15 November, 2024
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La comunità di Calasetta e la diocesi di Iglesias sono in festa per i 100 anni di don Giovanni Cauli.

«L’amministrazione comunale, nelle persone del sindaco Antonello Puggioni e del vicesindaco Giuseppe Cincotti, ha reso omaggio in data odierna all’emerito canonico don Giovanni Cauli, che oggi ha compiuto 100 annisi legge in un messaggio pubblicato nella pagina del comune di Calasetta -. Alla presenza dell’amministratore apostolico di Iglesias sua Eminenza Reverendissima Cardinale Arrigo Miglio, del parroco don Francesco Lai e di una ristretta cerchia di parenti ed amici, il sindaco ha consegnato al parroco storico di Calasetta una targa di riconoscimento per la missione svolta nell’arco di 60 anni, rivolgendogli un commosso ringraziamento per tutto ciò che ha rappresentato per la popolazione calasettana nel suo lungo sacerdozio presso la nostra parrocchia.»

 

Questa sera, alle 18.00, nella Sala Giovanni Paolo II della chiesa della Beata Vergine Addolorata, a Carbonia, l’associazione culturale Su Conti presenta il libro “Donasì sa manu – Sa missa in campidanesu”. Edizioni Susil.

L’opera, curata dalla compositrice Angelina Figus, comprende composizioni di musica corale per le funzioni liturgiche.
Interverranno alla presentazione il linguista Mario Puddu, il docente di lingua sarda prof. Guido Cadoni, il rappresentante dell’Ufficio Liturgico della diocesi di Iglesias don Francesco Lai, l’assessora della Cultura, Sport e Spettacolo Giorgia Meli.
Parteciperanno, inoltre, il coro maschile sulcitano, il coro Su Conti e la musicista Marina Figus, che eseguiranno alcuni brani dell’opera.

 

 

Sabato 24 luglio scorso il vescovo di Iglesias, mons. Giovanni Paolo Zedda, ha proceduto alle seguenti nomine nel presbiterio diocesano:
Don Gianni Cannas, parroco della Vergine della Neve in Piscinas; don Cannas, 74 anni, aveva rinunciato alla parrocchia di San Carlo Borromeo, in Carloforte, proprio un anno fa.
Don Giulio Demontis, parroco di San Nicolò, di B.V. di Fatima e di Santa Maria di Montefracca in Santadi e di San Giovanni Bosco in Terresoli; don Demontis, 52 anni, da sei anni era il parroco della parrocchia della Vergine d’Itria di Portoscuso e, dopo la rinuncia di don Salvatore Atzori anche di San Giovanni Battista sempre in Portoscuso. In Santadi succede al compianto don Giampiero Marongiu, scomparso improvvisamente nello scorso mese di gennaio.
Don Antonio Mura, 60 anni nel prossimo mese di ottobre, parroco della Vergine d’Itria e di San Giovanni Battista in Portoscuso; don Mura ha appena concluso l’incarico affidatogli nel 2015 dai vescovi sardi quale rettore del seminario maggiore di Cagliari.
Don Marco Olianas, 38 anni e sacerdote dal 2018, sarà il nuovo cancelliere vescovile, nel ruolo subentrerà a don Carlo Cani, ma anche parroco di Santa Barbara in Nebida;
Don Francesco Lai, già indicato come nuovo cancelliere vescovile, incarico a cui ha rinunciato un mese fa, lascia la parrocchia di Nebida, in cui era arrivato nel 2008, e sarà parroco di San Maurizio in Calasetta; don Lai subentra a don Giovanni Cauli che ha guidato la parrocchia per ben 59 anni, essendovi giunto nel lontano 1962.
Il vescovo di Iglesias ha ricordato inoltre a tutte le Parrocchie di attenersi alle disposizioni CEI riguardo alla sospensione di tutte le manifestazioni esterne in occasione delle feste patronali e liturgiche, in particolare delle processioni, fino a che non ci siano nuove disposizioni a riguardo.
Guido Cadoni

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Infrastruttura da adeguare alle nuove esigenze relative alle presenze turistiche per il porto di Cannigione, che ha visto in questi giorni il completamento della torre di controllo (una volta collaudata verrà consegnata all’Autorità marittima); piano di intervento da redigere per il porto di Golfo Aranci (previo adeguamento del piano urbanistico da parte del comune di Arzachena) oggi caratterizzato solo da una piccola darsena e da un pontile galleggiante; interventi da realizzare anche a Loiri Porto San Paolo, dove è presente solo un approdo per l’attracco delle imbarcazioni che portano i turisti verso le isole. È il bilancio del primo sopralluogo che l’assessore dei Lavori pubblici Roberto Frongia ha effettuato nel Nord Sardegna con l’obiettivo di acquisire tutte le informazioni relative ai primi tre porti della Sardegna individuati.

