21 November, 2024
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Le associazioni ambientaliste Italia Nostra, Lipu, Wwf e Legambiente della Sardegna condividono la proposta avanzata dal Comitato Porto Solki per il finanziamento tramite il Just Transition Fund dell’intervento per l’Interramento dell’elettrodotto a 150Kv che attraversa il SIC ITB042223 “stagno di Santa Caterina” e la laguna di Sant’Antioco, significativa IBA (Important Bird Area).
Le scriventi Associazioni già a dicembre del 2017 hanno presentato alla Regione Sardegna, alla società Terna spa e ad altri enti una segnalazione per evidenziare i danni causati dalle linee di alta tensione agli uccelli che popolano e percorrono gli stagni e le lagune del sud-ovest sardo. Nella stessa nota le Associazioni ambientaliste della Sardegna hanno avanzato una analoga proposta chiedendo che l’opera venisse finanziata attraverso i fondi Fsc del Patto per la Sardegna di 20 milioni di euro previsti per le zone umide.
Graziano Bullegas, Francesco Guillot, Carmelo Spada ed Annalisa Colombu, in rappresentanza delle proprie Associazioni, auspicano che l’iniziativa del Comitato Porto Solki serva da stimolo alle amministrazioni pubbliche affinché predispongano progetti di interesse ambientale e naturalistico. Chiedono che la proposta venga accolta e che i tralicci e l’elettrodotto, veri e propri corpi estranei in un’area di rilevante interesse naturalistico, vengano al più presto rimossi, per lasciare spazio ad attività compatibili con la sensibilità dell’area e rispettose dell’avifauna che la popola.
Tale opera servirebbe ad adeguare l’elettrodotto alle «linee guida ISPRA per la mitigazione dell’impatto delle Linee Elettriche sull’avifauna (maggio 2008)” che indicano tra le soluzioni possibili e risolutive»… l’interramento delle linee AT che attraversano o sono limitrofe a siti inclusi in rete Natura 2000 dove è segnalata la presenza di specie ornitiche minacciate.

Graziano Bullegas – Italia Nostra Sardegna

Francesco Guillot – Sardegna LIPU

Carmelo Spada – WWF Sardegna

Annalisa Colombu – Legambiente Sardegna

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Anche quest’anno il Parco Naturale Regionale di Porto Conte ospiterà la Giornata per la Custodia del Creato, che si svolgerà domenica 1° settembre, ad iniziare dalle ore 10.00.

Al centro della riflessione e del confronto, coordinato dal Direttore dell’Ufficio diocesano per i Problemi sociali e il Lavoro prof. Tonino Baldino, sarà il tema della biodiversità.

Nel merito, la Laudato Si’ offre (cfr 32-42) interessantissimi spunti sullo stato di salute del nostro pianeta e, soprattutto, sulla importanza che le varie specie naturali ed animali hanno nel mantenimento degli equilibri ambientali generali del Globo.

Interverranno, oltre al Vescovo Mauro Maria Morfino che terrà una Lectio Magistralis, il naturalista Francesco Guillot (Presidente LIPU Sardegna), Ermanno Mazzetti (Direttore Federazione Coldiretti Nord-Sardegna), Mariano Mariani (Direttore del Parco Naturale Regionale di Porto Conte), Antonio Farris (Università degli studi di Sassari), Sergio Astori (Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano).

Ogni anno scompaiono migliaia di specie vegetali ed animali che, perse per sempre, i nostri figli non potranno più conoscere né averne il beneficio.

Non va sottovalutato che alcune specie animali sono scomparse – e tutt’oggi ancora scompaiono – a causa di un uso sconsiderato dei pesticidi.

Sono gli effetti di un modo barbaro di intendere l’economia: le attività produttive e commerciali sono fortemente condizionate dalla cultura del lucro immediato ad ogni costo; tipica di un liberismo sfrenato e figlio di culture votate al principio della libera concorrenza, presentata come fattore essenziale per generare ricchezza diffusa e progresso sociale.

La realtà che oggi tocchiamo con mano è, invece, di risultato opposto: crescono gli squilibri economici all’interno degli Stati; la ricchezza va sempre più concentrandosi nelle mani di poche famiglie facoltose e le popolazioni, spinte dal bisogno ed in fuga dai conflitti locali, finiscono per migrare verso nuovi Paesi alla ricerca di benessere e di pace.

Sullo sfondo di un tale sistema campeggia la cultura degli egoismi, quella che tutti opportunisticamente condanniamo sotto l’aspetto ideologico, ma della quale siamo talmente imbevuti al punto che – spesso senza neanche renderci conto – finiamo per viverla nella quotidianità.

Non si bada nemmeno alle ripercussioni che queste politiche economiche hanno a nocumento delle future generazioni.

La Laudato Si’ pone questo problema come una emergenza intergenerazionale.

Un campanello di allarme che non può lasciarci indifferenti, quantomeno sotto le due dimensioni proprie di ciascun essere umano: 1. le relazioni di rispetto tra esseri viventi; 2. il rapporto di trascendenza con il divino.

Concetti che il Vescovo, Padre Mauro Maria Morfino, non cessa di porre alla attenzione quando afferma che «il vero garante dell’umano può essere soltanto il divino e quando il garante dell’umano diventa l’umano stesso, sappiamo che diventa distruttivo». Ecco, allora, la necessità e l’urgenza che l’uomo debba prendere coscienza della responsabilità che ha nei confronti delle altre creature, siano esse animali o vegetali.

