – ho scoperto, grazie alla collaborazione di Salvatore Tola, esperto ed appassionato di poesia in lingua sarda – tratta con ben più ampio approfondimento in un documento, che, salvo errore, può essere considerato fino ad oggi inedito.

Attilio Deffenu nella sua Relazione scrive: «Il vero figlio  dell’Isola – per qualunque causa si batta – sente il dovere di fare, come comunemente si dice, bella  figura, di non parer vile, mai, di fronte a qualsiasi pericolo. Una popolare canzone dialettale nata dalla guerra esprime assai bene questo diffuso stato d’animo quando dice, rivolgendosi al Sardo combattente: “Non solo i tuoi genitori, la tua donna, i tuoi parenti, la tua gente, ma anche i  sassi delle tue rocce si rivolteranno contro di te, se tornerai all’Isola con in fronte il marchio dell’infamia  e del disonore”».

Di che si tratta? 

Salvatore Tola sia  nel volume “La poesia dei poveri” (Cagliari, AM&D, 1997) sia nel saggio-antologia “La letteratura in lingua sarda” (Cagliari, CUEC, 2006) cita alcune frasi di un documento senza data intitolato “La canzone popolare sarda strumento di propaganda fra le truppe della Brigata ‘Sassari'” (depositato in “Fondo Deffenu” presso la Biblioteca “Satta” di  Nuoro). 

Escluso evidentemente, in base alle brevi citazioni pubblicate da Salvatore Tola, che potesse trattarsi di una copia con altro titolo della Relazione sopracitata, gli ho chiesto se poteva farmi avere il documento integrale. Così è avvenuto, e grazie alla cortesia di Salvatore Tola, è possibile pubblicare in questo sito l’interessantissimo documento. 

Paolo Pulina

La canzone popolare sarda strumento di propaganda fra le truppe della Brigata “Sassari”

di Attilio Deffenu

Una delle forme più efficaci di propaganda per i soldati sardi potrebbe essere costituita dalla canzone dialettale popolaresca.

Il sardo è per natura poeta: seguendo attraverso le desolate pianure del Campidano o pei sentieri erbosi nelle sterminate tanche fiorite il suo gregge randagio, accarezza con l’anima ingenua i sogni della sua nomade vita. Allora la fantasia si impenna ai voli e il canto sgorga appassionato e nostalgico dal suo cuore primitivo. La donna, le gioie della famiglia, i sacri doveri dell’amicizia, l’odio per il nemico, le gesta del pastore destro e forte, le opere dell’aratura e della vendemmia, le prodezze degli antenati gloriosi, il sogno della redenzione dell’Isola: tutto offre materia al sardo pastore. 

Nelle feste paesane poi – dove i costumi tradizionali e l’anima della primitiva terra trovano occasione di affermarsi attraverso una serie di usanze strane e pittoresche – il canto ha uno svolgimento ed un posto grandissimo. Si canta a gara, e la poetica tenzone acquista talvolta un carattere di asprezza e di vivacità che impressionano lo spettatore forestiero non prevenuto, perché attorno ai poeti si raccolgono e si formano due opposte schiere di partecipanti che stanno di fronte come due cani pronti alla zuffa; si canta da una voce di tenore isolata con accompagnamento dell’antica fisarmonica, si canta finalmente in coro. Niente v’ha di più caratteristico del canto corale sardo, strana monodia di voci gutturali che danno un senso di nostalgica melanconia che ricorda le nenie arabe.

Le tradizioni e le virtù poetiche dei sardi si sono conservate ed affermate anche attraverso la guerra attuale. C’è tutta una fioritura di canzoni dialettali nate dalla guerra, alcune delle quali – di notevole efficacia e ricche di concetti fortemente patriottici – hanno avuto un grande successo di diffusione e di popolarità.

Naturalmente il valore guerriero dei Sardi, le gesta gloriose della Brigata “Sassari” – che hanno avuto il meritato onore del riconoscimento ufficiale ripetute volte – costituiscono il tema quasi esclusivo del poetare dei sardi combattenti. Di tali componimenti è un saggio la canzone che si unisce (il testo di questa canzone non è presente, NdR). In essa un soldato dell’ottava compagnia descrive le ultime fortunate azioni della Brigata sugli Altipiani, alle quali egli stesso prese parte. La forma è primitiva, rozza, ma di indiscutibile efficacia e, nella sua ingenuità, il racconto risulta pieno di movimento e l’esaltazione finale del valore sardo sa trovare accenti di notevole eloquenza.