I sopralluoghi proseguiranno fino a metà settembre e toccheranno altri 6 porti della Sardegna (Stintino, Alghero, Fertilia, Arbatax, Torre Grande e Marceddì). Finalizzati a valutare le criticità relative all’infrastruttura e verificare la disponibilità o meno di servizi ai fini dello sviluppo della portualità turistica, sono propedeutici alla realizzazione di uno studio su tutta l’attività diportistica sarda e alla stesura di una legge sulla diportistica.

A ogni tappa è corrisposta una visita di carattere istituzionale. Roberto Frongia ha incontrato i sindaci di Arzachena Roberto Ragnedda, di Golfo Aranci, Mario Mulas, e di Loiri Porto San Paolo, Francesco Lai. Unanime la richiesta di prestare la massima attenzione ai porti turistici «infrastrutture strategiche che rappresentano ormai, anche nell’offerta turistica, un elemento centrale».

Il municipio di Arzachena.

 

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Una delegazione del Comitato promotore per l’Insularità, guidata dal presidente Roberto Frongia, ha tenuto stamane una conferenza stampa ad Olbia, per fare il punto sulle iniziative messe in campo.

«Dopo un percorso che da un paio di anni riguarda migliaia di cittadini e di cittadine della Sardegna, nel mese di settembre depositeremo le firme per la proposta di legge sull’insularità – si legge in una nota -. Al di là di disquisizioni e di distinguo da parte di alcuni non vi è più alcun dubbio che l’idea di un riconoscimento costituzionale è la strada necessaria per ottenere pari diritti e pari opportunità. Ogni altra soluzione riconferma uno stato di minorità e di sottosviluppo. Abbiamo consapevolezza, infatti, che l’intervento pubblico in Sardegna, quello a pioggia sempre più attraversato dal risentimento e dall’insoddisfazione, ha minato i fondamentali della cultura di intrapresa produttiva e della responsabilità, rafforzando il clientelismo e la dipendenza dagli aiuti statali e dal ceto politico. Per queste ragioni, oggi, i sardi non chiedono maggiore assistenza pubblica, piuttosto il riconoscimento del “principio di insularità” nella Costituzione Italiana come condizione irrinunciabile ed equa di un pari diritto di cittadinanza attraverso infrastrutturazioni, materiale e immateriale, che offrano, appunto, “pari opportunità” di partenza per tutti e valorizzi le risorse umane ed economiche di cui l’Isola dispone.»

Diversi studi evidenziano tra le altre dimensioni che «in termini monetari, il tempo di percorrenza addizionale necessario per raggiungere il continente via mare costa – rispetto al trasporto via terra – oltre 660 milioni di euro ogni anno per il trasporto passeggeri e merci, compreso del disagio rappresentato dai tempi d’attesa e dai cambiamenti nella frequenza del servizio». Questo solo dato offre la misura della disparità di opportunità tra i cittadini e le imprese sarde rispetto al resto d’Italia e dell’Europa. Ecco perché è arrivato il tempo di un nuovo racconto della Sardegna e sulla Sardegna per riscrivere lo Statuto Sardo con un rapporto dialettico con lo stato centrale e con l’Europa che ponga immediatamente le basi per un futuro che ci emancipi da uno stato di gregarietà ancora una volta stigmatizzato dall’essere ritornati nell’Obiettivo 1.

Immediatamente inizieranno due nuove sfide: verso l’Europa e per la riscrittura della Statuto Sardo.

A 70 anni dal Congresso dell’Aia, premessa per attuare il Manifesto di Ventotene e fondare uno stato federale europeo, e a 60 dal Trattato di Roma che fece dell’Unione europea una praticabile traiettoria, oggi ci interroghiamo se il sogno di Ernesto Rossi e di Altiero Spinelli sia stato una chimera o non invece una pratica che quotidianamente riconosca pari diritti, pari doveri e pari opportunità per tutti i cittadini a qualsiasi nazione, religione, sesso appartengano.  