Una responsabilità che non ha deleghe di sorta: essa è totale in ciascuno di noi per il ruolo, modesto o meno, che ricopre nella società.

Che ne sarà del nostro Pianeta fra 50 o 100 anni?

Sotto l’aspetto tecnologico sarà sicuramente progredito come neanche oggi immaginiamo; ma senza un autentico rapporto di trascendenza con il divino, la barbarie si estenderà e finirà per condurre alla autodistruzione.

La Giornata per la Custodia del Creato voluta dai Vescovi, ci ricorda che da Cristiani abbiamo il dovere di agire senza tregua nell’essere buoni continuatori delle Opere di Dio.

In questo contesto, il messaggio lanciato lascia indubbiamente riflettere su quelle azioni che noi tutti dovremmo intraprendere senza se e senza ma, rivolto soprattutto ad una nuova presa di coscienza verso questa nostra martoriata terra che ogni giorno di più invoca Aiuto.

E’ evidente che questa iniziativa è di estrema importanza per il ruolo che riveste e che la parola d’ordine è “Impegno”.

Armando Cusa

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«Interriamo i cavi di alta tensione negli stagni, a tutela dell’avifauna.»

Le associazioni ambientaliste Italia Nostra, Lipu e Wwf della Sardegna hanno indirizzato un documento-denuncia alla Regione Sardegna, alla società Terna spa, alla provincia del Sud Sardegna, ai sindaci di Sant’Antioco e di San Giovanni Suergiu, al ministero dell’Ambiente e alla Rappresentanza in Italia della Commissione delle Comunità Europee, per segnalare i danni causati dalle linee di alta tensione agli uccelli che popolano e attraversano gli stagni e le lagune del sud-ovest sardo.

«L’intera zona umida, comprese le isole di Sant’Antioco e San Pietro, rappresenta un sito di incomparabile valore ambientale e naturalistico, un’enorme “ricchezza” naturale riconosciuta dal Piano Paesaggistico Regionale che la ha inserita tra quelle da tutelare paesaggisticamente. Gli stagni e le lagune sono inoltre tutelati dalla rete europea natura 2000 (SIC e ZPS), e al loro interno sono stati individuati due IBA (Important Bird Areas) – si legge in una nota -. Si tratta di un sistema continuo di zone umide inserite nelle principali rotte migratorie che le rendono importanti siti di nidificazione, sosta, svernamento ed approvvigionamento di nutrienti per talune specie d’importanza internazionale. 15 di queste specie sono presenti ed elencate nell’all. 1 della Direttiva Uccelli, ed alcune di queste sono presenti nell’intero arco dell’anno: il Fenicottero e il Gabbiano roseo, laVolpoca, il Falco di palude e il Falco Pescatore, la Garzetta, l’Airone Rosso e l’Airone Bianco Maggiore, la Pivieressa e il Mestolone. Altre specie pur avendo una presenza sporadica sono altrettanto importanti quali il Cavaliere d’Italia, l’Avocetta, l’Occhione e, anche se più di rado, sono stati avvistati esemplari di Gru e di Cicogna Bianca.»

«Questo importante patrimonio naturalistico è messo in pericolo da una serie di criticità derivanti da attività antropiche, tra le più rilevanti e devastanti segnaliamo il rischio da collisione e folgoramento degli uccelli che popolano abitualmente la zona di Santa Caterina – si legge ancora nella nota -. Le linee guida ISPRA inseriscono il fenicottero (phoenicopterus roseus), il falco pescatore (Pandion haliaetus) ed il falco di palude (Circus aeruginosus), tra le specie estremamente sensibili al rischio elettrico (SRE). Purtroppo, gli interventi finora tentati dal gestore della rete elettrica Terna per limitare l’impatto di collisione degli uccelli con i cavi (l’installazione dei dissuasori a spirale) non hanno sortito alcun effetto pratico, visto che le carcasse dei volatili si ritrovano spesso sotto i cavi e talvolta anche appese ad essi proprio in prossimità dei dissuasori.»

«Si rende quindi necessario l’interramento dell’intero tratto di linea che attraversa ZONE UMIDE SUDOVEST SARDO: RISCHIO DI COLLUSIONE E DI FOLGORAZIONE PER LAVIFAUNA l’area umida della laguna di Sant’Antioco e dell’intera area SIC ITB042223 – Stagno di Santa Caterina. Soluzione già adottata con risultati positivi nello stagno  di Molentargius a Cagliari – aggiungono le tre associazioni ambientaliste -. Le stesse “linee guida ISPRA per la mitigazione dell’impatto delle Linee Elettriche sull’avifauna (maggio 2008)” indicano tra le soluzioni possibili, risolutive «… indubbiamente più efficaci ed altamente raccomandate l’interramento delle linee AT che attraversano o sono limitrofe a siti inclusi in rete Natura 2000 dove è segnalata la presenza di specie ornitiche minacciate».

Graziano Bullegas, Carmelo Spada e Francesco Guillot – rappresentanti per la Sardegna rispettivamente di Italia Nostra, Wwf e Lipu – chiedono che «attraverso il finanziamento dei fondi Fsc del Patto per la Sardegna di 20 milioni di euro per le zone umide, approvato recentemente dalla Giunta Regionale, o con altre fonti di finanziamento, si adottino le misure idonee per questo importante ed improcrastinabile intervento infrastrutturale al fine di salvaguardare la biodiversità presente nelle zone umide del sud ovest della Sardegna oggi gravemente minacciate e di tutelare gli aspetti culturali e paesaggistici del territorio».