Il sottoscritto ne propone la stampa e la diffusione larga fra le truppe del Reggimento, convinto che ai fini di tenere alto il morale dei soldati ed accrescerne lo spirito combattivo gioverebbero tali pubblicazioni più che comuni pubblicazioni di propaganda, che non  arrivano – il più delle volte – a toccare il cuore e a far penetrare un’idea persuasiva nel cervello del nostro soldato.

Lo scrivente è convinto dell’opportunità di dare a tale forma di propaganda il più largo sviluppo: a tal fine propone di indire delle gare fra i poeti sardi del Reggimento per la compilazione di brevi componimenti dialettali di carattere guerriero ed improntati ai sensi del più ardente patriottismo. I componimenti giudicati migliori da una speciale commissione dovrebbero essere stampati e diffusi, e gli autori premiati con piccoli premi in danaro.

Tutto ciò che è gara stimola l’amor proprio del soldato, ne eleva il morale, ne accresce e lo spirito e l’energia.

Il sottoscritto non insiste sull’utilità di simile iniziativa: la Francia ha promosso in modo meraviglioso lo sviluppo della canzone popolare ai fini della propaganda di guerra: i più famosi poeti dialettali, per iniziativa dei comandi, circolano fra le truppe di prima linea per cantarvi le loro canzoni, tener lieto l’animo dei soldati, compiere opera salutare di resistenza e di incitamento.

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Si è svolta questo pomeriggio, al Museo del Carbone, la tradizionale festa della Befana in Miniera, con grande partecipazione di bambini e adulti. Piccoli e grandi partecipanti hanno scatenato la fantasia con i laboratori creativi e si sono divertiti con i truccabimbi, le sculture di palloncini e i set fotografici a tema. Infine, è arrivata la Befana, quest’anno sul trattore messo a disposizione da SOMICA S.p.A., per distribuire le caramelle a tutti i bambini. La manifestazione è stata organizzata dal Museo del Carbone, in collaborazione con l’associazione Pro Loco di Carbonia, SOMICA S.p.A., La Salvia Animazioni e con il patrocinio del comune di Carbonia e del Parco Geominerario Storico e Ambientale della Sardegna.

La serata si è conclusa con la premiazione dei presepi partecipanti alla VII edizione della mostra “In miniera tra i presepi”, che quest’anno contava 45 presepi, dei quali 26 in concorso, realizzati da scuole, associazioni e appassionati, e i restanti realizzati da artigiani, artisti e hobbisti. Ha vinto il 1° premio il presepe numero 21 realizzato dalla scuola dell’Infanzia di Cortoghiana, sezioni C, D ed E, con un presepe interamente realizzato con cancelleria usata: matite colorate, gomme per cancellare, graffette. Al secondo posto il presepe numero 8 dell’Istituto Comprensivo Taddeo Cossu di Teulada, classe 2ª A della scuola secondaria di primo grado di Sant’Anna Arresi, un ambiente tipicamente marino, con l’utilizzo di materiali naturali e di riciclo, tavole, legnetti, cortecce, sassi e pasta di bicarbonato. Terza classificata, la scuola dell’infanzia Francesco Ciusa, Istituto Comprensivo Don Milani, sezioni 1M e 2M, con un presepe realizzato con la carta di quotidiano e cartoncino. Al quarto posto da segnalare il partecipante individuale più giovane di tutte le edizioni, il bimbo Daniele Curreli con un presepe interamente realizzato con mattoncini Lego; al quinto posto il presepe dall’ambientazione fiabesca dell’Associazione Sofferenti Psichici ASP Onlus.