Nei giorni in cui ricordiamo i martiri di Marcinelle che furono sacrificati ad una visione in cui i diritti civili e sociali erano di là a venire e l’integrazione non era una condivisione di valori ma sottostare a quelli del più forte economicamente, il Comitato dell’insularità in Costituzione interpella le istituzioni sarde, nazionali, europee per verificare se le condizioni ostative per avere pari opportunità anche nelle situazioni geografiche insulari, ivi compresa la Sardegna, siano state superate. 

I padri fondatori ben sapevano quanto le situazioni di partenza erano disomogenee. D’altronde erano state le ragioni dei continui conflitti che per oltre mille anni hanno insanguinato l’Europa e lasciato sul campo milioni di persone. La pace che, per la prima volta nella storia, da oltre 70 anni godiamo in tutti i paesi europei, deve essere riconosciuta come un valore fondante e non surrogabile. Con essa deve diventare effettivamente fondante il riconoscimento di pari responsabilità ma anche di pari benefici in qualsiasi parte dei paesi membri capiti di nascere; superando definitivamente le discriminazioni che permangono e che riguardano tuttora anche la Sardegna.

«È necessario inserire il principio di insularità nella costituzione per poter rendere effettivi i diritti riconosciuti dal trattato di funzionamento dell’Unione europea per le Isole – ha detto Stefano Maullu, europarlamentare di Forza Italia -. Non solo proseguiremo la raccolta delle firme, ma chiederò al vice presidente del Consiglio, on. Matteo Salvini, di firmare la proposta di legge, alla luce delle sue odierne sollecitazioni sul cattivo uso della nostra autonomia e nell’ambito di una leale collaborazione.»

«Oggi consegniamo simbolicamente 1.000 firme raccolte in Lombardia. Nelle prossime settimane – ha concluso Stefano Maullu – proseguiremo la raccolta con due iniziative importanti a Torino e Milano.»

Alla conferenza stampa, tenutasi ad Olbia questa mattina, sono intervenuti Roberto Frongia, presidente del Comitato; Stefano Maullu, europarlamentare di Forza Italia; Maria Antonietta Mongiu, presidente del FAI Sardegna; Michele Cossa, consigliere regionale dei Riformatori sardi; Giovanni Pileri; Francesco Lai, sindaco di Loiri; Andrea Nieddu, sindaco di Berchidda; Antonio Satta, sindaco di Padru; Alessandro Sini consigliere comunale di Oschiri; Anna Paola Isoni consigliere comunale di Tempio Pausania; Matteo Sanna, ex consigliere regionale.