Questo l’elenco dei primi dieci classificati tra i 26 presepi in concorso:

POSIZIONE          NUMERO            GRUPPO      

1                             21          Scuola Infanzia Cortoghiana, Istituto Comprensivo Deledda Pascoli, sezioni C, D ed E

2                            8             Istituto Comprensivo Taddeo Cossu Teulada, Scuola secondaria di primo grado Sant’Anna Arresi, 2ª A

3                             4             Scuola Infanzia Francesco Ciusa – Istituto Comprensivo Don Milani, sezioni 1Me 2M

4                             16          Daniele Curreli   

5                             26          Associazione sofferenti psichici ASP Onlus            

6                             5             Scuola secondaria di primo grado Istituto Comprensivo Deledda Pascoli, Bacu Abis,  3ª H

7                             23          Associazione Culturale Sardinian Events             

8                             10          Pinuccia Portas 

9                             15          Scuola Primaria Cortoghiana, Istituto Comprensivo Deledda Pascoli, 3ª F

10                          1             Il Delfino Società Cooperativa Sociale        

Oltre al premio in buoni acquisto per i primi due classificati, il primo classificato si è aggiudicato il trofeo Crabò in stoffa, carbone e legno, con la targhetta della mostra. Terzo, quarto e quinto classificato, hanno ricevuto, come di consueto, alcuni gadget del Museo; tutti i partecipanti hanno ricevuto il catalogo della mostra con le fotografie di tutti i presepi.

                                   

 

 

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Il Corecom Sardegna, in collaborazione con la Polizia di Stato, il ministero della Pubblica istruzione e l’Agcom, prosegue la campagna d sensibilizzazione contro il cyber bullismo ed i rischi di un uso improprio del web.

Per il 14 e 15 dicembre prossimi è in programma a Nuoro una “due giorni” di confronto e dibattito nella quale i massimi esperti della materia risponderanno alle domande degli studenti.

Gli incontri si terranno il 14 ed il 15, di mattina, presso l’Auditorium dell’Istituto Superiore “Francesco Ciusa”, dalle 8.45 alle 13.00.

Nel pomeriggio del 14, con inizio alle 15.30, l’incontro aperto a genitori, insegnanti, operatori sociali e cittadini, che sarà ospitato nell’Auditorium del Liceo Scientifico “Enrico Fermi”.

Sono previste gli interventi di: Gian Maria De Paulis, autore del libro “Genitori alla riscossa”, che sarà distribuito gratuitamente ai ragazzi; Maura Manca, presidente dell’Osservatorio nazionale dell’adolescenza; Grazia Maria De Matteis, Garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza; Pierluigi Sanna, responsabile della Polizia postale di Nuoro; Gianfranco Oppo, ricercatore.

Di particolare interesse la testimonianza di Paolo Picchio, il padre di Carolina, la ragazza di Novara che si è tolta la vita dopo essere stata vittima di ripetute aggressioni sui social media. Da questa tragica vicenda è nata una consapevolezza nuova del problema che ha portato all’approvazione della legge contro il cyber bullismo.

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Il Corecom Sardegna, in collaborazione con la Polizia di Stato, il ministero della Pubblica istruzione e l’Agcom, prosegue la campagna di sensibilizzazione contro il cyber bullismo ed i rischi di un uso improprio del web.

Per il 14 e 15 dicembre prossimi è in programma a Nuoro una “due giorni” di confronto e dibattito nella quale i massimi esperti della materia risponderanno alle domande degli studenti.

Gli incontri si terranno il 14 ed il 15, di mattina, presso l’Auditorium dell’Istituto Superiore “Francesco Ciusa”, dalle 8.45 alle 13.00.

Nel pomeriggio del 14, con inizio alle 15.30, l’incontro aperto a genitori, insegnanti, operatori sociali e cittadini, che sarà ospitato nell’Auditorium del Liceo Scientifico “Enrico Fermi”.

Sono previste gli interventi di: Gian Maria De Paulis, autore del libro “Genitori alla riscossa”, che sarà distribuito gratuitamente ai ragazzi; Maura Manca, presidente dell’Osservatorio nazionale dell’adolescenza; Grazia Maria De Matteis, Garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza; Pier Luigi Sanna, responsabile della Polizia postale di Nuoro; Gianfranco Oppo, ricercatore.

Di particolare interesse la testimonianza di Paolo Picchio, il padre di Carolina, la ragazza di Novara che si è tolta la vita dopo essere stata vittima di ripetute aggressioni sui social media. Da questa tragica vicenda è nata una consapevolezza nuova del problema che ha portato all’approvazione della legge contro il cyber bullismo.