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Una forte sinergia fra costa ed interno per potenziare l’offerta turistica, valorizzare le risorse culturali e ambientali, rivitalizzare il tessuto economico e imprenditoriale locale e migliorare la qualità della vita e il benessere delle persone attraverso i servizi. Punta su questo il progetto di programmazione territoriale “Monte Acuto-Riviera di Gallura, Territori di eccellenza della Sardegna”, chiuso e finanziato oggi con 30 milioni di euro, di cui 18 di nuova finanza, dall’assessore della Programmazione Raffaele Paci, ospite del sindaco Giuseppe Porcheddu nella sala consiliare del comune di Budoni con amministratori locali, consiglieri regionali, sindacati e imprenditori. Due Unioni guidate da Andrea Nieddu (Monte Acuto) e Francesco Lai (Riviera di Gallura) che contano 10 Comuni (Alà dei Sardi, Berchidda, Buddusò, Monti, Oschiri, Padru, Budoni, Loiri Porto San Paolo, San Teodoro, Golfo Aranci) e 32.400 abitanti.
«Ho apprezzato molto che le due Unioni di Comuni si siano messe insieme. L’interno e la costa, perché questo è il futuro della Sardegna: saldare il turismo e l’ambiente alla nostra cultura, all’agroalimentare, all’artigianato, a tutto ciò che l’interno può offrire come valore aggiunto in termini di identità e tradizione. Legare questo valore ai flussi turistici è importante perché dà possibilità di crescita, dunque di ricchezza e occupazione – ha detto il vicepresidente della Regione Paci -. È un progetto ottimo, e voglio sottolineare quanto considero importante la presenza della Chiesa a tutela di un pezzo importante del nostro patrimonio architettonico, culturale e della tradizione. Ed è importante il fatto che amministratori di diversa appartenenza politica si siano alleati per il bene dei territori e dei cittadini, che è l’unica cosa che conta per creare sviluppo. Di questa alleanza fa parte la Regione, che non è un contraltare dei Comuni ma un forte alleato, perché solo unire le forze può garantire risultati vincenti: in fondo siamo noi amministratori regionali i primi sindaci della Sardegna, perché abbiamo a cuore e tuteliamo gli interessi di tutti i cittadini che fanno parte della comunità sarda.» 
Il finanziamento si articola fra interventi di nuova finanza (15 milioni e mezzo più 2 milioni per le zone umide e 250mila euro di risorse della Conferenza episcopale sarda come previsto dal protocollo d’intesa per la valorizzazione degli edifici di culto con particolare valore storico e culturale) e interventi già valorizzati nell’ambito di altre politiche, oltre 12 milioni di euro che vengono messi a sistema. Il Progetto di Sviluppo Territoriale mira a migliorare l’attrattività e la competitività del territorio attraverso lo sviluppo di un sistema turistico integrato. È organizzato in 6 azioni: valorizzazione turistica delle risorse culturali e ambientali (percorsi naturalistici, attrattori archeologici, valorizzazione dei luoghi di fede); valorizzazione delle risorse turistiche ambientali (riqualificazione delle zone costiere, umide e lagunari); competitività delle imprese (incentivi per le imprese che investono in turismo e produzioni tipiche); miglioramento dei servizi essenziali per il territorio (investimenti su scuola e capitale umano, infrastrutture); qualità della vita e benessere della persona, con particolare attenzione a disabili e anziani; governance territoriale, con un unico responsabile per la realizzazione degli interventi.
“Monte Acuto-Riviera di Gallura” è il nono progetto che viene chiuso e finanziato dalla Regione, per un totale di 130 milioni di euro con 14 Unioni e 110 Comuni coinvolti. Altri 11 progetti sono avviati o in fase di co-progettazione (16 Unioni e 139 Comuni coinvolti), 5 in fase di avvio (5 Unioni e 35 Comuni coinvolti). Complessivamente parliamo di 24 progetti con 35 Unioni, 284 Comuni e 950mila cittadini coinvolti, cioè il 90% dei 293 Comuni Sardi che hanno i requisiti per partecipare alla programmazione territoriale. Oltre il 70% degli interventi vede già realizzate le gare di progettazione esecutiva. In Alta Gallura e Parte Montis alcuni interventi sono stati già appaltati e aggiudicati i lavori. I progetti devono essere realizzati in 36 mesi. «Questa Programmazione territoriale sta funzionando perché c’è una partecipazione diretta delle comunità, certamente dei sindaci che hanno un ruolo principale ma anche tutto il partenariato economico e sociale. Abbiamo i bandi territorializzati per le imprese, quindi anche tutto il tessuto economico partecipa, e sono bandi mirati, che vanno sulle produzioni che il territorio ha scelto. E poi – conclude Raffaele Paci – i tempi sono rapidi, i percorsi avviati si concludono, non ci sono promesse irrealizzabili e ogni euro promesso con la mia firma arriverà effettivamente sul territorio.»

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Un depuratore ed un sistema di reti di collegamento per raccogliere i reflui di Tavolara e ottimizzarne la gestione a favore di un riutilizzo per fini irrigui e domestici. Il futuro dell’isola, candidata al riconoscimento di sostenibilità assoluta, con la certificazione “Tavolara a impatto zero”, passa attraverso una convergenza di interventi pubblico privati per la realizzazione di un sistema di depurazione compatibile con la sostenibilità del sito. La rivoluzione idrica prende forma alla “Casa delle farfalle di mare”, sede dell’Area marina protetta di Tavolara Punta Coda Cavallo a Porto San Paolo e quartier generale della settimana dedicata ai temi della sostenibilità negli ambienti insulari, alla quale partecipano i protagonisti di Isos – isole sostenibili. Il progetto vede come capofila il dipartimento francese Département du Var e coinvolge la Regione, l’Amp di Tavolara, il Parco nazionale arcipelago toscano, la provincia di La Spezia e i partner francesi Espace littoral et des rivages lacustres, L’Office de l’environnement de la Corse, Parc national de Port-Cros, Ville de Cannes. La corretta gestione della risorsa idrica è uno dei fondamenti della sostenibilità, elemento imprescindibile per la salvaguardia dell’ambiente. Un principio sempre valido, declinabile a livello mondiale, ma che assume rilevanza nodale se applicato alle aree di elevato interesse naturalistico. E’ il caso delle isole sostenibili, protagoniste del progetto di cooperazione francesce e italiano. L’obiettivo comune è superare le criticità di gestione dell’acqua che si verificano nelle isole minori, abitate o disabitate, comunque sempre forti attrattori in chiave turistica. Il giusto utilizzo dell’acqua diventa prioritario per l’ottenimento della certificazione di “Isola a impatto zero” per Tavolara. Un marchio che l’Amp punta a raggiungere attraverso la candidatura della riserva supportata dai partner del progetto Isos e certificata dall’associazione Smilo, nata per l’istituzione del sigillo di sostenibilità. L’ente gestore ha già ideato un piano di azione per l’isola e ha tracciato un percorso agevolato per la sua realizzazione nell’ambito di un progetto comunitario.