 

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Questa sera si conclude “Settembre il mese azzurro – Il teatro interpreta l’arte visiva”, la rassegna del Crogiuolo, con la direzione artistica di Rita Atzeri. Domani, sabato 30 settembre, alla Galleria Comunale d’Arte di Cagliari va in scena alle 18.00 la performance “Il collezionista”, scritta e diretta dalla stessa Atzeri, con Marta Gessa, Antonio Luciano, Marta Proietti Orzella, Carla Orrù, Angelo Trofa. Lo spettacolo, prodotto da Il crogiuolo in collaborazione con l’associazione Artecrazia e la Galleria Comunale d’Arte, nacque per celebrare la ricorrenza del decennale dell’esposizione al pubblico delle opere della Collezione Ingrao e ora viene riproposto con un nuovo impianto, alla luce del rinnovato allestimento delle sale della Galleria. 

Una giovane stagista, laureanda in Beni Culturali, deve fare la sua prima visita guidata. L’emozione è tanta e l’ansia le gioca brutti scherzi: sente delle presenze strane in Galleria, ha costantemente la sensazione di essere osservata. Sensazione che si traduce in un’esperienza fisica e concreta quando a rivolgerle la parola sarà lo spirito del “Collezionista”, Francesco Ingrao. Finzione e realtà si fondono nella performance, che sposa la rappresentazione teatrale con una visita guidata “ufficiale” alle opere delle Collezioni della Galleria, a cura della storica dell’arte dei Musei Civici Stefania Mele. Gli attori daranno voce alle opere o interpreteranno il momento storico in cui esse sono state concepite.
Il percorso della visita performata partirà dal primo piano, dalla Collezione d’arte contemporanea Ugo Ugo, che ha recentemente ritrovato i suoi spazi nella Galleria Comunale. Ed è questa “rivoluzione” che – si immagina – può avere disturbato e messo in tensione lo spirito di Ingrao e di alcuni dei suoi artisti prediletti. L’itinerario d’arte e teatro si sposterà poi al piano terra, dove a prendere voce saranno proprio le opere della Collezione Ingrao, come il celebre “Ritratto di Ines” di Boccioni. La perfomance si conclude nella nuova sala dedicata a Francesco Ciusa, dove l’animazione degli attori trarrà ispirazione da alcune delle sue sculture in esposizione: “La filatrice”, “Il Cainita”, “La madre dell’ucciso”.

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Doppio appuntamento, domani (martedì 29), con la rassegna di concerti che fa da pendant alla ventinovesima edizione dei Seminari Jazz in corso a Nuoro. Il primo è in programma alle 19 al Museo Ciusa, in piazza Santa Maria della Neve, dove sono di scena Tino Tracanna e Roberto Cecchetto. Reduci dal concerto della sera prima con il quintetto Acrobats, il sassofonista e il chitarrista si ripropongono al pubblico nuorese, stavolta nella dimensione più intima del duo. E sarà anche un’occasione per visitare le sale e le opere ospitate nello spazio dedicato al grande artista Francesco Ciusa (1883-1949), considerato l’iniziatore della scultura moderna in Sardegna.

Classe 1956, Tino Tracanna ha attraversato la storia del jazz italiano degli ultimi trent’anni, contribuendo alla sua crescita, insieme a grandi musicisti e interpreti come Franco D’Andrea, Giorgio Gaslini, Paolo Fresu, Maria Pia De Vito, Gianluigi Trovesi, Pino Minafra, Enrico Rava, Roberto Gatto – solo per citarne alcuni – ed ha conquistato importanti premi nazionali e internazionali grazie ai propri progetti discografici (una ventina gli album a suo nome o come co-leader) e ai dischi incisi con il quintetto di Fresu, nelle cui file milita fin dagli esordi nel 1984. Numerosissime sono anche le sue collaborazioni con musicisti europei e americani. Ha fatto parte del corpo docente dei Seminari Jazz di Nuoro fino al “cambio della guardia” di quattro anni fa.