«Tavolara è un’isola abitata da 25 persone d’estate e due d’inverno, ma in media viene visitata quotidianamente da 800 turisti – spiega Augusto Navone, direttore dell’Amp -. Le abitazioni e le strutture produttive esistenti si approvvigionano attraverso alcune cisterne alimentate da quattro pozzi. Una quantità così esigua di popolazione non ha mai stimolato interventi da parte degli enti pubblici. Pertanto, la filiera di gestione dell’acqua è rimasta privata. Grazie al progetto Smilo – continua Navone – effettueremo una ricognizione per avere dati certi sulla capacità di portata dei pozzi e sul sistema di smaltimento dei reflui. L’obiettivo è quello di realizzare un nuovo depuratore per consentire la gestione e il riutilizzo dei rifiuti idrici: per attuarlo è indispensabile che la gestione venga affidata ai proprietari di Tavolara.»

Quando si parla di acqua si parla di problemi che derivano dalla situazione geografica ed economica, dalla densità demografica e dal clima. «L’acqua è la vita, ovunque – precisa Albert Boulanger, consultente della Conservatoire du Littoral per il progetto Smilo -. Le acque piovane, sotterranee, infiltrate dalle quali andiamo a prelevare ciò che serve per le esigenze della popolazione sono limitate e devono essere risparmiate».

L’importanza di istituire dei laboratori tematici, come strumento di ingresso per l’Europa e per evidenziare i bisogni delle isole minori, emerge con forza anche oggi, giornata conclusiva della “settimana zero impatto” alla quale hanno presenziato i sindaci di Loiri Porto San Paolo, Francesco Lai e di Porto Torres, Sean Christian Wheeler. Il riconoscimento di Tavolara come “Isola a impatto zero” appare un obiettivo sempre più vicino. L’isola rappresenta un modello già riconosciuto a livello internazionale per la corretta gestione dei rifiuti, per l’utilizzo delle energie rinnovabili, la tutela della biodiversità e la gestione delle risorse idriche.

Sempre oggi, un gruppo di alunni del liceo classico Gramsci di Olbia, ha incontrato il giovane equipaggio della goletta Patriar’ch che, nell’ambito del progetto Pim, promuove la protezione degli spazi insulari. Successivamente, i ragazzi del Patriar’ch hanno visitato e pulito la spiaggia di Porto Taverna.

Domani è in programma un’escursione sull’isola di Molara con tutti i protagonisti delle iniziative della settimana dedicata alla sostenibilità.

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L’Area marina protetta di Tavolara Punta Coda Cavallo come modello di sostenibilità tra le isole del Mediterraneo. L’ente gestore dell’Amp ospiterà da domani e fino al prossimo venerdì i partner internazionali del progetto comunitario Isos, Isole sostenibili, che promuove la sostenibilità negli ambienti insulari e coinvolge numerose aree naturalistiche italiane, francesi e corse. Il progetto ha come capofila il dipartimento francese Département du Var e vede coinvolte: la Regione autonoma della Sardegna, l’Amp di Tavolara, il Parco nazionale arcipelago toscano, la Provincia di La Spezia e i partner francesi Espace littoral et des rivages lacustres, L’Office de l’environnement de la Corse, Parc national de Port-Cros, Ville de Cannes.

L’obiettivo dell’importante progetto, per l’ente gestore, è ottenere la certificazione “Isola a impatto zero” per Tavolara. Un riconoscimento legato alla corretta gestione delle risorse idriche, dei rifiuti, all’utilizzo delle energie rinnovabili e alla tutela della biodiversità. In questo senso, Tavolara rappresenta un modello già riconosciuto a livello internazionale per la presenza di una centrale fotovoltaica, per la gestione differenziata dei rifiuti con l’ecocentro di Cala Finanza, per gli interventi per la tutela della biodiversità e per la gestione delle risorse idriche. Il progetto Isos nasce con l’intento di attivare, tra le piccole isole francesi e italiane situate nell’area tirrenica del Mediterraneo, delle azioni finalizzate alla valorizzazione del ricchissimo patrimonio culturale, naturale e paesaggistico. Isos ha inoltre determinato la creazione di un’associazione denominata Smilo, che si propone di istituire un marchio certificato di isola sostenibile. Tavolara è stata indicata come sito pilota per testare la procedura di certificazione. Si è quindi proceduto alla costituzione di un comitato insulare composto da figure che rappresentano la comunità  di riferimento. Il comitato, insieme ai consulenti internazionali, è impegnato a predisporre un piano di azione per risolvere le criticità presenti nell’isola.