Chitarrista eclettico e dalla forte identità musicale, inizia il suo viaggio musicale nel 1993 nel gruppo Electric Five di Enrico Rava con cui gira a lungo, fino al 2001, in Europa e altrove. Allo stesso tempo inizia una serie di collaborazioni con varie formazioni e registrazioni con musicisti come Patrizio Fariselli, Gak Sato, Hector Zazou, Gianluigi Trovesi, Maria Pia De Vito, Eivind Aarset, Lionel Loueke, solo per citarne alcuni. Nel 2007 ha pubblicato il suo primo album come leader, “Downtown”, seguito da “Memories” “Mantra” e “Soft Wind“, catturando l’attenzione dei critici come uno dei musicisti più interessanti e innovativi della scena jazzistica italiana ed europea. Nel 2007 e nel 2010 ha vinto il premio Top Jazz della rivista Musica Jazz.  

In serata la rassegna di concerti va in trasferta per la sua terza tappa fuori città: dopo Posada e Orosei è la volta di Onanì, piccolo borgo nell’Alto Nuorese, che ospita l’omaggio a Fats Waller, uno dei più importanti musicisti della storia del jazz, di un quartetto capeggiato da Gianni Cazzola, il “padre” della batteria del jazz italiano, sulla cui scena è in azione da sessant’anni. Assente per motivi di salute l’altro artefice del progetto, il chitarrista Sandro Gibellini, spetterà a lui il compito di rendere tributo al grande pianista, cantante e compositore afroamericano (1904-1943), in compagnia del sassofonista Claudio Chiara, di Nico Menci al pianoforte (al posto di Gibellini) e di Roberto Piccolo al contrabbasso. Si comincia alle 21.00 in piazza Funtana Manna con ingresso gratuito.

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Domani, domenica 5 febbraio, sarà possibile approfittare dell’iniziativa “Domenica ai Musei”, imperdibile proposta che permetterà di godere del grande patrimonio artistico e culturale conservato all’interno della Galleria Comunale d’Arte di Cagliari, del Museo d’Arte Siamese “Stefano Cardu”, del Palazzo di Città e dello spazio C.ARTE.C., che resteranno aperti gratuitamente dalle 10.00 alle 18.00 per permettere la visita alle collezioni permanenti e alle mostre temporanee.
L’evento è anche l’occasione per conoscere da vicino la città e per fare una passeggiata nei Giardini Pubblici, il più antico giardino della città, luogo di pace e tranquillità che conduce alla Galleria Comunale, dove potrete  ammirare le sculture di Francesco Ciusa, appartenenti alla Collezione civica di artisti sardi, e i capolavori della Collezione Ingrao: una raccolta di oltre cinquecento opere del XX secolo, tra cui spiccano Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Giorgio Morandi, solo per citare alcuni preziosi capolavori.
Sempre alla Galleria Comunale è possibile visitare la nuova esposizione della Collezione d’Arte Contemporanea, tra le più complete e interessanti in Italia tra gli anni Sessanta e Settanta. La raccolta è il frutto di un’ambiziosa impresa che si proponeva di documentare a Cagliari, con opere acquistate direttamente dal Comune, i più significativi indirizzi della ricerca contemporanea in campo nazionale ed europeo.

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Palazzo del Consiglio regionale 3 copia

Oltre 2.500 persone hanno visitato, nella prima settima di apertura, la mostra “Stato di Grazia, artisti e opere intorno a Grazia Deledda”, allestita nella hall del palazzo del Consiglio regionale di via Roma a Cagliari, nell’ambito della XX edizione di Monumenti aperti.

L’esposizione, che resterà aperta anche nelle giornate di sabato e domenica dalle 9.00 alle 20.00 assume un significato particolare nella ricorrenza dei 90 anni dalla nascita della grande scrittrice nuorese e degli 80 dall’assegnazione del premio Nobel per la letteratura.

Divisa in tre sezioni, è una sorta di viaggio nel mondo deleddiano, attraverso foto d’epoca ed immagini, e di racconto della Sardegna del primo Novecento, stagione culturale, intellettuale ed artistica quanto mai ricca di personaggi di grandissimo livello come Francesco Ciusa, Giuseppe Biasi, Eugenio Tavolara ed Antonio Ballero.