Le iniziative sono state presentate questa mattina in conferenza stampa alla presenza del presidente dell’Amp Alessandro Casella, del direttore dell’Amp Augusto Navone e del sindaco di Loiri Porto San Paolo, Francesco Lai.

«Davanti a una platea internazionale, vogliamo presentare un evento al quale teniamo molto e dare coerenza a un lavoro che portiamo avanti da dieci anni in continuità con la nostra visione di politica ambientale . Rivendichiamo la nostra capacità di ottenere le risorse finanziarie necessarie per le attività strategiche dell’ente», ha detto Augusto Navone, direttore Amp.

«A quasi un anno dalla mia nomina, rivendichiamo il tanto lavoro svolto per coniugare la salvaguardia dell’ambiente nella riserva naturale a un tangibile ritorno economico», ha sottolineato Alessandro Casella, presidente Amp.

«Puntiamo a mettere Tavolara al centro della gestione di un progetto a impatto zero per quanto riguarda l’energia, l’acqua e i reflui. L’isola rappresenta un attrattore turistico importante per il territorio», ha rimarcato Francesco Lai, sindaco di Loiri Porto San Paolo.

Un’ulteriore iniziativa che coinvolge questa settimana l’Amp è l’arrivo del veliero Patriar’ch, con a bordo una decina di ragazzi scelti come testimonial dell’attività di sensibilizzazione targata Pim – Piccole Isole del Mediterraneo. Il veliero, partito dalla Francia,  sta compiendo una crociera dimostrativa nel Mediterraneo e raggiungerà Turchia, Algeria, Tunisia e la Sardegna. Pim è un’iniziativa che dal 2005 promuove la protezione degli spazi insulari.

Il programma si articola in quattro giornate.

Martedì 22 maggio, a partire dalle 9.30 nella sede dell’Amp di  Porto San Paolo, la “Casa delle farfalle di mare”, si svolgerà il primo appuntamento dedicato interamente al progetto Smilo e che vedrà coinvolto il comitato insulare nato con l’obiettivo di costruire il marchio “isola sostenibile”. Durante l’incontro verrà illustrata l’iniziativa e la diagnosi sulla sostenibilità dell’isola. Alle 19.30 al Molo Brin di Olbia, la città accoglierà il veliero Patriar’ch ed il suo equipaggio con un cocktail di benvenuto.

Mercoledì 23 maggio, si svolgerà il primo laboratorio “zero impatto” del progetto Isos Isole Sostenibili. A Tavolara, con inizio alle 9.30, l’ente gestore dell’area illustrerà ai partner dell’iniziativa tutte le strategie messe in atto in questi anni per ottenere la massima sostenibilità ambientale. Sempre a Tavolara, per tutto il giorno, l’equipaggio del Patriar’ch raccoglierà i rifiuti nelle spiagge Tramontana e Spalmatore.

 Giovedì 24 maggio, secondo appuntamento con i laboratori di Isos. A partire dalle 9.30  e per tutto il giorno, nella sede dell’Amp di Tavolara, la “Casa delle farfalle di mare” a Porto San Paolo, i partner del progetto si confronteranno sulla politica di gestione della risorsa idrica. Contestualmente a Olbia, alle 9.00, un gruppo di alunni del liceo classico Gramsci incontrerà i membri del Patriar’ch per avviare un gemellaggio all’insegna della protezione dell’ambiente.

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Si è conclusa venerdì sera ad Oristano, la due giorni di convegni aperta a Nuoro il 18 maggio ed organizzata dal CAM Nord Sardegna (Centro Ascolto Uomini Maltrattanti), dal titolo “Fondamentale Cambio di Paradigma nel contrasto alla violenza di genere – Perché aiutare gli uomini”, che ha visto l’alternarsi, al tavolo dei relatori, di interventi mirati a cura di professionisti del settore, provenienti dall’ambito legislativo, come il dott. Andrea Moi, psicologo e Giudice onorario della Corte d’Appello di Cagliari e il sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Nuoro, il dott. Giorgio Bocciarelli, insieme all’avv. Francesco Lai e la dott.ssa Marianna Chessa; sanitario, con la direttrice del distretto sanitario di Nuoro, la dott.ssa Gesuina Cherchi e il dott. Gianfranco Pitzalis, direttore DSMD per Oristano; della comunicazione, del sociale e del mondo associazionistico con la FIDAPA.

Ad emergere un dato su tutti: «L’ostacolo maggiore è rappresentato dal pregiudizio legato alla possibilità di cambiamento di un uomo autore di violenza, manifesto con reazioni legittime ed illegittime, che si riflettono sul lavoro che noi portiamo avanti con gli uomini».

Una prima analisi fornita dalla presidente del Centro, la dott.ssa Nicoletta Malesa: «Non si comprende la finalità del servizio, il nostro non è e non sarà mai un servizio di antitesi a quello dei Centri Antiviolenza, tutt’altro rappresenta un servizio a supporto, un percorso in parallelo». Una domanda rappresentativa quella che ha fatto da sottotitolo all’evento – Perché aiutare gli uomini – decisiva per comprendere il cambiamento da attuarsi: «Dobbiamo cambiare il modo di percepire l’uomo, uscire dalla solita questione – Voi difendete gli uomini – per capire che non difendiamo nessuno, bensì aiutiamo le persone a combattere un problema che coinvolge l’intero ambito famigliare e tutta la nostra società, attraverso un servizio di contrasto alla violenza che pone al centro la sicurezza della donna».

Frasi scaturite dalla dott.ssa Nicoletta Malesa, schierata da anni nella lotta contro la violenza sulle donne, per l’occasione in veste di moderatrice, per dare voce e spazio alle autorità delle Forze dell’ordine presenti, dal Primo dirigente della PS, dirigente divisione polizia anticrimine della Questura, dott. Domenico Nicola Chierico, per Nuoro, e il dott. Giuseppe Scrivo per Oristano, che hanno posto l’accento su uno strumento legislativo recente, ma efficace come l’ammonimento del Questore, fino al Primo dirigente della PS del servizio centrale operativo della direzione centrale anticrimine della Polizia di Stato, la dott.ssa Maria Carla Bocchino, giunta da Roma per l’occasione, che ha sottolineato la necessità di «misure tese più al recupero che alla carcerizzazione» perché «non si tratta di un problema solo italiano, né di un fenomeno criminale, in quanto nessuno di noi può dire di esserne immune, senza considerare che capire le dinamiche della violenza, calibra la capacità di primo intervento».

Parola d’ordine “formazione”,dunque, da estendere a tutti gli operatori come priorità, tesa al fine di comprendere l’importanza di un percorso in parallelo. La Bocchino ha inoltre posto l’accento su alcune criticità: «Si sono scatenate molte conflittualità tra Centri Antiviolenza e Centri per Uomini, perché c’é un retro pensiero per cui sostenere l’uomo autore di violenza, porti via delle risorse economiche».

Sicurezza, ma anche comunicazione mediatica in chiave di responsabilità del linguaggio specifico e della diffusione delle notizie, trattata nell’intervento della vice capo redattrice del TGR Rai Sardegna, la dott.ssa Flavia Corda: «Come giornalisti dobbiamo impegnarci perché troppe volte la narrazione porta a giustificare, si tratta di un cortocircuito che deve essere fermato, o continuerà a portare avanti stereotipi».

Dopo aver posto l’accento sulla “responsabilità delle parole” ed aver ripercorso con esempi pratici gli errori troppo spesso commessi dai mass media, la Corda ha ricordato l’importanza del recupero, appartenendo alla SDR (Associazione Socialismo Diritti e Riforme) che la porta settimanalmente a tenere dei colloqui con i detenuti.

Una due giorni intensa che rende difficile riportare in un articolo tutti gli interventi e persino i saluti, tra cui quelli portati dalla dott.ssa Gabriella Murgia, presidente regionale Commissione Pari Opportunità, dimostratisi di particolare incoraggiamento a proseguire il servizio, con un sostegno fondato e palesato durante il dibattito finale, segnale che qualcosa sta cambiando nella lotta contro la violenza sulle donne, in cui sembra comprendersi il vero significato del lavoro di squadra, per portare a casa il medesimo risultato: la tutela e la sicurezza delle donne, sulle quali «non può pesare l’intero onere dell’uscita dalla violenza».

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Una donna uccisa ogni tre giorni: si tratta di uno degli ultimi dati diffusi nelle scorse settimane, ma che definisce un quadro nazionale sempre più allarmante. Un fenomeno, quello del femminicidio, che rappresenta il gesto estremo di un sommerso della violenza che riempie le prime pagine di cronaca, e che ancora, nonostante l’evidente complessità del fenomeno, viene definito con termini come “raptus” ed attribuito spesso, nella diffusione mediatica, alla “follia” di un momento.

Un anno, quello del 2016, che ha visto il mobilitarsi delle istituzioni, l’apertura di tavoli di confronto, approfondendo la tematica con gli operatori coinvolti, come avvenuto per i Centri Ascolto per Uomini autori di violenza, una cui rappresentanza è stata ricevuta a Roma, a Palazzo Montecitorio. Parlarne ed ancora parlarne, dunque, per trovare strumenti atti ad arginare un fenomeno che porta i numeri di un conflitto.

Il CAM (Centro Ascolto Uomini Maltrattanti) Nord Sardegna, che da anni porta avanti la sua battaglia per fornire risposte e strumenti in termini di prevenzione, attraverso la presa in carico degli uomini autori di violenza, pone nuovamente degli interrogativi e dopo il convegno del 19 novembre che ha visto assegnatogli il primato nazionale insieme al Mos (Movimento omosessuale sardo), con la firma di un protocollo che estenda il lavoro contro la violenza domestica alle coppie LGBT, torna a far sentire la propria voce e lo fa con ben due convegni dal titolo “Fondamentale cambio di paradigma nel contrasto alla violenza di genere – Perché aiutare gli uomini”, che si terranno rispettivamente a Nuoro ed Oristano, il 18 ed il 19 maggio dalle ore 16.00 alle ore 19.30: «Due serate che vogliono mettere in evidenza come la presa in carico dell’uomo che agisce violenza rappresenta solo una parte delle strategie di contrasto alla violenza domestica e che non va perso di vista l’obiettivo primario di una programmazione efficace di interventi necessari, in ambito penale, sociale e individuale per far fronte al fenomeno nella sua totalità«.

A parlare è la presidente del CAM Nord Sardegna, la dott.ssa Nicoletta Malesa, che aggiunge: «Strategie che dovrebbero prevedere un’integrazione di provvedimenti legislativi e di tutti quegli atti che delineino gli interventi dei tribunali, delle forze di polizia e di tutto il sistema giudiziario». Da qui la necessità di un incontro che porti ad uno stesso tavolo relatori nazionali, come il Primo Dirigente della PS, la dott.ssa Maria Carla Bocchino del Servizio Centrale Operativo della Direzione Centrale Anticrimine della PS, e locali, come il Primo Dirigente della Polizia di Stato – dirigente divisione Polizia Anticrimine della Questura, il dott. Domenico Nicola Chierico per Nuoro e il dott. Giuseppe Scrivo per Oristano, ed ancora seppur proveniente da ambiti differenti, la vice caporedattrice del TGR Rai Sardegna, la dott.ssa Flavia Corda. Solo alcuni dei nomi che si alterneranno durante la due giorni di convegni, figure accomunate per ruoli e competenze.

Insieme per creare un’opportunità di confronto tra enti, istituzioni, professionisti, associazioni e operatori impegnati nel settore dell’assistenza alla persona in genere, attraverso un impegno che getti le basi di un lavoro congiunto per portare a risultati concreti, scopo precipuo del “fare rete”.

L’evento è patrocinato dalla ASL di Nuoro e di Oristano, dalla F.I.D.A.P.A. (sezione di Oristano), dalla Commissione Pari Opportunità del comune di San Gavino Monreale e dal Centro Studi per la Legalità, la Sicurezza e la Giustizia.

Relatori saranno la dott.ssa Gesuina Cherchi, la dott.ssa Maria Carla Bocchino, il dott. Domenico Nicola Chierico, il dott. Giorgio Bocciarelli, il dott. Francesco Lai, la dott.ssa Flavia Corda, il dott. Gianfranco Pitzalis, il dott. Giuseppe Scrivo, la dott.ssa Marianna Chessa e il dott. Andrea Moi.

I lavori saranno moderati dalla dott.ssa Nicoletta Malesa.

Porteranno i saluti istituzionali il dott. Mariano Meloni e la dott.ssa Pupa Tarantini.

Sarà presente il vincitore del premio Eleonora d’Arborea, l’autore Alessandro Cadelano.